sabato 28 marzo 2020

COPPIA GAY O NON COPPIA GAY? QUESTO È IL PROBLEMA

Caro Project,
salto i convenevoli, vorrei chiederti che cosa pensi di un problema che mi assilla ormai da tempo. Il Vangelo dice di perdonare non fino a sette volte ma settanta volte sette, ma quella è una cosa che possono fare i santi ed è difficilissima. Perdonare sempre è difficilissimo, e nella vita di coppia rischia di essere un errore distruttivo che fa male ad entrambi. Nel mio caso non si tratta di perdonare un tradimento, perché se pensi a tradire vuol dire che con me non stai bene, io mi riferisco ad altre cose, considerate sempre piccole cose, ma sono cose che alla lunga diventa difficilissimo sopportare, e qui non vale la logica del tradimento, i comportamenti che non riesco a perdonare non derivano dal fatto che il mio ragazzo non sta bene con me, ma essenzialmente dal fatto che nei suoi confronti ho solo due alternative: o devo prendere atto che il nostro rapporto non va avanti o finisco per accettare che alzi la voce, che faccia sfuriate, … non ha mai alzato le mani perché altrimenti lo avrei distrutto e ANCHE perché oggettivamente non è il tipo che fa quelle cose, ma è incoerente, dice una cosa ne fa un’altra, cambia radicalmente parere due o tre volte alla settimana su cose importanti. Devo chiarire che gli voglio bene e che penso che sia un’ottima persona, con tanti problemi, ma un’ottima persona. Non viviamo insieme, lui ha 31 anni, io 36. Non è uno che tradisce la fiducia del compagno, quando stavamo insieme e lui ha voluto stare con un altro ragazzo me lo ha detto chiaramente e io non ho potuto che prenderne atto, poi è passata e ci siamo rimessi insieme. Io penso di non essere in grado di farlo sentire felice, siamo molto diversi su tante cose. La nostra storia è cominciata dal sesso, poi è diventata una cosa più complicata che non saprei come definire. Ci si conosce bene, c’è un affetto di fondo e talvolta viene a galla. L’interesse sessuale è ampiamente svanito da entrambe le parti, ma quando c’è un problema, o suo o mio, ci sentiamo sempre e ne parliamo, anche se ultimamente ci sentiamo molto meno. Non ti nego che la mia paura di fondo è la paura di perderlo, mi piacerebbe mantenere un contatto con lui che potesse durare nel tempo, potrebbe anche vivere una vita sessuale sua, lontana da me, lo capisco e lo accetto, ma vorrei che mi volesse bene comunque. Non sarei magari più il suo ragazzo, ma vorrei che continuasse a pensare a me come si pensa ad una persona come si deve, ad una persona che gli ha voluto bene. In fondo che cosa gli posso rimproverare? Di essere troppo insistente o troppo distaccato a seconda di come gli gira, ma non è nemmeno colpa sua, nemmeno si rende conto di queste cose; di farmi prediche su cose che lui risolverebbe a suo modo perché non le deve affrontare veramente, ma che nella realtà non si possono affrontare come dice lui? Di essere un po’ cinico, di non aver mai avuto quell'alone romantico che a me sarebbe tanto piaciuto? Ma in fondo è se stesso e mi piace proprio perché non è il mio doppio, non è accondiscendente, non mi dà ragione se pensa che non ho ragione. Sì, la mia vera paura è che sparisca dalla mia vita. Non so se succederà, spero proprio di no, ma l’allontanamento è cominciato da tempo. Potrei rimproverargli una cosa del genere? Che cosa ho fatto io per meritarmi un compagno come lui? E lo dico nel senso buono. Ho cercato di assecondarlo? Cioè di fare quello che lui avrebbe voluto? Se devo essere sincero fino in fondo, certe volte l’ho tenuto a distanza perché certe volte mi sembrava troppo invadente. Avrei dovuto assecondarlo in tutto? Sarebbe stata veramente la scelta giusta? Confesso che certe volte avevo paura di lui, delle sue reazioni, della sua insistenza. Paura è una parola inadeguata, volevo soprattutto mantenere la mia autonomia perché pensavo che il nostro sarebbe stato un rapporto impossibile. Non ero tranquillo nemmeno quando ci vedevamo un giorno a settimana, se fossimo andati a vivere insieme tutte le contraddizioni sarebbero scoppiate. Però, Project, anche se a modo mio, cioè in un modo molto difettoso, io gli voglio bene. Che cosa potrei fare per lui? Potrei veramente risolvere le sue contraddizioni? Io penso che alla lunga sarei per lui un problema in più. Adesso ci sentiamo una volta ogni 15 giorni e non ci vediamo quasi mai. Quando ci vediamo l’imbarazzo si sente forte. Penso che sia preoccupato del futuro, non per il futuro del nostro rapporto ma per il suo domani, per il lavoro che non trova, per le insicurezze economiche, proprio per l’impostazione di base della sua vita. Adesso è più resistente alla depressione, o forse sembra soltanto più resistente. Lo conosco da diversi anni ormai, vorrei che non si dimenticasse di me, ma sento che sta già succedendo, quando lo chiamo al telefono ho paura di dargli fastidio, gli proporrei di vederci ma tempo che mi dica di no ed evito. Non so mai che cosa fare, come comportarmi. Dirgli “ti voglio bene” … ma che significa? Io gli voglio bene e penso me ne voglia anche lui, ma è una cosa tutta nostra e forse per lui non ha più senso, ammesso e non concesso che un senso ce lo avesse anche prima. Il fatto è che siamo complicati, mi ci metto anche io che ho 36 anni ma me ne sento addosso 60, sono rinunciatario, faccio prediche stupide e buoniste e lo faccio arrabbiare. Lui mi vede vecchio dentro, spento, senza entusiasmi, ma quando a lui vengono i momenti neri di depressione mi fa proprio paura, si chiude in se stesso ed è impossibile stabilire un qualsiasi contatto. Insomma, penso che tu abbia più o meno capito a che punto del guado mi trovo. Tu che faresti al mio posto? Tutte le ipotesi sono aperte e possibili.
Ti abbraccio.
Robert
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Caro Robert,
un rapporto adulto tra persone adulte non è una favola e direi che il vostro rapporto ha le caratteristiche di complessità e di contraddizione delle relazioni serie. In effetti, con tutti i dubbi possibili e immaginabili, voi siete rimasti “in qualche modo” insieme. Volersi bene è spesso una strada molto difficile, piena di dubbi e di incertezze di ogni genere, perché nella realtà non si segue nessun modello e il rapporto si costruisce in due, giorno dopo giorno. Una cosa soltanto mi è venuta in mente leggendo la tua mail, se fossi al tuo posto cercherei di mettere le esitazioni da parte, gli direi quello che penso senza reticenze sia quel “ti voglio bene” che ti mette in crisi, che i tanti “non so che fare”, molto semplicemente perché, se non ti volesse bene sarebbe sparito in modo definitivo da molto tempo e senza ritorni di nessun genere. Chiamalo, fatti sentire, deve sentirti almeno come un amico affidabile, non lo lasciare solo. Molto spesso ci sentiamo obbligati a metterci da parte supponendo cose che non hanno nulla a che vedere con la realtà. Se non ha nessuno ed è veramente solo, la tua presenza è importantissima, se poi ha una sua vita alternativa, beh non può che fargli piacere sapere che un suo ex è rimasto suo amico. E per quanto riguarda te, è comunque meglio avere una visione chiara delle cose che girare all'infinito su mille ipotesi, se siete veramente un coppia, bene, altrimenti si può eccome rimanere amici. Nei confronti del tuo ragazzo e anche del suo diversivo con un altro ragazzo tu hai mantenuto un atteggiamento di comprensione. Non sei rivendicativo nei suoi confronti, ti preoccupi per lui, gli vuoi bene. Se non vuoi bene a un ragazzo non ti preoccupi nemmeno di come può stare. Insomma, non svalutare in nessun caso il vostro rapporto perché, qualunque cosa sia, è comunque una cosa seria e importante per entrambi.
Un abbraccio.
Project
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