mercoledì 30 gennaio 2013

GAY E MASTURBAZIONE TRA PECCATO E NORMALITA’

Questo post è dedicato ad un confronto tra le posizioni della Chiesa Cattolica concernenti la masturbazione e la realtà del fenomeno, come esso appare ad un’analisi non pregiudiziale.
La definizione di masturbazione data dal Catechismo della Chiesa cattolica (Parte 3^, Sezione 2^, Capitolo 2°, art. 6, n. 2352)come “eccitazione volontaria degli organi genitali, al fine di trarne un piacere venereo (”veneream volupratem”)“, per l’uso dell’aggettivo venereo, ormai desueto nel linguaggio comune e perfino nella terminologia medica dove l’espressione “malattie veneree” è stata sostituita dalla più corretta espressione “malattie sessualmente trasmesse”, è debitrice di Tommaso d’Aquino che, nella quaestio della Summa Theologica  dedicata alla lussuria (Summa Thelogica II^IIae, q.153), usa frequentemente espressioni che si riferiscono al “piacere venereo (ἀφροδισιαστικός)” come ad esempio delectationes venereae”“voluptates venereas”“actus venereus”“usus  venereorum”.
Il Catechismo si limita ad un mero richiamo alla Dichiarazione “Persona humana” della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede della fine del 1975, che però tratta l’argomento in modo assai più articolato.
Il punto n. 9 della Dichiarazione Persona Humana, concernente la masturbazione, è uno degli esempi più tipici della dimensione dogmatica tipicamente autoreferenziale della morale cattolica.
La dichiarazione Persona humana affronta l’argomento “masturbazione” ricordando che “Spesso, oggi, si mette in dubbio o si nega espressamente la dottrina tradizionale cattolica, secondo la quale la masturbazione costituisce un grave disordine morale. La psicologia e la sociologia, si dice, dimostrano che, soprattutto tra gli adolescenti, essa è un fenomeno normale dell’evoluzione della sessualità.” Ma a queste teorie psicologiche o sociologiche la Chiesa oppone solo la propria autorità affermando che “secondo qualcuno”, che la Chiesa considera certamente in errore, nella masturbazione  “non ci sarebbe colpa reale e grave, se non nella misura in cui il soggetto cedesse deliberatamente ad un’auto-soddisfazione chiusa in se stessa («ipsazione»), perché in tal caso l’atto sarebbe radicalmente contrario a quella comunione amorosa tra persone di diverso sesso, che secondo certuni sarebbe quel che principalmente si cerca nell’uso della facoltà sessuale.” Al di là del fatto che il testo parla espressamente di “persone di diverso sesso”, si introduce una distinzione, nell’ambito della masturbazione tra masturbazione “eterosessuale” affettiva e “ipsazione”. Il termine “ipsazione” (dal latino “ipse” = io stesso) era stato coniato da Magnus Hirschfeld ed era usato nel questionario psico-biologico che doveva essere compilato da pazienti dell’Istituto di Scienze Sessuali di Berlino fondato dalla stesso Hirschfeld nel 1919.
La domanda n.35 del questionario era la seguente: “Vi lasciate mai andare all’ipsazione, ovvero alla soddisfazione raggiunta per mezzo dell’onanismo? Quando avete cominciato a masturbarvi? Come mai avete contratto tale abitudine? Vi siete stati spinti da persone della vostra età o di età differente, da persone del vostro medesimo sesso o di sesso differente? Fino a quale età, con quali intervalli e rappresentazioni mentali e in che modo vi siete masturbati? Se siete una donna, per mezzo di carezze esterne o tramite l’introduzione nel vostro corpo di oggetti estranei? Avete mai lottato contro tale tendenza? Se sì, con quali mezzi (voti, preghiere, ecc.).
Il Documento Persona humana usa il termine ipsazione (oggi assai poco usato dai sessuologi) per indicare una “auto-soddisfazione chiusa in se stessa” che sarebbe la ragione della immoralità di questo “solo” tipo di masturbazione. Come è ovvio la Dichiarazione non considera nessun argomento di carattere psico-sessuale e si limita a giudicare moralmente irrilevante la distinzione tra masturbazione “eterosessuale” affettiva, che implica una dimensione almeno proiettiva di coppia, e ipsazione cioè masturbazione non affettiva, ammesso e non concesso che esista un linea di demarcazione tra le due cose, come se il problema della legittimazione morale della masturbazione si riducesse a questo. Il Documento sottolinea che la masturbazione è comunque e sempre condannata dalla Chiesa per costante tradizione e che qualunque sia la motivazione che induce taluni all’indulgenza verso la masturbazione affettiva: “Questa opinione è contraria alla dottrina e alla pratica pastorale della chiesa cattolica. Quale che sia il valore di certi argomenti d’ordine biologico o filosofico, di cui talvolta si sono serviti i teologi, di fatto sia il magistero della chiesa – nella linea di una tradizione costante -, sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato”.
Il Documento specifica poi le motivazioni di questo giudizio: “La ragione principale è che, qualunque ne sia il motivo, l’uso deliberato della facoltà sessuale, al di fuori dei rapporti coniugali normali, contraddice essenzialmente la sua finalità. A tale uso manca, infatti, la relazione sessuale richiesta dall’ordine morale, quella che realizza, «in un contesto di vero amore, l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana». Soltanto a questa relazione regolare dev’essere riservato ogni esercizio deliberato sulla sessualità.” Qualunque sia il valore degli argomenti in contrario, la condanna trova quindi la sua motivazione indefettibile nel magistero e nella tradizione che legittima l’uso della facoltà sessuale esclusivamente nei “rapporti coniugali normali”.
Molto interessante è la valutazione del significato delle indagini sociologiche sul tema della masturbazione, così come prospettato dal documento Vaticano:  “Le inchieste sociologiche possono indicare la frequenza questo disordine secondo i luoghi, la popolazione o le circostanze prese in considerazione; si rilevano così dei fatti. Ma i fatti non costituiscono un criterio che permette di giudicare del valore morale degli atti umani.”.
La Congregazione non fa che parafrasare un documento di papa Paolo VI «Se le inchieste sociologiche ci sono utili per meglio conoscere la mentalità dell’ambiente, le preoccupazioni e le necessità di coloro ai quali annunciamo la parola di Dio, come pure le resistenze che le oppone l’umana ragione nell’età moderna, con l’idea largamente diffusa che non esisterebbe, fuori della scienza, alcuna forma legittima di sapere, le conclusioni di tali inchieste non potrebbero costituire di per se stesse un criterio determinante di verità» (Paolo VI, Esort. apost. Quinque iam anni, 8.12.1970).”
La Congregazione si spinge alla individuazione delle cause della frequenza della masturbazione e così si esprime:
La frequenza del fenomeno in questione è, certo, da mettere in rapporto con l’innata debolezza dell’uomo in conseguenza del peccato originale, ma anche con la perdita del senso di Dio, la depravazione dei costumi, generata dalla commercializzazione del vizio, la sfrenata licenza di tanti spettacoli e di pubblicazioni, come anche con l’oblio del pudore, custode della castità.”
Quindi il documento cita la “psicologia moderna” anche se non è ben chiaro a che cosa si riferisca in concreto:
La psicologia moderna offre, in materia di masturbazione, parecchi dati validi e utili, per formulare un giudizio più equo sulla responsabilità morale e per orientare l’azione pastorale. Essa aiuta a vedere come l’immaturità dell’adolescenza, che può talvolta prolungarsi oltre questa età, lo squilibrio psichico, o l’abitudine contratta possano influire sul comportamento, attenuando il carattere deliberato dell’atto, e far sì che, soggettivamente, non ci sia sempre colpa grave. Tuttavia, in generale, l’assenza di grave responsabilità non deve essere presunta; ciò significherebbe misconoscere la capacità morale delle persone.”
Ne consegue che si tratta comunque di colpa sempre grave oggettivamente ma non sempre soggettivamente e che la psicologia moderna aiuta nel discernere caso da caso. Evidentemente la psicologia moderna è considerata legittima solo in quanto strumentale e conciliabile con la morale cattolica. La Congregazione fornisce poi altri criteri che vanno oltre la “psicologia moderna”:
Nel ministero pastorale, per formarsi un giudizio adeguato nei casi concreti, sarà preso in considerazione, nella sua totalità, il comportamento abituale delle persone, non soltanto per ciò che riguarda la pratica della carità e della giustizia, ma anche circa la preoccupazione di osservare il precetto particolare della castità. Si vedrà, specialmente, se si fa ricorso ai mezzi necessari, naturali e soprannaturali, che l’ascesi cristiana, nella sua esperienza di sempre, raccomanda per dominare le passioni e far progredire la virtù.”
Lasciano ora da parte i pregiudizi morali e prendendo in considerazione i fatti.
Che la masturbazione sia una realtà che riguarda tendenzialmente tutti i ragazzi in età adolescenziale è un fatto risaputo e confermato da tutti i sondaggi seri effettuati in questo campo. La masturbazione in età adolescenziale è un fatto fondamentale che porta gradualmente alla coscienza del proprio orientamento sessuale, determina gli archetipi sessuali, ossia i tipi fisici delle persone che inducono una chiara reazione sessuale e i comportamenti sessuali che saranno ritenuti più eccitanti nel corso dell’intera vita, crea e stabilizza l’associazione tra fantasie masturbatorie e reazioni fisiologiche di erezione e eiaculazione.
Indurre sensi di colpa legati alla masturbazione negli adolescenti tramite pregiudizi di carattere morale significa interferire pesantemente e negativamente sia nella maturazione della loro sessualità che nella formazione del loro senso morale, inducendoli a reazioni nevrotiche di rifiuto del tutto innaturale della masturbazione, alla considerazione della masturbazione come un vizio di cui bisogna cercare in ogni modo di liberarsi e alla formazione di una morale basata sulla repressione anziché sulla liberà.
È un dato di fatto che la masturbazione accompagna normalmente la vita adulta, anche in presenza di una attività sessuale di coppia (sia etero che omosessuale) e che anzi la masturbazione rappresenta in ogni caso l’espressione più libera della sessualità e meno condizionata dalle attese del partner o di altre persone.
È evidente che, per i gay che non vivono in una stabile relazione di coppia, la masturbazione è l’unica forma di sessualità che è possibile vivere senza rischi e quindi reprimere la masturbazione in queste situazioni significa negare del tutto la sessualità di un individuo, cosa che è assolutamente innaturale oltre che immorale.
La masturbazione è la via normale attraverso la quale gli uomini gay o bisessuali sposati, che hanno represso la loro sessualità, divengono pienamente consapevoli della loro condizione ed è anche, in molti casi, per loro, l’unico modo per vivere la loro vera sessualità o la loro componente omosessuale, se sono bisessuali, senza mettere in crisi la famiglia.
Il peso dei tabù introdotti dalla morale cattolica e più in generale del pensiero religioso nel corso dei secoli sui comportamenti sessuali e in primo luogo sulla masturbazione fa sì che ancora oggi molti ragazzi se ne sentano pesantemente condizionati e stentino a considerarla una componente normale della sessualità.
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