sabato 17 novembre 2007

RIFLESSIONI SU AMORE GAY E VIOLENZA

Ho letto i commenti su “amore gay e violenza” e sento il bisogno di dire la mia. Mentre condivido al 100% le considerazioni di Javier sulla violenza psicologica e quelle di Distillato, che si domanda perché nel carnefice è scattata la molla della violenza, non condivido quelle di Salvatore che capovolge radicalmente i termini del problema e parla della scorrettezza della vittima e del suo eccessivo vittimismo. Qui il discorso deve essere un po’ allargato. Buon per Salvatore se non ha esperienza di violenza psicologica ma, devo dirlo, il mondo gay non è il paradiso terrestre e tra i gay esiste la violenza esattamente come esiste nel mondo etero. Ci sono donne che hanno subito autentiche persecuzioni da uomini che si dicevano innamorati e in nome di questo si ritenevano legittimati a comportamenti sostanzialmente intimidatori penalmente rilevanti. Cose del tutto analoghe esistono nel mondo gay e, ci tengo molto ad insistere sul punto, non è la debolezza della vittima che crea la violenza ma la deviazione mentale del carnefice, perché talvolta dietro la parola amore si celano meschinità e infamie inenarrabili: intimidazione, minacce più o meno velate, violenza anche fisica (schiaffi, botte), desiderio di dominio, volontà di ridurre un altro individuo in proprio potere, al limite della vera riduzione in schiavitù. Tutte queste cose, come molto saggiamente dice Distillato, si travestono da amore e in questa parola trovano agli occhi del carnefice una paradossale legittimazione. Ma il carnefice è carnefice, prescindendo da qualunque motivazione dei suoi gesti, e la vittima è vittima perché viene gradualmente privata della propria libertà attraverso veri e propri inganni. Chi mette in pratica comportamenti violenti, sia a livello fisico che psicologico, non può trovare attenuanti di nessun genere. La domanda di Distillato, su che cosa abbia fatto scattare la molla è interessante ma non può mirare a creare esimenti di nessun tipo. Colui che mette in pratica una forma di violenza, fisica o psicologica che sia, è solo un delinquente. In una società civile non può essere compito della vittima liberarsi dai vincoli del suo carnefice e, insisto sul punto, il carnefice è spesso maestro di perfidie incredibili. Dove c’è violenza e inganno di amore non c’è nemmeno l’ombra e, comunque, prima dell’amore viene la libertà e il rispetto dell’altro che sono la condizione indispensabile per qualsiasi rapporto affettivo. Ogni tentativo di limitare la libertà altrui e di non rispettare le scelte dell’altro è una forma di violenza che deve essere repressa nel modo più radicale. Tutti sono liberi di vivere la loro vita, ma nessuno, in nessun caso e per nessuna ragione, è libero di imporre la propria volontà agli altri.

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