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giovedì 26 aprile 2012
EDUCAZIONE SESSUALE GAY
Questo
post è dedicato alla educazione sessuale con particolare riguardo alla
educazione sessuale dei ragazzi gay. Parto da una osservazione concreta.
Nel parlare quotidianamente di sessualità con ragazzi gay di tutte le
età, riscontro sistematicamente i danni provocati da una educazione
sessuale distorta o meglio sarebbe dire dalla totale assenza di una
educazione sessuale che possa essere degna di questo nome. Ancora oggi,
nel 21° secolo ormai inoltrato, i ragazzi hanno ancora delle sessualità
un concetto legato a tabù di vario tipo, la sessualità è vista non come
una realtà ordinaria, vissuta quotidianamente da tutti, ma come una
specie di territorio nello stesso tempo affascinante e proibito al
confine tra il gioco e l’affettività, un territorio che attira e nello
stesso tempo intimorisce, che promette cose meravigliose ma che può
provocare fortissime delusioni. Questa visione della sessualità come
realtà che deve restare nascosta perché porta in sé una nota forte di
trasgressione, dato che tutto quello che ha a che vedere col piacere
sessuale appare intrinsecamente trasgressivo, è ancora profondamente
radicata specialmente tra i ragazzi più giovani e tende piano piano ad
affievolirsi con l’andare degli anni. È molto più facile parlare
seriemente e senza tabù di sessualità con un ragazzo tra i 35 e i 40
anni che con un ragazzo intorno ai 20 anni che è ancora profondamente
condizionato da modelli comportamentali e di interpretazione di origine
esterna. Ci sono ancora oggi parecchi ragazzi ventenni che non hanno
un’idea realistica di come gli altri vivano la sessualità e che, quindi,
tendono a considerarsi unici e a vedere la propria sessualità come
anomala o affetta da qualcosa di patologico quando di anomalo o di
patologico non c’è assolutamente nulla. Aggiungo che ci sono ragazzi
20enni letteralmente terrorizzati dall’idea che qualcosa della loro
sessualità possa trapelare ai loro genitori. In certi ambienti, ancora
oggi, i ragazzi gay subiscono delle vere forme di violenta repressione
che li induce purtroppo a fare scelte che nel tempo si dimostreranno
devastanti per la loro vita affettiva e per il loro equilibrio
personale. Mi capita di parlare con ragazzi di oltre 20 anni che non
hanno mai avuto prima nessuna possibilità di parlare seriemente della
loro sessualità. Parlare con questi ragazzi permette di capire la
profondità del loro disagio e la necessità che hanno di essere
rassicurati e di poter guardare il futuro con una speranza concreta. Per
uscire da certi ambienti e guadagnarsi una vera autonomia ci vuole uno
sforzo enorme e questi ragazzi sono spesso del tutto abbandonati a se
stessi e scoraggiati in ogni loro tentativo di emanciparsi e di
costruirsi una prospettiva migliore. Molto spesso le famiglie o sono
assolutamente incapaci di rendersi conto delle difficoltà dei figli o
sono portare a considerare prioritario che si segua il modo di vivere
tradizionale per mantenere una onorabilità almeno di facciata davanti
alla gente. In certi ambienti, ancora oggi, un ragazzo 20enne non può
permettersi di non avere una ragazza se non vuole essere sostanzialmente
emarginato. Lo stato di sofferenza provocato da queste situazioni è
veramente pesante. Qui non solo non c’è una educazione sessuale alla
libertà e alla responsabilità ma c’è una vera forma di violenza
educativa che non propone ma impone, con forme pesantissime di ricatto
mascherato, modelli coercitivi di comportamento. A questo atteggiamento
impositivo si contrappone quello di completo disinteresse che è invece
caratteristico di ambienti che si ritengono più aperti e liberi. Va
sottolineato che, per i ragazzi, parlare seriemente di sessualità e
chiarire i propri dubbi in questa materia è fondamentale e l’assenza di
qualsiasi forma di confronto finisce per indurli a cercare il confronto
lontano dalla dimensione del quotidiano, negli ambienti che, per
l’etichetta gay che portano, appaiono i più adatti al confronto in tema
di sessualità. Parlo in primo luogo della pornografia, che presenta
modelli apparentemente gratificanti e semplici ma dotati di una forza di
persuasione ben al di là di quella delle parole. Negli anni passati la
pornografia in internet si presentava con criteri di forte aggressività e
in forme molto stereotipate, l’accesso ai siti era in genere a
pagamento e la presenza di dialer per addebitare all’utente spese
telefoniche molto alte era un deterrente che aiutava a tenere la grande
maggioranza dei ragazzi fuori da quegli ambienti. Oggi le cose sono
cambiate, i siti porno gratuiti sono molti (si finanziano esclusivamente
con la pubblicità a tema) e recentemente si stanno diffondendo i blog
creati da singoli utenti per raccogliere foto dal web e per
ri-pubblicarle, è il fenomeno del re-blogging, che ha un particolare
significato quando si parla di siti erotici (qui non si parla
esplicitamente di pornografia ma di contenuti attinenti la sessualità
anche in modo più largo, come foto di nudo o candid con qualche
interesse sessuale). Il re-blogging ha portato alla creazione di siti
che ormai della vecchia pornografia pesante presente su internet anni fa
hanno decisamente ben poco, sono gestiti con buon gusto, alcune volte
non hanno finalità commerciali e non c’è da meravigliarsi che abbiano un
pubblico in progressivo aumento. Anche questi blog a tema erotico però
presentano inevitabilmente modelli di comportamento. La pornografia e
oggi anche il re-blogging di contenuti erotici costituiscono per
parecchi ragazzi gay il modello sessuale di riferimento, in qualche modo
la vera educazione sessuale. Va tenuto presente che l’approccio dei
ragazzi con la pornografia è molto precoce e che in genere il primo
contatto avviene tra i 13 e i 14 anni, quindi in un’età estremamente
recettiva rispetto ai contenuti attinenti alla sessualità. L’uso della
pornografia è strettamente connesso con la masturbazione ed è, al
massimo, argomento di discussione con i coetanei, ma questo accade
soprattutto per i ragazzi etero, per i quali parlare di queste cose con i
loro amici è comunque possibile e non rischioso, per i ragazzi gay è
invece facile rendesi conto dai discorsi degli altri ragazzi che la
sessualità di quei ragazzi è un’altra ed è facile dedurne l’errata
conclusione che nella propria sessualità c’è qualcosa di sbagliato. I
ragazzi etero arrivano a parlare tra loro della loro sessualità, della
pornografia e della masturbazione e questo consente loro di rendersi
conto del loro essere come gli altri. Per un ragazzo etero i messaggi
provenienti dalla pornografia sono filtrati attraverso i discorsi con
gli amici ed hanno una valenza meno importante che per i ragazzi gay che
su quegli argomenti non hanno una possibilità di confronto
interpersonale. Aggiungo che i primi rapporti sessuali dei ragazzi etero
sono in genere notevolmente più anticipati dei primi rapporti dei
ragazzi gay e si presentano come una specie di patente da adulto, per i
ragazzi gay invece, la masturbazione sulla base della pornografia
sostituisce la sessualità vissuta con persone reali per periodi molto
lunghi e finisce per consolidare i modelli offerti dalla pornografia.
C’è poi un altro elemento che gioca nettamente a sfavore dei ragazzi
gay. Un ragazzo etero può ammettere anche in famiglia di avere una
simpatia per una ragazza e può vederla anche a casa sua, alla presenza
dei genitori, che in genere vedono la cosa con occhio benevolo purché
non si vada troppo oltre almeno in modo visibile. I genitori sanno bene,
anche se fingono di non saperlo, che i figli e le figlie hanno una loro
vita sessuale anche se giovanissimi, ma danno tutto questo per ovvio e
scontato, in sostanza non se ne meraviglierebbero affatto. Per un
ragazzo gay invece la sessualità è fin dall’origine qualcosa da
nascondere, da tenere in una dimensione privatissima di assoluta
invisibilità, relegata ai momenti in cui nessuno può intervenire. Per un
ragazzo gay, le opportunità di parlare seriamente di sessualità gay
sono molto ristrette almeno fino ai 18 anni, poi, anche attraverso
internet si arriva, talvolta pericolosamente, a situazioni in cui è
possibile parlare anche di sessualità gay, ma spesso i contesti sono i
meno appropriati e sono quelli legati alle chat erotiche e ai siti di
incontri in cui i discorsi sono finalizzati agli incontri e le
possibilità vere di confronto serio sono decisamente ridotte.
L’educazione sessuale dei ragazzi gay presenta una enorme complicazione
che consiste nel fatto che, purtroppo, non esiste di fatto una società
matura capace di integrare l’omosessualità, in questo senso una
educazione a comportamenti liberi, che sarebbe in assoluto la più
desiderabile, finirebbe per essere dannosa per lo steso ragazzo e lo
metterebbe seriamente a rischio in ambienti in cui l’omofobia è ancora
profondamente radicata. I discorsi sulla sessualità servono certamente a
creare un confronto ma anche e soprattutto a fare diminuire l’ansia, ed
evitare l’idea che la sessualità, e quella gay in particolare, sia una
specie di successione di tappe obbligate. Parlare serve a
sdrammatizzare, a togliersi dalla mente l’idea di “avere un problema” di
essere “un po’ anomalo”, di dover per forza trovare una spiegazione a
tutto, di dover interpretare qualsiasi pensiero che ci passi per la
mente per scoprirne i risvolti più riposti. Parlare di sessualità serve a
ridimensionare e a riportare le cose in prospettive meno emotivamente
condizionate, a capire che la sessualità è una cosa complessa e che
ciascuno ha i suoi tempi, i suoi ritmi e suoi condizionamenti che vanno
accettati per quello che sono.
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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay:
martedì 24 aprile 2012
GAY E CAPACITA' DI SCELTA
Questo
post intende trattare di una capacità, non scontata, ma fondamentale, e
cioè della capacità di correggere le proprie scelte. I gay, come tutte
le persone di questo mondo, sono soggetti a tentazioni di varia natura.
Ci sono ragazzi che possono subordinare le scelte affettive a questioni
di ruolo sociale, di opportunismo o anche di utilità economica, altri
possono mettere un crisi rapporti consolidati da anni per un’avventura
di una notte, altri possono finire per adeguarsi alle richieste sociali
al punto da sacrificare la propria sessualità. Tutti questi
comportamenti vanno capiti “in situazione” cioè dal punto di vista
specifico di chi li mette in pratica e in relazione a tutto il vissuto
precedente. Si tratta spesso di scelte sbagliate, indotte in buona parte
da fattori esterni, che rischiano di provocare conseguenze anche molto
pesanti. Partiamo da un presupposto: si può sbagliare, le debolezze sono
tante. L’attrazione per il denaro, per il ruolo sociale o per il sesso
esiste ed è forte. Va sottolineato che la qualità di una persona non si
rileva nel suo non sbagliare mai, che non sarebbe umano, ma nella
capacità di correggere i propri errori e di fare delle scelte. Spesso
però alle scelte oggettivamente e soggettivamente sbagliate, per le
quali cioè si prova anche una sensazione di disagio morale, si aggiunge
l’idea che “ormai” non si può tornare indietro e che basta un cedimento
per mettere in crisi una persona in via definitiva. Chiediamoci: perché
un programma come word è migliore della classica carta e penna per
scrivere una lettera? La risposta è una sola: perché usando il computer è
possibile correggere facilmente gli errori e migliorare il testo
progressivamente. I programmatori sanno bene che nella scrittura di un
programma di una qualche complessità si commettono inevitabilmente degli
errori e la ricerca e la correzione di questi errori è una fase
fondamentale del lavoro che porta alla realizzazione e alla
ottimizzazione di un programma. Così accade anche nella vita
individuale: inevitabilmente si commettano errori ma è fondamentale che
quando, per restare nella metafora informatica, il programma non gira,
si eviti la tentazione di azzerare tutto e di distruggere quanto si è
costruito fino a quel punto e ci si metta invece di impegno a correggere
gli errori e ad aggiustare il tiro. Alcuni punti devono essere sempre
tenuti presenti: innanzitutto le scelte, tutte le scelte, anche quelle
sbagliate, sono reversibili e sono reversibili in qualsiasi momento. In
secondo luogo: la reversibilità delle scelte è assai più agevole se la
correzione di rotta è rapida perché con l’andare del tempo le abitudini
si consolidano e ci si abitua all’idea molto comoda della
irreversibilità e quindi della irresponsabilità morale. Mi fermo su una
metafora: non si diventa obesi per aver mangiato un pasticcino in più,
ma quando l’abitudine alla trasgressione delle regole della dieta si
radica, diventa particolarmente difficile tornare all’osservanza delle
corrette regole alimentari. La metafora aiuta anche da un altro punto di
vista: mangiare un pasticcino in più può essere gradevole e la
tentazione è grande ma continuare senza regola a mangiare pasticcini non
solo non porta alla soddisfazione individuale ma porta allo stare male e
al convincersi di essere naturalmente destinati all’obesità, il che
nella grande maggioranza dei casi non è vero. Le scelte, tutte le
scelte, vanno fatte con lo sguardo rivolto al futuro cercando di
prevedere responsabilmente le conseguenze a lunga scadenza di quello che
si sta per fare. Questo discorso vale innanzitutto per la prevenzione
delle malattie sessualmente trasmesse, ma vale anche per la fedeltà di
coppia e per la tendenza a seguire i dettami sociali a scapito della
propria affettività profonda. La situazione di disagio morale che prova
chi fa scelte sbagliate non deve essere seppellita e giudicata una forma
residua di inutile moralismo, ma deve essere vista come un campanello
di allarme e come un segnale su cui riflettere per tornare indietro
prima di commettere errori ancora più grossi. Il disagio morale che si
prova di fonte alle scelte sbagliate che comunque si fanno nella vita è
proprio il meccanismo di autoregolazione che consente di correggere gli
errori. Espressioni come: “tanto non ci posso fare niente”, “è la mia
natura”, “è più forte di me” sono le tipiche espressioni che
accompagnano l’acquiescenza al cedimento morale cioè all’abdicazione
alla capacità di scelta individuale. Un esempio classico è legato al
disimpegno nello studio che viene così inquadrato nella luce di una
ineluttabilità “per natura”, ma lo stesso si può dire per la tendenza
alla trasgressione nella vita di coppia o per il passivo adattamento a
regole sociali che non si condividono. La parola “destino” dovrebbe
essere cancellata dal vocabolario perché rappresenta una comoda scusante
per ogni forma di disimpegno e di perseveranza in situazioni che
comunque si ritengono sbagliate. La morale sta nel non abdicare alla
propria capacità di fare delle scelte e quindi nella capacità di tornare
indietro e di modificare la propria condizione attraverso l’impegno
individuale. Vorrei sottolineare che, tra i gay, non è raro trovare
forme di rilassamento morale che, lo sottolineo, non consistono in
comportamenti specifici sbagliati in sé, ma proprio nell’abdicazione
alla propria capacità di scelta e di impegno in nome della
ineluttabilità presunta di un destino o di una natura individuale
“sbagliata”. La moralità sta nella capacità di reagire e di non perdere
comunque la propria capacità di scelta.
Riporto qui di seguito due mail che illustrano la situazione, previa autorizzazione di chi me le ha mandate.
1/4/2012
Caro Project,
Ho
27 anni, [ - omissis -] Adesso vengo al motivo che mi ha spinto a
scriverti: mi sono messo da un anno con una ragazza perché non ne potevo
più delle pressioni subdole dei miei e anche perché se non lo avessi
fatto gli amici prima o poi sarebbero arrivati a capire come stavano
veramente le cose. È una bravissima ragazza e io con lei non sto male e,
al limite, penso che ci sia pure un certo coinvolgimento sessuale, però
quando vedo certi ragazzi e mi immagino come sarebbe stare con quei
ragazzi mi bolle proprio il sangue, è proprio un’altra dimensione, solo
che con quei ragazzi non ci potrò stare mai e allora tanto vale provare a
stare con questa ragazza, che è pure innamorata cotta di me. Mi fa
piacere che sia lei a cercarmi e mi fa piacere vederla, ma non è
veramente quello che voglio e di questo ne sono certo. In pratica quando
mi trovo ad abbracciarla arrivo a pensare come sarebbe bello se al
posto suo ci fosse uno di quei ragazzi che mi attirano veramente. Io ho
la netta sensazione di imbrogliare questa ragazza, Il coraggio di
parlare chiaro con lei non ce l’ho perché temo che mi sputtanerei
davanti a tutto il paese, forse non succederebbe, ma pensarlo mi dà la
spinta per continuare ad andare avanti così ma non ti nascondo che certe
volte mi sento da schifo perché so che la sto solo usando. Quando ci
vediamo, cosa che succede in pratica tutti i giorni, la vedo contenta di
vedermi e mi sento proprio a disagio, ma che posso fare? Tanto io in
pratica non ho nessuna possibilità di scelta e tanto vale andare avanti
così. Alla fine penso che potrebbe anche funzionare, o almeno lo spero. E
poi a prendere decisioni radicali non ci riesco proprio è contro la mia
natura, la forza per fare scelte definitive non ce l’ho e allora lascio
che gli altri le facciano per me e non ci posso fare niente, è più
forte di me. Non sono nato leone, sono una pecora e a non seguire il
gregge non ce la faccio, non ce la farei mai ad andare da solo contro
tutto e tutti. [- omissis -].
11/4/2012
Caro Project,
[-
omissis -] Sono riuscito a fare il primo passo e pensavo che non ci
sarei mai riuscito. È stato difficilissimo ma sono riuscito a parlare
con la mia ormai ex-ragazza. La reazione all’inizio è stata gelida, non
se lo aspettava assolutamente, in pratica non aveva capito niente, e lì
sono stato proprio malissimo, poi mi ha richiamato nel primo pomeriggio e
mi ha chiesto di vederci perché voleva restituirmi i regali che le
avevo fatto, la cosa non mi piaceva ma non potevo farci nulla, così ho
messo anche io insieme i regali che mi aveva fatto lei e ci siamo visti
il pomeriggio, mi ha detto che però la fedina col mio nome voleva
tenerla e lì mi è venuto un sorriso spontaneo e lei si è messa a
piangere, mi diceva che mi voleva bene ma che capiva che la mia vita
sarebbe stata un’altra e che non mi avrebbe dimenticato. Ci siamo
stretti le mani per qualche secondo. Io ho cercato di spiegarle le cose
dal mio punto di vista ma ha detto che non ce n’era bisogno e ci siamo
salutati con un abbraccio che non mi aspettavo. Effettivamente penso che
anche io non mi dimenticherò di questa ragazza. Il giorno appresso mi
aspettavo che mi chiamasse ma non lo ha fatto e ci sono rimasto male, il
sabato successivo ci siamo visti con gli amici ed è stata una bella
cosa, con me è stata affettuosa in modo sincero e con gli amici era come
se non fosse cambiato nulla, salvo un atteggiamento un po’ più
distaccato, ma probabilmente ce ne rendevamo conto solo noi. Insomma, mi
sento molto meglio, più libero e soprattutto il fatto che lei abbia
capito mi fa stare bene. Il rapporto che c’è adesso è autentico e penso
che non si perderà. Questo era probabilmente il passo più difficile ma
me ne restano ancora tanti. Cercherò lavoro lontano da qui. So che non è
facile trovarlo ma ce la devo mettere tutta. Se resto qui la
possibilità di essere me stesso non ce l’avrò mai. Ho cominciato a
mandare curricoli in tutta Italia e anche all’estero, adesso spero che
qualche proposta concreta mi arrivi ma, se dovesse succedere, il
distacco dalla mia famiglia e dai miei amici sarà certamente molto duro.
Voglio provare a riprendere in mano il mio destino, a fare le mie
scelte e a costruire la mia vita come penso che la vorrei. Speriamo bene
Project! [- omissis -].
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