domenica 30 gennaio 2011

AFFETTIVITÀ E SESSUALITÀ GAY

Questo post mira a puntualizzare il rapporto tra affettività e sessualità nelle persone omosessuali. Quanto segue è un primo tentativo di sintetizzare ciò che emerge dall’esperienza di Progetto Gay e perciò si riferisce essenzialmente a gay non dichiarati.

Cercherò innanzitutto, pur con i limiti che qualunque linguaggio comporta, di chiarire che cosa intendo con i termini affettività e sessualità. Non voglio dare alcuna definizione a termini che sono di per sé alquanto indefinibili ma intendo solo specificare con quali significati userò questi termini nel seguito.

AFFETTIVITÀ
Con la parola affettività intendo riferirmi alla sfera profonda delle relazioni interpersonali “primarie” cioè a quelle relazioni interpersonali che non sono strumentali ad altri fini e trovano in se stesse la ragione del loro potere gratificante. In altri termini intendo quelle relazioni che si costruiscono e si mantengono spontaneamente e che risultano gratificanti per il fatto stesso che esistono. La presenza importante di un rapporto affettivo, spesso, non si rileva mentre quel rapporto è in essere ma quando quel rapporto viene meno, attraverso un senso di mancanza, di vuoto e di insoddisfazione. Il venir meno di un rapporto affettivo produce la sensazione della solitudine. Alla maggior parte dei rapporti affettivi non si attribuisce in genere un valore particolare perché essi non spiccano nell’orizzonte del soggetto ma costituiscono il substrato necessario della sua stabilità affettiva. I rapporti affettivi essenziali consentono e garantiscono la tranquillità di una persona, quando ci sono, sono dati per scontati, quando vengono a mancare se ne percepisce nettamente l’importanza.

SESSUALITÀ
Con la parola sessualità intendo riferirmi a tutto ciò che in modo diretto o indiretto comporta una eccitazione sessuale, ossia è legato alla fisiologia della sessualità, all’erezione, all’eiaculazione, ai sogni erotici, alla masturbazione e alla sessualità di coppia. La sessualità è nettamente percepita dal soggetto come qualcosa di specifico e di chiaramente connotato rispetto all’affettività. Mentre l’importanza e il peso stabilizzante dei rapporti affettivi non sono spesso avvertiti o sono nettamente sottovalutati, il significato e il peso della sessualità sono invece spesso sopravvalutati e messi in relazione biunivoca esclusiva e diretta con lo stare bene o male.

Premesse queste definizioni dei due concetti di affettività e di sessualità, si capisce facilmente che si tratta di fenomeni correlati ma diversi.
Nella sfera affettiva rientrano i rapporti familiari e le amicizie in modo e grado molto vario. Nella sfera sessuale rientra tutto ciò che ha in modo diretto o indiretto per il soggetto un significato in termini di fisiologia sessuale. I due insiemi sono diversi, la sessualità non è un sottoinsieme dell’affettività né l’affettività è un sottoinsieme della sessualità. Esistono dimensioni affettive essenziali, importantissime nell’equilibrio di una persona, che nulla hanno a che vedere con la sessualità ed esistono forme di sessualità in cui manca una vera base affettiva.

Partiamo dall’analisi dell’affettività adolescenziale. Durante l’adolescenza, quando si risveglia la sessualità, quasi tutta l’attenzione dei ragazzi è concentrata sulla sessualità e gli aspetti affettivi della relazionalità sono in genere poco sottolineati ma ciò nonostante sono essenziali. Consideriamo in particolare il periodo critico delle scuole medie, il vero momento di definizione della sessualità di un ragazzo. Ad undici, dodici anni un ragazzo non ha e non può avere un’idea precisa del mondo adulto che avverte ancora come lontano da sé, non può avere una vera autonomia di decisione o di scelta perché manca di riferimenti essenziali che imparerà a conoscere via via negli anni, ha quindi bisogno di “affidarsi” ad altri, di creare meccanismi che lo rassicurino e gli permettano la conquista di gradi di libertà via via maggiori. Il rapporto con i genitori è, a questo punto, fondamentale e tanto più importante, in termini di stabilizzazione affettiva dei ragazzi, quanto meno avvertito. L’elemento fondamentale del rapporto con i genitori si manifesta nella loro presenza non oppressiva. Quando la presenza del genitore si fa pesante il suo ruolo stabilizzante viene meno e il rapporto rischia di diventare conflittuale. Tipico è il caso della violazione della privacy di un ragazzo da parte dei genitori. Non è importante che un adolescente parli effettivamente di tutto con i propri genitori ma che sappia che in caso di necessità potrebbe farlo e troverebbe un ascolto adeguato. La difficoltà del mestiere di genitore nei confronti di figli adolescenti sta proprio nel mantenere un equilibrio adeguato all’età dei figli che permetta loro di sviluppare una progressiva autonomia senza il rischio che si sentano abbandonati a se stessi.

Al tempo delle scuole medie c’è anche un altro elemento fondamentale nelle determinazione dell’equilibrio affettivo di un ragazzo ed è il gruppo dei pari, degli amici, dei compagni di scuola o di giochi. L’inserimento sociale nel gruppo, a questa età, non è analogo a quello degli adulti che si incontrano in situazioni sociali come il lavoro ma ha una intrinseca e importante valenza affettiva. La trasmissione di valori e di codici di comportamento avviene spessissimo attraverso il gruppo dei pari. Qui va fatta una sottolineatura importante. Negli anni della scuola media quando si definisce l’orientamento della sessualità adulta, gli argomenti che riguardano la sessualità non sono quasi mai oggetto di confronto tra un ragazzo e i genitori e la trasmissione di valori e di modelli di comportamento avviene, su questi temi, in modo pressoché esclusivo attraverso il gruppo dei pari. In buona sostanza la prima sistematizzazione del sé come persona sessuata avviene quasi sempre nel gruppo dei pari.

Cerchiamo ora di applicare quanto detto al caso di un ragazzo di 11, 12 o 13 anni che comincia a percepire la propria omosessualità. Al di là di definizioni di qualunque genere, avverte che il modo che hanno i genitori di riferirsi alla sessualità è esclusivamente eterosessuale e che anzi quando i genitori parlano degli omosessuali lo fanno identificando l’omosessualità come una malattia se non proprio come una depravazione. Questo fatto mette un ragazzo giovanissimo in situazione di grave difficoltà, lo disorienta, gli fornisce una percezione distorta e colpevolizzata di sé, il ragazzo non solo si rende conto che non potrebbe parlare comunque con i genitori di quello che gli sta succedendo ma capisce che il giudizio dei genitori su quello che lui è realmente è negativo. Di qui la sensazione di solitudine, di isolamento più che di conflitto aperto, che si manifesta sempre più chiaramente col passare degli anni. Un discorso sostanzialmente analogo vale anche per il gruppo dei pari nei confronti del quale non ci può essere un inserimento sostanziale, dato il peso che la scoperta della sessualità ha a quell’età nel cementare il gruppo. Ne deriva anche qui una sensazione di isolamento e di solitudine. L’educazione sessuale formale o meglio gli elementi base della sessualità presentati dalla scuola sono per di più esclusivamente eterosessuali e questo non fa che complicare le cose. Ma non basta, perché il gruppo dei pari diventa spesso capace di comportamenti autenticamente aggressivi nei confronti dei ragazzi che non si allineano. Il bullismo è una forma pesantissima di violenza che trasforma il gruppo dei pari in autentico persecutore dei ragazzi omosessuali. Parlando su msn con tanti ragazzi gay ho potuto notare quanto il fenomeno del bullismo omofobo sia frequente e violento e quanti danni possa produrre.
In conclusione il rapporto con i genitori e il rapporto col gruppo dei pari, che sono per i ragazzi etero dei rapporti affettivi fondamentali e profondamente stabilizzanti, diventano per i ragazzi gay fonte di sconforto e di senso di solitudine. Devo sottolineare che i ragazzi gay considerano spessissimo il periodo della scuola media come quello peggiore e più traumatico della loro crescita.

Le conseguenze dell’isolamento dei ragazzi gay al tempo della scuola media sono notevoli, in primo luogo la tendenza alla socializzazione si riduce nettamente, i ragazzi si isolano e tendono a chiudersi in se stessi, ma esistono anche conseguenze legate specificamente alla sessualità. Moltissimi ragazzi gay arrivano all’uso della pornografia finalizzata alla masturbazione prima dei 14 anni e inevitabilmente i modelli forniti dalla pornografia diventano la base della loro educazione sessuale, una educazione sessuale in cui lo spazio per l’affettività diretta verso un altro ragazzo è praticamente inesistente.

In genere si registra un netto miglioramento della situazione con il passaggio alla scuola superiore in cui i fenomeni di bullismo tendono a sparire. Tra i 14 e i 15 anni cominciano a svilupparsi delle amicizie amorose, non sempre condivise ma vissute dai ragazzi gay con coinvolgimenti emotivi e affettivi molto forti, spesso queste amicizie sono delle vere e proprie forme di innamoramento in cui la sessualità ha un peso molto significativo. Il valore affettivo stabilizzante di queste amicizie amorose è notevole, almeno all’inizio, ma alla lunga la frustrazione può tornare a prevalere perché questi rapporti sono fortemente dissimmetrici. In questa fase si innesta, dopo la presa di coscienza e l’accettazione del proprio essere gay, l’idea del coming out ristretto ossia del dire ad uno i più amici fidati di essere gay. Il problema del coming out è l’espressione di una ricerca di stabilità affettiva all’interno di un gruppo di amici che sanno e che accettano e con i quali si può essere se stessi. Spesso il coming out diretto verso un amico speciale è nella sostanza una dichiarazione d’amore dalla quale ci si aspetta una risposta che però di norma non arriva nei termini attesi e questo comporta un ulteriore senso di frustrazione. Non è raro che dopo un coming out le cose non solo non migliorino ma si complichino addirittura. Resta tuttavia che l’investimento affettivo sulle amicizie, più o meno sessualizzate, da parte dei ragazzi gay è notevole, il rapporto con i genitori resta invece formale e comincia a venire alla luce il problema del coming out familiare. Nella grande maggioranza dei casi i ragazzi non arrivano al coming out familiare che resta un fenomeno minoritario e limitato a situazioni ambientali particolarmente favorevoli.

Con l’andare dell’età il problema del conflitto o della incomprensione da parte dei genitori viene percepito come meno urgente mentre nasce l’esigenza di crearsi un proprio mondo affettivo attraverso amicizie, questa volta con altri ragazzi gay. Tuttavia la ricerca di amici gay è spesso confusa dai ragazzi gay con la ricerca di un ragazzo, ossia di un partner di coppia. I modelli derivanti dalla pornografia e dal contesto gay visibile accentuano il significato della sessualità e tendono a svalutare la dimensione affettiva e qui interviene un altro elemento tipico di molti ragazzi gay e cioè la sessualizzazione dell’affettività. I due ambiti di amicizia e amore tendono a sovrapporsi e in particolare le esigenze affettive vengono vissute come esigenze sessuali, le amicizie più importanti tendono a sessualizzarsi e a trasformarsi in rapporti di coppia su una base apparentemente o debolmente sessuale. Molto spesso la forza e nello stesso tempo la debolezza e, direi, soprattutto la fluidità dei rapporti tra gay è dovuta proprio a questa sessualizzazione dell’affettività. Un rapporto tra due ragazzi gay parte come un rapporto basato sulla sessualità ma col passare del tempo, in genere in termini brevi, la spinta sessuale in senso stretto si esaurisce e subentra una relazione affettiva forte di tipo amichevole che però talvolta mantiene significati e sbocchi anche sessuali, ma in cui la sessualità non è avvertita come l’elemento primario. In qualche caso i rapporti costruiti su queste basi si sciolgono proprio per il venire meno dello spinta specificamente sessuale ma in genere si mantengono perché sono una risposta concreta ad un bisogno affettivo profondo. I due ragazzi parlano chiaro tra loro, non si giurano amore eterno, sono consapevoli che il loro rapporto potrà venire meno, almeno sul piano sessuale, se uno di loro troverà delle alternative veramente convincenti ma sono anche consapevoli che il rapporto affettivo tra loro “probabilmente” non verrà meno. I ragazzi che vivono rapporti di coppia con sessualizzazione dell’affettività stanno bene insieme, si sentono profondamente a disagio quando in nome di una esclusività sessuale che capiscono di non poter garantire a priori, tentano di allontanarsi l’uno dell’altro, stimano umanamente il loro compagno, gli voglio bene in modo profondo anche se con l’andare del tempo si accorgono di non esserne più o di non esserne mai stati sessualmente innamorarti di lui. Questi rapporti tra ragazzi gay sono di fatto molto più frequenti e molto più stabili di quanto si crede, proprio perché hanno alla base esigenze affettive profonde.

Va detto che la sessualizzazione dell’affettività realizza nella sostanza l’effetto stabilizzante che è tipico delle relazioni affettive anche se lascia una almeno parziale insoddisfazione sul piano sessuale. Perché possa realizzarsi comunque una forma di sessualizzazione dell’affettività in un rapporto tra due ragazzi, tra di loro deve comunque esserci una compatibilità e un’intesa anche sessuale, in caso contrario la cosa non partirebbe neppure. Il grado di compatibilità e di interesse sessuale reciproco può essere molto vario, se è tale che l’esclusività sessuale di coppia è di fatto vissuta come una garanzia e non come un limite, allora il rapporto nasce su ottime basi e non si tratta più di una sessualizzazione dell’affettività in cui la sessualità è marginale e comunque non del tutto soddisfacente ma di un vero rapporto d’amore che coniuga un’attrazione sessuale reciproca e forte con una dimensione affettiva profonda, in pratica il sogno di qualunque ragazzo gay. In questo caso non si può neppure parlare di sessualizzazione dell’affettività ma si dovrebbe parlare di fusione originaria di sessualità e affettività.

La sessualizzazione dei rapporti affettivi è un meccanismo che agisce tra ragazzi che hanno comunque costruito un rapporto di amicizia così importante da potersi trasformare in un rapporto di coppia, eventualità che però non è sempre realizzata. Capita spesso che, nonostante ripetuti tentativi di creare rapporti affettivi con altri ragazzi gay, non si riseca effettivamente ad istaurare rapporti veramente profondi e, con l’andare del tempo la situazione può divenire decisamente frustrante. In genere chi vive queste frustrazioni è solito attribuirle alla mancanza di un ragazzo, ossia al non vivere una relazione di coppia ma in realtà la mancanza di una relazione di coppia difficilmente produce sensazioni di frustrazione profonda in ragazzi che hanno una vita affettiva gratificante, cioè in ragazzi la cui vita è stabilizzata dalla presenza di rapporti affettivi importanti sia in famiglia che con gli amici. In queste situazioni l’assenza di un compagno è compensata da altre gratificazioni. Quando invece la vita affettiva è molto impoverita, quando le amicizie di fatto fono solo formali, i ragazzi sono particolarmente predisposti a percepire il senso della solitudine che sconfina in qualche caso in forme al limite della depressione. In situazioni ci carenza effettiva si instaura spesso il tentativo di costruire deliberatamente un rapporto di coppia per sfuggire alla solitudine, ma in situazioni del genere il tentativo difficilmente si trasforma in una relazione stabile perché alla base manca una dimensione affettiva di amicizia vera, cioè di affettività vera che possa permettere di vivere almeno parzialmente una dimensione sessuale. In pratica si identifica il problema nella difficoltà di realizzare una vita di coppia e si tralascia il sostrato affettivo. In queste situazioni più che cercare un partner di coppia bisognerebbe cercare di crearsi un mondo di vere amicizie gay e non solo. La stabilizzazione derivante da una vita affettiva gratificante consente di vivere anche una sessualità serena.

Vorrei adesso dedicare una riflessione a comprendere perché tanti ragazzi, ma anche tante persone che non sono più né ventenni di trentenni, apprezzano Progetto Gay. La prima spinta che porta le persone ai siti di Progetto Gay tramite i motori di ricerca e legata al cercare di capire come gli altri vivono l’essere gay, ma se la motivazione fosse effettivamente solo informativa l’interesse verrebbe meno in periodi relativamente brevi. In realtà, pur rimanendo il contatto personale diretto un elemento importantissimo dei rapporti affettivi, la rete può offrire delle possibilità reali di creare rapporti sensati e addirittura profondi con altri ragazzi certamente gay, cosa che nella vita reale non è affatto facile, Progetto Gay è in buona sostanza un centro di aggregazione, una piazza mediatica in cui ci si incontra e ci si conosce. Un forum e una chat non appartengono a una dimensione virtuale, non sono film, ma mezzi di comunicazione tra persone reali e per questa via è possibile costruire rapporti affettivi autentici con altre persone. In sostanza il Progetto favorisce la creazione di rapporti affettivi e riduce di molto il senso di solitudine che tanti gay oggi ancora provano e che per i gay della mia generazione era una specie di destino ineluttabile. Barbara ha avviato sul forum una discussione sulla progettogaymania ipotizzando scherzosamente che il Progetto possa creare delle vere e proprie dipendenze. Io invito tutte le persone che frequentano il forum e la chat e pensare come si sentirebbero se per qualsiasi ragione Progetto Gay sparisse definitivamente dalla rete da un girono all’altro. Francamente penso che se ne sentirebbe la mancanza proprio perché alla fine scrivere sul forum e chiacchierare con degli amici gay seri in chat non è una cosa neutra come leggere un’enciclopedia ma ha realmente un valore affettivo.
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venerdì 28 gennaio 2011

SESSUALITÀ GAY E SCOPERTA TARDIVA DELLA MASTURBAZIONE

Ciao Project,
per decidermi a scriverti questa mail ci ho messo cinque mesi. Ho scoperto progetto gay ormai da due anni e mezzo, lo apro ogni volta che posso, le cose che leggo le sento molto vicine, molto mie e in particolare certi tuoi post sulla masturbazione sono stati per me veramente illuminanti. Ho quasi 22 anni sono uno studente che cerca e ha cercato sempre di impegnarsi al massimo nello studio e da quel punto di vista mi ritengo soddisfatto, ma non è dello studio che ti voglio parlare. Sono veramente molto imbarazzato a scrivere di queste cose ma voglio andare avanti. Per me la scoperta della sessualità è arrivata molto tardi, in pratica dopo i sedici anni forse addirittura a diciassette. Fino quasi a 17 anni ero molto piccolino, mi davano sempre meno anni di quelli che avevo. In primo classico mi prendevano per un ragazzo di quarta ginnasio, in pratica non avevo pulsioni sessuali e nemmeno curiosità in quel senso, praticamente non mi ponevo proprio il problema. Poi nell’estate tra il secondo e il terzo classico (sono andato a scuola un anno prima) sono radicalmente cambiato a livello fisico. Quando sono entrato in terzo classico non mi riconoscevano nemmeno, ero cresciuto molto in altezza ma ero anche ben costituito, insomma mi dicevano che ero proprio un bel ragazzo, mi cresceva una barba molto regolare che rasavo tutti i giorni e fin qui, tutto bene, ma c’erano tante altre cose, in particolare ho cominciato a provare pulsioni sessuali molto forti, andavo piuttosto frequentemente in erezione anche senza pensare a nulla e la cosa mi imbarazzava molto. A quell’epoca, in fondo pochi anni fa, non avevo nessuna idea realistica della sessualità e soprattutto non avevo alcuna esperienza della masturbazione, sembra assurdo ma è proprio così. Leggendo i post di progetto gay mi sono reso conto che per un diciottenne non conoscere per esperienza diretta che cosa sia la masturbazione è una cosa decisamente non comune, ma a me capitava esattamente questo. Anche dopo il mio sviluppo fisico, prima dell’ultimo anno del liceo, l’idea della masturbazione non mi sfiorava nemmeno. Arrivavano le polluzioni notturne ma finiva proprio tutto lì. Ho provato anche ad andare su dei siti porno etero, ma la cosa mi era in pratica del tutto indifferente, di andare su un sito gay non mi passava nemmeno per l’anticamera del cervello. Ero totalmente isolato, non avevo proprio nessuno con cui poter parlare di queste cose e comunque ero di una tale timidezza che non lo avrei fatto in nessun caso. In terzo classico ormai ero diventato un ragazzo interessante per le mie compagne di scuola ma loro a me non facevano proprio nessun effetto, tra l’altro ero l’unico ragazzo della classe, anche questa cosa mi ha condizionato molto. In pratica non avevo una sessualità, studiavo, le ragazze non mi interessavano e dei ragazzi non sapevo proprio nulla, dei gay avevo un’idea del tutto assurda, pensavo che fossero dei casi patologici fissati col sesso che, tra l’altro, non capivo nemmeno che attrattiva potesse avere. Cominciato il terzo classico la mia vita è cambiata in modo radicale, ho avuto un nuovo compagno maschio, Luca (non si chiama così), un bel ragazzo che mi è piaciuto subito, non sessualmente, perché proprio non pensavo a queste cose, ma mi stava simpatico, scherzavamo spesso e ci siamo messi al banco insieme, piano piano siamo entrati in familiarità, veniva a studiare da me e io andavo a casa sua. Gli volevo bene. Studiavamo insieme e non parlavamo mai di sesso, di tante altre cose sì ma di sesso mai. Aveva per me tante attenzioni, era prudente, quasi esitante nei miei confronti, sorrideva spessissimo, ci teneva a farmi capire che lui c’era. In pratica si era innamorato di me. Secondo lui probabilmente io avrei dovuto capirlo ma non avevo capito nulla, l’idea che un ragazzo come Luca, che io non identificavo in nessun modo come gay, si potesse innamorare di me non mi sfiorava neppure e lui non aveva il coraggio di parlare chiaro. Un giorno che si studiava insieme mi sono accorto che Luca stava almeno parzialmente in erezione e ho notato che era imbarazzato da questo fatto, gli ho detto: “Nessun problema! Capita!” ma quello che è successo dopo non me lo aspettavo assolutamente, mi chiede: “Ma tu hai capito il perché?” Gli rispondo: “No.” Ci ha messo più di un minuto ad andare avanti, poi mi ha detto: “Perché ci sei tu …” Io non ho capito quello che voleva dire e pensavo che mi stesse dicendo che ero anche io in erezione ma non era così e gli ho risposto. “No, non è vero!” Lui l’ha preso per un rifiuto nei suoi confronti e ha cominciato a stare visibilmente a disagio. Io gli ho detto: “Scusa, non ho capito, ma che volevi dire?” E mi ha risposto: “Mi sono innamorato di te.” In quel momento devo avere fatto una faccia stupita, poi gli ho detto: “Aspetta, fammi capire bene, tu ti sei innamorato di me?” Da lì abbiamo parlato tanto. Stavo proprio a mio agio, abbiamo parlato anche di sesso, io ho cercato di fargli capire che realmente gli volevo bene ma non provavo per lui quello che provava lui, cioè che non avevo mai provato coinvolgimento sessuale per lui. Voleva sapere se ero etero o gay e gli ho detto che in pratica per me il sesso era un pianeta sconosciuto, non ci volva credere, era proprio perplesso, Dopo quel giorno è cominciato un periodo di gelo fra noi, non è più venuto casa mia né ha voluto che andassi da lui. Ho cercato di spiegarmi con lui un paio di volte ma la risposta è stata netta, non credeva alle cose che gli dicevo e francamente allora neanche io capivo il senso di quello che mi diceva lui, mi mancava ma non collegavo la sua presenza al sesso. È stato allora che ho cominciato a cercare qualcosa che parlasse dei gay per cercare di capire che cosa Luca potesse provare per me ma cercavo una cosa seria perché se Luca mi faceva un discorso come quello non era certo una cosa stupida. Così sono arrivato a progetto gay. Ho trovato cose che non avevo trovato da nessun’altra parte, cose che riguardano la sessualità in termini espliciti ma cose serie. Ho letto moltissimo in particolare sulla masturbazione, così, per cercare di farmi un’idea e poi ho provato in pratica pensando a Luca e la cosa ha funzionato. Non ho provato nessuna delle impressioni di sporco o di disgustoso che avevo immaginato, in pratica avevo messo da parte moltissimi preconcetti e questo, Project, è merito tuo. Insomma ormai avevo un’idea chiara di che cosa potesse provare Luca e mettere insieme affetto e sesso non mi sembrava per niente una cosa da poco. Il giorno appresso ho preso Luca da parte superando i suoi rifiuti e gli ho detto: “Mi sono masturbato per la prima volta nella vita ieri sera pensando a te.” Lui voleva comunque lasciare perdere tutto ma gli ho fatto capire che ormai ero in grado di capire quello che stava passando lui e che “probabilmente” mi ero innamorato di lui ma che avevo bisogno di andare per gradi. Mi ha fatto segno di stare zitto e che ne avremmo parlato dopo. Ci siamo visti il pomeriggio e mi ha detto che cominciava a credere a quello che gli avevo raccontato. Beh il resto te lo puoi immaginare, adesso stiamo insieme da due anni e non cambierei la mia vita con nessun’altra al mondo. Abbiamo tantissimi problemi perché dobbiamo vivere la nostra storia in clandestinità. Stiamo facendo tanti progetti per il futuro e spero che possano realizzarsi. Questa mail vuole essere un modo per dirti grazie perché se adesso mi sento realizzato lo devo anche a te.
Ciao Project e continua così. Pubblica la mail, se vuoi.
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mercoledì 26 gennaio 2011

GAY ITALIANI IN USA TRA BISOGNI AFFETTIVI E DISINIBIZIONE

Ciao Project,
Sono un ragazzo di 20 anni, nato negli Stati Uniti ma ho vissuto praticamente sempre in Italia. Parlo bene l’Inglese perché i miei sono americani, ma in pratica fino all’anno scorso ero stato negli Stati Uniti solo per brevi periodi, diciamo che mi sento italiano al 90%, ora vivo negli USA, costa occidentale, sto in un residence per studenti di una grossa università della costa occidentale. Avevo cominciato a seguire progetto gay parecchio tempo fa e ho continuato anche negli USA. Che sono gay non c’è nemmeno bisogno di dirlo. Sono arrivato qui per l’inizio dell’anno accademico. Prima disillusione: pensavo di conoscere bene l’inglese, quello scritto ok, quello parlato mi ha messo in grosse difficoltà. A lezione capisco tutto, ma i ragazzi quando parlano tra loro usano tutta una serie di sottintesi che sto cominciando a capre solo adesso. Quando sono arrivato qui sognavo la vita del college, l’autonomia, il fare quello che ti piace ma, seconda disillusione, non ho trovato quello che speravo e certe volte rimpiango amaramente i miei amici italiani, anche quelli etero. Qui di gay ne vedi tanti, nessuno si meraviglia ma sono molto standardizzati, ci sono addirittura i circoli gay ufficiali del college, però al di là del ritualismo ci vedo ben poco. Essere gay è a metà tra trasgressivo e snob sembra più un atteggiamento che altro. Sono stato a una festa del circolo gay del college ma è stato deprimente, intanto tra i gay c’è tutto un linguaggio particolare che faticavo a capire, poi birra e alcolici a non finire, tutti ubriachi e la festa si riduceva a questo e a qualche performance di imitazione sessuale da parte di qualcuno dei presenti. Due o tre ragazzi mi hanno anche abbordato, uno molto bello ma talmente fuori di testa per l’alcol che pensavo avrebbe vomitato anche l’anima. Al circolo gay, a parte la festa, sono stato una sola volta e non ci ho più rimesso piede, non è posto per me, sono troppo italiano e troppo di mentalità tipo progetto gay per poter apprezzare quelle cose. La cosa che invece più mi ha sconvolto è l’atteggiamento dei ragazzi etero e la loro assoluta disinibizione, e non parlo solo di disinibizione con le ragazze ma anche tra loro. Certe volte mi sono sentito terribilmente in imbarazzo e un paio di volte stavo per fare delle figuracce terribili perché erano così sciolti che io non avevo alcun dubbio che fossero gay mentre non lo erano affatto. Siamo alloggiati in un grande edificio di 8 piani, con enormi corridoi sui quali si affacciano le stanze, abbiamo tutti un bagno singolo con la doccia ma non è raro che qualche doccia non funzioni e allora si va nella stanza di un amico. Una volta viene da me un ragazzo e mi chiede di usare la doccia, gli dico di sì, si spoglia nudo davanti a me e poi se ne va in bagno, non si spoglia in bagno come si fa in Italia, ma in camera davanti a me, ma non solo, finita la doccia torna nudo in camera, si asciuga e si riveste chiacchierando con me, siamo amici e sa che sono gay, lo sa! Ma non è raro vedere ragazzi che camminano nudi per i corridoi la mattina presto dopo avere fatto la doccia nella stanza di un altro. Ho raccontato ai miei amici del college che in Italia certe cose sarebbero impensabili e loro mi hanno risposto che non c’è nessun problema perché siamo tutti ragazzi (tipica risposta etero). Sono andato con un gruppetto di amici a una festa normale, cioè non a una festa gay, hanno ballato, e forse non solo, si sono appartati con le ragazze magari solo a limonare ma c’erano pure quelli che più o meno limonavano tra loro, stavano abbracciati uno sull’altro, si accarezzavano, mimavano forme sessuali presunte gay e soprattutto non avevano assolutamente paura di passare per gay. Che non lo fossero affatto ne sono certo, perché li ho visti con le loro ragazze e qualche volta ho ceduto la mia stanza e sono rimasto ad aspettare fuori, però quegli stessi ragazzi li ho visti, un po’ brilli per la verità, a farsi coccole non proprio neutre con altri ragazzi, non parlo di cose sessuali, ma di tenerezze che almeno in Italia tra due ragazzi non vedresti mai. Sto nella squadra di pallavolo e gli allenamenti (tre volte alla settimana) sono proprio il massimo della disinibizione, il nudo è ovvio che ci sia, c’è pure in Italia, ma qui arrivano a farsi una sega in pubblico sotto la doccia e ridono tutti. Quanto a me, dopo un primo periodo di sbandamento , ho cominciato a fare l’abitudine a queste cose che mi richiedono un certo autocontrollo ma alla fine sono sessualmente interessanti ma non sconvolgenti. I miei amici sanno che sono gay e ho notato una cosa, cioé che gli atteggiamenti estremamente disinvolti che hanno tra loro non li hanno con me, però non credo che questo derivi dal fatto che sanno che sono gay perché con un altro mio compagno gay dichiarato si comportano in modo totalmente libero. Quello che mi stupisce è che qui i gay non tentano di creare tra loro un rapporto affettivo forte come succede in Italia, qui l’approccio è molto più legato alle strutture gay ufficiali. Sanno che sono gay, e credo di essere un bel ragazzo ma a parte gli approcci decisamente diretti che hanno tentato con me alla festa, diciamo che con me, in termini seri, non ci ha provato nessuno. Qui usano dire che “ti devi mettere sul mercato” altrimenti nessuno ti cerca. In pratica per i ragazzi gay che ho conosciuto qui essere gay significa partecipare a una vita sociale gay che poi ti permette anche dei contatti sessuali. Fuori da quei canali ufficiali sembra che i gay non esistano. L’innamorarsi di un ragazzo, il volergli bene da ragazzo a ragazzo, senza nessuna mediazione qui sembra una cosa inesistente e probabilmente la considererebbero strana. Cioè se io approcciassi uno dei miei compagni gay (e ce ne sono) e tentassi di fargli capire che gli voglio bene e che voglio stargli vicino ma senza passare per la trafila gay ufficiale probabilmente lo considererebbero un’assurdità. Lo sento che qui è un altro mondo. Ho provato a fare leggere a uno dei miei amici gay di qui qualche post del forum di progetto gay, o meglio, dato che non sanno l’Italiano io traducevo per loro, ma la reazione era piuttosto perplessa, mi dicevano: ”Ma perché vi fate tutti questi problemi?” e non riuscivano a capire e allora li invidiavo, ma poi restavano stupiti che in Italia si fa la corte a un ragazzo come la si fa a una ragazza, che si parla di amore, qui libertà sessuale ne hai quanta ne vuoi però i ragazzi non sono portati affatto ad una visione affettiva della omosessualità. Ho trovato solo un ragazzo che mi ha detto che in fondo in Italia siamo fortunati perché c’è una visione più seria della omosessualità, ma lui si basava su progetto gay che penso, purtroppo, che non rappresenti affatto il punto di vista medio dei gay italiani. Con questo ragazzo ho anche provato a instaurare un minimo di rapporto: serate da soli a chiacchierare sulla spiaggia nei fine settimana, una certa intimità (non sessuale) insomma a me sembrava una cosa molto tenera, ma poi ho capito che a lui non piaceva affatto e mi ha gelato quando mi ha detto che invece di fare tutta quella manfrina, se volevo fare sesso con lui bastava dirlo che per lui andava bene, ma gli ho detto che non cercavo sesso e mi ha guardato come se io fossi del tutto fuori di testa e così la storia è finita. Qui mi manca l’intimità affettiva coi miei amici gay e la possibilità di costruire un rapporto d’amore basato sulla tenerezza reciproca e sul volersi bene. Ho anche pensato che il mio disadattamento possa derivare da altre ragioni e cioè dal fatto che i miei compagni di università sono tutti di livello sociale piuttosto alto, direi nettamente più alto del mio, forse tra ragazzi diciamo così più della classe media le cose potrebbero essere molto più simili a quelle che vedevo in Italia. Adesso metto punto al mio sfogo, la realtà è che mi sento un pesce fuor d’acqua e che mi manca tanto l’Italia. Sono gay, ma sono un gay all’italiana, non un gay a stelle e strisce. Un abbraccio.
M.K.
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venerdì 14 gennaio 2011

CONDIZIONAMENTI SESSUALI GAY

Questo post è dedicato al ruolo che la sessualità assume nel condizionare i rapporti tra ragazzi gay. Il discorso sarà articolato in due parti attraverso l’esame di due diverse situazioni:
1) Un tentativo di mettere in pratica un modello astratto di coppia gay
2) Una ricerca di un equilibrio senza assunzioni pregiudiziali di modelli di coppia

Un tentativo di mettere in pratica un modello astratto di coppia gay


Secondo il comune modo di vedere, un ragazzo gay può realizzare al meglio la sua sessualità in un rapporto di coppia quando quel rapporto parta da una reciproca e forte attrazione sessuale. Su questa base si assume che sia più facile costruire anche un rapporto affettivo stabile, in un certo senso le esigenze affettive appaiono qui subordinate alle esigenze sessuali. Per entrare nello specifico attraverso discorsi più immediati, riposto qui un brano di una mail di un ragazzo 26enne, che chiamerò Andrea.

“Io penso che se uno si fa condizionare nella vita, alla fine non conclude niente e che non decidere mai è peggio che sbagliare e io d’altra parte non volevo e non voglio stare a guardare il treno che passa. Project, se uno non si dà da fare, dopo non si può lamentare. Io di cose mezze mezze che si insabbiavano in un tira e molla che non finiva più non ne volevo più sapere. Se ci vuoi stare ok, altrimenti ognuno per la sua strada. Insomma lo vedo la prima volta, mi stava prendendo un coccolone, così sexy che uno così non l’avevo mai visto. Ragazzi, resto proprio imbambolato. Ci siamo conosciuti assolutamente per caso, io avevo frequentato chat e pure locali, ma lui l’ho conosciuto per caso a una cena di lavoro dell’impresa dove lavoro io. Stava con una ragazza ma non se la filava proprio e allora ho deciso di giocare il tutto per tutto e gli ho detto: “Sei bellissimo!” Mi ha sorriso e mi ha detto: “Pure tu!”. Oh, io non sono mica male, anzi, prima le ragazze non mi mollavano mai (le mollavo sempre io!) ma adesso che qualcuno sa di me trovo pure i ragazzi che mi fanno la corte, ma certi, poveretti, non per vantarmi, ma non mi ci metterei mai. Insomma, lui mi sorride. Ci appartiamo un po’, sai come vanno queste cose, vedi che lui ci sta e ti fai coraggio, ci siamo toccati un po’ (nel senso intimo) e lui ci stava eccome. Sono proprio esploso. Io allora ero single e non ero mai stato con un ragazzo, lui le sue esperienze le aveva fatte, ma alla fine a me non me ne importava niente. Insomma fatto sta che sono andato da lui la sera stessa ed è successo tutto quello che poteva succedere, io ero talmente partito che non avevo nemmeno pensato ai preservativi ma lui li aveva. La cosa mi ha fatto pensare che non era uno che si metteva a rischio facilmente. Insomma, dopo 15 giorni sono andato a vivere a casa sua. In pratica era proprio un sogno un ragazzo, cioè “quel ragazzo” tutto per me. Avevo una paura tremenda che mi potesse tradire, che si potesse stancare di me ma non sembrava proprio. Er un po’ più grande di me (31 anni) e aveva già una posizione invidiabile in azienda ma lui che poteva avere tutto quello che voleva stava con me. Insomma, va tutto bene per un paio di mesi, poi comincio a capire che c’è qualcosa che non va. Non vuole fare più sesso con me. Mi sento disperato, lo supplico ma non ne vuole sapere, mi dice che ha conosciuto una ragazza ma non ne vuole parlare. Lui con una ragazza? Mi sembra proprio assurdo. Un pomeriggio mi dice che deve andare in azienda e esce ma in azienda non ci va. Dove fosse andato non lo sapevo e non lo so nemmeno ora ma aveva cominciato a dirmi bugie e a tenermi fuori dalla sua vita. Facevamo sesso tutte le sere, almeno all’inizio, perché io all’inizio non avevo detto niente, poi gli ho chiesto come stessero le cose e si è arrabbiato molto, mi ha detto che non era il sevo di nessuno e che se non mi stava bene me ne potevo pure andare. Io non volevo andare via, mi sembrava che il mio sogno cadesse a pezzi e non capivo nemmeno il perché. Sono rimasto a casa sua quasi per sfida. Lui la faccia di buttarmi fuori non l’ha avuta ma ha cominciato a comportarsi proprio come se io non ci fossi. Veniva a casa con i suoi amici che si trattenevano fino a notte alta e io ci rosicavo un sacco, poi non ce l’ho fatta più e l’ho mandato solennemente a quel paese e me ne sono andato da casa sua. Dopo tre settimane sono finito in ospedale per un brutto incidente e lui non si è nemmeno degnato di venirmi a trovare. Niente! E che stavo in ospedale lo sapeva benissimo. Ecco questa è un po’ la sintesi della storia. È decisamente meglio stare da soli che con uno così, ma l’ho capito solo alla fine.”

Una ricerca di un equilibrio senza assunzioni pregiudiziali di modelli di coppia

Troppo spesso si adotta come modello di una relazione tra ragazzi gay un rapporto di cui la sessualità rappresenta il perfezionamento, oltre che la causa remota da entrambe le parti, cioè si dà per scontato che due ragazzi gay siano portati a stare insieme per soddisfare un’esigenza affettivo-sessuale primaria che, una volta verificate le condizioni di tipo affettivo che ne garantiscano la serietà, realizza pienamente il desiderio di coppia dei due. Questo modello, per quando attraente, in molti casi non è di fatto applicabile perché le motivazioni che spingono due ragazzi a stare insieme possono anche essere significativamente diverse da un interesse sessuale reciproco, cioè possono presentarsi sotto l’apparenza di una spinta sessuale ed essere in sostanza delle esigenze di tipo affettivo generale. L’educazione affettivo-sessuale dei ragazzi gay li spinge a sottolineare la dimensione strettamente sessuale come causa fondamentale se non esclusiva del loro rapporto, in altri termini l’accento è posto essenzialmente sulla dimensione sessuale e non su quella affettiva. La conseguenza di tutto ciò è una tendenziale sessualizzazione dell’affettività.
Riporto qui di seguito un brano di una mail di un ragazzo 23enne (che chiamerò in seguito Lorenzo) che chiarisce il concetto:

“Io gli volevo bene, cioè con lui stavo bene, ero contento quando c’era, quando non c’era la mancanza la sentivo forte, aspettavo le sue chiamate al cellulare o su msn, mi piaceva tanto quando veniva da me e parlavamo tanto, e si toglieva le scarpe e si stendeva sul mio letto, con me si sentiva libero e io con lui, lo so che se avessi bisogno di lui farebbe qualsiasi cosa per me, è un bel ragazzo ma non è il mio tipo, qualche pensiero sessuale su di lui ce lo facevo pure, in fondo perché no, ma non solo non è mai stata una fissazione ma diciamo che su di lui di fantasie di quel tipo ce ne facevo poche mentre mi capitava di più su qualche altro ragazzo magari di quelli impossibili che non avrei mai potuto avere, che però mi intrigavano di più. Gli volevo bene ma non mi sento veramente trasportato sessualmente verso di lui.”

La situazione che qui è descritta (il rapporto tra i due ragazzi), dal punto di vista dell’autore della mail ha una matrice primaria di carattere affettivo e non tipicamente sessuale, è, in altri termini, la situazione tipica che predispone ad una forte amicizia gay. Il punto di vista dell’altro ragazzo è così riassunto dell’autore della mail:

“Per lui è diverso, praticamente è sempre stato diverso fin dall’inizio, ha proprio il modo di fare tipico dell’innamorato, per me ha tante attenzioni, mi rispetta molto, sta attento al mio umore, mi coccola parecchio, abbracci, baci, stare a contatto fisico con me, però vedo che lui si frena, cioè lo capisco, si frena perché lui ci terrebbe proprio ad andare oltre ma lo fa solo quando pensa che sia io a volerlo (magari non è così), per il resto non ci prova nemmeno, mi dice che mi sogna, che sono il suo tipo, che quando non ci possiamo vedere si masturba pensando a me, che si porta la mia foto appresso, lo sento che è molto preso. Con lui io sto bene anche a fare sesso ma è una cosa diversa, a me sta bene come una forma di tenerezza, lui si frena e io invece un po’ lascio che sia lui a decidere e cerco di seguirlo come posso, come mi viene, ma la dissimmetria la sento e mi dispiace perché magari si potrebbe meritare qualcuno meglio di me. Stiamo insieme da più di due anni ma non possiamo convivere, non so nemmeno se sarebbe meglio. Io gli voglio bene, non lo tradirei mai, mi ci sentirei male io, abbiamo fatto tutti i controlli per l’hiv e sta tutto a posto però non è solo questo il motivo per cui non lo tradirei, ma è che uno come lui non se lo meriterebbe proprio. In questi ultimi mesi ho visto tanti ragazzi che fisicamente mi piacciono più di lui ma penso che con loro non sarebbe meglio che con lui, che alla fine mi attraggono dal punto di vista sessuale e basta, mentre con lui è diverso. Certo un amore travolgente non lo sento proprio, è un’altra cosa, una cosa importante, molto importante anche per me, ma è un’altra cosa.”

La funzione della sessualità in questi rapporti è una funzione di garanzia, nel senso che garantisce l’esclusività del rapporto affettivo proprio in quanto congiunto ad un rapporto anche sessuale. Su questa esclusività si innestano da una parte attese di un rapporto quasi matrimoniale e dall’altra dei tentativi, per altro blandi, di salvaguardare la propria autonomia.

“C’è poi un ulteriore problema, lui lavora e io no, secondo me sta cominciando a fare progetti sull’idea di comprare un piccolo appartamento. Non ne ha parlato esplicitamente ma da qualche minimo accenno ho capito che cerca occasioni sulle riviste delle agenzie immobiliari. Quando passiamo vicino ad un’agenzia immobiliare si ferma a dare un’occhiata e prima non lo faceva. Penso che non me ne parli perché ha paura che io veda la cosa come una trappola e un po’ è così ma non perché non voglio stare con lui ma perché ci vorrei stare su un piede di parità, a me starebbe bene anche un appartamento in affitto pagato al 50%, ma vivere in una casa sua, con le spese pagate solo da lui, mi metterebbe a disagio. Devo essere libero di andarmene se per caso con lui non sto più bene e in quel caso mi sentirei vincolato, per non dire che non potrei mai dire ai miei che vado a vivere con lui. Onestamente penso che potrebbe anche funzionare proprio perché una convivenza non è fatta di sesso ma anche e soprattutto di tante altre cose, non lo mollerei facilmente, come non l’ho mollato in questi due anni e magari potrebbe andare avanti per tanti anni, ma si dovrebbe stare insieme perché ci si sta veramente bene, e io adesso ci sto bene, e non per forza o perché non ho un posto mio dove andare a vivere.”

In queste situazioni la sessualità finisce per acquisire piano piano una dimensione recessiva, l’esigenza di non trasformarla in routine spinge a diradare le occasioni e a trasformare la spinta sessuale in una forma di tenerezza sessuale reciproca che può essere più facilmente condivisa. Questi rapporti hanno un’apparente fragilità ma tendono a consolidarsi col tempo e a diventare sostanzialmente resistenti anche di fonte a situazioni che all’inizio avrebbero potuto metterli in crisi.

“Tre mesi fa circa ho conosciuto, tramite il mio ex, un ragazzo che è molto simpatico e che mi piace molto, chiamiamolo Paolo. Non ti nascondo che la cosa mi ha messo in crisi e non poco. Paolo penso si sia innamorato di me anche se io non gli ho manifestato nessun entusiasmo. I primissimi tempi non ne ho parlato col mio ragazzo, mi vergognavo molto, poi gli ho detto tutto e lì ho capito il valore del mio ragazzo, abbiamo parlato tanto e in modo serio, anche se era evidente che ci stava male non ha cercato minimamente di farmi pesare la sua presenza e quasi ha cercato di mettermi a mio agio dicendomi che dovevo sentirmi libero perché mi vorrà bene comunque. Francamente io capivo benissimo che lui stava male e che per lui stare lontano da me sarebbe stato un sacrificio pesantissimo e lì ho capito fino a che punto mi vuole bene. Nel frattempo Paolo con me ci ha proprio provato, io la tentazione l’ho avuta ma sarebbe stato proprio come dare una pugnalata al mio ragazzo e ho lasciato perdere i discorsi di Paolo. Francamente non ho avuto nessun rimpianto nemmeno sul momento, poi sono tornato dal mio ragazzo e gli ho detto che gli volevo bene. Abbiamo fatto l’amore ed è stata una cosa molto bella. Fare l’amore con una ragazzo che ti vuole veramente bene è una cosa indescrivibile, non è nemmeno una questione di sesso, pensi soprattutto a lui, a fargli capire che gli vuoi bene, a farglielo capire anche attraverso il sesso e senti che lui è felice e allora ti senti felice anche tu”.

Un rapporto come quello descritto nella mail citata sopra non parte da una spinta eminentemente sessuale ma arriva gradualmente alla conquista di una sessualità affettiva diversa, che ha l’apparenza dell’incertezza e la solidità delle cose di cui si comprende per esperienza diretta la reale portata. Si tratta in sostanza di costruire piano piano il senso di un rapporto.
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giovedì 6 gennaio 2011

RAGAZZI CHE NON SI MASTURBANO

[Premessa: tutti i brani di e-mail pubblicati in questo post sono stati pubblicati su esplicita autorizzazione dei rispettivi mittenti, che ringrazio sentitamente.]

Questo post è dedicato a quei ragazzi che per varie ragioni non hanno mai vissuto l’esperienza della masturbazione. Mi accade talvolta di parlare in chat con ragazzi che non hanno alcuna esperienza della sessualità fisica volontaria ma conoscono le manifestazioni fisiologiche della sessualità esclusivamente attraverso le polluzioni notturne vissute tra l’altro come qualcosa di sconveniente e di sporco. Questi ragazzi manifestano a livello personale una sostanziale indifferenza di fonte alla sessualità fisica e sono indotti a considerarla espressione di un vizio o di un mancato controllo su se stessi. Per questi ragazzi anche la distinzione tra eterosessualità e omosessualità, in effetti, è assai poco significativa proprio perché a monte manca una percezione realistica della sessualità. Va sottolineato che spesso non si tratta di ragazzi giovanissimi ma propriamente di giovani adulti tra i 20 e i 30 anni che sembrano a prima vista del tutto refrattari agli stimoli sessuali che i loro coetanei ritengono fondamentali. Chiaramente quando questi ragazzi provano a costruire rapporti con altri ragazzi o con ragazze, la loro concezione solo teorica e tendenzialmente negativa della sessualità li fa apparire strani agli occhi degli altri, sono definiti come sognatori lontani dalla realtà, romantici o meno garbatamente come persone fuori dal mondo. Chiaramente l’impossibilità di un dialogo reale su contenuti relativi alla vita sessuale colloca questi ragazzi in una condizione di isolamento e di marginalità. La loro affettività senza riscontri sessuali può essere adatta ad una vita di relazione formale ma impedisce loro di stabilire contati in cui affettività e sessualità siano entrambe presenti in modo essenziale. In genere questi ragazzi non provano imbarazzo a parlare di contenuti sessuali proprio perché per loro si tratta di argomenti del tutto teorici. Alla impossibilità sostanziale di vivere la sessualità fisica in prima persona si associa una dimensione affettiva molto forte, fatta di tenerezza, di richieste di attenzione e di ricerca di presenze affettuose importanti. La masturbazione è considerata molto negativamente in termini di vizio e lo stesso vale per la sessualità di coppia in tutte le sue forme. Manca in sostanza, almeno in apparenza, qualsiasi desiderio sessuale.

Si impone qui una riflessione su un momento fondamentale dell’adolescenza che è la scoperta della masturbazione. Troppo spesso si banalizza il ruolo della masturbazione considerandola una specie di gioco erotico fine a se stesso, in realtà non si tratta affatto di un’esperienza banale ma della scoperta di una sessualità fisica voluta in rapporto ad un insieme di fantasie sessuali. L’associazione psichica tra sessualità fisica e fantasie sessuali avviene proprio attraverso la masturbazione. La sessualità si struttura non come fenomeno puramente fisiologico ma come fenomeno complesso psico-fisiologico, in cui anche al solo sorgere di una fantasia sessuale segue una reazione fisiologica. La dimensione del piacere sessuale, sperimentata attraverso la masturbazione, dà all’erezione e all’orgasmo una valenza psichica molto forte proprio perché congiunge queste cose con una fantasia proiettiva indirizzata verso altre persone. La fantasie masturbatorie sono in genere tanto fondamentali ed indipendenti dai condizionamenti sociali che, al di là dei comportamenti di coppia, si considera gay un ragazzo che si masturba costantemente con fantasie su altri ragazzi. La masturbazione crea e consolida i cosiddetti archetipi sessuali ossia fissa i tipi fisici dei ragazzi o della ragazze e delle situazioni che per un ragazzo potranno essere fortemente coinvolgenti a livello sessuale nella vita adulta. Non ci si innamora di qualsiasi ragazzo o di qualsiasi ragazza ma solo di quelli che corrispondono significativamente ai nostri archetipi e per di più alcune situazioni che sono sessualmente coinvolgenti per alcuni non lo sono per altri proprio perché non corrispondono ai loro archetipi. Anni fa, quando per i ragazzi era difficilissimo accedere ad informazioni sulla sessualità e la masturbazione era un tabù di cui non si parlava mai, la scoperta della masturbazione avveniva in modo autonomo e casuale nella grande maggioranza dei casi, oggi, con la caduta di molti tabù sessuali e con la diffusione della pornografia anche tra i ragazzi più giovani, la scoperta della masturbazione è molto spesso il risultato di una sperimentazione per imitazione indotta dall’esterno. Resta il fatto che la masturbazione ha certamente un ruolo fondamentale nella strutturazione della sessualità adulta. Aggiungo che, contrariamente a quello che si dice,  la masturbazione non è una realtà esclusivamente o prevalentemente adolescenziale ma accompagna una persona per tutta la vita e per di più convive normalmente con la sessualità di coppia, anzi molte patologie dei rapporti di coppia sono rese evidenti proprio dal fatto che uno dei due partner si masturba con fantasie esterne alla coppia o, se la coppia è etero, anche con fantasie omosessuali. Quando viene a mancare la masturbazione la percezione della sessualità è spesso alterata e riduttiva e questo fatto provoca conseguenze non indifferenti.

Che cosa può impedire ad un ragazzo di arrivare alla scoperta della masturbazione? Le risposte possibili a questa domanda sono sostanzialmente due: in primo luogo gli impedimenti fisici, come l’ipersensibilità del glande, che rende la manipolazione del pene particolarmente dolorosa e quindi scoraggia o impedisce del tutto sul nascere qualunque forma di esplorazione sessuale, in secondo luogo le barriere di carattere psicologico fortemente interiorizzate. Va tenuto ben presente che in genere alcuni impedimenti di tipo fisico tendono ad essere meno limitanti con l’andare degli anni perché, ad esempio, l’ipersensibilità del glande diminuisce in genere con l’età e questo comporta che alcuni ragazzi possano arrivare tardivamente alla scoperta della masturbazione. Aggiungo che siccome in genere l’ipersensibilità del glande tende a ridursi molto gradualmente, in questi casi la scoperta della masturbazione non è del tutto senza problemi perché la masturbazione può provocare comunque dolore o richiedere tecniche che evitino lo sfregamento del glande. In genere le prime impressioni che i ragazzi provano dalla nuova esperienza non sono del tutto gradevoli e per di più la masturbazione è considerata un fatto esclusivamente fisico del tutto indipendente da coinvolgimenti affettivi proprio perché mancano a monte le esperienze dell’innamoramento vissuto sessualmente attraverso la masturbazione, che sono l’elemento fondamentale dell’adolescenza. In pratica durante l’adolescenza i ragazzi imparano ad associare sessualità ed affettività tramite la masturbazione collegata all’innamoramento, la cosiddetta masturbazione affettiva. Per ragazzi ormai oltre i 20 anni che non abbiano vissuto le esperienze tipiche dell’adolescenza, l’associazione tra affettività e sessualità non è automatica ma si presenta come un qualcosa di assolutamente non scontato. Si suol dire che la scoperta tardiva della masturbazione porta ad una adolescenza ritardata, ossia a vivere le esperienze di associazione di masturbazione e affettività in un’età ormai adulta. Si tratta di momenti delicati dell’evoluzione affettiva e sessuale di un ragazzo ma qualora non subentrino forme di rifiuto della sessualità, la cosiddetta adolescenza ritardata si risolve in tempo di 12/18 mesi in cui ad un progressivo aumento della frequenza della masturbazione corrispondono le prime associazioni tra fantasie sessuali e masturbazione. Per un po’ di tempo affettività e sessualità sembreranno ancora realtà separate ma con lo scorrere dei mesi si integrano sempre di più e alla fine si giunge alla piena integrazione delle due sfere e al superamento dell’adolescenza ritardata in una sessualità tipicamente adulta, ossia su base affettiva. Diversa, direi, e più complessa è la situazione e dei ragazzi che non hanno impedimenti fisici alla masturbazione ma che non l’hanno mai praticata per altre ragioni. Sottolineo che non intendo parlare dei ragazzi che hanno praticano la masturbazione ma che la reprimono ma proprio dei ragazzi che non l’hanno mai praticata. Mettiamo per ora da parte le situazioni in cui possono esserci problemi di tipo fisico non meccanico (come nel caso dell’ipersensibilità del glande) ma ormonale e fermiamoci a considerare ragazzi i che hanno avuto uno sviluppo sessuale normale, ossia che hanno delle polluzioni notturne periodiche, segno di un normale funzionamento fisiologico dell’apparato genitale e fermiamoci sulle situazioni in cui la mancata scoperta dalla masturbazione ha motivazioni di tipo psicologico o ambientale. In queste situazioni non è facile aspettarsi che gli impedimenti vengano meno da sé. Alcune cose vanno tenute presenti: questi ragazzi vivono una situazione di disagio e tendono a chiudersi sempre di più. Il rifiuto della sessualità fisica viene inteso quasi come una caratteristica personale ed un valore morale al quale non si deve rinunciare ma d’altra parte questi ragazzi vivono una forma di sensibilità affettiva molto forte, sostitutiva della sessualità.
È  proprio da questo ultimo elemento, letto in una dimensione consapevole, che può cominciare la scoperta della sessualità fisica in età adulta. In realtà questi ragazzi avrebbero bisogno di un approccio alla sessualità molto graduale a partire dalla loro forte dimensione affettiva, cosa certamente non facile da ottenere. Quando questi ragazzi si fanno coraggio e si avvicinano a un ragazzo o a una ragazza si trovano di fonte a tutto un insieme di attese e di comportamenti che per loro sono incomprensibili e addirittura moralmente negativi proprio perché in quei comportamenti leggono una finalità sessuale della quale non capiscono il senso e la portata. Riporto qui un brano di una mail in cui un ragazzo espone la situazione:

“C’era un ragazzo che mi sembrava uno come si deve, uno che non faceva solo battute a doppio senso, ho provato a parlarci, ma alla fine mi sono accorto che era come tutti gli altri, per lui essermi amico significava parlarmi della sua ragazza e voleva che io gli parlassi sella mia, che non ho mai avuto, io non sapevo che dire e lui era perplesso, gli ho chiesto perché dava tutta questa importanza al sesso e lui mi ha detto che era ovvio, io gli ho detto che per me non era affatto ovvio, allora mi ha chiesto se mi piacevano le ragazze e ho detto che mi piacevano ma come amiche e mi ha detto che allora ero gay ma che la cosa non lo sconvolgeva proprio, ma gli ho detto che non ho mai avuto fantasie sessuali gay e che stare con un ragazzo mi piace ma come amico, come stavo con lui, allora ha cominciato a guardami strano e poi mi ha chiesto a chi penso quando mi masturbo ma gli ho detto che non lo faccio e che non capisco che cosa la gente ci trova, e lui è rimasto allibito. Poi con questo ragazzo è finito tutto, evidentemente si è spaventato ma non ho capito perché.”

In un altro brano lo stesso ragazzo così racconta i suoi primi contatti con una ragazza:

“Ho provato anche con una ragazza, stavo bene con lei, le raccontavo tante cose e lei a me, tutto su msn, abbiamo parlato tanto, era affettuosa molto dolce, a un certo punto mi ha chiesto una foto ma io non gliel’ho mandata e ci deve essere rimasta male però mi ha detto che facevo bene. Abbiamo parlato tanto, mi diceva che non ero come gli altri ragazzi, che ero dolce, che con me stava bene e che avrebbe voluto stare con me tutto il tempo possibile. A un certo punto, ma dopo molto tempo, le ho chiesto se voleva incontrarmi ed è stata felice, io pensavo di aver trovato un’amica vera come la desideravo io. Ci siamo visti, abbiamo parlato, poi in macchina lei mi ha preso per mano, era una bella cosa, mi piaceva, poi ci siamo baciati, all’inizio mi piaceva, era una cosa dolce ma poi non mi è piaciuta più, sembrava una recita un po’ come quello che si vede nei film, le ho detto che così non mi sentivo a mio agio e lei ha detto “Perché? Che ho fatto?” Le ho risposto che non ero sessualmente interessato a lei perché a me le ragazze che ci provano non interessano. Si è messa a piangere, è scesa dalla macchina e se n’è andata, ha bloccato il mio contatto su msn e non ci siamo sentiti più.”

Questi esempi danno un’idea delle difficoltà che questi ragazzi incontrano. I ragazzi o le ragazze che si rapportano con loro danno per scontato che la loro visione della sessualità sia quella comune ma si tratta di una presunzione sbagliata. Ci sarebbe bisogno di un approccio molto più morbido in cui la dimensione sessuale possa essere messa da parte per lunghi periodi in modo da non apparire mai aggressiva. Riporto qui di seguito un brano di una mail di un ragazzo che ha scoperto la masturbazione a 23 anni e col quale ho avuto occasione di parlare assai spesso. Quel ragazzo erra arrivato a Progetto Gay nella presunzione che il suo scarso interesse per le ragazze potesse derivare da una qualche forma di omosessualità. Nella realtà si trattava di un ragazzo che non aveva mai vissuto l’esperienza della masturbazione a causa di una educazione rigidissima fortemente interiorizzata. Dopo alcuni tentativi, analoghi a quelli riportati negli esempi precedenti, ha conosciuto una ragazza che si è realmente innamorata di lui, si è convinto, dopo molte esitazioni, a parlare chiaro con quella ragazza, temeva di ottenere l’ennesimo rifiuto ma così non è stato. Il rapporto, del tutto non aggressivo, con la ragazza è andato avanti per mesi in una dimensione esclusivamente affettiva ma estremamente seria. Il ragazzo ha perso il lavoro e la ragazza lo ha sempre sostenuto. Dopo circa un anno e mezzo le cose sono cambiate, la ragazza pur rimanendo con lui ha dovuto allontanarsi per motivi di lavoro. Si vedevano solo il sabato e la domenica. Riporto qui di seguito un brano della mail in cui il ragazzo mi comunicava di avere superato il problema e di avere cominciato a capire il senso della masturbazione e della sessualità.

“Ciao Pro, mi sa che ci sono arrivato, penso proprio di sì. Insomma stanotte me la sono sognata, una cosa tenera, dolce, bella, mi mancava da matti, ma era un sogno bellissimo, è la prima volta che faccio un sogno sessuale, non ti credere chissà che cosa, carezze, baci, cose così ma il fatto sta che sono venuto durante il sogno ed è stato bellissimo. È la prima volta che una polluzione mi sembra una cosa bella. Vabbe’, sarebbe già molto ma non finita qui, il resto te lo immagini, ci sono riuscito! Mi sembra ancora una cosa un po’ strana però non è per niente repellete, in fondo è vero che è un modo di amare una persona! Pro, non immagini come mi sento felice! Le ho mandato un sms e gliel’ho detto e mi ha risposto che si sente più felice di me. Che dici, durerà? Spero proprio di sì. Onestamente mi sento un po’ strano. Pro, potrei pure avere una famiglia, forse corro troppo, mi sa che dovrò capire un sacco di cose, mi sento veramente come un ragazzino che scopre un mondo nuovo!”

Purtroppo situazioni analoghe a quella appena descritta non sono comuni. In sostanza la sessualità in queste situazioni deve essere veicolata attraverso una dimensione affettiva profonda. È comunque evidente che quando un ragazzo che vive queste situazioni non si fa vincere dallo scoraggiamento e accetta il rischio di dire la verità le possibilità aumentano notevolmente. Farsi vincere dalla paura porta alla chiusura in sé ed al rifiuto delle esperienze affettive profonde, superare la paura è fondamentale.
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