giovedì 15 novembre 2007

AMORE GAY E VIOLENZA

Quella che segue è una lettera autentica, datata 11 Marzo 2001, realmente inviata al destinatario, che mi è stata consegnata in copia dall’autore nell’Aprile del 2006. Mi sono limitato a cancellare i nomi delle persone e dei luoghi per rendere il testo non riferibile a persone concrete. Il fatto di cui si parla è un fatto grave e manifesta una subdola e infame forma di violenza che infanga il nome dei gay.
_____________

Ma che ci sei voluto entrare a fare nella mia vita? Io non ti avevo cercato, ma tu ti sei messo in mezzo, perché ci sei venuto tu a cercarmi, ti sei inventato tutte le scuse possibili e immaginabili, non mi hai dato pace, per me sei stato una preoccupazione insopportabile, una presenza angosciante che non riuscivo a togliermi di torno in nessun modo. Mi sono chiesto tantissime cose, ma tanto non potevo capire nulla e mi mettevo a ragionare da solo, mi dicevo: Ma questo che vuole? Ma perché insiste? Perché io non ti ho mai dato corda, non ti ho mai fatto capire nulla, sono stato attentissimo a non dire mai una parola fuori posto fin dal primo istante e sono arrivato a non poterne più di te. Le primissime volte era una cosa gradita, perché quando senti che uno ti viene appresso è una cosa gradita, ma poi io volevo fare la mia vita, non ero innamorato di te, volevo stare in pace per i fatti miei, io ufficialmente per te potevo essere pure etero... eppure tu ti sei appiccicato a me e non mi hai mollato più. Ma che volevi? E’ questo che non ho mai capito! Ma se volevi un po’ di sesso te lo potevi trovare da qualche altra parte. Pensa che m’è pure passato per la testa che ti fossi innamorato di me! Pensa fino a che punto posso essere stato stupido. Io non ho mai desiderato di essere amato da te però alla fine sono arrivato a giustificare tutto l’assillo che mi hai procurato col fatto che tu, forse, potevi esserti innamorato di me, e per questo non ti ho mandato a quel paese, mi facevi pena. Certe volte eri così ossessivo che io ho pure pensato di rivolgermi alla polizia, perché il tuo non era un modo di fare la corte ma di distruggere un’altra persona. Hai fatto le cose più vergognose... ti sei appostato sotto casa mia e mi hai costretto a non uscire dei casa per ore per evitare di incontrarti, mi hai torturato di sms finché non ho cambiato scheda telefonica, e ho dovuto cambiare pure il numero di casa e ho saputo da Marco che il numero te lo ha dato lui e che tu lo hai imbrogliato per fartelo dare... e poi le lettere, le e-mail farneticanti, tu parlavi d’amore in un modo tale che mi faceva paura ma tu non te ne rendevi nemmeno conto, sei stato una vera e propria ossessione per me. Prima di uscire di casa guardavo cento volte se la strada era libera, cambiavo orario ogni volta, la mattina uscivo mezz’ora prima perché avevo paura di incontrarti e tutto questo gioco al massacro non è stato breve, hai insistito per mesi, dalla metà di Aprile fino a quella maledetta giornata all’università! Tu i tuoi conti te li eri fatti... non mi aspettavi più sotto casa, mi aspettavi direttamente all’università, perché ero stato così stupido da parlartene. Quello è stato il giorno più assurdo della mia vita perché ho fatto l’errore peggiore che potevo fare: mi sono fermato a parlare con te, e tu hai finto una marea di buoni sentimenti, e io, cretino, ci sono caduto come un deficiente, tu il ragazzetto innamorato! Ma quando mai! Quanto me ne sono pentito dopo! Hai fatto una scena vergognosa... perché era solo una recita e adesso lo so benissimo, hai fatto il debole... tu! Quello che sta in crisi... quello che cerca un amico per parlare, ma io avrei dovuto ciecarti gli occhi ma io ti sono stato a sentire... e io non ero innamorato di te, e non sono mai stato innamorato di te, perché sei solo un verme! Io ti sono stato a sentire perché mi facevi pena, e tu hai visto fino a che punto ero stato stupido e ormai avevi gioco facile... parlavi d’amore, tu che fai schifo! Ma tu parlavi d’amore con un’ipocrisia che non mai visto in nessuno. Mi hai fatto pena e non me ne sono andato e siamo andati alla mensa e tu hai fatto pagare il conto a me, per farmi sentire il salvatore del povero ragazzo depresso... e io sono stato così imbecille da crederci. Te li ricordi, vero, tutti i discorsi falsi che hai fatto! ... e quel pomeriggio non mi hai mollato più, io volevo scappare ma tu mi stavi appresso, non mi facevi nemmeno respirare, io non ne potevo più di averti vicino di sentire la tua voce lamentosa, ti odiavo ma mi facevi pena o, non lo so che cosa fosse, ma non sono riuscito a staccarmi da te. Hai fatto una scena tale che io pensavo almeno che tu fossi sincero e ti ho dato il nuovo numero di cellulare. E dopo quel maledetto giorno hai ricominciato a chiamarmi dieci volte al giorno. Io lo so che gli innamorati chiamano dieci volte al giorno, ma io non ero innamorato di te, non ti sopportavo proprio, ma tanto hai fatto e tanto hai detto che ti sei intrufolato con l’imbroglio nella mia via, a te di me non te ne fregava nulla perché tu non sei capace di sentimenti, tu non pensavi a me ma a non sentirti uno che deve rinunciare a quello che si è messo in mente, tu non avresti mai ammesso di perdere e sei arrivato a fare la cosa più odiosa che potessi fare... tu sei venuto a casa mia e avevi già in mente quello che volevi fare, con le buone o con le cattive, io avrei dovuto capirlo ma non l’ho capito e ti ho fatto entrare, la tua presenza non la sopportavo proprio, tu mi hai costretto a fare l’amore con te, perché tu mi facevi schifo proprio come persona. Non lo hai fatto con la forza fisica perché se solo ci avessi provato ti avrei cavato gi occhi, ma sei stato così perfido, così insinuante, così odioso che alla fine io ho dovuto mollare perché avevo paura... io non ho ceduto per amore, non mi sarebbe mai passato per l’anticamera del cervello, io di te avevo paura, sembravi uno completamente fuori di testa, dicevi stupidaggini a raffica e non sapevo come farti stare tranquillo, e tu hai approfittato vergognosamente della situazione perché tu fai schifo! ... Per me è stato un incubo! Ma tu non capivi niente e pensavi solo a te stesso... e dopo hai avuto la faccia di sorridere, di dirmi che l’avevi fatto per me! Io non ho mai odiato nessuno come odio te, mi hai rubato ma mia dignità mi hai fatto sentire uno schifo, uno che si è fatto mettere nel sacco da uno stron... come te. Non mi fai nemmeno pena, mi fai solo schifo!

Nessun commento: