martedì 18 settembre 2007

GAY E MATRIMONIO

Questo post non ha nulla a che vedere con il matrimonio tra gay, tratta invece di un realtà, minoritaria ma non totalmente marginale nel mondo gay, costituita dai gay sposati. Il fenomeno, col passare degli anni, si è ridimensionato perché il matrimonio non è più un obbligo sociale stringente. Questa storia mi è stata riferita, in versione molto più ampia di quella che riposto qui, direttamente dall’interessato (Guido) che mi è stato presentato da un mio amico, avvocato matrimonialista. Presento la storia in prima persona ma questa storia è decisamente molto lontana dai miei personali orizzonti biografici.

Quando l’Avvocato C. mi ha parlato di te e di quello che stavi facendo non ci volevo credere, poi ci ho pensato un po’ e ho deciso di collaborare e di scrivere questa storia perché qualcuno che sta per mettersi definitivamente nei pasticci eviti di farlo. Adesso ho 41 anni e appartengo alla poco nutrita schiera dei gay sposati o per meglio dire dai gay divorziati. Nota la finezza non dei gay i cui matrimoni sono stati dichiarati nulli ma proprio dei gay divorziati, perché mia moglie (non la chiamo ex-moglie perché è una persona come si deve e sono io che ho rovinato la vita a lei e non vice versa) ha preferito così, anche per la tutela di nostro figlio Giacomo, che ma 19 anni, ma il problema di mio figlio è tutta un’altra questione e, credetemi, essere un gay papà è una cosa che ti crea una marea di problemi ma ti riempie al vita come nessun’altra cosa al mondo. Ma forse è meglio partire dall’inizio. Negli anni ’80, gli anni della mia adolescenza, tra la gente che frequentavo i gay non si nominavano mai né in bene né in male, io mi ero accorto molto presto che tra me e i mie amici c’era un modo diverso di vedere le ragazze, ma io con le ragazze non stavo male. Sottolineo che io non sono propriamente bi, e che fantasie di stare con una donna non ne ho mai avute. Però con le ragazze stavo bene e con loro passavo tantissimo tempo e forse anche per questo non sono mai stato identificato come gay dagli altri ragazzi. I ragazzi comunque mi piacevano e mi eccitavano e di questo fatto, tra i 15 e i 16 anni avevo parlato con un prete della mia parrocchia. Vincere la ritrosia a fare un discorso del genere mi ha richiesto uno sforzo titanico ma alla fine l’ho fatto e il prete è stato molto rassicurante, in pratica mi ha detto che non dovevo preoccuparmi, che la cosa era normale e che col tempo sarebbe passata da sé. Francamente la risposta mi sembrava troppo semplicistica e per nulla in linea con quello che io provavo realmente, io non pensavo affatto che la cosa sarebbe cambiata e praticamente avevo la certezza del contrario. Il risultato di quel colloquio fu solo uno, data la enorme vergogna che avevo provato a fare al prete un discorso come quello, non andai più in chiesa. Don Filippo, così si chiamava il prete, non fece nulla per portarmici per forza e anche se io avevo paura che mi potesse mettere in difficoltà per quello che sapeva di me, sembrava essersi dimenticato di tutto. Ma andiamo avanti coi fatti. Ho conosciuto Marina,mia moglie, quando avevo 19 anni, un po’ la fissa dell’essere gay l’avevo messa da parte perché i ragazzi mi piacevano sì, ma riuscivo a controllarmi, era una continua lotta con me stesso, ma alla fine non mi sentivo veramente dominato dall’idea di essere gay. Marina era una bella ragazza, e poi era buona d’animo, una persona dolce che da te non pretende nulla e che è disposta a darti tutto. Non so se mi sono messo con lei per esorcizzare l’idea di essere gay, è probabile che una componente del genere ci sia stata ma non propriamente a livello cosciente, che fosse vero o che facessi finta io, mi sentivo innamorato di Marina, rispetto alle altre ragazze che avevo conosciuto era proprio un’altra cosa. Alla fine ci siamo messi insieme e in una situazione come quella è andata a finire che abbiamo fatto l’amore, e non una volta sola. Onestamente io un coinvolgimento vero non lo avevo ma la reazione fisica minima per fare quello che si doveva fare c’era. Io pensavo che l’amore fosse quello e non mi sembrava un gran che, non
capivo perché invece gli altri ne parlassero come di una cosa che si desidera con tutte le forze, mi sembrava una cosa come un’altra o poco di più, a lei dicevo quello che pensavo si dovesse dire, ma nemmeno per fingere ma proprio perché pensavo che le cose andassero normalmente così. Questo strano rapporto è durato poco perché lei è rimasta incinta praticamente subito e da quel momento abbiamo sospeso i rapporti, cosa che a me non richiedeva nessun sacrificio ma che giustificavo anche davanti a me stesso come una necessità legata al fatto che lei fosse incinta. Né lei né io avevamo la minima intenzione di abortire, questa ipotesi non l’abbiamo mai presa in considerazione ed è stata in fondo l’unica cosa giusta che ho fatto in vita mia, poi è nato Giacomo. Qualche mese dopo ci siamo sposati e qui la cosa è stata paradossale, Marina ha voluto sposarsi in chiesa, io non volevo ma poi ho preferito non deluderla. Sono andato alla parrocchia per prendere accordi e lì ho trovato don Filippo, gli ho detto che avevo avuto un figlio e che volevo sposarmi in chiesa. Li mi ha guardato con una faccia soddisfatta, come per dire: “Hai visto! Te l’avevo detto io che sarebbe finita così!”. Il giorno del matrimonio mi sono confessato proprio con don Filippo al quale non ho detto nulla che riguardasse l’omosessualità, ma non per imbrogliare o per nascondere qualcosa, ma proprio perché pensavo che il problema fosse superato. Eravamo felici nel senso profondo del termine, naturalmente sesso niente, da parte mia non ne sentivo proprio l’esigenza e da parte sua, probabilmente le prime esperienze dovevano essere state così poco entusiasmanti che ha preferito non pensarci più, l’argomento era stato tacitamente archiviato consensualmente. Insomma eravamo una coppia felice proprio perché tra noi non c’era sesso, e con una donna cattolica come mia moglie c’è sempre modo di dire che non si fa sesso perché il sesso si fa solo per mettere figli al mondo. In pratica io ancora non avevo capito niente, io mi sentivo etero, ero sposato, avevo un figlio, che altro avrei dovuto fare per sentirmi etero... Giacomo cresceva e io ne ero contento, ma qualche domanda cominciavo a farmela. Una sera, per motivi di lavoro mi sono trovato in albergo a condividere la camera con un collega più giovane di me, era una ragazzo di 24-25 anni e non era per niente complessato dalla mia presenza. Insomma io ho capito all’improvviso che cosa fosse l’amore gay, una specie di illuminazione. Non c’era niente a che vedere con le cose che avevo fatto con mia moglie, ho desiderato il mio collega in modo violento ma mi sono imposto di stare al mio posto. Dopo una sola notte in albergo col mio collega, senza che nessuna forma di sesso intercorresse tra noi, l’indomani ormai avevo capito quale era la mia vera vita, ma non era una favola, io ero sposato e con un figlio e cambiare vita sarebbe stato difficilissimo. In primo luogo non sapevo come affrontare l’argomento con mia moglie e, onestamente, cioè sarebbe meglio dire disonestamente, avevo deciso di non dirle proprio nulla, e così ho fatto per qualche mese ma mi sentivo veramente disonesto nei suoi confronti. Per decidermi a parlare ci ho messo tanto, mi sentivo in imbarazzo tremendo e sarei sprofondato sotto la sedia, poi ho preso il coraggio a due mani e gliel’ho detto. La risposta mi ha sconcertato, mi ha detto che l’aveva capito e che si aspettava che prima o poi le facessi in discorso del genere, in pratica a parlare con mia moglie di quello che è successo col mio collega non ho avuto nessun imbarazzo. Lei mi ha detto che aveva apprezzato il fatto che io fossi stato onesto e allora le ho detto che avevo rinviato deliberatamente la chiarificazione ma non si è scomposta per questo, poi mi h detto: “Però c’è un problema enorme: Giacomo è minorenne e se divorziamo ci va di mezzo, se lui fosse maggiorenne sarebbe un’altra cosa”. Io le ho risposto che non avevo alcuna voglia di scappare via e che ci si poteva pure pensare in un secondo tempo perché l’importante è che quando uno ha capito una cosa del genere si comporti onestamente. Quando Giacomo ci ha portato a casa la prima ragazza e ce l’ha fatta conoscere perché per lui era una cosa seria, mia moglie mi ha detto: “Io penso che sia arrivato il momento” e la sera abbiamo parlato con Giacomo, ma la situazione era stranissima, noi eravamo tranquillissimi, pure io. Giacomo è stato a sentire, dopo non sapeva che dire, ha spalancato le braccia e ha detto: “Non so che dire. Che si dice in queste situazioni? Per me non cambia niente, certo, se divorziate potete essere più liberi di...” poi ci ha ripensato e ha detto: “No, papà potrebbe sentirsi più libero...” ma mia moglie ha aggiunto: “No, Giacomo, pure io starei meglio se spessi che lui sta bene”. In sostanza tra noi tre non ci sono stati veri problemi, ci amavamo, io non desideravo sessualmente mia moglie ma al di là di questo fatto le volevo bene. Ma la storia ha avuto anche dei risvolti molto sgradevoli sia con i genitori di mia moglie che con i miei. Io volevo parlare chiaro e dire le cose come stavano, ma lei mi ha fatto ragionare e non abbiamo detto niente a nessuno. Quando Marina ha parlato alla madre del divorzio, mio suocero è diventato furioso, è venuto a casa mia e ha fatto una sceneggiata a forza di urli strillando che avevo un figlio e invece mi ero messo in testa di correre appresso a qualche puttana! I miei con me hanno rotto i contatti completamente ma li hanno mantenuti con mia moglie e con Giacomo. Una volta, dopo il divorzio, sono venuti a trovare Marina senza avvisarla e ci hanno trovati tutti e tre a pranzo insieme. Non capivano più niente, papà pensava che lo stessimo prendendo per i fondelli per chissà quale misteriosa ragione, ma Giacomo l’ha congelato: “Senti nonno, tu con gli affari di casa nostra non c’entri niente!” Per mio padre è stata un’autentica pugnalata, è diventato tutto rosso e ho avuto paura che gli prendesse un infarto. Adesso siamo una coppia divorziata e con un figlio maggiorenne e continuiamo a vivere nella stessa casa in attesa che arrivi per me un principe azzurro, ma francamente, a parte il fatto che siamo ormai fuori tempo massimo, pure se me ne capitasse l’occasione non so se lascerei la mia vita da etero per una vita gay, questa non è la mia vita sotto il profilo sessuale ma sotto tanti altri profili mi ci trovo benissimo. Al punto in cui sono non credo che varrebbe la pena di cambiare strada.

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