martedì 26 agosto 2014

MECENATE E VIRGILIO OMOSESSUALI

Tacito, negli Annali, parlando dell’anno 14 d.C., anno della morte di Augusto e della successione di Tiberio, così si esprime:
“Lo stesso anno vide l’inizio di nuove cerimonie dopo la creazione del collegio degli Augustali, proprio come un tempo Tito Tazio, per conservare i riti dei Sabini, aveva istituito il collegio dei Tizi. Ventuno furono scelti a sorte tra gli uomini più eminenti dello Stato; Tiberio, Druso, Claudio e Germanico, furono aggiunti al numero. I giochi Augustali che allora furono inaugurati, furono disturbati da liti derivanti da rivalità tra gli attori.
Augusto aveva mostrato indulgenza per quella forma di intrattenimento per assecondare Mecenate sciolto d’amore per Batillo, né poi a lui stesso dispiacevano tali divertimenti, e si riteneva che fosse cosa giusta mescolarsi ai piaceri del volgo.
Molto diverso era l’atteggiamento di Tiberio. Ma non osò mettere sotto più severo controllo un popolo trattato con indulgenza per così tanti anni.”[1]
Tacito, che scrive ai tempi di Traiano, dice chiaramente che Mecenate era innamorato di Batillo (“dum Maecenati obtemperat effuso in amorem Bathylli”), che, dal contesto appare essere un attore. Va sottolineato che se nel 14, secondo il racconto di Tacito, Batillo doveva essere ancora vivo, Mecenate però era morto da 22 anni anni, Mecenate morì infatti nell’8 a.C. Tacito parla del rapporto tra Mecenate e Batillo al passato. Il testo nulla permette di concludere sul tempo dell’innamoramento di Mecenate per Batillo o sull’età di Batillo, è però evidente che il rapporto tra Mecenate e Batillo era un fatto notorio e ampiamente accettato.
Per chiarire la faccenda è utile un passo di Dione Cassio che, raccontando i fatti dell’anno 736 dalla fondazione di Roma (circa l’anno 16 a.C.), accenna ad un attore, un certo Pilade e a un certo Batillo che lo contrastava:
“A questo proposito è voce, che il detto Pilade sgridato da Augusto, perché stava in rissa e in gara con Batillo, il quale esercitava la sua medesima professione ed era amico intrinseco di Mecenate, gli diede la seguente risposta piena di talento e saviezza: O Cesare, è assai espediente per te, che il popolo passi il suo tempo nel trattenersi alla nostre rappresentanze.”[2]
Nell’Enciclopedia Britannica, Dizionario delle arti e delle scienze, vol III, alla voce Bathyllus si legge che Bathyllus e Pylades divennero noti a Roma sotto Augusto. Sia l’uno che l’altro ebbero discepoli che perpetuarono il nome dei maestri, i seguaci di Batillo, che eccelleva nei ruoli comici, si chiamarono Bathylli, quelli di Pylades, che eccelleva nei ruoli tragici, si chiamarono Pyladi.
Effettivamente Batillo di Alessandria fu un mimo e danzatore, attivo a Roma nell’ultimo quarto del sec. I a. C., Interprete di mimi comici e condivise con il mimo tragico Pilade di Cilicia, suo rivale, il merito di aver introdotto in Roma la pantomima e di averla portata a grande successo popolare.
Batillo era dunque un personaggio molto noto cui potevano essere perdonate delle intemperanze. Il rapporto tra Mecenate e Batillo fu oggetto di un deferente, anche se velato, atto di omaggio da parte di Orazio, che lo canta nell’Epodo 14:
“Mecenate, amico sincero, mi togli la vita quando mi assilli e mi chiedi il perché una molle inerzia mi abbia diffuso nel fondo dei sensi tanto oblio, come se avessi ingollato con fauci riarse bicchieri che inducono ai sonni del Lete.
E’ un dio. Un dio mi impedisce di finire i giambi che avevo cominciato, le poesie un tempo promesse. Non diversamente, dicono, per Batillo di Samo arse Anacreonte di Teo, che molto spesso pianse l’amore, improvvisando i versi, sul guscio cavo della lira.
Tu stesso bruci, poveraccio. E se è vero che la fiamma che fece bruciare Troia assediata non era più bella, godi della tua sorte. Quanto a me, mi logora la libertina Frine, cui non basta un amante solo.”[3]
Va sottolineato che l’omaggio di Orazio non cita esplicitamente il Batillo amato da Mecenate ma un altro Batillo, Batillo di Samo, amato da Anacreonte di Teo. Il riferimento è dotto e indiretto ma è inequivocabile.
Gli Epodi furono scritti dopo il 42-41 a.C. e pubblicati intorno al 30. Mecenate era nato nell’anno 68 a.C., Batillo era più giovane ma è improbabile che avesse meno di 20 anni, quando Orazio scrisse l’epodo 14, perché Batillo, che era di Alessandria, era stato chiamato a Roma da Augusto per allestire le feste sceniche da lui volute ed era all’epoca un personaggio già noto. Poiché come abbiamo visto, Dione Cassio colloca Batillo e Pilade a Roma nell’anno 736 di Roma, cioè nel 16 a.C., Batillo poteva avere all’epoca più o meno 34-35 anni, quando Mecenate ne aveva ormai 52, il loro rapporto non poteva certamente essere inquadrato nelle categorie tipiche della pederastia classica e rappresenta in sostanza un rapporto omosessuale di tipo moderno, anche se profondamente condizionato dalla differenza di status sociale dei due.
Un libro recente e molto interessante [4] data la nascita della pantomima, come forma di danza tra il 22 e il 23 a.C., e, secondo la tradizione, l’attribuisce a Batillo e Pialde. La data del 23 a.C. è la più probabile perché in quell’anno Marcello celebrò i giochi per la sua edilità.[5]
La nascita di Batillo deve essere collocata certamente prima del 43 a.C., il 50 a.C. potrebbe essere un’ipotesi credibile.
Batillo visse a lungo e ottenne posizioni di grande decoro che durarono anche dopo la morte di Mecenate.
Dall’epitaffio di Batillo, ritrovato, anche se mutilo, lungo la via Appia, si deduce che Caio Giulio Batillo, Liberto di Augusto, che si fregiava dei primi due nomi dell’imperatore (Caio Giulio), sopravvisse ad Augusto e a Livia moglie di Augusto, e fu immune e onorato custode del tempio loro dedicato sul Palatino dopo la loro morte.[6]
In realtà negli scavi delle tombe dei servi e dei liberti imperiali di Vigna Bianchi, presso il Fiume Almome, Oltre al Caio Giulio Batillo, citato in precedenza, compare anche un Caio Giuvenio Batillo, liberto di Caio (Caio Cesare, nipote di Augusto, morto nel 4 d.C. a 24 anni).
Se il Batillo amato da Mecenate è realmente il Caio Giulio Batillo, custode del tempio dedicato ad Augusto e Livia sul Palatino, ci sono fondate ragioni di credere che avesse una compagna (contubernalis) ma non una moglie (uxor).
Il cosiddetto sepolcro di Batillo non è un sarcofago ma una cassa onoraria di marmo, a guisa di letto funebre, sopra la quale giace una figura togata che tiene in mano un’olla cineraria. La cassa onoraria, che era piuttosto piccola, non poteva certo contenere il cadavere del defunto, poteva contenere però il vaso delle sue ceneri.
Sul davanti della cassa di Batillo si legge questa iscrizione:
DIS MANIBUS
…..S.AUG.LIB.BATHYLLUS.AEDITU’S.TEMPLI.DIVI.AUG.
ET.DIVAE.AUGUSTAE.QUOD.EST IN.PALATIUM.
IMMUNIS.ET HONORATUS
Osservo che l’edituo è il custode del tempio (aedes).
Vicinissima alla memoria di Batillo si trova il cippo di Giulia Sedata, con l’iscrizione:
DIS.MANIBUS.
IULIAE.SEDATAE
DEC.
CONTUBERN.
C.IULI.BATHYLLI
IMMUNIS
Come si vede Giulia Sedata, che si fregia del Decurionato (DEC), che era attribuito anche alle donne, si dichiara contubernale di Batillo, non moglie.[7]
Se l’omosessualità di Mecenate è un dato sul quale si sorvola, o la si cita ancora oggi con toni moralistici, come facevano Persio e Seneca, l’omosessualità di Virgilio è stata ed è tuttora per la scuola italiana un tabù assolutamente inviolabile. Non basta il rapporto che lega Eurialo e Niso nell’Eneide, che lo stesso Virgilio definisce amore, né il fatto che un’altra coppia, analoga a quella costituita da Eurialo e Niso, si ritrovi in modo molto esplicito nell’Eneide (libro X) in Cidone e Clizio, Questi rapporti sono presentati spesso come forme intense di amicizia perché l’idea che un autore cardine della letteratura latina, che ancora oggi si legge e si studia, sia omosessuale sembra quasi una smitizzazione del personaggio. Ma Virgilio è cresciuto all’ombra di Mecenate che era di circa due anni più giovane di lui anche se poteva vantare ben altre origini e uno status sociale assolutamente unico a Roma. Non voglio però disperdermi su altre questioni e preferisco focalizzare il discorso sulla omosessualità in modo diretto.
Tutti gli studenti che studiano il Latino si trovano prima o poi, quasi inevitabilmente, a dover tradurre la prima egloga delle Bucoliche di Virgilio, quella di Titiro e Melibeo, ma ben pochi studenti, ammesso che ce ne sia qualcuno, si sono trovati a tradurre la seconda egloga delle Bucoliche, quella dedicata a Corydon e Alessi. Si tratta di un lamento d’amore, ma di un lamento di amore omosessuale, trattato esattamente con le stesse categorie con le quali si trattavano gli amori eterosessuali.
Riporto qui di seguito una mia traduzione della intera seconda egloga:
Egloga II
Poeta
Il pastore Coridon ardeva per il bell’Alessi, delizia del padrone; ma non aveva nessuna speranza.
Soltanto tra i densi faggi, dai vertici ombrosi, veniva assiduamente: lì questi rozzi lamenti solitario lanciava ai monti e alle selve con vana passione:
Corydon
O crudele Alessi, non ti curi dei miei canti? Non hai compassione di me? Alla fine mi farai morire. Ora anche le pecore prendono le ombre e il fresco, ora anche gli spineti nascondono le verdi lucertole; e Testili (nome di una serva nel secondo Idillio di Teocrito) per i mietitori affaticati dall’intensa calura pesta l’aglio e il timo, erbe odorose; ma mentre le tue orme seguo, sotto il sole ardente risuonano gli arbusti per il canto delle rauche cicale.
Non fu già abbastanza sopportare le tristi ire di Amarilli e il suo superbo disprezzo? Non fu meglio amare Menalca, sebbene egli fosse scuro e tu candido? O bel fanciullo, non fidarti troppo del colore: i bianchi ligustri cadono, gli scuri giacinti si colgono. Son da te disprezzato, né vuoi sapere chi io sia, o Alessi, né quanta ricchezza di greggi o di niveo latte io possegga: mille mie agnelle errano sui monti siculi, il latte fresco a me non manca né d’estate né d’inverno.
Quei motivi io canto che era solito intonare Anfione dirceo (Anfione, figlio di Zeus e Antiope, aveva costruito le mura di Tebe muovendo le pietre col canto. Dirceo, sinonimo di teabano, da Dirce, moglie di Lico re di Tebe), quando chiamava gli armenti sull’attico Aracinto (monte tra la Beozia e l’Attica).
Tanto sgraziato non sono: mi vidi poco fa riflesso nell’acqua sulla riva, mentre il mare era calmo dai venti: non Dafni (Dafni, esaltato nell’egloga quinta, pastore siciliano di origine divina, famoso per la sua bellezza e la sua bravura musicale, è l’eroe per eccellenza della poesia bucolica) temerei, se tu fossi il giudice, se la mia immagine non m’inganna.
O soltanto ti piacesse abitare con me le povere campagne, le umili case, e trafiggere i cervi, spingere il gregge dei capretti verso il verde ibisco.
Con me nelle selve imiterai Pan cantando. Pan per primo insegnò a congiungere più canne con la cera; Pan si cura del gregge e dei pastori del gregge.
Né ti dispiaccia strofinare il labbro sulla canna: cosa non faceva Aminta per imparare le stesse cose?
Ho un flauto di sette canne disuguali, che un giorno mi donò Dameta, e morendomi disse: “Ora ha un degno secondo proprietario”. Questo disse Dameta; lo stolto Aminta provò invidia.
Inoltre possiedo due capretti trovati in una valle scoscesa con la pelle ancora sparsa di macchie bianche; due mammelle di pecora prosciugano ogni giorno. Prendili.
Già da tempo Testili mi prega di poterseli portare via, e lo farà, perché tu disprezzi i miei doni.
Vieni qui, o bel fanciullo: ecco che a te le Ninfe recano canestri pieni di gigli; una candida Naiade, cogliendo pallide viole e la sommità dei papaveri, vi congiunge bene il narciso e il fiore odoroso dell’aneto; poi intrecciando la cassia e altre soavi erbe, screzia i molli giacinti con il fiorrancio dorato.
Io stesso coglierò le cotogne bianche per la tenera lanugine, e le castagne, che la mia Amarillide amava;
aggiungerò le ceree prugne (si onorerà anche questo frutto), e voi, o allori, coglierò, e te, mirto, che cresci vicino, perché così disposti mescolate profumi soavi”.
Poeta:
Sei un villano, Coridon, e Alessi non si cura dei tuoi doni: nemmeno se volessi gareggiare con i regali riusciresti a spuntarla su Iolla (probabilmente il ricco padrone di Alessi).
Corydon
Ahi, che ho fatto, me misero! Come un folle ho lanciato l’Austro tra i fiori e i cinghiali nelle limpide fonti.
Poeta
Chi fuggi, stolto? Abitarono le selve anche gli dei, e il dardanio Paride. Abiti pure Pallade le rocche che lei stessa costruì; a noi piacciono soprattutto le selve.
La torva leonessa insegue il lupo, il lupo la capretta, la vivace capretta cerca il fiorente citiso; Coridon insegue te, o Alessi: ciascuno è attratto dal suo desiderio. Guarda i giovenchi che legati al giogo riportano gli aratri, e il sole calando raddoppia le ombre;
Corydon
eppure l’amore mi brucia: chi può mettere una regola all’amore?
Poeta
Ahi, Coridon, Coridon, quale follia ti prese! Tu lasci le viti sono potate a metà sull’olmo frondoso.
Piuttosto perché non ti prepari ad intrecciare qualcosa di cui c’è veramente bisogno, con i vimini o con il molle giunco?
Troverai un altro Alessi, se questo ti disprezza.
Questo testo potrebbe sembrare l’ennesimo lamento d’amore di ispirazione teocritea, ma si tratta in realtà di un testo autobiografico. Per approfondire il discorso rifacciamoci alla biografia di Virgilio cui maggiormente hanno attinto gli studiosi, già a partire dal IV secolo d. C., e, poi, per tutto il Medioevo, ossia alla Vita di Virgilio di Elio Donato; che, in realtà, è a sua volta una trascrizione, o un compendio, di una perduta “Vita Vergilii” dello storico Caio Svetonio Tranquillo (75-150), avvocato e segretario privato dell’imperatore Adriano, universalmente noto per le sue “Vite dei dodici Cesari”, raccolta di biografie di dodici imperatori romani, da Giulio Cesare a Domiziano.
Così dunque si legge di Virgilio nella vita di Donato:
“Fu di grande corpo e di alta statura, di colorito piuttosto scuro, di lineamenti contadineschi e di salute incerta. Infatti per lo più stava male di stomaco e di gola ed aveva mal di testa e spesso sputò anche sangue. Assai poco propenso al cibo e al vino, era molto incline ad innamorarsi dei ragazzi, dei quali amò soprattutto Cebete e Alessandro, che nella seconda Ecloga delle Bucoliche chiama Alessi e che gli era stato donato da Asinio Pollione, sia Cebete che Alessandro erano certamente ragazzi non senza istruzione, Cebete poi era anche poeta. Si disse che Virgilio fosse solito frequentare Plozia Hieria. Ma Asconio Pediano afferma che lei stessa, ormai avanti negli anni, soleva narrare che Virgilio, benché invitato da Vario e mettersi con lei, rifiutò nel modo più netto.
Consta che sia stato, per il resto, talmente onesto, sia nelle parole che nello spirito, che a Napoli fu chiamato “verginello” dalla gente, e se qualche volta a Roma, dove dimorava rarissimamente, lo si vedeva in pubblico, sfuggiva a quelli che lo osservavano e lo indicavano a dito nascondendosi in una casa vicina.” [Traduzione mia][8]
Va sottolineato che Alessandro era uno schiavo che Virgilio ricevette come regalo di Asinio Pollione. Se è vero che finire schiavo di Virgilio era certamente una condizione infinitamente migliore di quella della stragrande maggioranza degli schiavi del tempo, perché Virgilio era di temperamento mite ed era realmente innamorato di Alessandro che lo teneva a distanza, resta comunque il fatto che in questi rapporti mancava un requisito che oggi è ritenuto ed è effettivamente fondamentale, ossia la libertà di scelta. Uno schiavo, cioè una persona, anche se i Romani non lo consideravano tale, poteva essere acquistato per denaro e poteva essere ceduto ad un amico come regalo. E, nel caso specifico, un bel ragazzo poteva essere acquistato per denaro per divenire un prezioso regalo per un amico omosessuale. Sottolineo che il caso di Asinio Pollione e di Virgilio rispetto ad Alessandro-Alessi è in realtà molto particolare ma ben pochi padroni avevano nei confronti dei loro schiavi il rispetto affettuoso che aveva Virgilio.
In genere le storie degli schiavi che si rifiutavano di compiacere i loro padroni o le loro padrone erano ben diverse da quelle di Batillo o di Alessandro-Alessi.
Giovenale nella VI satira descrive come la vita e la morte di uno schiavo potessero dipendere da capricci o da litigi interni alla coppia dei padroni:
“Metti in croce quel servo!”;
“Per quale delitto ha meritato il supplizio? Chi lo denuncia? Chi sono i testimoni? Ascoltali; nessun indugio è eccessivo quando si tratta della vita di un uomo”.
“Imbecille, un servo non è un uomo! Anche se non ha fatto niente, io lo voglio e lo comando, e la mia volontà è un motivo sufficiente!”
Così comanda al marito.[9]
Il testo va preso con beneficio di inventario perché è inserito in una satira radicalmente misogina, ma situazioni del tipo di quella descritta potevano capitare nella realtà.
Come abbiamo visto, la società Romana tra il primo secolo avanti e il primo secolo dopo Cristo era in genere molto più aperta verso l’omosessualità della società attuale ma non per questo era più civile perché la schiavitù e i privilegi di casta legittimavano gravissime violazioni dei diritti umani più elementari. Proviamo a pensare alla situazione di un bel ragazzo eterosessuale venduto come schiavo ad un padrone omosessuale. La schiavitù legittimava non l’amore omosessuale, che vuole un consenso libero, ma forme indegne di violenza sessuale ai danni del più debole.
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[1] Idem annus novas caerimonias accepit addito sodalium Augustalium sacerdotio, ut quondam Titus Tatius retinendis Sabinorum sacris sodalis Titios instituerat. sorte ducti e primoribus civitatis unus et viginti: Tiberius Drususque et Claudius et Germanicus adiciuntur. ludos Augustalis tunc primum coeptos turbavit discordia ex certamine histrionum. indulserat ei ludicro Augustus, dum Maecenati obtemperat effuso in amorem Bathylli; neque ipse abhorrebat talibus studiis, et civile rebatur misceri voluptatibus vulgi. alia Tiberio morum via: sed populum per tot annos molliter habitum nondum audebat ad duriora vertere. Tacito, Annales, I, 54 (Annales ab excessu divi Augusti. Cornelius Tacitus. Charles Dennis Fisher. Clarendon Press. Oxford. 1906.)
[2] Dione Cassio, Storia romana, LV 17 – Istorie romane di Dione Cassio Coccejano, tradotte da Giovanni Viviani, Tomo 3, Milano, Editore Sonzogno, 1823, p. 186)
[3] Mollis inertia cur tantam diffuderit imis
oblivionem sensibus,
pocula Lethaeos ut si ducentia somnos
arente fauce traxerim,
candide Maecenas, occidis saepe rogando:
deus, deus nam me vetat
inceptos olim, promissum carmen, iambos
ad umbilicum adducere.
non aliter Samio dicunt arsisse Bathyllo
Anacreonta Teium,
qui persaepe cava testudine flevit amorem
non elaboratum ad pedem.
ureris ipse miser. quodsi non pulchrior ignis
accendit obsessam Ilion,
gaude sorte tua; me libertina, nec uno
contenta, Phryne macerat.
(Orazio, Epodo 14)
[4] New Directions in Ancient Pantomime” (Edith Hall, Rosie Wyles – Oxford University Press, 2008.
[5] Athenaeus, Deipnospphistae, 1.20D.
[6] Le maschere sceniche e le figure comiche d’antichi romani descritte … Di Francesco : de Ficoroni, Bartolomeo De Petris, Silvestro Pomarede, Francesco Mazzoni, Primo gennaio 1736 nella Stamperia di Antonio de’ Rossi. p.37 – Link
[7] Camera ed inscrizioni sepulcrali de’liberti, servi ed ufficiali della casa di Augusto, Di Francesco Bianchini – Roma, 1727 – Archiginnasio della Sapienza. [8] Vitae Vergilianae antiquae. Virgilii vita secundum Donatum. Edidit Colinus Hardie. Editio altera, Oxonii, 1960. Il testo dell’intera vita virgiliana si può leggere in Italiano alla pagina “La Vita di Virgilio di Elio Donato e la nascita del culto virgilianoLink e in Inglese alla pagina Ancient History Sourcebook: Suetonius: De Viris Illustris, c. 106-113 C.E., Translated by J. C. Rolfe. Link 
[9] Giovenale, Satira VI, 221-224.
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venerdì 15 agosto 2014

RE LUDWIG DI BAVIERA OMOSESSUALE

Ludwid II Wittelsbach, (Monaco di Baviera, 25 agosto 1845 – Lago di Starnberg, 13 giugno 1886), re di Baviera dal 1864 al 1886, è un personaggio emblematico da diversi punti di vista, sia perché durante il suo regno, la Baviera fu coinvolta nel processo di unificazione della Germania che vide nella Prussia e in Bismark il suo centro propulsore, processo che, ovviamente, avrebbe portato alla dissoluzione del regno di Baviera, sia perché Ludwig incarna un’idea mitica di monarchia in un mondo in cui il socialismo e l’anarchismo stanno ormai conquistando larghissimi spazi. Ludwig coltiva il sogno di una regalità sul modello di Luigi XIV e sembra interessato più all’arte, alla musica in particolare, e ai progetti dei suoi fiabeschi castelli che allo sviluppo economico e commerciale del suo paese.
Lascio ovviamente a persone più competenti di me l’analisi politica delle posizioni di Ludwig e della Baviera nel periodo del suo regno, mi limiterò qui ad un aspetto particolare e nello stesso tempo determinante della personalità del sovrano, cioè alla sua omosessualità, o meglio alla evoluzione della sua omosessualità da forme molto sublimate, via via fino a pratiche di adescamento di ragazzi desiderosi di far soldi o carriera. Le delusioni sul piano affettivo provocheranno il progressivo degrado della ricerca affettiva e sessuale del re. Ma procediamo con ordine.
Ludwig, figlio primogenito di Massimiliano II di Baviera e di Maria Federica di Prussia, viene educato fin dai primi anni al suo futuro ruolo di re e ai principi del Cattolicesimo. I precettori lo istruiscono secondo le indicazioni dei genitori e gli impongono un regime ferreo di studio e di esercitazioni, intendono prepararlo al suo compito instillando in lui il massimo senso del dovere, congiunto con i “sani principi” del Cattolicesimo e col mito della monarchia.
La posizione del principe ereditario è affascinante solo se vista dall’esterno perché sul principe si appuntano le attese della famiglia, del ceto politico-militare e dell’intero regno. Naturalmente la formazione di un re, specialmente alla metà dell’800, non può essere libera, il futuro re è controllato a vista, non ha una sua dimensione privata, è circondato da servitori ma nello stesso tempo anche da spie.
In buona sostanza Ludwig crebbe col senso del dovere e del potere ma senza amore. Già nella prima adolescenza provò pulsioni omosessuali. Tra i doveri ineludibili di un re c’era il matrimonio e il generare un erede al trono per non mettere in crisi la dinastia. Quando Ludwig cominciò a riflettere su questo punto fece appello al suo senso del dovere e alla sua fedeltà ai principi del Cattolicesimo per scacciare le tentazioni omosessuali e per accettare l’idea di un possibile matrimonio, inteso come dovere regale per eccellenza, come massimo grado di obbedienza e di autoannullamento e non certo come coronamento di una storia d’amore. Ludwig cominciò a provare il dissidio violento tra le spinte spontanee verso l’omosessualità e il senso del “dovere eterosessuale”. Questo dissidio fu per lui lacerante anche in età pienamente adulta e ne restano abbondanti tracce nei suoi diari, come vedremo nel seguito.
È opportuno qui introdurre un personaggio che ebbe certamente un peso notevole nella vita affettiva di Ludwig: Paul Maximilian Lamoral Fürst von Thurn und Taxis (Ratisbona, 27 maggio 1843 – Cannes, 10 marzo 1879). Il primo maggio 1863 il principe Paul von Thurm und Taxis, un bellissimo ragazzo, fu assegnato come ufficiale di giornata al principe ereditario Ludwig. Paul non aveva ancora compiuto 20 anni e Ludwig non ne aveva ancora compiuti 18. La loro storia d’amore cominciò qualche tempo prima del 27 ottobre 1863 ed ebbe comunque in impatto enorme su entrambi i ragazzi.
“Amato Ludwig! Oh Ludwig, non avresti potuto rendermi più felice che chiamandomi a stare accanto a te, tu mi chiedi se ti ho pensato ma tu sai che sei l’unico mio pensiero… perché la tua immagine è sempre davanti ai miei occhi!” “Io ti penserò sempre innamorato. Addio amato Ludwig, ti abbraccio e ti stringo al mio cuore fedele” Principe Paul von Thurn und Taxis.[1]
In un libro abbastanza recente[2] possiamo trovare una qualche documentazione del rapporto tra Ludwig e Paul. La documentazione è scarsa perché il diario di Paul fu distrutto dalla famiglia per evitare scandali che coinvolgessero la famiglia reale.
«Ho appena chiuso il mio diario, con il pensiero delle splendide ore trascorse insieme quella sera, una settimana fa, che hanno fatto di me l’uomo più felice della terra… e ho rammentato i giorni della settimana passata, ho gioito nel ricordo del nostro rapimento, con il pensiero Ti ho tenuto stretto sul mio cuore, cercando così di superare la tristezza della mia solitudine di questo momento. Poi mi è stata consegnata la Tua cara lettera – balsamo, balsamo celeste! Per il mio cuore. Mille grazie per avermela spedita! La ragione per cui il più caro amico sembrava triste è che, al termine della meravigliosa sinfonia che mi ha enormemente colpito, Ti ho visto alzarTi e lasciare il palco, e mi ritornavano in mente le ultime parole che hai pronunciato dopo cena: «Quando ci rivedremo?». VedendoTi partire mi sono venute le lacrime agli occhi. Oh, Ludwig, Ludwig, Ti sono così devoto. Non riuscivo a sopportare la gente che mi stava intorno; ero seduto immobile, e nel pensiero ero con Te. Dovevo andare a casa; sapevo che avrei avuto Tue notizie! Come batteva il mio cuore quando, passando davanti alla Residenz [il palazzo reale di Monaco], ho visto una luce alla Tua finestra! Ma ora sono calmo e dormirò in pace e sarò accanto a Te nei sogni. Grazie per la Tua simpatia, ma se mai dovessi soffrire stai certo che effonderò il mio cuore a Te per dirTi tutto. Addio, caro amico; come mi piacerebbe continuare a scrivere, ma mi devo affrettare a spedire queste righe, in modo che anche Tu possa essere in grado di riposare tranquillamente. Addio, mio caro Ludwig, Ti saluto dalla profondità della mia anima.»[3]
Questi dunque sono gli inizi del rapporto tra Ludwig e Paul von Thurn und Taxis che il re chiamava affettuosamente “Fedele Friedrich”.
A questo punto il rapporto con Paul von Thurn und Taxis si sovrappone ad un altro rapporto, probabilmente di natura molto diversa, che si venne a creare tra Ludwig e Wagner.
Richard Wagner (Lipsia, 22 maggio 1813 – Venezia, 13 febbraio 1883) aveva sposato nel 1836 Minna Planer, senza avere figli da lei, ma era certamente eterosessuale. Di Minna, Wagner scrisse a Liszt:
“Sempre c’erano state tra noi scene di appassionati litigi senza che vi fosse mai un ravvedimento da parte sua. Resomi conto delle nostre differenze di carattere e di cultura intellettuale, toccava sempre a me essere ragionevole e addolcirla col mio pentimento.”[4] 
Wagner che, per soddisfare le sue manie di grandezza aveva speso somme enormi che non possedeva facendo debiti molto al di sopra delle sue possibilità, si era trasferito nei primi mesi del 1864 a Stoccarda nel tentativo di sfuggire ai creditori.
Il 10 Marzo 1864, a seguito della morte del padre, Massimiliano II, Ludwig divenne re di Baviera. Era indubbiamente troppo giovane e impreparato per una responsabilità così grande. In una valutazione retrospettiva del 1873, così Ludwig valuta la sua ascesa al trono:
“Sono diventato re troppo presto. Non avevo ancora imparato abbastanza. Avevo cominciato bene … con l’apprendimento delle leggi statali. Improvvisamente sono stato strappato dai miei libri e messo sul trono. Beh, io sto ancora cercando di imparare.”
Ludwig, che il 2 febbraio 1861, appena quindicenne, aveva assistito per la prima volta al “Lohengrin” di Wagner rimanendone profondamente scosso, pochi giorni dopo essere diventato re aveva incaricato il segretario di corte Pfistermeister di far venire al più presto Wagner a Monaco. Dopo lunghe ricerche Pfistermeister era riuscito a trovare Wagner a Stoccarda. La sera di uno dei primissimi giorni di maggio del 1864, un personaggio misterioso, in realtà il segretario del re di Baviera, si presentò chiedendo di parlare con Wagner. Questi, che era in fuga dai creditori, che lo braccavano in tutta Europa, credendosi ricercato dalla polizia, fece rispondere che non era in casa. L’indomani mattina, il misterioso personaggio raggiunse Wagner in albergo e gli consegnò un anello prezioso, dono del re di Baviera, e una foto del sovrano, all’epoca diciottenne. Ludwig II, lo chiamava presso di sé alla corte di Monaco.
Quella che segue è la prima lettera di Wagner a Ludwig.
Amato Re pieno di grazia,
Io Vi mando queste lacrime della più celeste emozione per dirVi che i miracoli della Poesia sono entrati, come una realtà divina nella mia povera vita avida di amore. Le ultime armonie poetiche e musicali di questa vita e la mia vita stessa ormai vi appartengono, mio giovane Re pieno di grazia. Disponetene come di un Vostro bene personale.
Fedele ed ebbro di gioia suprema,
Vostro molto umile suddito,
Richard Wagner
Stoccarda, 3 maggio 1864
Il 4 Maggio del 1864, il 51enne Wagner fu ricevuto in udienza per un’ora e tre quarti dal re, cosa senza precedenti. Dopo l’incontro Wagner scrisse a M.me Eliza Wille:
“Oggi sono stato portato da lui. Sfortunatamente lui è così bello e saggio, pieno di sentimento e signorile che io temo che la sua vita possa svanire come un sogno divino in questo mondo. Egli mi ama con il calore e la luce del primo amore; egli conosce e sa tutto di me e mi capisce come la mia anima. Vuole che io stia per sempre con lui, quando lavoro, quando riposo, quando eseguo le mie opere; vuole darmi tutto quello di cui ho bisogno.”[5]
Il 5 Maggio così Ludwig rispondeva alla lettera di Wagner da Stoccarda:
Signore,
ho incaricato il consigliere di corte Pfistermeister di tenersi in contatto con voi per una vostra conveniente sistemazione. Siate certo che farò tutto ciò che è in mio potere per compensare le vostre passate sofferenze. Allontanerò dalla vostra testa le mediocri preoccupazioni della vita di ogni giorno. Vi garantirò la pace a cui aspirate, al fine che voi possiate dispiegare le ali possenti del vostro genio nell’aere puro della vostra arte inebriante. Voi siete stato, senza saperlo, l’unica fonte delle mie gioie e fin dalla mia tenera adolescenza, amico mio, colui che, come nessun altro, ha saputo parlare al mio cuore; mio migliore maestro, mio educatore. Io acconsento di buon grado a farmi carico di tutto ciò che vi è avverso. Quale gioia potrò Io provare nel momento in cui potrò farlo! Osavo appena nutrire la speranza di essere così presto nella condizione di provarvi il mio amore. 
Con il mio saluto più cordiale,
Vostro amico,
Ludwig, Re di Baviera
5 maggio 1864
Le lettere scambiate tra Ludwig e Wanger furono moltissime, oltre 600, raccolte e pubblicare in “König Ludwig II. und Richard Wagner Briefwechsel”, 4 volumi curati da Otto Strobel e pubblicati dalla casa editrice Braun tra il 1936 e il 1939.
Per comprendere di che tono fosse il loro rapporto è utile tenere presenti alcuni documenti.
In una Lettera di Richard Wagner a M.me Eliza Wille, del 9 settembre 1864, Wagner così si esprime:
“È vero che ho il mio giovane re che veramente mi adora. Tu non puoi farti un’idea del nostro rapporto. Ricordo uno dei sogni della mia giovinezza. Una volta desideravo che Shakespeare fosse vivo, tanto da vederlo e parlare veramente con lui: non potrò mai dimenticare l’impressione che mi fece quel sogno. Poi avrei voluto conoscere Beethoven, anche se era già morto. Qualcosa di simile deve passare per la mente di quest’uomo amabile quando lui è con me. Lui dice che a stento può credere di avermi. Nessuno potrebbe leggere senza stupore e senza rimanere incantato le lettere che mi scrive.[6]
Ludwig arriva a dare a Wagner lezioni di morale.
Ludwig II a Richard Wagner, 15 Maggio 1865
Caro amico,
Vedo chiaramente che le tue sofferenza sono profondamente radicate! Mi dici, amico amato, che hai guardato in profondità nei cuori degli uomini e hai visto la malvagità e la corruzione che vi dimorano. Sì, io ti credo e posso ben capire che tu provi momenti di disgusto verso la razza umana, eppure noi dovremo sempre ricordarci (non dovremmo forse, amico amato?) che ci sono pure molte persone nobili e buone, per il bene delle quali è un vero piacere vivere e lavorare, eppure tu dici che per questo mondo tu sei inutile! Ti prego, non ti disperare! Il tuo vero amico ti esorta: abbi coraggio: “l’amore ci aiuta a sopportare e a soffrire qualunque cosa, l’amore ci porta alla fine la corona del vincitore!” L’amore riconosce anche nel più corrotto il germe del bene e supera tutto. – Continua a vivere, tesoro della mia anima. Ti ricordo le tue stesse parole. È un impegno nobile imparare a dimenticare. – Cerchiamo di essere attenti a nascondere i difetti degli altri, perché è stato proprio per tutti gli uomini che il Salvatore è morto e ha sofferto. E ora, che peccato che “Tristano” non può essere presentato oggi. Succederà forse domani? C’è qualche possibilità?
Il tuo amico fedele fino alla morte, Ludwig [7]
E ancora
Ludwig II a Richard Wagner, Purschling , 4 Agosto 1865
Mio unico, mio amatissimo Amico,
mi esprimi il tuo rammarico perché, come a te sembra, ciascuno dei nostri ultimi incontri mi ha procurato solo dolore e ansia. Devo quindi ricordare al mio amato una della parole di Brunilde? [Regina d’Islanda nella saga dei Nibelunghi] – Non solo nella felicità e nel godimento ma anche nella sofferenza l’Amore rende l’uomo benedetto… quando pensa il mio amico di venire sulle “cime” tra le brezze aromatiche del bosco? Una sosta in quel luogo particolare potrebbe non essere del tutto adatta, perciò ti prego, mio caro, di scegliere uno degli altri miei rifugi di montagna per tua residenza. Quello che è mio è tuo! Forse ci potremmo incontrare nella strada tra il bosco e il mondo, per usare le tue parole, amico mio! .. Ti sono completamente devoto, per te, solo per te vivo!
Fino alla morte tuo, tuo fedelissimo Ludwig [8]
Wagner sembra realmente affascinato dalla figura del giovane re. Così scrive a suo cognato.
Richard Wagner a suo cognato
Spero finalmente e per un lungo periodo di riguadagnare forza di nuovo attraverso un lavoro tranquillo. Ciò è reso possibile per me dall’amore di un essere inimmaginabilmente bello e premuroso, e forse doveva avere anche così grandi doti un uomo destinato a me, come questo giovane re di Baviera. Quello che lui è per me nessuno se lo può immaginare. Lui è il mio guardiano! Nel suo amore io mi riposo e mi fortifico completamente in vista del raggiungimento del mio obiettivo.[9]
E la risposta di Ludwig ai sostanziali apprezzamenti di Wagner è entusiastica.
Ludwig II a Richard Wagner, Hohenschwangau, 2 Novembre 1865
Mio unico amico, mio ardentemente amato!
Questo pomeriggio, alle 3.30, sono tornato da un bellissimo viaggio in Svizzera! Come mi è piaciuto quel paese! – Lì ho trovato la tua cara lettera e te ne ringrazio nel modo più profondo e più caloroso. Quella lettera mi ha colmato di un nuovo e bruciante entusiasmo; io vedo che il mio amato va avanti con coraggio e con fiducia , verso il nostro grande ed eterno obiettivo.
Io supererò tutti gli ostacoli coraggiosamente come un eroe. Sono totalmente a tua disposizione; lascia che ora io te lo provi come si deve. Sì, noi dobbiamo incontrarci e parlare insieme. E io devo mettere da parte tutte le nuvole malefiche, L’Amore ha la forza per qualsiasi cosa. Tu sei la stella che brilla sopra la mia vita e vederti mi fortifica straordinariamente. Ardentemente ti desidero, o mio Santo protettore che io prego! Sarei immensamente felice di vedere il mio amico qui, tra una settimana più o meno; ne abbiamo di cose da dirci! Se solo io potessi allontanare da me la maledizione di cui mi parli e rimandarla indietro nelle profondità della notte delle quali è venuta fuori! Come ti amo! Come ti amo! Mio unico, mio altissimo bene! …
Il mio entusiasmo e il mio amore per te sono senza confine. Ancora una volta io ti prometto fedeltà fino alla morte!
Sempre, sempre tuo devoto Ludwig [10]
Le lettere di Ludwig usano, almeno dalla fine del ’65, un linguaggio assolutamente improbabile in una corrispondenza tra un re mecenate e un artista. I toni usati da Wagner sono molto più moderati. Wagner, a 51-52 anni aveva ormai trovato in Ludwig la gallina dalle uova d’oro, uno che lo aveva salvato dai suoi debiti e che gli aveva promesso e realmente concesso finanziamenti senza limiti, permettendogli di dedicarsi alla composizione senza nessuna preoccupazione finanziaria e per di più Wagner non era certamente omosessuale e quindi non costituiva alcun problema morale per Ludwig.
Nel maggio 1864 Cosima von Bülow, moglie di Hans von Bülow, famoso pianista e direttore d’orchestra, allievo di Liszt e amico personale di Wagner, strinse un legame molto forte con lo stesso Wagner, più anziano di lei di 24 anni.
La prima figlia di Wagner e di Cosima, Isolde, nacque il 10 aprile del 1865, era stata quindi concepita nel mese di luglio del 1864, segno questo che Wagner non era affatto attratto dal pur giovanissimo e affascinante re di Baviera.
Wagner e Cosima ebbero altri due figli, Eva nel 1867 e Siegfried nel 1869.
Frattanto, a Monaco, negli ultimi mesi del 1865, i ministri del re cominciavo a manifestare a Ludwig il loro disappunto per le enormi spese sostenute dal sovrano per Wagner. La situazione divenne insostenibile quando Ludwig regalò a Wagner una villa di gran lusso nella Barerstraße. Il 10 dicembre 1865 Ludwig cedette alle pressioni dei suoi ministri e Wagner fu costretto a lasciare Monaco. Si stabilì in Svizzera, sul lago di Lucerna, in Villa Triebschen e Paul von Thurn und Taxis per volontà dello stesso re mantenne i contatti con Wagner come si deduce da una lettera dello stesso Thurn und Taxis.
«Ho appena lasciato la cerchia intima dei Cari Amici [cioè Richard Wagner e Cosima von Bülow] e mi sono ritirato nella stanza accogliente che abbiamo condiviso quando eravamo qui insieme. Ieri, subito dopo l’arrivo a Zurigo, ho telegrafato al Caro Amico chiedendogli se potevo rimanere con lui, e sono stato ricevuto con una gentile ospitalità. Hans [von Bülow] ha gentilmente fatto in modo che potessi avere la stanza che Tu conosci bene. Bellissimo ricordo! Prima che l’Omino del Sonno venga a mettermi a dormire mi affretto a darTi un esatto acconto del mio viaggio. Lunedì alle sei di mattina ho lasciato Monaco e sono arrivato sano e salvo e non riconosciuto a Zurigo. Lì ho deciso di passare la notte e prendere il treno veloce per Triebschen la mattina seguente, perché desideravo arrivarvi alla luce del giorno in modo da non attirare l’attenzione. Ero in vestito ungherese, e mi sono identificato come Friedrich Melloc da Praga quando ho scritto il mio nome nel libro all’Hotel de l’Epée, ho detto che ero un rifugiato di guerra. Indosso pantaloni neri legati (calzoni), una giacca di velluto e un piccolo berretto polacco. Avevo stivali ungheresi fino al ginocchio e tutti gli abiti mi stavano davvero bene, così mi diceva Frau Vorstal. Questa mattina alle 11:15 sono arrivato a Lucerna e alle dodici sono stato con i Preziosi a Triebschen. Tutti i dettagli Te li dirò verbalmente. Tutti stanno bene. I miei affari vanno veloci e penso che lascerò Triebschen giovedì mattina. Probabilmente farò una piccola deviazione sulla via del ritorno – Friedrichshafen e Ulm – in modo da non passare di nuovo per Lindau. Forse passerò di nuovo il giovedì notte a Zurigo e prevedo il ritorno a casa venerdì. Preferisco scrivere – secondo il consiglio dell’Amico – in quanto è più sicuro che telegrafare. Il Prezioso è molto eccitato e ha bisogno di riposo. Lui e Frau Vorstal ti mandano i loro saluti più cari. Possa Dio proteggerTi e tenerTi sul Trono. Questo è il loro desiderio e il mio, perché solo così possiamo raggiungere i nostri ideali. È meglio che ti comunichi verbalmente i risultati della mia missione, e credo che li approverai. Eravamo tutti contenti nel ricevere oggi il Tuo telegramma. I nostri pensieri sono tutti con Te sul Krummkopt. [omissis]. Hans è stato con noi per cena. Mentre sto qui lui sta a Lucerna. Ho anche incontrato Herr Dräseke, un amico di Bülow e Wagner. Nella sera abbiamo fatto un po’ di musica, la prima metà del secondo atto dei Die Meistersinger. Era celestiale, divino! Wagner sta lavorando, è disposto ad andare avanti, e chiede solo di essere lasciato in pace in modo che possa finire il suo lavoro come ha promesso. Lascerà i politici da soli.»[11]
A questo punto, prima di procedere, si impone una riflessione sul rapporto tra Ludwig e Paul von Thurn und Taxis. Si tratta di in un re e di un principe, entrambi giovanissimi, entrambi bellissimi, entrambi forse innamorati, che lo fosse Ludwig non ci sono molti dubbi ed è altamente probabile che lo fosse anche Paul, ma quella che potrebbe sembrare una storia da favola ha in realtà una nota stonata: non si tratta di un re e di una principessa ma di un re e di un principe, e il discorso davanti alla gente non ha i toni della favola ma quelli del grottesco e del pettegolezzo. Manca tra l’altro tra i due ragazzi uno dei requisiti essenziali delle storie d’amore cioè la libertà dei sentimenti. Le lettere scambiate dai due, anche se ne sono rimaste poche e certamente le meno significative, non sono, come potrebbe sembrare manifestazioni di amore istintivo, le parole non sono casuali, non si può deludere il proprio re, ma non lo si può nemmeno fare un passo troppo deciso in avanti che il re potrebbe non gradire. Non si può dimostrare troppa familiarità col re perché lo si metterebbe in difficoltà, ma si rischia di deluderlo rispondendo in tono minore o troppo deferente al suo entusiasmo affettivo.
L’amicizia di Ludwig e Paul cominciava a divenire sospetta e per distruggerla le male lingue cominciano a far giungere al re notizia che Paul vivesse una vita molto libera. Ludwig, che pensava di avere Paul tutto per sé, era particolarmente disposto a dare ascolto a queste voci e provava sentimenti di gelosia. Qualche parola di troppo e qualche risposta non convincente misero in mente a Ludwig che Paul potesse essergli amico per interesse, ma la voce che face precipitare il tutto fu probabilmente un’altra e cioè che Paul cercasse divertimento con donne. Sottolineo che la fedeltà sessuale assoluta era l’unica garanzia verso le malattie sessualmente trasmesse. La sifilide allora faceva paura e un re non poteva rischiare.
Con ogni probabilità verso l’inizio di Novembre del 1866, il rapporto tra il re e il principe era già totalmente in crisi, il 7 Novembre il principe lasciò l’incarico di Aiutante di campo del re e cominciò quindi a darsi al bere smodatamente, Ludwig, dando credito ai pettegolezzi, tagliò drasticamente e definitivamente i ponti con Paul che neppure si rese conto del perché e inviò una lettera disperata al re:
« Mio Amato Ludwig!
In nome di tutti i santi che cosa Ti ha fatto il Tuo Friedrich? Cosa ha detto perché nessuna stretta di mano, nessun buona notte, nessun auf wiedersehen lo faccia stare bene? Come mi sento non lo posso dire; la mia mano tremante può mostrarTi la mia inquietudine interiore. Non intendevo ferirTi. Perdonami; sii ancora buono con me, temo il peggio – non posso sopportare questo. Possano i miei appunti raggiungere la riconciliazione. Amen! Perdona il Tuo infelice, Friedrich »[12]
La lettera non ebbe alcuna risposta da parte del re.
Paul in preda all’alcol passò una nottata in un locale con l’attrice Eliza Kreuzer, in uno stato di ubriachezza tale da non ricordare assolutamente nulla. Alla fine di Dicembre la Kreuzer rese noto di essere incinta e che il principe Paul era il padre del nascituro. Paul fu poi costretto dalla famiglia a sposare morganaticamente la Kreuzer e quindi a perdere tutti i diritti ereditari connessi al suo titolo di principe von Thurn und Taxis e il titolo stesso, si rivolse quindi a Ludwig per ottenere un nuovo titolo nobiliare e Ludwig lo iscrisse nei registri della nobiltà bavarese col nome di Monsieur Fels ma non gli concesse l’ereditarietà del titolo. I due non si rividero più dopo il 1866 e Paul morì a Cannes nel 1879, non ancora 36enne.
Che la storia della paternità di Paul sostenuta dalla Kreuzer fosse vera o meno, è purtroppo vero che il rapporto con Ludwig condizionò radicalmente la vita di Paul. È difficile dire che tipo di rapporto ci sia stato tra Ludwig e Paul ma il fatto che il re abbia poi richiesto la restituzione delle sue lettere alla famiglia di Paul e che la famiglia di Paul abbia distrutto il suo diario e tutte le foto che ritraevano insieme Paul e il re, lascia pensare che il rapporto tra i due non fosse una semplice amicizia.
Dopo la fine del rapporto con Thurn un Taxis, Ludwig coglie l’occasione per tentare la via del matrimonio. Il 22 gennaio del 1867 Ludwig si fidanza ufficialmente con sua cugina Sophie Wittelsbach “in Bayern”, sorella di Sissi e appartenente al ramo cadetto della famiglia. Il ramo principale dei Wittelsbach, quello cui apparteneva Ludwig, era invece “von Bayern”. La data del matrimonio è fissata al 25 agosto, quindi viene spostata al 12 ottobre e poi ancora al 28 novembre, ma il 10 ottobre Ludwig rompe il fidanzamento. La rottura del fidanzamento non è casuale perché proprio nell’estate del 1867 Ludwig stringe una profonda relazione con Richard Hornig, nato il 10 settembre 1841, quindi di 4 anni più anziano del re, entrato nell’esercito bavarese nel 1859 come ufficiale di artiglieria, e impiegato in una delle numerose scuderie. Hornig, all’epoca 26enne era un bell’uomo, biondo e con gli occhi azzurri. Dopo avere accompagnato il re dal 6 di maggio nella sua visita nella Franconia bavarese, Hornig l’11 maggio del 1867 entrò a servizio personale de re e fu subito promosso scudiero del re e maestro di cavalleria, cosa che gli permetteva di frequentare il re senza suscitare troppi sospetti. Hornig divenne responsabile di tutte le scuderie reali, di oltre 500 cavalli e di tutto il personale addetto.
Riporto qui di seguito un passo del diario di Ludwig.
“Non ho ricevuto nessuna lettera da parte di R. [Hornig si chiamava Richard] e mi sento così triste. Il mio cuore sta quasi saltando fuori dal mio petto e due volte sono scoppiato a piangere. Pazzo io che mi comporto così! Perché devo capire che lui non è in grado. Io tengo le sue lettere appoggiate alla mia faccia e bacio la firma che lui mi ha inviato e tengo le lettere sulla mia pelle chiudendo gli occhi e illudendomi che lui sia con me. Io desidero non avere nessun altro uomo anche se sono tentato e, buon Dio, ne ho incontrati di ragazzi belli a Berlino! Ma loro non hanno i suoi occhi e la loro voce non somiglia alla sua. Io posso vederlo nel suo letto, nudo, e forse in lacrime, i suoi lunghi capelli biondi sulla schiena liscia e mi mordo le labbra perché odio il fatto che lui è così lontano da me.”[13]
Hornig si sposò nel 1870 e questo fu per Ludwig un fatto difficile da accettare ma il rapporto tra Ludwig e Hornig andò avanti nonostante il matrimonio, per parecchio tempo. Quella che segue è una lettera di Hornig al re:
29 ottobre 1871 
La mattina è limpida come il cristallo stamani, rispetto al filo della pioggia che cadeva ieri, sia durante il giorno che di notte. Accolgo con favore la vista di verdi campi coperti di rugiada del mattino e il sole caldo che entra attraverso la mia finestra. Gli altri inservienti sono già usciti per le loro faccende, ma io sono rimasto indietro e così ho potuto scriverti solo per pochi minuti. Le camere sono vuote senza di te, e io non riesco a parlare, perché le mie labbra hanno sete di te. Quando riusciremo a stare di nuovo insieme? Mi mancano le tranquille serate che usavamo passare insieme e il tuo temperamento inquieto. Io spero che mentre sto chiudendo questa lettera e la sto mandando tu abbia terminato di occuparti dei tuoi compiti e stia finalmente pensando di tornare. Adesso ti devo lasciare perché già mi stanno bussando alla porta e devo pensare ai cavalli. 
Ti sto aspettando, RH”[14]
Il rapporto tra Ludwig e Hornig, anche se coperto ufficialmente da motivazioni fittizie era comunque sotto gli occhi di tutti. I due viaggiavano insieme nella stessa carrozza, si trattenevano per giorni nei castelli del re, serviti da molti valletti, e si ritiravano insieme nelle baite reali. Hornig finì per avere un ruolo molto importante, tutta la corrispondenza privata del re concernente la costruzione dei suoi castelli era gestita da Hornig che finì per avere anche un ruolo sostanzialmente politico perché divenne di fatto l’elemento di congiunzione tra il re e i suoi ministri, cosa che a corte suscitava scandalo e indignazione. Il re lo mandò due volte a Napoli per studiare la Grotta azzurra e anche più volte a Parigi alla ricerca di vasi rari, busti e tappeti.
Che il rapporto tra Ludwig e Hornig fosse un rapporto omosessuale risulta in modo evidente dai quaderni segreti, dai quali risulta anche la continua lotta di Ludwig contro l’omosessualità e la masturbazione.
“Mi sdraio nel segno della croce … , nel segno del sole … e della luna (oriente! Rinascita attraverso il corno magico di Oberon). Potemmo io e i miei ideali essere accusati se io dovessi cadere un’altra volta. Grazie a Dio questo non potrò accadere di nuovo, perché la santa volontà di Dio e la parola augusta del Re mi proteggeranno. È consentito solo l’amore spirituale; l’amore sensuale è maledetto! Su di esso io scaglio un anatema solenne ……. 
Non di nuovo nel mese di gennaio, né nel mese di febbraio! La cosa importante è, per quanto è possibile, uscire da questa abitudine – con l’aiuto di Dio e del re! 
Non più inutili bagni freddi ……….. 11 gennaio 1870. 
Giuramento solenne fatto davanti all’immagine del Gran Re; “Astenersi da ogni tipo di stimolazione per 3 mesi”. “Vietato avvicinarsi a una distanza inferiore a un passo e mezzo.”… 29 giugno 1871. 
Il 21, l’anniversario della morte del puro e nobile re Luigi XIV, peccato finale simbolico-allegorico, redento dalla morte espiatoria e la catastrofe del 15 di questo mese, ha purificato da ogni impurità, una tazza pura dell’amore di Richard e della sua amicizia … puro e santo bacio … solo uno. 
Io il re … 21 gennaio 1872 
Sia giurato sulla nostra amicizia, nessuna ulteriore caduta prima del 3 giugno ….
Ludwig …… Richard
Mai più come il 12 maggio 1872, allo stesso modo il meno possibile … Anche il baciare deve essere evitato … 13 Febbraio 1873.”[15]
E ancora:
6 Marzo 1872
Due mesi esatti prima che siano 5 anni che ci siamo conosciuti in quel divino 6 maggio 1867, per non separarci mai più, e per non lasciarci più fino alla morte. Scritto nella capanna indiana.
- Sabato 28 luglio 1874, Fernstein, pioggia per sei ore laggiù. Sono 3 anni (eccetto agosto) numero dei gigli, 10 anni dallo spettacolo di Versailles, da quando ho calcato per la prima volta il suolo di Francia, sempre nel mese di luglio.
10 anni da quando ho dunque visto Riccardo e fatto la sua conscenza – sono stato lì lì per cadere per l’ultima volta e definitivamente! – Giorno di San Luigi nel 77 espiato attaverso Versailles! Reims! Il ricordo di Luigi XIV e della monarchia assoluta. –
- In nome e per ordine dei santi gigli reali: ultima caduta il 30 agosto; dopo di questo non è più possibile con nessuno, al più con Riccardo.
- Amico adorato, diletto della mia anima
- Un bacio santo e puro … una volta sola
- Vivranno il re e Riccardo in eterno. Sia distrutto il male per sempre.
Niente più baci e assolutamente niente entusiasmo né a parole, né per scritto né nelle azioni. [16]
Per capire il sostanziale distacco di Ludwig dall’attività politica in questo periodo bisogna considerare che dopo la sconfitta dei francesi nella guerra franco-prussiana nel 1870, è ormai evidente che non ci sarà alcuna federazione tedesca ma solo un impero tedesco dominato dalla Prussia. Ludwig si rese conto che i giochi erano fatti e il 30 novembre scrisse la “Kaiserbrief” con la quale diede il suo benestare all’elezione dello zio Guglielmo a Kaiser dell’Impero tedesco. Non fu una scelta libera, la cosa era di fatto inevitabile. Il 18 gennaio 1871 Gugliemo I fu incoronato kaiser di Germania. In uno scenario del genere, Ludwig, ormai vaso di coccio tra i vasi di ferro non vedeva certo un gran futuro per il regno di Baviera.
Ma torniamo ad Hornig. Cadde in disgrazia nel 1885 e gli succedette Karl Hesselschwert. Ludwig regalò ad Hornig come ringraziamento per i suoi servizi una tenuta sul lago di Starnberg in Seeleiten.
Il migliore amico di Hornig fu il segretario di stato Friedrich Ziegler. Richard Hornig fu iscritto nell’albo della nobiltà bavarese nel 1900 dal principe reggente Luitpoldt e divenne così Richard von Hornig. Va detto però che le notizie sulla vita privata di Ludwig fornite da Hornig allo psichiatra dott. Gudden furono certamente importanti per giungere alla deposizione del re e la concessione di un titolo nobiliare a Hornig sarebbe stata in sostanza in prezzo del tradimento della fedeltà a Ludwig.
Nel periodo del rapporto con Hornig, e in particolare dopo il suo matrimonio, Ludwig mantenne comunque comportamenti alquanto liberi anche nei confronti di personaggi blasonati. L’ufficiale di cavalleria barone von Varicourt, divenuto aiutante di campo del re nel 1873, fu oggetto di una fugace infatuazione da parte di Ludwig.
Ludwig annota nel suo diario:
“Il 21 marzo ha parlato con Freiherr von Varicourt per la prima volta. Il 23 lo ha nominato aiutante di campo …… 3 aprile con FRH. . v Varicourt al Teatro Residenz: Fan della Pompadour e il l’udienza privata, poi la cena con lui nel pomeriggio Winter Garden 7-1 …… Al di là di ogni possibile dubbio la nostra amicizia durerà. Dopo la cena di festa di Pasqua di nuovo con lui fino alle 2:00. Il 27 aprile con Leonhard il fabbricante di parrucche al Teatro Residenz ……. 8 giorni a Berg. Il 15 con FRH. v. Varicourt nel chiosco, poi un giro lungo la costa al chiaro di luna fino a 03:45 ……. 1873.”[17]
Il re, speculando sul nome francese del barone ne aveva ricostruito una mitica genealogia, il Barone gli fece notare che le cose non stavano come il re sosteneva ma Ludwig finse di non aver sentito. Tre giorni dopo averlo incontrato per la prima volta, Ludwig invitò il barone a delle “prestazioni private” i due si scambiarono molte lettere e ben presto arrivarono a cenare insieme nel giardino d’inverno facendo lunghe passeggiate al chiaro di luna e trattenendosi a parlare fino a notte alta. Circa un mese dopo il loro primo incontro litigarono. Molto probabilmente il barone si offese per qualcosa che il re gli aveva detto. Il 25 Aprile 1873 il re scrisse al barone una lettera di riconciliazione che ci rivela in modo abbastanza chiaro di che cosa il barone si fosse ritenuto offeso:
“C’è qualcosa nella vostra lettera su cui ho continuato ad interrogarmi. Voi mi dite di apprezzare nel modo più alto – è così che vi esprimete – i miei favori di natura puramente spirituale. Spiegatemi per favore perché sottolineate questo dettaglio, dato che è assolutamente evidente che erano di natura puramente spirituale. Ma voi lo sottolineate in modo speciale, vi prego, spiegatemi il perché. Per me è un enigma che non riesco assolutamente a spiegare, ecco perché vi chiedo una spiegazione di questa frase curiosa e assolutamente incomprensibile. Mi rincrescerebbe veramente molto se anche solo l’ombra del dubbio si intromettesse tra noi.”
L’amicizia tra i re e il barone andò avanti per altri due mesi e si interruppe bruscamente dopo che il barone si addormentò mentre il re stava leggendo.
Il 30 Aprile del 1880,all’età di quasi 35 anni Ludwig incontrò l’attore 23enne Josef Kainz. Il direttore del teatro di Monaco, Possart, insisteva per trattenere Kainz a Monaco, quantunque la sua fosse una recitazione forse un po’ troppo moderna per l’ambiente bavarese. Conoscendo il debole del re per i bei ragazzi, si procurò delle fotografie di Kainz e le mandò al re, che andò a vederlo recitare in teatro. La sera stessa il re regalò a Kainz un anello con uno zaffiro, gli mandò poi delle lettere prudenti per esplorare il terreno, il rischio che potessero cadere in mani sbagliate era alto. Ma le risposte furono incoraggianti e Ludwig invitò Kainz al castello di Linderhof, alle due del mattino lo ricevette nella “grotta blu” diffusamente illuminata. Il re rimase perplesso dall’incontro, Kainz non aveva né la voce né il modo di fare che il re si aspettava, ma comunque tra i due uomini si creò una forma di amicizia. Kainz recitò per ore, senza stancarsi davanti al re le parti dei personaggi che affascinavano di più il re e Luwdig, ormai innamorato ti Kainz confondeva l’attore coi personaggi che interpretava. Kainz rimase al castello di Linderhof per due settimane intere e uscì ogni giorno col re per fare escursioni nelle baite. Così Kainz annota nelle sue memorie:
“Sopra Linderhof, nella baita di fonte al monte Puerschling, inaspettatamente il re pose la sua mano sulla mia spalla e mi sussurrò con voce tremante: “Io spero che nulla mai possa dividerci” ”.
Per mettere in scena il Guglielmo Tell di Shiller, il re ebbe l’idea di andare a fare un viaggio in Svizzera con Kainz. Il 26 giugno 1881 il treno partì per la Svizzera. Il re viaggiava con un minimo seguito e con una cucina completa. Per restare in incognito in Svizzera sia il re che Kainz viaggiarono con passaporti falsi. Ludwig non sopportava l’atteggiamento di spiccia familiarità che Kainz aveva con lui. Una foto in cui Kainz poggiava la mano sulla spalla del re venne ritoccata e il braccio fu cancellato. Kainz non sopportava le abitudini notturne del re, una volta si addormentò durante una traversata notturna in battello e un’altra volta rifiutò di alzarsi alle tre del mattino per recitare davanti a Ludwig. Il re lo considerò un affronto intollerabile e il rapporto tra i due si interruppe.
Dopo la fine del rapporto tra Luwig e Hornig il, nel 1885, il quartiermastro delle scuderie reali, Karl Hesselschwerdt lo sostituì. Siamo ormai alla fine della breve vita di Ludwig, Hesselschwerdt è un “caro amico” ma nella sostanza Ludwig non lo considerava come un amante ma piuttosto come un portavoce nei rapporti ormai del tutto distaccati col governo e come un agente da usare in funzione di procacciatore di credito per rimpinguare le languenti casse dello stato.
Hesselschwerdt aveva però anche un’altra funzione molto riservata, doveva cioè trovare bei ragazzi in giro per l’Europa e ovviamente in primo luogo in Baviera, doveva fotografarli e mandare al re le fotografie e poi, se erano graditi al re, doveva convincerli ad andare a corte per compiacere il re, che li compensava lautamente, con denaro e regali. Nel 1999 furono vendute all’asta, per circa 180.000.000 di lire, 27 lettere manoscritte di Ludwig, le acquistò il collezionista Robert Holzschuh, che le pubblicò[18].
Riporto il testo di una delle 27 lettere, non c’è data ma la lettera è stata scritta sicuramente dopo 1882.
Caro Karl!
quando tu parli con Welcher [giovane cameriere che il re desiderava vedere con la barba] di farsi crescere la barba, fai come vuoi tu.
Brucia questo foglio.
Ludwig
Velocemente ancora queste righe, caro Karl!
Già nell’aprile dell’ ’82 mi giunse il disegno dell’ “attributo”[nel testo autografo si usa il termine “Kunis" che in tedesco arcaico significa organo genitale] di Joseph che mi è sembrato più bello e grosso di quello di Krumper. Tu mi scrivi che sono uguali, però quello di Joseph sarebbe più sviluppato. Se questo è vero, sarebbe interessante vederlo come è successo a suo tempo con Krumper, quindi voglio informazioni più precise.
Dai anche un’occhiata a Niebler, senza suscitare attenzione.
Come ti sembra il fuochista Nagler? [i ragazzi citati sono tutti camerieri tranne Nagler è un fuochista] 
Stai attento!
Ludwig
Come si vede Ludwig invita Hesselschwerdt a bruciare le lettere subito dopo averle lette e lo invita a stare attento, ma Hesselschwerdt conserva tutte le lettere perché sa che possono essere un mezzo potentissimo di ricatto. Nella sostanza il re cercava di ottenere un minimo di pornografia, cosa che adesso è facilissima e senza rischi tramite internet ma che allora era rischiosissima e in particolare per un re perché poteva mettere il re nelle mani dei suoi mezzani.
All’inizio del 1886 Ludwig chiese al governo bavarese di finanziare la costruzione di un grandioso Palazzo Cinese. Al rifiuto dei suoi ministri, Ludwig cercò di convincere i servitori ad andare a chiedere prestiti ai sovrani di mezza Europa. A questo punto, il governo bavarese decide che la situazione ormai è fuori controllo: bisogna prendere misure drastiche per fermare il re. L’8 giugno 1886 quattro medici (von Gudden, ritenuto all’epoca un luminare delle scienze neuro-psichiatriche, Hagen, Hubrich e Grashey), senza aver visitato il paziente e senza conoscerlo di persona, ma sulla base di sola documentazione scritta presentata loro, firmano un documento in cui attestano uno stato di “paranoia e fragilità mentale” nel monarca, che gli impedisce di adempiere alle sue funzioni istituzionali.
Di seguito riposto un estratto del parere medico-psichiatrico:
“1. Sua Maestà è malato di mente ad un grado molto avanzato, cioè soffre di quella forma di malattia mentale che gli psichiatri ben conoscono per esperienza col nome di paranoia (pazzia).
2. Data questa forma di malattia, il suo graduale e progressivo sviluppo e la sua già molto lunga durata, che si estende su un gran numero di anni, Sua Maestà è da dichiarare inguaribile e si può prevedere con sicurezza un ulteriore decadimento delle forze psichiche.
3. A causa della malattia la libera volizione di Sua Maestà è completamente esclusa, egli è da considerare impedito nell’esercizio del governo e tale impedimento durerà non solo più di un anno, ma per tutta la vita.”
Il re è deposto dal trono e traferito a Berg un piccolo castello trasformato per l’occasione in prigione. Nel pomeriggio del 13 giugno Ludwig chiede di poter fare una passeggiata e il dott. Gudden lo accompagna senza infermieri o guardie col corpo al seguito. Ludwig appare tranquillo. Dopo alcune ore scatta l’allarme e verso le 11.30 di sera Ludwig e il dott. Gudden vengono trovati entrambi morti nelle acque del lago a pochi passi dalla riva. Si stabilì che la morte era avvenuta per annegamento accidentale ma l’autopsia non trovò acqua nei polmoni.
In tempi recenti una notizia pubblicata sul settimanale tedesco “Der Spiegel”, ripresa dal Corriere della Sera (Corriere della Sera, 7 novembre 2007, pagina 33) porta delle prove credibili circa il fatto che Ludwig sarebbe stato ucciso da due colpi di pistola e che il dott. Gudden avrebbe fatto la stessa fine perché testimone del delitto. (http://www.tuttobaviera.it/corriere07112007.pdf)
Concludo il mio articolo con delle testimonianze che vengono da Bismark che in pratica fu il vincitore della partita politica persa da Ludwig.
Bismark conobbe Ludwig quando non era ancora re:
“Durante i pranzi che prendemmo regolarmente nel corso del nostro soggiorno del 16 e 17 agosto a Nymphenburg, il principe ereditario era seduto di fronte a sua madre e vicino a me. Avevo l’impressione che il suo pensiero vagasse molto lontano dalla tavola e che solo di tempo in tempo si ricordasse di dover parlare con me. I nostri discorsi non andarono mai al di là dell’ambito delle chiacchiere che si fanno abitualmente a corte. Ma anche così, mi sembrò di scorgere nelle sue osservazioni un talento, una vivacità e un buon senso, di cui avrebbe dato prova in seguito l’evoluzione della sua storia. Quando la conversazione cessava, egli guardava il soffitto alle spalle di sua madre e, di tanto in tanto, vuotava in fretta la sua coppa di champagne. [...] Né in questi momenti, né in altri, egli si lasciò mai andare a eccessi del bere, ma, a mio parere, la compagnia lo annoiava e lo champagne aiutava la sua immaginazione. Penso che sia una persona molto attraente, ma devo confessare che sono stato un po’ dispiaciuto dal fallimento dei miei tentativi per conversare piacevolmente con lui a tavola. Fu la sola volta in cui incontrai il re Ludwig.”
Il rapporto epistolare tra Ludwig e Bismark andò avanti negli anni:
“Con Ludwig sono rimasto costantemente, fino alla fine della sua vita, in buoni rapporti e in corrispondenza epistolare abbastanza fitta, e ho sempre tratto da lui l’impressione di un sovrano dalle idee chiare e animato da sentimenti nazionali tedeschi, anche se preoccupato sopra ogni altra cosa del mantenimento del principio federativo della costituzione imperiale e dei privilegi costituzionali del paese.”
Nel giugno del 1886, dopo che Ludwig era stato sollevato dal trono su decisione del Consiglio dei Ministri. Bismarck, intervistato da un giornale di Würzburg, si espresse così:
“La sua coscienza regale non era semplice vanità, il suo poliedrico sapere non era saccenteria appariscente, la sua azione politica non era follia.”
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[1]“Beloved Ludwig! Oh Ludwig, you could not have made me happier than by calling me to your side, you ask whether I thought of you-you know that you are my only thought…that your image is always before my eyes!” “I will always think of you in love. Farewell dear Ludwig, I embrace you and press you to my faithful heart” Prince Paul von Thurn und Taxis.
[2] Ludwig II, The Mad King of Bavaria Hardcover – June 1, 1990 by Desmond Chapman-Huston (Author), Osyth Leeston (Editor)
[3 ] Desmond Chapman-Huston, op. cit., p. 94-95.
[4] Epistolario di Riccardo Wagner, traduzione e note di Gualtiero Petrucci ; con prefazione di Jolanda Milano: Solmi, 1907.
[5] “Heute wurde ich zu ihm geführt. Er ist leider so schön und geistvoll, seelenvoll und herrlich, dass ich fürchte, sein Leben müsse wie ein flüchtiger Göttertraum in dieser gemeinen Welt verrinnen. Er liebt mich mit der Innigkeit und Glut der ersten Liebe; er kennt und weiss alles von mir und versteht mich wie meine Seele. Er will, ich soll immerdar bei ihm bleiben, arbeiten, ausruhen, meine Werke aufführen; er will mir alles geben, was ich dazu brauche; …” [Julius Kapp: Richard Wagner, eine biographie. Shuster & Loeffler, Berlin 1910 ]
[6] Richard Wagner to M.me Eliza Wille, 9th Sept., 1864
It is true that I have my young king who genuinely adores me. You cannot form an idea of our relations. I recall one of the dreams of my youth. I once dreamed that Shakespeare was alive: that I really saw and spoke to him: I can never forget the impression that dream made on me. Then I would have wished to see Beethoven, though he was already dead. Something of the same kind must pass in the mind of this lovable man when with me. He says he can hardly believe that he really possesses me. None can read without astonishment, without enchantment, the letters he writes to me.
[7] LUDWIG II TO RICHARD WAGNER 15th May, 1865
Dear Friend,
O I see clearly that your sufferings are deep-rooted! You tell me, beloved friend, that you have looked deep into the hearts of men, and seen there the villainy and corruption that dwells within. Yes, I believe you, and I can well understand that moments come to you of disgust with the human race; yet always will we remember (will we not, beloved?) that there are yet many noble and good people, for whom it is a real pleasure to live and work. And yet you say you are no use for this world! – I pray you, do not despair, your true friend conjures you; have Courage: “Love helps us to bear and suffer all things, love brings at last the victor’s crown!” Love recognizes, even in the most corrupt, the germ of good; she alone overcomes all! – Live on, darling of my soul. I recall your own words to you. To learn to forget is a noble work! – Let us be careful to hide the faults of others; it was for all men indeed that the Saviour died and suffered. And now, what a pity that “Tristan” can not be presented today; will it perhaps tomorrow? Is there any chance?
Unto death your faithful friend, Ludwig
[8] LUDWIG II TO RICHARD WAGNER Purschling 4th Aug., 1865
My one, my much-loved Friend, –
You express to me your sorrow that, as it seems to you, each one of our last meetings has only brought pain and anxiety to me. – Must I then remind my loved one of Brynhilda’s words? – Not only in gladness and enjoyment, but in suffering also Love makes man blest. . . . When does my friend think of coming to the “Hill-Top”, to the woodland’s aromatic breezes? – Should a stay in that particular spot not altogether suit, why, I beg my dear one to choose any of my other mountain-cabins for his residence. – What is mine is his! Perhaps we may meet on the way between the Wood and the World, as my friend expressed it! . . . To thee I am wholly devoted; for thee, for thee only to live!
Unto death your own, your faithful Ludwig
[9] RICHARD WAGNER TO HIS BROTHER-IN-LAW 10th Sept., 1865
I hope now for a long period to gain strength again by quiet work. This is made possible for me by the love of an unimaginably beautiful and thoughtful being: it seems that it had to be even so greatly gifted a man and one so destined for me, as this young King of Bavaria. What he is to me no one can imagine. My guardian! In his love I completely rest and fortify myself towards the completion of my task.
[10] LUDWIG II TO RICHARD WAGNER Hohenschwangau 2nd Nov., 1865
My one Friend, my ardently beloved!
This afternoon, at 3.30, I returned from a glorious tour in Switzerland! How this land delighted me! – There I found your dear letter; deepest warmest thanks for the same. With new and burning enthusiasm has it filled me; I see that the beloved marches boldly and confidently forward, towards our great and eternal goal.
All hindrances I will victoriously overcome like a hero. I am entirely at thy disposal; let me now dutifully prove it. – Yes, we must meet and speak together. I will banish all evil clouds; Love has strength for all. You are the star that shines upon my life, and the sight of you ever wonderfully strengthens me. – Ardently I long for you, O my presiding Saint, to whom I pray! I should be immensely pleased to see my friend here in about a week; oh, we have plenty to say! If only I could quite banish from me the curse of which you speak, and send it back to the deeps of night from whence it sprang! – How I love, how I love you, my one, my highest good! . . .
My enthusiasm and love for you are boundless. Once more I swear you faith till death!
Ever, ever your devoted Ludwig
[11] Desmond Chapman-Huston, op. cit., p. 109-110.
[12] Desmond Chapman-Huston, op. cit., p. 112-113.
[13] November 21th, 1867 … I have not received any letters from R, and I feel so sad. My heart is but popping out from my chest, and twice I have cried. Foolish me, for doing so, for I must know that he is unable. I hold his letters to my face, and kiss the signature he’s given me, and hold the letters to my skin, closing my eyes and believing he is with me. I wish to have no other men, though I am tempted, and Gott, have I met beautiful boys in Berlin, but they have not his eyes and their voice do not resemble his. I can see him in his bed, naked and perhaps tearful, his long, yellow hair over his smooth back, and I bite my lips, for I hate that he is so far away from me. So far.
[14] October 29, 1871
The morning is crystal clear today, compared to the drizzle of rain that was falling yesterday during both day and night. I welcome the sight of green fields covered in morning dew and the warm sun that enters through my The other servants have run off to their chores, but I lingered behind just so I could write you just for a few minutes. The rooms are empty without you, and I cannot bring myself to speak, because my lips thirst for you. When will we be able to be together again? I find myself missing the quite evenings we used to share together and your uneasy temper. I pray that as I close this letter and send it away, you are done with your business, and are contemplating your return. I must leave you now, for already they knock on my door, and I must tend the horses.
Waiting, RH
[15 ]“I lie in the sign of the Cross……..,in the sign of the sun….. and of the moon (orient! rebirth through Oberon’s magic horn-). May I and my ideals be accused if I should fall once more. Thank God this cannot happen again, for God’s holy will and the King’s august word shall protect me. Only spiritual love is allowed; sensual love is accursed! I call down a solemn anathema upon it…….
Not again in January, nor in February! The important thing is as far as is possible to get out of the habit of it – with God and the king’s help!
No more pointless cold baths……….. 11 January 1870.
Solemn oath taken before the picture of the Great King; “To abstain from every kind of stimulation for 3 months”. “Forbidden to approach closer than 1 1/2 paces.” …………… 29 June 1871.
On the 21st, the anniversary of the death of the pure and noble King Louis XIV, symbolic-allegoric final sin, redeemed by the expiatory death and that catastrophe on the 15th of this month, cleansed from all impurity, a pure cup of Richard’s love and friendship ………. pure and holy kiss …… just one.
I the King ……… 21 January 1872
Let it be sworn on our friendship, no further fall before 3 June ………
Ludwig ………………………………………… Richard
On 6 March 1872. In exactly 2 months it will be 5 years since that blessed 6th day of May when we first came to know each other, never to part until death. Written in the Indian Pavillion ……. 6 March 1872.
Never again as on 12 May 1872 and likewise as little as possible …….. Even kissing must be avoided ….. 13 February 1873.
On 21 March spoke to Freiherr von Varicourt for the first time. On the 23rd appointed him aide-de-camp …… 3 April with Frh. v. Varicourt to the Residenz Theatre: The Pompadour’s Fan and the private audience, then supper with him in the Winter Garden 7-1 o’clock …… Beyond any possible doubt our friendship will endure. After the Easter festival supper again with him till 2:00 am. On 27 April with Leonhard the wig-maker to the Residenz Theatre ……. 8 days at Berg. On the 15th with Frh. v. Varicourt in the Kiosk, then a ride along the shore by moonlight till 3:45 am ……. 1873.!
[16]“Le 6 mars 1872. Deux mois exactement avant qu’il y ait 5 ans que nous nous sommes connus en ce divin 6 mai 1867, pour ne plus jamais nous séparer, et ne plus jamais nous quitter jusqu’à la mort. Ecrit dans la hutte indienne .
Samedi le 28 juillet 1874 Fernstein pluie 6 heures là-bas, 3 ans (août excepté), nombre de lys, 10 ans depuis le spectacle de Versailles depuis que j’ai foulé pour la première fois le sol de France en juillet également.
10 ans que j’ai donc vu Richard et fait sa connaissance. – ai frôlé la chute pour la dernière fois et définitivement ! – jour de St. Louis 77 expié par Versailles ! Rheims ! le souvenir de Louis XIV et de la Royauté absolue. –
Au nom et par l’ordre des saints lis royaux: dernière chute le 30 août; après cela plus possible avec personne, au plus avec Richard.
Ami adoré, chéri de mon âme
Un baiser saint et pur…une fois seulement
Vivet Rex et Richardus in aeternum. Pereat malum in aeternum.
Plus un baiser, plus d’émoi du tout, ni en paroles, ni par écrit, ni en actes” (Louis II de Bavière, Carnets secrets, Grasset, 1987)
[17] On 21 March spoke to Freiherr von Varicourt for the first time. On the 23rd appointed him aide-de-camp …… 3 April with Frh. v. Varicourt to the Residenz Theatre: The Pompadour’s Fan and the private audience, then supper with him in the Winter Garden 7-1 o’clock …… Beyond any possible doubt our friendship will endure. After the Easter festival supper again with him till 2:00 am. On 27 April with Leonhard the wig-maker to the Residenz Theatre ……. 8 days at Berg. On the 15th with Frh. v. Varicourt in the Kiosk, then a ride along the shore by moonlight till 3:45 am ……. 1873.!
[18] Das verlorene Paradies Ludwigs II. Die persönliche Tragödie des Märchenkönigs -Eichborn Verlag, Frankfurt am Main 2001.
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