giovedì 25 ottobre 2007

ANDY ROMANZO GAY 6/1

Quando rientrò alla piccionaia Andy era agitato, stava fisicamente male, non riusciva a stare tranquillo, non prestava attenzione a Marco, sembrava chiuso in un mondo suo quasi inaccessibile, se ne andò in bagno, ebbe un attacco violento di diarrea, quando uscì dal bagno era impallidito e sembrava stanchissimo, Marco gli preparò una tazza di tè.
- Birillo, se prendi il tè ti fa bene, serve a reintegrare i liquidi.
- Non mi va, Cucciolo, mi ecciterebbe ancora di più.
- Forse hai ragione… ti faccio un frullato di banana…
- No, senti, lascia perdere non voglio niente, adesso stai un po’ tranquillo, ti prego, lasciami in pace…
- Scusa, Birillo, io non volevo…
- Non è successo niente, ma stai un po’ zitto, non fare niente, non dire niente… stai solo tranquillo, mi devi lasciare in pace…
Marco un po’ intimidito si mise a sedere sul divano.
- Marco io adesso sto proprio male, ma proprio fisicamente, mi sento certi contorcimenti alle budella che mi fanno proprio male. Io queste cose gliele devo fare scontare tutte… ma tu lo capisci come mi trattano! … Ma come si fa a non covare rancore?
- Birillo, ma il rancore ti farebbe stare peggio.
- Ma che ne sai tu di certe cose? Marco, tu di me non puoi capire niente… tu sei vissuto in un altro mondo, io la rabbia me la covo dentro, tu non sai quanto ci sono stato male, ma mica solo adesso… io quando pensavo a come vendicarmi stavo meglio… per me era una rivincita necessaria… proprio una cosa essenziale, di sopravvivenza, non puoi sempre e solo piegare la testa, se no ti schiacciano…
- Andy ma tu adesso devi cercare di stare calmo, … non c’è ragione di arrabbiarsi…
- Non c’è ragione? Ma che dici? Ma che te ne parlo a fare, tu non capisci niente…
- Non te la prendere con me, Andy, che ti ho fatto?
- Ma non ce l’ho con te, adesso non ti ci mettere pure tu, non mi rompere le scatole, non mi fare lagne adesso, che non è aria… lo so, tu fai quello che puoi ma non capisci niente lo stesso, quando dici che non c’è ragione tu mi offendi, tu pensi che io sia uno stupido, uno che non si sa controllare… tu non mi devi dire che non devo covare rancore! Ma chi sei tu per dirmi una cosa del genere? … Il motivo non c’è? No! Il motivo c’è eccome! … E tu mi dici che non ce n’è ragione! Tu non capisci niente, a te i piedi in testa non te li ha mai messi nessuno, tu sei stato sempre coccolato… tu sei un figlio di famiglia… che ne sai tu di che cosa è la rabbia che ti cova dentro? Di quando ti mettono i piedi in testa e ti schiacciano per il piacere di schiacciarti? Tu queste cose non le puoi capire, tu non ci sei mai passato, tu sei solo un piccolo stronzo che fa le prediche, tu parli solo di stronzate… adesso penso che mi sarebbe piaciuto incontrare un ragazzo come me, uno che lo sa come si sta quando cercano di schiacciarti, di farti passare per un pezzo di merda, almeno un ragazzo come me non mi avrebbe detto stupidaggini, l’avrebbe capito che vendicarsi è una cosa necessaria, è una cosa vitale…
Seguì un lungo silenzio imbarazzato, Marco si sentiva aggredito ingiustamente, quasi offeso in modo gratuito, aveva l’impressione che Andy stesse calcando troppo la mano e stesse sfogando la sua rabbia sulla persona sbagliata, faticò un bel po’ a mantenete l’autocontrollo perché istintivamente avrebbe ribattuto colpo su colpo, in qualche istante provò quasi odio per Andy, lo sentiva molto lontano, diversissimo dal ragazzo che aveva sognato e che aveva creduto di avere incontrato, in qualche modo non gli piaceva più, non lo vedeva disponibile e meno che mai capace di capire le sue attenzioni. Poi Andy riprese il suo discorso.
- Marco, io non voglio essere un verme! Io gliela devo fare pagare!
A Marco queste parole suonarono come un modo di correggere quelle precedenti e di mantenere un livello più profondo di conversazione. Andy proseguì il suo discorso.
- … Le devono scontare! Li devo schiacciare pure io! … Quando creperanno me la devo godere tutta! … Quante volte ci ho pensato a quel momento! … Mio padre non è solo uno stronzo, è perfido, è uno schifo di persona, sai, un pezzo di merda senza sentimenti… e mia madre è una stupida completa che si crede di essere la regina ma è solo una piccola deficiente con un cervello di gallina… Ma io mi devo vendicare… gli posso spaccare le gomme della macchina… e poi vai a dimostrare chi è stato, gli ci posso buttare sopra una bottiglia di acido… e poi mio padre alla macchina ci tiene… scende in strada e trova tutto rovinato… almeno schiatta di bile e forse gli viene pure l’infarto…
Andy si andava scaldando sempre di più, parlava velocissimo, come se parlasse da solo, Marco cominciava ad avere un po’ paura, non conosceva il lato aggressivo del carattere di Andy, non aveva mai visto nessuno comportarsi come lui, Andy aveva gli occhi spiritati e si muoveva nervosamente e si arrotava i denti, Marco non sapeva che dire.
- Andy, cerca di stare un po’ tranquillo…
- E basta! Marco, non mi rompere le scatole!
- Andy, ma perché mi tratti in questo modo?
- … Scusa, Cucciolo, … io mi devo pure sfogare con qualcuno… ma io non avrò nemmeno la forza di vendicarmi, nemmeno quella di reagire in modo minimo, io subirò tutto e basta, come è sempre successo, io sono un debole, un povero imbecille che tanto deve essere solo schiacciato, il mondo è dei forti, è di quelli che riescono a mettere i piedi in testa agli altri, è proprio tutto uno schifo, una merda continua, io la violenza me la covo dentro, in questi momenti ho voglia di spaccare tutto, mi sento esplodere… mi hanno ridotto così, non ho nemmeno più una personalità mia, vado avanti solo per reazione, mi hanno schiacciato piano piano, mi viene da pensare che il mondo è tutto uno schifo e mi sento una merda, mi hanno distrutto dentro. Marco, io non ne posso più, … ma tu dovevi vedere con quanta soddisfazione mi rinfacciava che ero andato lì a chiedere quattrini, una cosa del genere non si dovrebbe fare nei confronti di nessuno… io l’ho esasperato, è vero, io qualche sbaglio l’ho fatto ma lui non si deve permettere di trattarmi così… è solo un pezzo di merda, è solo la boria dei quattrini, ti vuole umiliare, ti vuole schiacciare… scusa ho bisogno del bagno…
Andy uscì dal bagno di colorito terreo, Marco gli ripresentò la tazza di tè.
- Grazie, Cucciolo, mi sa che ci vuole veramente… io adesso di questa cosa mi porterò gli effetti per un sacco di tempo, è una cosa che mi rode dentro, mi sento proprio uno schifo, mi vengono istinti di reazione violenta però poi alla fine io tanto subisco tutto, io ho sempre subito tutto… mi fa rabbia ma finisco solo per distruggere me stesso… ma tu lo dovevi vedere, c’aveva proprio il gusto di schiacciarmi e di umiliarmi, non perdeva nemmeno la pazienza lui, io stavo lì a rodere e a stare attento alle parole e lui ci godeva… ma dovrà crepare, prima o poi dovrà crepare, le dovrà scontare tutte perché la vita me l’ha rovinata. Mia madre in fondo è una debole come me e lui ci ha attaccato il cappello, non lo so, forse sono della stessa razza, però anche lei si è fatta mettere i piedi in testa e poi ha cercato di rivalersi su di me… hai capito, Marco? Io ero l’ultimo della fila, ero quello che doveva subire e basta… mannaggia, mi vengono dei dolori di pancia violenti…
- Ti senti bene, Birillo?
- No, sto proprio uno schifo.
- Dai, siediti qui vicino a me.
- No, non ce la faccio a stare seduto, ho bisogno di muovermi, mi devo sfogare in qualche modo, Cucciolo, ma perché il mondo fa schifo fino a questo punto?
Marco si limitò ad allargare le braccia con un sorriso.
- Mannaggia, lo vedi, adesso sto rovinando tutto pure con te, sto avvelenando tutto… quando uno si porta lo schifo dentro tanto finisce per rovinare tutto…
- Andy… io ti voglio bene…
Andy rimase zitto per qualche secondo.
- Cucciolo, mannaggia, mi sento uno schifo, non mi va più di vivere, non ce la faccio più. Basta! Non ne voglio più sapere di niente! Ma che si vive a fare? Io non riesco ad andare avanti, non ce la faccio più…
Andy era emotivamente sconvolto, cominciò a piangere ma di rabbia, Marco non lo aveva mai visto in quello stato, piangeva alla disperata come i bambini che si vedono abbandonati e si sentono invasi dalla disperazione. Marco cercò di avvicinarsi ma Andy lo respinse, con garbo ma lo respinse, poi si asciugò gli occhi.
- Io per quello stronzo finisco per mettermi a piangere, questa è tutta la mia reazione, finisco per perdere pure la dignità… Cucciolo, non ce la faccio più, non ce la faccio più.
Andy continuò a piangere ma in modo meno convulso, Marco non sapeva che fare ma agì in modo istintivo, senza dire una parola abbracciò Andy stretto stretto e cercò di fargli sentire che gli stava vicino. All’inizio Andy sembrava rigido, poi lentamente si rilassò, poggiò il capo sulla spalla di Marco e cominciò a respirare in modo meno agitato, la presenza fisica di Marco gli dava conforto, percepiva il silenzio di Marco come una forma di rispetto, rimasero abbracciati qualche minuto poi la posizione divenne scomoda ma non si mossero.
- Cucciolo siediti sul divano e tienimi stretto.
Marco si sedette e Andy gli si accoccolò sulle gambe, Marco lo strinse a sé e lo coprì con una copertina, rimasero in silenzio, Marco aveva capito che in quella situazione la comunicazione poteva essere solo fisica e che Andy ci avrebbe messo un bel po’ per riconquistare un minimo di serenità. Marco gli accarezzava il capo lentamente, Andy lo guardava da sotto in su con gli occhi rossi, di tanto in tanto gli tornava alla mente qualche pensiero sgradevole e i suoi occhi si facevano umidi ma lentamente in mezzo a questi segni di disagio cominciarono a comparire anche i primi cenni di sorriso, lentamente gli occhi di Andy si asciugarono e ripresero il loro colore chiaro. Andy percepiva il calore che proveniva dal corpo di Marco e che lo invadeva, lo riscaldava lentamente, Marco era lì, vicino a lui, questo fatto piano piano divenne la sensazione dominante ed era una sensazione gradevole che dava sicurezza.
- Cucciolo! E’ bello stare così… è proprio bello…
Andy ricominciò a piangere ma era un pianto diverso, non di rabbia ma di tenerezza, non un pianto convulso ma un lento pianto di tenerezza. Con gli occhi pieni di lacrimoni si rivolse a Marco.
- Cucciolo… devi avere pazienza, … io sono distrutto dentro, se non ci fossi tu io non ce la farei nemmeno a vivere.
Marco gli strinse la mano.
- Andy!
- Cucciolo… che bel fardello che ti sei preso! Ti ci mancavano solo le paranoie di Andy! … Cucciolo, … certe volte quando penso al futuro mi viene proprio il terrore, penso che… non lo so, ho solo paura… ma tu non hai mai paura?
- Birillo, quando ci sei tu io non ho paura di niente perché siamo in due, quando si è in due la solitudine non c’è più… quando tu eri dai tuoi, mi sono messo a girare per la casa, sentivo il tuo odore, non il tuo profumo, ma proprio l’odore dappertutto, non ho rifatto il letto per non distruggere l’impronta che ci avevi lasciato tu e ho pensato alla morte, alla tua canzone, pensavo che la morte della persona che ami è un dolore atroce e che il senso del vuoto è incolmabile, proprio come nella canzone, tu qualche volta la sensazione del vuoto la devi avere provata… ma poi mi è venuto in mente che Andy è vivo… Birillo! Tu ci sei, io ti posso abbracciare, io la sensazione della solitudine la vivrei senza di te… non devo pensare come sarebbe brutto se tu non ci fossi perché tu ci sei e stiamo qui insieme, è questa la verità, quella che conta, quella che conta per noi.
- Cucciolo… come deve essere brutta la vita per quelli che sono veramente soli.
- Credo che sia una cosa bruttissima, ma noi siamo due, Birillo, siamo in due e ci vogliamo bene…
- Cucciolo… mannaggia, tu sì che lo sapresti fare lo psicanalista… mi dai un senso di sicurezza che è bellissimo, … prima tutta la rabbia e tutta la disperazione me le dovevo tenere dentro e mi sembravano cose terribili ma adesso mi sembrano quasi cose stupide… ma noi perché ci dobbiamo rovinare la vita per queste cose? … Io posso vivere benissimo senza mio padre e mia madre… Cucciolo, tu ci sei, è vero che ci sei. (Andy gettò il collo all’indietro con un gesto di straordinaria soddisfazione)… Cucciolo, com’è bello avere una casa! Com’è bello avere un Cucciolo vicino!
- Andy, tanto stanotte non si dorme, … perché non mi parli un po’ di te, della tua famiglia, di quando eri ragazzo…
- Non mi va Cucciolo, non te la prendere ma non mi va di parlare di queste cose.
- Andy, se non vuoi io non ti posso forzare però almeno ti vorrei chiedere una cosa… io ho bisogno di parlare con te, di me devi sapere tutto, proprio in modo totale, e ho bisogno che tu mi stia a sentire. Quando stavi dai tuoi ho pensato che ti avrei dovuto raccontare della mia vita, è troppo importante per me che tu sappia certe cose, potresti capire tante cose che forse adesso ti sfuggono e che magari ti possono sembrare strane.
- Cioè, non capisco.
- Adesso mettiti comodo, in poltrona, lo so che è notte fonda ma voglio che tu mi stia a sentire, penso che adesso sia proprio il momento giusto, …è la mia storia, per me è importante, se vuoi, interrompimi quando ti pare, ma se ti viene da distrarti dimmelo perché non voglio parlare e non essere ascoltato, … scusami, forse ho detto una cosa stupida però è tardissimo e ti potrebbe venire sonno… Birillo… se ti succede me lo devi dire, possiamo continuare pure un’altra volta, se vuoi, ma mi devi ascoltare seriamente.
- Va bene.

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