venerdì 8 dicembre 2017
AMORE GAY E ACCETTAZIONE OLTRE I PREGIUDIZI SESSUALI
Ciao Project,
vorrei sottoporti un problema che mi ha tenuto per molto
tempo (anni) in uno stato di incertezza. Cerco di descriverti per sommi capi la
situazione. Io ho 45 anni, il mio ex-fidanzato (anche se questa espressione è
decisamente inadatta nel caso concreto) ne ha 29. Lui è il mio ex, certo, ha
avuto le sue storie dopo che ci siamo lasciati, ma alla fine non è riuscito a
stare bene con nessuno; è un ragazzo che ha avuto un passato molto difficile
con momenti di depressione profonda ma da tutto questo, o almeno dalle fasi
peggiori di tutto questo sembra sia uscito. Abbiamo mantenuto costantemente un
rapporto anche quando non stavamo più insieme. Lui è un po’ nevrotico (un bel
po’) ma tra noi c’è stato sempre un feeling speciale che è andato ben oltre il
sesso. Io penso che lui sia una persona di intelligenza superiore, anche se si
è sempre sottovalutato. Negli studi ha perso tempo per ragioni legate
soprattutto alla depressione e alle sue nevrosi, ma alla fine ha ottenuto
risultati eccellenti, ma, a parte i risultati degli studi, vedo che ha un
interesse profondo per il suo settore (tipicamente scientifico) e questo gli
provoca anche ansia perché quando si applica molto ai suoi studi e ha
l’impressione di non capire esattamente quello che sta leggendo o di non riuscire
a sviluppare le ipotesi sulle quali sta lavorando, va in crisi e in quei
momenti rischia di vanificare tutto. Col passare degli anni, però, ho notato
che queste crisi sono sempre meno profonde e che non lo distruggono più come
accadeva qualche anno fa. Non so che cosa farà nella vita oltre studiare (che è
la cosa che mi sembra più adatta per lui); fino ad ora ha realizzato molto di
più di quello che lui stesso si sarebbe immaginato all’inizio. Voglio
sottolineare che gli voglio bene in modo profondo e che tra noi c’è una
comunicazione che non ho mai avuto con nessun’altra persona. Quando sto accanto
a lui non so mai come comportarmi, anche se adesso mi faccio meno problemi. Tra
noi esiste anche qualche contatto sessuale, succede di rado ma succede, tanto
più adesso che non ha un ragazzo da diversi mesi. Io, per mia natura tendo a
creare rapporti prima di tutto affettivi e questo succede soprattutto con lui
che è tanto più giovane di me. Tendo spesso a rassicurarlo, a dirgli che gli
voglio bene, cosa che è verissima e che lui sa molto bene, ma il vero problema
si presenta sul piano sessuale, che per lui è fondamentale. Ha sempre avuto la
paura di poter essere messo da parte perché in lui la sessualità produce quasi
una specie di frenesia e ha paura che tutto questo possa mettere in crisi i
suoi partner, e qualche volta è successo. Anche io mi sono posto molte domande
ma poi ho capito che i suoi atteggiamenti nei confronti del sesso sono
condizionati dal suo passato e ho finito per pensare che in effetti non ci
fosse niente di cui essere allarmati. L’idea di allontanarlo l’ho avuta anche
io, ma solo in qualche situazione molto particolare e molto rara, alla fine
però si è sempre superato tutto e penso che il nostro rapporto, per quanto sia
strano, è comunque molto saldo. Lui mi richiede dei comportamenti sessuali che
a me non verrebbero in mente, sono cose che non mi sconvolgono affatto ma un
po’ contrastano con l mio modo di essere. Lui dice che con lui devo essere
autoritario, duro, che devo farmi rispettare, che lo devo umiliare e la cosa mi
sconcerta un po’, io qualche volta provo a fare quello che mi chiede, ma per me
è un gioco, perché stare con lui mi fa una estrema tenerezza e mi sento portato
ad abbracciarlo e non certo ad aggredirlo. Certe volte lui considera il mio
atteggiamento come un non voler capire il senso di quello che mi chiede. Ne
abbiamo parlato molto ed è evidente che nel chiedermi dei comportamenti duri,
punitivi nei suoi confronti, gioca un ruolo fondamentale il ricordo delle sue
prime esperienze. Io vorrei staccarlo dal ricordo di quelle esperienze e vorrei
che lui entrasse nella dimensione di una sessualità fatta di tenerezza e di
affetto reciproco, ma mi rendo conto che il peso dei ricordi per lui è molto
forte e che la sua visione della sessualità, ormai a 30 anni, è ancora
profondamente condizionata dalla sue prime esperienze. Certe volte è come se
volesse essere punito per qualcosa che lui deve vedere assolutamente come una
colpa, per esempio il fatto che, dopo essere stato con me, è stato con altri
ragazzi. Io di tutto questo non gli ho mai fatto una colpa, perché ho pensato
che trovarsi un ragazzo che gli volesse bene potesse essere fondamentale per la
sua vita. Lui non è un mio possesso, è solo una persona che amo e che mi ama e
di questo sono certo. Il punto è questo, Project, che devo fare? Assecondarlo
come vuole lui o mantenere una linea intermedia, cioè fare anche un po’ come
vuole lui ma senza trascurare mai di dirgli che gli voglio bene? E poi mi
chiedo se il mio cercare di allontanarlo dai suoi ricordi sia una cosa giusta o
se sia solo un tentativo di fargli chiudere forzatamente una parentesi che per
lui non è affatto chiusa. È un po’ come se lui volesse rivivere con me, ma
chiaramente in una dimensione anche affettiva, certe sue vecchie esperienze,
forse rivivendole in un modo diverso potrebbe liberarsi dalla presenza
ossessiva di quei contenuti. Vorrei sottolineare che lui ha avuto e ha dei
problemi perché ha vissuto una vita difficile, ma non è una caso patologico.
Sono felice di contare qualcosa per lui e, francamente, se lui sparisse dalla
mia vita mi sentirei maledettamente solo. Certe volte quando mi parla dei suoi
studi mi affascina anche se è sempre pronto a sottolineare che sono più le cose
non chiare di quelle chiare. Adesso vedo in lui più autostima, anche se
l’autostima non è mai stata la sua nota caratteristica. Mi sono affezionato a
lui perché lo sento molto simile a me, io non sono uno scienziato e ho vissuto
una vita molto banale finché non l’ho incontrato, ma in molti suoi
atteggiamenti e in molti suoi modi di reagire mi identifico profondamente. Non
mi ha mai imbrogliato, è generoso, ruvido ma anche affettuoso. Non vorrei
nessun altro accanto a me perché noi più che una coppia siamo una famiglia.
Quando mi chiama mi sento felice anche se non so mai come comportarmi. Anni fa
litigavamo spesso e poi ci comportavamo come se non fosse accaduto nulla,
adesso non litighiamo praticamente più e il dialogo non sembra più un confronto
duro ma un modo di raccontarci reciprocamente le nostre emozioni. Resto
incantato da come riesce in modo semplice e diretto a manifestarmi il suo
bisogno di sesso; io non saprei fare niente di simile, ma in fondo lui sa che
stargli vicino per me è la felicità e sa anche che questa è una certezza che
non verrà meno.
Aspetto la tua risposta, Project, se vuoi metti anche questa
mail nel blog. Ti ho allegato il mio contatto skype; mi farebbe piacere parlare
un po’ con te.
Leonardo
________
Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=23&t=6312
Read this post in English: http://gayprojectforum.altervista.org/T-gay-love-and-acceptance-over-sexual-biases
UN RAGAZZO GAY INNAMORATO DEL SUO PROFESSORE
Ciao Project,
sono arrivato al forum http://gayprojectforum.altervista.org
attraverso un link in uno dei tuoi blog. Ti faccio i miei complimenti, perché è
un forum veramente molto ben fatto e ci si trovano molte risposte che non si
trovano altrove. È un peccato che i motori di ricerca non lo indicizzino
adeguatamente. Ho visto che il blog in Italiano, invece, è molto indicizzato,
ma per uno che non parla Italiano, avere un blog in Inglese sarebbe molto
importante. Insisti e cerca di andare avanti, prima o poi riuscirai ad avere
successo, almeno io lo spero.
Adesso vengo alla ragione di questa mail. Innanzitutto mi
chiederai perché una mail (e da un indirizzo email a tempo) e non un bel post
sul forum. La risposta a me sembra quasi ovvia. Voglio preservare al massimo la
mia privacy e ho bisogno di capire come funzionano realmente le cose prima di
fidarmi di te.
Ho quasi ventitré anni, sono uno studente di discipline
scientifiche in una grande università di una città dell’Europa del Nord, dove
vivo. Nella mia università ci sono anche associazioni gay, il clima per i gay
dichiarati è piuttosto favorevole, ma il mio problema è che io non sono
dichiarato e non voglio dichiararmi perché questo mi creerebbe qualche problema
in famiglia (e non solo) o forse più che qualche problema mi provocherebbe un
po’ di imbarazzo. Conosco tanti gay dichiarati; qui, in effetti dichiararsi non
è un problema, con parecchi di quei ragazzi vado anche d’accordo ma vorrei
cercare la mia strada in un altro modo e tra poco capirai perché.
Le associazioni gay universitarie sono posti piuttosto seri
e non ho niente contro queste cose, ma lì la sessualità diventa un fatto
sociale, un argomento di conversazione, un qualcosa che deve essere condiviso e
ci sono inevitabilmente degli standard in cui io non mi riconosco pienamente.
Cerco di spiegarmi meglio, io non mi innamoro dei miei coetanei ma di uomini
adulti, i miei colleghi di corso mi considerano etero perché con loro io ho dei
classici rapporti di amicizia come quelli tra ragazzi etero, perché i miei
colleghi di università non mi attraggono sessualmente, mentre certi miei
professori sono per me anche un interesse sessuale e ovviamente un discorso
simile, in una associazione universitaria gay, suonerebbe piuttosto strano. Ho
fatto una piccola indagine tra i ragazzi gay che conosco e non ce n’è neppure
uno che abbia interessi simili ai miei, quindi ho preferito lasciare da parte
le associazioni universitarie gay.
Non c’è bisogno di dire che mi sento molto solo, anche
perché non posso parlare con nessuno della mia vera vita. E allora me ne sto da
parte ed evito di farmi coinvolgere in modo diretto. Studio molto, ho buoni
risultati, ma purtroppo non ho una mia vita affettiva-sessuale, vivo solo di
fantasie e di proiezioni.
Lo scorso anno sono stato inserito in un gruppo di laboratorio
di sei studenti, coordinato da un professore quarantenne che non è solo
bravissimo ma anche bellissimo. Certe volte si stava in laboratorio anche per
quattro ore di seguito. Una volta abbiamo messo su un esperimento che doveva
durare per sei giorni di seguito e doveva essere monitorato senza interruzioni,
giorno e notte. I miei cinque colleghi venivano solo la mattina, io mi sono
offerto di rimanere lì e di monitorare l’esperimento e, in pratica, sono
rimasto in Istituto una settimana di seguito, giorno e notte. Il professore
veniva spesso il pomeriggio e qualche volta si tratteneva anche fin oltre la
mezzanotte. Per me, vederlo era una vera felicità, parlavamo quasi soltanto
dell’esperimento, io gli ho proposto una modifica e ho cercato di spiegargliene
le ragioni, e lui mi è stato ad ascoltare con la massima attenzione e poi ha
deciso di mettere in pratica quella modifica e la cosa mi ha fatto immensamente
piacere. Le ultime due sere, è venuto in laboratorio e ha portato con sé la
cena per lui e per me e abbiamo cenato insieme. Alla fine dell’esperimento mi
ha proposto di fare con lui una piccola pubblicazione per descrivere
l’esperimento e suoi risultati. Mi ha detto che avremmo lavorato insieme per
tre giorni e che non sarebbe stato un grosso impegno.
La pubblicazione dell’articolo col mio nome dopo quello del
professore mi ha creato una situazione di imbarazzo terribile coi miei colleghi
che mi hanno considerato un opportunista e un arrampicatore sociale, ma in
effetti anche loro avrebbero potuto partecipare in modo molto più concreto alla
gestione dell’esperimento.
Il mio rapporto col professore era ottimo, ma ovviamente,
per quanto riguardava me, non si trattava solo di una collaborazione si studio
e di ricerca, io mi ero innamorato del professore, anche se non sapevo niente
di lui. Non è sposato, questo lo so di certo. Sta spesso in giro sia in Europa
che negli USA. L’ho sempre visto girare da solo, ma non ne so più tanto. Con me
era perfettamente a suo agio, ma anche molto professionale. Nelle tante ore
passate insieme abbiamo parlato solo dell’esperimento, non c’è mai stato
nemmeno un cenno alla vita privata.
Adesso il periodo del gruppo di ricerca è finito, ogni tanto
vedo il professore che va su e giù per le scale dell’Istituto, qualche volta
vado a salutarlo nel suo ufficio e un paio di volte mi ha anche invitato a
pranzo alla mensa dell’Istituto, ma non c’è mai stato nulla che andasse di un
solo centimetro fuori dal perimetro del rapporto professionale. Sui social non
ha un profilo, io ho la sua mail, ma è quella ufficiale dell’università. Non so
che fare, Project, Io me ne sono innamorato ma ho paura di combinare guai.
Molto sinceramente penso che lui abbia del tutto rimosso la vita affettiva e
ormai si sia consacrato totalmente alla ricerca, ma io ho la vaga sensazione
che la ricerca sia solo un modo per evitare di pensare. Ho la vaga sensazione
che lui sia gay e, nonostante tutta la sua ostentata professionalità, penso di
essere per lui anche una grande tentazione. Questa sensazione l’ho avuta più
volte, non saprei nemmeno dirti una ragione precisa che mi spinge a pensarlo,
ma dei piccoli sorrisi, delle frasi cominciate in un modo e finite in un altro,
delle pause troppo lunghe e certi modi di distogliere lo sguardo mi hanno fatto
pensare. Devo essere io a fare il primo passo o devo aspettare di essere fuori
dall’università, se mai ne uscirò fuori, per fare con lui un discorso da pari a
pari? Io credo che a lui accada una po’ qualcosa di simile a quello che accade
a me, ma a parti invertite. Io sono troppo giovane per lui secondo il “modello
standard” e lui è troppo vecchio per me, ma il modello standard non detto che
debba sempre valere. Ci sono molte cose che quel modello non spiega. Certo
all’università un professore non si può compromettere con uno studente, perché
effettivamente sarebbe troppo rischioso, e mano ancora uno studente può fare la
dichiarazione d’amore a un professore.
Certe volte sono tentato di rischiare il tutto per tutto e
penso che alla fine vincerei la mia scommessa, ma non lo voglio mettere in
situazioni imbarazzanti. Ecco, io continuo ad andare avanti così. Sulla soglia
di un rapporto che potrebbe essere bellissimo, e secondo me non è solo
un’ipotesi astratta, ma sia a me che a lui manca il coraggio di fare il passo
senza ritorno, sia per opportunità che soprattutto per la paura di sentirsi
rispondere con un rifiuto. È il mio primo amore e ho paura di bruciare tutto
per la fretta.
Adesso puoi capire come mi sento e che cosa posso provare.
Io sogno il mio professore ogni notte, ma non lo sogno in cattedra ma nel mio
letto, è diventata ormai una specie di ossessione… Che devo fare, Project? Ti è
mai successo di vedere situazioni simili alla mia?
Se lo credi opportuno pubblica la mail, perché è abbastanza
neutra.
G.O.
_________
Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Foum di Progetto Gay:
Read this post in English: http://gayprojectforum.altervista.org/T-a-gay-guy-in-love-with-his-professor
domenica 3 dicembre 2017
NON GIUDICARE GLI ALTRI GAY
Caro
Project,
ho letto alcune parti del tuo libro “Essere Gay” e mi ha
colpito l’idea di morale gay, cioè l’idea di distinguere tra una omosessualità
buona e una cattiva o almeno meno buona. In questo modo io credo che tu voglia mettere
in evidenza quanto c’è di buono nella omosessualità, e su questo non posso che
concordare con te, ma purtroppo sottolineando quello che c’è di buono si
finisce per sottolineare anche quello che c’è o ci può essere di negativo e qui
potrei ancora essere d’accordo con te, ma con qualche limitazione
significativa.
Project, tu dici di essere assolutamente laico e ti rispetto
per questo, io vengo invece da una formazione cattolica abbastanza
tradizionale, in teoria dovrei aver imparato a distinguere il bene dal male ma
ho anche imparato a non giudicare e a non sottovalutare le ragioni degli altri,
anche di quelli che hanno stili di vita diversissimi dal mio.
Sono ormai vicino ai 70 anni e ogni volta che mi capita di
poter avere un dialogo serio con qualcuno che ha vissuto esperienze
lontanissime dalle mie mi rendo conto che se per un verso mantengo la mia
tendenza a giudicare, per l’altro sono fortemente frenato dal fatto che le cose
sbagliate, quando sono viste da vicino sono molto meno strane e sbagliate di
quanto appaiono quando sono viste solo da lontano o sono considerate solo in
teoria.
Parlavo giorni fa con un ragazzo non ancora trentenne e,
come mia vecchia abitudine e mio difetto, stavo per l’ennesima volta cercando
di mettermi in cattedra, ma per fortuna mi sono trattenuto e ho lasciato spazio
a quel ragazzo. Lui mi ha parlato con molta sincerità delle sue esperienze di
vita e io mi sono sentito del tutto disarmato, mi rendevo conto che i miei
argomenti moralistici non avevano alcun senso se confrontati con esperienze
dure come quelle vissute da quel ragazzo. Mi sono sentito un totale imbecille,
uno che si è illuso di capire tutto senza avere realmente alcuna conoscenza di ciò
di cui sta parlando. Il mio mondo mi è sembrato solo un ammasso di chiacchiere
vuote.
Che avrei fatto se mi fossi trovato nelle situazioni in cui
si è trovato quel ragazzo? Che cosa avrei scelto? E poi, avrei avuto reamente
la possibilità di scegliere? Quel ragazzo era radicalmente diverso da me nei
suoi atteggiamenti perché aveva avuto una vita radicalmente diversa dalla mia e
molto più dura della mia. Prima avrei giudicato male i ragazzi come lui, avrei
detto che avevano l’idea fissa del sesso, ma, in fondo, vedevo sempre più
chiaramente la stupidità di questi giudizi.
La moralità del mio essere gay, o almeno quella che a me
sembra essere la moralità del mio essere gay, se vogliamo dire tutta la verità,
mi viene dalla mia formazione cattolica, che mi ha in qualche modo preservato
dalle esperienze più dure, cioè il mio essere cattolico mi ha fatto essere gay
in un modo molto particolare, ma attenzione, si tratta di un modo più prudente,
più oculato, più controllato, ma forse anche più ipocrita e meno sostanzialmente
partecipativo. Ho fatto quello che fanno tutti i ragazzi, sesso compreso, anche
se con prudenza, non sono un santo e mi rimprovero soprattutto di non aver
fatto quel po’ di bene che avrei potuto fare, poi mi fermo a riflettere e mi
chiedo che cosa mi ha allontanato per esempio dalla ricerca del sesso sfrenato,
e onestamente, pensandoci bene, non credo che sia stata l’educazione cattolica
ma la paura, cioè brutalmente la necessità di salvare la faccia, che è una cosa
comunque molto meschina, ecco che il confine tra moralità e meschinità diventa
molto meno netto.
La necessità di salvare la faccia per me aveva un valore
solo perché non sono mai stato veramente me stesso al 100% e soprattutto non
sono mai stato messo con le spalle al muro da situazioni di fatto più forti di
me, come è accaduto a quel ragazzo, perché in quel caso con ogni probabilità mi
sarei comportato esattamente come lui. Quando si va alla sostanza delle cose la
moralità delle persone, più che una qualità individuale è il risultato di un
contesto e gli stessi concetti di merito e di colpa perdono i loro contorni
chiari.
In fondo lo stesso papa Francesco aveva detto. “Chi sono io
per giudicare un gay?” Sembrava una frase impacciata, che voleva indicare un’apertura
ma è una frase che ha un significato estremamente serio. Ho provato ad
applicare quella frase a me stesso e sono arrivato alla conclusione che non ho
alcun diritto di giudicare. Anche chi va alla ricerca disperata e quasi
nevrotica di sesso può avere ugualmente una sua morale e quella morale non è
peggiore della mia, ed è solo apparentemente diversa.
Dal dialogo con quel ragazzo ho capito che il sesso non gli
ha portato affatto la felicità e che in lui il bisogno di essere amato e
rispettato per quello che è veramente è vivissimo, direi anzi che è molto più
vivo che in me. Siamo rimasti a parlare per ore e abbiamo capito che tra noi
c’era un rispetto reciproco profondo, un rispetto reciproco quasi inaspettato
ma assolutamente reale.
Project, permettimi una divagazione, io, che sono gay e che
non voglio perdere il contatto con la mia fede, ammiro molto papa Francesco,
perché, secondo me, ha riportato il Cristianesimo ai suoi valori fondanti, non
ha fatto polemica con la modernità ma si è messo alla ricerca delle persone e
delle loro sofferenze, in sostanza non ha giudicato ma ha cercato di fare
sentire la sua voce a favore degli ultimi. Fare qualcosa di buono e di concreto
senza giudicare nessuno, questo è il suo stile.
Insomma, adesso sento che il mio essere gay può essere
veramente conciliabile con il mio essere cristiano, almeno fino ad un certo punto.
So che tu hai sostenuto il contrario, ma lo hai sostenuto in altri tempi, e mi
piacerebbe capire che cosa pensi oggi, dopo che papa Francesco ha dato una
lettura più evangelica del cattolicesimo. Scusami se mi sono permesso di
provocarti con questa mia mail ma ti stimo molto e mi piacerebbe sapere se sei
sempre dello stesso parere. Vorrei sottolineare che apprezzo molto quello che
fai.
Paolo
_______
Caro Paolo,
ho letto la tua mail con vivo interesse. Sì: non giudicare!
È un principio evangelico ma è anche un dovere morale laico. Quello che dici di
quel ragazzo, mi è capitato più volte e mi ha messo in crisi più volte. Adesso
la mia tendenza a giudicare si è ridotta notevolmente e ho recuperato la
consapevolezza della mia ignoranza e delle mie incapacità. Credo di avere
ancora moltissimo da imparare e purtroppo, alla mia età, non avrò il tempo per
capire molte cose, ma certo l’idea di giudicare la terrò a freno.
Quanto a papa Francesco, non posso negare che, pur
sentendomi radicalmente laico, ascolto con la massima attenzione quello che
dice e cerco di farne tesoro. Ho anche io l’impressione che abbia riportato il
cattolicesimo a valori più autenticamente evangelici. Il cattolicesimo non è o
non dovrebbe essere un’ideologia. Direi che è un papa che ha atteggiamenti
sostanzialmente laici e condivisibili da molte persone di buon senso anche
fuori dalla chiesa cattolica, ha indubbiamente coraggio. Non posso negare che,
specialmente negli ultimi mesi, sono rimasto molto colpito dal fatto che
Francesco non sottolinei mai le divisioni ma cerchi la collaborazione degli
uomini d buona volontà per fare tutti insieme qualcosa di buono e di concreto.
Effettivamente papa Francesco non ha giudicato ma ha cercato di perseguite il
bene impegnandosi per le periferie del mondo. Mi dispiace solo che sia ormai un
uomo anziano perché la sua presenza potrebbe essere archiviata rapidamente dopo
la sua uscita di scena e sarebbe veramente un danno per tutti, cattolici e no. Beh,
credo che si capisca abbastanza bene quello che penso di papa Francesco.
Paolo, ti ringrazio veramente moltissimo della tua
“provocazione”! Magari ci fossero tante provocazioni di questo tipo!
Project
__________
Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=73&t=6308
You can read this post in English: http://gayprojectforum.altervista.org/T-do-not-judge-other-gays
sabato 2 dicembre 2017
AMORE GAY PRIMA E DOPO
Ciao Project,
ho letto tanti articoli sulle coppie gay, da quelli di tipo scientifico-sociologico a quelli di gossip, a quelli di sessuologia di coppia, in quegli articoli si parla di tutto, di sesso, di fantasie sessuali, delle possibili realizzazioni di quelle fantasie, di ruoli sociali, di tolleranza e ovviamente di bellezza e di fascino, ecc. ecc., ma secondo me ci manca sempre l’elemento fondamentale, ossia il fatto che ci si ami veramente.
Amare sarà anche un questione di sesso, questo non lo nego, ma secondo me è molto di più. Non so perché con certe persone succede e con altre persone non succede affatto, ma volersi bene significa prima di tutto rispettarsi, capirsi, pure nella propria diversità. L’altro non è un altro me stesso, in lui non amo me stesso ma qualcosa di diverso che sento affine, certo, ma non identico, amo la sua libertà anche quando lo allontana da me, amo il suo essere diverso da me e il suo amarmi nonostante tutto, un amarmi che mi valorizza e mi fa sentire vivo, apprezzato, gratificato.
In coppia si sta bene solo quando ci si ama veramente, quando si desidera il bene dell’altro, quando la sua felicità conta più della nostra, ma per volersi bene non è affatto necessario essere in coppia.
Ho avuto una bellissima storia con un ragazzo che ho amato tantissimo e che mi ha amato tantissimo, adesso non stiamo più insieme, eppure ci amiamo lo stesso, perché il rispetto, l’affetto, la comprensione che c’erano tra noi sono rimasti identici, è venuta meno l’esclusività sessuale, eppure noi continuiamo ad amarci, anche se lui ha un nuovo compagno e poi, chi ha detto che si possa amare solo una persona alla volta?
Se il mio ex avesse bisogno di me, per lui farei qualunque cosa, perché gli voglio bene, e sono certo che il suo attuale compagno non sarebbe affatto geloso e sarebbe il primo a spingermi in quella direzione, tra l’altro ci conosciamo e ci stimano. L’unica cosa che avrebbe potuto mettere in crisi i rapporti tra me e il mio ex-compagno sarebbe stata l’inganno, il raccontare una cosa e farne un’altra, ma è proprio quello che tra noi non è mai accaduto.
Non sono gli obblighi legali a creare i sentimenti. Non ho mai capito i ragazzi che odiano i loro ex, se li odiano “dopo” vuol dire che non li amavano “prima”. Ho sempre considerato il mio ex una persona ottima sotto tutti i punti di vista, di lui mi fidavo totalmente. Ora non siamo più una coppia ma io continuo a considerarlo una persona ottima, non ho cambiato opinione su di lui per il fatto che non siamo più una coppia.
Secondo me, noi tutti, e in particolare noi gay ci facciamo trascinare dal modello di rapporto matrimoniale tradizionale, che contiene delle oggettive assurdità. Provo a spiegarmi meglio: quando un uomo e una donna si sposano, almeno quando si sposano con un rito religioso, si promettono amore eterno, intendendo per amore non solo rispetto e dedizione ma addirittura coinvolgimento sessuale esclusivo e nel promettere una cosa di questo genere si impegnano a garantire qualcosa che non è in loro potere.
Io posso promettere rispetto e assistenza in caso di necessità, queste sono le cose che posso promettere, quanto al coinvolgimento sessuale esclusivo, che non è una scelta ma è qualcosa di libero e spontaneo, posso al massimo affermare che quel coinvolgimento c’è adesso, ma siccome non è un atto volontario non posso promettere niente per il futuro.
Ma forse il matrimonio tradizionale prescinde dall’amore, non mi obbliga ad amare una persona per tutta la vita ma solo ad astenermi dai rapporti sessuali con altre persone, il che vuol dire che mi obbliga a dei comportamenti assolutamente non spontanei.
Ora, forse nel campo etero un comportamento di questo genere può avere senso perché ci sono gli interessi dei figli da salvaguardare, ammesso e non concesso che per i figli sia meglio avere un genitore costretto a livello legale alla fedeltà sessuale, cosa che mi sembra del tutto assurda, o che almeno considero come una indebita semplificazione perché mira a garantire forzatamente quello che non è coercibile. Ma per una coppia gay, in cui non ci sono figli, il modello matrimoniale non ha senso, perché l’unica cosa che conta è l’amore, che è cosa diversa dalla fedeltà sessuale.
Io non sono un ragazzo, ho 55 anni e il mio ex-compagno ne ha pochi di meno. Due anni fa ho avuto un infarto e rischiavo di finire male. Non avevo più parenti stretti ed ero affidato in pratica alle associazioni di volontariato. Al mio ex-compagno non avevo detto nulla per non creargli obblighi di nessun genere. Lui è venuto a sapere che io ero in ospedale da altre persone ed è venuto subito a trovarmi in ospedale.
Era estate e lui era in ferie col suo compagno. Hanno interrotto le ferie e sono venuti subito da me, sono venuti tutti e due, e hanno fatto i turni per non lasciarmi solo fino alle dimissioni e poi sono venuti a stare a casa mia, si sono proprio trasferiti a casa mia, finché io sono stato in convalescenza, cioè per circa due mesi e se ne sono ritornati a casa loro solo quando hanno visto che io potevo essere autosufficiente e anche dopo son venuti spesso a trovarmi e lo fanno ancora. Io ho visto che il mio ex era contento e che il suo compagno era un uomo serissimo. Mi sono sentito amato da loro.
So bene che questo non è il tipo di amore che in genere si considera più importante, eppure, per me, questo tipo di amore è stato l’unica vera spinta verso l’uscita dai miei problemi, cioè l’unica vera spinta verso la vita. Aggiungo una cosa: da allora trascorriamo le feste insieme e posso solo dire che stiamo bene.
Trent’anni fa non avrei mai immaginato una situazione del genere. Trent’anni fa avevo in mente tanti modelli e sognavo cose che mi sembravano bellissime ma erano del tutto irreali e non ero in grado di dare un valore alle cose che effettivamente ne avevano. Poi, piano piano, ho cominciato a rendermi conto e a capire che cosa vuol dire veramente amarsi. L’ho capito, in pratica solo da vecchio.
Pensa, Project, che quando col mio ex-compagno abbiamo deciso di separarci io credevo che non ci saremmo più visti, perché secondo me, allora, le alternative erano solo due o amore perfetto (la favola) o l’indifferenza totale, se non addirittura astio e odio. E invece non è stato affatto così. Non mi sono mai sentito tradito o imbrogliato, non ho mai pensato di avere buttato via gli anni della mia vita, niente di tutto questo, semplicemente, ho imparato a capire quanto ci può essere di bello in un rapporto che resta un rapporto d’amore, di rispetto e di affetto reciproco, anche quando l’attrazione sessuale viene meno.
Non sono un assertore dell’amore libero nel senso di vivere la sessualità in modo superficiale col primo che capita e poi ciao! No, niente di tutto questo, ma l’amore è libero e, se è vero amore, non viene meno nemmeno quando l’attrazione sessuale svanisce. Ho provato a raccontare la mia esperienza a dei ragazzi gay giovani ma mi hanno guardato con sospetto, come se fossi una caso patologico, per loro i modelli ci sono eccome e penso che sia proprio questa la ragione che provoca in loro tanta insoddisfazione.
Se interiorizzo profondamente i modelli delle favole e li confondo con la realtà, finirò per essere sempre deluso dalla realtà. La realtà deve essere capita, bisogna imparare a vederne i lati positivi, che sono tanti anche se non sono così evidenti.
Ho impiegato anni a superare i modelli di comportamento di tipo matrimoniale ma posso affermare che adesso mi sento molto più libero.
Devo dire però che non credo che la mia esperienza sia facilmente generalizzabile, perché il mio ex-compagno è veramente una persona speciale; se mi fossi innamorato di una persona superficiale, incapace di sentimenti veri e condizionata al punto di dover reagire sempre e soltanto nella maniera standard, probabilmente in quegli schemi ci sarei rimasto impegolato anche io. Non voglio quindi farmi maestro, perché sono stato estremamente fortunato, però devo dire che la mia esperienza fuori-schema non è stata per niente fallimentare ed è stata in pratica la scoperta di un mondo nuovo, molto meno condizionato e molto più autentico.
Se lo ritieni opportuno, pubblica questa mail, forse a qualcuno potrebbe essere utile.
Lorenzo
___________
Read this post in English: http://gayprojectforum.altervista.org/T-gay-love-before-and-after
Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=22&t=6306
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