martedì 18 dicembre 2007

VECCHI GAY FUORI DAL MONDO

Dedico questo post a Paolo, col quale sono stato in chat fino a un minuto fa. Sento il dovere di chiedergli scusa perché, lo confesso, mi sono sentito fortemente a disagio. Sia ben chiaro, stimo moltissimo Paolo, l’ultima volta che avevo parlato con lui ero stato benissimo e quando ho visto la sua chiamata ne sono stato felice, poi abbiamo cominciato a parlare. Più andavo avanti più avevo la sensazione di non sapere che cosa dire... all’inizio abbiamo parlato di cose generiche, poi mi sono imbarcato in tutto un discorso campato per aria sui gay, andavo avanti a ruota libera e mentre scrivevo mi domandavo: Ma che sto scrivendo? Ma io non so che scrivere, mi sento in imbarazzo, in imbarazzo tremendo. Paolo ha cercato di fare di tutto per dare un senso alla conversazione, ma c’era poco da fare, quando un vecchio gay rimbambito perde la bussola la buona volontà non serve a nulla. Paolo provava a dare un senso al discorso ma io provavo una sensazione di rifiuto avrei voluto dirgli: Guarda, non me la sento di andare avanti, oggi sto fuori di testa, ma mi sembrava una cosa da non fare e allora abbiamo parlato del futuro... ma io che cosa gli ho detto? Gli ho detto che il futuro è nero... e che i gay che riescono a sentirsi realizzati sono pochissimi... subito dopo che l’ho scritto mi sono detto: Ma che cosa vado a dire io a Paolo... io dovrei dire cose positive e non stupidaggini da vecchio fuori dal mondo... Dicevo a me stesso: Perché io non riesco a fere il minimo sforzo per mettermi dalla parte di Paolo? Perché non riesco a trattenere il sottofondo nero che mi porto appresso? ... Volevo scusarmi ma non sapevo come... scrivevo frasi più o meno false e poi le cancellavo prima di mandarle e Paolo deve essersi trovato a disagio... anche lui non sapeva che dire... una sensazione di imbarazzo terribile e ho finito per dire una stupidaggine ancora più grossa... gli ho detto che non dovevo dire cose negative a un ragazzo della sua età e si è giustamente risentito... perché una premessa del genere significa che il dialogo è tutto falso. Mi sono sentito un verme. Paolo non sapeva che dire... poi lo hanno chiamato per la cena e la conversazione è finita. Pochi minuti dopo mi ha chiamato Ritter, gli ho detto di Paolo, gli ho mandato via msn questo post, lui l’ha letto, non sapeva che dire. Si è ricreata esattamente la stessa situazione che si era creata pochi minuti prima con Paolo, imbarazzo, non sapere che dire, e con Ritter parlo spesso in modo gradevolissimo e molto coinvolgente, anche lui ha provato a dire qualcosa ma è stato peggio, dopo pochi minuti mi ha detto di staccare per un po’ dal blog e da tutti loro e di vedere un film. Quando ho chiuso la chat provavo un senso di totale indifferenza, come se tutto questo non mi toccasse minimante come se la storia del blog e delle chat con i ragazzi fosse solo un sogno, un sogno dal quale a un certo punto ci si risveglia, e non ne resta nemmeno il ricordo... Poi sono tonato a scrivere questo post. Ritter mi aveva detto di pubblicarlo. E’ stato scritto a caldo. Poi Ritter mi richiama e non faccio che sottolineare il mio rifiuto, ci resta male, chiudiamo così. Paolo mi manda uno scritto che mi aveva promesso quando eravamo in chat. Lo leggo... è una cosa stupenda, mi commuovo, resto senza parole. Non mi aspettavo una cosa così bella e così vera, Paolo la manda a me dopo una chat nella quale non ho fatto che sottolineare il mio imbarazzo... sento la necessità di chiedergli scusa. Gli mando un messaggio: “Ho letto il diario... è una cosa meravigliosa... ti ringrazio con tutto il cuore. Ti voglio bene, Paolo! Perdonami per la mia stupidità di prima... ho trattato male anche Ritter e mi dispiace infinitamente. Per me siete importantissimi. Grazie proprio dal profondo dell'anima. Leggere mi ha commosso. Un abbraccio.” mi risponde, scambiamo due battute. Mi basta. Provo a vedere se Ritter è in linea per chiedergli scusa, ma non c’è, mi dispiace moltissimo. Pensavo che non avrei pubblicato questo post, ma Ritte mi ha detto: Pubblicalo! E io lo pubblico. E’ un mettere in piazza una debolezza, ma è giusto che sia. Paolo, Ritter... oggi avete visto il mio lato debole e non mi avere lasciato solo. Vi voglio bene!

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