giovedì 17 luglio 2008

GAY ETERO E IMBARAZZO SESSUALE

Ciao Projet,

mi chiamo Jake, non è uno pseudonimo, sono figlio di padre americano e madre italiana, mia madre era di Milano (purtroppo non c’è più da due anni), mio padre è di Baltimora. Ho studiato in un collegio cattolico di Baltimora fino all’età di 13 anni, vivevo praticamente lì. Mio padre è ancora adesso un manager importante e tempo da dedicare a me non ne ha mai avuto. I miei non sono mai andati troppo d’accordo poi, quando avevo 13, anni hanno divorziato e io sono stato affidato a mia madre e sono rimasto definitivamente a Milano. Ho fatto il liceo a Milano e mi sono laureato qui. Adesso ho 34 anni. Ho recuperato un po’ il rapporto con mio padre, quando avevo 30 anni, quando mia madre si è ammalata. Quando lo ha saputo ha fatto di tutto, l’ha portata negli USA e l’ha fatta visitare dei migliori specialisti e le è stato vicino fino alla fine. Non solo ha avuto una dignità, ma si è comportato con me in modo del tutto inatteso, lui allora aveva 62 anni e credo che si sia accorto di che cosa significa avere un figlio. Gli ho detto apertamente che ero gay e gli sono venuti gli occhi umidi, era contento che mi fidassi di lui fino al punto di dirgli una cosa simile. Adesso ha 66 anni e il prossimo luglio lascerà il lavoro. Lui negli SA non ha più nessuno e penso che verrà a vivere a Milano perché mia madre gli ha lasciato l’appartamento (un divorzio un po’ anomalo quello dei miei!).

Che sono gay l’ho capito l’ultimo anno che sono stato a Baltimora, tra i 13 e i 14 anni, quando mi sono innamorato di un altro ragazzo che stava in collegio con me, ma poi io sono venuto in Italia e non ci siamo più visti. I primi tempi che stavo in Italia mi sono trovato malissimo, sapevo poco la lingua e a scuola i miei compagni dicevano delle cose che io non capivo che cosa volessero dire e non avevo la faccia di chiedere e poi fisicamente non assomigliavo agli altri. Io sono di tipo molto inglese, con californiano, sono molto alto e molto sottile per niente muscoloso. A scuola all’inizio ero molto emarginato e non andavo bene. Mia madre ha cercato di fare di tutto ma non era facile. Andavo benissimo in Inglese e malissimo in Italiano. Poi piano piano, a forza di leggere e di stare in mezzo ai miei compagni ho cominciato a capire meglio la lingua e i miei problemi si sono ridimensionati.

La mia prima cotta forte l’ho presa a 16 anni, in terzo scientifico, per un ragazzo che era arrivato quell’anno e che era manifestamente etero, ma me ne ero innamorato lo stesso. Da allora, fino alla maturità e oltre, ho pensato che quel ragazzo potesse diventare gay per il fatto che io lo amavo. Lui con me era molto amichevole e mi trattava benissimo ma per lui le ragazze erano proprio la vita. Spesso studiavamo insieme. Passare un pomeriggio vicino a lui, spalla a spalla e fare insieme gli esercizi di matematica, per me, era insieme una tortura e la cosa che desideravo di più. Ho desiderato tanto di vederlo nudo ma non è mai successo, non perché non ce ne fosse la possibilità ma perché ero convinto che cercare una cosa simile significasse sporcare l’amore che provavo per lui. Forse ero troppo idealista ma allora ragionavo così. Dopo la maturità l’ho rivisto un paio di volte, poi a 24 anni si è sposato e io sono andato al matrimonio, con dei sentimenti un po’ strani ma l’ho fatto.

Poi c’è stato il Politecnico. Adesso faccio l’ingegnere civile ma non sono mai stato troppo portato per le discipline scientifiche. Finire al Politecnico non era certo il mio sogno ma mia madre lavorava in quel settore e io avrei trovato un’ottima sistemazione. Il problema era arrivare a laurearsi. All’inizio mi mettevo a piangere di disperazione sugli esercizi di analisi e di geometria. Imparavo meccanicamente le cose ma capivo molto poco. Poi, casualmente, poco prima di Natale, un ragazzo mi ha chiesto di prendere il posto pure per lui la mattina, io l’ho fatto e da lì è nata una storia, diciamo la storia più importante e nello stesso tempo più condizionante della mia vita. Si chiamava Enrico, un ragazzo passabile, non bellissimo, ma a 20 anni anche uno passabile è bello! Abbiamo cominciato a studiare insieme. Era un mostro di cervello! Capiva cose alle quali io non sarei mai arrivato. Insomma la mattina a lezione insieme fino alle 14.00, poi pranzo insieme e poi studio insieme fino alle dieci di sera ed oltre. Lui tirava come un trattore, non mi permetteva di perdere un secondo, io all’inizio faticavo molto, ma sapevo che se non mi fossi dato da fare per essere alla sua altezza lo avrei perduto, perché lui non poteva perdere tempo senza fare gli esami. Insomma, ho preso 24 in Analisi, mio primo esame, lui 30, ma, lo confesso, non ero affatto invidioso, poi, dopo il primo esame è venuto il secondo. Recuperavo terreno. I miei voti erano sempre più bassi dei suoi ma la differenza diminuiva. Poi, dopo molto tempo, a un esame di topografia, ho preso più di lui e mi è piaciuta moltissimo la sua reazione: era contento per me, non era invidioso.

A capire che mi ero innamorato di lui ci ho messo due anni e mezzo. All’inizio ero troppo stressato dall’università e poi mi tornava sempre in mente la solita idea: è gay o non è gay? Ta le faccio breve. Ci siamo laureati nella stessa sessione, per due anni siamo andati in vacanza insieme, abbiamo continuato a frequentarci anche dopo che abbiamo trovato lavoro, spesso passavamo le domeniche insieme. Lui non ha mai, dico mai, parlato di ragazze! Non ti dico le elucubrazioni che ho fatto su questi segnali. Tra noi il clima era bellissimo, proprio come due fratelli, ma pure di più. Ero andato avanti e indietro mille volte tra l’idea di fargli esplicitamente una dichiarazione d’amore e l’idea di lasciare perdere tutto. Un giorno lui viene da me e con tutta un’aria di mistero e di confessione sentimentale e mi dice che mi deve dire una cosa importantissima perché io la devo sapere assolutamente. Pensavo che finalmente si sarebbe arrivati al punto, invece mi dice che sta per sposarsi perché la ragazza è incinta. Io passo dalle stelle alle stalle, ma devo dimostrargli il mio entusiasmo e lo abbraccio tanto stretto che lo sollevo da terra, lui è raggiante veramente, io recito, ma il mondo va così. Ho fatto il testimone anche a questo matrimonio.

Dentro di me mi dicevo: ma io sono condannato a innamorarmi solo di etero? Basta! Di etero non ne voglio più sapere! Quindi mi sono deciso, tra i 26 e i 27 anni, a buttarmi completamente nel mondo gay: chat gay, siti di incontri, community, ho riempito tutto non i miei annunci. Ero deciso a provare. Mi dicevo: ma caspita, gli altri alla mia età hanno una vita affettiva (e pure sessuale) e io che faccio? Non è giusto! Sto buttando gli anni migliori della vita! Cominciano ad arrivare le risposte agli annunci, Project, che squallore! Gente che mette foto false, ragazzini che sanno solo dire cu.o e ca.zo, uomini di 50 anni che pensano di averne 20, gente scoppiata che sta proprio fuori di cervello. Ne ho incontrati una cinquantina nel tempo di un paio d’anni, ne ho trovato solo uno passabile ma secondo me era minorenne e si spacciava per maggiorenne, gliel’ho detto ma la carta d’identità non me l’ha voluta fare vedere. Io gli ho detto: Ma sei un ragazzo giovanissimo, ma che ci fai su questi siti? E lui m’ha risposto una cosa che mi ha messo in crisi, mi ha detto: E tu allora che ci fai? Poi l’ho invitato a cena. Lui pensava che saremmo finiti a letto ma gli ho detto che forse non stavo su quei siti per il motivo che pensava lui e l’ho riaccompagnato a casa sua, quando è sceso mi ha dato una stretta di mano che un altro po’ me la staccava. Adesso, dopo tanto tempo, ogni tanto mi manda un messaggio. Diciamo che è stata la più bella storia che ho vissuto negli ultimi anni. Così siamo arrivato tra i 28 e i 29 anni. Vergine ero e così sono rimasto e nemmeno mi dispiace perché mettermi a fare sesso con gente squallida solo per vedere che effetto fa non è proprio una cosa che desidero. In pratica fino a quest’anno ho continuato a vivere il sesso come lo vivevo a 16 anni, che poi non è tanto male e almeno non ti metti nei pasticci.

E adesso vengo all’ultima parte della storia. Nel mio gruppo di progetto di Ingegneria civile, tre mesi fa, arriva Marco (chiamiamolo così) un giovane ingegnere 31enne bello come il sole, questo lo posso proprio dire, e io comincio ad andare di nuovo nel pallone. In pratica Marco per me, a livello ufficiale, è solo un collega di lavoro, i nostri rapporti son stranissimi a metà tra il formale (timido) e i messaggi subliminali. Nel mio cervello Marco ha invaso e domina anche i più piccoli spazi. Penso a lui in ogni momento della giornata, lo desidero come non ho mai desiderato nessun ragazzo nella mia vita. Devo portare sempre abiti molto larghi perché mi basta pensarlo e mi viene l’erezione, non ti dico quando me lo trovo vicino. Project, adesso sono proprio in crisi. Marco sarà il terzo ragazzo etero di cui mi innamoro? Non vorrei per nessuna ragione che fosse così, anche perché penso che questo per me sia l’ultimo treno. O Marco o nessuno! Lui non ha proprio niente a che vedere con quelli dei siti gay, è attentissimo a quello che fa e a quello che dice, a non passare mai il confine ma ha certe esitazioni, certe pause certi modi di sospirare appena appena mentre parla, certe piccolissime mosse del viso e in certi momenti particolarissimi che possono essere solo gay. A parte le banalità. Niente fedine, nessuna familiarità con le ragazze dell’ufficio, nessun discorso privato durante il lavoro, però ti lancia (involontariamente?) certi sguardi che ti fa secco, ti ruba l’anima. Project, sono 3 mesi che sono di nuovo in angoscia. Non so che fare, se tentare di sciogliere un po’ la situazione, invitarlo a casa mia, da solo o con altre persone. Lo inviterei a venire in piscina con me, lo inviterei eccome, ma poi sistematicamente non lo faccio e quando sto davanti a lui mi sento totalmente imbranato e lo tratto in modo formale e io e non vorrei assolutamente.

Poi c’è proprio una questione privatissima di cui ti vorrei parlare a proposito di me e di questo ragazzo perché una situazione di tipo sessuale tra noi si è creata effettivamente e io mi sono sentito in un imbarazzo tremendo per quello che può avere provato lui, avrei voluto sparire. Dopo ha fatto come non fosse successo niente e la cosa mi inquieta ancora di più, però di questo ti vorrei parlare in privato. Il mio contatto è [omissis]. Appena mi aggiungi ti chiamo.

Un abbraccio
Jake

Se volete, potete partecipare alla discussione su questo post aperta sul Forum di Progetto Gay:

http://progettogay.forumfree.net/?t=30143649

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