venerdì 29 febbraio 2008

ANDY ROMANZO GAY 8/1

Dedico con affetto questo post a Francesco che mi ha sempre incoraggiato ad andare avanti nella pubblicazione di ANDY ROMANZO GAY.
___________

Col trascorrere dei giorni Andy aveva cominciato a considerare la piccionaia come casa sua, nei confronti di Marco i conflitti erano divenuti piuttosto rari e in genere sia l’uno che l’altro cercavano di cedere per primi e di non creare motivi di attrito. Andy superò anche le ritrosie iniziali nei confronti di Rocco e Rosa e nel parlare con Marco cominciò a chiamarli papà e mamma, questo inizialmente aveva il significato di papà e mamma di Marco ma poi l’espressione divenne più ambigua e Andy cominciò ad adoperarla anche in riferimento a sé, anche se con Rocco e Rosa non fece mai cenno di questo fatto e a maggior ragione lo stesso fece Marco, ma Andy cominciò anche a frequentare Rocco e Rosa in modo sistematico, quasi sempre, almeno all’inizio, insieme con Marco, poi andò a trovarli anche da solo, prima in occasione di qualche necessità come ritirare le cose cucinate da Rosa o portare a Rocco qualche oggetto che era stato lasciato alla piccionaia ma poi anche senza un motivo contingente, se passava di lì suonava e saliva, era accolto con molto calore e cominciava a trovarsi a suo agio, rimaneva stupito del fatto che lo accogliessero proprio come un figlio, non erano invadenti, gli dicevano solo cose belle, lo subissavano di pasticcini e di cioccolatini, se ne andava sempre carico di bottiglie di vino, di barattoli di melanzane e di cose cucinate per la settimana, Marco vedeva tutto questo e cercava di favorire la felicità di Andy, gli lasciava quasi il posto di figlio, a casa di Rocco ormai Andy parlava liberamente, si sfogava un po’ come era abituato a fare con Marco, Rocco lo stava a sentire come un oracolo e Andy cercava di dimostrasi saggio. Un pomeriggio Marco era dovuto andare da dei parenti in un paese in provincia di Roma, Andy era uscito con Rocco per andare con lui a fare la spesa a un supermercato che chiudeva alle nove, era sera e in una stradetta buia tre uomini stavano picchiando malamente un ragazzo nero, i picchiatori erano in tre contro uno, quando Rocco e Andy li videro ebbero un attimo di perplessità poi Andy si avventò su di loro, Rocco era più esitante ma si buttò anche lui appresso a Andy, la zuffa si fece furibonda, Andy sembrava un leone, picchiava come una furia a calci e a pugni, poi trovò una spranga per terra e tornò a picchiare, Rocco era piccolino di statura ma resistentissimo, beccava pugni ma non cadeva per terra, il nero, per il soccorso insperato, si rianimò e cominciò a cambiare il risultato della partita, Andy sembrava dominato da una furia irrefrenabile, picchiava in modo violento, i tre se ne resero conto, si guardarono in faccia per un attimo e tentarono di scappare a piedi, Andy ne bloccò uno e lo tenne a terra lasciando la spranga, gli altri due gli si avventarono addosso, liberarono il loro compare e cominciarono in tre a caricare Andy di pugni e di calci, Sulle prime Andy riuscì a difendersi ma non sarebbe durata a lungo, il nero era a terra e non sembrava in buone condizioni, Rocco raccolse la spranga e si avventò urlando sui tre che quando lo videro mollarono Andy per terra e se la diedero a gambe, nel frattempo il nero si rialzò e si allontanò in direzione opposta. Andy avrebbe voluto parlare col nero ma non ci riuscì perché anche quello era già lontano, lo sentì solo strillare grazie! in un italiano molto approssimativo. Andy e Rocco erano ammaccati e non poco, Rocco si era seduto sul marciapiede era un po’ affannato e non ce la faceva a rimettersi in piedi, Andy aveva un labbro pesto e una mano malamente graffiata perché era scivolato di peso sull’asfalto, si rialzò, fece qualche movimento per accertarsi che non ci fosse nulla di rotto, poi aiutò Rocco a tirarsi su, erano sudatissimi, avevano i vestiti sporchi e strappati, si guardarono in faccia, tra loro qualche cosa era cambiato, tornarono a casa da Rosa, senza la spesa, Rocco era a pezzi, ad ogni movimento sentiva forti dolori ma riusciva a muoversi, e aveva l’impressione che non ci fosse nulla di rotto, aveva passato un momento brutto ma era estasiato, Andy per lui era diventato come un dio, si commuoveva a guardarlo e gli veniva da piangere, Andy era forte e era buono.
- Andy, tu si’ ‘nu bravo guaglione, ci sai proprio fare, uno che sta co’ te sta sicuro, mi sembravi com’a Carnera, gliele abbiamo date a quei delinquenti, a me mi piacciono quelli che menano le mani quando si devono menare le mani.
Nel dire così dava pacche sulle spalle ad Andy e cercava di dimostrargli tutta la sua ammirazione, poi glielo disse nel modo più esplicito.
- Marco è stato fortunato a trova’ ‘nu guaglione comm’a te.
Andy rispose con un gesto per lui assolutamente inconsueto, mise un braccio sulla spalla di Rocco.
- Oggi mi sei piaciuto troppo, ti sei buttato come un leone, se non ci fossi stato tu quelli mi avrebbero fatto la pelle.
- Ma quale leone, come un povero vecchio.
- No, come uno che si butta quando mi butto io e mi difende con le unghie e con i denti, come fa un papà, e ti volevo pure dire che quando parlo di te con Marco ti chiamo papà, la cosa potrebbe significare che sei il papà di Marco ma per me significa anche qualche cosa di più, io ti consideravo già un papà, ma adesso ti ci chiamerò proprio, adesso mi viene spontaneo.
- Andy, ma tu mi stai facendo il regalo più bello del mondo, pure io quando parliamo di voi con Rosa dico “questi figli nostri”, e Rosa mi dice sempre che ti devo preparare il pacchettino di cose buone perché quello ti fa sempre piacere.
A casa Rosa li vide stracciati e pesti.
- Madonna mia e che è successo? Gesù benedetto, che avete fatto?
- Niente, niente, statti zitta, non è successo niente.
- Ma quale niente, tutto sporco di sangue, Andy con la faccia pesta e tu col sangue dal naso, venite che vi devo medicare, ma vi siete fatti molto male? Ma avete avuto un incidente?
- No, guarda, Andy ha visto che tre delinquenti stavano pestando un ragazzo nero e s’è messo in mezzo e poi mi sono messo in mezzo pure io, ne abbiamo prese tante ma ne abbiamo pure date tante, il ragazzo poi ha detto grazie, grazie e se ne è scappato pure lui, dopo che i tre se ne erano scappati prima.
- E chi erano? E perché stavano picchiando a quell’altro? No, io le voglio sapere queste cose che quella è mala gente, si mettono in tre contro uno ma Gesù Cristo gliel’ha da fa scontà sta cattiveria. Andy, e tu ti sei fatto male? Figlio mio come ti sei ridotto, hai fatto bene e questo è sacrosanto, ma mo’ mi fai preoccupa’, stai bene? Vulimmo chiamà o dottore?
- No, mamma, lascia perdere.
Rosa fu presa in contropiede.
- Come hai detto?
- Ho detto mamma, hai capito bene.
- Bello mio, bello di mamma sua, ma chi me la dovesse dire a me ‘na giornata comm’ a chista, bello, bello mio, aspetta che ti voglio abbracciare...
Lo abbracciò e lo tenne strettissimo, poi se lo portò in cucina e gli preparò subito un caffè.
- Ti vuoi lavare, ti vuoi sistemare, vuoi un vestito pulito di Rocco? Però mi sa che non ti entrerebbe, lui è tanto buono ma è piccolino. Comunque fa’ tu, è che mamma sta qua, ‘o vulimmo chiamà a Marco? Viene qua e ceniamo tutti assieme, chissà se è ancora per strada… sì, sì, sì, sì.
Lo chiamarono al telefonino, prima parlò Andy.
- Ciao Marco, ti volevo dire che non ho potuto fare la spesa e che se vuoi possiamo mangiare dai tuoi.
- Poi Rosa gli tolse il telefono di mano.
- Marco, guarda che ti aspettiamo … dobbiamo festeggiare.
- Ma scusa, ma che è successo?
- Niente, niente, ma cose buone, vieni presto ché ti stiamo aspettando, e non perdere tempo, hai capito. Ciao, ciao.
- Io sto per la strada, ma sto quasi a Roma.
- Vieni qui, Marco, ti aspettiamo! Ciao, ciao.
Quando si fu ripulito e medicato Rocco tornò a parlare con Andy.
- Pensa che quando Marco ci ha detto che si era innamorato di un ragazzo noi pensavamo chissà che cosa, pensavamo che non lo avremmo rivisto più e poi tante altre cose strane, sai avevamo le idee un po’ confuse, lui non ci ha spiegato niente, ha detto solo che avremmo capito ma solo dopo averti conosciuto, proprio così, anzi ha detto: ve lo devo fare conoscere, allora capirete. Adesso abbiamo capito, Marco non se ne è andato, lo sentiamo, lo vediamo e poi abbiamo trovato a te e chi ce lo diceva a noi che dovevamo vedere crescere la famiglia, abbiamo trovato un leone e poi quando t’ho visto che ti buttavi su quei delinquenti mi sono sentito orgoglioso di avere un figlio così, uno coraggioso e uno che sta dalla parte dei disgraziati. Mo’ che viene Marco ‘a famiglia nuosta è tutta intera. Lo vuoi un pochetto di vino con due sottaceti? ... Facciamo un antipasto, vieni vieni, si portò Andy in cucina, prepararono i piatti con i sottaceti, un po’ di prosciutto e un po’ di salame, Rocco apriva i barattoli e faceva assaggiare ad Andy il primo pezzettino.
- E buono?
- Mm!
Prepararono insieme la tavola, poi si sedettero sul divano, uno a fianco all’altro, Andy passò il braccio sulla spalla di Rocco.
- Che papà che c’ho io, quando Marco mi parlava di te e di Rosa credevo che dicesse così per dire perché non pensavo che potessero esistere cose del genere, m’ha detto della tua reazione quando ti ha detto che si era innamorato di me.
- Ah, sì, quella della guagliona e d’o guaglione masculo.
- Sì quella.
- All’inizio non è stata così semplice, con Rosa abbiamo parlato molto, poi essa m’ha detto: è ‘o figlio nuosto e nui aimmo ‘a sta’ co isso, ‘a mamma è mamma, sempre. E io ho detto che pure ‘o padre è padre, sempre. Ma noi l’avevamo visto subito che Marco era felice, proprio una cosa eccezionale, non l’avevamo visto mai accussì. E mo’ simmo felici pure noi.
Quando Marco arrivò vide Andy pesto e non capì che cosa fosse successo, glielo raccontarono.
- Ma che cosa dobbiamo festeggiare? Il fatto che siete stati picchiati?
- No, Marco, non siamo stati picchiati, io stavo per essere picchiato e di brutto ma papà s’è buttato e m’ha difeso a costo di farsi spaccare la faccia.
Marco colse quel “papà” inaspettato, poco dopo Andy continuò.
- Quando siamo tornati a casa mamma s’è preoccupata tantissimo, ma poi s’è tranquillizzata.
Marco capì.
- Ho capito che cosa c’è da festeggiare, però Andy è pure mio, io lo so che vi piace tanto però, ... comunque ve lo presto.
Mentre Rocco e Rosa finivano di preparare la tavola, Marco e Andy si sedettero vicini sul divano in un atteggiamento rilassato, non troppo libero, data la situazione, ma sostanzialmente col comportamento di due che si amano. La cena fu un momento straordinario, Marco vedeva il suo Andy felice e glielo disse.
- Andy, sai una cosa, io ti volevo fare felice ma credo che da solo non ci sarei riuscito, ci mancava qualche cosa che io non ti potevo dare e adesso mi pare che tu l’abbia trovata.
- Per chi non ha mai avuto una famiglia sentirsi come mi sento io adesso significa rinascere.
La cena fu meno importante del solito, Rosa non se l’aspettava, preparò in fretta un risotto coi piselli e fece cuocere dei pezzi di merluzzo surgelato, per contorno preparò delle patate lesse con un po’ di insalata e vi aggiunse le melanzane sotto olio, una fetta di prosciutto e i carciofini, l’insieme risultò gradevole anche se non molto elaborato. Andy era straordinariamente sciolto, si comportava in modo imprevedibilmente libero, scherzava con Marco in modo disinvolto, rispondeva a Rocco battuta su battuta, anche se per la verità Rocco ormai aveva quasi divinizzato Andy e non faceva che ripetere a Marco che aveva trovato un ragazzo speciale, che se lo doveva tenere da conto, ecc. ecc.. Andy continuò per tutta la sera a chiamare Rocco e Rosa papà e mamma, lo faceva in modo molto naturale e questo fatto rendeva la presenza di Andy quasi magica, Marco lo vedeva scherzare, ridere con estrema libertà, … era stato adottato a tutti gli effetti e si sentiva a tutti gli effetti un figlio, ma questo suo senso di liberazione scatenava in Andy altri desideri, lo portava a vedere la sua nuova famiglia come una protezione per poter vivere finalmente con Marco la sua sessualità in un modo più scoperto, voleva che l’accettazione della sua sessualità da parte di Rocco e di Rosa non fosse solo sottintesa ma divenisse esplicita, questo pensiero prendeva via via forma e Andy andava definendo sempre meglio la dimensione concreta delle sue aspettative, in fondo era certo che Rocco e Rosa avevano accettato non solo l’Andy eroe, ma anche la sessualità di Andy, come avevano accettato prima quella di Marco. Andy si sentiva così libero che si arrischiò a fare qualche riferimento di natura sessuale che fece rabbrividire Marco. Erano ormai alla fine della cena e Rocco aveva accennato al fatto che era tardi e che avrebbero fatto bene a tornare a casa loro senza perdere troppo tempo, Andy non si trattenne dal dire la sua.
- Sì, io non vedo l’ora di arrivare a casa… va be’, va’… Marco lo sa perché! (e fece la faccia furbetta)
Marco lasciò correre l’argomento, ma si percepì un attimo di tensione, Andy proseguì per la sua strada.
- Marco fa finta di niente ma lui lo sa…
Marco si sentì in imbarazzo, Rocco fu costretto a intervenire suo malgrado.
- Sai, Andy, Marco è un po’ riservato…
- Sì, ma io lo voglio dire che gli voglio bene, Marco non se la sente ma io lo voglio dire, di voi non mi vergogno, voi lo sapete chi sono e che cosa penso…
Marco era imbarazzato e terrorizzato, pensava che i discorsi di Andy avrebbero trasformato l’epica di Andy-eroe nella farsa di Andy che non si controlla, avrebbe voluto zittirlo ma sapeva che non poteva fare nulla per farlo tacere, ormai Andy era partito in quarta e continuava nella sua direzione senza freni.
- … Insomma voi mi volete bene e questo per me è importantissimo però voi lo dovete sapere che io voglio bene a Marco, io di questo non mi devo vergognare, è la verità, per me è una cosa bellissima.
- Lo sappiamo Andy, lo sappiamo… e lo sa pure Marco che gli vuoi bene.
- Però aspetta, Rocco… papà, io ci tengo a dirlo a voi, anche se lo sapete già, però ci tengo, io voglio bene a Marco nel senso che ne sono innamorato, è questo, se questo non lo dico chiaro mi sembra di giocare sull’equivoco.
Marco era sconvolto ma anche estasiato.
- Andy, noi lo sappiamo, lo sappiamo benissimo.
- Sì però che sono innamorato di Marco, che lo desidero sessualmente, io a voi lo posso dire, è vero, per me è una cosa importantissima, io lo devo dire, se no il discorso non ha senso.
Rocco lo interruppe.
- Andy… scusa, adesso te la devo chiedere io una cosa: ma tu pensavi che noi non l’avessimo capito?
- No, però pensavo che tu, in particolare stasera, per quello che è successo, stessi mitizzando un po’ troppo.
- Andy, non ho capito… ma che c’entra? … Noi siamo vecchi e va bene ma non siamo mica stupidi, io e Rosa di voi parliamo tutti i giorni per ore, per noi siete la cosa più importante che c’è… certo che l’abbiamo capito, che voi fate l’amore non l’abbiamo capito? … Era una cosa ovvia… scusa… io ti voglio chiedere una cosa, ma tu pensi che io e Rosa non facciamo l’amore?
- Be’, non lo so…
- Andy, bello mio, ma che tu pensi che noi viviamo sulla luna? Le nostre cosette le facciamo, mica ci vergogniamo a dirlo… perché tu adesso mi vuoi bene meno di prima? Andy io lo so che tu vuoi bene a Marco con tutto quello che questo comporta, il fatto che tu ci dici cose del genere significa molto e ne sono contento, vuol dire che hai fiducia e questo ti fa onore però tu non devi avere complessi… hai capito Andy! Tu non ti devi comportare come uno che sta rubando la marmellata, tu non hai bisogno di nessuna autorizzazione e di nessuna approvazione, quando hai l’approvazione di Marco tu stai a posto e lui sta a posto quando sta bene a te. Mo’ mi devi stare a ascoltare, tu sei un ragazzo buono, ma proprio come si deve, ma tu sei anche un uomo che ha fatto le sue scelte, la tua sicurezza la devi trovare dentro di te… tu non devi avere bisogno di nessuno! Andy! Tu mi devi fare un piacere, non te la prendere a male, ma tu devi essere un uomo che sa quello che fa, noi ti appoggeremo sempre, non è mica il sesso che ci condiziona, se tu fossi un poco di buono a casa nostra non ti ci avremmo fatto mettere piede, tu magari te ne potevi stare benissimo con Marco ma a noi non ci avresti né visti né sentiti, noi ti vogliamo bene come sei… hai capito Andy! Tu non ti devi giustificare di niente! Tu devi avere una dignità! Non sei più un ragazzino… tu sei un uomo e un uomo sa quello che vuole, sceglie e si prende le sue responsabilità… Io ho faticato tanto per mettere in testa a Marco che la vita è una cosa seria e non è stata fatica sprecata perché si è innamorato di te, noi non abbiamo paura della parole…, mi ha portato a casa Andy e credo che non potesse trovare meglio di così… Andy, qua tu sei stato un raggio di sole e non solo per Marco, adesso tu sei della nostra famiglia e ti vogliamo bene come un figlio ma tu sei soprattutto di Marco, perché la felicità di Marco dipende da te.
- Rocco… papà… ma ti ha dato fastidio quello che ho detto?
- No, no, mi fa tenerezza però una cosa te la devo dire, Andy, tu non devi abbassare la testa davanti a nessuno, mai, noi siamo qua per Marco e per te, tu la nostra approvazione ce l’hai totale, ma non ne hai bisogno, con noi puoi parlare di tutto ma non hai alcun dovere di dirci quello che fai, se lo fai è un tuo atto di generosità, il problema non lo devi mai avere nei nostri confronti ma nei confronti di Marco sì! Lui non è abituato a questi livelli di libertà e lo puoi mettere in difficoltà, prima di fare qualunque cosa devi pensare a lui e a quello che può provare lui.
- Scusami, Marco, non ci ho pensato, ma non l’ho fatto per metterti in difficoltà.
- Ma lo so benissimo…
Andy si alzò, si avvicinò a Marco, gli prese la mano e la baciò, poi se la passò sul viso.
- Io lo voglio fare, non voglio chiedere nessun permesso perché al mio Cucciolo può fare piacere.
Marco lo abbracciò.
Rosa andò a prendere il gelato, tre gelati erano di crema e cioccolato, uno di fragola e limone.
- Mannaggia, ve ne siete ricordati!
- E be’, ci mancherebbe!
Dopo il gelato Andy si sedette sul divano, si tolse le scarpe e si rannicchiò sul cuscino, poi ci ripensò.
- Posso? O vi crea problemi se sto senza scarpe, sto più libero…
- Andy, qui non devi chiedere permessi, qui sei a casa tua e puoi fare quello che ti pare.
Andy batté una mano sul cuscino vicino al suo per invitare Marco a sedersi vicino a lui, Marco ebbe un momento di esitazione.
- Dai, vieni, siediti qui, non ti salto mica addosso.
Marco andò a sedersi vicino a Andy che piano piano finì per appoggiarsi a lui. Rosa si presentò con dei bicchierini di porto, li consumarono tranquillamente, poi Andy finì per addormentarsi sul divano. Rosa lo guardò con un senso di tenerezza.
- Ma guarda là, s’è addormentato!
- E sì, succede più di qualche volta che si addormenti sul divano.
- Ma mo’ come fate… Marco, perché non restate qua? Possiamo mettere una brandina in camera tua, eh? Che ne dici?
- Mi sa che è l’unica soluzione…
- Rocco sistemò la branda in pochi minuti e fece cenno a Marco che potevano andare. Marco avrebbe preso in braccio il suo Birillo ma preferì svegliarlo.
- Andy! Sveglia! E’ ora di andare a dormire!
Andy quasi in trance si alzò, augurò la buona notte a Rocco e a Rosa, andò un attimo in bagno e poi Marco lo potrò con sé in camera, Andy non voleva dormire nel letto di Marco ma Marco fu deciso, lo aiutò a spogliarsi e lo mise a letto, poi accostò il più possibile la brandina al letto e si coricò. Dopo un sonnacchioso:
- Notte Cucciolo!
Marco rispose con un più lucido:
- Notte Birillo
E si addormentarono tenendosi per mano.

GAY IN SPOGLIATOIO E IN DOCCIA

I Gay negli spogliatoi e nelle docce delle palestre e delle piscine
_____
Ricevo “anonimo” e pubblico “integralmente”.
_______
C’è questo tipo allucinante... insomma vi spiego, la sera durante la settimana vado spesso a farmi una nuotata in piscina... non è una piscina comoda rispetto a dove sto io ma si paga poco... ovviamente c’è un botto di gente e le corsie sembrano un rivolo con in transito un branco di acciughe ma non è malaccio basta sapere in che giorni e a che orari andarci.
Allora c’è questo ragazzo che si mette là seduto sulla panca dello spogliatoio ed attacca bottone con chi gli capita prima e dopo. E’ lento nello spogliarsi ancora di più nel rivestirsi e soprattutto sta sempre a guardare i ragazzi con una faccia che... è chiaro no che se li gode!!!
Ne abbiamo parlato quelle volte che è venuto pure il mio ragazzo... magari gli altri possono anche non farci caso ma... uhmmmm a noi mica sfugge come fissa tutti... pure noi... terzo grado approfondito su ogni piano. Non si fa mai e poi mai la doccia... sapeste i motivi che adduce al riguardo... bhè fra un po’ li esporrò... e soprattutto ha questo brutto vizietto di dimenticarsi a casa l’accappatoio diciamo un po’ troppo spesso. Ed allora che fa? Sta faccia tosta chiede al tipo di turno se glielo può imprestare... così per asciugarsi un po’, giusto per infilarsi i vestiti e non essere tutto gocciolante... una scusa pietosa, ma di gente gentile e fessa ce n’è e spesso molto spesso ottiene il suo bottino... ci si trastulla con quel cazzo di accappatoio... una cosa incredibile... direte e vabbè a te che te ne frega? Perché quello poveraccio non può godersela a modo suo? Ma ci mancherebbe!! Venite a dirlo proprio a me? Felicissimo di vedere qualcuno trovare un modo per stare bene a modo suo... solo che ecco, il punto è che questo gay che più gay davvero non si può, ogni volta tira fuori la battutina malevola, dico ogni fottuta volta che uno gli da un po’ di corda e gli fa qualche domanda... che poi non so che domande gli fanno o di cosa stanno a parlare perché sinceramente io mi faccio i cavoli miei... bhè ogni volta questo esplode (badate in urlata perché lo sentano tutti) tutto sul più bello in una serie di - Attenti al lupo gay che si aggira tra noi... . - Della serie... “Oh, io la doccia non me la faccio mica che poi ti becchi il finocchio che ti punta... oh ma sei pazzo? Quello poi ti segue e ti incantona in un angolo, sai per la fame che hanno... ma tu pensa che schifo pensare che c’è un culattone che tornato a casa si fa le seghe pensando a quando ti ha visto nudo... io qualcuno l’ho visto con l’uccello ben dritto che tenta il trucco del sapone... .” MA DAIIIIII!!!!!!!!!! Ma ci credete? Sto stronzo di un frocio che fa terrorismo gay!!!! E perché poi? Per che diavolo di ragione? Deve forse paracularsi per quando gli scende la bavetta??? Un giorno ha sputtanato un ragazzetto... che ok, ce l’aveva sull’attenti... ma magari erano pure fatti suoi!!! O no? E sto stronzissimo gli ha fatto una scenata pubblica incredibile!!! Io allora gli ho fatto osservare che a uno si può drizzare per i mille e più mille motivi... magari gli è venuta in mente la tipa che gli ha appena fatto da lepre per tutte le vasche... se a me si drizzasse ora tu che mi diresti? Ha detto che uno come me frocio non può certo esserlo... SOB!!! Ma quello invece lo era proprio un bastardo suc xxx cazzi... lui queste cose le capiva al volo... Sto povero ragazzetto rosso come un papavero, che a momenti si metteva a piangere ovviamente non lo si è più visto... avrà cambiato piscina... ma tu pensa !!! Voi lo capite uno che fa così? E non ditemi che è solo per fare l’unico gallo nel pollaio... perché io invece vi dico che è solo uno stronzo frustrato che deve rifarsi delle sue rogne e della sua viltà sugli altri...L’altra sera il trucchetto dell’accappatoio ha provato a farlo anche con me... sbagliato tutto... per prima cosa gli ho fatto notare che se si rivolgeva alla segreteria un accappatoio da imprestargli ce l’avevano di sicuro, una volta era successo pure a me di dimenticarlo e me ne avevano dato uno della piscina... un po’ piccolo e cortino, ma diamine di spugna era!! E poi ho pure aggiunto che si dimenticava un po’ troppo spesso le cose e forse una cura di fosforo e ferro non gli avrebbe fatto male... ci è rimasto un po’ ma poi se l’è messa via e ha seguito il mio consiglio ed è andato a chiedere un accappatoio... poi è tornato alla carica e si è messo a farmi il terzo grado di domande e di sguardi... ho celato il più possibile, mi sono vestito in fretta... farmi vedere da sto stronzo, ma vi pare? Piuttosto nudo su una rivista gay!! Bhè si fa per dire... Poi sul più bello che mi sto infilando il maglione se ne esce con questa “che sono proprio ingenuo a farmi la doccia là”, perché? Chiedo con finta nonchalance e quello attacca con la solita tiritera... . Ah bene, mi dico... ma non è serata per te... sai, osservo, non penso che per quanto ti riguarda devi avere tanti timori, fa uhm? Bhè non penso che sei il tipo che un gay si metterebbe a guardare od a provarci... Ah, e tu che ne sai? Quelli appena vedono un culo od un uccello... No, carino non funziona proprio così uno gli attributi ce li deve avere, sennò che stai a guardare? Mi ripete e tu che ne sai? E’ nero... vedo il fumetto che gli esce da quella inutile testa che si ritrova insaccata tra le spalle... Bhè vedi, dico, si da il caso che io sono gay e sinceramente non ti guarderei mai, già in costume si vede che non ne vale la pena... quello diventa blu e verde e poi violetto, non riesce a smaltirla la verità, perché insomma è pure vero quello che dico... . Poi esplode!!! Le offese, le madonne, e pervertito di qua e pervertito di là, e fate tutti schifo e tutti gli epiteti offensivi del caso etc etc etc... . Gli dico che mi dispiace davvero che la mia presenza lo disturbi tanto ma io un cartello lo volevo proprio appendere mesi addietro “Ragazzi attenti c’è un frocio tra voi!!!” ma la direzione ha detto che pur a fin di bene non si poteva fare... che i cani in piscina non ci possono entrare ma i gay si. S’è stato zitto. Ma proprio zitto.Ora io vorrei davvero un giorno beccarlo in qualche locale gayo e sputtanarmelo di brutto, ma per quel poco che ci vado non ho molte speranza... l’espressione della sua faccia... me la sogno... . Ma mi basterebbe che girando da queste parti leggesse e si riconoscesse...A lui allora al caso dico se non hai palle per vivere la tua vita lascia che chi ce le ha si viva in santa pace la sua!!! STRONZO!!!!!

Se volete, potete intervenire nella discussione sul tema aperta nel FORUM DI PROGETTO GAY:
http://progettogay.forumfree.net/?t=25631145&st=0#ent...

PROSTITUZIONE GAY E POTERE

Ciao Project,
mi chiamo Ciro ho 31 anni, ho dato un’occhiata al blog e mi è piaciuto però una cosa ci manca che invece nella realtà c’è e, se tu non la racconti, dai ai ragazzi l’idea che il mondo gay è il mondo delle favole, mente non lo è affatto. Tu hai dato tanto spazio alle storie pulite, ai ragazzi giovani... e hai fatto bene, ma non ti dimenticare che i gay di cui parli tu sono solo una parte della realtà, e non è nemmeno una questione di vivere in un modo o nell’altro il sesso. E’ proprio una questione di vera e propria delinquenza. E’ tutto mascherato, è ovvio che tu non riuscirai mai a dimostrare come stanno le cose. In genere non c’è violenza fisica ma io ho visto ragazzi che ne sono usciti a pezzi perché una forma di violenza in un modo o nell’altro l’hanno subita e l’ho subita pure io. Non è vero affatto che i gay sono solidali e che si vogliono bene, forse capita ai ragazzi che conosci tu ma quello che vedo io è completamente diverso. Non è questione di gay e di etero ma di servi e padroni. Questa è la realtà. Se c’è gente più forte di te, ti schiaccia. Chi ha i soldi è il padrone, se il padrone è etero si compra le ragazzette, se è gay si compra i ragazzetti ma mica per volergli bene, mica per fare un po’ di sesso con loro... no! ma solo per dominarli, solo per metterli sotto i piedi, per ricattarli, per giocare con la loro ingenuità... perché ci sono ragazzi di 20 anni che si credono intelligenti, sono bei ragazzi e loro pensano di essere più furbi degli altri e di avere trovato la chiave per arrivare dappertutto. Ma che ti credi che loro adoperano la parola “prostituzione”, questo non succerà mai. Quelli, del boss loro, dicono “io gli piaccio” e te lo dicono con un’aria che ti fanno pena, perché non sono affatto più furbi degli altri e dove si vanno a cacciare non se lo immaginano nemmeno. E il boss li ricatta. L’hanno fatto pure con me, e quando succede tu li odi veramente, prenderesti un paio di forbici e gliele ficcheresti nella pancia. Io a 18 anni lavoravo, facevo il barista a Napoli e non avevo mai una lira e quelli che giravano intorno al bar i soldi ce li avevano. Poi il padrone del bar con me c’ha provato, io mi sono difeso e lui ha lasciato perdere ma la sensazione di schifo che ho provato allora non me la dimenticherò mai più e dopo m’ha cacciato via. Non tenevo una lira, e quando non c’hai una lira che fai? A chi la vai a chiedere? Alla banca? C’era uno che conosceva un sacco di gente e ho chiesto a lui che potevo fare e lui m’ha detto che io di soldi ne potevo fare e tanti... ma non dovevo essere cretino... Ho detto: e come? E insomma m’ha detto che c’era gente importante che cercava bai ragazzi per fare il cameriere alle feste della gente ricca e, m’ha detto, là se ci sai fare i quattrini li fai... quelli ti danno pure 100 euro di mancia. Io poi allora non capivo niente e ho detto sì... e allora il vestito buono me l’hanno dato loro, ma non la divisa da cameriere, proprio un vestito vestito e bello pure, m’hanno portato dal barbiere e m’hanno tagliato i capelli corti corti. Poi m’hanno portato a casa di uno di questi e m’hanno detto che mi dovevo fare una doccia, perché io doccia a casa mia non ne ho e nemmeno vasca da bagno. Ma quelli non se ne andavano e io mi sono dovuto fare la doccia davanti a loro che mi guardavano un po’ strano... quelli non erano gay erano solo delinquenti e stavano pensando se potevo andare bene per il capo loro... ma io avevo 18 anni. Mi son vestito e m’hanno portato fuori Napoli su una BMW una macchina che sembrava una transatlantico, arriviamo a una villa fuori Napoli, di quelle che le vedi solo al cinematografo e mi trovo davanti un ragazzo di una ventina d’anni, un bel ragazzo, gli altri se ne sono andati e io sono rimasto con quel ragazzo. Gli ho chiesto come potevo fare a tornare a Napoli, ma mi ha detto che avrei dormito là perché la festa sarebbe durata tutta la notte e io stavo a servizio tutta la notte. Gli ho chiesto quanto mi avrebbero dato, lui ha detto 200 euro, che io non l’ho mai visti manco dopo una settimana, però ha detto che potevo guadagnare molto di più... M’ha chiesto quanti anni avevo e pure la data di nascita e m’ha detto: che se sei minorenne qua non ci puoi lavorare. La sera c’è stata la festa. Una cosa che io non ne avevo mai viste simili. All’inizio si trattava proprio di fare il cameriere, ci saranno stati una decina di ragazzi, tutti bei ragazzi. Insomma sembrava una cosa buona. Poi hanno detto che dovevano fare un gioco... hanno messo i tavoli l’uno vicino all’altro e c’hanno fatto fare, a noi ragazzi del servizio, la sfilata di bellezza... prima sembrava una cosa per ridere, poi hanno cominciato: “se fai la passerella senza giacca sono 100 euro... se ti togli la camicia sono 200 euro... insomma avete capito come stava andando a finire, ma io non c’ho visto più e gl’ho rovinato la festa, mi sono messo a urlare che erano una massa di porci, ma sono venuti quelli del servizio d’ordine e a me e a altri due c’hanno buttato fuori e c’hanno minacciato pure di brutto. Quando ci siamo trovati fuori, gli altri due m’hanno pestato di botte a sangue perché non hanno preso una lira mentre gli altri si sarebbero portati via più di 1000 euro per uno. Io se quei ragazzi fossero gay non lo so, né i due che mi hanno pestato né quelli che sono rimasti alla festa. Ma io dico, ma etero o gay che siete, ma come fate ad accettare una cosa del genere?! Io lo so che passerò la vita a fare il barista ma una dignità di morto di fame ce l’ho e non mi sono mai venduto a nessuno. Io a gente come quelli della festa gli sputerei solo in faccia, non sono persone, sono sacchi di mer..

Se volete, potete partecipare alla discussione aperta sull’argomento nel FORUM DI PROGETTO GAY:
http://progettogay.forumfree.net/?t=25624094

mercoledì 27 febbraio 2008

COMING OUT A SCUOLA

Per la scuola ci passano tutti. Apro questa classicissima discussione con una riflessione, apparentemente banale: per un ragazzo gay la scuola superiore è insieme l’inferno e il paradiso, ci si entra a 14 anni e se ne esce a 19 ormai giovani adulti. In pratica quasi tutto l’apprendistato sessuale e soprattutto affettivo è legato all’ambiente della scuola. Se per un ragazzo etero i comportamenti possono essere relativamente liberi, un ragazzo gay sperimenta a scuola lo stesso senso di costrizione e di limitazione che sperimenterà per il resto della vita. Si tratta letteralmente, purtroppo, di una scuola di vita. Nonostante tutte le limitazioni che un ragazzo gay sente sulla sua pelle la curiosità sessuale resta sempre vigile e prevale in genere sul senso di disagio, tra i ragazzi più grandi si sviluppano talvolta rapporti affettivi molto forti, amicizie, amicizie amorose e anche vere storie d’amore. Storie d’amore etero ne vedete molte, storie d’amore gay non ne vedere mai e anzi non vedete mai nemmeno ragazzi gay. Tutto a scuola è rigidamente etero, nessuno, né insegnante né studente si concede aperture gay, il gioco è pericoloso e, talvolta, sotto l’apparenza dell’interessamento pedagogico e psicologico alcuni ragazzi possono subire l’omofobia latente nell’istituzione. Riporto qui qualche pagina del diario scolastico 1976 di Dario, un ragazzo allora 16enne.
______
Lunedì
Potevo nascere brutto! ... Mamma.... perché m’hai fatto così bello? Se ero brutto stavo meglio... io a queste non le sopporto proprio... Mi s’appiccicano addosso, mi fanno una caspita di moine. Cinzia mi si siede sempre sulle gambe e fa finta di niente... Paola mi si sbaciucchia pure... ma chi te vole! ... ma andatevene da Cristiano che a lui non gli pare vero, così fate contento lui e lasciate tranquillo me... ma quello è brutto... per fortuna sua... vabbe’... basta... ma quanto la fa lunga questa [la prof. di filosofia] e poi la butta sempre il politica e lei dice che fa lezione... Ma che ti guardi? ... Sto scrivendo... ma a te che te ne frega che sto scrivendo... sto prendendo appunti dei cavoli miei... vedi... faccio pure sì sì con la testa... sei contenta? ... Ma a me questa mi pare Maga Magò!
Mercoledì
Che rabbia! Io a quello me lo magno! Sei vecchio, passi! C’hai la pancetta, passi! Non c’hai manco un capello in testa, non è colpa tua. Ma sei uno str.... !... io le due ore del mercoledì le aspetto tutta la settimana perché mi devo vedere Emilio che si spoglia... e tu che mi fai? Te ne stai casa tua e ti dai malato... e a noi ci mandano la befana per altre due ore di filosofia... ma caz..! E adesso devo aspettare un’altra settimana...
Giovedì
Oggi mi chiama Maga Magò... “Ma che stai scrivendo? ... portami il diario!” ... Io... a te... il diario... ma col caz... che te lo porto! L’ho dovuta supplicare, mica glielo potevo dare. Vabbe’ questa è una... e poi Paola, ciccì e cicciò, m’ha pure detto all’orecchio che secondo lei Fabrizio è gay... Fabrizio! Che è brutto come la fame... Avesse detto Emilio... beh...
Venerdì
Oggi ci siamo parlati e m’ha cercato lui! ... vabbe’... c’eravamo solo noi perché c’era l’assemblea e erano quattro gatti... però mi dice: “Lo vuoi un caffè?” Mi ci so’ fiondato... Siamo stati a parlare dalla nove a mezzogiorno. Emilio è affascinante... è un poeta, dice cose bellissime, un po’ malinconiche però, dice che non gli hanno mai voluto bene.... ma com’è possibile? La maggior parte abbiamo parlato di scuola, vabbe’ è la prima volta che parliamo. Lui fa atletica, c’ha quasi 17 anni e sembra che ce ne abbia venti! Si fa la barba tutti i giorni e c’ha la pelle del viso bellissima. E’ proprio bello e poi non si crede di essere chissà chi... non c’ha boria... quando stava lì io me lo sarei ... dico per dire, però mica tanto! ... poi è passata Maga Magò e m’ha fatto venire i nervi: “Che state facendo voi due lì? ... andate all’assemblea! ... forza!” S’è messa davanti alla porta della classe e ha aspettato che uscissimo... e quando siamo usciti c’ha guardato con un ghignetto che non m’è piaciuto proprio. Io a Emilio gliel’ho detto: “Questa ha pensato chissà che...” e lui m’ha detto una cosa bellissima: “E lasciaglielo pensare!” Bella, Emilio, bellissima! All’assemblea una rottura incredibile. C’era uno del quinto che faceva tutto lui... “Noi dei quinti di qua, noi dei quinti di là...” ... Oh! Bello che se te fa uno strillo la befana te la fai sotto! Io e Emilio ci siamo messi da una parte e siamo rimasti a chiacchierare e a un certo punto mi sono appoggiato alla spalla di Emilio... una sensazione da sogno... poi è passato un ragazzo e mi ha fatto occhiacci, io mi sono girato e la befana ce l’avevo dietro... ha detto solo: “Eh...” e io me la sono guardata e le ho detto: “Professoressa ma qui stanno pomiciando tutti... ma lo dica un po’ pure agli altri! ...” e lì è scoppiato il finimondo: “Voi siete due maleducati!” ... “Semmai io sono maleducato... lui non c’entra proprio!”... “Eh no! C’entra c’entra... ma dove vi credete di essere!” E lì s’è girato pure Emilio: “Andiamocene va!” Io ero rosso di rabbia, sotto gli occhi della befana Emilio mi prede la mano e ci allontaniamo mano nella mano. E’ stato uno dei momenti più belli della mia vita! Poi m’è venuta la paura perché quella si vendica ma Emilio ha detto: “Mica ci possiamo fare condizionare da quella...” Io lo amo, prima era una questione solo di sesso ma adesso lo amo, lo amo proprio! Emilio!!!

Se volete, potete partecipare alla discussione "COMING OUT A SCUOLA" nel FORUM DI PROGETTO GAY:
http://progettogay.forumfree.net/?t=25564308

martedì 26 febbraio 2008

DIARIO GAY

Lo chiamo, cerco di parlarci, nemmeno mi risponde, provo a chiedergli se ce l’ha fatta ad andare avanti, non mi risponde... vuol dire che siamo da capo. Mi sento distrutto. Basta! Non ce la faccio più... tanto è una partita persa... ma che ti posso dire... qualunque cosa ti dico tanto non cambia niente, ti dovrei controllare 24 ore su 24, te lo dovrei impedire fisicamente... Non ne posso più di assistere al disastro e di fare finta che non è vero... ormai non sei più nemmeno gay, ormai non sei più niente e nemmeno per me sei più niente, quando parlo fingo perché lo so come andrà a finire. Provarci? ... ma a fare che? A farti ragionare? Ma è impossibile... ormai tu in testa hai una cosa sola e non lo capisci nemmeno... poi mi dici che mi vuoi bene e pensi di avere risolto tutto così, che mi metto l’anima in pace e che va bene così... ma se mi vuoi bene veramente smettila con quella c.... di roba! E invece no, tu fai solo chiacchiere ma da lì non schiodi... mi dici cose tenere... ma che me le dici a fare? Non le voglio più sentire... sono stupidaggini! ... io lo vedo come stai, maledizione, lo vedo... e non posso fare niente. Ieri sera eri proprio fuori, tra noi c’era un muro di dieci metri, dicevi: “sono stanco... non mi tira...” ma tu non ci stavi proprio, in tutto il pomeriggio avrai detto cento parole e ripetendo sempre le stesse cose senza senso. Non ce la faccio ad assistere a scene simili, mi fanno troppo male. Un anno fa eri il mio idolo, adesso sto con te solo perché mi fai pena... e poi a che serve? Dimmelo! A che serve? Più tempo passa più penso che non riuscirò a tirarti fuori... ma perché, Dio mio, perché? Poteva essere tutto così bello e poi si è rovinato tutto, io lo sentivo che si stava andando alla rovina, tu dicevi sempre di no, ma io lo sapevo che sarebbe finita così... gli amici nuovi... macché amici... quelli ti hanno ammazzato e hanno ammazzato anche me. Ma tu capisci, due ragazzi come noi che si sono trovati e che si sono voluti bene, ma che cosa potevamo sperare di più... e funzionava bene tutto, c....! Funzionava bene tutto... e poi un anno dopo siamo ridotti così. Che devo fare? Non lo so... Che devo fare? Io mollo tutto e vengo da te, non ci riesco a stare qui, non ci riesco a pensare che tu puoi crepare e io posso stare solo ad aspettare.

Eri uno zombi, con gli occhi acquosi, completamente fuso. Una casa in abbandono totale, muffa e puzza terribile. Non stavi nemmeno sul letto ma proprio buttato per terra, con la barba lunga, con le unghie nere. T’ho rimesso sul letto e mi sono messo a pulire la casa, tu nemmeno te ne sei accorto. Ho raccolto due sacchi enormi di immondizia, ho fatto i piatti, ho pulito il bagno che era uno schifo incredibile. Ci ho messo tre ore ed è una casa di una stanza sola. La biancheria era tutta sporca le lenzuola macchiate di sangue, le ho messe in lavatrice... ho tolto la polvere, ho lavato i pavimenti ma tu eri sempre completamente andato. Ho fatto un tè bello pesante e te l’ho portato, ne hai bevuto un po’ poi hai dato uno trattone e te ne sei buttato addosso metà, ti ho fatto alzare per forza e ti ho fatto bere la tazza di tè che avevo preparato per me... non ti reggevi in piedi... puzzavi proprio, uno come te che si faceva la doccia due volte al girono, ti ho portato nel bagno, ti ho spogliato e ti ho fatto mettere seduto sul fondo del box della doccia, poi mi sono spogliato anch’io... eri ridotto ad essere inguardabile, pelle e ossa... distrutto... ti ho lavato come si fa con un bambino, poi ti ho rivestito con le uniche cose pulite che ho trovato in casa, dei jeans vecchissimi e una magliettina bianca. Eri un po’ meno stordito, ti ho fatto sedere sullo sgabello in bagno, ti ho tagliato le unghie delle mani e dei piedi, ti ho lavato di nuovo le mani con lo spazzolino, ti ho tagliato i capelli con le forbici, ti ho fatto la barba, eri un po’ più guardabile ma eri secco da fare paura, siamo tornati in camera. Ti ho chiesto: “Dov’è?”, tu mi hai detto: “No, ti prego, no...”. Mi sono messo a cercare alla disperata, dopo tutto in una casa di una stanza non è difficilissimo cercare... tu eri certo che non l’avrei trovata... poi mi è venuto in testa che una scarpa non stava vicino all’altra ma stava nel bagno, sono andato a riprenderla quella scarpa... ed era lì. Sei diventato feroce, come non ti avevo mai visto, un ragazzo dolce come te trasformato in una furia, una furia ridotta quasi a uno scheletro ma una furia... ma non ce la potevi fare, non ti reggevi in piedi e hai cominciato a piangere alla disperata, ma io ho buttato tutto nel cesso, poi sono tornato da te. Piangevi disperato. Ho provato ad abbracciarti, mi hai respinto... non lo avevi mai fatto prima... in quei momenti mi hai odiato, lo so. In casa non c’era niente da mangiare ma non potevo lasciarti in quello stato per andare a comprare qualcosa... dovevamo andarci insieme, tu non volevi farti vedere così, ma io non potevo lasciarti a casa, poi ti sei deciso e siamo usciti. Il sole di dava fastidio, avevi mal di testa. Siamo arrivati dal fornaio abbiamo preso il minimo indispensabile... a casa ho preparato due spaghetti, ne avrai mangiati sì e no 30 grammi... però hai bevuto un po’ di succo di frutta, col passare delle ore eri meno stordito, dicevi ancora cose un po’ sconnesse ma meno di prima. Una tazza di te, verso le quattro, l’hai bevuta per intero e hai mangiato anche quattro biscotti, poi hai detto che eri stanco e sei andato a buttarti sul letto, ma io ti ho fatto mettere a letto come si deve. Ho fatto una seconda lavatrice, ti ho lavato le camicie, le mutande, le magliette, i calzini e ho appeso tutto sul balcone ad asciugare. Ho preparato un po’ di cena. Hai dormito fino alle nove e mezza. Mi ero steso vicino a te ti guardavo, quando ti sei svegliato ti sei girato verso di me e mi hai detto: “Grazie Cucciolo!” e io mi sono messo a piangere come un cretino.
Lo so che non è finita e che sarà durissima, però adesso ho di nuovo la sensazione che ci sei. Lo so che non devo illudermi ma un primo passo l’abbiamo fatto e per me è moltissimo, è un passo verso la vita!

SCORAGGIAMENTO GAY

Ci sono momenti nella vita di un uomo in cui ci si rende conto di avere sbagliato tutto, momenti in cui alcune cose che ti sembravano bellissime e fondamentali ti appaiono sotto una luce più realistica per quello che sono, ti senti inadeguato distrutto da un combattimento quotidiano che finisce per toglierti la serenità, ti trovi di fronte a cose più grandi di te che non riesci a gestire, hai la netta impressione di restare subissato da una marea di problemi e di situazioni delle quali non puoi che prendere atto, problemi più grandi di te, per i quali non basta il coraggio. Ho avviato il progetto col desiderio di conoscere persone, di impegnarmi in un dialogo che sentivo necessario ma, semplicemente, non avevo capito quanto il dialogo è in realtà difficile e quanto il mio coraggio fosse solo frutto della inconsapevolezza di quello che avrei trovato. Non ce l’ho con nessuno, se non con me stesso, per aver pensato di poter fare quello che altri non avevano fatto, per essermi creduto capace di fare qualcosa di positivo, ma l’esito è un solo, un senso di totale inadeguatezza di fronte a una marea di cose incontrollabili, a una marea di esigenze alle quali non posso dare risposta a una marea di conflitti ai quali semplicemente non c’è soluzione. Non è la prima volta, nella gestione di Progetto Gay, che mi trovo in momenti di difficoltà e di scoraggiamento, ma oggi il senso di inadeguatezza è veramente asfissiante per una somma di situazioni che non riesco a gestire. Vedendo da vicino il mondo gay mi sono reso conto di che cosa è veramente e il mio senso di smarrimento è aumentato a dismisura, vedo ogni giorno come sia difficile comunicare, quanto diversi e spesso inconciliabili siano i modi di vedere la vita delle persone che incontro, quanto disperato bisogno di affetto ci sia, quanto disperato bisogno di non essere soli e nello stesso tempo quanto sia arduo, se non impossibile, costruire un seppur minimo frammento di dialogo, anche quando ci si prova da tutte e due le parti, anche quando ci si prova seriamente da tutte e due le parti. E ho visto quanta sofferenza ci possa essere in situazioni che probabilmente non avranno nessuna soluzione, quanta angoscia ci possa essere nel sentirsi al limite della tentazione di abbandonarsi alla deriva, e di fronte a tutte queste cose, l’ho imparato in pratica negli ultimi quindici giorni, non c’è assolutamente niente da fare. Arrivo alla terribile constatazione che inevitabilmente ognuno va per la sua strada e che ogni tentativo di dialogo è frutto solo dell’ingenuità del non averlo capito. Mi trovo di fronte a problemi troppo grossi, a situazioni troppo difficili. Provo solo un profondo desiderio di fuggire davanti a tutte le cose che non riesco a gestire. Capisco perfettamente quelli che scappano, quelli che rinunciano, quelli che cercano di salvarsi nel piccolo del privato perché il senso di frustrazione è enorme e l’idea di potere influire anche in modo minimo sulla vita di altre persone è pericolosissima perché comporta un’assunzione di responsabilità che finisce per schiacciare. Un blog, salvo i commenti, è un ambiente controllato da una sola persona, in qualche modo è una forma di espressione unilaterale, anche un blog può fare danni, ma chi lo scrive non li vede. Un forum è molto più pericoloso perché al di là dello scambio in dimensione pubblica crea una catena incontrollabile di rapporti di tipo privato. Una chat poi è uno strumento che può realmente essere terribile, perché può creare illusioni, delusioni, fraintendimenti, può alimentare meccanismi psicologici incredibili e ingestibili. Sono molto seriamente tentato di chiudere definitivamente e in toto l’esperienza di Progetto Gay o di lasciare, se mai, in piedi solo i blog con la moderazione preventiva dei commenti. Sono stanchissimo e soprattutto non ce la faccio a reggere questi ritmi. Per oggi non aprirò la chat msn né quella di C6. Non mandatemi messaggi personali nel forum perché la casella è piena e non la svuoterò. Se volete, usate la posta all’indirizzo corrispondente al mio contatto msn.

lunedì 25 febbraio 2008

SCOPRIRSI GAY E INNAMORARSI DI UN ETERO

Ricevo e pubblico.

Ciao project,
vedi tu dove piazzare questa storia, cioè la mia storia, perché è così pazzesca che potrebbe stare da più parti contemporaneamente.

Il mio nome non è affatto comune e preferisco non dirvelo perché mi riconoscerebbero subito, lo stesso vale per il luogo dove vivo, che è un posto piccolo di gente pettegola che ha già provato in tutti i modi a mettermi in mezzo e non ho capito nemmeno perché dato che io qui sono addirittura famoso come etero e, anzi, prima, su di me avevano fatto fortissimi pettegolezzi dicendo che avevo messo in cinta una ragazza, ma io non ho smentito niente e ho lasciato tutto nel vago... però dopo ci hanno provato pure con la storia del gay perché non ho voluto mettermi con una ragazza di ottima famiglia che si era messa in mente che poteva stare solo con me.

Forse non avete capito niente, ma adesso la storia che voglio raccontarvi non è quella come la vede la gente ma quella che la gente non vede. Adesso ho 23 anni, la storia è cominciata quando ne avevo 19, perché dopo la maturità, per fare l’università sono dovuto andare a Milano. Avevo deciso di iscrivermi a ingegneria e così ho fatto. Il mio sogno sarebbe stato avere un appartamentino in fitto a Milano e starci da solo, ma quattrini non ce n’erano e alla fine mi sono ridotto ad andare in un appartamento di due stanze con altri tre studenti.

Sono arrivato lì alla metà di Ottobre la settimana di inizio delle lezioni. Io, per la cronaca allora ero etero, non solo mi ci sentivo ma ero etero, una ragazza non ce l’avevo perché quelle del paese non mi piacevano però io facevo solo fantasie etero. Premetto che al paese avevo solo due amici, tutti e due maschi, bravi ragazzi, ma bruttarelli forte... con loro mi trovavo bene un po’ come in famiglia, quando è successa la storia della ragazza che era rimasta incinta e la gente pensava che fossi stato io, i miei amici sono rimasti con la mezza idea che fosse vero e si sono un po’ staccati da me, perché pensavano che io con loro non fossi sincero, che nascondessi qualcosa ma non era così e non nascondevo nemmeno il fatto di essere gay perché io allora non lo ero, cioè, almeno non mi ci sentivo proprio.

Al paese poi non c’era proprio modo di vedere nessuno. Ho letto di ragazzi che vanno in palestra, che vanno in piscina ma io non l’ho mai fatto e non mi è nemmeno mai venuto il desiderio di farlo, erano cose lontanissime da me e basta. Quindi, quando sono arrivato all’appartamento io non avevo niente da nascondere, il problema non si poneva proprio, ero un ragazzo etero tra altri ragazzi etero.

Arrivo lì all’ora di pranzo, mi presento, mi mettono un posto a tavola. Claudio e Marco sono compagni di stanza da tre anni, Paolo ha 19 anni come me e per di più è arrivato il giorno prima... quindi sto in stanza con lui. Un bel ragazzo ma allora i bei ragazzi non mi interessavano proprio, non era che fingessi di non essere interessato, non ci pensavo proprio. Insomma, si pranza, le solite cose, tu che cosa studi? ecc. ecc. e scopro che Paolo fa ingegneria meccanica come me e che il suo cognome è quasi identico al mio (differisce solo per una vocale in mezzo!) quindi io Paolo me lo ritroverò sempre, a casa e a lezione. Io penso: meglio di così!
Anche lui è contento ma non lo esprime più di tanto o forse sì, ma non ho ricordi troppo precisi della cose perché al tempo a queste cose non davo molto peso.

Dopo pranzo mi offro di lavare i piatti per dare una mano, Paolo mi segue, gli dico che posso fare da solo perché sono pochi ma lui insiste e in dieci minuti è tutto a posto. Si offre di accompagnarmi all’università perché lui ha già fatto un giro esplorativo il giorno prima.... lo seguo, sa come muoversi, ha un’idea precisa degli esami, degli orari e anche dei professori, resto molto bene impressionato, poi mi dice che forse non c’è nemmeno bisogno che io compri i libri, almeno quelli di teoria, perché ci sono i suoi e che posso prendere al massimo i libri di esercizi, perché tanto si studierà insieme. Parliamo per ore dei nostri ricordi di scuola, della nostre famiglie ma in modo molto generico, mi sembra che venga da un livello sociale grosso modo come il mio.

Torniamo a casa, che per fortuna è vicinissima all’università, mi dice di sistemare la mia roba. L’armadio è unico, la roba sua l’ha messa nei ripiani bassi, mi dice “per lasciare a te quelli più alti”, io sorrido. Allora non ci facevo caso, ma poi ho capito che Paolo per tutta la mattina aveva spento il cellulare, quando stavamo all’università, ma non lo aveva riacceso nemmeno dopo. Voleva parlare con me senza essere disturbato. Gli ho detto che avrei fatto volentieri una doccia, lui mi ha detto di avvisare prima Claudio e Marco, visto che il bagno era in comune, gli dico che non è bisogno perché Claudio e Marco si trattengono all’università, mentre io uscivo dalla stanza lui ha acceso il cellulare. Dopo la doccia pranziamo: pizza e supplì e lui lava i piatti, dico a Paolo che vorrei andare a fare due passi perché il pomeriggio è bellissimo, io intendevo andare da solo, ma lui mi guarda e mi dice: “Vengo?” Gli faccio cenno di sì con la testa.

Passeggiata lunghissima, tantissimi discorsi ma tutti di studio, di ragazze nemmeno una parola e di amici nemmeno. Parlava molto corretto, sicuramente pensava molto prima di parlare, ogni tanto ci infilava delle tirate di carattere generico che servivano come riempimento ma non stava zitto. Non mi guardava quasi mai in faccia, non mi faceva domande, insomma nemmeno quelle più banali che si fanno tra ragazzi... niente! Tutto ragionamento dell’università, del lavoro, del piano di studi, di come fare ad organizzarsi. In un certo senso mi faceva piacere che fosse così perché per gli studi avrei potuto fare conto su di lui, ma io avrei voluto che mi fosse amico.

Ho cominciato a raccontargli del fatto che la gente pensava che avessi messo in cinta una ragazza ma ha glissato e ha proprio cambiato discorso. La sera eravamo di nuovo in quattro e il clima era di scherzi e di distrazione. Claudio raccontava barzellette abbastanza castigate, Marco rideva e pure io, Paolo ascoltava e faceva finta di divertirsi. E’ andata avanti così per un po’ poi ci siamo messi a vedere la televisione. Io ero stanco e alle undici ho detto che sarei andato a letto.

Paolo mi ha seguito a ruota e lì c’è stato veramente un momento di imbarazzo, io non avevo mai dormito in stanza con un’altra persona, con più di una sì, al tempo delle gite scolastiche, ma in due mai. Ho visto che era in imbarazzo serio anche se non voleva farlo vedere, sono uscito con la scusa di andare in bagno e sono rientrato dopo tre minuti, lui era già a letto. Io allora ero etero e non ho avuto in pratica nessuna remora a spogliarmi rapidamente e a infilarmi a letto. Poi gli ho chiesto come si doveva fare l’indomani per la doccia e per il bagno dato che eravamo in quattro. Mi ha risposto che Claudio e Marco cominciano le lezioni tardi... e non si alzano mai prima delle otto, mentre noi alle otto dobbiamo stare all’università. Ci siamo messi d’accordo. Sveglia elle 6.30. prima usa il bagno lui venti minuti e io metto la colazione sul fuoco, poi tocca a me e lui sorveglia il latte finché non bolle... Avete capito l’avvio della storia.

Allora, dopo una prima giornata così, forse no, perché ero stanco morto, ma nei giorni immediatamente successivi, mi sono reso conto che nelle convivenze strette come quella mia e Paolo, anche se non c’è invadenza, comunque, manca la privacy e il problema non è solo teorico perché un ragazzo ha pure bisogno di masturbarsi, però quando hai in camera un altro ragazzo che fai? ... ci provi cercando di non farti beccare quando lui dorme ... e se poi non dorme? I ragazzi poi hanno sviluppato tutti una specie di radar che permette loro di avvertire ogni minimo rumore che sia ricollegabile alla masturbazione. Quindi masturbarsi quando l’altro è in camera è praticamente impossibile. Ci restava solo il momento della doccia al mattino e in effetti io facevo così... ma lui probabilmente no, perché io col mio radar speciale, durante la notte, sentivo un minimo fruscio che poteva essere solo quello di un ragazzo che si masturba. Adesso che mi sento gay una cosa del genere mi eccita molto, ma allora non era così... lo notavo, ci facevo caso, ma la cosa non era per me molto significativa. Come se adesso pensassi che sto in stanza con una ragazza che si masturba, non ne sarei per niente sconvolto, meravigliato sì, ma niente di più. Quindi io penso che lui lo facesse di notte. Io non ho mai fatto il minimo cenno alla cosa e lui tantomeno.

Il momento critico della mia storia si è realizzato una domenica mattina, quindi quando Claudio e Marco non c’erano. Ci alziamo, facciamo colazione, tutto come al solito. Dico a Paolo che vado a fare due passi, mi risponde, come aveva fatto tante altre volte che deve scrivere della mail altrimenti i suoi lo sparano perché i parenti hanno bisogno di attenzioni anche loro, mi chiede a che ora torno, di dico che vado al parco ma che dopo voglio arrivare fino in centro, più o meno tre ore. Accende la radio. Io lo saluto. Esco, faccio una lunga passeggiata, poi mi accorgo di avere dimenticato il portafoglio con l’abbonamento dell’autobus. Torno a casa. Sento la radio ad alto volume. Entro in camera e che cosa ti vedo? Paolo che si stava masturbando sdraiato sul letto. Non ho mai provato un momento di imbarazzo più terribile, lui è diventato rosso come un peperone e si è coperto subito come ha potuto, mi rendevo conto di averlo messo in una situazione difficilissima. Si è rivestito in due secondi, io ho cercato di alleggerire la faccenda dicendo che lo fanno tutti, ecc. ecc. ma più ne parlavo più si faceva rosso. Gli ho detto che io lo facevo a mattina sotto la doccia ma poi ho aggiunto che lui invece lo faceva di notte e che lo avevo sentito. Non lo avessi mai detto! Era agitato, stranito, proprio sconvolto, gli ho chiesto scusa e stavo chiudendo la porta ma mi ha detto: “Ma dove vai? Ormai è fatta... dai...” Anche lui ha cercato di alleggerire... ma non ha parlato di sesso nemmeno in quella situazione, l’unica battuta in tema è stata: “Mi sa che la mattina sotto la doccia è meglio, almeno è più prudente...”.

C’è voluto un bel po’ per superare l’imbarazzo ma poi l’abbiamo superato, almeno i rapporti tra noi sono ripresi più o meno come prima... ma io la scena non me la sono più tolta dalla testa e praticamente da quel giorno quando mi masturbavo pensavo solo a Paolo e a quando l’avevo sorpreso sul letto. A lui non lo potevo dire ma mi sentivo strano... un etero come me che non si toglie dalla testa una scena come quella... Quella scena per me è stata l’inizio della rovina. Piano piano ho finito per desiderare Paolo in modo violento. Volevo che tra noi si creasse un contatto più forte del fatto di essere compagni di stanza. In certi momenti lo vedevo strano, turbato, scontroso e attribuivo questi comportamenti al fatto che stesse lottando con se stesso per reprimere la sua omosessualità.

Avevo notato una marea di cose che lasciavano pensare che si stesse riconoscendo gay. Portava camicie molto colorate, non si ritraeva nemmeno di fonte a quel minimo di contatto fisico che io provavo ad instaurare, ormai si era sciolto in modo deciso. Nudo, dopo quella volta, non l’ho più visto, ma era sciolto, dentro casa portava le ciabatte e non portava le calze e la cosa mi sembrava tremendamente sexy, perché aveva piedi bellissimi. Una volta, mezzi ubriachi, ci siamo addormentati mano nella mano ma non siamo mai andati oltre.

Certo io ne ero preso in modo pazzesco e l’idea di avere qual ragazzo vicino tutta la giornata e di non poterlo abbracciare mi distruggeva. Io piano piano sono arrivato a non avere alcun dubbio sul fatto che fosse gay e ho passato mesi di angoscia perché non sapevo che cosa fare.

Poco prima della pausa estiva mi sono deciso, gli ho fatto i soliti discorsi di fiducia ecc. ecc. e poi gliel’ho detto chiaro: “Io sono gay”, non sapeva che dire, era imbarazzato ma il fatto di essere lui l’oggetto dei miei pensieri non lo ha nemmeno sfiorato, è stato allora che mi sono detto: “Ma che ho fatto! ... a questo non gliene frega niente...” In pratica per lui non è cambiato nulla, era una questione marginale e voleva pure essere ringraziato per questo suo comportamento così generoso nei miei riguardi, in certi momenti mi faceva rabbia, mi dicevo: “Ma come ho fatto a prendere sul serio un cretino simile? Questo sarebbe un amico? ... No!”

Confesso di essermi sentito totalmente cretino, mi ha detto di essere etero e che non vedeva l’ora di tornare a casa sua perché lì aveva la ragazza, ma io lo volevo lo stesso... e ho cominciato a tenere comportamenti stupidi, a ricattarlo a cercare di fargli pesare il fatto che non si curasse di me... ma l’ho fatto pesantemente, lo accusavo, cercavo di farlo sentire in colpa... poi è venuta la pausa estiva e al ritorno Paolo non c’era più, aveva proprio cambiato università. Claudio e Marco mi hanno detto che con me non si era trovato bene (loro non sapevano il perché) e la famiglia lo aveva consigliato di cambiare aria... Io ci sono stato malissimo per diversi mesi, poi ho incontrato Matteo, il ragazzo col quale sto adesso. Gli ho raccontato la storia di Paolo, lui alla fine mi ha passato una mano tra i capelli e mi ha detto “... ma io sono gay!”

Se volete, lasciate un vostro commento nella discussione sul tema aperta nel FORUM DI PROGETTO GAY http://progettogay.forumfree.net/?t=25501556

sabato 23 febbraio 2008

ANDY ROMANZO GAY 7/4

Dedico questo post a Fabio, che mi ha lasciato un graditissimo commento sull'indice di Andy Romanzo Gay, spingendomi a proseguirne la pubblicazione. Vorrei rassicurarlo... il romanzo contiene 30 capitoli.
____________
Marco si mise a sedere sul divano e Andy si sdraiò poggiando la testa sulle sue ginocchia, Marco lo coprì con una copertina leggera, poi Andy si voltò verso di lui, gli si leggeva in faccia il senso della beatitudine e dell’abbandono totale, sembrava non avere nessuna preoccupazione, Marco cominciò ad accarezzarlo, lo avrebbe coccolato nel modo più tenero, ma avrebbe lasciato a Andy l’eventuale scelta di un contatto sessuale, in quel momento Marco voleva essere proprio rassicurante, voleva che Andy sentisse che in lui aveva trovato uno che gli voleva bene, che tutto avrebbe subordinato all’idea di renderlo felice, Andy non solo non pensò ma si addormentò, Marco si sentì invadere da una tenerezza infinita, stringeva tra le braccia il suo Andy addormentato, era per lui come una madre, come un nido, lo vedeva respirare tranquillo, in modo regolare, di tanto in tanto gli accarezzava il volto o gli allontanava i capelli dagli occhi con un gesto leggerissimo, Andy non si svegliava, gli passò una mano dietro la spalle e lo strinse a sé ancora di più ma Andy non si svegliò nemmeno così, Marco non si mosse per tutto il tardo pomeriggio, lo tenne così sulle ginocchia, come avrebbe tenuto un figlio, aveva il cellulare sul tavolino, lo spense per non turbare quella visione paradisiaca. Andy si svegliò solo quando era ormai buio, aveva dormito, veramente dormito e molto, aveva gli occhi riposati di chi si alza da un sonno ristoratore e sorrideva a Marco che lo stringeva a sé.
- Marco.... Marco... ho sognato che stavamo insieme a letto, ma non adesso, quando eravamo piccoli, io stavo bene solo con te, tu eri mio fratello e insieme facevamo dei dispetti terribili a mio padre e lui ti picchiava ma non ti poteva fare niente perché tu avevi una forza sovrumana e lo respingevi, allora se la voleva prendere con me, ma tu ti mettevi in mezzo e mi difendevi, poi io ti dicevo che avevo già preparato la valigia e che potevamo scappare insieme, allora tu facevi il gesto che si doveva partire subito e andavamo via insieme, poi è venuto uno che ti voleva sparare perché ci voleva riportare a casa e io mi sono messo in mezzo e ha sparato me e sono caduto per terra stavo per morire ma ero contentissimo perché ti avevo slavato, poi ti sei chinato su di me, mi hai preso in braccio, hai cominciato a correre a duecento all’ora e mi hai portato all’ospedale e sei rimasto con me, poi io mi sono sentito meglio e siamo scappati tutti e due dall’ospedale e il buco del proiettile non c’era più.
Andy aveva gli occhi rossi, Marco si chinò a baciarli.
- Sai che è stato uno dei momenti più belli che abbiamo passato insieme, quando ti sei addormentato sono rimasto sconvolto, ho pensato che ti fidavi totalmente di me e io potevo sentire tra le braccia il calore del mio Andy addormentato, e poi il sogno… senti... mi batte il cuore più veloce del solito.
Andy accostò l’orecchio al petto di Marco.
- E’ vero... mi voglio riaddormentare e non mi vorrei svegliare più, cioè vorrei vivere un sogno meraviglioso mentre tu mi tieni tra le braccia così... Marco hai notato una cosa?
- Che cosa?
- Oggi niente sesso, mi sono sentito così coccolato che non mi è nemmeno venuto in mente, il calore affettivo è stato fortissimo lo stesso... e poi così domani c’è tutto lo sperma risparmiato oggi.
Marco fece un larghissimo sorriso e Andy continuò.
- Quando ero più piccolo pensavo che il sesso fosse una specie di godimento personale, tipo masturbazione, adesso penso che quando hai con te la persona che ami il sesso è un modo forte di comunicare, le parole dicono cose più sfumate, più che altro più ambigue, il sesso trasmette le sensazioni forti, comunicative a livello elementare ma molto chiare, senza possibilità di fraintendimenti, certe volte penso che vorrei fondermi con te in una specie di unità strettissima, diventare una sola persona, mettere insieme tutto, non solo le cose mentali e i pensieri ma anche le sensazioni, mi piacerebbe avere in comune gli occhi, le mani, il pisello, in questo modo le sensazioni sarebbero proprio le stesse, certe decisioni potresti prenderle con la tua personalità, altre con la mia, tanto non ci sarebbe nessuna differenza, la prima volta che ti ho visto ho provato immediatamente una reazione sessuale, andavo in erezione per il solo fatto che ti vedevo e non riuscivo a trattenermi, volevo assolutamente stare solo con te, [... omissis...], mi succede spessissimo anche adesso, tutte le volte che ti sento particolarmente vicino.
- Birillo, ma tu adesso stai bene veramente?
- Sì, adesso sì.
- E allora perché qualche volta mi dici che non sei sicuro di te stesso, che potrebbe anche succedere qualche cosa che io non mi posso aspettare, che ti potresti innamorare di un’altra persona?
- Quello io lo penso veramente, così come penso che adesso sto bene. Voglio dire che adesso sto bene, quello che succederà dopo non lo posso sapere, tu non te la devi prendere con me, tu fai delle scelte definitive ma a me le scelte non sembrano mai definitive, sto bene adesso, ma domani potrebbe non essere così, però adesso sto bene veramente… insomma, Cucciolo, te l’ho detto, con me devi avere una pazienza enorme, io sono incoerente, non sono capace di prendere decisioni definitive, lo so che è una cosa molto pericolosa, ma non ne sono capace veramente, mi piace essere coccolato ma non so se riuscirei a fare per te quello che voglio da te, forse non ci riuscirei, forse magari dopo posso essere anche di una fedeltà esasperante, ma non te lo devi aspettare perché potrebbe non succedere affatto così, io prima non sono mai stato innamorato, non sapevo che cosa volesse dire, adesso sto cominciando a capire ma non sono convinto di avere capito fino in fondo che cosa vuol dire, però, Cucciolo, non ti devi spaventare, io non voglio affatto dire che la tua presenza per me è meno importante, però sto cercando di capire che cosa significano i miei entusiasmi, io adesso sono contento veramente, sto bene con te ma non so che cosa sei per me, voglio dire che potrebbe essere solo amicizia, anche con un po’ di sesso, perché no, ma non so ancora se vorrei veramente legarmi a te per la vita e non so nemmeno se ne sarei capace.
- Birillo, però un po’ mi metti in crisi, mi sento frenato, mi piacerebbe una risposta senza esitazioni, in qualche modo ho l’impressione che ci sia, poi mi arriva la doccia fredda, certe volte mi vengono dei momenti di entusiasmo ma poi mi freno, non so come potresti prenderla, magari potresti pensare che sto cercando di metterti in gabbia in qualche modo, io lo so che tu ti vuoi sentire libero, però io mi sono innamorato e non ce la faccio a tenere un atteggiamento distaccato, ma non si tratta nemmeno del sesso, ma proprio delle aspettative nei tuoi confronti, io ti voglio per tutta la vita, mi spaventa un po’ l’idea che la cosa a te potrebbe non andare bene, vorrei tanto che ci fosse una unità di intenti, ma questo mi sembra non si realizzi, tu vai per la tua strada, forse c’è bisogno di più tempo, di conoscersi meglio, potrebbe anche essere così, però tu in qualche momento sembri entusiasta ma poi fai macchina indietro e cerchi di riconquistarti uno spazio di autonomia e io mi sento in imbarazzo, certe volte mi trattengo anche dal punto di vista sessuale, aspetto sempre che sia tu a fare il primo passo però tante volte non succede nulla… e tu non fai un passo per venire nella mia direzione… Birillo, io ho bisogno di qualche certezza in più.
- Sì, lo capisco, ma io non te la posso dare, non me la sento, vedi Cucciolo, se ti promettessi la luna mi potrei trovare malissimo dopo, voglio dire che io ti poso dire quello che provo adesso, e tu lo sai benissimo, ma non me la sento di fare promesse quasi matrimoniali, … ma perché noi dobbiamo ripetere degli schemi che non sono nostri? Quelli che si sposano si fanno una promessa per tutta la vita e poi finisce quasi sempre in modo grottesco, ma noi che c’entriamo?
- Be’, se devo dire la verità, stai dicendo delle cose che non mi piacciono, io non ti chiedo di fare nessuna parodia del matrimonio e tra l’altro non è affatto vero che i matrimoni finiscono tutti male, io penso che nella vita si debba pure fare una scelta, voglio dire che se non ti sta bene stare con me si può trovare un’altra soluzione, possiamo rimanere amici, non c’è problema, ma io vorrei capire che cosa sta succedendo, stare sempre in attesa del disastro incombente non mi sembra nemmeno giusto, Birillo, tu da me una cosa del genere non l’accetteresti.
- No, probabilmente no, ma tu hai le idee chiare, voglio dire che tu non ti fai problemi quando ti impegni anche per il futuro, ma a me queste cose non piacciono.
- Ma non è che tu stai cercando una balia e basta, adesso te ne sei andato da casa e stai qui perché non potresti stare da nessun’altra parte?
- Potrebbe anche essere, io te l’ho detto onestamente ma tu non l’hai considerata una possibilità reale, ma potrebbe essere così.
- Sì, ma adesso perché tu me l’hai detto pensi che la cosa possa andare bene lo stesso, tu in effetti stai cercando di tenere sempre un piede dentro e un piede fuori, è questo che non mi piace… tu vuoi fare l’amore quando pare a te ma non ti vuoi sposare… tu vuoi rimanere sempre libero di scegliere, oggi o domani potresti venire da me e dirmi che te ne vuoi andare… e io? Ma ti pare una cosa possibile?
- Se mi vuoi bene veramente sì!
- Be’, forse, ma è una cosa difficilissima… e poi perché non dobbiamo essere alla pari? Tu vuoi che tutte le condizioni siano a tuo favore, ma perché? Voglio dire che se te ne vuoi andare o se vuoi stare con un'altra persona io non mi sconvolgo mica però devo capire quello che stiamo facendo, Birillo, anch’io ho una vita sola, sarei felicissimo di spenderla tutta per te ma vorrei che per te fosse lo stesso, però… mah! Adesso non so più che cosa dire.
- Cucciolo, io ti voglio bene, questo ormai l’ho capito, ma non mi chiedere altro, del futuro non ne so nulla, noi possiamo studiare insieme, anzi lo dobbiamo fare ma la vita effettiva è tutta un’altra cosa.
- Mah! Certo che resto un po’ perplesso…
- Dai, Cucciolo, non ci pensare, domani dobbiamo lavorare tanto e adesso è ora di dormire.
- Fai presto tu a dire: non ci pensare! Comunque … forse è meglio cercare di dormire. Notte Andy!
- Perché non mi chiami Birillo?
- Notte Birillo!
- Notte Cucciolo! … Cucciolo, ti prego, non mi tenere a distanza, io ti voglio bene, ti potrà sembrare poco ma è vero, se mi tratti male ci sto malissimo, tu non puoi capire… Cucciolo, non mi devi trattare male… io non ce la faccio più, adesso mi sento proprio uno schifo, Cucciolo, non mi devi rifiutare così, che cosa ti ho fatto? Perché cerchi di trattarmi con distacco, lo vedi, Cucciolo, tu non capisci niente, io adesso ho un bisogno disperato di essere abbracciato e tu mi tieni a distanza…
Andy lentamente cominciò a piangere, Marco se ne accorse dalla voce, si girò verso di lui e lo strinse a sé.
- Birillo, calmati, non è successo nulla.
- No, non è vero, tu mi stai rifiutando… lo vedi, neghi perfino l’evidenza! Tu mi vuoi fare pesare le cose stupide che dico, non lo so se sono stupide ma tu non me le devi rinfacciare, mi devi volere bene veramente, mi devi fare crescere piano piano, non mi puoi trattare alla pari, Cucciolo, tu hai le tue certezze, io non ce le ho… tu mi devi rassicurare, ne ho bisogno, non mi devi mettere alle strette, mi devi fare anche un po’ da papà, Cucciolo, io sono solo, tu no! Ricordatelo, non mi rinfacciare quello che dico, cerca di volermi bene veramente… io lo so che mi vuoi bene ma a modo tuo, devi cercare di volermi bene a modo mio, tu non ti chiedi quello che serve a me, tu pensi che io sia come te ma non è così, non abbiamo fatto la stessa vita, io ho bisogno di crescere affettivamente, non sono abituato a queste cose, imparo prima le cose di sesso, quelle affettive per me sono un mondo tutto da scoprire e non è una cosa così facile. Cucciolo, adesso non stare così zitto, cerca di parlare, dimmi quello che pensi: il silenzio è terribile, se pensi che mi manca un pezzo di cervello me lo devi dire chiaro, io ne ho bisogno, non me l’ha mai detto nessuno, io ho bisogno di confrontarmi, di scontrarmi con te, di crescere, parla, Cucciolo! Mi dà fastidio quando resti in silenzio così per tanto tempo, è un altro modo di rifiutarmi, tu stai pensando che io sono stupido ma non hai il coraggio di dirmelo, stai pensando che ti sei cacciato in una storia che ti va stretta, che ti vorresti liberare di me ma non lo puoi più fare… dillo Cucciolo!
- Adesso devi stare un po’ zitto, altrimenti io non posso dire nemmeno una parola… ti dico quello che sto penando, ma non ha niente a che vedere con quello che pensi tu: penso solo che ti voglio bene, che tu hai probabilmente molto più bisogno di me di quello che io posso immaginare, mi spaventa un po’ il fatto di contare così tanto per il mio Birillo però è una cosa che mi gratifica moltissimo… Birillo, mi sembra come se tu stessi rivivendo adesso la tua adolescenza, hai bisogno di parlare, di scontrarti, di trovare una sponda resistente, tutte queste cose mi riempiono di tenerezza, penso che ci sono state tantissime cose che a me sembrano naturali e che tu non hai mai conosciuto. Non so se tu sei mai stato coccolato nel senso serio del termine… Però mi sembra che tu abbia ancora molto bisogno di sentirti al centro della situazione e, non so se ci potrai credere, ma adesso capisco tante altre cose di Andy, anche i tuoi complessi sul sesso, anche tutti i significati del silenzio, tu lo vivi come un silenzio punitivo, io stavo solo cercando di farti parlare il più possibile, io il mio Birillo lo amo con tutta l’anima, io la mia scelta l’ho fatta, forse sarà tutta in salita… forse tu te ne andrai… ma io il mio Birillo lo amo veramente. Birillo…
Marco poggiò la sua guancia contro quella di Andy e la sentì bagnata di lacrime, gli scarmigliò i capelli e lo baciò sulla bocca.
- Cucciolo… è questo che devi fare, mi devi volere bene, io di te ho bisogno veramente, quando sento un po’ di asprezza in quello che dici, magari anche se ce la sento solo io e poi non c’è, mi viene una sensazione terribile, mi sento rifiutato… e se mi sento rifiutato da te il mio mondo è finito… lo capisci che significa che adesso stiamo insieme? Per me sei tutto… non è un modo di dire, è proprio così, se non ci fossi tu io non avrei niente altro, io non ho amici, non ho nessuno, ho solo il mio Cucciolo, ho il terrore che il Cucciolo non mi capisca, ti voglio bene ma ti temo pure perché tu mi puoi distruggere con uno sguardo, se mi devi rimproverare fallo, ma con amore, non essere mai aspro perché mi faresti malissimo, con me devi parlare molto, devi farmi parlare molto, piano piano mi renderò conto di tante cose, piano piano comincerò a capire tante cose che adesso non posso capire, dammi tempo, Cucciolo, io non so se ti deluderò ma farò di tutto per non deluderti, ma non essere mai aspro con me, prendimi con le buone, se mi comporto da stupido… insomma adesso mi sto ripetendo… Cucciolo, che pensi?
- Penso solo che sono felice, penso che un mese fa quando guardavo questo letto mi venivano delle malinconie terribili e adesso ci stiamo insieme a parlare per nottate intere.
- Forse tu preferiresti stare a fare l’amore…
- Birillo… io adesso sto bene, mi sento realizzato, se oggi fossimo rimasti a fare l’amore piuttosto che a parlare non so se sarebbe stato meglio, ma non credo proprio, anch’io ho bisogno di conoscere meglio il mio Birillo, ci vuole tempo e anche il mio Birillo deve avere una pazienza enorme con me, sto cominciando a capire ma non è facile, dobbiamo cercare di capirci a vicenda, e poi io lo so che mi vuoi bene, lo sento in modo fortissimo
- Cucciolo e se io adesso volessi fare un po’ di sesso con te?
Marco si voltò verso Andy e lo baciò.
- Cucciolo, ma tu non lo devi fare per me…
- Birillo! Adesso cerca di stare un po’ zitto!
- Dici che devo stare zitto, ma io ti voglio dire quello che provo, ti giuro che ti dico tutto!
- Ma non c’è bisogno di dire nulla, si capisce lo stesso…
- Va be’ sto zitto, però una cosa fammela dire.
- Che cosa?
- Che ce l’hai grossissimo!
- Birillo!
- Se vuoi sto zitto, però [... omissis...]
- Tu chiacchieri troppo!
Marco lo baciò profondamente.
I giorni trascorsero in una serenità sostanziale, Andy e Marco avevano creato un loro equilibrio affettivo, lo studio assorbiva gran parte del tempo ma non mancavano tra loro né la tenerezza né un contatto sessuale frequente, che però non diveniva routinario.
Il 20 aprile sera, poco prima di mezzanotte, Marco si ricordò che lo zio Mario era morto il 21, chiamò i suoi anche se era tardissimo. Andy era nella stanza e si accostò al telefono.
- Ciao mamma.
- Ciao Bello, come andate?
- Qui tutto bene, si studia da matti, ma va tutto bene, e voi?
- Grazie a Dio pure noi…
- Domani è l’anniversario di zio Mario.
- Eh! Che vuoi fare? La vita è fatta così. Domani andiamo al cimitero, i lavori dovrebbero averli finiti, mah!
- Come ti senti mamma?
- Beh! Quando ci penso… ma adesso non pensiamo alle cose brutte, Mario sarebbe stato contento se ti avesse visto come stai adesso… Che fate, Marco? Ci venite a trovare un giorno di questi?
Andy fece cenno a Marco di passargli il telefono.
- Mamma, scusa un attimo, qui c’è Andy che ti vuole parlare.
- Ciao, Rosa, ti volevo dire una cosa, se pensi che si possa fare, domani al cimitero ci possiamo venire pure noi?
- Come no… Noi ci andiamo verso le nove, se venite qui a casa alle otto e mezza va benissimo, ma possiamo andare anche più tardi… quando volete voi.
- No, alle otto e mezza va benissimo, ti ripasso Marco, ciao e saluta Rocco.
- Ciao Bello.
- Ciao mamma, allora alle otto e mezza domani mattina.
Dopo la telefonata Marco guardò Andy con un’aria positivamente sorpresa.
- Non mi guardare così, Cucciolo, se tu sei come sei dipende pure da tuo zio… e poi questa casa era la sua, noi ci stiamo godendo quello che ha fatto lui, e poi chissà com’era veramente…
- Era un brav’uomo, io non me lo ricordo molto bene ma sembrava un po’ distaccato, di smancerie non ne faceva ma cercava di risolvere i problemi sostanziali… . Ma com’è che ti è venuta in mente l’idea del cimitero?
- Be’ credo che possa fare piacere ai tuoi, tu hai detto che mi hanno adottato, se è vero, vuol dire che zio Mario è anche mio e da quello che mi hai detto non mi sarebbe mica dispiaciuto avere uno zio così, ma io zii non ne ho mai avuti, né buoni né cattivi… Ma a queste cose ci pensiamo domani, adesso dobbiamo dormire, io non so tu, ma io sono stanco morto.
La mattina seguente Andy aveva messo la sveglia alle sette ma si era svegliato prima che suonasse, aveva preparato il caffè e lo aveva portato a Marco a letto.
- Alzati, Cucciolo, che facciamo colazione…
- Andy, oggi solo caffè!
- Perché?
- Non ci pensare, non è per la dieta, ma facciamo così.
- Ok!
Si erano alzati, avevano fatto la doccia insieme come succedeva ogni giorno poi, al momento di rivestirsi, Andy aveva chiesto a Marco come avrebbe dovuto vestirsi per andare al cimitero.
- Vestiti come ti vesti tutti i giorni, non c’è niente di rituale.
- Ma tua madre come si veste per andare al cimitero?
- Mi fai delle strane domande… mamma si veste come tutti giorni, non è un funerale, stiamo solo andando al cimitero…
- Ok, sai io al cimitero ci sono stato solo per i funerali, a casa mia non si usava andare al cimitero, nemmeno il due novembre…
Quando arrivarono a casa di Rocco Andy pensava di aspettare di sotto ma Marco gli fece cenno di salire.
- Ciao Andy, ciao Marco, venite, accomodatevi, Rocco è sceso un attimo a comprare una cosetta, ma adesso arriva, venite, sedetevi, fate colazione…
A casa era tutto apparecchiato per la colazione, Andy capì perché Marco non aveva voluto fare colazione alla piccionaia e la cosa gli fece un certo effetto.
- Allora, come andiamo? State lavorando tanto eh?
- Sì, mamma, proprio da pazzi, e poi Andy non mi molla un minuto, se comincio a perdere tempo mi arriva subito la tirata di orecchie…
- Dai, non esagerare… e poi Rosa, sai una cosa… abbiamo messo sul balcone una piantina di rose, pensa, l’avevamo trovata nella spazzatura, ma adesso la devi vedere, è uno splendore e ci sono perfino i boccioli, lo sai come si chiama quella piantina?
- No, che pianta è?
- Non il tipo di pianta, proprio il nome…
- Perché le avete messo un nome?
- Sì, si chiama Rosellina!
- Rosa andò ad abbracciare Andy, che ormai era entrato nella logica dei marziani e se l’aspettava.
- Bello mio! Come sono contenta! Poi me la devi fare vedere… ma che bel pensiero hai avuto…
- Sai, magari sembra che io sono distratto ma tante cose mi restano impresse.
Rocco rientrò.
- Oh! Ciao Andy, ciao Marco, come state?
- Papà, ma com’è che tu stai qua?
- Ho preso una giornata di ferie.
Rocco notò che Andy era andato a sedersi vicino a lui sul divano.
- Andy, poi ci devi venire a vedere l’uliveto mio… quello è stato, pensa, un regalo di mio cognato.
- Di zio Mario?
- Sì, lui sapeva che mi piaceva tanto la campagna ma allora non c’erano soldi e io continuavo a pensarci solamente alla campagna, Marco aveva sei anni, Mario mi ha detto un pomeriggio che dovevamo andare a fare una passeggiata verso Tivoli perché doveva andare a vedere delle cose e siamo andati, lì abbiamo visto l’oliveto, mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto un pezzo di terra così, allora era tutto abbandonato, c’erano cataste di materiale di cantiere, ma di materiale di scarto, sparse per tutto il terreno, ne avevano fatto un deposito di tegole vecchie, di ferri vecchi e di mattoni sbreccati, però la terra era bella, io l’ho detto a Mario e lui m’ha detto che era stata un’occasione, che quella terra l’avrebbero dovuta dividere tra troppi eredi a allora avevano pensato di sbarazzarsene e lui l’aveva comprata a quattro soldi, ma non credo che fossero nemmeno quattro, poi mi ha detto: questa quando muoio io è tua, ma ne puoi fare quello che vuoi anche subito, però c’è tanto da lavorare per bonificare tutto. Io ho lavorato come un negro e l’ho ripulita tutta, ma l’ho fatta diventare proprio un giardino… anche l’olio e le olive sono di Mario, lui è morto neanche quattro anni dopo e a me è rimasto l’oliveto.
In macchina il discorso continuò.
- Sai, Andy, Mario per noi è stato proprio un papà, era molto più grande di noi, ma tu dovevi vedere con che rispetto ci trattava, c’ha sempre fatto un regalo per l’anniversario del matrimonio, per san Rocco e per santa Rosa, per il compleanno mio e di Rosa, e pure per san Marco e per il compleanno di Marco queste cose non se le dimenticava mai, non ti dava mai troppa confidenza… e noi non ce la pigliavamo nemmeno… E adesso abbiamo fatto rimettere a posto la tomba, è una tomba a terra, ma il pezzetto di terra ce l’abbiamo in concessione per 25 anni, sono quattro metri quadrati, ma l’abbiamo fatto mettere un po’ a posto, una cosa semplice, ci sono due piantine, a lui non piacevano i fiori recisi, diceva che erano cose morte, invece gli piacevano tanto le piante vive.
- Rocco, lo sai che Andy ha piantato una rosa a casa e l’ha chiama Rosellina per me.
- Bravo, Andy, eh! Allora le piante piacciono pure a te… ma sono belle, sono vive, le ha fatte il Padre eterno, non è come il computer, sono un po’ come noi, sono cose vive…
- Be’ abbiamo ripulito il balcone e adesso ci dovremmo mettere un po’ di piante ma piano piano, l’importante è curarle quando ci sono, ma lì ci batte il sole tutta la giornata e il posto è ideale.
- Sì, Andy, c’è molto sole ma devi stare attento e mettere dei ripari in modo che il sole non batta sui vasi, le radici non devono stare in vasi infuocati dal sole, in quella casa questo pericolo c’è.
- E che posso fare?
- Basta mettere delle coperture, pezzi di cartone, cose del genere lungo la ringhiera in modo che il vaso stia all’ombra, basta quello.
Entrarono con la macchina all’interno del cimitero e scesero fin giù in una vallata, vicino ai ruderi di una villa romana. La tomba era a terra, semplice ma con un minimo di spazio intorno, si notavano la lapide nuova e la croce, di forma molto sobria e di colore chiaro, sull’area della tomba erano disposte agli angoli quattro piante di rosa, tutte dello stesso colore, piante molto forti e già radicate da diversi anni, erano potate basse ed erano fiorite di un rosso chiaro che staccava sul bianco della lapide. Andy non sapeva che contegno tenere. Rosa baciò la foto, Rocco fece lo stesso gesto dopo di lei, Marco non lo fece, Andy lasciò correre, Rocco andò alla fontana a prendere l’acqua per innaffiare le rose mentre Rosa ripuliva la lapide, quantunque fosse nuova, e tagliava con le forbici i getti troppo allungati della fioritura. Innaffiate le piante rimasero tutti e tre in silenzio vicino alla tomba, Andy non si mosse, dopo pochi secondi Rosa si fece il segno della croce e bacio di nuovo la foto del fratello, Rocco fece altrettanto, come era accaduto prima Marco non fece lo stesso gesto. Rientrarono in macchina. Andy non sapeva che cosa dire, non sapeva come comportarsi in quella circostanza, provò ad assumere una faccia d’occasione, Rosa pensò che non stesse bene.
- Che c’è, Andy, ti senti bene?
- Sì, non c’è problema, forse è il caldo e forse è l’atmosfera del cimitero che mi mette malinconia.
- Sai, Andy, quando c’era ancora zio Mario e andavamo al cimitero, dopo mi comprava sempre il gelato perché diceva che dovevo pensare che andare al cimitero non fosse una cosa triste, da allora, anche dopo che lui è morto, quando andiamo al cimitero, papà ci compra sempre il gelato, pure d’inverno, vero papà?
- Sì sì, adesso andiamo, appena rientriamo a Roma li compriamo.
Durante il viaggio di ritorno Andy si sentiva coinvolto in una atmosfera familiare che aveva delle usanze consolidate che Andy non comprendeva del tutto, vedeva che Marco era contento che lui fosse il quarto della compagnia e cercava di farsi vedere partecipe e interessato ma in effetti ogni tanto pensava alla sua famiglia: i nonni paterni non li aveva mai conosciuti e nemmeno suo padre, quelli materni erano morti quando era piccolo, i genitori del suo patrigno erano vecchi e Andy ricordava di averli visti solo al matrimonio della madre e forse in altre due o tre occasioni, e non sapeva nemmeno se fossero morti, comunque non ne aveva avuto notizia, non aveva esperienza di vecchi, non ne aveva mai conosciuti e frequentati, dopo un po’ di silenzio e di caldo Andy avviò il discorso.
- Io in questo cimitero non c’ero stato mai, è enorme.
- E’ una vera e propria città, ti dà l’idea di quanto è grande Roma.
- Ma voi ci venite spesso?
- Spesso no, è molto lontano, ci veniamo cinque o sei volte l’anno… hai visto che la tomba è a terra?
- Sì.
- Ricordatevelo, anche quando toccherà a noi, meglio a terra… come si faceva tanti anni fa, questo Marco lo sa.
- Ma perché dobbiamo fare questi discorsi, su, cerchiamo di pensare a cose buone… Adesso pensiamo al gelato… se no Andy si immalinconisce.
- No, Marco, io non mi immalinconisco affatto, lì dentro sembra un giardino, ci sono gli uccelli, i fiori, c’è silenzio, sembra di stare in campagna.
Si fermarono ad una gelateria, Rocco prese l’iniziativa
- Andy, tu che gelato vuoi?
- Una coppa fragola e limone.
- Loro prendono sempre crema e cioccolato.
Andy avrebbe voluto accennare a pagare il conto, aveva pochissimi quattrini, fece mentalmente il conto e si accorse che ce l’avrebbe fatta, osò.
- Posso fare io?
- Grazie Andy, ma qui la regola è che paga il più vecchio, veramente…, quando c’era Mario pagava sempre lui, e tu poi sei il più piccolo di casa!
L’apprezzamento piacque ad Andy che si lasciò sfuggire uno dei suoi sorrisi fulminanti.
Rocco aveva già preparato mentalmente un suo piano per non costringere i ragazzi a rientrare a casa sua, andò dritto verso la piccionaia, Rosa se ne accorse e capì al volo, Marco non afferrò subito la cosa.
- Papà, ma dove stai andando?
- A casa vostra, Marco, vi accompagniamo.
- Ma non è tardi…
- No, adesso e meglio che torniate a casa vostra e che vi mettete un po’ a studiare.
Sotto la piccionaia accostarono la macchina, Andy e Marco salutarono prima di scendere, Rocco e Rosa ripartirono solo dopo che videro richiudersi il portone.
- Cucciolo, lo sai che mi ha fatto uno strano effetto… mi sembrava di essere tuo fratello.
- Ma tu sei anche mio fratello, non solo ma anche…
- Tu che dici, come la troveremo la rosellina?
- Io penso bene, prima che ricominci a vegetare proprio bene ci vorrà un po’ di tempo ma credo che la troveremo bene.
In casa andarono subito a vedere la rosa, era mezzogiorno e c’era molto sole, Andy sentì con la mano la temperatura del vaso, cercò dei cartoni per schermarlo, li portò fuori, li adattò, poi innaffiò senza esagerare e senza bagnare le foglie.
- Però, Cucciolo, non sta tanto male, i germogli sono un po’ fiacchi ma nemmeno tanto e poi la terra era asciutta, qui c’è veramente troppo sole…
- No, la piantina sta benissimo, c’ha un vaso enorme, di coccio, adesso pure schermato… ma che cosa può volere di più?
- Forse vorrebbe stare in piena terra, le piante sono fatte per stare in piena terra, quello è il loro ambiente.
- Sì, ma in piena terra non la curerebbe nessuno, qui c’è Andy che ci pensa.
Andy pensò a se stesso.
- Sai, Cucciolo, anch’io mi sento come la rosellina, mi hai trapiantato ma effettivamente sto meglio nel vaso.
- Birillo! Lo so che sei tenerone…
Marco si avvicinò e lo baciò sulla guancia.
- Però, Birillo, adesso dobbiamo pensare anche a studiare.
- Sì, hai ragione, forza… io faccio un po’ di tè freddo e poi subito sotto, tu prepara, così dopo è tutto pronto.
Si rimisero al lavoro e rimasero a studiare fino alle due del pomeriggio, senza interruzioni ma non senza qualche sorriso e qualche carezza nei momenti di maggiore stanchezza.
Il pranzo fu una cosa rapida ma Andy non volle rimettersi subito a studiare.
- Senti, Cucciolo, adesso mi devi dare una mano. Dobbiamo svuotare la credenza e la dobbiamo mettere sul lato opposto e un po’ più dietro, così la credenza non sta al sole e possiamo ricavare un po’ di spazio avanti, vicino alla finestra, lì ci mettiamo il tavolo perché c’è più luce.
Marco era perplesso, ma non se la sentì di contraddire Andy. Svuotarono la credenza, la spostarono verso il fondo della cucina, poi la riempirono di nuovo e spostarono in avanti il tavolo, l’ambiente sembrava effettivamente più confortevole e quadrato, la parte abitabile spostata in avanti rimaneva più luminosa.
- Che te ne pare, Cucciolo?
- Bello! E’ veramente meglio di prima però adesso bisognerebbe dare una pulita dove stava la credenza prima.
- Quello lo faccio subito, non ti preoccupare.
Andy provvide in pochi secondi.
- Che te ne pare?
- Bello, Andy! Veramente bello! Sembra più grande e più luminoso.
- Ma non è che Rosa se la prende a male?
- Per i mobili?
- Sì.
- Se vedesse la cucina così potrebbe solo dire che è molto meglio di prima e poi tu lo sai benissimo, ti lascerebbe fare tutto quello che vuoi!
- Cucciolo, andiamo a vedere la rosellina!
Uscirono sul balcone, la rosa aveva i germogli belli rigidi e un po’ più alti del girono prima.
- Cucciolo, ma non ti pare che sia cresciuta un po’?
- Sì, probabilmente un po’ è cresciuta, con un giardiniere come te!
- Dai, non mi lusingare… adesso ci dobbiamo rimettere a studiare!
Il lavoro andò avanti senza difficoltà. Fecero una pausa verso le sette.
- Andy! Mi pare che cominciamo a ingranare proprio bene, abbiamo fatto quasi cento pagine e stamattina siamo stati fuori quasi fino a mezzogiorno, se andiamo avanti così i tuoi progetti potrebbero anche diventare realtà.
Questo richiamo alle speranze legate alla laurea portò Andy a chiedersi quanto quelle speranze fossero anche autenticamente sue ma la riflessione gli sembrò amara.
- Mh! Be’ andiamoci piano!
Alla risposta verbale Andy associò una smorfia con una leggera venatura di ironia malinconica che non sfuggì a Marco, che cercò comunque di mantenere il tono positivo
- Sì, Birillo! Io credo che le cose possano funzionare benissimo.
Andy, in modo piuttosto repentino, sembrava avere cambiato umore, non guardava Marco non lo fissava negli occhi e non sorrideva.
- Mah, forse, potrebbe anche essere, ma cerchiamo di non gasarci troppo.
Presero il tè, Marco fece cenno che era ora di ricominciare ma Andy non era della stessa idea.
- Cucciolo, adesso basta studiare, mi sono stufato… vediamo un po’ di televisione… che ne dici?
- Be’, dai, Birillo, non ti fare pregare, cerchiamo di mettercela tutta, pensiamo veramente a costruire qualche cosa per il nostro futuro, le prospettive ci sono…
- Cucciolo, ma quello che abbiamo fatto è niente di fronte a quello che dovremmo fare, e poi adesso non mi va, dai, lasciamo perdere, ricominciamo domani.
- Ma perché?
- Cucciolo, mi sono stufato, e poi tu magari arriverai pure fino in fondo ma io tanto alla fine pianterò tutto lì e sarà finito il fuoco di paglia.
- Ma che dici, Birillo? Noi dobbiamo lavorare insieme.
- Cucciolo, ma tu non l’hai capito ancora che a me dell’università non me ne importa niente, io studio perché tu vuoi che io studi con te ma io a tutte queste cose sublimi non ci credo affatto, se tu studi lo fai per i tuoi, lo fai per te… ma io alla fine mollerò tutto, che ti credi, io lo so come andrà a finire, io non ce la faccio a correre appresso ai sogni, Cucciolo io adesso lo faccio per te, non per me, ma poi alla fine mi stuferò anche di studiare per farti piacere e mollerò tutto, tu andrai avanti lo stesso e io finirò nella merda, come è inevitabile, non mi guardare strano, Cucciolo, tu certe cose non le puoi capire, io adesso sto qui con te ma non ci sto del tutto, io sto seguendo il progetto della tua vita, non quello della mia, quale sia la mia vita io non lo so però poi lascerò nella merda anche te, alla fine sarà così, io adesso sto qui, ma non mi va di dire che sono entusiasta perché non è vero, io adesso sto vivendo una vita che non è la mia, si può fare, per un po’ si può anche fare, ma non si può fare finta che i tuoi sogni sono anche i miei, io quali sono i miei non lo so e adesso non mi va di studiare, non mi va di sentirmi come te, io non ti voglio imitare in tutto, ho anch’io la mia personalità ma ci sto rinunciando giorno per giorno per diventare un personaggio della tua commedia ma questo non è giusto, certe volte mi sento quasi violentato, tu non te ne rendi conto… adesso sto parlando liberamente ma non ho la forza di farlo sempre, certe volte sto zitto e comincio covare un po’ di odio contro di te e anche contro i tuoi… tu queste cose non le vuoi sentire… eh? Dillo, Marco, ti faccio rabbia? Ti faccio pena? … Pensa quello che vuoi ma adesso non ho voglia di studiare, studia da solo se vuoi, io mi vedo la televisione… mi sono stufato di fare sempre quello che vuoi tu…
- Senti, Andy, io non sono abituato a trattare con gli stronzi, se vuoi giocare al giovane dannato fottiti per conto tuo e non venire a rompere il cazzo a me.
- Lo vedi come sei! Adesso viene fuori tutto quello che ti porti dentro!
- No, Andy, se ti vuoi convincere che sei più bravo di me a raccontare stupidaggini credici pure… io stronzate non ne dico, ma se tu vuoi stare qui pensando di trovare uno che ha tempo da perdere per giocare con te hai sbagliato proprio indirizzo, tu ancora ti credi di essere chissà chi, ti credi un predestinato magari al fallimento, ma un predestinato, ma sei solo un cretino che cerca di provocare per vedere fino a che punto si può tirare la corda…
- Lo vedi come sputi fuori il veleno! Lo vedi quello che pensi veramente! Ma sei un imbecille anche tu!
- Lo so, ma io quello che voglio lo so! Tu stai cercando di farti credere uno zombi, ma tu non sei uno zombi o un predestinato, sei solo un imbecille! Ma io sono più imbecille di te perché mi sono innamorato di un imbecille più imbecille di me! Senti, stronzetto! Lo so che sei più forte di me e che mi puoi mettere sotto quando vuoi ma non ti credere che ti lascerò distruggere tutto, se tu vuoi finire nella merda è inutile che ci provi perché io non te lo permetterò. Se vuoi fare lo stronzo hai sbagliato indirizzo, qui non ci sono psicanalisti che ti devono capire per forza, se vuoi cazzeggiare a me non me ne frega niente… io da te so quello che voglio e riuscirò a ottenerlo... che ti credi che qui puoi fare lo stronzo come a casa tua? No, Birillo, qui ci sono anch’io, non ti voglio mettere sotto ma non voglio nemmeno essere costretto a sopportare un Birillo troppo stronzo… Tu adesso mi chiedi scusa e ci mettiamo a studiare come si deve, se vuoi non mi chiedi scusa ma ci mettiamo a studiare comunque.
- E se io non lo faccio?
- Se tu non lo fai, fai le valigie e te ne vai domani mattina, a me gli zombi non piacciono.
- Lo vedi come sei autoritario! Sei peggio di mio padre!
- No, Birillo, non ti lascerò fare quello che vuoi tu, qui siamo in due e decidiamo in due.
- Ma stai facendo tutto da solo!
- No! Io sto facendo tutto ragionando con la testa di due persone perché tu non ragioni proprio. Birillo! Io parlo sul serio, non perdiamo il tempo come due deficienti! Cerchiamo di lavorare!
- Cucciolo, ma è una forzatura!
- E allora! E’ per il bene nostro, per il tuo e per il mio… Io mi sono innamorato del mio Birillo e non mi lascerò distruggere, tu mi puoi fare qualunque cosa, ma non puoi distruggere il nostro futuro! Noi non ne abbiamo un altro!
- E se io ne avessi un altro?
- Se tu ne avessi un altro adesso non staresti qui!
- Sì, ma te l’ho detto, io non so se durerà!
- Ah! Ancora con questa solfa! Basta! Adesso cerchiamo di pensare a lavorare!
- Cucciolo… mi sa che hai ragione…
- Avanti prendi il libro e cerca di non distrarti! Comincia a leggere tu, ché è meglio!
- Cucciolo scusami, io certe volte sono proprio cretino…
- Io so solo che ti voglio bene e guai a te se ti permetti di perdere tempo!
- Scusa!
Andy cominciò a leggere e andò avanti fino alle undici di sera, senza chiedere il cambio, cercò di ricapitolare ogni tanto perché la sua lettura fosse proficua anche per Marco, in più di una occasione si fermarono a discutere circa certi istituti giuridici, Andy cercava di venire incontro a Marco e di dargli ragione anche quando Marco sentiva di avere proprio le idee confuse, ma questo comportamento Marco non lo accettava.
- No, Andy, io di certe cose non ho capito niente e tu fai finta che non è così… se io dico stronzate me lo devi dire, non mi dare ragione per farmi contento, in queste cose ne capisci senza dubbio molto di più tu di me… capito? Tu una funzione ce l’hai, non ci devi rinunciare, qui sei tu che devi mettere i paletti al punto giusto, non mi dare ragione come ai deficienti… quando dico stronzate me lo devi fare capire, se no non serve a niente.
- Capito, Cucciolo, capito!
Andy riprese a correggere gli errori di Marco anche se con una certa esitazione. Poco prima di mezzanotte misero via i libri.
- Sei contento Cucciolo?
- Sì, e tu?
- Anche io!
- Ma per riflesso o perché sei contento veramente?
- Un po’ l’uno e un po’ l’altro…
- Birillo, scusami se prima sono stato brusco, mi dispiace quando faccio così, non riesco a trattenermi, poi ci ripenso e ho l’impressione che sto calcando la mano, che sto esagerando e che non dovrei fare così.
- No, Cucciolo, se non fai così, in casa rischi di trovarti veramente uno zombi… io un po’ oggi ho studiato per te, perché tu ci tenevi così tanto, però poi alla fine fa piacere anche a me pensare che forse un esame riusciremo a farlo, magari uno solo…
Marco si avvicinò a Andy e gli passò una mano tra i capelli.
- Birillo, che ti faccio per cena?
- Quello che vuoi Cucciolo!
- Però fammelo un sorriso perché pure io ho tanto bisogno di queste cose!
Andy tirò il collo all’indietro verso Marco e si baciarono sulle labbra.
- Pizza?
- Magari!
- Però surgelata perché è tardissimo.
- Ok, Cucciolo!