mercoledì 12 settembre 2007
I GAY NON ESISTONO
Oggi ho letto qui dei post interessanti (più interessanti di quelli vecchi), mi riferisco a quelli su “disagio gay” e su “disagio gay e coming out” e a proposito del fatto che tanti ragazzi non hanno nemmeno una doppia vita ma solo una vita falsa, come dice M.T., posso dire solo che almeno nel caso mio è verissimo. Io in teoria vivo benissimo ma a costo di fingere al 100%. I miei mi vogliono bene, ma loro non sanno come stanno le cose e prima o poi si aspettano altro e verrà il momento della resa dei conti, quindi con loro è come se stesi seduto su un bomba che prima o poi esploderà, e sto imbrogliando anche i miei amici, che non si fidano di me come Andrea di “disagio gay e coming out” (magari fosse cosi!) ma che si illudono di conoscermi almeno un po’. Io almeno di essere gay l’ho sempre saputo e non ho mai tentato di convincermi di non esserlo, e francamente non so come possono certi ragazzi avere dubbi sul loro orientamento sessuale, quanto alle ragazze, io contro le ragazze non ho nulla ma per me non sono un argomento interessante e non mi caccerei mai nei pasticci con una ragazza. Una c’ha provato con me in modo serio, lei, poveretta, ci teneva veramente ma io l’ho dovuta scoraggiare subito in modo brutale perché mettesse da parte l’idea. In effetti ho sempre avuto l’ossessione che di me si innamorassero le persone sbagliate, sia ragazze che ragazzi che non mi interessano, perché io sono molto selettivo e di cento ragazzi al massimo me ne può piacere uno, gli altri non mi dispiacciono ma in sostanza mi interessano poco. Penso che se si dovesse innamorare di me un ragazzo che non mi piace sarei in difficoltà peggiori, non so nemmeno il perché, ma per dire a un ragazzo gay: “guarda tu non mi interessi proprio” ci vuole più coraggio che per dirlo a una ragazza e non perché io sono gay ma perché per una ragazza è molto più facile trovare un altro ragazzo, mentre per un ragazzo gay trovare un altro ragazzo gay è molto più difficile, è proprio una questione di numeri. Quindi non mi sono mai messo nei pasticci grossi, dai quali si può uscire solo con un coming out e quindi non ho fato nessun coming out e non me ne pento, certo, devo recitare praticamente 24 ore al giorno, non devo lasciare tracce nel computer perché il mio lo usa anche mio fratello. Il problema di non lasciare tracce della navigazione internet si risolve facilmente e quello di non lasciare in giro carte compromettenti o numeri telefonici non esiste proprio perché io una vita gay non ce l’ho proprio, ma nemmeno mi viene in testa di provarci. Che il tempo passa e non bisogna sprecarlo l’ho pensato tante volte, ma per il momento questi problemi li ho messi del tutto da parte. A 18 anni il mondo dovrebbe essere bello, il mio non è brutto, qualche cosa che mi piace c’è pure ma ci manca qualche cosa, accidenti se ci manca qualche cosa. A scuola vedo ragazzi e ragazze che limonano tranquillamente, che si tengono per mano, che si baciano per le scale, quelli non li nota nessuno, è normale, ma se lo facessero due ragazzi si scandalizzerebbero tutti, M.T. diceva chiaramente che nel suo paese nessuno è gay perché i gay che ci sono non si vedono, ma io devo dire a M.T. che non è così solo da lui, a scuola mia non se n’è mai visto uno! ma nemmeno per sbaglio, ma nemmeno per scherzarci sopra e poi è vero che la voglia di rispondere per le rime ti viene proprio quando ti rendi conto della stupidità di certe persone. Noi c’abbiamo una professoressa di filosofia che fa la psicologa clinica. Io mi dico: poveretti i pazienti di questa qua! A me è toccato stare a sentire in classe tutta una tirata di questa signora che quando parlava di gay, l’ho notato subito perché mi ha colpito, non pronunciava mai né la parola gay né la parola omosessuale ma diceva “queste persone” e poi ripeteva mille volte la parola “percorso”, in sostanza diceva solo che “queste persone devono fare un percorso”, magri guidato da una come lei, per risolvere i loro problemi. Io mi sono dovuto sentire tutta la solfa della professoressa sui gay, a un certo punto non ce l’ho fatta più e ho fatto un mezzo intervento, ma mentre lo stavo facendo mi sembrava troppo pericoloso e ho lasciato il discorso molto sul generico riempiendolo di formule dubitative e allora la professoressa mi ha pure zittito in malo modo chiedendomi di non interrompere perché per parlare bisogna sapere di che si sta parlando! Io non so che cosa significa essere gay e devo stare zitto e lei invece lo sa perché ha letto sul manuale delle giovani marmotte! Stavo proprio per saltare al collo della professoressa ma poi, che vuoi fare, come al solito abbozzi e zitto! ... se no sei gay! Con tutto quello che viene appresso. Non puoi mica cercare di difendere le cause perse! Poi si dice che a scuola ci si va per imparare... ma che cosa e da chi? Pure io, come M.T. non posso mai parlare di me con nessuno e una cosa del genere è orribile, ti devi tenere tutto dentro ma anche le cose più banali, gli amici sono amici per modo di dire perché non ci puoi parlare come vorresti e pure i genitori sono genitori per modo di dire, ti senti solo nel senso più schifoso del termine e penso che una cosa del genere non succede solo a me, penso che di ragazzi che vivono così ce ne siano tanti ma sono invisibili e io che mi lamento lo faccio qui solo perché sono coperto dall’anonimato. Ma è vita questa?
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