venerdì 28 settembre 2007

RAPPORTI TRA GAY DI ETA' DIVERSA

Sulla base delle notizie che ho raccolto (che su questo tema non sono molto limitate, anzi!) e spinto soprattutto dal commento anonimo pubblicato in “Commenti da meditare” cercherò di affrontare un tema fondamentale del mondo gay, che si ripresenta puntuale in moltissime relazioni anche importanti, quello della differenza d’età. Premetto che si tratta di un argomento estremamente delicato perché la dissimmetria all’interno di un rapporto sembra, almeno all’apparenza, un elemento di debolezza. Mi è capitato anche a livello personale di trovarmi coinvolto in rapporti con persone anche molto più giovani di me e ho cercato di mettermi dall’altra parte e di capire che cosa stesse cercando il ragazzo che avevo vicino. Molto spesso lasciare spazio a chi mi voleva bene mi è costato molto caro nel senso di auto-repressione, spesso mi sono sentito frenato dall’idea di invadere terreni molto delicati sui quali non credevo di avere il diritto di entrare, perché per un uomo adulto un ragazzo che gli vuole bene è qualcosa di sacro. Ho vissuto questi rapporti dissimmetrici sempre dalla parte del più grande e non riesco a immedesimarmi realmente nella parte del più giovane. Quanto di questi rapporti fosse determinato dall’eros e quanto da altre forme di affettività, addirittura più profonda, è difficile dirlo. Certo dal mio punto di vista scattavano meccanismi di affettività quasi paterna e in tutta onestà sarei tentato di togliere il quasi. Questi sentimenti erano ovviamente mescolati con l’eros che tuttavia si stemperava in una dimensione di gradevolezza fisica, di godimento della semplice presenza dell’altro, della sua voce, della sua fiducia nei miei confronti. Ciò che ho potuto rilevare in questi rapporti, per quanto mi è capitato di viverne personalmente e per quello che ho visto nella vita di altri è che sono realtà estremamente importanti, che incidono profondamente nell’animo delle persone e che possono portare entrambe le parti ad una maturazione affettiva molto seria. Il vero problema di questi rapporti non è, come speso si crede, nella questione “sesso sì, sesso no” o fino a che punto. Il vero problema è nel senso del limite, nella non prevaricazione, nel consentire a chi è più giovane sempre una via di uscita dignitosa (l’amore non è una trappola), sesso o non sesso, nella coscienza della reversibilità della cosa, che poi è il vero fondamento della stabilità di questi rapporti. Quando ci sono venti o più anni di differenza un rapporto ha inevitabilmente una struttura più complessa, è giocato su una molteplicità di ruoli e tentare di eliminare in modo fittizio il gap generazionale non ha alcun senso, ma il rapporto può avere un senso profondo “per quello che è” e, a mio giudizio, può essere vissuto pienamente solo con la coscienza che alla base c’è qualcosa di diverso da ciò che unisce due coetanei. Personalmente ho il terrore degli schemi ma da quello che vedo sono portato a pensare che molti uomini adulti abbiano enormi problemi nel gestire questo tipo di relazioni proprio perché temono che non saranno mai come un rapporto tra coetanei. Certo, non lo saranno mai, ogni pretesa in contrario è velleitaria perché chi ha vent’anni ha comunque vent’anni di vantaggio su chi ne ha 40, ma nel pieno rispetto della sua particolarità, un rapporto affettivo profondo (anche sessuale) tra due persone di età molto diversa, più avere un senso positivo e profondo da entrambi i punti di vista. Ogni forzatura, ogni tentativo di ridurre queste cose a schema è nella sostanza una forma di violenza e le forzature creano sofferenza e non c’è niente di peggio che mettere alle stette un’altra persona costringendola “affettuosamente” ad un rapporto affettivo che non vuole o che non vuole più. Dalla mia personale esperienza posso solo dire che da ragazzi molto più giovani di me ho imparato come si ama veramente, senza calcolo e senza preconcetti, perché quando un ragazzo cerca la compagnia di un uomo adulto ha veramente superato i preconcetti. Lo fa perché sente il bisogno di farlo, un bisogno di stabilità, di sicurezza, di confronto serio, un bisogno d’amore anche in un altro senso. Queste forme d’amore sono cose serissime, non sono un gioco anche se ne possono avere talvolta l’apparenza. I ragazzi molto più giovani di me con i quali ho vissuto relazioni affettive profonde ormai sono uomini adulti e addirittura di mezza età, con alcuni di loro i rapporti affettivi seri datano ormai da decenni. Il nostro rapporto si è trasformato lentamente in altro da una cosa positiva è derivata, senza forzature, un’altra cosa positiva e il contatto affettivo “profondo” non si è mai perso. Vorrei dire ai quarantenni: quando vi capiterà di trovarvi in situazioni simili, perché queste cose ai gay capitano, evitare di vedere le cose solo dal vostro punto di vista, chiedetevi che cosa potete fare di buono per il ragazzo che vi sta vicino perché potete fare molto ma ricordatevi che dovete fare uno sforzo enorme per non distruggere quello che quel ragazzo sta cercando di costruire perché pesare negativamente (anche col negarsi) sull’affettività di un ragazzo giovane è una forma di cattiveria che un uomo adulto non si deve permettere. E ai ragazzi più giovani che si trovano in situazioni simili vorrei dire: cercate di capire che per un quarantenne la vostra presenza può essere un grossissimo problema, insegnategli a volervi bene secondo la vostra regola e non secondo la sua. I quarantenni hanno tanto bisogno di crescere e hanno paura dell’amore più dei ragazzi giovani. Agli uni e agli altri direi: cercate di non vedere l’uno le stupidaggini fatte dall’altro, cercare di capirvi, di parlare, di confrontarvi, non recitate mai! Non fingete mai! Non fate ai calcoli! L’amore non è una partita a scacchi dove si vince facendo la mossa giusta. Non ricorrete mai a schemi... cercare di volervi bene, perché è l’unica cosa che conta!

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