lunedì 31 dicembre 2007

BUON ANNO - DIALOGO GAY FRA GENERAZIONI

Dedico di cuore questo post ad Antonio che ha aggiunto un commento che apprezzo moltissimo al post “Vecchi Gay e dialogo”, richiamandoci tutti ai valori più belli della solidarietà. Grazie Antonio!
Quanto è difficile il dialogo! Finché non c’è, è una splendida utopia, quando comincia ad esistere e cominci a comprendere che cosa può essere realmente. Alla fine, al di là delle apparenze, gli ostacoli sono tali e tanti da portare allo scoraggiamento anche chi pensa che oltre gli ostacoli ci sia qualcosa che valga la pena trovare. Credi ingenuamente che un dialogo tra gay possa essere più facile, lo poni per ipotesi alla base del tuo teorema, ancora tutto da dimostrare. Ho usato spesso come tag in questo blog parole come dialogo e confronto, parole di cui, come ho fatto anch’io, si fa uso troppo facilmente. Il senso di isolamento che ho sempre provato mi ha indotto a fare del dialogo una bandiera, un presupposto del tutto irrazionale ad ogni tentativo di uscire da me stesso. Ma qualche volta il dialogo si realizza nonostante tutto e nelle condizioni più improbabili. Tutto questo conforta. Vale comunque la pena di provare.
Ieri Ho pubblicato l’intervista a un signore 81enne, Vincenzo, registrata la vigilia di Natale. Ho avuto modo di parlare con Loki poco dopo aver pubblicato l’intervista a Vincenzo. Loki mi ha chiesto: “Chi è questo personaggio che hai intervistato?”, gli ho detto che era un amico 81enne, un po' sul depresso, anzi parecchio, ma che dice cose che sembrano molto sagge, che si chiama Vincenzo ed è del 1926. Loki mi ha domandato se Vincenzo è gay, gli ho detto di sì e ho aggiunto: “Pensa un po' ... succedeva anche allora! ... ma non è molto entusiasta della vita.” Loki mi ha chiesto come mai è così depresso, gli ho detto che è vecchio, che è praticamente solo, che sopravvive con una badante... che, poveretta, lo tratta benino, lui non se ne lamenta, ha cento malanni... e poi c’è l'attesa... eh...
Loki mi dice: “Sarebbe stato bello se fosse stato disposto a raccontare qualcosa della sua vita”. Gli rispondo che io qualche cosa della sua vita la so, e pure più di qualche cosa, che lo sono andato a trovare alla vigilia di Natale, come faccio ogni tanto, ma proprio ogni tanto. Dico a Loki che conosco Vincenzo da molto tempo e che non pensavo che fosse gay ma avevo sempre creduto che fosse vedovo perché porta due fedi, sì... la sua e quella che aveva dato al ragazzo... Loki mi dice: “Quindi ha avuto una storia importante che si porta appresso nei ricordi”. Gli parlo di Vincenzo. Subito dopo la guerra aveva conosciuto un ragazzo di Milano, nel 47/48 e con tutte le difficoltà che ci potevano essere allora, c'è stato bene fino al 1961, perché il ragazzo e morto in un incidente aereo in Africa e lui è rimasto solo, allora aveva 35 anni e il ragazzo forse due o tre di meno. Da allora Vincenzo non ne ha voluto più sapere, a casa sua ci sono le foto di quando stavano insieme e sono cose belle. Gli anni '50 sono stati il suo momento d'oro, ma poi è finita male. La casa l'ha trasformata in un museo o quasi. Insomma... questa è la storia e le lettere sono tutte le lettere che scambiava con il ragazzo che faceva l'elicotterista per grandi compagnie. Le lettere me le ha fatte leggere. Loki mi dice: “Sarebbe stato bello poterle leggere.” Gli dico che sono una cosa tenerissima perché si volevano molto bene, una lettera al giorno o quasi, tu vedi proprio l'amore di due ragazzi, cioè come hanno bisogno l'uno dell'altro. Quando Vincenzo rimaneva solo viveva giorni di paura, per lunghi periodi comunicavano solo per lettera, avevano un altro modo di dirsi le cose, molto sublimato, molto affettuoso, ma come se avessero paura di dire troppo... e poi la posta poteva essere letta da altri. Loki aggiunge: “E’ un peccato che non abbia voluto condividere questo suo ricordo, ma lo capisco perché in qualche modo al momento è tutto quello che ha di più prezioso: il ricordo del suo amore.” Gli dico che, quanto alle lettere, Vincenzo non sa che fare e che pensa che se ci dovesse lasciare la pelle improvvisamente sarebbero buttate via, ma non se ne vuole distaccare finché vive perché sono sue e non le vuole dare a nessuno. Per Vincenzo quelle lettere sono cose sacre perché il ragazzo le ha scritte di pugno, a mano, e l'ultima proprio il giorno prima di morire, sono cose belle ma molto malinconiche. Poi con Loki parliamo d’altro. Prima di chiudere mi dice: “Comunque ho un favore da chiederti, la storia di Vincenzo mi ha colpito molto sai? E mi piacerebbe che, la prossima volta che lo vedi gli dicessi che tra i tuoi ragazzi, a cui lui pensa che non gliene freghi niente, qualcuno ha trovato la sua storia magnifica e che davvero lo ammira. Ammiro il suo costante amore, il ricordo affettuoso che porta con sé...”. Gli ho risposto: ”Io penso che potrei ripassare da Vincenzo prima della fine della settimana, mi ricopio quello che hai scritto e glielo faccio leggere e mi sa che gli potrebbe fare pure molto piacere”. Loki mi dice: “Mi faresti un favore grandissimo.” Dico a Loki che allora cercherò di andare da Vincenzo domattina, ci salutiamo a concludiamo la conversazione.
Stamani sono andato a trovare Vincenzo e gli ho fatto leggere quello che ha detto Loki. La prima reazione è stata di incredulità, pensava che fosse solo una cosa inventata per fargli piacere. Mi ha fatto giurare che la cosa era autentica e poi mi ha permesso di registrare un brevissimo messaggio che trascrivo qua sotto.
“Loki io ti voglio dire grazie perché questo vecchio stamattina tu l’hai fatto felice, e te lo dico sinceramente. Si vede che sei un bravissimo ragazzo e adesso mi commuovo pure perché cose come quelle che fai tu, cioè queste cose affettuose come quella che ha hai fatto a me, le faceva pure “lui”, e tu lo sai chi è! Loki, io ti auguro di vivere un amore grande, io l’ho vissuto, pure se ai tempi miei era difficile, poi il Signore se l’è preso. Sono passati 46 anni ma è come se stesse sempre con me. Adesso tu e gli altri ragazzi mi dovete scusare per quello che ho detto l’altra volta, che io sono un vecchio che tante volte dice le cose che non deve dire e non deve nemmeno pensare. Vi auguro un anno buono, che vi porti tanta felicità. E a te, Loki, proprio una cosa speciale, che tu col ragazzo tuo devi vivere una vita bellissima come quella che ho vissuto io per 15 anni! E vi dovete volere bene tutti quanti, che se alla vita ci togliete questo non ci resta proprio niente... Vi abbraccio a tutti quanti. Auguri, auguri, auguri!”
E agli auguri di Vincenzo aggiungo di cuore i miei perche l’anno nuovo vi permetta di vedere realizzati i vostri desideri più profondi. BUON ANNO RAGAZZI! UN ABBRACCIO FORTISSIMO DAL VOSTRO PROGETTISTA. VI VIGLIO BENE!!!

COME NASCE UN AMORE GAY – terza e ultima parte

- L’altra volta avevamo finito dopo il pomeriggio passato in macchina quando lui m’aveva dato l’appuntamento all’università... Insomma, tanto avete capito Chicco che tipo è... io me ne vado l’indomani all’università ... insomma vabbe’ io m’aspettavo che si sciogliesse proprio bene, cioè, non dico tanto, però un po’ di complicità me l’aspettavo, io onestamente desideravo molto di più... pensavo: Chicco si scioglie e poi me lo posso godere come si deve. Oh! Niente di assurdo eh! Io al Chicco gli voglio bene... ma una cosa tenera, vabbe’, lo sapevo che erano cose impossibili, però, sai, la fantasia ogni tanto ci tornava e poi mi chiedevo se si sarebbe masturbato pensando a me, mi dicevo: ma no! Però poi il cervello sempre lì tornava! Si vergognava tanto, sì... però alla fine non è che ci vuole molto e io mi immaginavo che mentre lo facevo io lo faceva anche lui e poi al limite che lo facevamo insieme... per me essere innamorato di Federico era così... cioè come fai... ti innamori di un ragazzo e non lo pensi in termini di sesso? ... No! Non è possibile! ... Vabbe’ adesso queste erano tutte fantasie mie... da lui, dato il tipo, non sapevo che aspettarmi – Chicco è inutile che mi fai segno di stare zitto e che diventi rosso... se gliela dobbiamo dire gliela dobbiamo dire come sta – Vabbe’ ... Lo aspetto all’uscita della lezione e mi schiva, io lo seguo scodinzolando e lui manco mi guarda... io insisto e gli metto una mano sulla spalla e mi guarda come se mi volesse fulminare, io ritiro la mano... ma non lo mollo esce e va al parcheggio, ha la macchina, mi fa segno di salire e mi attacca uno dei suoi sproloqui, dice che è stato tutto un errore, che ci ha pensato bene, che non mi vuole fare soffrire perché lui tanto non riesce mai a innamorarsi di nessuno, mi chiede scusa cento volte e mi dice che la nostra storia non ha futuro. Apparentemente sembra deciso, io sono imbarazzato. Gli dico: dammi un motivo serio, uno solo! Non sa che dire, ripete che non se la sente ma nel discorso ogni tanto si lascia andare a dei flash sulla sua vita e non sembrano cose casuali e sfuggite per distrazione, sono cose volute e spesso raccontate con un visibile imbarazzo, cioè il discorso che cerca di fare è serio e lui ci si impegna in modo fortissimo. Mentre parla io lo guardo fisso e lui invece fissa lo sguardo nel vuoto davanti a sé. Mi dice che i suoi sono molto religiosi e che per lui sentirsi in pace con la propria coscienza è fondamentale, poi mi attacca tutta una solfa sul fatto che lui le posizioni della chiesa sui gay le conosce benissimo “e le accetta!” ... Sì hai capito bene: le accetta! ... così ha detto!... Io mi dicevo: “Ma che dice questo? Ma io lo strozzo!” Ma lui il discorsetto se l’era preparato tutto e me lo stava sciorinando bello bello... proprio tipo pappa fatta... Oh... a me Chicco mi piaceva e pure parecchio... ma quando uno ti fa una tirata del genere lo molli! Mica puoi diventare matto appresso a lui... Io che dovevo fare, due più due fa quattro e gli dico che mi dispiace di tutto quello che è successo e apro lo sportello per scendere. Si gira verso di me e mi fa: “No! Ti prego! Ti prego! Non te ne andare!” Ho richiuso lo sportello e gli ho detto: “Senti Federico... ma sei tu che mi stai dicendo che me ne devo andare!” Mi dice che non è vero, che non vuole che io me ne vada ma non vuole nemmeno che una bella amicizia come la nostra possa essere rovinata da “altre cose”... Altre cose?! ... In quel momento m’ha fatto rabbia ma m’ha fatto pure pena, vedevo che si tratteneva in un modo spaventoso, quasi si violentava per auto-controllarsi, stavamo al parcheggio dell’università, era mattina e c’era gente, ma io ho avuto la precisa sensazione che se fossimo stati soli e l’avessi baciato lui si sarebbe abbandonato completamente... ma non si poteva fare. Non sapevo che fare... l’ho fatto parlare... ma ha detto una marea di stupidaggini tali che alla fine non ce l’ho fatta più e gli ho detto. “Federico, ma tu della vita non hai capito proprio un cavolo!” E lui m’ha guardato, occhi rossi, lacrimuccia, e m’ha detto: “Penso che tu abbia ragione... io vorrei vivere come te... ma non ci riesco, proprio non ci riesco.” Abbiamo mandato in malora tutte le lezioni della mattina e pure quelle del pomeriggio e ce ne siamo andati fuori città, due panini e una cosa da bere e poi sempre a parlare e abbiamo parlato pure di sesso, m’ha detto che il giorno prima s’era masturbato di nuovo pensando a me e che poi non si era sentito in colpa. Perché per lui, dopo, ti “devi” sentire in colpa! Io gli ho detto che m’ero masturbato pure io immaginando che lo facessimo nello stesso momento e gli ho detto che avevo fantasticato sul fatto che l’avremmo potuto fare insieme e mi ha risposto che era un pensiero bellissimo e che la sera stessa si sarebbe masturbato pensando a me e sognando di farlo con me. Io una cosa del genere da Federico non me la sarei sognata manco dopo vent’anni di matrimonio gay! Io ero sconvolto... la mattina mi dice che c’ha gli scrupoli di coscienza e il pomeriggio mi fa discorsi del genere. Mi dico: “Che faccio? Ci provo?” Alla fine gli prendo la mano, prima lascia fare ma non partecipa, poi mi stringe la mano, l’accarezza. La mia mano è secca e calda, la sua è fredda e umida, quasi insensibilmente cerco di sentirgli il posto: è molto frequente, è ansioso, ansiosissimo. Penso di fare bene e gli dico: “Fede, dai, adesso ti riaccompagno a casa”, mi guarda sconvolto: “Ma perché? Che ho fatto? ... io adesso mi sto lasciando andare ma mi costa moltissimo... stiamo qua, ti prego... non mi riportare a casa... voglio stare con te... Ti prego Sandro, non mi congelare così! Se ce n’è bisogno insisti con me, io non sono abituato a queste cose ma le voglio, ti giuro che le voglio e non voglio rovinare tutto... non voglio rovinare tutto... abbracciami, ti prego, abbracciami! Perché non lo fai? Perché non capisci che ne ho bisogno?” Ci siamo seduti sul sedile di dietro e l’ho abbracciato strettissimo, di baciarlo non mi è passato nemmeno per l’anticamera del cervello. Io lo stringevo e il mio Chicco tremava, tremava e batteva i denti, non diceva una parola. Io ero scioccato, avevo avuto le mie avventure ma non avevo mai visto nessuno che avesse un bisogno fisico di essere abbracciato me violento come quello di Federico. Era stressatissimo. Gli ho accarezzato e capelli ma non l’ho baciato. Dopo qualche minuto l’ho guardato negli occhi e gli ho detto: “Chicco... Ti voglio bene!” Mi ha detto: “Adesso se vuoi possiamo andare”. Siamo passati sui sedili anteriori e ho guidato io fino a casa sua, mi ha detto che aveva temuto che io lo rifiutassi e che mi voleva bene perché io avevo capito che aveva bisogno di tempo. Gli ho detto: “Solo per questo?” e mi ha risposto: “Per questo ancora di più!” Ogni tanto mentre guidavo gli passavo la mano tra i capelli e lui mi diceva: “Dai, dai... non fare così...” ma lo diceva con una voce dolcissima... Lungo la strada gli avrò chiesto mille volte come stava e lui diceva: “Bene! Sandro, bene!” Poi ho azzardato un discorso più difficile, gli ho detto: “Chicco ti devo dire una cosa... mi imbarazza molto ma te la devo dire... quando ci siamo abbracciati io ti ho desiderato... cioè sono andato proprio in erezione fortissima, pensavo che non sarei riuscito a trattenermi.” Mi ha detto: “Sì, l’ho notato...”. Gli faccio la domanda esplicita: “Ti dà fastidio?”. Mi risponde: “No... è successo pure a me...”... Chicco, ma tu non dici niente?
- E’ che devo dire? Hai già detto tutto tu... io però c’ho una paura... che se questa storia finisce in internet io ci passo proprio per deficiente totale... comunque mi piacerebbe sentire come la pigliano quelli che la leggono, tanto dovrebbero essere tutti gay... ammazza! Che figuraccia!... vabbe’ che questa chi la legge... questa non la legge nessuno!

VECCHI GAY E DIALOGO

- Sì, la depressione... ma non è nemmeno quello... sai, certe volte è proprio la misantropia. Quanta gente c’è al mondo! Una folla infinita! Tu pensi che in questa folla infinita ci sarà qualcuno non dico come te ma almeno compatibile... e ci metti la vita intera per capire che non è così. Adesso tu ti sei messo in testa quest’altra cosa... di fare qualche cosa di buono con questa storia del blog... ma alla fine vedrai come ci resti! Quelli sono ragazzi e devono fare la vita loro, mah... ti ci vuoi mettere... fai quello che vuoi tu... Le cose che m’hai detto sono belle sì, ma quelli sono ragazzi e tu no! E mo’ che devo fare io qua, con quest’affare? No, no! Togli, togli! Non stiamo a fare pagliacciate... quando avranno l’età mia capiranno, mo’ lasciali giocare... che tu quando eri ragazzo che facevi? Ti credevi che il mondo era il tuo e che tutti stavano aspettando a te... e mo’ è il tempo loro. Ma non ci devi restare male... e mo’ che devo fare? ... dai... va bene, va bene... lascia, se dobbiamo fare la pagliacciata... non mi guardare così... una pagliacciata è... tu la metti bene a livello di chiacchiere ma a me non mi convinci... pagliacciata era e pagliacciata resta... tu dici che mettersi in piazza serve a qualche cosa... e io mica ti voglio smentire che poi ci resti pure male... facciamo quello che dici tu... e basta... però io dei cavoli miei non ne parlo! ... E’ inutile che fai quella faccia... te l’ho detto a te, così, e mo’ pure mi dispiace che te l’ho detto, che tu ti senti il paladino... bello mio, qua pane al pane e vino al vino... sei un poco ridicolo ...dai! ... E scusa eh... se sei ridicolo per me figurati per quelli che tengono vent’anni! ... Che devo dire? ... non ho capito... ah... tu dici le lettere... no... quelle non le leggo, quelle sono roba mia... niente, niente! Roba vecchia è di gente che manco ci sta più... mi stai facendo tanti segni ma proprio non capisco niente...
- Ma com’è adesso la tua vita?
- Com’è la mia vita adesso? E’ quella di un povero vecchio... e basta... Tu mi conosci a me, sono tanti anni che mi conosci... e che vita ho fatto ... tiri a campare e basta... e mo’ che stai scrivendo? Passami gli occhiali, va’.... dunque: che cosa vorresti dire ai ragazzi gay di oggi? ... Io niente... non c’ho proprio niente da dire e che ne so io dei ragazzi di oggi, ogni tanto me ne parli un poco tu... una volta ogni morte di papa quando ci vediamo... e poi non ne so proprio niente... che è qua? ... La mia esperienza? ... Quelli se la fanno a brodo l’esperienza mia, quelli tengono la vita loro.
- Mannaggia, a con te un dialogo è impossibile... sei proprio un vecchio bizzoso...
- Bravo! Mo’ l’hai detta giusta... ma che me ne frega a me dei ragazzi di oggi... a loro non gliene frega niente di me e a me non me ne frega niente di loro...
- Ma sono ragazzi gay...
- E allora?
- Che c’ho da spartire io con questi qua, loro non possono capire a me e io non posso capire a loro...
- Ma tu l’hai mai provata la felicità?
- Mah! ... ma come te le esci con queste cose! Non mi fare ridere, va’, che mi fa pure male... e tu? Tu che ti pensi che hai trovato chissà che cosa... tu che felicità hai trovato eh?
- Quando sto coi ragazzi del blog mi sento felice...
- Ah ... mi fa piacere... e che ti devo dire... se a te ti piace così... a me non mi basterebbe proprio... per me stare bene significa altre cose, che tu pure pure al limite ancora staresti in tempo e invece fa finta di essere felice... tu mo’ ti sei abituato a dirlo, e dillo una volta, e dillo due, poi finisce che ci credi e ti pare tutto vero... ma che vuoi prendere per scemo a me? ... Chi lo sa quello che ti porti dentro... magari non è proprio nera nera come la vedo io ma tu non ti puoi mettere coi ragazzini... e non ti puoi pigliare in giro da solo... quando dici certe cose io mi chiedo se lo capisci o no quello che stai dicendo... Mo’ lo vedi che è successo? ... Mo’ qua ci siamo scambiati le parti... e com’è mo’? Le domande le faccio io? Eh! E’ un’intervista o no? ... Tu una cosa non ti vuoi mettere in testa, e non me la volevo mettere in testa nemmeno io, che ci siamo fatti vecchi, che non è gay o non gay che conta ma quanta strada c’hai ancora davanti... a me me n’è rimasta poca, tu magari un pezzettino di più ce l’hai ma poi dove vai a finire? ... Vai a finire in una casa di riposo o in mano a una badante... Pure tu ci finisci! ... non ti preoccupare... io mo’ sto a casa mia ... e tutto sommato sto bene, aspetto la morte serenamente, mi sono fatto una ragione... e che gli posso dire io ai ragazzi? Hai capito? Non è che uno non gli vuole bene, quelli ragazzi sono... ma che vuoi fare oramai il mondo è il loro e noi non c’entriamo più niente... nemmeno tu c’entri più niente tu fai, fai, ma prima o poi ti renderai conto e allora ti ricorderai che questo cretino te l’aveva detto alla vigilia di Natale del 2007. Mo’ basta va’! Togli sta cosa che mi devo stendere un poco sul letto...

LETTERA AI LETTORI GAY di PROGETTO GAY

Carissimi,
rivolgo questa lettera a voi, ai lettori gay di Progetto Gay, perché da alcuni recenti commenti ho l’impressione che si possa scivolare in una forma di difesa d’ufficio dell’omosessualità mirante a “dimostrare” la normalità dell’omosessualità stessa o, anche, in una discussione teorica circa le cause, le reazioni della società, i tentativi di inquadramento teorico, ecc. ecc. Cose del genere, anche se comprensibili, perché manifestano un senso di frustrazione, sono comunque molto rischiose e a mio parere assolutamente inutili. In questo blog vorrei mettere da parte ogni preoccupazione circa la reazione degli “altri” di fonte alla realtà del mondo gay, basta con le questioni relative all’accettazione, all’integrazione... chi vuole capire capisca e gli altri facciano quello che vogliono! Viviamo per noi stessi e non per essere accettati! La vita vera dei gay può essere condizionata da mille cose ma, nella quasi totalità dei casi, con tutte queste cose non ha assolutamente nulla a che vedere. La vita vera dei gay, quella sostanziale, se si ha un minimo di indipendenza mentale, non cambia qualunque sia l’origine dell’omosessualità, qualunque sia l’atteggiamento della Chiesa, qualunque sia la reazione sociale e qualunque spiegazione sociologi, psicologi o chiunque altro voglia darne. Tutte queste cose, almeno da noi, in Italia, e per persone non profondamente condizionate, rappresentano solo una cornice, tutto sommato molto marginale, rispetto alla vita affettiva gay, che il centro e l’essenziale del nostro mondo. Quando parlo in chat con i ragazzi - e lo faccio per moltissime ore ogni giorno - nessuno si sogna di chiedersi se l’omosessualità sia di origine genetica o culturale o come si possa interpretare l’atteggiamento della Chiesa nei nostri confronti. Francamente tutte queste cose nella vita vera di un ragazzo gay hanno un peso molto relativo. Un ragazzo gay si sente felice quando entra in un rapporto d’amore vero con un altro ragazzo. Questo non vale solo per i ragazzi gay, ma è vero a qualunque età. Un rapporto vero d’amore non significa necessariamente una relazione a livello sessuale. Un rapporto d’amore è fatto anche o addirittura soprattutto di tenerezza, di affetto, di interesse profondo verso un’altra persona, è fatto dello scambiarsi la buonanotte in modo affettuoso al termine di una giornata, del dirsi “ti voglio bene” che non è una dichiarazione a fini sessuali, ma una dichiarazione d’amore nel senso profondo del termine. Amare vuol dire volere il bene di un’altra persona che non è necessariamente il tuo ragazzo. Amare sentendosi corrisposti, a qualunque livello, riempie l’anima di una felicità indicibile. E’ di queste cose che parlo in chat e sono cose meravigliose! Non so se queste cose sono tipiche anche del mondo etero e non mi importa nulla di saperlo. Dell’ottica globale, dei discorsi generali, del pensare all’umanità in grande ho imparato a fare a meno. Non so se i sentimenti che percepisco fortissimi quando parlo con ragazzi gay siano universali... sono questioni che non mi interessano. Non voglio fare apologia dei gay, non voglio difendere nessun principio, meno che mai preoccuparmi di quello che possono pensare gli altri. Pensate quello che vi pare, ma io la mia scelta l’ho fatta, io spendo le mie giornate per i ragazzi gay e il motivo è uno solo: perché tra loro mi sento veramente nel mio mondo, perché ci capiamo, perché se queste cose mi mancassero ci starei malissimo. Non passo la mia vita sul blog o in chat per dovere ma perché ci sto bene, ci sto benissimo, ed è la prima volta che posso dire di avere trovato qualcosa che mi arricchisce veramente... siete voi che mi sostenete dall’interno. Ragazzi, vi voglio bene! Pensiamo a noi stessi e al nostro mondo che è un mondo di affetti veri e se qualcuno non lo capisce sono affari suoi.

AMORI IMPOSSIBILI – dialogo gay liberamente ispirato a fatti reali (o quasi)

- Impossibile? E che vuol dire impossibile? ... Certo, se parti con un modello per la testa... e ti fissi su quello, tutto il resto ti sembra impossibile.
- Mah... tu puoi dire quello che vuoi ma certe cose vanno proprio al di là del buon senso... ma scusa... ma sei uscito di cervello?
- Può darsi... scusa eh... ma per te che cos’è l’amore?
- Senti... io non sono in vena di chiacchiere stasera... si vede che qualcosa ti frulla nel cervello... fai troppo bla bla e quel bla bla è sospetto... cioè manco sospetto, me l’hai detto proprio tu... ma scusa... ma che vuoi che gliene freghi a quello... quello la vita sua ce l’ha... mettitelo in testa!
- E se non ce l’ha?
- Se non ce l’ha adesso stai sicuro che se la trova... uno come lui... non ti preoccupare che ho capito perfettamente di chi stai parlando, uno come lui non c’ha proprio bisogno di stare a cercare a te! Ma ti sei visto allo specchio? Io a lui l’ho visto ... Ma che tu ti vuoi mettere con lui? Ma lascia perdere...
- Sì, vabbe’, però ci stanno pure tante cose che tu non consideri...
- E sarebbe?
- Mi dice che quando sta con me si sente sereno...
- Embe! ... questo lo dicevo pure io a mia nonna!
- E tu che gli dici?
- Io gli dico che le chiamate sue le aspetto!
- Vedi! Tu lo provochi! Tu la rispostina dolce dolce la vai cercando e lui te la dà... Mi vuoi bene nonna? ... Sì bello, ti voglio tanto bene! ... a me mi sa tanto che il tono è questo...
- Mah! ... ma tu devi sempre distruggere tutto, lo so che vista razionalmente c’hai ragione tu, però delle cose di fondo in comune ci stanno... io lo sento che ci stanno...
- Ah... tu sì... tu parti sempre in quarta! Il problema è che a lui non gliene frega niente... e a te ti sembra un problema da poco...
- Ma non è vero che non gliene frega niente! ... quando parliamo stiamo benissimo non solo io, pure lui... m’ha detto che m’ha pure sognato...
- Che t’ha detto? Ma sei sicuro che c’ha tutte le rotelle a posto? Perché se dice cose del genere mi sa che sbarella proprio...
- E m’ha detto pure che quando sta con me si sente come quando stava col suo ex.
- Appunto! Il suo ex l’ha piantato e farà così pure con te!
- E allora, scusa che mi chiama a fare?
- E che ne so... starà solo, non lo so, non c’ha dove sbattere la testa... tutto può essere...
- Ma non è che per caso su di me ci potrebbe avere fatto un pensierino?
- Ma vattene! Ma che stai a dire... ma solo a te ti possono passare per la testa cose del genere...
- Ma lui il sogno me l’ha raccontato... era bellissimo...
- Ma ti sta prendendo per i fondelli! ... e svegliati! Mannaggia... ma con che razza di broccolo mi dovevo mettere io!
- Ma tu dici così perché sei geloso...
- Io? ... ma magari ti si piglia!
- Adesso se dici così mi offendi...
- Scusa, dai, era una cosa detta per darti una sveglia... tanto lo so che non mi molli... magari tu scappi pure per un po’ ma poi torni sempre all’ovile... ma dove scappi! ... Tu ci provi... e vabbé! E poi sempre qua torni... Comunque non ti ci fissare... poi passa... e lo sai pure tu che poi passa... Senti... che ti faccio per cena? Spaghetti al tonno o spaghetti col pesce?
- Scusa e che differenza c’è? ... No, no, no! Non me lo spiegare...
- Te l’ho spiegato mille volte ma tanto tu non lo capisci... oh... vai! ... Il telefono!
Due ore dopo
- Mannaggia... era ora! Qui s’è gelato tutto...
- Scusa, scusa, scusa, ma non potevo chiudere prima...
- Mh! Vabbe’, abbiamo capito... io domande non te ne faccio tanto ti si legge in faccia!
- Tu dici che sono cose impossibili eh? ... A me mi sa proprio di no!
- Almeno ti vedo sorridere un poco... che tu stai sempre di cattivo umore ... poi quando ti telefona quello... vabbe’...
- Però ci sto proprio bene... e pure lui, non è una cosa a senso unico...
- Adesso una cosa sola ti voglio dire... ma te la devo dire con tutto il cuore perché non voglio correre dopo a raccattare i cocci... non ti illudere! ... Vabbe’ è un bravo ragazzo... me ne hai riempito la testa... tu ci stai bene... lui ci sta bene... ma non credere alla befana, bello mio! Lascia perdere prima che ti cacci in qualche altro pasticcio... e non te lo dico per gelosia, tanto oramai tra noi certe cose sono morte e sepolte... e poi...ricordati che non gli devi dare corda! Che non gli devi fare perdere tempo! Che il tempo lo più impiegare molto meglio in tante altre cose e con tante altre persone! devi avere un po’ di senso di responsabilità che magari quello ci crede pure a tutte le stupidaggini che gli dici tu... si crede chissà che cosa e alla fine che cosa si ritrova?
- Che cose si ritrova? Si ritrova a me...
- Eh! ... come avessi detto il principe azzurro... eh sì... proprio a te si ritrova... e mangia che è tutto freddo! ... dai... sempre a chiacchierare, sempre a chiacchierare! Mo’ questo te lo sei messo in testa e chi te lo toglie più?
- Ma sei geloso?
- Beh... eh! Un pochetto sì... ma non ti credere sai... poco poco... mo’ vattene va’, non fare così... non c’è bisogno che mi dai lo zuccherino... ormai lo so come sei fatto... basta basta! Ma tu una cosa me la devi promettere...
- Che cosa?
- Che tu a lui lo tratti bene, perché è un bravo ragazzo... e guai a te se ti permetti di fare il cretino con lui come fai con me! Se tu non lo tratti bene... quando è vero Iddio... ti cavo gli occhi!
- Ma non è che niente niente... eh?
- Scusa, non ho capito! Tu si e io no? E mica te lo sei comprato!
- Ah! Mo’ ho capito come stanno le cose! ... ma non era impossibile? O no?
- Adesso basta! Abbiamo chiacchierato pure troppo! ... Però ricordatelo, bello mio... piedi per terra... lo dico per lui mica per te... se tu caschi ti raccolgo io... ma se casca lui chi lo raccoglie? Hai capito?

CIAO MARCO

Ciao Marco,
ho letto con la massima attenzione il tuo commento. La prima cosa che mi sono chiesto è stata quanti anni puoi avere, se tua madre ricorda di avere visto soldati nazisti coinvolti in attività omosessuali, tenendo presente che in ogni caso deve averli visti non dopo il 1945, data in cui poteva essere giovanissima ma, per conservare un ricordo del genere, non poteva essere una bambina, posso ipotizzare che tua madre possa essere al massimo del 1935. Nella migliore delle ipotesi, potrebbe avere adesso poco più di 70 anni, il che significa che tu non puoi essere giovanissimo, non puoi avere assolutamente meno di 30 anni e, se tua madre fosse del 25 invece che del 35, potresti averne anche 60, cioè essere sostanzialmente mio coetaneo. Ma andiamo avanti. Sulla sostanza del tuo commento mi sento totalmente d’accordo, ma su molti elementi di dettaglio non credo tu abbia ragione. Che i padri possano sentirsi attratti vero i loro figli mi sembra estremamente improbabile. Mi potresti giustamente obiettare che io ho occasione di parlare in pratica solo con omosessuali e che di omosessuali sposati e con figli ce ne sono decisamente pochissimi. Aggiungo che sono certamente di più di quanto si pensi e aggiungo un’altra cosa. Mi è capitato diverse volte, non molto frequentemente per la verità, di parlare con bisessuali che erano o erano stati sposati e avevano avuto figli, i loro conflitti erano tra la tipica vita familiare e gli affetti omosessuali che vivevano parallelamente alla loro vita familiare. Non mi è mai capitato di sentire di un padre bisex che abbia provato un interesse di natura sessuale per i figli. Non nego che posa accadere, ma cose del genere non ne ho mai incontrate. Ammetto d’altra che occupandomi io di omosessuali, che in genere non si sposano e non hanno figli, non sono la persona più adatta ad esprimere pareri informati in materia. Che i ragazzi si masturbino “fra loro”, francamente, non mi sembra affatto corrispondere al comportamento della stragrane maggioranza dei ragazzi. Masturbarsi è una cosa che implica solo un rapporto con la propria fantasia e non richiede nessuna particolare disinibizione La masturbazione reciproca è invece una vera e propria attività sessuale di coppia, talvolta di gruppo, se condotta da ragazzi giovanissimi a livello di gioco e di esplorazione sessuale, situazione in cui tra l’altro non sono così propenso a pensare che ci sia necessariamente una dimensione omosessuale, che invece mi sembra evidente quando si tratta di attività volute in modo esplicito all’interno di una coppia gay vera e propria, anche di ragazzi molto giovani. In ogni caso, che queste attività si realizzino prima dei 12/13 anni (scuola media) è decisamente poco credibile. Quanto alle abitudini sessuali degli animali non sono certo la persona più competente a parlarne perché sono questioni delle quali non mi sono mai occupato. Quanto al comandamento evangelico dell’amore che appare lontanissimo dalle condanne che la Chiesa esprime, mi sento di convenire con te al 100%... Nel formulare le mie critiche all’operato della Chiesa non intendo minimamente scalfire la figura di Gesù che, anche solo sotto il profilo schiettamente umano, è decisamente ad un altro livello, ben al di sopra delle polemiche che la Chiesa suscita. Quanto alle tue considerazioni sui Romani avrei moltissime cose da dire. Che i ragazzini fossero mandati tra le truppe romane per tenerne alto il morale non mi risulta affatto e meno che mai che fossero allevati per questo scopo, anche se l’omosessualità era sicuramente praticata e tollerata anche nell’esercito romano. Più vicino alla realtà mi sembra quello che dici dei Greci, bisognerebbe però esaminare le cose nel dettaglio. Fatto sta che il Simposio e il Fedro di Platone sono dei veri e propri inni all’amore omosessuale anche se tra i dialoghi di Platone e la vita reale dei suoi contemporanei doveva esserci uno scarto enorme. Carissimo Marco... una sola cosa mi chiedo: ma perché dobbiamo sforzarci di argomentare a difesa della normalità della omosessualità? Io credo che al di là di qualunque argomentazione, la cosa sia evidente a chiunque non voglia chiudere gli occhi. Concludo questo post riportando le bellissima chiusura del tuo commento.
E pensare che un abbraccio è un abbraccio....
Le differenze dove sono? Io non ne vedo... L'unica cosa che vedo è una colossale montagna di ignoranza...
Un grande abbraccio.
gayproject

COME NASCE UN AMORE GAY – seconda parte

Allora riprendo da dove avevo lasciato... Uno che la sente fino a lì che pensa? Questi l’indomani vanno a letto insieme! ... E invece no! Sai che mi combina questo? ... - e dai, e che sto dicendo... - Si fa venire le crisi pazzesche, nemmeno mi dice niente... piglia e sparisce! Io lo chiamo al cellulare e non mi risponde. Gli mando una marea di sms e non mi risponde. Gli mando 20 mail al giorno e non mi risponde... ma m’ha fatto stare proprio male questo... mah lasciamo perdere! Insomma gli erano prese le crisi di coscienza... esattamente! Non è che lui non si sentisse attratto, magari se non si fosse sentito attratto ci sarebbe pure stato per punirsi... No! Lui si sentiva attratto eccome... ma la cosa proprio non riusciva a mandarla giù -“Io gay? Ma quando mai... sì una fantasia capita... ma solo quello...”- ... Diciamo che lui magari all’idea che gli piacevano i ragazzi c’aveva pure fatto l’abitudine... ma a modo suo! ... - Sì... e dai! - ... Lui i ragazzi li guardava e ai ragazzi ci pensava... ci pensava e basta! Hai capito! ... cioè, scusa eh... ma chi è che se vede un ragazzo che gli piace alla fine non si masturba fantasticandoci sopra? ... lui no! Non lo faceva mai! ... o quasi mai... quando lo faceva gli pareva che avesse ammazzato qualcuno... si andava a confessare, al prete gli diceva solo che s’era masturbato... ma che stava pensando a un ragazzo non glielo diceva mica... Adesso, quando gli succedeva, poi la cosa moriva lì... perché erano tutte cose di fantasia... ma io c’ero... insomma per tutto il tempo che abbiamo fatto il conto alla rovescia fino agli esami, in biblioteca, lui a me mi guardava solo, e pure poco, però s’era messo in mente che l’amore che provava per me non lo doveva sporcare col sesso! ... Proprio così! ... insomma lui per tutto il periodo che avevamo passato insieme, se si può dire così, prima della storia dell’abbraccio fuori dalla macchina, saranno stati una ventina di giorni almeno, non s’era mai masturbato pensando a me! Sì è così! ... Io invece... che te lo dico a fare... stavo sempre lì... ma lui pensava che così mi offendeva, che voleva dire che non mi amava veramente... insomma cazz... del genere! Vabbe’ io manco lo sapevo... e come mi poteva passare per la testa una cosa simile... Mo’ ti dico quello che era successo... perché tanto lui non te lo direbbe mai... la sera dell’abbraccio se ne torna a casa e si masturba pensando a me! ... E gli è piaciuto pure! ... e poi... - me l’ha raccontato lui, ma me l’ha raccontato serio serio -... poi si sentiva uno disonesto... non si sentiva degno di me... mannaggia, se avesse saputo quello che combinavo io! ... Vabbe’... lo vado a spettare sotto casa sua... giorno e notte eh! ... Ho pensato di tutto... che avesse avuto un incidente... magari che i genitori c’avessero visto dalla finestra... ma mai mi sarei pensato le cose come stavano veramente... Mi fa aspettare sotto casa sua due giorni e due notti intere... - poi m’ha detto che mi vedeva da dietro una finestra e lo sapeva che stavo là - ... insomma, al terzo giorno gli ho fatto pena... ha detto: “Questo se no... me lo trovo imbalsamato qua sotto” ... insomma è sceso... Io stavo in macchina al freddo, mezzo rintontito... mi bussa al vetro e mi fa cenno che vuole salire... a me non mi sembrava vero... Ho pensato: “Questo s’è deciso!” ... Ero stravolto un po’ dal sonno, un po’ dal freddo ma pure dalla felicità... Si siede, serio serio, che gli avrei spaccato la faccia... e mi dice tutte le cose che t’ho detto prima. Io pensavo: “Ma questo c’è o ci fa? Ma questo lo devono mandare proprio da qualche psicologo serio!” Lui andava avanti a raccontare con la faccia di uno che si sotterrerebbe dalla vergogna e manco mi guardava mai in faccia, non dico un sorriso, per carità. Io mi sono detto: “Ma che ci sto a fare qua con questo? ... e sono stato sotto casa sua due giorni e due notti! ... Ma io a questo lo mando dritto dritto a farsi fott...!”. E gli ho detto: “Senti a me di tutte queste stro... non me ne frega un cavolo, scendi e vattene!” Ma non voleva scendere e io mi stavo incaz... di brutto! In quel momento l’avrei menato... ma mi s’è messo a piangere e ha rivoltato completamente la frittata, m’ha detto che avrebbe fatto qualunque cosa per me, che si sentiva stupido, insomma cose così... poi se ne esce che se volevo poteva fare l’amore con me pure subito. E lo sai che gli ho detto io? “Bello mio, ma tu sei matto! ... così, dopo, se ti butti sotto al treno, la colpa è pure la mia!”... C’è rimasto male, piangeva alla disperata... allora ho messo in moto e siamo andati a fare un giro. Ti giuro, non sapevo che fare, io uno così non l’avrei mai voluto, ma mi s’era attaccato proprio e la cosa mi piaceva pure... sai che tu dici: “Questo me lo svezzo io... questo non è mai stato con nessuno”... insomma non è mica una cosa da poco... Vabbe’, ce ne andiamo fuori città io non sapevo che fare... No! ... sul serio! Io pensavo: “A questo lo violento!”... ma mica per me, per lui! Guarda che l’ho pensato veramente... però, vabbe’, dato il tipo, la reazione un po’ mi spaventava... Però io lo volevo sciogliere un pochetto... insomma siamo stati tutta la giornata in giro... Era contento eh! ... e beh! ... e poi sai che mi dice: “Sono contento perché non c’hai provato!”... L’animaccia tua! ... poi m’ha guardato e m’ha detto: “Non t’arrabbiare... oggi sono stato benissimo...” e m’ha fatto pure un sorriso, che quando sorride... beh... insomma, valeva la pena... Allora io gli chiesto: “Ma senti attratto da me?” Ha cominciato a rispondere sul filosofico e io gli ho detto. “No! Aspetta! ... voglio sapere se ti senti attratto da me sessualmente...” E’ diventato rosso come un peperone e ha detto: “... anche sessualmente... sì” ... allora gli ho detto: “E allora oggi perché non ti masturbi pensando a me...” Questa battuta finale l’ha presa malissimo, non per la cosa in sé ma perché pensava che lo stessi prendendo in giro, gli si sono fatti gli occhi rossi e m’ha detto: “Tu queste cose non le puoi capire... non ti devi permettere di prendermi in giro, io sto facendo una fatica terribile per adattarmi a te e tu neanche lo capisci!” Gli ho chiesto scusa nel modo più sincero e mi sono sentito come se gli avessi dato una coltellata a tradimento. Mi ha detto: “Le scuse non sono necessarie... lo so che mi vuoi bene.” Io in quel momento ho pensato: “Io questo lo amo! Io a questo gli dedico la vita!” Volevo chiedergli qualcosa di lui, volevo capire qualcosa di più di quelle cose “che non potevo capire” ma non era il momento... Aveva capito che gli volevo bene ma non sapevo se mi avrebbe dato un altro appuntamento, non sapevo se chiederglielo io, avevo paura di andare troppo veloce... ormai mi sarei adattato ai suoi ritmi comunque... Insomma... per tutta la strada fino a casa sua mi sono chiesto come avrei dovuto salutarlo, cioè a che livello di ... insomma se gli potevo prendere la mano o gli potevo fare una carezza. Quando siamo arrivati sotto casa sua mi sentivo congelato... lui ha fatto un gesto che non mi sarei mai aspettato, mi ha preso la mano destra tra le sue e l’ha baciata... poi mi ha detto: “Ci vediamo domani all’università...” e m’ha fatto cenno di non scendere dalla macchina.

COMMENTO di Loki AL POST: GAY A SCUOLA E IN FABBRICA

Loki, a causa del famigerato ERRORE 404, non è riuscito a postare un commento e mi ha pregato di farlo per lui, io non ci sono riuscito per la stessa ragione e allora lo inserisco come post.
“La storia di quest'uomo è molto significativa perché è importante sottolineare come, per noi ragazzi, è molto più semplice incontrare e avere contatti con altri ragazzi gay.
Santo Internet, santi locali, si potrebbe dire. E' vero, non si può negare che allora c'era un altro modo di vivere, non esistevano mezzi di comunicazione così dedicati... Diciamo però che c'era più semplicità e le cose erano viste molto di più sotto l'aspetto emozionale che sessuale.
Oggi per incontrare un ragazzo ci vuole poco: ci sono le community dove, un po' come al supermercato, sfogli i profili e vedi il tipo che più ti piace. Poi ci si scambia il contatto e ci si dà appuntamento. Da lì, se sono rose...
Una volta non si pensava al coming out. Questo oggi a me fa pensare quanto quest'ultimo sia per noi necessario. Lo è davvero?
Ci sono pro e contro in proposito... Oggi siamo molto informatizzati, la vita caotica ci permette di creare diversivi molto artificiosi per nascondere la nostra gaiezza agli occhi dei nostri genitori... C'è un timore di essere scoperti pari a quello di allora. Ma c'è anche la consapevolezza che essere gay non significa essere malati, deviati, pervertiti o quant'altro l'opinione comune divulga e ha divulgato nel tempo.
E quindi questo "coming out", questo "uscire allo scoperto", è come una affermazione che prima di tutto facciamo noi stessi: "io dopotutto sono normale, ne meno, ne più degli altri"
Una affermazione che non dovrebbe contenere toni di protesta, rivendicazioni di piazza, sfilate di "orgoglio". Perché secondo me, dopotutto, devo dimostrare prima a me stesso l'orgoglio che provo di me, relazionandomi col resto del mondo nel rispetto del prossimo e nell'onestà.
Tutti e anche noi meritiamo rispetto. Ma il coming out è questione di rispetto per se stessi innanzitutto. Non è necessario, si può pensare... Forse...
Alcuni hanno affermato che è più una questione di comodo. E molte volte è vero: è comodo far sapere che sono gay, almeno non mi faccio problemi a vedermi con il mio ragazzo e magari dormirci assieme.
Questione di chiarezza: per me il coming out è strumento di chiarezza e sincerità, ma diretta non al mondo intero. Diretta alla famiglia. Non mi serve che lo sappia tutto il mondo che sono gay... Mi serve che lo sappiano i miei genitori che, essendo nel mio caso stati abbastanza presenti, dovrebbero conoscermi bene. In sostanza per loro sarebbe una conferma. Una conferma in segno di correttezza e chiarezza. Giusto per non mentire a chi ci ha dato la vita e ci ha cresciuto e, anche se a volte non lo dimostra (o a noi non sembra dimostrarlo), ci vuole bene.”

CRONACHE DI PROGETTO GAY 4

1) ReMindZ augura a tutti feste tanto serene
Ho parlato ieri sera con ReMindZ, è in procinto di partire ed è molto dispiaciuto perché per qualche giorno non potrà sentire i ragazzi che ha appena conosciuto, mi ha pregato di scriverlo in un post e mi ha detto: “Per favore se puoi manda un saluto da parte mia a tutti i ragazzi, e dì che auguro loro delle feste tanto serene! ... e che li ringrazio per avermi accettato tra loro!”
Questo post è dedicato a ReMindZ a nome di tutti noi perché possa godersi le sue vacanze. Noi siamo qui ad aspettarlo!
2) Come ho già detto nel post “Ciao Guidotto”, ribadisco qui che il fatto che Guidotto ci prenda sul serio è una cosa estremamente positiva. Lui ha inserito il suo commento a mezzanotte e io sono stato al computer fino alla 3.30 per scrivere la mia risposta. Come al solito, lo ribadisco, apprezzo moltissimo parlare con persone serie che non condividono, almeno parzialmente, i miei punti di vista e mi sento onorato della serietà dei commenti di Guidotto al quale vorrei dire che, anche se quello che scrive sul suo blog può non soddisfarlo a pieno, si tratta comunque di cose veramente belle che mi comunicano emozioni e sentimenti, ben al di là di qualunque discorso di carattere teorico o di principio. Leggendo quelle cose, lo dico chiaramente, sento Giudotto molto vicino, anche se di lui non so assolutamente nulla.
3) Informo gli amici di Progetto Gay che hanno letto il post “Come nasce un amore gay”, e soprattutto Davide, che della storia d’amore tra Sandro e Federico, di cui nel post è presentato l’inizio, pubblicherò oggi la seconda parte. Sandro e Federico mi hanno raccontato al microfono la loro storia, permettendomi di registrarla e di pubblicarla, il 28 Luglio del 2007. Come vedrete (e avete già visto) in pratica parla solo Sandro, Federico interverrà ma solo in misura minima nel seguito. Ci tengo a sottolineare che la storia di Sandro e Federico, nella parte che pubblicherò oggi, si ricollega strettamente alla tematica del rapporto gay-religione ed è per questo che ho scelto di pubblicarla adesso. Preciso che la pubblicazione mi costa un lavoro enorme perché del racconto ho solo i file audio e devo quindi trascriverli integralmente, lavoro che, come potete immaginare, è molto gravoso, ma sono sicuro che ne vale la pena.

CIAO GUIDOTTO

Ciao Guidotto,
comincio col dirti che leggere un tuo commento (e che commento!) mi riempie di gioia e spero francamente che la tua presenza su questo blog possa divenire abituale, nel senso che confrontarsi con te è decisamente stimolante e il dialogo è di livello molto alto, ma non ti nascondo che ci sono delle cose che mi stupiscono non poco.
Se per un lato vedo me stesso profondamente laico (non nel senso riduttivo che la Chiesa dà a questo termine) nel senso che non riesco a pensare sulla base di categorie tipiche del pensiero religioso, vedo invece in te, da quello che scrivi, più che altro un eretico, cioè un Cristiano che, pur restando profondamente legato alla categorie del pensiero religioso, intende in sostanza creare un’altra (l’ennesima) forma di Cristianesimo. Un Cristianesimo in cui comunque il bisogno di Scrittura e di Autorità resta dominante.
Individui in Agostino una delle autorità fondanti della tua forma di Cristianesimo, ma Agostino (non uso dare patenti di santità a nessuno), che è stato proclamato Dottore di quella Chiesa gerarchica che tu non accetti, ha detto circa gli omosessuali cose del tutto conformi a quelle del Catechismo della Chiesa Cattolica: “I delitti che vanno contro natura, ad esempio quelli compiuti dai sodomiti, devono essere condannati e puniti ovunque e sempre. Quand’anche tutti gli uomini li commettessero, verrebbero tutti coinvolti nella stessa condanna divina: Dio infatti non ha creato gli uomini perché commettessero un tale abuso di loro stessi. Quando, mossi da una perversa passione, si profana la natura stessa che Dio ha creato, è la stessa unione che deve esistere fra Dio e noi a venire violata” (Agostino, Confessioni, c. III, p. 8).
Agostino non ha mai difeso, nonostante le apparenze, un criterio di liberà di coscienza. Ma bisogna aggiungere, per debito di chiarezza, che Agostino scrive anche cose che lasciano molte perplessità: “Mi ero fatto un amico, che la comunanza dei gusti mi rendeva assai caro. Mio coetaneo, nel fiore dell’adolescenza come me, con me era cresciuto da ragazzo. […] Con me ormai la mente del giovane errava, e il mio cuore non poteva fare a meno di lui” (Confessioni, Libro 4, 6-8). La morte dell’amico purtroppo li separò. “L’angoscia - ricorda Agostino - avviluppò di tenebre il mio cuore. Ogni oggetto su cui posavo lo sguardo era morte. Era per me un tormento la mia patria, la casa paterna un’infelicità straordinaria. Tutte le cose che avevo avuto in comune con lui, la sua assenza aveva trasformate in uno strazio immane. I miei occhi se lo aspettavano dovunque senza incontrarlo, odiavo il mondo intero perché non lo possedeva e non poteva più dirmi: “Ecco, verrà”, come durante le sue assenze da vivo. Io stesso ero divenuto, per me un grande enigma. Chiedevo alla mia anima perché fosse triste e perché mi conturbasse tanto, ma non sapeva darmi alcuna risposta” (Le Confessioni, Libro 4, 10). Enigma?
Ancora, il giovane Agostino racconta: “Giunsi a Cartagine, e dovunque intorno a me rombava la voragine degli amori peccaminosi […] inquinavo la polla dell’amicizia con le immondizie della concupiscenza, ne offuscavo il chiarore con il Tartaro della libidine”. (Confessioni. 3, 1).
Ma su questo Agostino, che i gay potrebbero apprezzare, finisce per prevalere il messaggio di Paolo, Rm 1,26-27: «Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami: le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni verso gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento».
Le interpretazioni decontestualizzate di Agostino in chiave moderna mi lasciano molto perplesso.
Diverso è il discorso se ci riferiamo ai Vangeli la cui saggezza umana consiste nel parlare per parabole, senza contaminazioni di filosofie varie e senza preoccupazioni di coerenza dogmatica. L’intelligenza dei Vangeli consiste nel “non dire mai troppo”, ciò che è invece, in termini laici, il peccato di fondo della Chiesa di tutte le epoche, che vuole comunque salvare l’idea di Cristianesimo come sistema onnicomprensivo ed esaustivo del mondo.
Caro Guidotto, tu tendi a riformare una istituzione millenaria che ha avuto miriadi di riformatori in più o meno buona fede, ma rivendichi comunque una appartenenza “ribelle” a quella tradizione, anche se, parzialmente almeno, ne sei fuori. La sottolineatura che il sesso viene troppo spesso sopravvalutato, in particolare da noi gay, sa di derivazione larvatamente ecclesiastica.
Distingui tra la Chiesa storica (mutevole e perdonabile perché mondana) e la Scrittuta, scritta con la S maiuscola, ma anche della sacra scrittura hai un’idea molto personale, perché è proprio la sacra scrittura che ha dato alla sessualità una coloritura incredibile. Riposto qui di seguito alcune concezioni di Mosè in materia di sesso.
[Mosè disse] non mangerai la lepre [cfr. Lv 11,5]. Perché? Per non diventare, egli disse, un molestatore di ragazzi, e per non essere trasformato in questa. Infatti alla lepre cresce ogni anno una nuova apertura anale, cosicché quanti anni essa ha vissuto, tanti buchi anali possiede.
Neppure mangerai la iena, egli disse, per non diventare un adultero o un seduttore, né per diventare come loro. Perché? Perché questo animale cambia il sesso ogni anno e un anno è maschio e l’altro è femmina.
Ed egli giustamente disprezzava anche la donnola [cfr. Lv 11,29]. Non diventerai, egli disse, come questa che noi sentiamo commettere atti impuri con la bocca, né ti congiungerai con quelle donne che hanno commesso atti illeciti con la bocca impura. Infatti, quest’animale concepisce attraverso la bocca.
Queste cose sono sacra scrittura, sono considerate parola di Dio! Non so se abbia realmente senso creare un Cristianesimo individuale o se sia l’ennesimo disperato, anche se rispettabile, tentativo di salvare comunque la parola Cristianesimo.
Certo è che, anche con tutti gli adattamenti e le rivisitazioni del caso, per un gay, sentirsi Cristiano è comunque problematico.

venerdì 28 dicembre 2007

GAY A SCUOLA E IN FABBRICA

[Registrato il 15/3/2006]
Beh, certo, ottimista, sempre ottimista, che a questi ragazzi gli dobbiamo lasciare qualcosa di buono, che le malinconie ci stanno... e poi passano, che pure per noi sono passate o no? Un poco perché sono passate, un poco perché sono passati gli anni... Ma pure noi la vita nostra ce la siamo fatta... perché tu mo’ non sei vecchio come a me ma tu pure gli annetti tuoi li tieni... insomma pure noi la parte nostra l’abbiamo fatta, mo’ se ti dico una cosa tu te le pigli pure... ma tutta questa storia che ai tempi nostri stavamo così male... manco è tanto vera. Certo non era come adesso... o no? Allora che facevi tu? ... il comung out come lo chiamano mo’? E quando mai! ... niente, queste cose non c’erano... mo’ in Spagna si sposano pure e noi che potevamo fare? Zitto e basta! ... però... non era manco così terribile, non ci stavano manco le pretese... che ce ne ho messo io a capire quello che andavo cercando... e chi me ne parlava a me? Come si chiama quella cosa che tieni tu? ... il blog... e che ci stava il blog allora? Allora non ci stava proprio niente ma eravamo ragazzi. Quelli della generazione prima della nostra stavano male, ma non perché erano gay... allora ci stava la guerra e stavano male perché ci stava la guerra, ma io sono nato nel ’40, la guerra è finita quando tenevo cinque anni, quella mio padre se l’è vista io no, io ho fatto 20 anni nel ’60, che già era una cosa, diciamo così, moderna... mo’ che ti devo dire... il 57/58, così... insomma, io più o meno quelli sono gli anni che ho capito come stavano le cose, insomma... e come l’ho capito dici tu... quella è una cosa che si capisce in un modo solo, mo’ non so se qua si può dire perché io poi non è che parlo troppo ricercato... insomma, mo’ lo dico, poi, se non lo vuoi mettere, lo togli... allora andavamo a scuola, era un Istituto Tecnico, ma una cosa colossale, cosa che l’avevano costruito ai tempi del fascismo, io manco mi ricordo che classe facevo mi pare la quarta, tenevo 17/18 anni... insomma allora ci stava una cosa che quando a qualcuno gli volevano fare uno scherzo gli zompavano tutti quanti addosso e gli calavano i pantaloni, dicevano che gli facevano la stira, così si diceva allora, ma non ti credere che era una cosa di sesso, a quelli non gli passava manco per la testa era uno scherzo, una cosa così... io sapevo che queste cose le facevano ma non l’avevo mai vista direttamente, però non era una cosa che qualcuno si offendeva... insomma la pigliavano a ridere, va’... Alla classe mia stava un ragazzo di quelli tutti sistemati, sempre a posto che portava pure la cravatta... insomma uno che gli piaceva andare sistemato... va bene... che poi quelli sono quelli che li mettono in mezzo... Insomma... Il professore di Meccanica non ci stava e noi stavamo soli nel laboratorio. A uno così gli viene in testa “Facciamo la stira a Bianchi!” mo’ non mi ricordo se si chiamava proprio così, ma una cosa come quella... allora uno si mette alla porta per vedere se arriva il professore e gli altri a Bianchi lo mettono in mezzo... quello si difendeva... ma quegli altri erano una ventina... lo buttano a terra, lo tengono fermo lo gli abbassano i pantaloni... lo scherzo doveva finire lì... e invece no, ma non perché quelli volevano... ma è successo... nel togliergli i pantaloni se ne sono venute pure le mutande e Bianchi è rimasto proprio nudo e stava a un metro da me e l’ho visto benissimo, ma è stata una cosa di pochissimi secondi, quello che stava di guardia alla porta ha fatto segno che stava arrivando il preside, allora l’hanno lasciato e se ne sono tonati tutti ai posti loro facendo finta di lavorare. Bianchi s’è salvato all’ultimo momento perché per rimettersi a posto c’ha messo qualche secondo in più... Mo’ tutta questa storia per farti capire... dopo, alle ore successive, quello scherzava con gli altri come niente fosse e gli altri della cosa non ne hanno parlato più. Loro avevano giocato è basta... e io mi dicevo... ma com’è che questi una cosa del genere se la sono dimenticata... io non me la potevo proprio dimenticare, ogni volta che mi dovevo fare una sega io a quello pensavo... solo a quello... e quelli parlavano di ragazze... Pure Bianchi, io l’avevo visto con la ragazza... Insomma io mi dicevo... ma com’è possibile che qua questa cosa m’è rimasta in testa solo a me e non mi sapevo capacitare... mo’ ai ragazzi di oggi può sembrare pure una cosa stupida... però io un ragazzo nudo non l’avevo mai visto, voglio dire un ragazzo della mia età. Noi facevamo ginnastica per modo di dire, palestra non ce n’era e non ci cambiavamo nemmeno, l’unica cosa che facevamo, giocavamo a pallone nel cortile e spaccavamo le scarpe... e quello era tutto. Insomma io la storia di quando hanno fatto la stira a Bianchi non me la sono più levata dalla testa... ma manco mo’... e poi a noi chi ce le diceva certe cose? ... Io occasioni per potere stare con altri ragazzi non ne avevo. Però qualche cosa è successo quando sono andato in fabbrica... io sono entrato che avevo 19/20 anni e sono entrato come perito, allora sai, il 1959... perito non era una cosa da poco... io ero giovane, un ragazzo ma sotto a me ci stavano tanti operai, certi erano padri di famiglia di 40/50 anni e non mi potevo mica mettere con loro, ma ci stavano pure gli operai giovani. Allora c’era molto classismo... io andavo a lavorare vestito col vestito mio, gli operai andavano con la tuta... e siccome erano cose di meccanica si ingrassavano e alla fine del turno si facevano la doccia prima di uscire. Per i tecnici come me c’era un ambiente con degli armadietti chiusi dove potevi lasciare quello che volevi, ma non ci stava la doccia, noi lavoravamo col tecnigrafo, facevamo disegni, misure, calcoli, più era il tempo che si passava nella sala tecnica di quello che si passava nei reparti, ma gli operai no, quelli alla fine del turno la doccia la facevano... e mo’ viene il bello, ma dovrei dire il brutto. Ce ne stava uno, ma che ti dico, bello come il sole è poco. Quello c’aveva si e no 18/19 anni, quanti ne tenevo io, pure meno, era un ragazzo del nord, di Lecco, mi pare... dove sta il lago... sai... alto biondo, occhi chiari, poi un sorriso... vabbe’, che te lo dico a fare... si chiamava Marco... tu non sai quello che ho fatto appresso a quel ragazzo. Gli operai entravano prima di noi e io entravo con loro per non perderlo nemmeno per un minuto, ogni volta che potevo scappavo al reparto per vedere se c’era, però non è che mi potevo avvicinare e quando finiva il turno lo vedevo andare allo spogliatoio degli operai dove ci stavano pure le docce... e quando usciva aveva tutti i capelli bagnati e appiccicati alla fonte. Io allora ho maledetto il fatto che avevo studiato, se fossi stato un operaio pure io sarei andato con lui alle docce, ma un tecnico come me non poteva andare negli spogliatoi degli operai... tutte le fantasie che c’ho fatto... tu manco te le immagini... beh, no... mi sa che te le immagini... gli avevo parlato qualche volta ma di me aveva paura perché ero un tecnico e lui era proprio del reparto che dovevo controllare io, abbiamo scambiato pochissime parole, poi col tempo qualcuna in più... ma non siamo diventati amici... poi un giorno mi chiede di parlare con me e mi chiede di cambiargli un turno di lavoro del sabato pomeriggio perché vuole andare a trovare la sua ragazza che sta a 50 km. Io gli ho detto di sì e lui si è sciolto un po’... per me era stata una doccia fredda, ma poi il rapporto con lui è cambiato, ha cominciato a fidarsi si me... insomma siamo diventati pure amici, l’ho invitato a casa mia, cioè a casa dei miei genitori, e lui c’è venuto con la ragazza, cosa che è stata utilissima per togliere definitivamente dalla testa di mio padre che in me ci fosse qualcosa che non andava in rapporto alle donne. A 22 anni s’è sposato e io gli ho fatto da testimone... Tu mi dirai: Ma quando gliel’hai detto che eri gay e che ti eri innamorato di lui? La risposta è semplice... non gliel’ho detto mai... e siamo ancora amici... ma scusa, ma perché avrei dovuto dirglielo, per metterlo in difficoltà, era tutto pappa e ciccia con la Chiesa... no! Per lui io ero un ottimo amico, come lui lo è per me... a che serve essere chiari? Come lo chiamano adesso? Coming out... sì... adesso mi ricordo. Insomma questa è la storia di Marco, tu puoi dire che è una stupidaggine e invece è stata una cosa importantissima, che i ragazzi di oggi, che pensano solo al sesso, manco lo capiscono... che io dico dico ma dei ragazzi di oggi non ne so proprio niente e magari sono tali e quali a noi... Abbiamo finito o no?

E POI NULLA

...e poi nulla
tutto sparito.
E ritornano
desideri sopiti
poco prima osteggiati
disprezzati.
Inconsciamente vicino
impossibile
ogni cosa.
Stupido passato
strisciante speranzoso,
senza pietà.
Illude abbaglia agevola,
distrugge infanga sotterra.
Velario sul buio

nasconde nero ignoto.

15/10/2007

COME NASCE UN AMORE GAY

Federico, io lo chiamo Chicco, mannaggia quante me ne ha fatte... però gli voglio un bene folle... io, vabbe’... insomma, prima ero un po’ scapestarello, diciamo scafato, cioè l’imbarazzo non sapevo nemmeno che cosa fosse, avevo avuto storie più o meno serie con 4 o cinque ragazzi, in tre anni, forse troppe storie... diciamo che io ero piuttosto disinibito... sì... cioè i ragazzi mi sono sempre piaciuti e pure tantissimo, sono teneri, non lo so, stare vicino a loro mi dà tantissimo... beh... non è solo una cosa filosofica... insomma un bel ragazzo è bello e ti fa pure un cero effetto, cioè lo desideri proprio, io lo dico fuori dai denti, mica mi vergogno, un ragazzo mi piace perché mi stimola sessualmente... se no... può avere pure il cervello di Einstein ma a me non dice nulla... io non sono di quelli che restano affascinati al livello mentale, per me deve scattare proprio la reazione fisica... dai che hai capito... vabbe’... il guaio è che a me questa cosa mi capita spesso, cioè non dico proprio con tutti i ragazzi che conosco... però mi capita eccome... e allora... vabbe’, che c’è? Oh... è così... quando mi capita io non è che mi faccio troppi problemi... ci provo... un po’ paura di essere sputtanato ce l’ho ma non è mai successo e poi io il radar gay ce l’ho e fino adesso c’ho beccato... Io ho campato così, diciamo dai 16/17 anni fino ai 22, il primo contatto sessuale vero... vabbe’ sempre una cosa relativa, ma di sesso in termini espliciti con un altro ragazzo ce l’ho avuto a 19 anni... non era male ma non era nemmeno tutta questa cos travolgente... e allora uno in genere si deprime oppure si sta un po’ calmo... ma tu mi ci vedi a me? ... Io ho detto: “Questo è così... ma io me ne trovo uno meglio!”... e poi, uno dopo l’altro... beh! Che ridi? ... Non fare il cretino... oh... succede... vabbe’ due anni fa ho conosciuto Federico all’università... lui aveva 21 anni, stava nel corso mio, un anno dopo di me. Io gli esami li ho sempre fatti... però non c’ho mai avuto la fissa del primo della classe, cioè a lezione ci vado... ma se per caso mi trovo un ragazzo caruccio me ne vado in giro con lui e a lezione non ci vado proprio... oh! Mica mi pigliano gli scrupoli... un’ora di lezione e pure due le posso perdere, ma un ragazzo caruccio non me lo voglio perdere proprio... Vabbè... io lo vedo, ma manco m’ha fatto tutto questo grande effetto, caruccio è caruccio, ma ci sta pure di meglio, almeno, così, fisicamente, dico... Io allora a ragazzi stavo un po’ a secco... e mi sono detto: “Io ci provo!”... Mi avvicino, lo saluto... non so che pensare, il mio radar è disorientato... ho detto... “Ma non è che qui mi imbarco con etero?” ... Mi serviva qualche elemento in più. Chicco parlava solo di esami, niente ragazze... sai... è già molto... però la tramvata la puoi sempre prendere... allora ho detto: lasciamo perdere... lui non mi dava corda... insomma se un ragazzo ci sta, anche solo a chiacchierare lo capisci... ma lui era da manuale e mi faceva venire certi nervi! Parlava come un libro stampato e io ho detto: “Ma vaff... tu e tutta la spocchietta che c’hai! Io me ne trovo un altro!”... Così ho detto eh... però, sai, una cosa è dire e una cosa è quello che ti succede dentro... Sono andato a lezione e ho continuato a pensare a Chicco, io allora manco sapevo come si chiamasse... poi avevo due ore di pausa, in genere me ne vado in biblioteca perché è il posto ideale per guardarsi i ragazzi più carucci, ti metti lì con un libro davanti a fai finta di leggere... vabbe’, stavolta in biblioteca a fare il gaywatching non ci sono andato e mi sono messo a cercare Chicco in giro per l’università, non potevo entrare nelle aule dove c’era lezione ma io lo stavo cercando e mi sono detto: “Caro Sandro, ma tu ti stai rimbecillendo del tutto! ... Tu che corri appresso a un ragazzo che sì e no se t’ha guardato in faccia!”... oh... era così! Vebbe’ insomma, lo trovo nella biblioteca piccola del secondo piano... mi vado a sedere vicino a lui... perché io qualche volta sono proprio un disgraziato... ma mica si scompone... niente! Nemmeno un segno minimo, mi saluta, mi fa cenno di stare zitto perché lì non si può parlare... allora gli scrivo su un foglio: “A che ora vai vita? Così facciamo due chiacchiere”. Mi risponde “Adesso devo studiare perché ho un esame tra 20 giorni, ma grazie della proposta”. Una risposta ambigua e più provocante allo stesso tempo... io facevo finta di leggere e poi ogni tanto lo guardavo ma lui non mi guardava mai, pensava solo al libro... Lo guardo una volta, due e tre e poi mi rompo. Eh no! Io non posso perdere tempo appresso a questo! Mi sento un cretino, mi alzo per andarmene, gli faccio ciao con la mano, risponde allo steso modo, mi guarda e mi strizza l’occhio... Ma l’animaccia sua! Mi strizza l’occhio... non mi saluta come ci si saluta tra colleghi, mi strizza l’occhio... Io ormai l’avevo salutato. Me ne vado. Oh! Non riuscivo a togliermelo dalla testa... I giorni successivi l’ho visto sempre in biblioteca a studiare... io entravo, lo salutavo, lui mi strizzava l’occhio, poi un giorno mi fa segno con le mani – 10, come a dire che agli esami ci mancavano dieci giorni, poi abbiamo fatto il conto alla rovescia giorno per giorno. Sono andato a sentirlo agli esami ed era una cosa mostruosa, io delle cose che sapeva lui non ne sapevo nemmeno la metà. Ero arrivato quando lui stava già sotto e pensavo che si fosse fatto accompagnare da qualcuno ma non era così. Si è preso il suo 30 e lode (cose che io me le sogno!) come se niente fosse, poi si è avvicinato a me... e mi ha detto: “Eccomi...” Siamo usciti, mi ha invitato a fare colazione con lui. Parlava poco, era formale, io non sapevo che fare, un po’ mi sentivo a disagio, non tradiva nessuna emozione. Non sapevo proprio diavolo fare. Gli ho detto che era simpatico e che ero contento che l’esame gli fosse andato bene... il dialogo era lentissimo, al limite del’impossibile. Dopo due ore abbiamo preso la metro ma lui andava molto più lontano di me. Ero turbato e parecchio. Insomma il giorno appresso lo rivedo e passiamo due ore insieme, due ore strane ma non due ore perse, lui non se ne andava e io nemmeno, anche se non si parlava di nulla... insomma, siamo andati avanti così per qualche girono, oramai il fatto di vedersi e di parlare un po’ era diventato una cosa ovvia. Io mi sono detto: “Se non mi butto io qui finiamo impantanati”. Così un giorno, dopo un po’ di convenevoli generici, gli dico che dovevo dirgli una cosa importante e che volevo un po’ di riservatezza, ce ne andiamo fuori dall’università e gli dico: “Senti... io te lo devo dire, io sono gay”. Lui non si scompone, mi dice che lo aveva capito e che la cosa per lui non è un problema, ma la riposta che volevo da lui non era quella... e allora gli faccio la domanda diretta: “Ma tu sei gay?”... Mi dice solo “Sì” e non aggiunge una parola, non si scompone per niente nemmeno nel dirlo... allora insisto: “E se mi fossi innamorato di te?”... e lui comincia tutto un discorso stranissimo, mi dice che non è innamorato di me, poi mi chiede che cosa vuol dire innamorato... e io non so che dire... continuiamo a parlare... poi mi dice che si vede che io gli voglio bene ma lui pensa di non volermene, mi dice che all’amore non ci crede. Mi faccio coraggio e gli dico che io lo desidero proprio a livello sessuale, nel dirlo temo la sua reazione... mi risponde che anche lui mi desidera ma questo con l’amore non c’entra niente e che quello che prova lui non è amore ma solo egoismo, perché in fondo di me come persona non gliene importa nulla... mi dice che non farà mai l’amore con me perché non vuole giocare coi sentimenti... è turbato, molto turbato... gli propongo di fare un giro in macchina, accetta... Andiamo fuori città, non so che fare, non parla. Faccio un gesto azzardato, gli prendo la mano, il primo contatto fisico con Chicco. Io che ne avevo fatte di tutti i colori con lui mi sentivo imbarazzato, turbato... lui aspetta qualche secondo, evidentemente non sa che fare, non ritira la mano, non la ritrae ma non stringe la mia... passano decine si secondi da incubo, poi finalmente mi stringe la mano e la stringe fortissimo quasi a farmi male... poi si mette a piangere e dice che a volermi bene veramente non ci riuscirà mai. Prendo un fazzolettino, gli asciugo le lacrime mi fa un mezzo sorriso... lo sento vicinissimo ma non ho il coraggio di baciarlo. Restiamo in silenzio in macchina per moltissimo tempo senza guardarci in faccia, mano nella mano. Ogni tanto mi stringe più forte. Poi mi dice: “Riaccompagnami a casa, adesso sto bene, ma non ti voglio illudere”. Io sollevo la sua mano e la bacio, lui lascia fare, ormai il momento magico sembra finito, rimetto in moto e lo porto sotto casa. Mi saluta dandomi una carezza lievissima sulla mano, non aveva mai fatto una cosa simile... poi mi dice. “Con me devi avere molta pazienza... ti prego non mi abbandonare...” Lui è sceso, io pure, non se lo aspettava, l’ho abbracciato strettissimo e l’ho sollevato da terra, gli ho fatto proprio fare un giro di 360° senza toccare terra, poi l’ho baciato. Piangeva! La nostra storia è cominciata così!

CRONACHE DI PROGETTO GAY 3

Al solito riporto qui gli avvenimenti notevoli del blog.
1) Saluto NIGHTBIRD che mi ha mandato un messaggio e riproduco qui la mail che gli ho inviato naturalmente con degli omissis per questioni di privacy.
Ciao nightbird,
vedo purtroppo solo oggi il tuo messaggio del 25 dicembre e me ne dispiace moltissimo. Mi fa estremamente piacere che tu legga il mio blog. Accade, purtroppo, che non sia possibile postare i commenti. In questi casi, in genere, i ragazzi mi fanno pervenire i commenti per posta e io li inserisco come commenti, se hanno già inserito commenti in precedenza e quindi posso avere accesso alla loro e-mail, o, in caso contrario (oppure se loro vogliono) anche come post autonomo. Se hai dei commenti da pubblicare puoi mandarmeli all’indirizzo ... omissis ... che è anche il mio contatto msn. Ovviamente di te non so assolutamente nulla mentre tu di me, e soprattutto dei ragazzi, sai un’infinità di cose a partire dal blog, ma se leggi il mio blog e hai scritto dei commenti vuol dire che abbiamo qualcosa da dirci. Se ti va, aggiungimi tra i tuoi contatti msn, mi farebbe veramente piacere parlare con te. Naturalmente se non lo farai continuerò a gradire moltissimo i tuoi commenti o anche il solo fatto che tu legga il mio blog. Vorrei inserirti tra gli amici su C6, ma non voglio essere invadente, se vuoi puoi farlo tu, la cosa mi farebbe piacere. Un abbraccio. G.P.
2) Chiedo scusa a GUIDOTTO, se ho dato un’impressione aggressiva nel mio post “Gay e Chiesa – un piede il due scarpe”, non vorrei avere dato una brutta impressione di intolleranza che in ogni caso non è rivolta verso GUIDOTTO che è persona di una sensibilità squisita. Riproduco qui la conclusione del post che tempo possa aver avuto sapore polemico (e me ne scuso di nuovo).
Grazie Guidotto dei tuoi commenti che ispirano dolcezza. Non è la prima volta che commenti questo blog e la cosa mi fa veramente piacere, tanto più dopo questo scambio di messaggi sul blog, ma c’è un motivo che mi spinge a parlare qui di te anche uscendo fuori tema ed è un motivo che può avere senso per tante altre persone. Sono andato a vedere il tuo blog ed è una cosa bellissima, intrisa di uno spirito poetico profondo, ne riporto il link,
http://blog.gay.it/?blog=533, con la speranza che qualcuno sia spinto a visitare questo autentico gioiello. Guidotto, sarei molto contento di vederti spesso da queste parti e di leggere i tuoi commenti e magari di non condividerli. Se hai dei testi che ritieni possono essere pubblicati sui blog di Progetto Gay, sarei lietissimo di pubblicarli. Grazie di cuore.
3) Ringrazio di cuore ASTER con il quale sono rimasto a parlare fino alle due di ieri notte, vorrei sottolineargli che la cosa mi ha reso felice ed è stata per me importantissima.
4) Ringrazio Fabiomatteo della sponsorizzazione che mi dà su siti e su chat esterne, cose che porteranno gradualmente i loro frutti, e gli confermo che non ha bisogno di nessuna autorizzazione e che tutto quello che vuole fare per me sta certamente bene.
5) Ringrazio gli amici di Progetto Gay che mi hanno autorizzato a dare il loro contatto a ReMindZ, cosa che ho immediatamente provveduto a fare e auguro a ReMindZ di trovarsi bene tra noi. Ha già avuto modo di vedere che splendidi ragazzi commentano i blog di Progetto Gay. Spero di rivederlo presto in linea perché ieri quando ci siamo salutati non mi sembrava troppo di buon umore.
6) E poi, lo devo dire, sono felicissimo della esplosione del blog, della quantità e qualità dei commenti, della serietà e dell’autenticità della discussione e sono felicissimo che questo piccolo blog abbia visto crescere intorno a sé un gruppo di ragazzi come voi, gente seria, gente vera, gente che ha un’anima e un cuore. Non siamo tantissimi ma tra noi stiamo bene. Io non mi sento più solo e così spero che succeda a voi. Mi state regalando la felicità. Non avrei mai pensato di poterla trovare così. Grazie Ragazzi, Vi voglio bene!

giovedì 27 dicembre 2007

GAY E CHIESA - UN PIEDE IN DUE SCARPE

Caro Guidotto,
Rispondo subito al tuo commento al post Omosessuali e Chiesa. Io non amo gli inciuci, non uso un tono apocalittico ma chiaro. Se poi c’è qualcuno che dice che si può predicare una cosa farne un’altra e va bene lo stesso perché siamo umani, o qualcuno che vuole vedere in quei documenti una contraddizione perché si tratta di documenti figli di situazioni storiche o persone fiche diverse, come se quelle cose non avessero il peso dogmatico che hanno, dando un’interpretazione relativistica addirittura degli atti del magistero ecclesiastico, o qualcuno che sostiene che qualunque cosa dica il catechismo siamo tutti cattolici lo stesso anche se ognuno fa come gli pare, giustificando il tutto con il fatto che la Chiesa sta nel mondo e addirittura ritiene il catechismo della Chiesa cosa mutabilissima da non confondere con la dottrina immutabile di Cristo, e arriva a citare Agostino con una formula di una suggestività e di una ambiguità illimitata... beh... faccia pure, certo è che quello che dice si basa su un tentativo di mettere da parte ogni forma di coerenza e stravolgere i fatti. Io mi chiedo: ma voi che difendete certe cose vi rendete conto che per essere cattolici le dovete accettare integralmente? Se il prete in confessionale mi chiede se sono pentito della mia vita, non posso rispondergli sì e dire il falso. Io non sono pentito della mia vita che ritengo onestissima, non ho, in piena coscienza, nessuna intenzione di accettare la castità alla quale per definizione del catechismo ufficiale della Chiesa gli omosessuali sono chiamati. Non posso considerare tollerabile che si possano discriminare gli omosessuali nell’insegnamento, nell’attività sortiva o nell’assegnazione degli alloggi. Non posso in tutta coscienza pentirmi di quello che faccio e che continuerò a fare per i gay. Non posso in tutta coscienza fingere di pentirmi, fingere di credere in cose che ritengo immorali. Queste cose sono mille miglia lontane dal mio modo di essere. Io credo che l’ipocrisia debba essere chiamata ipocrisia e non in un altro modo, che a chi tiene il piede ipocritamente in due scarpe, si debba dire, per dovere morale, come stanno realmente le cose. Io nella vita ho dovuto fare delle scelte dolorose, anche in riferimento a queste tematiche, ma non avrei mai tollerato di fingere di cedere, di fingere di pentirmi e di fingere di accettare cose che ritengo immorali. Sia ben chiaro, anche gli ipocriti sono, per altri aspetti, persone rispettabili, ma sono ipocriti e non dirlo significa accettare di essere ipocriti come loro. Dopo questa sgradevolissima tirata che non è diretta contro Guidotto, ma contro quello che dice, fatemi aggiungere cose di tutt’altro genere, per stemperare l’amaro con un po’ di dolcezza.
Grazie Guidotto dei tuoi commenti che ispirano dolcezza. Non è la prima volta che commenti questo blog e la cosa mi fa veramente piacere, tanto più dopo questo scambio di messaggi sul blog, ma c’è un motivo che mi spinge a parlare qui di te anche uscendo fuori tema ed è un motivo che può avere senso per tante altre persone. Sono andato a vedere il tuo blog ed è una cosa bellissima, intrisa di uno spirito poetico profondo, ne riporto il link,
http://blog.gay.it/?blog=533, con la speranza che qualcuno sia spinto a visitare questo autentico gioiello. Guidotto, sarei molto contento di vederti spesso da queste parti e di leggere i tuoi commenti e magari di non condividerli. Se hai dei testi che ritieni possono essere pubblicati sui blog di Progetto Gay, sarei lietissimo di pubblicarli. Grazie di cuore.

OMOSESSUALI E CHIESA

Prendo spunto da un recente commento apparso su queste pagine, che con una battuta pensa di poter liquidare il problema del rapporto tra omosessuali e Chiesa Cattolica. Si tratta di questioni serissime che per molte persone costituiscono un problema morale lacerante.
Nel pieno riconoscimento del diritto della Chiesa Cattolica, come di chiunque, di professare la propria dottrina, sento il profondo dovere morale di invitare gli omosessuali a non tenere il piede in due scarpe fingendo di non sapere quello che la Chiesa chiede loro e come la Chiesa considera l’omosessualità. Se un prete in confessione può ipocritamente chiudere un occhio per non allontanare un omosessuale dalla Chiesa, dimostrando un atteggiamento tollerante che non è assolutamente autorizzato a dimostrare se non vuole egli stesso giocare con i sacramenti che per chi crede sono una cosa seria, io sento il dovere di fare chiarezza in modo che un omosessuale che si sente cattolico conosca esattamente quello che la Chiesa dice in tema di omosessualità in documenti che hanno il valore di pronunce dogmatiche solenni.
Se quell’omosessuale “con piena avvertenza e deliberato consenso” accetta la dottrina della Chiesa sulla omosessualità, avrò per lui il massimo rispetto, ma se intende giocare con i sacramenti fingendo di non sapere quello che la Chiesa dice sulla omosessualità e quello che pretende da lui, se intende conciliare l’inconciliabile, magari con il consenso ipocrita e connivente del sacerdote che dice deliberatamente il falso in proposito, quell’omosessuale dovrebbe capire che sta prendendo in giro se stesso e la Chiesa alla quale finge di appartenere.
Chi non sa può essere scusabile, ma affinché si sappia esattamente di che cosa si sta parlando, riposto qui di seguito, integralmente e senza commenti tre documenti che esprimono in modo estremamente chiaro la dottrina della Chiesa Cattolica, al di là di qualsiasi interpretazione soggettiva.
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CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
2357 L'omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati ». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.
2358 Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.
2359 Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.
2396 Tra i peccati gravemente contrari alla castità, vanno citati la masturbazione, la fornicazione, la pornografia e le pratiche omosessuali.
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SACRA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE Dichiarazione Persona Humana circa alcune questioni di etica sessuale, 29 dicembre 1975
Relazioni omosessuali
8. Ai nostri giorni, contro l'insegnamento costante del magistero e il senso morale del popolo cristiano, alcuni, fondandosi su osservazioni di ordine psicologico, hanno cominciato a giudicare con indulgenza, anzi a scusare del tutto, le relazioni omosessuali presso certi soggetti. Essi distinguono - e sembra non senza motivo - tra gli omosessuali la cui tendenza, derivando da falsa educazione, da mancanza di evoluzione sessuale normale, da abitudine contratta, da cattivi esempi o da altre cause analoghe, è transitoria o, almeno, non incurabile, e gli omosessuali che sono definitivamente tali per una specie di istinto innato o di costituzione patologica, giudicata incurabile. Ora, per ciò che riguarda i soggetti di questa seconda categoria, alcuni concludono che la loro tendenza è a tal punto naturale da dover ritenere che essa giustifichi, in loro, relazioni omosessuali in una sincera comunione di vita e di amore, analoga al matrimonio, in quanto essi si sentono incapaci di sopportare una vita solitaria.
Certo, nell'azione pastorale, questi omosessuali devono essere accolti con comprensione e sostenuti nella speranza di superare le loro difficoltà personali e il loro disadattamento sociale. La loro colpevolezza sarà giudicata con prudenza; ma non può essere usato nessun metodo pastorale che, ritenendo questi atti conformi alla condizione di quelle persone, accordi loro una giustificazione morale. Secondo l'ordine morale oggettivo, le relazioni omosessuali sono atti privi della loro regola essenziale e indispensabile. Esse sono condannate nella sacra Scrittura come gravi depravazioni e presentate, anzi, come la funesta conseguenza di un rifiuto di Dio. Questo giudizio della Scrittura non permette di concludere che tutti coloro, i quali soffrono di questa anomalia, ne siano personalmente responsabili, ma esso attesta che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e che, in nessun caso, possono ricevere una qualche approvazione.
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Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali 24/7/1992
Introduzione
Da qualche tempo la Congregazione per la dottrina della fede è stata interessata alla questione di proposte di legge avanzate in varie parti del mondo in merito al problema della non-discriminazione delle persone omosessuali.
Lo studio della questione ha portato alla preparazione di una serie di osservazioni che potrebbero essere di aiuto a coloro che sono interessati nella formulazione di una risposta cattolica a tali proposte di legge. Dette osservazioni offrono alcune considerazioni fondate sui passi più rilevanti della Lettera dei vescovi della chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali , pubblicata dalla Congregazione nel 1986, e forniscono alcune applicazioni che ne potrebbero derivare.
Poiché la questione è particolarmente urgente in certe parti degli Stati Uniti, dette considerazioni erano state fatte pervenire ai vescovi di quella nazione, tramite i buoni uffici del Pro-Nunzio Apostolico, per l’aiuto che essi ne avrebbero potuto ricevere. Si deve notare che con quelle osservazioni non si intendeva esprimere un giudizio sulle risposte che eventualmente i vescovi locali o le Conferenze nazionali avessero già dato in merito a tali proposte di legge. Esse non erano quindi da intendersi come una istruzione pubblica e ufficiale della Congregazione sulla materia, ma come uno strumento di base per offrire un certo aiuto a coloro che potrebbero trovarsi in dovere di valutare progetti di legislazione riguardanti la non-discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale.
Ritenendo che la pubblicazione delle osservazioni potrebbe essere di qualche utilità, è stata curata una lieve revisione del testo che ha portato a una seconda versione.
Nel frattempo sono apparsi sui mezzi di comunicazione sociale diversi riferimenti e citazioni delle suddette osservazioni. Per offrire una accurata informazione sulla questione, il testo rivisto di Alcune considerazioni concernenti la Risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali è stato quindi consegnato per la pubblicazione su L’Osservatore Romano .
Premessa
Recentemente, in diversi luoghi è stata proposta una legislazione che renderebbe illegale una discriminazione sulla base della tendenza sessuale. In alcune città le autorità municipali hanno reso accessibile un’edilizia pubblica, per altro riservata a famiglie, a coppie omosessuali (ed eterosessuali non sposate). Tali iniziative, anche laddove sembrano più dirette a offrire un sostegno a diritti civili fondamentali che con indulgenza nei confronti dell’attività o di uno stile di vita omosessuale, possono di fatto avere un impatto negativo sulla famiglia e sulla società.
Ad esempio, sono spesso implicati problemi come l’adozione di bambini, l’assunzione di insegnanti, la necessità di case da parte di autentiche famiglie, legittime preoccupazioni dei proprietari di case nel selezionare potenziali affittuari.
Mentre sarebbe impossibile ipotizzare ogni possibile conseguenza di proposte legislative in questo settore, le seguenti osservazioni cercheranno di indicare alcuni principi e distinzioni di natura generale che dovrebbero essere presi in considerazione dal coscienzioso legislatore, elettore, o autorità ecclesiale che si trovi di fronte a tali problemi.
La prima sezione richiamerà passi significativi dalla Lettera ai vescovi della chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali pubblicata nel 1986 dalla Congregazione per la dottrina della fede. La seconda sezione tratterà della loro applicazione.
A. Passi significativi della Lettera della Congregazione per la dottrina della fede
1. La Lettera ricorda che la Dichiarazione su alcune questioni di etica sessuale pubblicata nel 1975 dalla Congregazione per la dottrina della fede "teneva conto della distinzione comunemente operata fra condizione o tendenza omosessuale e atti omosessuali"; questi ultimi sono "intrinsecamente disordinati" e "non possono essere approvati in nessun caso" (n. 3).
2. Dal momento che "nella discussione che seguì la pubblicazione della (summenzionata) Dichiarazione, furono proposte delle interpretazioni eccessivamente benevole della condizione omosessuale, tanto che qualcuno si spinse fino a definirla indifferente o addirittura buona", la Lettera prosegue precisando che la particolare inclinazione della persona omosessuale "benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata.
Pertanto coloro che si trovano in questa condizione dovrebbero essere oggetto di una particolare sollecitudine pastorale perché non siano portati a credere che l’attuazione di tale tendenza nelle relazioni omosessuali sia un’opzione moralmente accettabile" (n. 3).
3. "Come accade per ogni altro disordine morale, l’attività omosessuale impedisce la propria realizzazione e felicità perché è contraria alla sapienza creatrice di Dio.
Quando respinge le dottrine erronee riguardanti l’omosessualità, la chiesa non limita ma piuttosto difende la libertà e la dignità della persona, intese in modo realistico e autentico" (n. 7).
4. Con riferimento al movimento degli omosessuali, la Lettera afferma: "Una delle tattiche usate è quella di affermare, con toni di protesta, che qualsiasi critica o riserva nei confronti delle persone omosessuali, delle loro attività e del loro stile di vita, è semplicemente una forma di ingiusta discriminazione" (n. 9).
5. "È pertanto in atto in alcune nazioni un vero e proprio tentativo di manipolare la chiesa conquistandosi il sostegno, spesso in buona fede, dei suoi pastori, nello sforzo volto a cambiare le norme della legislazione civile. Il fine di tale azione è conformare questa legislazione alla concezione propria di questi gruppi di pressione, secondo cui l’omosessualità è almeno una realtà perfettamente innocua, se non totalmente buona. Benché la pratica dell’omosessualità stia minacciando seriamente la vita e il benessere di un gran numero di persone, i fautori di questa tendenza non desistono dalla loro azione e rifiutano di prendere in considerazione le proporzioni del rischio, che vi è implicato" (n. 9).
6. "Essa (la chiesa) è consapevole che l’opinione, secondo la quale l’attività omosessuale sarebbe equivalente, o almeno altrettanto accettabile, quanto l’espressione sessuale dell’amore coniugale, ha un’incidenza diretta sulla concezione che la società ha della natura e dei diritti della famiglia, e li mette seriamente in pericolo" (n. 9).
7. "Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni.
Tuttavia, la doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata. Quando tale affermazione viene accolta e di conseguenza l’attività omosessuale è accettata come buona, oppure quando viene introdotta una legislazione civile per proteggere un comportamento al quale nessuno può rivendicare un qualsiasi diritto, né la chiesa né la società nel suo complesso dovrebbero poi sorprendersi se anche altre opinioni e pratiche distorte guadagnano terreno e se i comportamenti irrazionali e violenti aumentano" (n. 10).
8. "Dev’essere comunque evitata la presunzione infondata e umiliante che il comportamento omosessuale delle persone omosessuali sia sempre e totalmente soggetto a coazione e pertanto senza colpa. In realtà anche nelle persone con tendenza omosessuale dev’essere riconosciuta quella libertà fondamentale che caratterizza la persona umana e le conferisce la sua particolare dignità" (n. 11).
9. "Nel valutare eventuali progetti legislativi, si dovrà porre in primo piano l’impegno a difendere e promuovere la vita della famiglia" (n. 17).
B. Applicazioni
10. La "tendenza sessuale" non costituisce una qualità paragonabile alla razza, all’origine etnica, ecc. rispetto alla non-discriminazione. Diversamente da queste, la tendenza omosessuale è un disordine oggettivo (cf. Lettera, n. 3) e richiama una preoccupazione morale.
11. Vi sono ambiti nei quali non è ingiusta discriminazione tener conto della tendenza sessuale: per esempio nella collocazione di bambini per adozione o affido, nell’assunzione di insegnanti o allenatori di atletica, e nel servizio militare.
12. Le persone omosessuali, in quanto persone umane, hanno gli stessi diritti di tutte le altre persone, incluso il diritto di non essere trattate in una maniera che offende la loro dignità personale (cf. n. 10). Fra gli altri diritti, tutte le persone hanno il diritto al lavoro, all’abitazione, ecc. Nondimeno questi diritti non sono assoluti. Essi possono essere legittimamente limitati a motivo di un comportamento esterno obiettivamente disordinato. Ciò è talvolta non solo lecito ma obbligatorio, e inoltre si imporrà non solo nel caso di comportamento colpevole ma anche nel caso di azioni di persone fisicamente o mentalmente malate. Così è accettato che lo stato possa restringere l’esercizio di diritti, per esempio, nel caso di persone contagiose o mentalmente malate, allo scopo di proteggere il bene comune.
13. Includere la "tendenza omosessuale" fra le considerazioni sulla base delle quali è illegale discriminare può facilmente portare a ritenere l’omosessualità quale fonte positiva di diritti umani, ad esempio, in riferimento alla cosiddetta "affirmative action" o trattamento preferenziale nelle pratiche di assunzione. Ciò è tanto più deleterio dal momento che non vi è un diritto all’omosessualità (cf. n. 10) che pertanto non dovrebbe costituire la base per rivendicazioni giudiziali. Il passaggio dal riconoscimento dell’omosessualità come fattore in base al quale è illegale discriminare può portare facilmente, se non automaticamente, alla protezione legislativa e alla promozione dell’omosessualità. L’omosessualità di una persona sarebbe invocata in opposizione a una asserita discriminazione e così l’esercizio dei diritti sarebbe difeso precisamente attraverso l’affermazione della condizione omosessuale invece che nei termini di una violazione di diritti umani fondamentali.
14. La "tendenza sessuale" di una persona non è paragonabile alla razza, al sesso, all’età, ecc. anche per un’altra ragione che merita attenzione, oltre quella sopramenzionata. La tendenza sessuale di un individuo non è in genere nota ad altri a meno che egli identifichi pubblicamente se stesso come avente questa tendenza o almeno qualche comportamento esterno lo manifesti. Di regola, la maggioranza delle persone a tendenza omosessuale che cercano di condurre una vita casta non rende pubblica la sua tendenza sessuale. Di conseguenza il problema della discriminazione in termini di impiego, alloggio, ecc. normalmente non si pone.
Le persone omosessuali che dichiarano la loro omosessualità sono in genere proprio quelle che ritengono il comportamento o lo stile di vita omosessuale essere "indifferente o addirittura buono" (cf. n. 3), e quindi degno di approvazione pubblica. È all’interno di questo gruppo di persone che si possono trovare più facilmente coloro che cercano di "manipolare la chiesa conquistandosi il sostegno, spesso in buona fede, dei suoi pastori, nello sforzo volto a cambiare le norme della legislazione civile" (cf. n. 9), coloro che usano la tattica di affermare con toni di protesta che "qualsiasi critica o riserva nei confronti delle persone omosessuali... è semplicemente una forma di ingiusta discriminazione" (cf. n. 9).
Inoltre, vi è il pericolo che una legislazione che faccia dell’omosessualità una base per avere dei diritti possa di fatto incoraggiare una persona con tendenza omosessuale a dichiarare la sua omosessualità o addirittura a cercare un partner allo scopo di sfruttare le disposizioni della legge.
15. Dal momento che nella valutazione di una proposta di legislazione la massima cura dovrebbe essere data alla responsabilità di difendere e di promuovere la vita della famiglia, grande attenzione dovrebbe essere prestata ai singoli provvedimenti degli interventi proposti. Come influenzeranno l’adozione o l’affido? Costituiranno una difesa degli atti omosessuali, pubblici o privati? Conferiranno uno stato equivalente a quelli di una famiglia a unioni omosessuali, per esempio, a riguardo dell’edilizia pubblica o dando al partner omosessuale vantaggi contrattuali che potrebbero includere elementi come partecipazione della "famiglia" nelle indennità di salute prestate a chi lavora.
16. Infine, laddove una questione di bene comune è in gioco, non è opportuno che le autorità ecclesiali sostengano o rimangano neutrali davanti a una legislazione negativa anche se concede delle eccezioni alle organizzazioni e alle istituzioni della chiesa. La chiesa ha la responsabilità di promuovere la vita della famiglia e la moralità pubblica dell’intera società civile sulla base dei valori morali fondamentali, e non solo di proteggere se stessa dalle conseguenze di leggi perniciose.