venerdì 28 marzo 2014

EDUCARE ALLA DIVERSITA’: SCELTE CLERICALI E SCELTE LAICHE

Questo articolo mira ad evidenziare quanto, ancora oggi, la scuola italiana sia sostanzialmente frenata nel suo processo di sviluppo da una mentalità confessionale ispirata da mere ragioni di opportunismo politico. Le indicazioni del presidente della Conferenza episcopale italiana valgono, per ragioni elettorali, ben più dei risultati della comunità scientifica in campo di educazione alla sessualità, di omofobia e di crescita umana dei bambini e dei ragazzi.
Come mia abitudine cercherò di seguire una linea cronologica.
L’Italia, per contrastare le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, aderisce al progetto proposto dal Consiglio d’Europa per l’attuazione e l’implementazione della raccomandazione del Comitato dei ministri CM/Rec(2010)5; tale impegno viene formalizzato nelle direttive del Ministro del lavoro e delle politiche sociali pro tempore, con delega alle pari opportunità per l’attività amministrativa per gli anni 2012 e 2013 (Elsa Fornero), che hanno assegnano all’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar), già operante presso il Dipartimento per le pari opportunità, l’attuazione di obiettivi in materia di prevenzione e contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere e, in particolare, la definizione di una «Strategia nazionale» in collaborazione con il Consiglio d’Europa.
Il Ministro Fornero istituisce con decreto direttoriale in data 20 novembre 2012  il “Gruppo nazionale di lavoro” costituito da 29 associazioni dell’universo LGBT (Lesbiche, gay, bisex, trans), e poi pubblica nell’aprile 2013 la “Strategia nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)”, di cui si può leggere un ampio estratto alla pagina
Questa «Strategia nazionale» consiste in un piano di azioni integrate e multidisciplinari che siano in grado di fornire una risposta concreta alle discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, così come previsto dal decreto ministeriale di organizzazione interna del 4 dicembre 2012; alla definizione degli obiettivi e alla realizzazione delle azioni connesse al loro raggiungimento sono state chiamate a collaborare, come detto, le 29 associazioni GLBT, facenti parte del gruppo di lavoro dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, la Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere (Ready) e altre realtà istituzionali come le forze dell’ordine;
Il 19 aprile 2013, con decreto ministeriale, il Governo ha formalmente adottato la «Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)» nella consapevolezza del fatto che è soprattutto attraverso le scuole e l’educazione che si possono combattere le discriminazioni e promuovere la pari dignità di tutti gli esseri umani, si sottolinea l’importanza dell’asse strategico «educazione e istruzione».
Il 18 dicembre 2013, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Ministro Maria Chiara Carrozza, Governo Letta) ha emanato un’apposita circolare a tutti gli uffici scolastici regionali in cui si prevede lo svolgimento di una «Settimana nazionale contro ogni forma di violenza e discriminazione» da realizzare in collaborazione con le istituzioni scolastiche e le associazioni GLBT e con il coinvolgimento attivo di studenti, docenti e famiglie delle scuole di ogni ordine e grado del territorio nazionale.
Il progetto «Educare alla diversità a scuola» commissionato dal Dipartimento per le pari opportunità nel dicembre del 2012 all’istituto Beck (scuola di specializzazione di psicoterapia accreditata dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca dal 2004), con l’obiettivo di elaborare uno strumento di supporto sulle delicate tematiche della prevenzione e del contrasto dell’omofobia e del bullismo a sfondo omofobico, rientra completamente nel quadro degli impegni programmatici relativi alla «Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)».
Il prodotto della ricerca dell’istituto Beck, approvato e validato dal Dipartimento per le pari opportunità nel luglio 2013, consiste in un kit di materiale informativo e formativo, suddiviso per i tre ordini di scuola (primaria, secondaria di I grado e secondaria di II grado) e rappresenta uno strumento di supporto all’attività dei docenti per favorire la creazione di un clima scolastico basato sul rispetto e sull’accoglienza delle differenze, nonché sulla prevenzione di ogni forma di discriminazione; tali materiali informativi e formativi, nell’attesa di validazione da parte del competente comitato paritetico del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, come annunciato alla Camera dal Sottosegretario di Stato Amici nella seduta del 7 marzo 2014, non sono ancora mai stati oggetto di diffusione da parte dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali nelle scuole.
Il 14 marzo 2014 i deputati Marzano, Verini, Cinzia Maria Fontana, Braga, Martelli, Sbrollini, Dal Moro, Morani, Bazoli, Dallai, Fassina, Gasparini, D’Attorre, Vaccaro, Capua, Cuperlo, Mattiello, Tentori, Mongiello, Picierno, Rotta, Ghizzoni, Ermini, Civati, Giovanna Sanna, Miccoli, Marchetti, Martella, Bargero, Chaouki, Richetti, Gentiloni Silveri, Orfini, Ascani, Rampi, Pastorino, presentano una interpellanza urgente al Presidente del Consiglio (Renzi) e al Ministro dell’Istruzione (Stefania Giannini), volta a conoscere:
quali decisioni concrete intenda assumere il Governo per confermare gli impegni assunti per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere in linea con le politiche adottate a livello europeo;
quali azioni intenda portare avanti per dare concretamente attuazione alla «Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)» per combattere le discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere;
quali iniziative intenda intraprendere per promuovere nelle scuole non solo la cultura del rispetto e del dialogo, in armonia con i principi costituzionali e dell’ordinamento dell’Unione europea, ma anche una reale educazione all’accettazione delle differenze e al rifiuto delle discriminazioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere.
L’interpellanza urgente rende manifesta l’azione di freno attuata dal Ministero dell’Istruzione circa l’attuazione degli impegni assunti in materia di contrasto alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.
Sottolineo il fatto che Elsa Fornero, che faceva parte del governo Monti, nonostante le sue posizioni contrarie al matrimonio gay, aveva fatto la sua parte almeno nei confronti dei diritti dei singoli, proprio per questa ragione era stata attaccata dall’Avvenire (il giornale dei vescovi) ed aveva poi fatto macchina indietro ridimensionando le proprie dichiarazioni, in ogni caso aveva chiamato 29 associazioni GLBT a collaborare per la definizione della “Strategia nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)”.
Anche Maria Chiara Carrozza (governo Letta) aveva fatto la sua parte, prevedendo lo svolgimento di una «Settimana nazionale contro ogni forma di violenza e discriminazione» da realizzare in collaborazione con le istituzioni scolastiche e le associazioni GLBT e con il coinvolgimento attivo di studenti, docenti e famiglie delle scuole di ogni ordine e grado del territorio nazionale.
Pochi giorni fa, il Ministero dell’istruzione ha notificato la sospensione dell’iniziativa nell’attesa di validazione da parte del competente comitato paritetico del Ministero del materiale prodotto dall’Istituto Beck. Tutto farebbe pensare ad una dilazione dovuta solo a motivi tecnici e facilmente superabile, tuttavia, ben vedere, il rinvio ha ben altre motivazioni sostanziali.
Il 24 marzo 2014 il Cardinale Angelo Bagnasco, presidente delle Conferenza episcopale Italiana interviene in proposito nella prolusione al Consiglio permanete della CEI del 24/26 marzo 2014.
Il cardinale si esprime su diverse materie che toccano i principi fondamentali di uno stato laico. Bagnasco rivendica il diritto all’obiezione di coscienza (esempio classico quello dei medici anti abortisti negli ospedali), dimenticando che l’obiezione di coscienza non può tradursi in nessun modo in una limitazione al diritto altrui, qui si parla di diritto legale, cioè riconosciuto dallo stato, che altrimenti dipenderebbe dall’obbiezione di coscienza di è chiamato ad applicarlo. Se il medico cattolico ritiene non poter praticare aborti nelle condizioni in cui invece è chiamato a farlo a termini di legge, può benissimo dimettersi dal servizio sanitario pubblico e andare a lavorare in una istituzione cattolica consona ai suoi principi, ma se resta in una struttura pubblica non può in nessun modo limitare il diritto altrui, neppure con l’astenersi dal prestare la propria opera. In nessuno stato “civile”, cioè laico, può essere concesso che l’obbiezione di coscienza vanifichi di fatto le disposizioni di legge, anche se questo in Italia è spesso la regola.
Ma vediamo al punto specifico. Il cardinal Bagnasco così si esprime: “In questa logica distorta e ideologica, si innesta la recente iniziativa – variamente attribuita – di tre volumetti dal titolo “Educare alla diversità a scuola”, che sono approdati nelle scuole italiane, destinati alle scuole primarie e alle secondarie di primo e secondo grado. In teoria le tre guide hanno lo scopo di sconfiggere bullismo e discriminazione – cosa giusta –, in realtà mirano a “istillare” (è questo il termine usato) nei bambini preconcetti contro la famiglia, la genitorialità, la fede religiosa, la differenza tra padre e madre…parole dolcissime che sembrano oggi non solo fuori corso, ma persino imbarazzanti, tanto che si tende a eliminarle anche dalle carte. È la lettura ideologica del “genere” – una vera dittatura – che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni. Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei “campi di rieducazione”, di “indottrinamento”. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati? Si è chiesto a loro non solo il parere ma anche l’esplicita autorizzazione? I figli non sono materiale da esperimento in mano di nessuno, neppure di tecnici o di cosiddetti esperti. I genitori non si facciano intimidire, hanno il diritto di reagire con determinazione e chiarezza: non c’è autorità che tenga.”
Le parole del cardinal Bagnasco sono una chiamata alla crociata contro gli “indottrinatori” che tentano di fare delle scuole “campi di rieducazione” per istillare nei bambini preconcetti contro la famiglia e la fede religiosa.
Il 25 marzo 2014 i genitori i genitori dell’AGeSC, in vista dell’incontro con il Papa del 10 maggio, sentono la responsabilità di riaffermare, secondo le parole del Presidente della CEI, “l’urgenza del compito educativo; la sacrosanta libertà dei genitori nell’educare i figli; il grave dovere della società – a tutti i livelli e forme – di non corrompere i giovani con idee ed esempi che nessun padre e madre vorrebbero per i propri ragazzi; il diritto ad una scuola non ideologica e supina alle mode culturali imposte; la preziosità irrinunciabile e il sostegno concreto alla scuola cattolica”.
Gli opuscoli che hanno suscitato la sdegnata protesta del cardinal Bagnasco, sono presentati, con valida esemplificazione alla pagina (http://www.istitutobeck.com/progetto-unar.html). Il volume per la scuola primaria può essere letto integralmente alla pagina
L’Istituto Beck, che ha prodotti gli opuscoli, in data 19/2/2014 ha pubblicato la seguente nota:
NOTA SUL PROGETTO “EDUCARE ALLA DIVERSITÀ”
In relazione ai recenti articoli pubblicati sulla stampa appaiono necessarie e opportune le seguenti precisazioni.
  • L’Istituto A.T. Beck è un’associazione scientifico-professionale di psicologi e psicoterapeuti che, tra le attività che svolge, si impegna a diffondere e tutelare le posizioni, da tempo condivise, della comunità scientifica nazionale e internazionale sui temi del progetto “Educare alla diversità”.
  • Gli opuscoli sono stati predisposti su mandato dell’UNAR per la realizzazione di specifici moduli didattici di prevenzione e contrasto dell’omofobia e del bullismo omofobico nelle scuole e adottano una prospettiva scientifica, e non ideologica.
  • L’American Psychological Association (2009, 2012) scrive che “l’attrazione, i sentimenti e i comportamenti sessuali e romantici verso persone dello stesso sesso sono normali e positive varianti della sessualità umana indipendentemente dall’identità di orientamento sessuale”.
  • Le influenze che l’ambiente socio-culturale e religioso può esercitare nel generare omofobia e omofobia interiorizzata, non soltanto sono di pacifica osservazione[1], ma conclusioni a cui pervengono numerosi studi scientifici. L’impatto negativo del conflitto tra omosessualità e religione sulla salute mentale è stato ampiamente dimostrato (Hatzenbuehler, Pachankis, Wolff, 2012; Schuck, Liddle, 2001). Secondo Herek (1984, 1992, 1998) “…maggiore risulta il grado di ignoranza, di conservatorismo politico e sociale, di cieca credenza nei precetti religiosi, maggiore sarà la probabilità che un individuo abbia un’attitudine omofoba”. Harris, Cook, Kashubeck-West (2008) affermano che omosessualità e religione possono andare d’accordo: un più liberale e meno dogmatico rapporto con la religione si accompagna a livelli più bassi di omofobia interiorizzata e a un’identità sessuale più integrata. Hatzenbuehler e collaboratori (2009, 2010, 2012) rilevano come l’incidenza di disturbi psichici e alcolismo sia nettamente superiore tra le persone gay e lesbiche residenti in Paesi dove non esistono leggi specifiche contro le violenze e le discriminazioni omofobiche e/o in contesti dove le organizzazioni religiose sono meno accoglienti.
  • Gli opuscoli non mirano a sminuire l’importanza della famiglia tradizionale ma valorizzano anche la qualità affettiva ed educativa di famiglie omosessuali, delle quali la letteratura scientifica conferma l’adeguatezza (Patterson, 2000, 2004a; Perrin, 2002; Tasker, 1999; Tasker & Golombok, 1997).
Più nel merito del progetto l’Istituto A.T. Beck intende precisare che:
  • Gli opuscoli non sono stati distribuiti, ma – previa autorizzazione – sono stati messi a disposizione attraverso un download protetto con password per coloro che ne avessero fatto esplicita richiesta.
  • Gli opuscoli sono rivolti esclusivamente agli insegnanti e non agli alunni e, in quanto tali, possono essere utilizzati con le modalità che gli insegnanti e i genitori, coinvolti dalla scuola nel progetto, ritengano più opportune.
  • Il razionale dell’intervento non è la diffusione di una “teoria gender” ma la prevenzione e la lotta all’omofobia e al bullismo omofobico.
  • Gli esercizi e i moduli didattici, inappropriatamente estrapolati dal contesto, sono adattati da strumenti educativi prodotti dalle Università British Columbia, University of East London e dalla Global Alliance for Lgbt Education.
L’Istituto A.T. Beck ribadisce che quanto proposto negli opuscoli citati riflette le posizioni della comunità scientifica nazionale e internazionale sui temi dell’orientamento sessuale e del bullismo omofobico.
Che queste posizioni siano o non siano degne di ispirare e informare un intervento educativo nelle scuole italiane è una scelta sulla quale l’Istituto A.T. Beck non intende esprimere giudizi, riservandosi tuttavia di adire le vie legali per tutelare la propria immagine da attacchi ingiustificati.
Roma, 19 febbraio 2014
Dott.ssa Antonella Montano Direttrice Istituto A.T. Beck
Ho letto la presentazione degli opuscoli e, integralmente, quello dedicato alla scuola primaria. Si tratta di lavori con solidissima base scientifica (bibliografia specifica e aggiornata), che potrebbero essere un ottimo punto di partenza per un lavoro didattico mirato alla educazione alla diversità. L’Italia potrebbe così riallinearsi, in questo campo, con i paesi europei più sviluppati. Direi che l’esperienza maturata in Progetto Gay porta e conclusioni sostanzialmente sovrapponibili a quelle contenute nei tre volumetti che non hanno nulla di pregiudizialmente ideologico ma possono anzi essere uno strumento prezioso di crescita umana e di progresso civile.
Ricordo che i tre volumetti “Educare alla diversità” non sono mai stati distribuiti e il Ministero ha deciso di rinviare a data da destinare il corso dedicato agli insegnanti per la loro presentazione. E la polemica si è fatta rovente, – dice Vera Schiavazzi su Repubblica del 26/3/2014 – anche perché ci sono dieci milioni di euro stanziati per la “lotta al bullismo”, e dunque anche per quella all’omofobia. «Il PD resta in silenzio — dice Enzo Cucco, presidente dell’associazione radicale “Certi diritti” — e ha firmato un patto elettorale di non belligeranza col Nuovo Centrodestra di Alfano. Ci aspettiamo un atteggiamento diverso da parte del ministro Giannini [Ministro dell’Istruzione del governo Renzi]». La vicenda ha già registrato un lungo elenco di reazioni. «Da parte mia c’è massimo impegno contro le discriminazioni — dice Gabriele Toccafondi, del Nuovo Centrodestra, sottosegretario all’Istruzione, finito nel mirino come responsabile del rinvio — Ma non possiamo usare la scuola italiana come un campo di battaglia ideologico, dobbiamo promuovere un confronto aperto tra docenti e famiglie ». Ivan Scalfarotto (viceministro alle Riforme costituzionali e ai rapporti con il Parlamento, del PD) interviene così: «L’idea di un contradditorio nelle scuole tra posizioni diverse sulla lotta all’omofobia fa a pugni con il buonsenso. Toccafondi suggerisce forse di invitare i negazionisti quando si parla di antisemitismo?». Contro il rinvio dei corsi, intanto, sono intervenuti la Rete Studenti e molte altre associazioni.
La laicità dello stato è un principio che in Italia non solo non è costituzionalizzato, come lo è ad esempio in Francia, ma è stato sistematicamente sacrificato all’utile politico contingente, eppure la laicità è la condizione della democrazia, perché la laicità è l’unica garanzia della libertà. Il catechismo della Chiesa cattolica sostiene che gli omosessuali devono essere trattai con “compassione” (2358) ma i gay non vogliono la compassione di nessuno, reclamano da uno stato realmente libero e laico la assoluta parità di diritti civili. I gay riconoscono, laicamente, ai credenti, il diritto di crede in ciò che vogliono e di attenersi ai codici morali che ritengono opportuni, purché non siano in contrasto col le leggi dello stato, ma rigettano nel modo più netto, come intollerabile, l’idea le fedi di alcuni possano essere un limite alla libertà di altri.
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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post, aperta sul Forum di Progetto Gay: