domenica 30 settembre 2007

BLOG SUL VERO MONDO DEI GAY

Carissimi lettori,
questa sera tutto il lavoro che ho fatto nei giorni scorsi per aggiornare i miei blog gay è stato premiato e, secondo le previsioni, il blog STORIE GAY (
http://nonsologay.blogspot.com/) e comparso su Google al posto n. 4 sotto la chiave di ricerca “STORIE GAY”. Se la cosa durerà (ma ci sono tutte le premesse) quel blog finirà per ottenere più lettori anche di “Progetto Gay” (http://progettogay.myblog.it/) che ha l’unica pecca di chiamarsi “Progetto Gay” e non “Storie Gay” che, tra le chiavi di tipo non porno rappresenta la prima chiave di accesso ai siti gay (circa il 40% del traffico). L’indice molto completo e ben strutturato del blog STORIE GAY presenta un altro grosso vantaggio, offre al lettore, a colpo d’occhio, un’idea del contenuto di tutto il blog, il lettore quindi cerca quello che lo interessa e legge più di un post, oggi siamo ad una media di oltre tre post letti per lettore, mentre per Progetto Gay il numero medio di post letti da ciascun utente non supera 1,5. Tuttavia i lettori di SRORIE GAY sono molto meno fedeli di quelli di Progetto Gay, che ormai mi conoscono. Le visite di ritorno su Progetto Gay sono numerose, su Storie gay sono pochissime. Poiché i miei blog gay contengono al 95% e oltre gli stessi contenuti, la visibilità è notevolmente aumentata e, tra l’altro, aumentando la percentuale di accesso tramite la chiave “storie gay” (chiave non porno) è diminuito proporzionalmente il numero degli accessi di lettori interessati a siti porno a quindi non molto motivati a siti come i miei, i tempi medi di permanenza sui blog tendono quindi ad aumentare.
Come ho detto più volte queste analisi statistiche e questo mio lavoro non hanno alcun fine economico. Io desidero solo smentire l’equazione gay = porno e raccontare cose vere a chi a voglia confrontarsi con cose vere. I miei blog sono letteralmente esplosi, non avrei mai sognato di ottenere simili risultati. Evidentemente quello che scrivo corrisponde all’esperienza reale di molti lettori. Io scrivo per i gay e per chi li rispetta e vuole capirli. Qualunque suggerimento sarà graditissimo. Grazie amici!

CIAO DISTILLATO 10

Ciao Distillato,
non c’è bisogno di dire che questo nostro dialogo a distanza per me è molto gratificate, quando apro il computer vado subito a vedere se c’è qualcosa di tuo e non resto mai deluso. Dalle cose che dici, dai l’impressione di aver passato brutti momenti e di avere qualche preoccupazione per il futuro ma dai anche l’impressione molto netta di sentirti realizzato nel presente e, credimi, non è assolutamente una cosa comune. In genere il senso di frustrazione domina ma questo non è il tuo caso e, dal mio punto di vista, la cosa è consolante perché vuol dire che il teorema della “felicità possibile” può essere applicato alla realtà (non solo alla mia) e non è un teorema che vale solo nel mondo a quattro dimensioni. Nell’ultimo commento dici che tua madre sa ma fa finta di non sapere, ma sei proprio sicuro che sappia? Te lo dico perché mi è capitato di conoscere un ragazzo gay che, parlando con me, era praticamente sicuro che i genitori avessero capito tutto, ma parlando con i genitori, che conosco anche se non benissimo, ho avuto esattamente l’impressione opposta. Se c’è stato un discorso esplicito allora si può dire che i genitori sanno, in caso contrario è molto difficile che arrivino a conclusioni simili per via induttiva perché quando non si vuole arrivare a una conclusione gli indizi vengono letti in modo differente. Aggiungo poi un’altra cosa, che spesso i rapporti con le madri sono più espliciti di quelli con i padri. I padri in genere sono molto più temuti dai figli sotto questo profilo. Il linea teorica si potrebbe pensare che quando la madre sa sappia anche il padre, perché sembra difficile che una madre con comunichi al padre una notizia del genere, ma più di qualche volta non è così ed un solo genitore sa, cosa piuttosto rischiosa perché può essere causa di futuri dissapori tra i genitori, uno dei quali può accusare l’altro di averlo tenuto all’oscuro, magari sostenendo che se invece avesse saputo si sarebbe potuto fare chissà che cosa. Aggiungo ancora che oggi il problema del coming out nei confronti dei genitori si pone in termini reali, qualche decennio fa il problema non si poneva proprio, perché una cosa del genere avrebbe portato inevitabilmente un cambiamento nei rapporti tra genitori e figlio e poi perché l’avere un figlio gay era considerato una tale mazzata per i genitori che i figli semplicemente evitavano il discorso, cosa che ho fatto anch’io e di cui, francamente, non mi sono pentito, perché credo che i rapporti familiari avrebbero preso una strada differente, non tanto di non accettazione quando di sottile e affettuoso compatimento. Che i miei possano aver capito, anche senza un discorso esplicito, in linea teorica, potrebbe anche essere possibile, ma i discorsi che venivano fuori sui gay non sembravano proprio discorsi di genitori consapevoli e comunque erano altri tempi e allora avere consapevolezza di che cosa significasse essere gay, per dei genitori, non era affatto facile. In un caso concreto che ho visto di recente, un ragazzo molto giovane ha fatto un coming out pubblico, senza mezze misure, con tutte le persone che conosceva, compresi i genitori, ma dopo si è reso conto di avere fatto un grosso errore, perché non si può presupporre che i genitori abbiano la capacità di capire e di accettare, perché potrebbero essere del tutto impreparati e condizionati da pregiudizi dovuti alla non conoscenza del vero mondo gay.
Se il fare finta di non sapere è veramente un “fare finta” e non un semplice “non sapere” vuol dire che si sta attuando la politica dello struzzo, cosa tra l’altro molto comune in questi casi, con il rischio di possibili recriminazioni future, come: “io non lo sapevo”, “tu non me lo hai detto chiaramente”, ecc. ecc.. Vorrei aggiungere un’altra considerazione che certamente non si può applicare a te: quando leggo i blog di ragazzi gay non dichiarati pubblicamente li trovo pieni di commenti di ragazze che li considerano ottimi partiti. A parte le possibili tremende complicazioni concrete derivanti dal gioco dell’implicito e del non detto, non posso non rilevare la tendenza dei ragazzi gay (almeno quelli che ho conosciuto io, che non sono poi pochissimi) a fare sempre discorsi fumosi e comunque non espliciti (per molti quarantenni si tratta proprio di un rifiuto radicale perfino ad usare la parola gay o la parola omosessuale). Se una tendenza simile è comprensibile perché deriva da ragioni prudenziali, è comunque spesso defatigante. Se si chiamassero le cose semplicemente col loro nome e si parlasse chiaro, si eviterebbe di cominciare a giocare alla caccia al tesoro, sprecando tempo ed energie ed alimentando una marea di fraintendimenti e di incomprensioni. Le persone che ho conosciuto tramite questo blog, ovviamente, non giocano con me alla caccia al tesoro perché questo è un blog gay e del mantenere toni assolutamente espliciti mi sono fatto una regola e questo ha selezionato fortemente l’utenza di questo blog, cosa peraltro necessaria per realizzare un progetto che ha dei destinatari specifici, cioè i lettori gay, senza disperdersi in mille rivoli. Tuttavia le persone gay che ho incontrato al di fuori di questo blog hanno giocato con me alla caccia al tesoro praticamente sempre. Tra cercare un dialogo qualsiasi e cercare un dialogo gay, cioè sui temi tipici della vita dei gay e ammettendo di essere gay, c’è una differenza enorme che consiste nel “capire esattamente di che cosa si sta parlando” e volere parlare proprio di quello. Quando leggo i tuoi commenti e ti rispondo, il fatto che tu sia gay è fondamentale, perché tra noi è possibile un dialogo esplicito e senza fraintendimenti, senza fumosità e soprattutto esiste veramente un mondo comune nel senso profondo del termine. Tutto questo è assolutamente essenziale e, ti posso garantire, dà a questo dialogo a distanza un significato che lo stacca nettamente da tanti altri tipi di dialogo in cui l’essere gay è stato messo tra parentesi o addirittura è stato omesso del tutto. In sostanza non amo giocare a rimpiattino e alla caccia al tesoro e quando mi trovo in un dialogo come questo, mediato e limitato quanto vuoi, ma esplicito, mi sembra di essere finalmente coi piedi per terra. Ciao! Un abbraccio!

GAY REPRESSI E RELIGIONE

Ciao Distillato, leggo sempre con grande interesse i tuoi commenti, qui cercherò di partire dallo spunto che mi offri nel commento a “O cristiano o gay”. Ho dato a questo post un titolo specifico perché mi sembra particolarmente importante.
Mi sono chiesto che cosa significhi “rispetto”, non parlo di rispetto delle religioni in genere, che mi sembra un non problema. Le religioni sono insiemi di idee, di dottrine, ma non sono persone fisiche e, per quanto rispetto si possa portare loro, il temine rispetto ha in questo caso un significato tutto teorico e lontanissimo da quello che si può annettere al “rispetto” verso una persona fisica. Io voglio solo chiedermi che cosa sia il “rispetto verso una persona fisica”, che secondo me, è un concetto di ben altro valore.
Rispettare una persona non dovrebbe essere una questione formale, il rispetto per “le idee” di una persona” non ha nulla a che vedere con il rispetto della persona, perché spessissimo quelle che professiamo come nostre sono considerate tali solo a seguito di percorsi di pensiero molto contorti e che ci portano lontanissimo da quello che siamo realmente. In un certo senso, per un gay, e specialmente per un ragazzo gay, rendersi conto che essere gay non è un vizio, non è una malattia, non è una scelta... ma è parte costitutiva della propria personalità può essere traumatico, perché non è questa l’interpretazione comunemente accettata di queste cose. Finché la coscienza resta una questione esterna che viene interiorizzata (come succede nella stragrande maggioranza dei casi) il ragazzo etero credente sentirà la sua sessualità come un modo di collaborare al piano di Dio, perché questo è il modello che gli viene proposto, ed è un modello gratificante, il ragazzo gay si sentirà peccatore, vizioso, incapace di fare la scelta giusta, caso patologico, perché questo è il modello interpretativo che vede socialmente accettato. A questo punto mentre un ragazzo etero può benissimo accontentarsi dell’interpretazione della sua sessualità che gli viene fornita dell’esterno, il ragazzo gay non può accettare l’interpretazione comune della suo essere gay e di qui comincia un lunghissimo percorso che può portare agli esiti più diversi, alcuni maturano moralmente, spiritualmente. e non si accontentano più di una morale esterna, ma cominciano a interrogare la propria coscienza e a decidere del bene e del male sulla base di essa, ma così facendo vengono palesemente in urto con la morali esterne e finiscono per abbandonare la religione o, almeno per non prendere tutto quello che viene loro proposto come oro colato, altri, invece, fanno esattamente il contrario e in nome dell’autorità di una morale esterna che fa perno sul senso di colpa, cercano di soffocare la prora sessualità in nome di qualcosa di “più grande”, cioè accettano l’idea del sacrificio totale di sé “a un principio astratto e sostanzialmente falso” come l’immoralità dell’essere gay e lottano per molto tempo per cercare di reprimersi. Il vero problema è che la religione non condanna solo il sesso gay esplicito a due, ma anche la masturbazione e addirittura il coltivare fantasie gay. Se si trattasse solo di evitare una sessualità gay esplicita a due il problema in fondo si potrebbe risolvere con livelli di sofferenza non troppo profonda, basterebbe astenersi da queste cose, ma quando viene condannata anche la masturbazione e perfino il pensiero impuro, la lotta con la propria anima diventa lacerante. Molti ragazzi se la cavano prendendo la religione come una “seria banalità” in questo senso si professano cristiani e poi continuano a fare la loro vita, più o meno gay, salvo “pentirsi” o meglio “fare finta di pentirsi” di tanto in tanto. Se fosse sempre così la religione sarebbe niente altro che un’abitudine esterna e la coscienza individuale non ne sarebbe spaccata, ma certe volte non è così... ci sono ragazzi che sono totalmente incapaci di prendere queste cose superficialmente. Questi ragazzi per un verso vorrebbero conformarsi alla morale esterna che è stata presentata loro come incontrovertibilmente l’unica possibile ma si rendono conto che, se si vuole essere leali, una lotta del genere significa in pratica un annullamento della propria sessualità. Un ragazzo gay dovrebbe non solo non fare sesso con altri ragazzi, ma dovrebbe vivere in perfetta castità: niente masturbazione e niente “pensieri impuri”! Una richiesta del genere è profondamente immorale, ma arrivare a capirlo è difficile e il laceramento della coscienza spesso è profondo. Per fortuna, spesso, questi casi di identità gay negata e di coscienza divisa sono temporanei, perché slavo dolorose eccezioni, la realtà reclama i suoi diritti al di là di qualunque schematizzazione di principio. Parlando con dei ragazzi gay giovani legati al mondo della chiesa ho visto spesso dei tentativi di negazione di sé a livello di principio, per pura e cieca obbedienza, cosa che me non è affatto una virtù. Se abbiamo un cervello la vera bestemmia consiste non adoperarlo in nome di un principio di autorità. Vorrei sottolineare che purtroppo, per questa ragione, molti ragazzi gay finiscono per allontanarsi definitivamente dalla religione il che non è bene né per loro né per le comunità alle quali smettono di appartenere. Francamente non comprendo l’atteggiamento di totale chiusura della chiesa nei confronti dei gay, oggi non vengono più messi a morte, almeno in Europa, ma l’antico spirito di intolleranza resta anche se per fortuna la società civile sta facendo in questo campo passi da gigante.

ACCETTARE FIGLI GAY

Dall’analisi statistica degli accessi al blog rilevo con un certa frequenza, nell’ultimo periodo, chiavi di accesso come “accettare un figlio gay” e simili. Penso che sia mio dovere rivolgermi ai genitori di figli gay per parlare con loro a cuore aperto, nell’interesse loro e dei loro ragazzi.
Cari genitori, con ogni probabilità voi siete molto più giovani di me e potete non avere alcuna esperienza del mondo gay. Se avete un figlio gay, non fatevi troppe domande, non cercate “come” si debba accettare un figlio gay, non cercate strategie, siate onesti fino in fondo e parlate con i vostri figli anche delle difficoltà che incontrate nel capirli. Io ho conosciuto parecchi ragazzi gay e vi posso garantire che sono ragazzi e figli che possono essere meravigliosi, se si sentono amati, ma possono soffrire in modo terribile se non sentono l’affetto dei genitori. Se voi credete nella famiglia, e io ci credo, non chiudetevi in voi stessi e abbiate fiducia nei vostri ragazzi. Se vostro figlio vi ha detto di essere gay significa che ha fiducia in voi perché per un ragazzo giovane, fare un’ammissione del genere davanti ai genitori è difficilissimo! Se non ve l’ha detto ma voi lo avete capito in altri modi non create forzature, lasciate che vostro figlio abbia il suo tempo, non lo colpevolizzate per non aver parlato con voi più che per il fatto di essere gay. Ricordatevi che la sessualità dei vostri ragazzi è sacra e deve essere rispettata e che un vostro atteggiamento aggressivo o intollerante è il segno di una vostra incapacità di amare. Essere gay significa vivere una condizione personale comune, in Italia, a decine di migliaia di ragazzi, che voi non vedrete mai perché hanno paura della società, perché si sentono “ingiustamente” giudicati soprattutto perché chi giudica presume di conoscere cose che in realtà non conosce affatto. I ragazzi gay non possono essere identificati con quelli che si vedono alla televisione il giorno dei gay pride, quella è una sparuta minoranza che deve ricorrere a quelle cose per avere almeno un “minimo” di visibilità che altrimenti non avrebbe in nessun modo. La stragrande maggioranza dei ragazzi gay si confonde con tutti gi altri ragazzi e spesso trova tra gli amici, moltissime volte eterosessuali, più comprensione e più affetto di quanto non ne trovi nella propria famiglia. Il primo coming out si fa in genere con alcuni amici di cui ci si fida, non con i genitori. Ricordatevi che fare la politica dello struzzo è distruttivo, non potete fingere che le cose stiano in un altro modo o che possano cambiare per l’intervento miracoloso di qualcun altro, per esempio uno psicologo. Uno psicologo può aiutare un ragazzo gay solo se lo aiuta ad essere gay, non se è indotto dal genitore a vedere se si possa “porre rimedio al problema”. E nessuno psicologo “serio” accetterebbe di tentare di forzare o di condizionare la sessualità di un ragazzo. Queste cose sono percepite dai ragazzi come delle forme di violenza gravissima alla persona e lo sono realmente, indipendentemente dal fatto che i genitori “pensino” di fare il bene del figlio. Ricordatevi che solo un dialogo “onesto”, cioè tra persone che non si arroccano su ruoli definiti a priori, può dare a vostro figlio la certezza di essere amato. Amare non significa imporre ma accettare. Io cito spesso una frase di James Baldwin, uno degli scrittori omosessuali che amo di più: “Qui non c’è niente da decidere ma tutto da accettare!”, se si ama veramente non ci possono essere altre regole. Non sentitevi delusi e frustrati perché vostro figlio potrà essere una persona meravigliosa, potrà trovare amici veri gay e eterosessuali e potrà essere veramente felice. Non create problemi che non esistono, non suscitate fantasmi, ragionate. Io ho amici eterosessuali che sono persone che mi stimano e che mi vogliono bene. Spessissimo gran parte del disagio dei ragazzi gay viene dall’atteggiamento dei genitori, che non sono essi stessi maturati sotto il profilo affettivo. Non fate soffrire i vostri ragazzi, perché non è giusto e perché tutto questo vi farebbe stare male, amateli per quello che sono, sforzatevi ci capirli, perché possono avere moltissime cose da insegnarvi. Se vi mostrerete ai vostri ragazzi per quello che siete, con tutte le vostre debolezze e le vostre difficoltà, vi rispetteranno e vi ameranno di più, vi sentiranno vicini e affronteranno la vita con meno preoccupazioni perché sapranno che possono contare comunque su di voi, e la vita di un ragazzo gay può non essere facile sotto nessun profilo. Lasciate che i vostri figli vi aiutino a crescere e a diventare adulti insieme con loro... In fondo che cos’è una famiglia se non un posto dove ci si vuole bene? Sono i vostri ragazzi e, per loro, sentire in voi un atteggiamento duro è come una coltellata. Questi ragazzi devono vivere la “loro” vita e amarli vuol dire capirlo.

GAY ALLA DISPERAZIONE

Riporto qui di seguito una pagina amara di diario di un gay cinquantenne ormai rassegnato al fallimento della sua vita affettiva. Conosco l’autore di questa pagina, si tratta di una persona apparentemente gioviale, se lo inviti a prendere una pizza ti dice sempre di sì, ma un dialogo vero con lui non sono mai riuscito ad averlo, sembra sempre lontano e disinteressato a qualunque cosa, poi mi ha dato questa pagina di diario letteralmente stappata da un’agenda e io ho avuto paura che meditasse propositi terribili ma mi ha detto che con la depressione e col senso del vuoto totale è abituato a convivere e che forse in quello che ha scritto si è lasciato andare un po’ troppo. Di tanto in tanto ci si vede ma non si riesce mai a parlare. Ma adesso veniamo a quello che ha scritto.

“Ci sono giornate nelle quali si arriva alla sera con addosso un senso di agitazione profonda, di insicurezza, di esitazione, ma anche di rabbia, di violenza a stento contenuta. Sembra che non ci siano più, non dico certezze, che forse non ci sono mai state, ma nemmeno punti di riferimento, la sensazione di smarrimento è totale, ci si sente fuori posto, si ha l’impressione, ma sarebbe meglio dire la certezza, che l’enorme caos del mondo circostante non abbia alcun senso, ci si sente soli, portati da una corrente violenta in una direzione qualunque. Le prospettive per il futuro, che sono la ragione (o l’illusione) che anima il mondo giovane, ormai non hanno più senso, resta, per pura necessità, il dovere, che non è scelta perché non ha alternative, o qualcosa che somiglia ad un malinteso senso della dignità e non è che un fingere di non essere ancora subissati. Ciò che mi sconforta è l’assenza di prospettive, l’incancrenirsi del presente, il perdere il senso del prossimo e del futuro, il percepire il distacco non come solitudine ma come liberazione, il cercare la solitudine come unica dimensione seria dello spirito. Bisogna riconquistare finalmente l’unica serenità possibile, la consapevolezza che tutto questo non ha senso. Non c’è nulla da proseguire, meno che mai da cominciare, o forse sì... bisogna cominciare a concludere e fare presto.”

O CRISTIANO O GAY

Sono molto riluttante a scrivere questa storia perché tocca questioni delicatissime. I fatti sono raccontati in un diario non brevissimo di cui una persona che conosco mi ha fatto avere delle fotocopie, ho chiesto il numero di telefono dell’autore di quel diario e me lo hanno dato, l’ho chiamato, mi conosceva solo per interposta persona, perché aveva sentito parlare di me e per i miei blog, ma ha detto che potevo usare quel materiale ma mi ha chiesto di farlo con estrema prudenza, ed è quello che io farò. Il diario in alcuni punti presenta toni drammatici veri. Ho riscritto la storia, (in prima persona) riassumendola e, al solito, cercando di rispettarne lo spirito. Sottolineo che quanto troverete di seguito non rappresenta assolutamente il mio personale punto di vista.
La mia storia è una storia molto particolare, è la storia di un amore gay intensissimo e brevissimo ma sostanzialmente impossibile, impossibile perché negato, soffocato sul nascere. Il tutto si è svolto nell’arco di 25 giorni, li ho contati uno per uno. Io 23 anni e lui, Marco, 19, ci siamo conosciuti all’università, lui era iscritto al primo anno, io stavo per finire lettere. Era pomeriggio tardi, dopo le lezioni, mi ha chiesto delle cose sull’istituto di glottologia, io ho cercato di spiegargli tutto ed è cominciata così, poi abbiamo continuato a parlare e si stava bene, lui era esitante ma era felice di stare con me. Non lo conoscevo affatto, era un bel ragazzo, ma mi piaceva anche sotto altri punti di vista, era schietto, autentico, non recitava, quella sera non me ne sarei più andato. Di dirgli che ero gay non mi è passato nemmeno per l’anticamera del cervello, ci stavo bene e basta, non avevo nessun secondo fine, in effetti mi capita spesso di parlare con qualche ragazzo, ma così, solo perché si sta lì e si devono passare cinque minuti. Mi sentivo più grande di Marco, più maturo, in qualche modo protettivo. Il giorno successivo mi ha cercato nella mia aula e l’ho accompagnato a casa, un lunghissimo e gradevolissimo viaggio. Nei giorni seguenti ho notato che tra noi si stava creando un rapporto forte e non sapevo come comportarmi, con me Marco parlava di tutto ma mai di ragazze o di sesso. Se volevo essere onesto, a costo di perderlo, dovevo dirgli come stavano esattamente le cose. L’ho fatto. Marco era turbato in modo profondo perché voleva essermi amico, ma non in quel modo, questo me lo ha detto subito, ma non sapeva se ci sarebbe mai riuscito. All’inizio ho pensato semplicemente che sentirsi oggetto d’amore di un gay non fosse per lui una cosa accettabile, ma il problema non era quello. L’ho capito un minuto dopo perché me lo ha detto lui stesso in uno sforzo di sincerità che gli deve essere costato sangue, mi ha detto: “Io non posso condividere il tuo sentimento perché sono cristiano”, ma da questa frase io ancora non riuscivo a capire bene quello che mi stava dicendo, gli ho detto semplicemente: “non ho capito...” E lui mi ha risposto vincendo un imbarazzo fortissimo e senza guardami in faccia: “Io sono gay ma sono cristiano e voglio vivere castamente... e stando vicino a te sarebbe molto più difficile”. Io sono rimasto sconvolto da questa dichiarazione esplicita, ma lui è fatto così, non è proprio capace di imbrogliare nessuno, mai! Poi mi ha detto: “è una battaglia con me stesso ma io la devo vincere, a te può sembrare assurdo ma per me è essenziale”. Non sapevo come comportarmi, se fare tutti i miei soliti discorsi sulla religione o evitare. Non ho detto nulla, l’ha presa come una forma di rispetto e non è scappato via, quando ci vedevamo era contento ma sempre con senso di colpa di fondo. Io lo facevo parlare, speravo tantissimo che capisse le cose anche il mio punto di vista, poi abbiamo parlato anche di religione. Per lui era una cosa essenziale, per fare le cose onestamente ci metteva l’anima. Non era bigotto, non era uno invasato, no! L’aveva presa sul serio al 100%. Io non frequento le chiese da quando mi sono reso cono di essere gay, in pratica da quando ero ancora ragazzino, ma qualche pagina di vangelo la leggo volentieri, le chiusure che ha il papa sui gay mi sembrano assolutamente immorali ma non penso affatto che la religione sia una cosa stupida. Marco si è reso conto che io avevo un certo rispetto per queste cose e ne è stato contento, tuttavia con me non ha mai parlato del problema di religione e gay. Il ventiquattresimo giorno, un sabato, mi ha chiesto una cosa stranissima, mi ha chiesto di accompagnarlo in chiesa l’indomani... io gli ho detto che ci sarei venuto certamente. La domenica era una domenica particolare e c’era un vescovo che doveva cresimare una ventina di ragazzi. Io e Marco siamo entrati. Io mi sarei fermato in fondo, ma Marco ha voluto che andassi più avanti con lui e ci siamo messi in un banco circa alla metà della chiesa. E’ entrato il vescovo per la messa, uno magro, alto, anziano. I ragazzi cantavano, la chiesa era pina di gente, c’era una bella atmosfera. Poi il vescono ha fatto il suo discorso e ha detto delle cose molto belle, che mi hanno commosso, sul fatto che siamo tutti fratelli e che amare il nostro prossimo è difficile. In pratica non c’è stata una sola parola della predica del vescovo che io non avrei detto identica. Mi sembravano cose bellissime, condivisibili al 100%, poi ci siamo scambiati la pace, ma la cosa non aveva il sapore rituale che ha di solito, era una cosa seria. Si è alzato ed è andato a confessarsi al ritorno si è inginocchiato proprio vicino a me, poi è andato a fare la comunione, era felice come non l’avevo visto mai. Quando siamo usciti dalla chiesa abbiamo parlato per un quarto d’ora e mi ha detto che avrebbe voluto farsi prete ma che adesso in seminario avrebbe avuto dei problemi, che prima di decidersi doveva avere la certezza che avrebbe potuto portare la cosa avanti fino in fondo senza esitazioni, mi ha spiegato che prima avrebbe dovuto risolvere il problema della omosessualità e che se gli volevo bene veramente lo dovevo aiutare non cercandolo più. Quello che io ho provato in quei momenti credo che nessuno se lo possa immaginare, ero sconvolto, non sapevo che dire, lui mi chiedeva di dirgli addio per sempre e io ho rispettato la sua decisione, gli ho detto che gli avrei voluto bene sempre e comunque, mi ha risposto che questo lo sapeva e che anche lui non mi avrebbe dimenticato ma che la sua strada era un’altra. Ormai è passata una settimana e non l’ho più sentito. Adesso mi sento uno schifo dentro, mi sento solo, mi sento disperatamente solo e penso che sono stato vile, che non ho fatto quello che avrei dovuto, penso che ho rispettato solo le sue parole e non la sua anima, che l’ho fatto andare per quella che lui mi ha detto essere la sua strada ma che forse non è veramente la sua strada, perché lui quella scelta l’ha fatta in modo drammatico, perché era spaccato in due dentro, perché per salvarsi l’anima doveva distruggere se stesso. Quello che mi fa stare male è che se dovesse pentirsi della scelta che ha fatto non avrebbe nessuno disposto ad ascoltarlo. Io l’ho assurdamente assecondato nello scegliere la strada che lo ha portato definitivamente via da me, ma se volesse tornare indietro nessuno lo aiuterebbe e io penso che prima o poi possa andare in crisi. Il senso della disperazione mi viene non solo per me ma soprattutto per lui e mi sento in colpa e penso che il mio comportamento sia stato ipocrita perché rispettare una persona significa dirle sempre tutto quello che si pensa e io con lui non l’ho fatto.

CIAO DISTILLATO 8

Dopo una giornata stressante lontana da questo blog, eccomi finalmente al mio posto. E questa volta, dopo ben quattro commenti (su Progetto Gay), Distillato si merita una risposta un po’ più articolata.
Circa il commento a “scoraggiamento gay” ho parecchie cose da dire. Non so se hai mai visto un vecchio film con Rex Harrison e Richard Burton. E’ un film del 1969, ma già prima si era visto in teatro con attori del calibro di Renzo Ricci e Paolo Stoppa e con un regista come Sandro Bolchi. La vicenda sembra ricalcare il tipico modello di commedia gay: un parrucchiere e un ex attor giovane troppo stagionato entrambi oltre i 55 (ovviamente gay e un po’ da operetta buffa) convivono in situazioni paradossali, con vecchie madri che li considerano eterni bambini, vicini pettegoli, ecc. ecc. I due litigano ogni giorno e il litigio finisce sempre nello stesso modo, uno dei due sbatte la porta e se ne va ma poi, dopo dieci minuti torna indietro. Il film ha una portata sentimentale notevole e talvolta ha toni sostanzialmente drammatici. I protagonisti sono due falliti, non solo perché sono gay ma perché nella loro vita non hanno concluso nulla... ma non mi sentirei proprio di dire che non si amano. Si amano da disperati, ma sono l’uno per l’altro l’unica ancora di salvezza. Quello che dici: quando qualcosa ti fa soffrire è bene chiudere e cambiare, è vero solo dal punto di vista di un ragazzo gay ma per un uomo di mezza età, o addirittura per un vecchio, per queste persone le alternative non esistono e amore e disperazione si fondono inevitabilmente, perché, con tutto il seguito di sofferenza che pure è inevitabile in un certo tipo di rapporto, esiste pure una dimensione che è comunque d’amore. I protagonisti di “scoraggiamento gay” non sono ragazzi e la dimensione del fallimento l’avvertono concretamente, per loro, ormai, la vita vera può essere solo quella. Il commento a “coppia gay” mi piace moltissimo anche perché, pure se con qualche differenza, mi sono trovato a vivere situazioni sostanzialmente simili a quelle, e dalla parte di quello che fa il duro, e la cosa è andata a finire più o meno come nella storia. Se avessi trovato persone che non mi volevano bene veramente, non mi avrebbero tollerato, ma per fortuna ho trovato persone che mi volevano bene veramente proprio come nella storia. Siccome questa storia ha per me una valenza autobiografica il fatto che ti abbia fatto effetto, per me, è particolarmente importante. Il commento a “sentirsi imbranati” intanto mi consola perchè forse non sono l’unico a sentirmi imbranato, almeno in certi momenti, e poi la chiusa: contraddizioni o forse no... mi incuriosisce, in effetti non credo che siano contraddizioni ma penso si tratti del riaffiorare di paure ancestrali, essenzialmente la paura dell’abbandono, e dell’idea, sostanzialmente stupida, ma dura a morire, che i rapporti affettivi siano una specie di partita a scacchi in cui non si devono sbagliare le mosse.
Quanto al commento a “eros gay e meccanica quantistica” concordo pienamente sul fatto che la storia potrebbe benissimo essere riscritta in chiave etero, a conferma del fatto, se mi ce ne fosse bisogno, che moltissime tematiche relative alla vita effettiva sono esattamente le stesse per i gay e per gli etero, cosa che d’altra parte mi pare ovvia, ma quando dico che quella è “vita gay” intendo dire che (almeno con gli occhi di una persona della mia età) data l’assoluta improbabilità di realizzare una convivenza gay, come è stata quella iniziale dei protagonisti, quando una eventualità del genere si realizza, l’idea di avere vinto il primo premio della lotteria viene eccome, ma poi ci si rende conto che l’altro è realmente altro, sesso o non sesso, e l’unica scelta possibile è tra tenerselo com’è o buttare via tutto. Alla fine si può anche amare una persona che ti fa soffrire perché in qualche modo ha bisogno di te. Il suo mondo non lo puoi distruggere. Mi torna sempre in mente la frase bellissima di Baldwin: “qui non c’è niente da decidere, qui c’è tutto da accettare!” Mi è capitato giorni fa un episodio significativo a questo proposito, te lo racconto. Un ragazzo che conosco, trentunenne, gay non dichiarato, ma in sostanza convivente con un altro ragazzo un po’ più giovane in un modo molto gratificante (li ho visti insieme tempo fa ed erano l’incarnazione della felicità) ha fatto e vinto due diversi concorsi per il dottorato di ricerca in due università agli estremi opposti dell’Italia, ci siamo trovati a parlarne e mi ha chiesto che cosa ne pensavo, in pratica se, secondo me, sarebbe stato meglio andare a nord o a sud. Io gli ho risposto una cosa che lo ha fatto arrabbiare, gli ho detto che, secondo me, stava per fare la più grande stupidaggine della sua vita, è rimasto piccato, voleva che gli dicessi che era stato bravo, ma in sostanza gli ho detto che stava vendendo l’anima al diavolo e che del suo compagno evidentemente non gliene fregava niente. Io l’altro ragazzo lo conosco bene e come era andato in crisi l’avevo visto, ma quello che aveva vinto il concorso non se ne era accorto e andavano a letto insieme tutti i giorni! Perché non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere. I gay giovani molto spesso sono portati a pensare che vendersi l’anima sia una cosa “intelligente” o che una cattedra all’università sia meglio di una vita affettiva felice e quando è così e inutile tentare di farli ragionare perché non escono dai loro schemi. Nella storia di “eros gay e meccanica quantistica” si risente inevitabilmente anche l’eco dalla vicenda che ho appena raccontato e che, lo devo confessare, non mi è piaciuta per niente, perché poi il ragazzo che ha vinto il concorso la scelta l’ha fatta ed è andato a Milano e il suo compagno e rimasto solo! Quello che è andato a Milano vedeva solo la scelta tra Milano e l’altra università, ma pensare che c’era un’altra scelta da fare a monte, cioè se partire o restare con il suo compagno, non gli è passato nemmeno per l’anticamera del cervello... ma quindici giorni prima il milanese parlava d’amore così bene che sembrava che fosse innamorato per davvero! Per oggi la chiudo qui... ma sto preparando un’altra storia e questa volta proprio su una questione delicatissima, ne ho scritto una bozza, ma non so fino a che punto mi posso spingere senza passare i limiti (non si tratta di sesso).

EROS GAY E MECCANICA QUANTISTICA

Quella che segue è la trascrizione sostanzialmente fedele di quanto mi ha detto il protagonista. Per ragioni di opportunità ho cambiato alcuni elementi, come la “materia” e la città, ma la storia si potrebbe ambientare benissimo in qualsiasi città e in relazione a qualunque professione.

Ho 45 anni, un’età critica per tutti, per un gay non ne parliamo... Insomma tutto ruota in torno al mio rapporto con il mio compagno. Lui si chiama Fabio C., ha 41 anni ed è un genio, il mio problema in fondo è proprio quello, oggi, alla sua età, è professore ordinario di Meccanica quantistica all’università di B.
Mi potreste chiedere che cosa c’è che non va... e avete ragione. Io con lui ho un rapporto stranissimo, per un verso gli voglio bene, perché è un brav’uomo che cerca di coprire con la meccanica quantistica una marea di altre cose, ma per l’altro mi sento quasi soffocato da lui, ma non dal fatto che è uno che conta, non è questo, mi sento soffocato da lui sotto il profilo affettivo perchè ha un bisogno disperato di me, anche se non lo ammetterebbe mai, o forse sì. Quando ci siamo conosciuti, lui aveva 22 anni, era il 1988, io ne avevo 26 ed ero un ragazzo gay frustrato a livello totale, non solo dal fatto di essere gay, ma dal fatto di essermi laureato a 26 anni in Giurisprudenza e in modo non eccelso e da tante altre cose... Lui si era appena laureato in Fisica, ovviamente con la lode. Non sapevo che fosse gay, l’avevo visto per caso all’università e ne ero rimasto fulminato, non sapevo nemmeno che fosse un genio, pensavo che fosse solo un bel ragazzo, solare, sorridente. Qualche volta avevamo scambiato un’occhiata fuggevole, ma solo questo, in fondo sono cose che capitano. Un pomeriggio sono andato al cinema. Era appena uscito “Gli occhiali d’oro” un bellissimo film tragico a tematica gay su un romanzo di Bassani, io allora queste cose non me le perdevo, sono entrato nel cinema prima dell’inizio della prima proiezione, c’era pochissima gente, niente famiglie, tutti ragazzi soli, dato il tipo di film il pubblico era ovviamente un pubblico molto selezionato, probabilmente gay al 100% e il fatto di stare lì a luci accese ad attendere l’inizio del film era anche un po’ imbarazzante. A un certo punto entra lui, mi riconosce, mi saluta e mi chiede se si più mettere vicino a me. Prima della proiezione abbiamo scambiato solo due chiacchiere generiche e mi ha detto che si chiamava Fabio, ma il fatto che stava lì al 99% significava che era un ragazzo gay. ovviamente tra noi non c’è stato il minimo contatto, all’intervallo hanno riacceso le luci e l’ho visto da vicino, mi sentivo sconvolto, mi ha detto che aveva letto il libro, in pratica un coming out esplicito. Quando il film è finito siamo usciti e abbiamo fatto quattro chiacchiere e poi mi ha guardato dritto meglio occhi e mi ha detto: “Perché sei venuto a vedere questo film?” e io gli risposto: “E tu perché ci sei venuto?”. Lui ha detto: “Mi sa che ci siamo venuti per la stesa ragione...” ovviamente siamo rimasti a parlare tutta la sera, ci siamo scambiati i numeri di telefono e in pratica era evidente che la cosa non sarebbe finita lì. L’indomani è venuto sotto casa mia e mi ha suonato al citofono, siamo andati in giro per la città con la mia macchina, lui ancora non ne aveva una sua... in breve mi ha detto che si era innamorato di me e che mi aveva notato già prima e poi mi ha detto che per lui la prova del nove di un rapporto affettivo è vedere e c’è corrispondenza a livello sessuale e mi ha detto che se non ero interessato glielo dovevo dire subito, altrimenti avrebbe rispettato i miei tempi, a meno che non fossero troppo lunghi. Io allora vivevo da solo in un appartamentino dei miei... insomma è successo tutto così in fretta che non ho fatto nemmeno in tempo a rendermi conto di quello che stava succedendo... che vi devo dire... la sera stessa siamo stati a letto insieme e io sono passato dall’essere il ragazzo più frustrato del mondo all’essere il più esaltato. Io e Fabio a livello sessuale eravamo esattamente sulla stessa lunghezza d’onda, all’inizio pensavo che ci sarebbe stato un po’ di imbarazzo ma non c’è stato nessun imbarazzo. Fabio mi corrispondeva a livello sessuale come fosse stato il ragazzo dei miei sogni, come se capisse esattamente momento per momento quello che provavo io e poi mi sorrideva, ogni tanto si metteva a giocare, a ridere, camminava nudo per casa, era di una disinvoltura che io non avrei mai sognato. Dal giorno appresso abbiamo praticamente vissuto insieme per quasi due mesi in intimità totale, quasi in simbiosi fisica. Io vivevo uno stato di vera esaltazione, stavo con un ragazzo più giovane di me di quattro anni, bello, lo vedevo felice quando stava con me, praticamente tra noi c’era sempre una forma ci contatto fisico, quando mi passava vicino mi passava una mano tra i capelli o mi dava un bacetto leggero leggero. Se andavamo al cinema, a luci spente, stavamo sempre mano nella mano e poi la notte, quando vedevo che, dopo, si addormentava nella mie braccia la cosa mi faceva una tenerezza tale che io la preferivo a qualunque cosa, si abbandonava proprio, si fidava al 100%. Tutto questo è stata l’estate dell’88 il mio vero paradiso... poi è cominciato il purgatorio e non perché avesse trovato un altro ragazzo o perché tra noi fosse diminuita l’attrattiva sessuale reciproca, perché, anzi, sotto quel profilo ancora adesso ci sto benissimo... ma a settembre cominciò un corso di specializzazione in Meccanica quantistica... una cosa seria, serissima. Usciva la mattina alle sette e tornava a casa il pomeriggio o addirittura la sera. Mi parlava del laboratorio dei professoroni che aveva conosciuto, il lo lasciavo parlare perché ne aveva bisogno, avrei voluto parlare con lui anche d’altro, anche di noi, ma non succedeva, si parlava solo di Meccanica quantistica e, piano piano, pure io ho cominciato a capire di che si tratta e allora gli proponevo qualche idea assurda e lui la prendeva sul serio... è successo più volte. In pratica non si parlava d’altro. I nostri contatti sessuali si sono ridotti a livello settimanale ma il sabato sera Fabio era sempre quello di una volta... diciamo così, questo è stato il purgatorio ed è durato tre anni, poi è venuto l’inferno. Ha vinto un concorso importante e ha avuto una borsa di ricerca in Svizzera... io che gli potevo dire? Gli ho detto: Vai! Non ci pensare due volte! Ne va del tuo futuro! e lui è partito... ma io gli ho detto “vai!” perché non potevo che dire così... insomma mi è costato veramente moltissimo. Stava fuori due, tre o anche quattro settimane di fila, quando tornava c’erano ancora le nottate di sesso bellissimo e io non facevo che andare su e giù di umore. Una notte di sesso bellissimo e poi un mese di depressione galoppante e poi di nuovo una notte di sesso bellissimo e così via. Ho fatto questa vita per otto anni! Poi ha avuto i primi incarichi di insegnamento e l’ho sempre incoraggiato, a malincuore ma l’ho sempre incoraggiato, e se ne andava sempre in posti lontanissimi, quando tornava il contatto sessuale era fortissimo ma in pratica non ci stava quasi mai. Una sera ho provato a dirgli che mi sentivo a disagio ma l’ha presa malissimo, non me lo ha detto, ma gliel’ho letto in faccia e ho addolcito il discorso dicendo che lo amavo alla follia e non potevo sopportare che stesse lontano e lui mi ha detto che lui senza di me sarebbe morto dentro e che io lo avevo sostenuto in tutti quegli anni e che se aveva fatto qualcosa di buono lo aveva fatto per merito mio, poi i nervi gli sono crollati e l’ho visto a pezzi, evidentemente avevo rotto l’incanto del suo mondo interiore. Quella sera non abbiamo fatto l’amore... lo abbiamo rifatto dopo un mese, quando è venuto di nuovo in città, ma ho avuto la sensazione che sia lui che io lo facessimo ormai solo per celebrare vecchie memorie, ormai non era più la stessa cosa, il tempo della felicità era finito. I mesi seguenti l’ho visto letteralmente crollare, diceva che lavorava tantissimo, ma il motivo era un altro, secondo me si sentiva un fallito e un disperato. Poi ha vinto proprio la cattedra ma lontanissimo da qui... era talmente a pezzi, cioè proprio demoralizzato dal fatto di doversene andare lontanissimo che io gli ho fatto una proposta, gli ho detto che sarei andato con lui, se voleva, e l’ho visto di nuovo contento e non lo vedevo così da anni. In realtà non è stato facile perché ho dovuto trovare un lavoro dove stava lui, ma alla fine l’ho trovato e adesso viviamo insieme ma a casa nostra non siamo in due, siamo in tre: Io, Fabio e la Meccanica quantistica e quale sia il terzo incomodo non è molto chiaro. Anche questo è vita gay.

SCORAGGIAMENTO GAY

Te lo confesso, certe volte mi prende una depressione nera, apparentemente senza motivo, anzi forse è più facile che mi prenda proprio quando non ce n’è motivo. Oggi un ragazzo che conosco e che mi è molto simpatico mi ha fatto un regalo, una cosa gradita e inaspettata, in altri momenti una cosa simile mi avrebbe messo di ottimo umore. Stamattina un ragazzo giovane mi ha detto una cosa di tipo molto personale che ho gradito molto, ha preso lui l’iniziativa di palare con me e c’ho ripensato più volte nel pomeriggio, ma oggi non riesco a valutare positivamente tutte queste cose. Vorrei altro e non so nemmeno che cosa vorrei, una storia d’amore... forse, ma forse nemmeno, anzi nessuna storia d’amore, mi sembra quasi che a certe cose non ci credo più. Con Sandro in teoria tutto va bene, mi vuole bene, nei limiti del possibile perché per riuscire a sopportarmi ci vuole molta buona volontà... io non sono entusiasta, ma ormai la cosa è avviata e tutto sommato è accettabile e poi puntualizzare a che servirebbe? Lui fa quello che può e fa pure troppo, e poi non possiamo nemmeno litigare perché ci vediamo pochissimo, lui sta sempre in giro e io pure, certe volte passano settimane, quando stiamo insieme penso sempre che è più vecchio della volta precedente, abbiamo entrambi 42 anni e alla nostra età che possiamo fare? C’è da cominciare a prepararsi per la vecchiaia... anzi ringrazio Dio che non sono rimasto solo perché poteva pure finire così. Insomma, un tirare avanti... Mi fanno impressione quelli che sono felici, mi chiedo se hanno capito bene, certe volte sembrano proprio convinti. Loro alle favole ci credono, io no... io ormai non credo più a nulla... a me stesso poi non c’ho creduto mai. Una cosa buona ce l’ho il lavoro... in pratica adesso è la cosa più importante. Quando ho conosciuto Sandro avevamo 25 anni, mi sembrava un sogno. Ci sentivamo giovani, il mondo era nostro. Una marea di sogni... e poi com’è finita? Un tran tran quotidiano, vita affettiva per modo di dire, vita sessuale neanche per modo di dire e un po’ di depressione che avanza... è la depressone non del gay che sta sognando e non può realizzare quello che sogna ma di quello che ha realizzato e ha visto che sarebbe stato meglio continuare a sognare. Sandro certe volte si arrabbia con me, mi dice che sono passivo, che non ho voglia di vivere... io gli dico che non è vero, ma è proprio così... mi sento spento. Sandro lo rispetto, in un certo senso gli voglio bene perché è un brav’uomo, ma in sostanza anche di lui non mi importa molto, se si trovasse nei guai lo aiuterei, certo, ma ormai comincio a sentirlo come un estraneo. Lui ha la sua vita e io la mia, siamo due gay che vivono insieme, non direi che siamo due gay che si amano, è una parla troppo grossa, meglio dire che si tollerano, che hanno bisogno l’uno dell’altro soprattutto per fare finta di non essere soli lo stesso. La settimana scorsa mi ha confessato che ha conosciuto un ragazzo che gli interessa, un ragazzo di 22 anni, io l’ho ascoltato, la cosa non mi ha sconvolto, in un certo senso me l’aspettavo e in un certo senso so pure come andrà a finire... Sandro si vivrà il grande amore per qualche mese, lui è fatto così, poi si stuferà anche del ragazzo di 22 anni e lo farà a polpette ma non se ne renderà nemmeno conto e poi tornerà da me... è già successo, copione sperimentato... e io me lo riprenderò, poi passerà qualche mese di depressione, e io appresso a lui, finché non gli passerà per la testa un’altra fantasia. Noi siamo gay ma siamo diversissimi. Lui ha la fissa del “non perdere tempo” evidentemente gli anni se li sente addosso, me li sento pure io, solo che io non credo che ci si possa fare nulla e soprattutto non credo che ci sia un gran che da perdere, io le frenesie di vivere per paura della “fine stagione” non ce l’ho... per me la stagione è finita da un pezzo! Che dovrei fare? Cercarmi anch’io un ragazzo di 22 anni? Ridicolo! ... E per farci che? Per ricominciare la vita da capo? No! Basta! Di vita me n’è bastata una... se dovessi ricominciare da capo preferirei non ricominciare. Certe volte mi chiedo se sono un gay depresso oppure un depresso gay e mi sembra che la seconda risposta sia più giusta della prima. Certe volte la mattina vorrei non alzarmi, non andare a lavorare, rimanere rintanato nel letto... quando c’è Sandro e mi vede così almeno mi coccola un po’... ma quello non c’è mai e io sto praticamente sempre solo... e poi la chiamano convivenza... ma convivenza di che? ... che qui uno sta a levante uno sta a ponente... se ci fosse almeno, almeno ci potrei discutere... ma non ci sta mai e io mica gli posso dire lascia perdere il ragazzo di 22 anni oppure lascia perdere gli altri cavoli che c’hai per la testa... perché lui scrive, fa l’intellettuale, di fantasie per la testa ne ha tante, lo invitano da tutte le parti... non gli posso mica dire: non ci andare... se gli togli quello che cosa gli resta? Almeno si riconsola con un po’ di fumo... mi torna in mente la storia del ragazzo ventiduenne... forse ne dovrei essere sconvolto, ma mi viene solo da pensare: povero ragazzo! Mettersi con Sandro! Si vede che non lo conosce. Sandro gli farà male, ma senza cattiveria. Sandro capisce tante cose difficilissime ma quelle terra terra non le capisce affatto, in un certo senso mi fa un po’ pena perché crede in quello che fa e crede di capire anche la vita degli altri... chissà perché mi ha parlato del ragazzo di 22 anni... queste cose non me le nasconde mai, me ne parla come un bambino che sta per fare una marachella... perché per lui il senso è quello e io gli faccio la predica moralistica, ma non per dirgli di non andare con quel ragazzo ma per dirgli di non illuderlo perché certe cose fanno male... l’altro giorno sembrava convinto a molare tutto e a non fare danni... ma io so benissimo che non mollerà proprio niente e che i danni li farà e devo solo aspettare che accada. Io non sapevo che la vita gay potesse essere anche così.

COPPIA GAY

- Non me la sento, è troppo difficile, e poi chi l’ha detto che bisogna vincere la partita, chi l’ha detto che si può vincere la partita, non me la sento, sono stanco, di tutte queste cose non me ne importa più niente. Non ho più voglia di combattere...
- Sì, ma combattere per queste cose significa combattere per la propria vita, è un impegno morale!
- Macché impegno morale, è solo una guerra persa in partenza, noi stiamo andando contro il mondo e uno stress continuo, devi stare attento a tutto e poi anche con te... io ti voglio bene... però è una fatica tremenda pure vivere con te, tu hai tante idee per la testa e noi certe volte non ci capiamo veramente... due ragazzi forse si possono capire meglio ma io sono troppo grande per vivere con te... io sono stanco, non ce la faccio più... io voglio stare solo, solo come stavo prima, solo senza grandi idee per la testa, solo perchè illudersi che ci sono prospettive, per me dico, per te è veramente diverso, ma illudersi che ci sono prospettive per me è fuori della realtà... io ti vorrò sempre bene, ma di andare avanti così non me la sento più, questo è tutto, ho bisogno di stare solo, adesso mi sento travolto dalla tua giovinezza, ho la sensazione che ti poso frenare, che ti posso condizionare, tu hai bisogno di vivere la tua vita...
- Tu dici che io ho bisogno di vivere la mia vita per trovare una giustificazione, ma il discorso non regge... mamma mia se tu capissi come mi sento adesso... io lo sapevo che prima o poi saremmo arrivati a questo punto... io lo sapevo. Ti giuro, non sono pentito di nulla e lo rifarei, rifarei tutto quando perché è stato bellissimo... ma perché dobbiamo dire. “è stato”? Perché dobbiamo seppellire tutto quello che abbiamo vissuto insieme? Ma che cosa è successo? Non riesco a capirlo, proprio non riesco a capirlo... forse l’errore è stato solo il fatto di andare a vivere insieme, non lo so, ma ho l’impressione che la rovina sia cominciata tutta di là, te lo dico perché lo penso e mi sento un cretino, totalmente un cretino perché l’ho voluto io... prima ci si sentiva ma ci si vedeva poco ed era tutto bellissimo, non dirmi di no, era così pure per te... poi abbiamo provato a fare una famiglia... ti ricordi tutto quello che dicevamo sulla famiglia... quante cose abbiamo detto! Una famiglia gay! Bello, una bella idea, ma un’idea distruttiva, e non mi dire di no! Tu non sei mai stato innamorato di me, tu eri innamorato dell’idea, del fatto che ti sembrava di avere fatto una cosa grande, una cosa controcorrente, perché a te queste gratificazioni piacciono e per vivere una “vita gay” ci vuole un compagno e io ero il meno peggio... non mi guardare strano, lo sai benissimo che è così! E poi il sogno l’abbiamo realizzato: vivere insieme, tu e io, nella stessa casa, tutta la giornata, tutti i giorni... e tu ti sei sentito stretto, ti sei sentito asfissiato... perché allora hai visto veramente chi ero... tanto a me, com’ero, non m’ha mai voluto bene nessuno, ognuno voleva qualche cosa da me, c’era gente che voleva solo sesso, no, tu no, tu eri più moderato... ma perché... ma non era perché mi volevi bene... tu volevi solo il secondo attore per fare la tua commedia... guarda, io non te ne faccio una colpa, lo so che succede, forse prima o poi succederà pure a me... ma tu volevi solo che io ti facessi da spalla...
- No, non è così, io ti ho volto bene veramente...
- Ma che importanza può avere, ormai pure tu parli di me solo al passato, tu mi vuoi seppellire, perché adesso ti do fastidio, perché adesso non ti dico le cose che vuoi tu, perché ti stai accorgendo che sono un’altra persona... e, guarda, non è nemmeno il fatto che sono tanto più giovane di te, non è quello il fatto... è che tu non voi che io sia me stesso, tu mi vuoi dipendente... e va bene, e va bene... io non lo dovrei accettare, ma io lo accetto lo stesso, io posso pure rinunciare ad avere una vita come la vorrei, ci posso pure rinunciare per restare vicino a te, ma te che te ne importa? Tu c’hai tuo paradiso ideologico a te basta trovare una motivazione, tu sei egoista, questo è il fatto, tu non vuoi rischiare niente, ti fai i tuoi calcoli... ma è amore questo? Ma che c’entra tutto questo con l’amore? Tu reciti, reciti la parte del gay serio, di quello che fa le cose come si deve, hai bisogno di soddisfazioni di questo genere, a te delle persone non te ne frega niente, di me non te ne frega niente, a te ti bastano le idee... ma come fai a campare così? ... ma non ti rendi conto di quello che perdi? Ma non ti rendi conto che sei arido dentro? Ma è possibile che devo essere io a dirti queste cose? Ma vattene, va’... tanto provare a farti a aprire gli occhi è una partita persa... è quella la partita persa... e io sono ancora innamorato di te e mi sento la disperazione dentro... e tu non fai niente... io adesso sto a pezzi e tu nemmeno te ne accorgi, io adesso ho un bisogno dannato di essere abbracciato, perché mi viene da piangere, ma tu resti lì e mi guardi con lo sguardo duro... Ma tanto alla fine io non ti dimenticherò lo stesso, perché sono stupido fino a questo punto, perché ti voglio bene anche se tu non mi consideri nemmeno... ma sta fermo! No! Non voglio che mi stringi la mano solo perché te l’ho chiesto io! ... aspetta! aspetta, per carità! Non mi abbracciare con un abbraccio falso! Non mi imbrogliare in cose di questo genere! ... ma che fai! Stupido! Adesso ti metti a piangere pure tu... ecco, lo vedi che cosa vuol dire? E tu non avevi capito niente! Dai, sorridimi... non ti posso vedere in questo modo! Tienimi stretto, così, fortissimo! Devo sentire che ci sei... io ho maledettamente bisogno di queste cose ma tu hai sempre avuto paura... ma come hai fatto? Dai, su... lo so che ci stai male pure tu, dai adesso è passata! Stai buono, stai tranquillo, adesso è passata, non è successo niente... non fare così... non è successo niente...

SENTIRSI IMBRANATI

Vi capita mai di aspettare qualcosa (per qualcosa intendo un momento di colloquio serio a qualunque livello) e quando poi la cosa succede di sentirvi totalmente imbranati e incapaci di gestire la faccenda e perfino di fare una figura dignitosa? A me è capitato oggi con un lettore di questo blog. Era un po’ che non ci si sentiva e, onestamente, cominciavo a pensare male, dietro questa espressione sono solito nascondere l’idea di avere fatto una figuraccia, di essere stato una delusione. [Nota per Distillato: Io predico predico ma poi la differenza di età la sento eccome e accidenti se è un condizionamento!]. Quando i giorni passano e le persone non si fanno sentire pensi che sono rimaste deluse, ti viene quasi naturale... Poi arriva la scampanellata di MSN: Eccolo! Allora c’è! Si fa sentire! ... è paradossale ma a me sembra quasi strano! Anche se non c’è proprio niente di strano! In teoria tutto dovrebbe funzionare benissimo, perché io, in fondo, la chiamata l’ho aspettata, ... ma non è esattamente così, non so che dire, cerco di dire cose “intelligenti” ma poi finisce che faccio una figura barbina, ho paura di rompere le scatole, ho paura di essere stato chiamato per cortesia, se non proprio di avere fatto pena, ho paura di dire troppo o troppo poco, abbozzo una conversazione ma mi viene fuori una cosa misera. Lui mi dice cose serie e oggettive, certe volte anche molto gratificanti, ma più belle sono le cose che mi dice più mi danno l’impressione di essere formule di cortesia... e non ho assolutamente nessun motivo per pensare una cosa del genere... però il cervello segue quasi un automatismo incontrollabile... Ecco le paure come vengono! So benissimo che sono cose stupide, razionalmente lo so, ma non mi fido nemmeno del mio cervello e corro a vedere tutto nero... è un po’ come se uno sentisse l’ebbrezza di distruggere tutto. Lo ripeto, so benissimo che sono cose assurde e l’ho scritto in questo blog molte volte, ma quando ti ci trovi ti rendi conto che queste paure esistono. Sono in scala diversa, ma sono le stesse paure con le quali ho dovuto combattere ormai molti anni fa nei momenti cruciali della mia vita. Per fortuna lui mi ha dato una strigliata un po’ energica e mi ha riportato con i piedi per terra... perché poi quando uno comincia ad incartarsi rischia di andare di male in peggio e di dire solo stupidaggini. Aveva poco tempo e ha detto che mi richiamerà stasera, spero solo che non perda la pazienza. Onestamente perdere questi contatti mi dispiacerebbe parecchio ma rischio di perderli per la mia stupidità.

venerdì 28 settembre 2007

CIAO DISTILLATO 7

Ciao Distillato,
ho letto e riletto il tuo ultimo commento. Sono profondamente felice che ci si trovi sulla stessa lunghezza d’onda e sono felice di averti conosciuto e di questo splendido dialogo che si è creato. Le cose che mi dici mi convincono ancora di più, se mai ce ne fosse bisogno, che i valori tipici del mondo gay, cioè dei gay come persone: il rispetto dell’altro, l’amore incondizionato, la dedizione senza riserve, possono rendere la vita una realtà bellissima. Se il mio sogno era cercare di dare un’immagine vera di ciò che sono i gay, io credo che insieme ci stiamo riuscendo, e l’immagine che ne viene fuori non è solo vera ma di altissimo profilo. E sapere che le mie esperienze sono affini a quelle tue e del tuo compagno mi conferma nell’idea di non essere affatto l’unico a vivere così e il senso di consolazione che ne deriva è grandissimo perché vedo che le cose che danno a me un’emozione possono avere lo stesso effetto anche su di te e che le soluzioni che abbiamo cercato ai problemi della vita affettiva pure senza conoscerci sono in fondo sostanzialmente le stesse. Il mondo vero dei gay che non danno spettacolo è un mondo bellissimo e serissimo dove si può realizzare una felicità profonda. Tu sai bene che queste non sono parole! Volersi bene è l’unica cosa che può dare un senso alla vita e nel mondo gay il valore sommo è proprio il volersi bene. C’è gente che quando parla di gay pensa subito al sesso... ma come fanno a non capire? Io il sesso l’ho sognato e non l’ho mai avuto, ma d’amore ne ho avuto tantissimo, da ragazzi che non hanno avuto paura di me. Quando mi sono reso conto di quello che stava succedendo, cioè che si stava creando qualcosa di serio, pensavo che oltre il fatto di essere gay la differenza di età potesse creare problemi, pensavo che dei ragazzi giovani potessero avere paura di me, che mi potessero vedere come uno che poteva approfittare di loro, un po’ come l’orco delle favole, ma non avevano paura, non ne avevano affatto! Una volta ero rimasto d’accordo con un ragazzo che “forse” ci saremmo visti l’indomani, io non avevo sottolineato la cosa deliberatamente. Avevo un desiderio fortissimo di andarci ma ho fatto violenza a me stesso e non ci sono andato. Lui invece all’appuntamento c’è andato e ha aspettato tantissimo tempo inutilmente, io non ci sono andato per lasciarlo libero, non avrei mai fatto una cosa simile se avessi pensato che potesse starci male. L’indomani è venuto da me e mi ha detto. “Ma ieri perché non sei venuto? ... ci sono stato malissimo, è stata proprio una pugnalata”... io ho provato a spiegargli che avevo desiderato tantissimo di andarci ma che non c’ero andato per permettergli di prendere più facilmente la sua strada, ma nel dire questo lui ha notato che io ero veramente turbato e mi ha perdonato, poi ha stretto le mani a pungo e mi ha dato due lenti pugni sul petto e mi ha detto con gli occhi rossi: “Ma perché sei così stupido!” e io mi sono sentito un verme perché non ero stato capace di capire che quello era amore vero, ma certe esperienze fanno bene all’anima. Sono uscito da visioni molto schematiche e sostanzialmente stupide della vita effettiva proprio perché ho conosciuto questi ragazzi che mi hanno insegnato ad amare e hanno preteso che io lo imparassi passando sopra alla mai stupidità che pure li aveva fatti soffrire. Io oggi mi sento profondamente felice, non avverto il minimo senso di frustrazione e vorrei che gli altri potessero vivere cose meravigliose come quelle che vivo io. Mi sento amato in senso profondo e sono felice di essere gay e per costruire questa felicità anche tu hai fatto la tua parte! Un abbraccio.

CIAO DISTILLATO 6

Ciao Distillato,
dopo un commento come il tuo non posso non dire subito la mia, perché io vedo queste cose dall’altro lato. Io non so che differenza di età ci sia tra te e il tuo compagno ma da quello che dici non deve essere piccola. Di cose da dirti su questi particolari tipi di rapporto ne avrei moltissime perchè sono sicuramente tra le cose che conosco meglio. Ti dico della mia esperienza che, per particolare che sia, non è proprio minima. Quando una persona grande incontra l’amore di un ragazzo della tua età è inevitabile che vada in crisi, la paura c’è, può non darla a vedere ma la paura c’è, non è l’idea di desiderare altri tipi di stabilità ma è proprio il fatto che un ragazzo di 23 anni per una persona adulta gay rappresenta moltissime cose, l’idea di rinascere, di sentirsi giovani anche quando non lo si è più, l’idea di avere un ruolo che è anche paterno, che è anche di guida. Ti posso garantire che il fatto che ci sia anche una dimensione sessuale concreta non distrugge queste cose, sono cose che possono convivere perfettamente e poi in un rapporto dissimmetrico di questo tipo un uomo più grande si sente innegabilmente gratificato dal fatto di rappresentare qualcosa di importante per un ragazzo più giovane, dal fatto di sentirsi amato. Quando è capitato a me, ti giuro, è stata una cosa che io avevo desiderato profondamente ma non avevo mai cercato concretamente proprio per non invadere, per paura di fare danni, di lasciare impressioni negative. La paura di un coinvolgimento profondo in questo tipo di relazioni per un uomo adulto è assolutamente dominante, specie all’inizio, e succedono cose che sono il contrario di quelle che ci si potrebbe aspettare, in genere a rompere il ghiaccio è il ragazzo più giovane che deve riuscire a vincere le paure dell’adulto, almeno a me è successo sempre così. Io scappavo ma il ragazzo che vedeva la mia ritrosia la considerava, come era, un segno di rispetto e d’amore. Aggiungo che ho trovato forme d’amore assolutamente gratuito e totale, con livelli di fiducia incredibili. Non c’è bisogno di dire che per un uomo adulto gay, sentirsi importante e utile, anche solo a livello di colloquio, per un ragazzo gay, è una cosa straordinariamente importante. Diciamola tutta: tra me te si è creata una forma di colloquio a distanza incredibilmente seria e questo fatto per me è una gratificazione importantissima. Aggiungo che un uomo gay adulto, non solo secondo la mia esperienza ma anche secondo quello che ho visto in situazioni non vissute direttamente da me, non mirerà mai (salvo casi realmente patologici) ad approfittarsi di un ragazzo gay giovane. Se penso a me stesso posso dire che per i ragazzi che mi hanno voluto bene e dei quali sono stato profondamente innamorato, in tutti i sensi, mi sarei veramente buttato nel fuoco senza nessuna esitazione, cioè più concretamente, per loro avrei sacrificato “qualsiasi cosa” ma assolutamente senza eccezioni. Voglio dire che nonostante la dissimmetria si viveva un rapporto meraviglioso e incredibilmente reciproco. Tante volte mi hanno fatto uscire dalla mia stupidità, mi hanno fatto ragionare. La cosa che mi ha sempre sconvolto di più, in questi tipi di rapporto, è che un ragazzo giovane, quando ti vuole bene, lo fa con tutte le sue forze e senza riserve e che l’unica cosa che lo mette in crisi è che tu possa dare l’impressione di voler troncare la relazione. Ho visto piangere convulsamente un ragazzo (più o meno della tua età) che nella mia vita è stato ed è fondamentale perché io stupidamente avevo usato un atteggiamento duro nei suoi confronti cercando di allontanarlo, pensando, lo ripeto, stupidamente, che il suo bene fosse andare per la sua strada e staccarsi da me. Quando l’ho visto piangere sono rimasto sconvolto e sono andato totalmente in crisi, perché io cercavo di rifiutare l’idea di poter essere veramente fondamentale per quel ragazzo, mentre era proprio così. Quando ti rendi conto di essere amato a questi livelli non esiste più nessuna possibilità di creare schermi razionali o di pensare di poter ragionare per arrivare a una conclusione, perché arrivare a una conclusione, cioè interrompere la relazione significa ammazzare l’anima di un’altra persona che ti ama e che ti ama in modo profondissimo. Superate queste paure, quando mi sono reso conto che quello che c’era era una cosa verissima e totalmente reciproca, messa da parte le volontà di fuga più o meno dettate da cosiddetti doveri morali, subentrava un’altra paura, anche questa una paura stupida, la paura di poter essere abbandonato, la paura che un ragazzo giovane prima o poi se ne possa andare per la sua strada. Questa è stata per me letteralmente un’idea ossessiva. Altro che cercare una situazione più stabile! Quando si è coinvolti in queste cose ci si sta dentro fino al collo ed è impossibile che si veda qualunque altra cosa sul proprio orizzonte. E la paura di essere abbandonato da un ragazzo più giovane che ti ama veramente è stupida. Forse quel ragazzo potrà avere bisogno di altro, voglio dire di un ragazzo giovane, e allora deve essere proprio l’uomo adulto che lo deve aiutare in questa strada, che gli deve facilitare la via, che lo deve “AMARE” anche quando il ragazzo se ne andrà, se se ne andrà, perché amare non significa tenere per sé ma fare la felicità dell’altro, accompagnandolo senza traumi, assicurandolo che se andrà per la sua strada l’uomo adulto lo amerà comunque, senza limiti e senza condizioni. In questo modo il rapporto di amore profondo potrà cambiare aspetto ma non finirà, non sarà soffocato. Il problema non è creare una relazione stabile ma mantenere un rapporto d’amore capace di crescere nel tempo. Mi sono sfogato un po’, forse ti ho detto cose molto lontane dalla tua esperienza ma, credimi, essere presi sul serio è bellissimo! Io non ti conosco ma quando, come adesso, ti auguro tutta la felicità possibile per te e per il tuo compagno, lo faccio con tutta l’anima, non è una cosa rituale, non mi sento fuori... la tua felicità è anche la mia.

RAPPORTI TRA GAY DI ETA' DIVERSA

Sulla base delle notizie che ho raccolto (che su questo tema non sono molto limitate, anzi!) e spinto soprattutto dal commento anonimo pubblicato in “Commenti da meditare” cercherò di affrontare un tema fondamentale del mondo gay, che si ripresenta puntuale in moltissime relazioni anche importanti, quello della differenza d’età. Premetto che si tratta di un argomento estremamente delicato perché la dissimmetria all’interno di un rapporto sembra, almeno all’apparenza, un elemento di debolezza. Mi è capitato anche a livello personale di trovarmi coinvolto in rapporti con persone anche molto più giovani di me e ho cercato di mettermi dall’altra parte e di capire che cosa stesse cercando il ragazzo che avevo vicino. Molto spesso lasciare spazio a chi mi voleva bene mi è costato molto caro nel senso di auto-repressione, spesso mi sono sentito frenato dall’idea di invadere terreni molto delicati sui quali non credevo di avere il diritto di entrare, perché per un uomo adulto un ragazzo che gli vuole bene è qualcosa di sacro. Ho vissuto questi rapporti dissimmetrici sempre dalla parte del più grande e non riesco a immedesimarmi realmente nella parte del più giovane. Quanto di questi rapporti fosse determinato dall’eros e quanto da altre forme di affettività, addirittura più profonda, è difficile dirlo. Certo dal mio punto di vista scattavano meccanismi di affettività quasi paterna e in tutta onestà sarei tentato di togliere il quasi. Questi sentimenti erano ovviamente mescolati con l’eros che tuttavia si stemperava in una dimensione di gradevolezza fisica, di godimento della semplice presenza dell’altro, della sua voce, della sua fiducia nei miei confronti. Ciò che ho potuto rilevare in questi rapporti, per quanto mi è capitato di viverne personalmente e per quello che ho visto nella vita di altri è che sono realtà estremamente importanti, che incidono profondamente nell’animo delle persone e che possono portare entrambe le parti ad una maturazione affettiva molto seria. Il vero problema di questi rapporti non è, come speso si crede, nella questione “sesso sì, sesso no” o fino a che punto. Il vero problema è nel senso del limite, nella non prevaricazione, nel consentire a chi è più giovane sempre una via di uscita dignitosa (l’amore non è una trappola), sesso o non sesso, nella coscienza della reversibilità della cosa, che poi è il vero fondamento della stabilità di questi rapporti. Quando ci sono venti o più anni di differenza un rapporto ha inevitabilmente una struttura più complessa, è giocato su una molteplicità di ruoli e tentare di eliminare in modo fittizio il gap generazionale non ha alcun senso, ma il rapporto può avere un senso profondo “per quello che è” e, a mio giudizio, può essere vissuto pienamente solo con la coscienza che alla base c’è qualcosa di diverso da ciò che unisce due coetanei. Personalmente ho il terrore degli schemi ma da quello che vedo sono portato a pensare che molti uomini adulti abbiano enormi problemi nel gestire questo tipo di relazioni proprio perché temono che non saranno mai come un rapporto tra coetanei. Certo, non lo saranno mai, ogni pretesa in contrario è velleitaria perché chi ha vent’anni ha comunque vent’anni di vantaggio su chi ne ha 40, ma nel pieno rispetto della sua particolarità, un rapporto affettivo profondo (anche sessuale) tra due persone di età molto diversa, più avere un senso positivo e profondo da entrambi i punti di vista. Ogni forzatura, ogni tentativo di ridurre queste cose a schema è nella sostanza una forma di violenza e le forzature creano sofferenza e non c’è niente di peggio che mettere alle stette un’altra persona costringendola “affettuosamente” ad un rapporto affettivo che non vuole o che non vuole più. Dalla mia personale esperienza posso solo dire che da ragazzi molto più giovani di me ho imparato come si ama veramente, senza calcolo e senza preconcetti, perché quando un ragazzo cerca la compagnia di un uomo adulto ha veramente superato i preconcetti. Lo fa perché sente il bisogno di farlo, un bisogno di stabilità, di sicurezza, di confronto serio, un bisogno d’amore anche in un altro senso. Queste forme d’amore sono cose serissime, non sono un gioco anche se ne possono avere talvolta l’apparenza. I ragazzi molto più giovani di me con i quali ho vissuto relazioni affettive profonde ormai sono uomini adulti e addirittura di mezza età, con alcuni di loro i rapporti affettivi seri datano ormai da decenni. Il nostro rapporto si è trasformato lentamente in altro da una cosa positiva è derivata, senza forzature, un’altra cosa positiva e il contatto affettivo “profondo” non si è mai perso. Vorrei dire ai quarantenni: quando vi capiterà di trovarvi in situazioni simili, perché queste cose ai gay capitano, evitare di vedere le cose solo dal vostro punto di vista, chiedetevi che cosa potete fare di buono per il ragazzo che vi sta vicino perché potete fare molto ma ricordatevi che dovete fare uno sforzo enorme per non distruggere quello che quel ragazzo sta cercando di costruire perché pesare negativamente (anche col negarsi) sull’affettività di un ragazzo giovane è una forma di cattiveria che un uomo adulto non si deve permettere. E ai ragazzi più giovani che si trovano in situazioni simili vorrei dire: cercate di capire che per un quarantenne la vostra presenza può essere un grossissimo problema, insegnategli a volervi bene secondo la vostra regola e non secondo la sua. I quarantenni hanno tanto bisogno di crescere e hanno paura dell’amore più dei ragazzi giovani. Agli uni e agli altri direi: cercate di non vedere l’uno le stupidaggini fatte dall’altro, cercare di capirvi, di parlare, di confrontarvi, non recitate mai! Non fingete mai! Non fate ai calcoli! L’amore non è una partita a scacchi dove si vince facendo la mossa giusta. Non ricorrete mai a schemi... cercare di volervi bene, perché è l’unica cosa che conta!

COMMENTI GAY DA MEDITARE

Nel blog ora denominato STORIE GAY ho ricevuto due commenti, quanto mai significativi. Riposto questo commenti qui sotto, perché possiate leggerli comodamente. Per quanto mi riguarda posso solo dire che mi hanno messo in moto il cervello.
Commento ad “UN ETERO CERCA AFFETTO DA UN GAY” (presente anche su questo blog):
Anonimo ha detto...
Sta succedendo anche a me, lui ha 23 anni e io 43! Chi è in pericolo sono io, sono troppo grande, e non penso che possa essere, alla lunga, educativo per lui. Mi sta travolgendo con la sua giovinezza, spensieratezza, incoscienza e ... superficialità. Ho un compagno da 8 anni, non viviamo insieme, ma tra alti e bassi, è sicuramente la storia più importante della mia vita. Ho messo altre volte in pericolo la mia relazione, ma questa volta ho l'impressione che non dipenda solo da me. Mi corteggia e mi parla come se fosse già invaghito di me, piacevolmente grato della mia sola presenza. Sono spaventato ma al tempo stesso non riesco a non pensare a lui.
Commento a “PER UN GAY MEGLIO UN ETERO SERIO CHE UN GAY STUPIDO” (presente anche su questo blog)
lucio ha detto...
Sono perfettamente d'accordo con te quando dici che tra un gay ed un etero puo' nascere un rapporto affettivo, nel rispetto delle proprie tendenze sessuali. Mi dispiace pero' quando affermi che i gay sono solo stupidi. Ho 43 anni, ho vissuto la mia sessualità nascondendomi alla curiosità degli "stupidi etero". Quando però ho capito che era il mio, l'atteggiamento sbagliato, ho trovato degli stupendi etero, così come avevo già incontrato dei fantastici amici gay, hai solo incontrato uno stronzo. Fidati ci sono fantastici gay e stupidi etero, basta saper riconoscere i primi ed evitare i secondi.

FANTASIE DI UN RAGAZZO GAY

Stamattina ho i nervi che spaccherei tutto, ma dico io, siamo a luglio, la scuola è finita, è andato tutto bene, me lo meriterò pure un premio no? Ma una cosa che stia bene a me! Ma io dico, ve ne volete andare in campagna? Bene! Andateci! Ma io che c’entro? Ma perché ci devo venire per forza? Io sto bene qua... qua c’è Giuseppe, ma perché lo devo mollare? Io non voglio andare in campagna. Andare in piscina con Giuseppe... insomma, se mi volete capire, ha un senso... ma io perché ci devo rinunciare? Quando sto con Giuseppe io sto bene, forse nemmeno, ma mi sembra che sto bene, c’è una certa intimità, è una cosa bella, lo so benissimo che tanto non mi corrisponderà mai e che non capirà nemmeno perché gli sto sempre appresso... però che devo fare, io ci sto bene lo stesso. E poi in piscina quando si cambia e quando si fa la doccia lo posso vedere per un attimo tutto intero, solo un flash e lui non si vergogna, nemmeno un attimo di imbarazzo... io la doccia non la posso fare mai per ovvi motivi e mi limito ad aspettarlo nello spogliatoio ma è una cosa terribilmente eccitante. Mi piacerebbe eccome entrare nella sala delle docce ma non lo faccio mai, rischierei di non riuscire a controllarmi e succederebbe un macello. Io che lo sto imbrogliando lo so, lo capisco benissimo, però tanto come stanno le cose non glielo potrei mai dire e non tanto perché non l’accetterebbe ma soprattutto perché avrebbe l’impressone di essere stato l’oggetto delle mie fantasie erotiche e credo che una cosa del genere per lui non sia accettabile. Oramai sono in una situazione di stallo e non se ne esce. Certe volte mi sento in imbarazzo in modo terribile. Quando mi parla di sesso mi manda in estasi, lui di me si fida completamente, ma parlare di sesso con me è come buttare benzina sul fuoco. Insomma quei discorsi non me li levo più dalla testa. Quando mi masturbo penso solo a Giuseppe ma poi mi sento in colpa perché lui non lo sa e glielo vorrei dire, ma che devo fare? E vado avanti così. Ho letto su un sito gay serio che un ragazzo gay dovrebbe avere il coraggio delle proprie idee, ma mi chiedo se quelli che scrivono quelle cose hanno la minima idea di che cosa possa significare vivere come vivo io... Ho letto in un blog che si può benissimo fare pure la dichiarazione a un etero e che non è detto affatto che la prenda male, ma se io dicessi a Giuseppe come stanno le cose e lui non la prendesse male (cosa assolutamente impossibile), io dopo ci starei ancora peggio, se per ipotesi accettasse di volermi bene lo stesso “senza sesso” a me dopo mi verrebbe la fissa di toccarlo, di baciarlo e piano piano di farci tutto, ma come fai a fermarti in certe cose? Forse, non lo so, a 40 anni... ma all’età mia è impossibile, è come con le ciliegie, una tira l’altra, più ti risponde cose che ti piacciono più tu alzi la posta finché poi si fa il botto e di distrugge tutto. L’idea che si può stare bene pure con un etero mi sembra assurda, il sesso è una cosa potente, ma come si fa a farne a meno? Io non ci riuscirei mai... anche se in effetti ne faccio sempre a meno. Ma perché Giuseppe non è gay? Non è giusto! Questa è una cosa che non ho mai capito... ma perché un ragazzo non può fare la dichiarazione a un altro ragazzo? Ma che c’è di male? Ho capito... c’è la fissa del sesso che serve solo a mettere figli al mondo... come se tutti gli etero lo facessero solo per quello... ma perché fare la dichiarazione a un ragazzo deve essere una cosa brutta? Se non gli sta bene mi dice di no! Ma quando a un ragazzo etero gli fa la dichiarazione una ragazza che non gli piace, una brutta, che ne so, quello che fa? Dice di no e basta... non è crollato il mondo. Ma se io faccio la dichiarazione a un ragazzo non lo sto violentando mica, gli sto solo dicendo che mi sono innamorato di lui... Perché una ragazza lo può fare e io no? Non lo capisco proprio. E poi queste cose sono così stampate nel cervello della gente che non ha nemmeno senso provare a cambiarle. Giuseppe certe volte mi fa arrabbiare, mi manda proprio in bestia, l’altro giorno ha fatto un discorso sui gay che lo avrei strozzato! Ma brutto cretino! Ma come ti vengono in mente certe str...? ... ma chissà quante ne passi pure tu con le ragazze... e in fondo se io soffro per te non è colpa tua, è paradossale ma tu non c’entri affatto... ma se te lo dicessi, tu come reagiresti? Io dico di saperlo ma non lo so. Però non è un’ipotesi tanto da buttare via, potrebbe avere un senso... certo se non mi rispondi male io poi ti salto addosso... Mannagia che cavolo di situazione! E se te lo dovessi dire, così, anche solo per pura ipotesi, che farei? Solo parole? Un po’ di sguardi diretti, occhi negli occhi... e poi giù: “Mi sono innamorato di te!” E poi aspetto la reazione, se reagisci male ti perdono, ma se cominci a fare le cose mezze mezze ti spacco la faccia! Con me non si scherza! Mi vuoi? Eccomi! Ci sono!... Non mi vuoi? Va bene, ho capito, non è successo nulla, ma non “sì ma, sì però”, niente tira e molla! ... e se poi lui mi bacia? Mh! Vedi tu che vado a pensare... sarebbe proprio la storia di Cenerentola, un Cenerentolo gay... mah! Lasciamo stare va! Tanto devo andare in campagna per forza coi miei e per 15 giorni Giuseppe me lo perdo e mi dispiace, mi dispiace moltissimo, perché anche se il suo nudo è sostanzialmente rubato almeno non è solo fantasia! Ma prima o poi me ne andrò via da casa!

CINEFORUM GAY A SCUOLA

Qualche anno fa, nel mitico ’68, gli studenti non erano calmi come adesso. Allora c’era un movimento studentesco forte, allora le scuole si occupavano veramente, allora i presidi temevano gli studenti. Il clima non era quello di oggi. Questa storia ha luogo in un liceo romano, un liceo romano di alto bordo per i figli di quelli che contano.
Un lunedì mattina un gruppetto di studenti passò per le classi annunciando col megafono un’assemblea straordinaria, il preside lasciò fare, d’altra parte quelli erano gli ordini superiori. L’assemblea fu convulsa, i presenti arrivarono a scaldarsi fino quasi al punto di venire alle mani, poi il servizio d’ordine riportò l’ordine con le buone o con le cattive. Uno dei leader propose di votare una lista di richieste da sottoporre al preside (allora non c’erano gli organi collegiali):
1) Una giornata di assemblea al mese in una giornata in cui non si fa lezione (oggi è una cosa ovvia, ma allora sembrava una novità sconvolgente),
2) Gruppi misti studenti-professori per discutere il programma,
3) Apertura della scuola il pomeriggio per libere attività complementari,
4) Accesso libero nei giorni di assemblee anche a studenti di altre scuole,
5) Cineforum su droga e omosessualità.
L’assemblea votò per acclamazione, come votavano allora le assemblee. Poi una delegazione andò dal preside che, ovviamente, la ricevette immediatamente. Cominciò la discussione sui punti votati dall’assemblea. Su primo punto si trattò per ottenere almeno due ore di assemblea e la cosa fu accettata perché il clima era tale che nessun preside avrebbe rifiutato una cosa simile. Il secondo punto fu accettato senza troppe discussioni. Sull’apertura della scuola il pomeriggio il problema sembrava non superabile per mancanza di fondi e il punto venne accantonato. Si discusse molto sull’accesso degli studenti di altre scuole, ma su questo il preside fu irremovibile. Quando si passò al cineforum gli studenti pensavano che non avrebbero incontrato problemi ma non fu così. Il preside guardò il foglio e poi scosse la testa e disse che non si poteva fare. Non gli permisero di spiegare le sue ragioni e si cominciò ad alzare la voce, poi le ire sbollirono e uno dei capi chiese: “Ma scusi, ma perché no?” Il preside rispose: “Se mi fare parlare cercherò di spiegarmi... non è questione di maggiorenni e minorenni, la questione è un’altra, se volete io vi faccio fare un cineforum sulla droga, ma fatto bene, coi film e facciamo venire pure gli esperti”, Uno gli rispose: “E perché sull’omosessualità no?” Il preside lo guardò e gli disse: “Se lo volete fare sull’omosessualità mi sta bene lo stesso, si può cercare di fare una cosa seria”. Gli studenti lo guardarono e uno gli disse: “Scusi, forse non abbiamo capito quello che lei ha detto prima, prima aveva detto che non ce li faceva fare”. Il preside precisò: “... se ne volete fare uno va bene...” Lo guardarono perplessi: “E perché tutti e due no?” e il preside rispose: “Perché droga e omosessualità non si possono mettere insieme, se lo facciamo diamo un messaggio sbagliato, un gay e un drogato sono cose che non si possono mettere una vicina all’altra”. I ragazzi lo guardarono perplessi. Il solito capo non sapeva che cosa rispondere, fece una smorfia di approvazione, poi chiese agli altri: “allora quale facciamo? Per il preside è uguale...”. Io ero lì, presente, e speravo tanto che si facesse un forum a scuola sulla omosessualità. In quei tempi, per uno come me, trovare notizie in proposito era difficile e vedere quattro o cinque film a tema gay a scuola sarebbe stata un’occasione unica, ma evidentemente per i ragazzi presenti la parola omosessuale era solo uno strumento di lotta politica, a loro degli omosessuali e dei loro problemi non interessava assolutamente nulla. Si consultarono verbalmente e decisero di fare il cineforum sulla droga che era uno dei temi caldi del momento, così io persi un’eventualità alla quale avrei tenuto moltissimo. Devo essere onesto e dire che siccome erro lì, chiesero anche a me che cosa avrei preferito e io dissi il cineforum sulla droga, e d’altra parte dire quello sull’omosessualità poteva essere rischioso. Poi ce ne siamo tornati all’assemblea. Io mi sono sempre chiesto perché il preside avesse preso posizione così decisamente perché il tema gay non si confondesse con quello della droga. Poteva certo essere una questione di correttezza culturale, ma poteva anche essere altro. Questo non lo saprò mai, il preside è morto cinque anni dopo, ma certo io allora qualcosa ho imparato. I miei compagni non hanno mai saputo che ero gay. Non erano omofobi, semplicemente a loro dei gay, e quindi di me, non importava assolutamente nulla. Un giorno sentii dire una frase: “Essere gay è una scelta, essere gay significa essere rivoluzionario”. Quando ho sentito questa frase mi è tornato in mente il preside e da quel momento l’ho considerato uno che merita rispetto.

CAMBI DI DENOMINAZIONE DEI MIEI BLOG GAY

Questo sito è nato per dire le cose come stanno, per raccontare la vita dei gay, di quelli più giovani e anche di quelli più vecchi. Attualmente curo quattro blog gay che hanno caratteristiche diverse, in pratica, solo a livello tecnico. I contenuti sono al 95% coincidenti. Ho provveduto oggi a cambiare la denominazione di alcuni di questi blog. Qui di seguito spiegherò i motivi cercando di chiarire perché mantengo 4 blog praticamente quasi identici.
Il mio primo blog gay, in ordine di importanza, è certamente:
PROGETTO GAY è un blog di Alice, quindi è un blog di Community. Nell’ambito della community di Alice “Progetto gay” è in assoluto il più gettonato blog gay. Battendo sulla ricerca fra i blog di Alice qualsiasi tema gay troverete una presenza massiccia di “Progetto gay”. Aggiungo che i meccanismi molto efficienti di notifica degli aggiornamenti premiano molto questo blog perché è aggiornato molto frequentemente. Una cosa rilevo come non positiva, ossia che i commenti non siano pagine autonome e non risultino quindi visibili, come tali, su Google. Per un Blog come questo, che riceve di commenti assolutamente fuori del comune, la non visibilità dei commenti su Google è sicuramente un elemento negativo. Tuttavia i Blog di Alice ammettono Java e quindi con essi è possibile avere statistiche molto accurate. Su questo blog è attiva una ricerca personalizzata (colonna di destra in alto) supportata da Google, che permette di fare una ricerca “nei miei blog gay”.
Il mio secondo blog gay è:
STORIE GAY ex NON SOLO GAY (http://nonsologay.blogspot.com/) [Ho modificato il nome perché su Google esiste un altro blog su altra piattaforma, con titolo quasi identico, mentre il nome STORIE GAY è stato usato fino ad oggi dal mio blog MSN al quale da oggi ho cambiato nome.]
Questo blog presenta una caratteristica importantissima, ha degli indici nella colonna di destra che permettono di accedere a qualunque post in modo diretto senza dover ricorrere a indici per categoria. In sostanza il lettore può avere sott’occhio il contenuto di tutto il blog e può vedere anche l’elenco completo dei tag con tutti i link corrispondenti e quindi può effettuare una ricerca per argomento. Anche su questo blog è attiva una ricerca personalizzata (colonna di destra in alto) supportata da Google, che permette di fare una ricerca “nei miei blog gay”. Questo blog ha una grafica eccellente “a pagina intera”. Qui ho pubblicato “QUESTI LEONI” un romanzo gay in Italiano.
Il terzo blog gay è.
STORIE GAY E NON SOLO ex STORIE GAY (http://storiegay.spaces.live.com/). Questo blog presenta il vantaggio della autonomia dei commenti e quindi della loro autonoma visibilità su Google ma presenta un sistema di tipo statistico molto rigido e non consente Java, quindi qui non è possibile ottenere statistiche serie, il che non è un problema da poco. Per di più non si può inserire la ricerca “nei miei blog”.
Il mio quarto blog gay è:
NOT ONLY GAY questo blog è integralmente in lingua inglese. Qui ho pubblicato “ONLY SEVEN DAYS” un romanzo gay in Inglese.
Prima che Google riporti nel motore di ricerca le nuove denominazioni dei miei blog occorrerà un po’ di tempo ma, dopo, gli accessi dovrebbero aumentare.
Per un po’ di tempo ho trascurato i miei blog secondari, ma da oggi riprenderò il loro aggiornamento. Tra qualche girono saranno di nuovo completamente aggiornati.

CIAO DISTILLATO 5

Ciao Distillato,
al solito faccio tesoro di quello che mi scrivi e ti posso garantire che sentire dire da te cose positive su questo Blog (blog serio, senza secondi fini) è una cosa che mi riempie di soddisfazione. Ti dico una cosa che mi è capitata oggi. Ho ricevuto una proposta di spostare questo blog su un’altra piattaforma, ma c’era un motivo preciso, su quell’altra piattaforma avrei potuto (dovuto) inserire la pubblicità e tu vedessi che cosa! Mi hanno offerto pure un piccolo ritorno economico (segno che questo blog attira molti lettori) la mia risposta è stata: MAI! Questo Blog non ha nulla a che vedere con i quattrini e se fosse contaminato con la pubblicità (lasciamo perdere quale) degraderebbe al livello di sito acchiappacitrulli. E questo non succederà MAI! Qualcuno mi ha fatto benevolmente notare che la pubblicità non è necessariamente una cosa negativa, il che è come dire che secondo loro sono stato stupido a rifiutare. Guarda tu il tempismo della cosa! Oggi pomeriggio l’offerta, poi apro i tuoi commenti e ci trovo scritto che questo è un blog serio e senza secondi fini. MERAVIGLIOSO!!! Perché è proprio così! Io non ho e non avrò mai niente da vendere a nessuno (meno che mai pornografia e simili). Quando finisco di lavorare e torno su questo blog mi sento a casa mia (senza striscioni pubblicitari) e poi i blog di Alice, secondo me, forse potrebbero essere migliorati un po’ nella grafica ma sotto i profili sostanziali sono di ottimo livello e permettono di avere parecchi visitatori, più di altre piattaforme, più blasonate ma molto più arcaiche e vincolate.
Secondo punto. Mi è piaciuto moltissimo che tu abbia dato il benvenuto a Rossana, in fondo sapevo benissimo che l’avresti fatto, perché volersi bene è anche questo... e non sono sciocchezze, non sono affatto sciocchezze!
Sai una cosa? Ormai questa è una rubrica fissa! ... ma sì... lo sai, lo sai...
Sono orgoglioso di essere giudicato bene da te! ... ti posso garantire che la cosa è reciproca.

CIAO DISTILLATO 4

Ciao Distillato,
quanto al tuo commento a Ciao Distillato 2 ti dico subito due cose, perché poi vorrei chiederti un consiglio. Innanzitutto mi piace moltissimo il tono sciolto del tuo commento e il fatto che parli anche un po’ di te, cosa che per me ha un enorme valore, quello che dici non è teorico ma è il frutto della tua esperienza che non deve essere stata facile. In sostanza il fatto che questi nostri confronti a distanza non siano confronti di idee ma esperienze mi sembra importantissimo, ciò che conta sono sempre e solo le persone. La seconda cosa che mi ha colpito e anche questa volta mi ha aperto gli occhi su cose che non sono abituato a vedere è l’idea di pensare che ci sono i più giovani e che forse rivolgersi a loro è particolarmente importante. Ieri sera ho ricevuto un commento di Rossana una ragazza che mi ha chiesto se questo blog è aperto anche alle ragazze gay. E’ una ragazza giovanissima e ricevere un suo commento mi ha svegliato un po’, le ho risposto dandole il benvenuto e ho scritto un post per l’occasione, poi sono andato al sito statistico (mio vecchio vizio) e ho trovato cose che mi hanno fatto molto pensare e che prima non avevo notato. Diverse visite anche lunghe e concentrate su pochissimi post (cosa che indica una lettura seria dei testi) provengono da scuole. Il che vuol dire che ci sono ragazzi molto giovani che leggono un sito come questo. Ho scritto un primo post per l’occasione e ne ho aggiunto un altro contenete una storia ambientata a scuola, tra ragazzi molto giovani, su qualche mia vecchissima memoria. Confesso però che rendermi conto che il pubblico di questo blog può essere anche pubblico molto giovane mi mette un po’ in crisi. Con i ragazzi della tua età o più grandi non ho mai trovato incomprensioni, ma con ragazzi molto giovani mi sento in imbarazzo, come se questo sito, per il suo stesso contenuto, potesse creare dei problemi. Mi rendo conto che anch’io ho le mie fisse e che forse il mondo è più semplice di come me lo immagino. Per esempio, alcuni post recenti (che tu hai commentato) mi creano un certo imbarazzo se penso che possono essere letti da ragazzi molto giovani. E allora corro un po’ il rischio di auto-censurarmi, di moderare non solo il linguaggio ma anche i contenuti fino al punto di banalizzarli e tutto per paura di fare danni, cosa che non vorrei fare per nessuna ragione. Questo è oggi il mio momento di imbarazzo ed è proprio su questo che vorrei chiederti quello che pensi si debba fare perché tu hai manifestato la volontà di rivolgerti proprio a questi ragazzi e, probabilmente, ne conosci il mondo da vicino molto più di me.
Un abbraccio.

VERIFICA GAY

Ciao ragazzi, vi racconto la mia storia. E’ un po’ che ho capito di essere gay e come vivo non mi piace affatto, vorrei un po’ d’amore vero, ma non c’è niente. Che faccio? Sembra facile capire quello che devo fare e in fondo è pure facile. Io praticamente c’ho tre amici di scuola che mi piacciono: Lucio è bello ma tanto non mi guarda nemmeno, Giuseppe non sarebbe male ma c’ha la ragazza, Fabrizio parla solo di politica che pare che per lui esiste solo quello, e io che faccio? Una mezza fantasia per Matteo, un altro mio compagno di classe, ce l’ho... anzi forse ce l’ho più che per tutti gli altri perché in pratica penso solo a lui, anche quando... vabbe’ avete capito... cioè ci faccio proprio sopra le mie fantasie a tutti i livelli, perché Matteo è proprio un cucciolotto che me lo mangerei di baci... ma dove vado? Certo quando mi passa vicino mi vengono i brividi, ma tanto il coraggio di avvicinarlo non ce l’avrò mai. Un’idea m’era venuta... io ci potevo provare ma solo in forma anonima. Allora ho pensato di mandargli un biglietto... così per vedere come reagiva. Mi sono messo a meditare su quello che ci potevo scrivere... sesso no! Per carità! Un po’ di cose carine... Insomma mi sono messo a scrivere (e non è che ci so fare un gran che) e il biglietto è venuto fuori così:
“Cucciolo mio,
tu non ti sei nemmeno accorto di me, quando mi passi vicino mi vengono i brividi, ma come fai a essere così bello? Ma io una bella cotta per te me la sono presa... che dici? Ci possiamo provare? Per me sarebbe una cosa meravigliosa... ma per te non lo so... anzi proprio non so come la potresti prendere. La faccia di dirtelo di persona non c’è l’ho ma quando ti vedo mi sciolgo del tutto. Ti amo Cucciolo! Ti bacerei per ore ma non si può, se mi becca la professoressa mi scotenna, e poi mi vergogno terribilmente... Bacioni! Marco”.
Quando l’ho riletta poteva andare ma quel “Marco” sotto ci stava proprio male... troppo pericoloso e allora c’ho messo solo una M puntata, così mi sembrava perfetta. L’ho scritta a mano, non al computer, c’ho disegnato tanti cuoricini rossi... insomma l’ho fatta carina carina. Non sapevo come mandargliela, non gliela potevo mandare per posta perché l’indirizzo non lo sapevo e chiederglielo sarebbe stato come fargli la dichiarazione. Allora ho deciso che gliel’avrei messa nella cartella e il giorno dopo ho fatto proprio così. Poi sono stato ad aspettare. La mattina non s’è accorto di niente, quando siamo usciti mi ha detto ciao, ma niente di più di quello che fa sempre. Io aspettavo di vedere l’indomani che cosa sarebbe successo. Quando è arrivato era tutto contento, evidentemente il biglietto l’aveva trovato. Ci siamo salutati ma niente di più, anche se lui stava decisamente su di tono. Alle prime due ore c’era il compito di Inglese e l’abbiamo dovuto fare, a proposito, io avevo fatto un macello ma non me ne fregava niente perché stavo aspettando le sue reazioni. A ricreazione si va a cacciare in mezzo a un crocchietto di ragazze, io gli volevo dire: “Oh! Io sto qua eh!”. Le stuzzicava, le provocava, e lui in genere queste cose non le fa mai. Insomma, il giorno appresso più o meno la stessa storia. Io mi chiedevo, ma il biglietto l’ha trovato o no? Non sapevo proprio che pensare. A terzo giorno, ma poteva essere pure il quarto, Matteo viene da me, mi dice: “dopo, a ricreazione ti devo parlare” e me lo dice in tono serio. Io faccio solo cenno che va bene. Alla ricreazione ce ne andiamo in giardino in un posto dove non va mai nessuno e lui mi dice: ”Che pensi di Manuela?”. Io gli dico quello che penso e lui mi chiede: “Ma, secondo te, s’è innamorata di me?” Io gli ho detto: “No! perché?” Ovviamente lui il perché non me l’ha detto, poi mi ha chiesto più o meno la stessa cosa anche di Michela. Nella classe nostra ci sono solo due ragazze col nome che comincia per M. Insomma, era chiaro che il biglietto l’aveva trovato ma l’aveva preso per il biglietto di una ragazza, è per questo che era così contento, però, ovviamente, lui non me l’ha detto, in questo è cavaliere, non chiacchiera troppo. E io che dovevo fare? Gli dovevo dire: “Senti Matteo, a quelle di te non gliene frega niente! Sono io che mi sono innamorato di te!” ma come si fa a dire una cosa del genere? Matteo s’era esaltato perché pensava che fosse una ragazza e invece lui ragazze non ne trova, non lo cercano proprio e non capisco perché, a me sembra bellissimo, ma sulle ragazze non fa colpo. Insomma è finita che dopo la scuola sono rimasto a parlare d’amore con Matteo... ma non era così che volevo parlare d’amore con lui! Ma che devo fare? Io non mi sento nemmeno tanto imbranato ma in queste cose sono un deficiente totale, però non è facile, non è facile per niente. Almeno adesso una cosa la so, Matteo è etero spaccato! E le ragazze non lo vogliono! ma non è giusto! Comunque è così e non ci posso fare niente. Chissà quanti ragazzi gay ci stanno a scuola mia... però se sono tutti imbranati come me qui non si combinerà mai nulla... Ci sono... certo che ci sono, ma quali? Loro c’hanno paura e io pure c’ho paura quindi finisce tutto lì. ma vi sembra giusta una cosa del genere? Il problema per noi è riconoscerci... io con Matteo c’ho provato... vabbe’, è andata a finire così... ci riproverò con qualche altro! Non mollate! Mi raccomando! Ciao!