mercoledì 10 ottobre 2007

ACHILLE E PATROCLO EROS OMOSESSUALE E VENDETTA

Ringrazio Fosca del suo commento. Non sono affatto uno specialista di letterature classiche ma non credo che nel mondo antico greco-romano l’omosessualità “come noi la intendiamo oggi” avesse vita facile. In questo blog c’è un post sul sogno erotico di Meleagro di Gadara, ma è solo un frammento.
Quanto all’Iliade, la cosa che più mi impressiona non è tanto lo sconvolgimento della mente di Achille per la morte di Patroclo del XVIII libro, dove pure Achille è irremovibile nel suo proposito di vendetta, a costo di pagarlo con la morte, perché ormai per lui, dopo la morte di Patroclo, non ha più senso vivere, ma nel libro XXI in cui Troiani in fuga cercano rifugio nelle acque dello Scamandro, ma Achille li insegue e fa strage anche lì. Nella sua furia si trova davanti a Licaone, fratello di Polidoro, che già era stato catturato da Achille e venduto come schiavo ed aveva riacquistato la libertà solo da undici giorni; Licaone implora Achille di avere pietà, ma Achille lo uccide sangue a freddo manifestando così tutta la sua violenza vendicatrice.

Così pregava umìl di Prìamo il figlio;
ma dispietata la risposta intese.
Non parlar, stolto, di riscatto, e taci.
Pria che Patròclo il dì fatal compiesse,
erami dolce il perdonar de' Teucri
alla vita, e di vivi assai ne presi,
ed assai ne vendetti: ora di quanti
fia che ne mandi alle mie mani Iddio,
nessun da morte scamperà, nessuno
de' Teucri, e meno del tuo padre i figli.
Muori dunque tu pur. Perché sì piangi?
Morì Patròclo che miglior ben era.
L’ultimo verso, il 107 del libro XXI:

κάτθανε καὶ Πάτροκλος, ὅ περ σέο πολλὸν ἀμείνων.

è spaventoso perché, nella morte di Patroclo, Achille vede una motivazione sufficiente per commettere l’assassinio di un supplice a freddo. Ormai Achille non teme più né la morte né gli dei.
Sull’argomento della omosessualità nella letteratura tornerò sicuramente anche se non è il mio interesse fondamentale.

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