sabato 31 gennaio 2009

CAPIRE DI ESSERE GAY A 40 ANNI

Ciao Project,

ti mando molto volentieri il post che mi avevi chiesto, in pratica ho solo modificato un po’ le mail precedenti, ma la sostanza è rimasta quella. Vedi se può andare bene e pubblicale. Sarei felicissimo se potessero servire a qualcuno.

Mario

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Ciao Project,

non immagini quanto mi sento in imbarazzo a scriverti questa lettera, anche se so che te la devo, ci ho provato già parecchie volte ma poi ho cancellato tutto, a mandartela non ce la facevo proprio, ma questa volta prendo il coraggio a due mani e lo faccio. Mi chiamo Mario e ho compiuto 40 anni da qualche mese. La gente che mi conosce mi invidia. Ho un ottimo lavoro che mi assorbe quasi totalmente. Prima pensavo che avere poco tempo per pensare a e stesso fosse una fortuna ma adesso ho cambiato idea. Sono single e fino a poco fa pensavo che sarei rimasto single per il resto della vita. Ho una casa mia che ho cominciato a pagare più di 10 anni fa. In teoria, per quello che si vede, dovrei essere felice. Faccio in modo da apparire sempre sicuro di me stesso perché con il lavoro che faccio è indispensabile ma fino a poco tempo fa quando stavo solo mi venivano dei momenti di depressione totale. Ma cerco di spiegarti il perché. Ho sempre pensato di essere etero o meglio di non essere niente. Tra i 18 e i 20 anni ho avuto la mia prima e unica ragazza. Dire che tra noi non c’è mai stato sesso mi sembra superfluo e scontato, ma non c’è mai stato nemmeno amore e poi sono cose lontanissime. Sono sempre molto galante con le ragazze ma evito nel modo più assoluto qualunque coinvolgimento e succedeva così anche prima, almeno dai 30 anni in poi. Non mi ero mai posto il problema di essere gay, mi sentivo piuttosto un etero sessualmente fallito. Le mie fantasie erotiche le facevo sempre sulle ragazze, erano cose forzate ma, a livello cosciente almeno, non mi sono mai sentito un gay represso. Per i ragazzi non provavo proprio nulla. Ho letto il tuo articolo sulla masturbazione come problema e mi ci sono ritrovato paro paro (mi sento imbarazzatissimo a parlare queste cose). In pratica per me spesso la masturbazione era una forzatura frustrante e allora preferivo viverla senza pensare a nulla come una specie di necessità esclusivamente fisiologica che con i miei desideri non aveva niente a che vedere. Qualche mese fa avevo cominciato a girare su internet per capire perché la masturbazione per me fosse solo un problema (Project, cerca di capire che a 40 anni sto facendo uno sforzo titanico per andare avanti a scrivere queste cose) e ho trovato quel tuo articolo, ma nel titolo parlavi di masturbazione gay, ero tentato di leggerlo ma poi mi sono detto: ma io non sono gay! E non l’ho letto. Ti sembrerà assurdo ma evitavo sistematicamente i siti gay, tutti, di qualunque tipo. Mi reggevo praticamente solo lavorando, stavo in ufficio dalla mattina alla sera e qualche volta pure la notte ma cominciavo a stare proprio male, ero sempre agitato anche se dovevo essere controllatissimo. Ti puoi immaginare quanto per me fosse deprimente provare a masturbarmi. E’ stato allora che sono ricapitato sul tuo post sulla masturbazione come problema, mi sono fatto forza e l’ho letto anche se era in chiave gay. Più andavo avanti più mi veniva il batticuore, avevo l’ansia di arrivare fino alla fine, poi ho cominciato a girare un po’ su progetto gay che è proprio monumentale (ma come hai fatto a raccogliere tutta quella documentazione?). Leggevo e non mi stancavo di leggere, leggevo quelle cose ancora dall’esterno, però continuavo a leggere e il fatto che fossero cose gay non mi respingeva. Quello che leggevo mi stupiva ma in positivo. Mi chiedevo: ma chissà come sarebbe innamorarsi di un ragazzo? Ma non lo pensavo come un tabù. Ho letto tantissimo dei blog e del forum, poi ho cominciato a fare qualche ricerca a partire della masturbazione e ho scoperto che ne parli tantissime volte, poi ho letto delle storie d’amore e mi sembravano belle. Ho fatto mente locale sul fatto che stavo leggendo un sito gay ma ho continuato a leggere e la lettura mi ha preso parecchio, in pratica ci sono stato tutta la notte, più andavo avanti più mi sentivo incuriosito. Non avevo mai letto nessun sito con lo stesso interesse. L’indomani sera ho continuato. Mi dicevo: ma come fanno queste persone a parlare di cose così intime con questa semplicità? Poi ho letto i post su quelli che si scoprono gay tardi e lì il mio cervello si è messo in moto ad un’altra velocità e mi sono detto: e se fosse? Ero perplesso, non te lo nascondo, ma era una cosa possibile. Intanto, mentre il cervello girava su questa ipotesi, continuavo a leggere il blog ma molto meno dal di fuori. Ho letto il post sulla sessualità gay, diciamo sulla sessualità morbida gay e mi sono detto esplicitamente: beh, dovrebbe essere bello! Io mi dicevo che fare l’amore con un ragazzo in quel modo doveva essere bello! Prima non lo avrei mai immaginato ma ho cominciato a fantasticare su quelle cose e non ne avevo né paura né disgusto, immaginavo proprio di ricevere un ragazzo a casa mia, di abbracciarlo, poi di portalo con me nella cucina, di cucinare insieme, di parlare di tutto, ma sapendo entrambi che siamo gay, e poi di vederlo sorridere. Io sorridevo al pensiero di vedere sorridere un ragazzo gay a casa mia. Il mondo mi sembrava proprio capovolto, immaginavo di accarezzargli lievemente la mano durante la cena. Poi mi sarei seduto sul divano e lui si sarebbe steso poggiando a testa sulle mie ginocchia e io avrei potuto accarezzargli il viso. C’era un’unica cosa della quale mi vergogno un po’, quel ragazzo lo immaginavo di 20, massimo 25 anni. Chi lo sa perché ma credo che non mi innamorerei di un coetaneo. Erano pensieri belli, di grande tenerezza, pensavo che se mi fosse venuta un’erezione sarebbe stata un’ottima cosa ma non succedeva nulla e anche con le mie benedette fantasie gay, che avevo appena scoperto e che mi piacevano, perché mi sembravo dolcissime, la mia sessualità non sarebbe miracolosamente resuscitata. Mi dicevo, forse stupidamente, che avrei accettato perfino di essere gay se la mia sessualità si fosse risvegliata. Ma non succedeva e pensavo che sarebbe stata l’ennesima frustrazione. Sono tornato molto deluso a leggere il sito ma era già tardissimo e sono andato a letto e, contrariamente ad ogni aspettativa, per la prima volta in vita mia ho avuto un sogno erotico, e un sogno erotico gay. Ho sognato che stavo in guerra, forse la guerra del Vietnam, non lo so, ero solo e stavo tornando al campo a piedi da una missione pericolosa. Ci sono morti dappertutto, sento un lamento, mi avvicino è un soldato che non conosco , non ce la fa a parlare ma è vivo, non lo posso lasciare lì, devo portarlo con me ma sono stanco morto, alla fine lo prendo in braccio e comincio ad andare verso il campo ma sono stanchissimo e temo che mi si spacchi il cuore. Vado avanti con la forza della disperazione, a un certo punto lo sento inerte, come se fosse morto, respira appena, ha perso molto sangue mi sento dentro una disperazione terribile, mi metto a piangere e a strillare, ma passa una gip del servizio feriti, ci caricano, arriviamo al campo. Io supplicavo che non morisse, un ragazzo giovane, di poco più di 20 anni, lo vede il medico e mi di dice che è morto. Io sono sicuro che non è così e prendo il medico per il collo e lo minaccio. Il medico si convince e tentano di rianimarlo ma non mi fanno entrare. Io aspetto con l’angoscia dentro. Dopo mezz’ora esce il medico e mi dice: ha la pelle dura quel ragazzo, vedremo come reagirà nelle prossime ore. Il sogno che, da come era cominciato, aveva tutto l’aspetto dell’incubo mi lasciava un filo di speranza. Poi cambia tutto, quel ragazzo è in ospedale, ma è cosciente, io gli stringo la mano per confortarlo, apre gli occhi e mi dice: ho paura! Gli stringo forte la mano, poi viene sera e il ricordo è confusissimo. Da ultimo lui sta con me a casa mia, è seduto sul divano, sta bene, sorride, a quel punto mi sento eccitato ma non oso dirgli nulla, lo guardo solo un attimo negli occhi, lui si illumina e apre le braccia. A quel punto mi sono svegliato con il batticuore ed ero in erezione, ma proprio come si deve, una cosa del tutto anomala per me. Quello che ho fatto te lo puoi immaginare, erano molti anni che non provavo cose di quella intensità, anzi penso di non averne mai provate prima. Mi sembrava incredibile. Pensare che ero stato sul punto di farmi prescrivere il viagra. Mi sono detto: la mia sessualità non è morta! Io sono gay! E me ne sono accorto a 40 anni! Per mia fortuna le mie paure mi hanno impedito di fare scelte senza ritorno come il matrimonio. Mi sentivo sconvolto ma totalmente felice. Gay! Sì! E allora? Mi ripetevo stupendomi proprio perché non mi sembrava nemmeno un problema. Un primo passo avanti enorme credo di averlo fatto, almeno so chi sono. Project, il forum l’ho letto in lungo e in largo ma è proprio di me che devo capire tante cose. Non mi metto in testa nulla … e so che a 40 anni mi sono svegliato decisamente tardi però almeno mi sono svegliato. Sembra paradossale, ma negli ultimi giorni ho dedicato molto meno tempo al lavoro e molto più tempo a una cosa che prima non riuscivo a fare e adesso sì. Non me ne vergogno, solo mi dispiace di esserci arrivato così tardi perché ho perso delle occasioni importantissime. Ultimamente, rileggendo le sorie dei ragazzi del forum mi accorgo di leggerle proprio come uno che sa esattamente di che cosa si tratta. Non mi sono mai innamorato di un ragazzo o dovrei dire non ancora, d’altra parte non sono nemmeno tre settimane che ho capito chi sono.

Project, un grazie te lo dovevo

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Ciao Project,

non sai quanto avevo aspettato la tua risposta alla mia prima mail, pensavo che non sarebbe arrivata, ma poi è arrivata e mi è piaciuta moltissimo l’idea della sessualità come cosa normale (Il patologico è nel tabù! È vero!). La chiacchierata di ieri sera è stata bellissima. Solo un mese fa non avrei mai immaginato di potere parlare liberamente della mia sessualità fino a questo punto, alla fine è proprio come dici tu, ti accorgi che ha vissuto rinchiuso per 25 anni per paura dei fantasmi. Provo un senso di leggerezza e di liberazione incredibile. Il Progetto, come lo chiami tu, è unico ed è una cosa importantissima, per me è stato proprio determinante. Non mollare!! Capito!! Qualche volta ti fai prendere un po’ dalla stanchezza, ma puoi dare un po’ di serenità a tante persone, con me è successo.

Un abbraccio, Project! (ti chiamo venerdì prossimo, perché vado fuori per lavoro)

Mario

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giovedì 29 gennaio 2009

RISVEGLIO GAY

Ciao Project,

mi farebbe piacere parlare un po’ con te ma penso che non sarà facile perché da quello che leggo sei occupatissimo e poi perché anche a scriverti mi sento in un imbarazzo tremendo e a parlare con te in chat credo che non ci riuscirei proprio, almeno per il momento. Mi chiamo Matteo, ho 21 anni, studio in una università del nord Italia, sono sempre andato bene negli studi, ho bravi genitori che stimo, in pratica ho un solo enorme problema del quale finora non ho parlato a nessuno (proprio a nessuno). Pensa che per mandarti questa e-mail ho creato un account di posta nuovo. Ho letto un sacco di articoli sui siti di progetto gay e un po’ mi hanno chiarito le idee, anzi parecchio (il motore di ricerca interno è fantastico) però mi restano in testa tanti dubbi e allora ho deciso di scriverti.

In pratica, Project, credo di avere sempre avuto problemi con la sessualità ed è da poco che sto cominciando a rendermene conto. Ho avuto una educazione molto religiosa che però contrastava molto con la mia natura, cioè della sessualità ne sentivo proprio l’impulso forte ma nello stesso tempo sentivo l’impulso a reprimermi per problemi di coscienza. Ho letto gli articoli che hai scritto sulla masturbazione e sono proprio una descrizione oggettiva di quello che è successo a me, segno che probabilmente non sono un caso patologico (cosa che ogni tanto mi passa per la testa). Però, da quello che leggo, la mia sessualità è cominciata tardi, cioè le spinte sessuali forti sono cominciate tardi, prima fino ai 16 anni circa, al sesso non ci pensavo proprio. Studiavo molto, leggevo, suonavo un po’ il mandolino, una cosa che era cominciata per gioco ma che poi è andata avanti in modo quasi serio, e non facevo niente altro. Avevo scoperto la masturbazione da solo a 13 anni ma non mi interessava molto, tra i 16 e i 17 anni però le cose sono cambiate e ho cominciato a sentire il conflitto tra le cose che avrei voluto fare e la religione. Allora mi masturbavo pensando alle ragazze ma erano cose un po’ forzate, cioè fatte per mettermi alla prova, perché tutti i miei amici lo facevano. Ti sembrerà assurdo ma a quell’età ho avuto l’ossessione dell’erezione in pubblico, e ancora adesso. Non andrei mai in una palestra e non so come fanno a controllarsi i ragazzi gay che ci vanno, ma io avevo l’ossessione che mi venisse l’erezione magari a scuola o in una situazione normalissima e qualche volta è successo e non ti dico l’imbarazzo. Però anche se mi succedevano queste cose, poi, in effetti, quando stavo per conto mio e cercavo di pensare sessualmente a una ragazza, potevo sforzarmi di pensare qualunque cosa ma l’erezione non mi veniva assolutamente. Tra i 17 e i 18 anni mi ero completamente complessato con la masturbazione e pensavo di essere impotente, a 18 anni mi è venuto in mente che forse dipendeva dal fatto che non ero mai stato veramente con una ragazza (nota che io praticamente fino a 20 anni compiuti non ho mai pensato di poter essere gay). Insomma, a 18 anni mi sono messo con una ragazza, anzi, per dire meglio, ho lasciato che lei si mettesse con me. Non capivo proprio perché gli altri quando parlavano di sesso si sentivano così interessati, io mi chiedevo: ma se è tutto qui, questi che ci trovano di speciale? Io allora, per la ragazza con la quale mi ero messo, non provavo né coinvolgimento affettivo né eccitazione sessuale. Con lei è stata nave tragedia, cioè proprio una recita a tutti i livelli, l’idea, poi, di avere un rapporto sessuale con quella ragazza non solo non mi sfiorava nemmeno ma non l’avrei mai potuta accettare. Lei insisteva per fare sesso e io prendevo tempo, poi deve avere capito che non mi interessava proprio sotto nessun punto di vista. Una cosa mi dava tremendamente fastidio e cioè che, quando mi ero messo con quella ragazza e lei era venuta anche a casa mia, i miei erano stati contenti, evidentemente di me non avevano capito proprio nulla. Intanto avevo rotto i rapporti con la religione e pensavo che in quel modo avrei potuto recuperare la mia sessualità, ma evidentemente la religione non era la vera causa dei miei problemi sessuali. Tra i 18 e i 19 anni ho rischiato proprio la depressione. I miei non se lo spiegavano perché a scuola andavo bene e avevo avuto pure la ragazza e quindi sembrava tutto a posto. Volevano mandami da uno psicologo ma non ho voluto. A 20 anni, appena cominciato il secondo anno di università la mia vita è cambiata. Ho incontrato un ragazzo, chiamiamolo Luca, e siamo diventati molto amici. Non so se sia oggettivamente un bel ragazzo ma è molto dolce e a me piace moltissimo. Cominciavo a stare meglio. Studiavamo insieme ed era pure bravo. Un pomeriggio, stavamo seduti di fronte, mi fisso a guardare le sue mani, mi sembrano molto più belle di quelle di una ragazza e così quando mi sorride, mentre legge guardo il suo profilo senza farmi notare, Luca è proprio bellissimo e io comincio ad andare in erezione, è allora che ho pensato per la prima volta di poter essere gay, ma così, solo a livello di ipotesi, perché per me era scontato che tutti sono etero, salvo i casi patologici e io non m sentivo un caso patologico o forse sì ma non a quel punto. Cioè per me fino all’anno scorso essere gay era una specie di cosa patologica in modo pesante, che ne so, una specie di vera malattia. So che sono cose assurde ma allora ragionavo così. Insomma, dopo quell’episodio torno a casa e ho sempre Luca in mente e vado pure in erezione. Quella sera ho capito il senso della masturbazione e mi è sembrata una cosa bellissima e importantissima. Potevo vivere con Luca a livello di fantasia quello che non potevo vivere nella realtà ed era una cosa che non avevo mai provato. Tutto assolutamente spontaneo, non solo, nessun problema di erezione, insomma una cosa memorabile, è stata la prima volta che mi sono masturbato pensando a un ragazzo. Non ti dico dopo, dopo, tutti gli scrupoli e tutti i problemi perché io dei gay non sapevo nulla. Poi ho trovato progetto gay e ho cominciato a rendermi conto e veramente mi si è aperto il cervello. A questo punto tu mi dirai: bene, è tutto a posto, sei gay e non c’è nessun problema. Ma purtroppo non è così. A Luca non ho avuto la faccia di dire nulla. Finché mi illudevo che fosse gay la cosa andava bene, avevo in fondo la speranza che prima o poi avrebbe capito. Eravamo amici ma, diciamo così, nel senso classico di due amici etero, almeno dal suo punto di vista le cose stavano sicuramente così, poi Luca si è trovato una ragazza e abbiamo cominciato a vederci di meno perché aveva altri impegni, mi parlava della ragazza anche proprio della sua sessualità con la ragazza e a me questi discorsi facevano un effetto terribile. Piano piano i nostri contatti si sono ridotti e alla fine ci vedevamo solo per studiare e il tempo era pure poco. Quest’anno ho fatto in modo di scegliere nei imiti del possibile esami di versi da quelli che ha scelto lui. Sentivo proprio l’esigenza di staccarmi da lui. Tu mi dirai che è una cosa banale e che pensare che il primo ragazzo di cui ti innamori sia poi quello giusto lo possono pensare solo gli ingenui, e forse io sono ingenuo. Ma c’è un’altra questione, ho l’impressione che la mia sessualità comincia di nuovo a non funzionare e la cosa mi preoccupa non poco. Ho provato con qualche foto e qualche video ma mi sento molto staccato da quelle cose, non mi dispiacciono ma non solo non mi fanno l’effetto che vorrei ma mi deprimono proprio, perché penso che la mia sessualità non avrà mai niente di simile a quella dei ragazzi che vedo nei video. In sostanza sto tornando come prima di cominciare a pensare di essere gay e forse anche l’idea di essere gay comincia a vacillare, non perché provi attrazione per le ragazze ma perché non ne provo veramente per i ragazzi. Luca può essere stato l’unico vero interesse sessuale della mia vita? Certe volte me lo chiedo. Mi sento anaffettivo o meglio ho degli amici e con loro sto bene ma non è di questo che ho bisogno, vorrei un ragazzo che mi abbracciasse, che mi facesse sentire a livello fisico che mi vuole bene, che mi aiutasse anche nelle cose del sesso, cioè mi aiutasse a togliermi le mie fisse. Tra l’altro mi dicono che sono un bel ragazzo ma a me non sembra proprio. Project, ma è normale che un ragazzo di 21 anni viva così la sua sessualità? Ultimamente non dormo bene, mi sveglio in piana notte oppure sogno cose brutte, non spesso, ma succede e poi di queste cose non ho mai potuto parlare con nessuno. Se le dico ai miei mi mandano dal dottore, amici con livelli di confidenza tale da poter parlare di queste cose non ne ho. Che cosa posso fare? Certo è che non mi sento per niente contento della vita che faccio. L’unica cosa che mi soddisfa è l’università ma praticamente io la vita sessuale l’ho rimossa del tutto, non ho nemmeno mai provato a contattare un ragazzo e poi nelle chat e in posti del genere non mi sento assolutamente a mio agio, vorrei una cosa seria, vera, con un ragazzo come si deve, ma comincio a pensare che non succederà mai e che alla fine per me la sessualità possa essere solo un motivo in più di depressione.

Ci terrei molto a sapere un tuo parere e ,se avrai un po’ di pazienza, anche a parlare con te.

Ciao

Matteo

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UN RAGAZZO GAY CHE NON VUOLE BUTTARSI VIA

Ciao Project,

non so se ti ricordi di me, sono Nino, quel ragazzo che ti aveva contattato subito dopo natale. Forse non ti ricordi perché ci siamo sentiti una volta sola, però abbiamo parlato tanto, comunque spero che ti ricordi. Ti scrivo questa mail per dirti che avevi ragione e che le cose che mi avevi detto si sino praticamente realizzate tutte. Quando ti ho chiamato, dopo natale, pensavo che tu mi potessi dare qualche dritta concreta per incontrare un ragazzo e sono rimasto anche deluso. Avevo l’impressione che mi facessi delle assurde prediche paternalistiche: che devo studiare, che devo stare attento, che la salute è la prima cosa, che la sessualità non va buttata via. Queste cose allora mi hanno dato fastidio e mi sono chiesto che cosa fosse progetto gay. Mi sembravi una specie di mezzo prete che non capisce proprio che cosa passa per la testa dei ragazzi. Quindi non ti ho più chiamato e ho pensato che dei tuoi consigli ne potevo fare benissimo a meno. E da qui cominciano le esperienze di questo mese. Mi sono iscritto a due chat. Il 2 gennaio sono stato contattato da un ragazzo di 29 anni, a quanto diceva lui, ma penso ne avesse parecchi di più. Quindi aveva 13 anni più di me come minimo, mettiamo 17/18 nella realtà. Project, quel ragazzo non faceva proprio prediche ma ci sapeva fare io ero parecchio in imbarazzo, specialmente all’inizio, non pensavo che si potesse concludere nulla, perché non era un coetaneo, ma lui aveva una pazienza incredibile, mi diceva che si vedeva benissimo che sono un ragazzo maturo che sa il fatto suo e, sai, queste cose per un ragazzo contano. Diceva che sono spigliato, intelligente e che era contentissimo di avermi conosciuto, la prima settimana siamo stati in chat fino alle ore piccole tutte le notti. Mi ha mandato le sue foto e anche un filmino molto carino, mi ha fatto vedere le foto della famiglia, mi ha passato dei video di musica. Insomma non era bello ma non era brutto, era troppo grande per me, però aveva fascino. Io pensavo di avere trovato un amico gay più grande, di lui mi fidavo e gli dicevo tutto di me, pure le cose più intime e lui aveva una pazienza infinita, in pratica lo vedevo come una specie di papà o almeno di fratello maggiore su cui potere contare e a un certo punto gliel’ho detto ma c’è rimasto male e la musica è cambiata del tutto. Prima non parlava mai di sesso e al massimo rispondeva alle cose che gli chiedevo io ma poi ha cominciato a dire che mi avrebbe dovuto svezzare perché secondo lui ero sessualmente inibito anche se andavo sulle chat erotiche e che sulle chat ci andato per cercare affetto come un bambino ma senza sapere niente del sesso vero. In effetti nel sesso ci vedo tante cose, sarò pure inibito, però per farlo con qualcuno gli devo volere bene altrimenti proprio non mi viene spontaneo. Poi ha attaccato il discorso della prima volta, che la prima volta ci vuole una persona esperta che ti segue passo passo, per un verso il discorso non mi piaceva ma per l’altro mi attirava, in fondo era l’unico uomo che si fosse offerto di fare sesso con me. A metà di gennaio abbiamo cominciato a usare la cam, prima molto banalmente, poi ha provato a farsi più audace e mi ha mandato delle sue foto nudo, non me ne ha chieste di mie, mi ha solo mandato le sue. Io le ho guardate e ho fatto finta di essermi scandalizzato, ma lui ha capito che stavo fingendo e ha cominciato a fare ironia. L’ho minacciato di eliminare il suo contatto ma non l’ho fatto. Poi mi sono detto: ma perché no? Tanto è solo in cam, non c’è niente di pericoloso e poi viviamo in città che distano 400 km. Abbiamo cominciato a masturbarci in cam ma io non pensavo a lui ma a un mio compagno di scuola ma a lui non glielo dicevo. Tra parentesi, di quel compagno di scuola credo di essermi innamorato veramente, o almeno faccio si di lui tutte le mie fantasie sessuali, ma questo è un altro capitolo. la cosa dalla cam è andata avanti per una settimana. Io mi sentivo strano, come se fossi guidato dalla volontà di un altro però stavo lì tutto il tempo che potevo. Lui la chiamava amicizia sessuale. Non ha mai usato la parola amore e non mi ha mai detto che mi voleva bene, in effetti è una cosa un po’ strana. Poi una sera, mi ricordo, era di venerdì, mi chiede di uscire con lui l’indomani, gli chiedo se sta scherzando perché per venre da me ci metterebbe quasi sei ore, ma lui dice che è disposto a venire anche per vedermi cinque minuti, io prendo tempo, gli dico che non lo so, poi mi viene un flash e mi ricordo di Project, e mi dico: ma che cavolo sto facendo? Chiudo la chat ma mi richiama, mi chiama al telefonino e lo stacco. Mi sono chiesto: ma che ci vado a fare io con questo? Sì, avremmo fatto sesso e sarebbe stata la mia prima volta, ma per fare che? Così non mi piace. Ci ho ripensato a mente fresca l’indomani mattina e non l’ho chiamato più. poi mi sono deciso, ho cancellato il suo contatto e il numero sul telefonino, è stata una decisione difficilissima ma quando l’ho fatto mi sono sentito più leggero. Ieri sera ti ho chiamato, e l’impressione è stata stranissima, proprio come sentirsi a casa. Ti ho raccontato tutta la storia e ogni tanto mi arrivava una tirata di orecchie che mi faceva pure piacere, alla fine mi hai fatto proprio un piccola predica e in pratica mi hai detto che mi stavo buttando via e che essere gay non è questo. Allora mi è venuto in mente di dirti le stesse cose che avevo detto a lui e cioè che ti sentivo un po’ come un papà (ed è vero) ma a te ha fatto l’effetto opposto, sei stato contento e si capiva proprio. Quando parlavo con lui capivo prima dove sarebbe arrivato e che cosa avrebbe detto, quando parlo con te non succede quasi mai. Hai insistito su una sola parola: prudenza. Se l‘hai detto un senso ci deve essere, più o meno però ho capito. Mi ha colpito anche il discorso sul senso dello studio e sulla libertà, in effetti dici delle cose che potrei aver detto anche io perché sanno di vero. Però Project, un ragazzo mi manca, sarebbe la svolta della vita. Prima pensavo che fosse una questione di sesso, che magari prima masturbarmi mi bastava e che dopo magari non mi bastava più, ma dopo quello che è successo con quel tipo mi rendo conto che quello che mi manca è altro. Col mio compagno ci cui ti ho detto, che probabilmente è etero, certe volte si sono creati dei momenti di intimità bellissimi, niente sesso, solo parlare ma proprio con la volontà di capire che cosa l’altro si porta dentro. Il fascino del mio compagno non è come quello di quel tipo, quello faceva tanti discorsi, recitava perché aveva un suo scopo, il mio compagno non mi fa discorsi, qualche volta mi sorride, ma so che è una cosa vera e in quei momenti mi sento proprio felice. Project, dopo che ho parlato con te l’ultima volta, mi sono cancellato dalle chat. Di fare un’altra esperienza come quella che ho fatto non ne ho nessuna voglia, però un ragazzo mi manca, cioè mi manca l’affetto di un ragazzo. Penso che col mio compagno alla fine saranno solo scambi di sorrisi perché lo vedo troppo interessato alle ragazze e magari per trovare un ragazzo gay che mi voglia bene ci vorranno ancora anni, però, hai ragione, non mi voglio buttare via. Ti volevo ringraziare anche perché mi hai di nuovo scoraggiato dal coming out. La prima volta non avevo capito gran che ma adesso ci starò attentissimo.

Se pensi che questa mail possa servire a qualche ragazzo pubblicala. Grazie di tutto. Ci sentiamo presto.
Nino
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sabato 24 gennaio 2009

UN GAY SENZA PROSPETTIVE

Ciao Project,
non pensavo proprio di poter parlare con te, per questo ti avevo scritto questa e-mail. Purtroppo dovevo scappare e abbiamo potuto parlare pochissimo e allora di mando anche l’e-mail così puoi capire meglio. Fanne quello che vuoi, cioè, se vuoi bubblicala, anche se realmente potrebbe fare più male che bene. Se posso ti richiamo stasera.

Franco
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Ciao Project,
non penso che tu possa ricordarti di me, Franco il 23enne (ora 24enne) di Genova, ci siamo conosciuti diversi mesi fa, era estate (i primi di giugno) e ti ho mandato un’e-mail, abbiamo parlato poco. Io allora avevo ancora le idee confuse (storie con ragazze ma anche fantasie gay, anche se solo fantasie, non accettavo proprio l’idea di essere gay). Adesso le cose sono cambiate, non ho più una ragazza ma mi sento solo come un cane. Ho le mie fantasie gay, probabilmente significano che sono gay, certo, ma tanto sono e resteranno solo fantasie. Non sono mai stato uno spaccamontagne, ho vissuto sempre stando in disparte, amici pochi e sono amicizie formali e poco più, comunque ragazzi dei quali non mi posso fidare del tutto. Almeno con le ragazze ci parlavo, non di sesso, ma di tante cose sì, loro pensavano che fosse l’anticamera di una storia d’amore io, almeno nell’ultimo periodo, capivo perfettamente che non era così, ma mi sentivo coccolato, le attenzioni di una ragazza le sentivo, anche se in fondo erano attenzioni rubate. Dovevo driblare e giocare a fare il ragazzo timidissimo e inibitissimo per evitare complicazioni sessuali. Una volta sola ho mollato e ho avuto un rapporto sessuale con una ragazza che, tra l’altro non mi è dispiaciuto affatto, quell’esperienza non l’avrei ripetuta ma non è stata affatto sgradevole e questo mi ha spiazzato ancora di più e mi ci sono voluti dieci mesi in più per capire che non ero comunque etero. Adesso tutta questa fase è passata, ma questo significa che ho solo chiuso con le ragazze, ma sull’altro fronte, che adesso so con certezza che è quello mio, non ho fatto il minimo passo avanti. In locali gay non ci andrò mai e non ne ho nemmeno la curiosità e poi la paura delle malattie mi divora. Non mi sono mai iscritto a chat o a siti, nemmeno a progetto gay, mi potrai dire che forse è troppo, ma per me è così, e anche contattarti mi è costato moltissimo, ho dovuto vincere delle remore profonde, non per te, ma per il fatto che non sono abituato a parlare di certe cose. Project, adesso che faccio? Non ho nessuno, penso solo a lavorare e quando sto a casa passo tutto il tempo a dormire. Sembrerà paradossale ma quando stavo con le ragazze stavo meglio. Allora la notte mi chiudevo nella mia stanza e mi mettevo a cercare contenuti gay su internet, adesso non faccio più nemmeno quello, non ho proprio voglia di andare avanti. Due mesi fa mi ero iscritto a una piscina, sai tutte quelle cose che si dicono sullo spogliatoio ecc. ecc., beh, con me è durata due settimane. Non conoscevo nessuno, c’erano solo due ragazzi che mi piacevano veramente ma stavano sempre tra loro e io non volevo sentirmi il terzo incomodo. Le mie fantasie su quei ragazzi le ho fatte, ma quando poi mi trovavo lì, mi dicevo: ma che ci sto a fare qui? Poi ho smesso di andarci, tanto non potevo nemmeno scambiare due parole con nessuno. Da quando ho mollato la piscina mi sono chiuso ancora di più. In pratica mi resta solo il lavoro, che non mi piace ma ci devo andare per forza e forse è meglio, altrimenti mollerei pure quello perché è pieno di gente che non fa che strillare e litigare dalla mattina alla sera. Non provo gusto nemmeno a masturbarmi, qualche volta lo faccio, ma proprio per ammazzare il tempo, in realtà credo che mi stiano passando anche le fantasie gay, quelle etero non ci sono più da moltissimo tempo, giorni fa ho fatto un esperimento, sono andato su un sito di video porno e ne ho visto uno, dopo un minuto l’ho chiuso, mi sembrava una cosa ridicola. Certe volte spero di avere la febbre per potermene stare a letto tranquillo senza andare a lavorare. La sera, quando comincia a fare buio mi viene una malinconia terribile. Ho l’angoscia del tempo che passa. Quando ho compiuto 24 anni non se lo è ricordato nessuno, nemmeno mia madre, e io ho evitato di fare commenti che tanto non servono a nulla. Ma perché scrivo queste cose a te, che sei in fondo uno sconosciuto? Chi lo sa, forse potresti capire qualcosa in più, o forse ho solo bisogno di sfogarmi senza nemmeno aspettare una risposta.
Trovare un ragazzo che mi voglia bene? Ma a chi? A uno come me, che nella vita non ha concluso nulla? Ma perché un ragazzo dovrebbe volermi bene? Ce ne sono tanti di ragazzi felici, anche gay, sì, ma quelli si innamorano tra loro, e io non ho nulla a che vedere con quei ragazzi.
Project, ti allego il mio contatto msn ( omssis ) , se ti va e mi vedi in linea, chiamami, a me farebbe piacere

Franco

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PROPOSTE PER UN FORUM ANCHE GAY

In data 24 gennaio alle ore 16.10 ricevo e pubblico la seguente e-mail.

Ciao Project,

è da un po’ tempo che leggo il forum, mi sarebbe piaciuto parlare un po’ con te ma non ci sei mai, probabilmente sei seppellito da una montagna di chat e allora sperare di sentirti non è realistico. È per questo che ti mando questa mail e magari mi piacerebbe leggere due righe di risposta, quando vuoi, con calma. Ho visto che hai aperto un altro forum ma non c’è nessuno, mah, speriamo bene, ma anche il vecchio mi sembrava un po’ in calo. Ma vengo ai fatti.

Ho 39 anni, un’età terribile, ormai mi devo mettere l’anima in pace. Ho letto che scrivi cose sempre molto belle sui gay, sarò sfortunato io ma sono stanco dei gay, frequento ragazzi gay da più di 20 anni, quando avevo 23 anni ho conosciuto un ragazzo col quale ho convissuto per anni, aveva due anni più di me, allora ne ero innamorato pazzo, senza di lui stavo proprio male. La storia è durata 5 anni, poi abbiamo capito che ci eravamo messi insieme perché ognuno cercava di risolvere il suo problema, allora l’idea stessa di trovare un ragazzo gay e di andare a vivere insieme ci sembra il massimo, poi, piano piano, ci siamo accorti che non è affatto così, più passa il tempo più capisci che c’è veramente poco da dirsi e che non c’è proprio coppia, perché ognuno vive solo la sua vita. Ci dicevamo che volevamo lasciarci reciprocamente degli spazi privati ma in realtà eravamo due mondi. Ecco, io nel forum ho letto storie di ragazzi che stanno male perché non hanno un ragazzo e si disperano per questo e invece una cosa del genere se la dovrebbero godere perché la vita di coppia se non è una miseria fino dal primo momento, comunque diventa una cosa che con gli anni non solo non ti interessa più ma ti sembra addirittura un vincolo. Se adesso rivedo quel ragazzo, anche se abbiamo convissuto per anni, mi chiedo: ma come ho fatto a innamorarmi di lui? In effetti io mi sono innamorato dei miei sogni di ragazzo ideale che proiettavo dentro di lui, era un sogno ma poi mi sono svegliato. In realtà a me di quel ragazzo non importava nulla, avevo solo la testa riempita di modelli d’amore gay. Vedi, Project, sì, è vero che la società ti mette in testa i modelli della vita etero come se fossero una cosa sublime, un gay ci mette tempo a capirlo, poi arriva su un forum come il tuo e che cosa trova? Altri modelli mitici, la storia è sempre quella: i gay sono persone ottime, l’amore gay esiste, adesso siete tristi perché non avete un ragazzo, quando ne troverete uno sarete felici. Probabilmente non lo troverete mai e se lo troverete o vi illuderete di averlo trovato allora vi renderete conto abbastanza presto che le cose che vi ha messo in testa Project, in effetti, sono solo miti lontanissimi dalla realtà che è molto ma molto più banale. Dopo i 28 anni, cioè dopo che è finita la convivenza con quel ragazzo, ho cercato di costruire altre storie e mi sono impelagato in una fittissima ragnatela di giochi psicologici. Ragazzi delusi, depressi, eterni scontenti, pretesi adoni, ma soprattutto gente spesso immatura. Sarà che me li sono beccati tutti io. La cosa che meno sopportavo, specialmente dai 30 anni in poi, era il vittimismo. Ragazzi che si credevano martiri ma che avevano solo bisogno di sentirsi qualcuno piangendosi addosso. Ormai sono quasi due anni che non frequento più ragazzi gay a nessun livello e sto molto ma molto meglio. Ci ho messo 20 anni a capire che non ne valeva la pena e a liberarmi della mitologia del buon gay, del sesso che dà la felicità e da altre amenità del genere. Project, senza nessuna intenzione polemica, perché ti stimo molto, ma non credi di vendere fumo cioè di vendere speranze facili alle quali dopo non corrisponderà nulla? Io dico che lo sai come stanno veramente le cose e che magari ti fai un dovere di dare ai ragazzi una speranza, anche se è una speranza falsa, può sembrare meglio di niente, ma se alimenti delle speranze inconsistenti prima o poi quei ragazzi si sveglieranno e si renderanno conto di avere solo cercato di raggiungere un miraggio. Io ho amici etero, con i quali ho rapporti di amicizia molto moderati, sto bene con loro, non si parla mai di sesso ma di altre cose, ci scambia qualche cortesia, si ha il piacere di fare due chiacchiere, senza alcuna implicazione di sesso, per questo in fondo un’amicizia è un’amicizia, mentre quando conoscevo ragazzi gay era tutto un insieme di doppi giochi, di mezze bugie, di impicci e di imbrogli vari, di gelosie e di pettegolezzi, amici mezzi innamorati, falsi innamorati che non ti sono nemmeno amici, tutto un gioco di sottintesi, di doppi sensi, di cose dalle qual mi sono completamente liberato. E sai qual è stato il risultato di questi quasi 20 anni di frequentazioni gay? Solo tempo perso. Non ho incontrato gente cattiva, per carità, bravi ragazzi, ma che non sapevano nemmeno loro quello che volevano, che sognavano tutto e il contrario di tutto ma vivevano solo di sogni. Ho visto alcuni di questi ragazzi perdersi dietro a sogni d’amore che anche un cretino avrebbe capito che erano irrealizzabili, hanno rinunciato agli studi per amore, così dicono, ma poi ho capito che non avevano voglia di fare nulla, facevano un esame all’anno, sempre in angoscia per qualche motivo, quando ci vedevamo mi parlavano solo del loro ragazzo o preteso tale, che poi di loro se ne fregava del tutto. Ma perché i gay fanno di tutto per non aprire gli occhi? E tu, Project, fai di tutto non solo per lasciarli dormire, ma per narcotizzarli proprio. Anche un forum gay potrebbe servire ad aprire gli occhi e invece è tutta una lamentazione: siamo le vittime di tutto e di tutti! Io adesso vittima non mi ci sento più e poi, scusa, ma perché un forum gay? Per creare un giardino segreto, una specie di paradiso terrestre? Oppure un ghetto? Perché in effetti un po’ questa impressione si ha. Dobbiamo trovarci tra noi, capirci tra noi, fare gruppo tra noi, ma perché? È proprio il segno di una sottocultura. Lo dico chiaro, io sono gay e queste cose ancora un po’ le sento mie ma sarebbe proprio il tempo di fare piazza pulita e di cominciare su altre basi, per esempio togliendo la parola gay dal titolo del forum. È provocatorio lo so, ma sarebbe più serio. Apri un forum non gay e parla anche di cose gay ma non solo di quello, fai vedere a tutti che essere gay è una cosa comune della vita invece di fare vedere ai soli gay che essere gay è una cosa sublime, cosa che non è realistica, cerca di avere il coraggio di spaccare il cancello del ghetto! A me la questione gay interessa ormai solo da un punto di vista di impegno civile, non sto qui per cercarmi un ragazzo ma per vedere se mi risponderai seriamente. Butto un sasso nello stagno! Project, se ci sei batti un colpo!

Puoi pubblicare questa mail, se vuoi, ma mi interessa sapere quello che ne pensi tu.

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mercoledì 21 gennaio 2009

NON SO SE SONO GAY MA MI E' CROLLATO IL MONDO

Ciao Project,

mi chiamo Marco, ho 28 anni e sono sempre stato etero. Per la verità non sono mai stato troppo entusiasta del sesso con le ragazze, di ragazze ne ho avute due, voglio dire che ho avuto due ragazze con le quali ho avuto rapporti sessuali, la prima storia tra i 17 e i 20 anni, la seconda dai 22 ed è durata fino a pochi giorni fa. Ho letto le cose che hai scritto nel forum circa le fantasie sessuali e mi sembrano cose giuste ma, diciamo così, anche sotto il profilo delle fantasie sessuali in pratica sono stato sempre etero perché non mi sono mai masturbato pensando ai ragazzi, anche se in effetti la masturbazione non è stata mai una fissa per me e ne potevo fare benissimo a meno, mentre da quello che sentivo per gli altri ragazzi era una cosa della quale non potevano fare a meno. In qualche modo ho sempre pensato che la mia fosse una sessualità debole, minore. Sentivo gli altri parlare di sesso in un modo che a me sembrava troppo carico di significati. Ho avuto ragazza fissa (chiamiamola Luisa) per sei anni e con lei ho avuto un’attività sessuale, diciamo così, normale. Abbiamo avuto rapporti una o due volte alla settimana ma non era una cosa rigida, qualche volta si saltava ma non capitava mai che succedesse una volta in più. Fino qui il quadro è più o meno etero, se vuoi, etero un po’ anomalo, ma etero e comunque non c’è proprio nulla che faccia pensare al gay.

L’anno scorso la mia ex-ragazza mi ha presentato una coppia di amici suoi, un ragazzo e una ragazza (chiamiamoli Andrea e Sabrina). Insieme, in quattro, stavamo bene, uscivamo spesso, andavamo a prendere la pizza, parlavamo, ma, diciamo così, dall’inizio di questo rapporto a quattro si era verificato un fatto strano, quando uscivamo insieme Luisa e Sabrina si mettevano a chiacchierare tra loro e io e Andrea restavamo a parlare tra noi. Qualche volta siamo andati fuori la domenica, ma in pratica io passavo la domenica a parlare con Andrea. Questo fatto, dalle ragazze, è sempre stato considerato una cosa normalissima, diciamo che non lo hanno mai notato e all’inizio non lo avevo notato nemmeno io. Ci stavo bene e basta, non mi chiedevo nemmeno il perché, parlavamo di tutto, di canzoni, di cinema, di lavoro, anche se facciamo lavori diversi. Sono passati un po’ di mesi e siamo arrivati a Natale scorso. Decidiamo di andare a passare 5 giorni fuori, in montagna, a Vipiteno, dal 27 al 31 dicembre, la cosa piace a tutti e quattro e si fa. Luisa e Sabrina, che sono state compagne di scuola la mattina del 30 dicembre ricevono un invito da altre loro amiche ad andare ad un festa a Bressanone. È evidente che vogliono andarci. Si decide per il sì, potremmo andare anche io e Andrea ma non conosciamo nessuno. Proponiamo di accompagnarle. Le avremmo aspettate magari in un ristorante se non avessero fatto tardissimo. Subito dopo pranzo partiamo e andiamo tutti e quattro a Bressanone, ci tratteniamo anche noi fino al pomeriggio. Ma gli amici di Luisa ci dicono che la notte ghiaccia forte e che è pericoloso, proviamo per telefono a vedere se è possibile trovare posto in albergo a Bressanone ma è tutto esaurito. Gli amici di Luisa si offrono di riaccompagnare loro le ragazze la mattina del 31 e io e Andrea ce ne ritorniamo subito a Vipiteno. Avevamo i pneumatici da neve e siamo andati pianissimo per la paura del ghiaccio, siano arrivati dopo le nove di sera. La cena ce l’avevano lasciata anche per le ragazze e abbiamo mangiato tutto noi, anche la loro parte. Fin qui, sì, viaggio molto gradevole ma niente di sostanzialmente diverso dal solito. Al tavolo, mentre stavamo cenando, stavamo uno di fronte all’altro. Lo guardo da vicino, ci possiamo permettere di guardarci fisso negli occhi perché non c’è nessuno, ma continuiamo a parlare di tante cose, a un certo punto allunga una mano e la poggia un attimo sopra la mia, io provo un brivido, lui se ne accorge, ritira subito la mano e alza le mani come per chiedere scusa senza dire una parola, io gli sorrido in un modo particolarissimo allora poggia di nuovo la sua mano sulla mia e questa volta non la ritira. Il calore della mano di Andrea mi sembra speciale, meraviglioso. Poi penso a quello che sta succedendo, ritiro io la mano, mi sento un senso di imbarazzo tremendo, mi sembra di avere tradito Luisa ma anche Sabrina, mi sento fortissimamente a disagio. Andrea capisce, mi chiede scusa a voce bassa, ma gli rispondo che è colpa mia e che non ce l’ho con lui. Penso che dovrei andare via e tornarmene in camera ma non lo faccio, tra noi cade un silenzio totale ma restiamo lì tutti e due, si vede che anche lui sta a disagio, gli chiedo se vuole un caffè, dice di sì. Il ghiaccio è rotto di nuovo ma parliamo pochissimo, in modo molto strano, in teoria dicendo che è tutto assurdo e che non ha senso, ma forse il senso non è esattamente quello. Si fa tardi. Nessuno di noi ha intenzione di andare in camera sua, ci sediamo su in divano nel soggiorno comune, non c’è nessuno, io poggio la mano sul divano sperando che Andrea ci metta sopra la sua ma Andrea non si muove, poi gli dico che è ora di andare a letto, mi risponde che non ha voglia di stare solo. Gli dico: vuoi venire nella mia stanza? Se ti va per me va bene. Fa cenno di sì con la testa. Saliamo, entriamo, istintivamente chiudo la porta a chiave. Si toglie le scarpe e si stende vestito sul letto di Luisa, anche io mi tolgo le scarpe e mi stendo sul mio letto. Spegniamo la luce. Non diciamo una parola. L’ambiente è piccolo e non c’è privacy sufficiente per parlare, ma io so che Andrea sta lì, sul letto di Luisa, sto attentissimo per sentirlo respirare ma respira in modo così lieve che non riesco a sentirlo, ma so che c’è e sono felice che sia lì e non nella sua stanza. Project, mi sentivo emotivamente sottosopra, niente si sessuale a nessun livello, niente erezione, niente fantasie, niente di niente … ma sapevo che era lì e mi sentivo felice. Annusavo profondamente l’aria per cercare di sentire il suo profumo o forse proprio il suo odore, ripensavo al calore della sua mano sulla mia. Non sapevo che fare o che dire, non capivo più nulla, ero sommerso dalle sensazioni, in certi momenti mi sembravano sublimi, in certi momenti ne avevo paura, quel nulla che era successo mi metteva tutto in crisi: il mio rapporto con Luisa, la mia stessa identità e tutto questo a 28 anni quando ormai pensavo che prima o poi avrei sposato Luisa. Per un verso averi voluto che non fosse mai successo ma per l’altro avevo l’impressione che potesse essere una svolta radicale nella mia vita. C’era soprattutto una cosa che mi spingeva a pensarlo, cioè il fatto che mi sentivo profondissimamente coinvolto a livello emotivo, cosa che con Luisa non era mai successa, nemmeno all’inizio. Per Andrea non provavo alcuna sensazione sessuale, non ci pensavo minimamente e il trasporto emotivo era tale che non avevo bisogno di niente altro. Sapevo che stava lì in stanza con me, che era sveglio e che stava pensando a me. La notte è passata così, alla fine ci siamo addormentati, quando la mattina, alla sette, è suonata la campana dell’albergo che annunciava che la colazione era servita ci siamo svegliati insieme. Sicuramente abbiamo provato entrambi una spinta fortissima ad abbracciarci ma non l’abbiamo fatto. Lui è andato nella sua stanza a prepararsi per la colazione e ci siamo visti nella sala da pranzo. Sembrava che non fosse accaduto nulla abbiamo parlato del veglione del 31, poi hanno telefonato le ragazze e hanno detto che sarebbero arrivate per mezzogiorno. Io e Andrea, dopo colazione siamo andati a fare una passeggiata in paese, ma l’incantesimo era rotto, sembrava distaccato, non come al solito ma più del solito. Gli ho tirato una palla di neve come avevo fatto il primo giorno che eravamo arrivati a Vipiteno ma questa volta non ha risposato al gioco. La passeggiata è durata poco, siamo rientrati che non erano nemmeno le nove. Si è ritirato in camera sua con una scusa e non è più uscito, io l’ho aspettato fino a mezzogiorno ed è sceso solo quando sono arrivate le ragazze. Lui ha abbracciato Sabrina in modo insolito e lei è stata molto contenta. Io ho abbracciato Luisa in modo meno caloroso e siamo saliti in camera. Insomma, era il 31 dicembre, oggi è 20 gennaio, in tre settimane il nostro rapporto a quattro è finito e non ha avuto più seguito. Io sono rimasto con Luisa, ma lei diceva che qualcosa era cambiato. In due settimane non avevamo mai fatto l’amore e lei era abituata che ero io a chiederglielo. Insomma se n’è andata e in malo modo, mi ha detto che io avevo dei segreti e che chissà che cosa avevo combinato perché Andrea non mi voleva più vedere. Adesso non ho più il problema di Luisa ed è già qualcosa ma ormai da cinque giorni sono del tutto solo. I miei genitori sono convinti che a perdere Luisa io abbia perso l’occasione d’oro della mia vita ma so bene che non è così ma questo non mi consola, ci sono ancora troppe cose che non capisco di me. Si può diventare gay per una cosa del genere? E poi penso ad Andrea che sembra avere fatto la sua scelta e che probabilmente la pagherà cara rovinando la sua vita e quella di Sabrina, se lui è gay. In effetti tutto quello che c’è stato tra noi è quello che ti ho raccontato, io non ho provato nemmeno una minima pulsione sessuale nei suoi confronti. Forse sarebbe successo, non lo so, ma adesso la mia vita è a pezzi. Non so se sono gay ma non ho voglia di rimettermi con una ragazza. Quanto ai ragazzi, forse con Andrea sarebbe stato anche possibile, ma ho 28 anni, a breve 29, non ho la minima voglia di ripetere un’esperienza tipo Andrea. Certo è che non ho più in testa alcuna idea chiara del mio futuro. In pratica non so nemmeno che cosa vorrei. Sono profondamente deluso. Sono capitato sul tuo forum e un po’ mi si sono chiarite le idee, ma il fatto è che non mi ritrovo esattamente nelle cose che scrivi, mi sento profondamente anomalo anche come eventuale gay.

Ciao
Marco

P. S. Project, quella che precede è la prima mail che averi voluto mandarti, ci sono tutti i fatti, poi alla fine ti ho mandato solo due righe, perché non sapevo nulla di te e non mi fidavo troppo, ora mi sa che con me dovrai avere pazienza. Dopo il primo momento di spaesamento mi sono sentito a mio agio a parlare con te. Chissà perché pensavo che una cosa gay fosse una cosa strana e invece è una cosa normalissima e seria e anche unica, perché io di una cosa come quella che mi è capitata con chi ne posso parlare? Con nessuno! Mi ha colpito soprattutto il tuo spingermi alla prudenza e il tuo ripetermi che bisogna dare tempo al tempo. E forse hai ragione. Mi ha colpito anche il fatto che mi consideri giovane perché io non mi ci sento più. La mail riportata qua sopra te l’avevo scritta mettendo insieme pezzi di diario che avevo già scritto. Ho cambiato tutti i nomi, pure quelli delle località, ma i fatti sostanziali sono quelli. Se vuoi pubblicare questa mail fallo pure, chissà che non possa servire a qualche altro ragazzo che si trova in situazioni analoghe.

Un abbraccio.
Marco

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lunedì 12 gennaio 2009

AMORE GAY E ALTRO

Mail del 10/gennaio/2009

Caro Project,

ho letto il tuo messaggio di poco fa. Ma che è successo? Mi sa che ti ho stressato troppo. Ti chiedo scusa, mi rendo conto di essere stato cretino e di avere tirato troppo la corda. Per arrivare al sodo ci ho messo tre ore, tre ore solo di bla bla senza costrutto, cioè ti ho fatto perdere tre ore mentre se fossi stato meno cretino sarebbe bastata mezz’ora. Se fanno tutti come me tu finisci di sicuro al manicomio. Project te lo devo dire, io all’inizio, pensavo che tu fossi cretino perché non mi mandavi mai a quel paese ma rispondevi educatamente cercando pure di trasmettere qualcosa. Io mi dicevo: “Ma questo lo metto nel sacco come mi pare!” Ormai tu lo sai, non sono proprio il prototipo del bravo ragazzo. Avevo cominciato proprio a raccontarti balle per metterti alla prova, erano balle verosimili ma arano balle, tu hai risposto educatamente, pacatamente, all’inizio forse avevo proprio in mentre di raccontare solo balle, poi mi sono detto che forse poteva avere senso pure parlare seriamente. Ti ricordi quando ti ho detto ALT CANCELLIAMO TUTTO! Tutto maiuscolo ? Stavamo parlando da due ore e mezza e ti ho detto che erano tutte balle e se ti andava ancora di parlare con me invece di mandarmi a quel paese e tu hai detto “certo”. Mi sono detto: “Ma questo viene dalla luna!” Le cose che ci siamo detti è meglio che restino fra noi. Però in pratica è stata l’unica volta che ho raccontato quelle cose ed è stato un seguito di docce fredde: mi aspettavo che banalizzassi la cosa e invece ti sei incazzato nero. Avevo paura che mi chiudessi la chat e non lo hai fatto e in effetti mi interessava sapere che cosa pensavi di me. Io per certe cose mi faccio proprio schifo da solo, però le faccio lo stesso, cioè dovrei dire “le ho fatte lo stesso”. Sono imbrogli, lo so, il ricatto è una cosa vergognosa ma l’ho fatto tranquillamente. È più forte di me, o almeno era. Vabbe’, tanto la pubblicherai allora qualche cosa la dico. Basta, la dico! Insomma ho un amico fidanzato da anni. Io ho 25 anni, lui 22, mi piace da morire. Quando lo vedo con la ragazza sono gelosissimo. Insomma a giugno dell’anno scorso ho cominciato a fargli la corte, a civettare con lui. Era imbarazzatissimo ma non mi trattava male perché siamo amici ma mi temeva perché avevo su di lui un forte ascendente e il fatto che avesse un po’ di paura di me non mi dispiaceva affatto. Lo vedevo tutti i giorni, lo chiamavo ogni volta che sapevo che non c’era la ragazza, e lui era disponibile, uscivamo, parlavamo molto. Una sera è successo il fattaccio e lui c’è stato, cioè, meglio abbiamo fatto un po’ di sesso, ma proprio poco poco ma poi non ne ha più voluto sapere. Per me era il coronamento almeno parziale di un sogno, o forse dovrei dire della caccia spasmodica che gli avevo dato ma per lui deve essere stata una cosa molto diversa. Alla fine mi ha detto sì ma credo che l’abbia considerata una specie di mezza violenza psicologica. Lui non ne ha parlato più ma io l’ho perseguitato al punto che si è convinto che se con me non ci fosse stato un’altra volta io avrei spifferato tutto alla ragazza e io gliel’ho lasciato credere. Non gliel’ho mai detto ma ho lasciato che ci credesse. Insomma, si è sentito costretto, probabilmente, ma con me c’è venuto un’altra volta e non è finita lì, con lui ho giocato a lungo a gatto e topo ormai lo avevo in pugno, beh anche se la cosa a te sembrava mostruosa, io un gusto ce lo provavo, lui era il mio schiavetto e gli facevo fare quello che volevo. Penso che non lo farò più e credo di avere capito il senso di quello che mi hai ripetuto tante volte. Però, quando ti comporti come un verme, devi pure avere qualcuno vicino che te lo fa capire. Le pedate metaforiche me le sono meditate. Dai, a cambiare sistema ci provo senz’altro.

Un abbraccio.

Giovanni
__________

Mail del 12/gennaio/2009

Caro Project,

sono andato a chiedere scusa a quel ragazzo di cui ti avevo detto ed è successa una cosa stranissima. Gli ho detto che mi ero comportato come uno stupido perché lo avevo messo alla strette e in pratica avevo esercitato su di lui una violenza psicologia assurda. Lui mi guarda e mi fa: “No, nessuna violenza, io sono gay e avevo sognato tanto di stare con te, la ragazza, beh, lei lo sa come stanno le cose, mi dà una mano a passare per etero, e basta. Con te sono stato molto a disagio ma non per la cosa in sé ma per il modo con cui hai preteso di realizzarla, come se se fosse una forma di dominio si di me e questo mi ha frenato moltissimo. Speravo tanto che tu potessi cambiare sistema ma la vivevi così e ti stava bene e di tutto il resto non ti importava nulla, ma adesso hai capito.” E mi ha sorriso.

Io pensavo che dopo un discorso simile saremmo finiti a letto ma mi ha detto che aveva bisogno di tempo. Abbiamo parlato tantissimo e ci siamo detti tutto l’uno dell’altro. Be’, è addirittura meglio del sesso. Non pensavo che essere gay potesse essere una cosa così bella. Un po’ di fantasie sessuali per la testa le ho avute specialmente quando stavamo parlando insieme di cose sessuali, ma mi sono vergognato di parlarne con lui (cosa che proprio non è da me, o non era da me) però sono stato benissimo, una sensazione profonda di condivisione. Non avevo mai capito che cosa potesse essere l’amore per un ragazzo! Grazie Project, mi sento felice!!

Un abbraccio speciale!

Giovanni

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domenica 4 gennaio 2009

ANDY ROMANZO GAY 10/2

Pubblico qui la seconda parte del decimo capitolo di ANDY ROMANZO GAY. Il testo è stato, per necessità, ampiamente ridotto e il lettore avverte immancabilmente che manca qualcosa. Ma l'alternativa sarebbe stata la non pubblicazione.
L'indice completo delle parti guà pubblicate si trova ala pagina:
http://nonsologay.blogspot.com/2007/10/andy-romanzo-gay-indici.html
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[Quando tornarono a casa, appena chiusa la porta, Marco e Andy si lasciarono andare a un trasporto amoroso molto giocoso. La cosa era gradevole per entrambi, ma poi venne in mente ad Andy che Marco non lo aveva chiamato subito e che aveva cercato di fare il duro con lui e le cose cambiarono, il gioco sessuale divenne violento e Andy, che era fisicamente più forte di Marco, si fece molto aggressivo sia nei comportamenti che nei discorsi. La sessualità non era più gioco condiviso ma diventava violenza. Marco cercò di reagire, ma Andy sembrava un invasato, aveva una forza sovrumana e una volontà ostinata di tenere Marco in suo dominio per umiliarlo. Il gioco si fece tanto violento che Marco temette molto concretamente che Andy stesse per violentarlo e le cose sembravano ormai inevitabilmente orientate in quella direzione.]

- Adesso voltati stronzo! E’ finita la commedia! Questo è solo un assaggio, prova a trattarmi un’altra volta come hai fatto quando non volevi chiamare subito, che ti castro senza pietà, quando ti dico che se fai certe cose ti stacco le palle dico cose vere! Con me non ci devi scherzare!
- Ma che fai? Ma tu sei impazzito, mi stavi facendo prendere un infarto!
- E’ questo che mi dà fastidio, tu in me hai così poca fiducia che pensi che io prima o poi [-omissis- Andy allude a una possibile violenza su Marco], tu in Andy ci credi ancora poco, io voglio che tu abbia in me una fiducia incrollabile, anche quando tutte le evidenze sono in senso contrario,[-omissis- Andy sottolinea che, nonostante le apparenze, pensare che lui avrebbe potuto fare violenza su Marco significa non avere capito nulla di Andy] Stronzo! Ma come fai a pensare che io ti possa violentare, significa che mi consideri ancora un piccolo stronzo, io non ti violenterei mai, io non ho un Ego che deve affermarsi per forza, ti volevo mettere paura e ci sono riuscito ma non era quello che desideravo di più, avrei voluto vederti tranquillo, lo dovevi sapere che sono cotto di te, te l’ho detto tante volte e tu pensi che [-omissis. Andy allude alla sua disponibilità sessuale] se non mi fidassi ciecamente di te? Invece [-omissis- Andy afferma che la disponibilità sessuale di Marco è condizionata dalla paura che Andy possa essere violento], tu credi che io ti possa fregare, è questo che deve cambiare, [-omissis- Andy cerca di superare il momento difficile proponendo di riprendere i giochi sessuali non violenti di prima].
- Io c’ho l’adrenalina a mille! Mi hai scioccato! Tu sei mezzo pazzo! In certi momenti ho avuto paura, mi sembrava che tu fossi proprio un pazzo!
- Marco io ti devo fare capire che ti voglio bene, certe volte tu non lo capisci, adesso che ti vedo così penso che ho esagerato e mi dispiace perché io non ti farei del male nemmeno se mi dovesse costare la vita. [-omissis- Andy rinnova a Marco la proposta di superare la faccenda e di tornare a una sessualità giocosa]
- Andy! Ma tu sei strano forte! Mannaggia adesso ti manderei a farti fottere! Ma va’ a fa’ ‘n culo!
- No, se vuoi [-omissis- Andy tentò di recuperare dicendosi disposto sessualmente a tutto]. Marco, ti prego, non mi dire di no, fammi tutto quello che vuoi tu ma non mi dire di no!
Marco non rispondeva, si mise a cercare gli slip per la stanza e se li infilò, poi si rimise i jeans.
- Marco, ti prego, per carità, non mi mollare, che stai facendo? Perché ti rivesti? Questa doveva essere la nostra notte più bella. Marco, dove stai andando?
Marco si era preso una maglia e una camicia pulita dall’armadio, era deciso a non dire una parola, Andy lo guardava in preda al panico, poi Marco infilò la porta.
- Marco! Ma dove stai andando?
- Vai a farti fottere, stronzo!
Marco uscì sul pianerottolo, Andy lo seguì cercando di fermarlo in modo pietoso, ma Marco gli diede una pedata e lo fece cadere a terra dentro casa, poi tirò la porta e la chiuse a chiave dall’esterno in modo che Andy non potesse seguirlo, perché avrebbe perso tempo a cercare la sua chiave. Marco se ne andò determinato a sbarazzarsi di Andy in via definitiva. Non sapeva dove scaricarlo, i suoi lo avevano quasi adottato e non avrebbero capito la decisione repentina di Marco che si presentava come quello che aveva cominciato la disputa, a casa dei suoi genitori Andy non ci sarebbe mai tornato, d’altra parte Andy aveva la chiave della casa di Marco, che era anche casa sua, Marco e la sua famiglia avevano aperto a Andy tutto il loro mondo conquistati dai suoi occhioni e dalla sua timidezza e adesso Marco non sapeva dove scaricarlo e non sapeva nemmeno dove andare o fermasi lui stesso perché a casa di Rocco e Rosa non si poteva nemmeno presentare, come avrebbe potuto dire a suo padre, papà, te lo ricordi quel bravo ragazzo che mi vuole tanto bene? Be’, mi voleva violentare! No! Una cosa del genere non era proponibile, poi Andy avrebbe raccontato la sua, chissà quale, e i genitori di Marco gli avrebbero dato anche ragione. Marco pensò che aveva allevato una serpe in seno e che adesso si trovava a pagare lo scotto della sua stupidità, Andy non aveva evidentemente tutte le rotelle a posto, Andy era un caso patologico, comunque fosse bisognava cercare un modo per scaricarlo, ma dopo tutto il bacetto-bacetto [-omissis- Passano per la mente di Marco tutte le espressioni di tenerezza che aveva usato nei confronti di Andy e gli paiono proprio assurde], come si poteva fare a dirgli: fuori di casa mia! Stronzo! Aveva tanto insistito nel dire che era anche casa sua, ciò che è mio è tuo e tante belle cose del genere. Marco si fermò a riflettere.
- Ma come ho fatto ad essere così cretino, “io vado per intuito, io non ho mai sbagliato”. Che imbecille! E adesso, come me lo tolgo dalle scatole? Dove lo scarico? Come ho fatto a farmi prendere per il culo fino a questo punto, non è solo strano, è cattivo, è violento, è veramente un pezzo di merda, mi voleva mettere sotto, io ho fatto qualche errore ma lui calcava la mano, mi diceva: [-omissis- Marco ricorda le frasi offensive che Andy gli aveva indirizzato con acrimonia]! Hai capito, lo stronzo! Ma va’ a fa’ ‘n culo! E mo’ dove vado, come faccio? A parte il dopo, oggi dove vado? Vado sotto i ponti! Non ho preso nemmeno i quattrini, c’ho venti euro in tasca e devo stare in giro tutta la notte!
Marco non si preoccupava minimamente delle reazioni di Andy, quel problema per lui era completamente superato, avrebbe potuto impiccarsi, ma a Marco la cosa ormai non avrebbe fatto più né caldo né freddo. Se ne andò alla stazione continuando a rimuginare sul da farsi.
Andy era rimasto chiuso in casa, aveva cercato le chiavi per tentare di inseguire Marco ma nella foga non le aveva trovate subito e aveva visto dalla finestra Marco che si allontanava. Non poteva raggiungerlo, questa volta non lo avrebbe fermato. Scoppiò in un pianto disperato, singhiozzava, tremava, era sudatissimo e gelido, cercò di chiamare col suo cellulare il cellulare di Marco ma lo sentì suonare nell’altra stanza, l’unica via di comunicazione tra loro era neutralizzata, Andy sapeva che Marco, questa volta, non lo avrebbe cercato, avrebbe potuto aspettarlo a casa, prima o poi sarebbe tornato, ma anche di questo Andy aveva dei grossi dubbi, lo aveva umiliato troppo, aveva distrutto l’unica occasione d’amore della sua vita e l’unica persona alla quale voleva disperatamente bene. Andy fu preso da uno sconforto nero, pensò seriamente al suicidio, avrebbe cercato di lasciare uno scritto per Marco, ma non per cercare di scaricare su di lui la colpa, questo non gli passò nemmeno per l’anticamera del cervello, ma solo per dire che gli voleva bene, che lo amava alla follia anche se lo aveva trattato malissimo, e di questo gli chiedeva perdono, e soprattutto che non riusciva a vivere senza di lui.
Non riusciva a fare nulla, non riusciva a concentrarsi, piangeva alla disperata e bagnava il tappeto di lacrime, si dibatteva per terra urlando e lamentandosi come avrebbe fatto un animale ferito, non sapeva che cosa fare, avrebbe voluto fare tornare indietro il tempo, quella doveva essere per loro la più bella nottata e invece era diventata la nottata della disperazione, pensava di cercare in qualche modo, in qualsiasi modo, di riallacciare i contatti, ma si rendeva conto di averla fatta troppo grossa, si era comportato da stronzo e proprio col ragazzo che amava e che lo amava, vedeva il letto dove avevano fatto l’amore, la doccia dove si erano masturbati insieme, la cucina, la sala da pranzo dove avevano studiato insieme, ormai erano tutti luoghi vuoti, la presenza di Marco era la felicità, la sua assenza era la disperazione.
- Dio che ho fatto! Come ho fatto a non capire! Mi sono lasciato andare alle cose più squallide, se lo avesse fatto lui con me lo avrei ammazzato e poi l’ho fatto io, ma a me nessuno mi ha insegnato ad amare, io ho imparato tutto sa solo, Marco ci ha provato a farmelo capire ma io non ho capito niente, ce l’avevo io la volontà di dominio, io l’ho trattato come una merda. Dio, Dio, come starà adesso, lo so che mi odia ma è giusto, Dio, fammi morire ma fallo felice, non ti dimenticare di Marco, è uno come si deve e io sono solo uno stronzo! Marco! Marco! (e piangeva alla disperata). Dove sei? Per carità torna a casa! Ho sbagliato tutto, ho sbagliato tutto! Ma adesso non serve a nulla, ci dovevo pensare prima, non ce la faccio più a vivere, mi sento malissimo, mi viene la disperazione.
Cominciò a tremare, non riusciva nemmeno più a piangere, cercò degli psicofarmaci per farla finita, la decisione l’aveva presa, ma non ne trovò, altri sistemi gli facevano paura, era affaticato, affannato dal troppo piangere, singhiozzava per la disperazione, continuava a rotolarsi sul tappeto, la sua faccia era deformata da una smorfia permanente di dolore, non sapeva che cosa fare, non sapeva dove andare a cercare Marco, l’avrebbe supplicato in ginocchio, ma aveva paura che Marco non ne volesse più sapere di lui, ma non poteva stare senza fare nulla, pensò di uscire, di andare a cercarlo ma per non perdere il contatto in caso di un suo rientro mentre lui era fuori lasciò un biglietto:
- Marco, sono una merda e mi sento di merda, ma non riesco a vivere senza di te, mi prende una disperazione pazzesca, ti ho trattato in modo violento e stupido solo per una misera soddisfazione del mio orgoglio, non sono degno di te, ti chiedo perdono con tutta l’anima, Marco! Nessuno mi ha insegnato ad amare, solo tu ci hai provato (e la tua famiglia che mi illudevo fosse anche la mia) ma io non sono all’altezza di queste cose, io mi sono covato per tanto tempo i miei sensi di rivincita, lo so, è stata una cosa squallida e misera, ma io sono così, io dentro sono devastato, non riesco a capire che cosa sia l’amore, ho tradito te e la tua famiglia, mi sono rubato un ruolo che non mi appartiene, ma dentro sono rimasto uno stronzo, credimi ho cercato di imparare da te, ci ho provato in tutti i modi, credevo di esserci riuscito, dopo l’esame ero totalmente felice sotto ogni punto di vista, come non mi era capitato mai in tutta la vita, mi sentivo coccolato, amato e ti amavo con tutta l’anima, poi è tornato a galla quello che mi portavo dentro e ho cercato di schiacciarti, è una cosa penosa, io non so dire altro, se non avrai il coraggio di perdonarmi ti capirò perché hai ragione tu, non ti chiedo di riprendermi con te, non ne sono degno, ma ti prego, ti supplico, dentro la tua anima non mi condannare, io mi porto dentro l’inferno ed è venuto a galla, Marco sono disperato, guardo il nostro letto, la doccia, i libri, il libretto con i voti e penso che ho distrutto tutto! Dio, come vorrei essere morto quando siamo andati via dalla casa dei tuoi! Sarei morto felice. Io non ce la faccio a vivere senza di te. Se puoi, se vuoi, ti supplico, una cosa fammela per carità, dammi un cenno che mi hai perdonato, te lo ripeto, non mi vedrai mai più se è quello che vuoi, perché hai tutte le ragioni di considerarmi un essere schifoso e in fondo è così che mi sento adesso, prima non capivo che cosa stavo facendo, e a te poi! Ma adesso capisco. Marco, ti amo, non so dire niente altro. Qui c’è il numero del mio cellulare, ti prego, ti supplico, mandami un messaggio con una lettera sola, la “P” come perdono, mi farai felice, io non ti risponderò ma mi farai felice. Non ce la faccio a continuare mi viene da singhiozzare. Marco, perdonami!”
Andy si rimise un po’in ordine, poi uscì lasciando il biglietto bene in vista e portò con sé il cellulare acceso, non sapeva dove andare, ormai a notte alta, si fermò a girare nei pressi della casa, ogni tanto ci passava sotto per vedere se le luci erano accese. Marco dopo aver girato un bel po’ ripassò sotto casa mentre Andy era in giro, aveva visto le luci spente e provò a rientrare, siccome la porta era chiusa a chiave dedusse che Andy non c’era ed entrò, accese la luce e trovò il suo messaggio sul tavolo. Andy, dalla strada, si accorse della luce accesa, Marco era a casa. Il cuore di Andy cominciò a martellare fino a fare male, contava i secondi, il tempo che ci sarebbe voluto per leggere il messaggio e per comporre il brevissimo messaggio di risposta, ad ogni istante aumentava il senso della disperazione.
Marco lesse il messaggio di Andy con le lacrime agli occhi, gli venne in mente di tenere ancora Andy sulla corda poi pensò che avrebbe fatto come aveva fatto Andy con lui, gli mandò un messaggio ma non la “P” che Andy si aspettava:
“Vieni a casa Andy, tu vedi che mi arrabbio e hai paura! Stronzo! Ancora non hai capito che ti voglio bene! Ti ammazzerei, ma poi mi passa subito. Dove stai? Vengo a prenderti?”.
Quando il telefonino diede il segno del messaggio ricevuto Andy aveva il cuore a 150 e gli batteva violentissimo. Lesse, cominciò a sorridere, scrisse subito la risposta.
“Salgo subito, sto sotto al portone. Grazieeeeee! Mi hai ridato la vitaaaaa!”.
Quando salì, Marco lo ricevette in modo affettuoso.
- Dai entra che dobbiamo chiarirci un po’.
Andy ebbe un momento di panico.
- No, stai tranquillo, non è successo niente, è tutto passato, non ne parliamo più.
- Marco, io lo so che...
- Zitto! Adesso abbiamo bisogno tutti e due di un po’ di tenerezza e di un po’ di tranquillità.
- Marco io ti volevo dire...
- Devi stare solo zitto, pure io ho avuto la paura di avere perso il mio Birillo, tu non sai che angoscia ho avuto, prima ero arrabbiato nero, ti volevo scaricare, cacciare a pedate...
- Avresti avuto ragione.
- No, non avrei avuto ragione per niente, poi mi sono venute delle sensazioni fisiche di disagio così violente che non me le sapevo spiegare, proprio dolori fortissimi alle budella, non riuscivo a pensare più alla rabbia che avevo in corpo, ho pregato il Padre eterno che ti tenesse una mano in testa e non ti facesse fare qualche fesseria senza ritorno.
- Io sono stato lì lì...
- Poi sono tornato praticamente correndo perché non volevo che tu rimanessi solo per un minuto di più, quando sono salito a casa e non ti ho trovato ho avuto per un attimo la paura dell’irreparabile, poi ho trovato il messaggio e ho risposto subito, una mezza tentazione di rinviare l’ho avuta, ma poi mi sono detto che farti soffrire sarebbe stata una cosa meschina e adesso stai qua. Andy! Mannaggia! Ma quando cresci? Sei più forte di me è vero... ma, comunque è passata.
Sedevano su due sedie una di fronte all’altra e non avevano il coraggio di tentare un contatto fisico di alcun tipo, Andy lo desiderava ma sapeva di non meritarlo, Marco se ne accorse.
- Andy, la nottata ancora non è passata, se hai bisogno di stare solo dimmelo, adesso siamo un po’ scossi tutti e due.
Andy non disse una parola, fece solo cenno con la testa che non aveva voglia di stare solo, Marco si alzò e andò ad abbracciarlo, Andy si mise a piangere a singhiozzi, non parlava e respirava a fatica.
- Andy, ti tengo fra le braccia perché ti voglio bene, Andy é la mia vita, Andy è la mia felicità, Andy sbaglia perché Andy ama veramente, Andy ha un cuore grande grande, Andy io ti penso a ogni momento, Andy è l’amore di Marco, Andy e Marco sono una cosa sola, si scazzano e di brutto, ma si amano, fanno fesserie, ma sono solo fesserie, Andy e Marco si amano, Andy e Marco non si potranno dividere perché sono fatti l’uno per l’altro, sento battere il cuore del mio Andy, batte forte, non è ancora tranquillo, ma Andy ha già la felicità in fondo al cuore, la felicità di Andy è Marco e la felicità di Marco è Andy. Il mio Andy mi ha dato delle prove d’amore grandissime, il mio Andy mi ama, Marco lo sa che Andy lo ama, Marco non ha paura di Andy e Andy non ha paura di Marco, loro sono una cosa sola, stringo il mio Andy che piange nelle mie braccia, gli voglio dire che lo amo alla follia, che non lo lascerò mai, che non lo farò soffrire mai, che quando avrà bisogno di me io ci sarò sempre, io so che quando io ho bisogno di lui il mio Andy è con me. Andy, Andy, ti voglio cullare, ti voglio cantare una canzone d’amore per farti addormentare.
- Marco, ma perché mi vuoi bene lo stesso?
- Non lo so, è una cosa più forte di me, adesso sto bene, prima stavo malissimo, mi sembrava di essermi separato da una parte di me, dalla parte migliore di me.
- Marco... Anche se puoi non crederci, anch’io ti voglio bene.
- Lo so e ci credo, non ne ho il minimo dubbio, ti posso accarezzare?
- Magari! Mi devi stringere a te, ho bisogno del tuo abbraccio, mi sentivo una disperazione terribile dentro ma adesso mi sento tranquillo. Marco! Sei tu che mi stai facendo crescere, io sto imparando che cosa vuol dire amare e come si sta bene quando ci si sente amati, lo sto imparando da te, non lo immaginavo nemmeno prima, adesso lo so che l’amore è una cosa grande, adesso lo so che è una cosa che ti riempie la vita... Marco... non so se dirti una cosa.
- Mi devi dire tutto quello che ti viene in mente.
- Lo so, ma non so se è il caso, cioè non so come potresti prenderla.
- Dai, dimmi.
- Mannaggia, adesso mi vergogno come un ladro.
- Dai non fare così e parla chiaro.
- Marco, credo che tu adesso abbia poca voglia di... No, lasciamo perdere.
- Dimmi quello che vuoi.
- Accarezzami su tutto il corpo, ti ricordi quando mi asciugavi nella doccia erano i momenti più belli, aspetta, però io l’ho detto così, solo perché mi è venuto in mente.
[-omissis- Marco ed Andy capiscono che stanno desiderando la stessa cosa e tornano a vivere momenti bellissimi di contatto sessuale]
Marco, io prima pensavo che sarebbe proprio finita male e tutto per colpa mia, non riuscivo a pensare che tu ci potessi passare sopra, mi sono detto che se tu l’avessi fatto a me io ti avrei ammazzato, cioè, è per questo che io da te un perdono così, in modo da poter tornare insieme e subito, non me lo aspettavo proprio, io mi aspettavo che mi cacciassi a pedate, non ho proprio pensato a dove sarei potuto andare, mi veniva solo in mente che avevo distrutto tutto, e poi tra noi non c’era stata nessuna ragione vera di incomprensione, io ti volevo mettere sotto e basta, ti volevo dominare, anche prima un po’ succedeva così, qualunque capriccio sessuale mi veniva in testa tu ti facevi in quattro per realizzarlo, io pensavo che fossi mio, ma nel senso quasi di proprietà, un po’ come una cosa, mi sentivo potente, avevo un potere su di te, ti dominavo, [-omissis-] anzi proprio quando tu mi asciugavi dopo la doccia e io mi abbandonavo completamente, era pure un mezzo di dominio, forse tu non lo pensavi, poi pensavo che quando tu non mi obbedivi a puntino ti dovevo punire perché tu capissi che il padrone ero io e che tu mi potevi avere ma mi dovevi servire, ho cercato di mettere in pratica su di te quello che avevo imparato da bambino, quando ero bambino io la generosità dei miei non l’ho mai vista, loro pensavano che un ragazzino bisogna educarlo... o fai quello che diciamo noi o stai senza soldi, o vai bene a scuola o non vai da nessuna parte, ma pure o sei etero o ti vai a fare fottere, io con queste cose ci sono cresciuto, quando mi sono innamorato di te è partito tutto come una cosa di sesso, una cosa violentissima ma una cosa di sesso, io facevo sesso con te, contemporaneamente mi potevo abbandonare completamente e ti avevo in pugno, tu mi dicevi delle cose sull’amore che io credevo di capire, cioè mi sembrava che andassero secondo la mia logica, però in sostanza non capivo niente, io dentro di me pensavo che tu in fondo eri schiavo del sesso, che eri mio schiavo, io ti tenevo i pugno, qualche volta ti ho proprio adescato, quando mi pareva che tu potessi sfuggirmi mettevo in pratica qualche strategia sessuale per riacchiapparti, io non volevo Marco, volevo uno schiavo bellissimo da poter dominare, io da bambino sono stato sempre dominato, da mio padre, dai preti, dall’ambiente sociale, io vedo tutti i rapporti come un rapporto di potere, quando ho conosciuto te, in fondo in fondo mi piacevi, ma sotto sotto, forse inconsciamente pensavo che tu fossi un po’ cretino, che non capissi quello che capivo io, vedevo che ti facevi dominare, che me le passavi tutte, che mi coccolavi: io ero il satrapo orientale e tu eri solo lo schiavetto sessuale che è bello ma non capisce niente, non lo sa che cosa vuol dire dominare. Quando ho conosciuto i tuoi pensavo proprio che recitassero una parte, le cose che mi dicevi di loro, di quando hanno capito che eri gay e di quando hai raccontato di noi, mi sembravano inventate, irreali, io mi dicevo: quelli fingono, magari friggono dentro per avere “un figlio così”, qualche volta mentalmente dicevo “un figlio finocchio” (e così la categoria te l’appioppavo a te), e poi fuori fanno tutta quella commedia, oppure semplicemente me la raccontano per fare vedere chissacché, poi hanno cominciato a coccolare anche me, la cosa mi faceva comodo, mi legava a te ancora di più o meglio legava te a me ancora di più, tu diventavi ancora più succube di me, ormai i tuoi sapevano e accettavano, tu non avresti potuto scappare, se poi ci metti pure che si studiava insieme e che i tuoi erano contenti, la frittata era fatta, ti avevo chiuso nella mia tela di ragno e ti potevo divorare a mio piacimento. Io certe cose le ho interiorizzate, per me è difficilissimo accettarti come sei, tu sei un’altra persona, sei pure meglio di me, ma hai avuto un’altra storia, certe volte mi dico che tanto non mi puoi capire perché tu sei stato un ragazzo felice anche prima di conoscere me, certe volte ero stupito di quello che facevi, uno schiavo serve o, io pensavo, deve servire di mala voglia, invece tu stavi sempre appresso ai miei desideri, mi coccolavi, per me era un dominio ma non mi sembrava che per te fosse la stessa cosa, cioè non mi sembrava che tu provassi la sensazione di uno che sente di essere dominato, avevo bisogno di rimarcare i ruoli e tu mi lasciavi sempre il primo posto, pensavo che tu avessi paura di perdermi, proprio di perdermi come oggetto sessuale, che senza di me ti saresti sentito perduto, ma che tu lo facessi per me, per lasciarmi spazio, per farmi crescere, non lo pensavo proprio, cioè mi mancavano le coordinate per ragionare così, e anche adesso queste cose le intuisco, ma probabilmente non sono ancora in grado di capirle fino in fondo, prima l’esperienza mi mancava del tutto, adesso un po’ di pratica di essere amato ce l’ho ma ancora ho bisogno di esercitarmi. Quando ti volevo spaventare, non ti volevo violentare ma volevo solo riaffermare il mio dominio su di te, non ho mai pensato al sesso come penetrazione né attiva né passiva, eppure l’avrei fatto, pensavo che a te alla fine non sarebbe dispiaciuto, ti volevo fare una violenza fisica che ti avrebbe portato al godimento, io pensavo così, perché volevo che tu capissi che eri mio schiavo, il fatto che avresti provato piacere mi dava anche una giustificazione quasi altruistica, io non pensavo proprio che il sesso è una forma di libertà e che violentare da dietro una persona non è un problema perché la prendi da dietro e non davanti ma proprio perché la prendi contro la sua volontà, io pensavo che sesso significasse fare qualche cosa di concreto in modo che tu potessi godere, poi ti saresti adattato perché la cosa poteva piacere pure a te, quando sei andato via, io non capivo il perché: mi dicevo che eri proprio strano perché avevamo fatto sesso tante volte e mi sembravi contentissimo e non capivo come potessi prenderla male per un tentativo come quello, io non pensavo nemmeno che la cosa non piaceva nemmeno a me, anzi io l’avrei fatta anche se non mi piaceva con la scusa che ti avrei potuto fare godere, ma mi sentivo il più forte e ti dovevo mettere sotto, dovevo schiacciare la tua volontà, quando siamo stati al momento culminante io avevo pensato che l’avrei fatto, adesso te lo posso dire, mi sembrava una cosa in fondo indifferente, anzi più vedevo che avevi paura e che ti dominavo fisicamente più ero determinato, ma poi la cosa, cioè proprio il fatto sessuale in sé, mi veniva strana, era solo per un fatto di dominio, mi sembrava un po’ schifosa, poi c’ho aggiunto tutto il discorso sulla fiducia, tu non devi avere paura, ecc. ecc. Però il fatto era diverso, la cosa in sé mi faceva un po’ schifo. Dopo mi sembrava ovvio che, data la mia generosità perché non ti avevo violentato, tu dovessi fare con me un po’ di sesso di quello nostro, io tanto il mio dominio te l’avevo imposto. Lo vedi Marco, le cose stanno così, adesso il discorso è più onesto.
- Andy, ti voglio bene! Ma io penso che tu faccia un’analisi impietosa di te stesso, le cose che dici ti sembrano molto vere ma io credo che le tue motivazioni siano un po’ diverse, tu volevi dominare, questo è vero, ma questo tuo volere dominare mi faceva una tenerezza infinita, io pensavo: Andy non ha avuto un’adolescenza felice, ha bisogno di fare esperienza, ha bisogno di crescere, vuole esercitare il suo dominio su di me perché è insicuro, non è abituato all’amore, come posso fare a stringerlo a me? Come posso fare a comunicare? Io vedevo che con le parole non si riusciva ad avere una comunicazione profonda, mentre quando facevamo l’amore ti vedevo completamente trasformato, giocavi, facevi battute, sorridevi, ti scatenavi, mi volevi dominare ma io ero il tuo referente unico, questo dominio tu non lo volevi vantare davanti a nessuno, era un dominio totalmente privato, qualche volta quando facevamo sesso e giocavi con me mi facevi tenerezza, pensavo che quel bambino che ti porti dentro e che non è ancora cresciuto avesse bisogno di un suo giocattolo, è come quando un bambino intristisce senza l’orsacchiotto, c’è la mamma ma l’orsacchiotto è concreto, si può distruggere, si può maltrattare ma il bambino senza l’orsacchiotto ha paura del buio e sono stato il tuo orsacchiotto e poi quando ti abbandonavi tra le mie braccia, potrai anche dire che lo facevi per soggiogarmi col sesso, ma io non credo che sia così, tu eri abbandonato e felice, il guaio era il dopo, quando finiva il sesso e tornavi alla realtà, l’hai detto tu, quando eri ragazzino la masturbazione era il tuo mondo alternativo, adesso il tuo mondo alternativo sono io, tu vivi con me le tue fantasie sessuali senza inibizioni le vivi come quando ti masturbavi con la porta chiusa. Una cosa mi ha sempre colpito molto: la tua gelosia, che mi faceva felice. Andy tu sei un ragazzo veramente bello, se tu volessi di sesso, gay o no, potresti trovarne quanto ne vuoi, sei giovane, sei bello, sei di un ambiente sociale alto, che cosa ti manca? Se tu volessi fare lo scopone di ragazzi te ne potresti passare dieci al giorno, invece no, tutto questo non succede assolutamente, gli altri ragazzi ti spaventano, tu non li vai a cercare e non lo facevi nemmeno prima, adesso forse potresti frequentare i miei amici, o meglio i miei ex amici, dato che non si sentono mai, ma prima di amici tu non ne avevi affatto e poi gli altri ragazzi non vuoi che li frequenti nemmeno io, ma tu non vuoi che io esca solo, che io al mare vada alle docce, tu non vuoi che io mi contamini, anche il fatto del test dell’aids, per carità è una cosa giustissima, ma ti serve a mettere in evidenza che tutto è chiuso tra noi, fuori c’è l’aids, e bisogna stare alla larga, ma noi siamo negativi e tra noi tutto è lecito! Quindi tutto il sesso che vuoi, ma esclusivo! E’ uno strano modo di dominare. In genere un dominio è esibito, quando noi andiamo in giro insieme all’università tu ti comporti come se fossi mio fratello, quando andiamo da papà tu non ti senti condizionato ma ti comporti come se fossi più piccolo della tua età, come se non stessi al livello, mi stai sempre vicino un po’ come fanno i bambini. I miei mi dicono spesso che sei un ragazzo dolcissimo ma io dovrei rispondere che quel ragazzo dolcissimo mi voleva violentare, eppure è la stessa persona. Comunque quello che pensavo e che penso è che tu voglia costruire una coppia, un rapporto affettivo forte, a due nel senso stretto del termine, tu usi la categoria del dominio, del padrone e dello schiavo, ma sono sempre categorie che si possono capovolgere, io userei la categoria dell’amore, di un amore vero, senza dominio, l’idea di dominio ti serve a giustificare quell’abbandono che a me sembra la cosa più meravigliosa e che tu puoi accettare solo se per te ha il significato di uno strumento di dominio, non sei ancora disponibile all’amore, non al mio, ma a quello che senti nascere dentro di te, lo devi nascondere, lo devi travestire in qualche modo, l’idea del dominio l’accetti e la senti tua, cattiva magari, ma tua, mentre l’idea di essere innamorato e di abbandonarti per amore non l’accetti, Andy, io lo sento l’amore che ti sta nascendo dentro, ne hai troppo bisogno, ne hai paura, ma alla fine capirai che cosa vuol dire veramente.
- Ma allora perché ti avrei violentato, e mi devi credere l’avrei fatto, non l’ho fatto perché mi faceva un po’ schifo, non perché strillavi tanto.
- Mah! Forse, ma secondo me non l’avresti fatto comunque, io ho notato che non ti rendevi conto di quello che stavi facendo, cioè agivi in modo meccanico, senza riflettere, avevi perso il controllo, i preti dicono che per peccare ci vuole piena avvertenza e deliberato consenso e secondo me tu non ragionavi proprio, era la cosa che mi spaventava di più, eri solo in preda ai tuoi deliri di dominio, quando ho visto che dopo volevi che facessimo l’amore come se niente fosse successo mi sono detto che eri del tutto pazzo e che io non potevo fare niente per te, è per questo che ti volevo scaricare, non era nemmeno per la paura della cosa in sé, ti vedevo lontanissimo, con una specie di luce satanica negli occhi, eri dominato dall’idea della violenza, prima pensavo che fossi irrecuperabile e per questo ti volevo mollare subito, come non lo sapevo, ma non ti volevo più vicino a me perché non c’era nessuna possibilità di dialogo, o al meno mi sembrava che non ci fosse, poi piano piano mi è venuto in mente che tu stavi ripetendo dei moduli di comportamento che avevi imparato nell’infanzia e nell’adolescenza.
- Ma quando ero piccolo a me non mi ha mai violentato nessuno.
- Be, materialmente no, ma credo che di violenza psicologica tu ne abbia subita tanta e anche negare l’amore in fondo è una forma di violenza, e tutto sommato cerchi di giustificarla, cerchi di non vederla ma credo che tu sia stato un ragazzo molto solo.
- Sì, questo è vero, io avevo i libri che però non mi piacevano, avevo il computer e pure bello ma non mi piaceva nemmeno quello, l’unica cosa che mi piaceva era masturbarmi ma anche quando mi masturbavo non avevo mai in mente una persona vera, erano sempre fantasie su immagini dei giornali o addirittura fantasie su immagini di fantasia, quando volevo creare l’immagine di un ragazzo “mio” me lo immaginavo più o meno come te, forse è per quello che poi c’è stato l’amore a prima vista... Insomma tu pensi che sono innamorato veramente e che non lo voglio dire nemmeno a me stesso?
- Sì, più o meno, la parte dell’innamorato non l’hai mai vissuta in pieno perché hai sempre cercato di trasformarla in quella del dominatore sessuale, a te i ruoli deboli non piacciono, ma li desideri molto e si sente anche da quello che dici, e poi i ruoli deboli non sono deboli, tu non ti giustifichi, tu ti accusi e ti accusi perché vuoi essere consolato, vuoi essere consolato e in sostanza sei un bambino che si è innamorato, che si sente sconvolto e non riesce a capire perché.
- Marco, tu mi vuoi giustificare comunque.
- Sì, io faccio l’amore con te ma mi fai una tenerezza infinita. Vieni Andy, abbracciami, tienimi stretto ché pure io ho bisogno d’amore, io me la porto una carica d’amore dentro, ci sono cresciuto, mi sento sempre innamorato, ma questo amore non lo vuole nessuno, voglio dire che di gente che vuole fare l’amore con me ne troverei, ma non avrebbero veramente bisogno di essere amati da me, potrebbero trovare tante alternative, io sarei solo uno della serie, non sarebbero gelosi, mi potrebbero tradire perché il loro bisogno di me non sarebbe un bisogno disperato, come dici tu, quando sto con te io la sento la tua disperazione, è questo che mi fa vivere, è il fatto che tu non mi abbandoneresti, mi potresti anche violentare ma non mi abbandoneresti, che tu sei geloso, che tu non vuoi un ragazzo qualunque, tanto per vedere che effetto fa, tu vuoi proprio me, non mi lasci scappare, mi hai quasi asfissiato, ma mi hai asfissiato d’amore, a te pare violenza ma è solo bisogno d’amore, disperato bisogno d’amore, tu lo senti che io sto con te perché questa è la mia vita, tu lo senti che quando ti abbraccio voglio trasmetterti l’anima, io adesso ce l’ho una mia disperazione, prima non ero disperato, poi ho incontrato Andy e Andy mi ha attaccato la sua disperazione. Io non posso essere più felice perché il mio Andy ha la disperazione dentro, io non vivo più per me stesso, da quando ho visto quello che ti porti dentro, la disperazione nell’anima ce l’ho anch’io. Io voglio strappare la disperazione dall’anima del mio Andy, lo voglio baciare fino a togliergli il respiro, gli voglio trasfondere la mia vita, Andy, cucciolo mio.
Marco si mise a piangere, non era mai accaduto, Andy non se lo aspettava.
- Marco, stringimi forte, non ti posso vedere piangere, mi fa male.
- No, Andy, è un pianto liberatorio, è un pianto di felicità, non so se tu hai mai pianto di gioia, ecco, io sto piangendo di gioia, tu mi stai abbracciando e stiamo qui, adesso, vicini, stretti insieme, è questa la felicità! Io sto dicendo: Padre eterno mio, grazie che me l’hai lasciato! Il mio Andy mi ha messo in croce ma mi ha pure fatto rinascere, il mio Andy per me è la vita, mi ha fatto vivere di angoscia per farmi vedere che cosa aveva dentro e adesso mi stringe a sé. Andy! Andy! Accarezzami perché se ne sta andando via tutta la malinconia, io lo sento, anche la tua malinconia, se la tua malinconia non se ne andasse non se ne andrebbe nemmeno la mia, ma io sento una sensazione di liberazione e anche la tua malinconia ti sta abbandonando, Andy! Che nome bello hai! Andy io avevo pensato che tu fossi cattivo, oggi l’avevo pensato, ma adesso lo so che non è così, Andy mi sta regalando una pace dolcissima, Andy mi sta insegnando ad amare in un altro modo, la malinconia se ne sta andando, Andy! Siamo liberi! Andy! Nessuno ci condizionerà mai più e non ci condizioneremo nemmeno da soli. Andy! Stringimi forte!
- Mannaggia, Marco, ho la sensazione di rinascere veramente, è come se mi cadessero dal corpo tanti pesi, mi sento leggerissimo, potrei quasi volare, sto volando, Marco! Non ho paura! Marco! Ti amo! Io ti amo! Io ti amo veramente! Abbracciami stretto e non mi lasciare per tutta la notte. Ti amo Marco!
- Anch’io Andy!

sabato 3 gennaio 2009

ESPERIMENTI SESSUALI GAY ETERO E BISEX

Questo post è dedicato agli esperimenti sessuali che i ragazzi che avvertono incertezze relative al loro orientamento sessuale mettono in pratica nel tentativo di trovare una risposta alla domanda: “sono gay, etero o bisessuale?”

In primo luogo, l’emergere di elementi di sessualità gay (come l’andare in erezione per la presenza di un amico o il cercare siti gay per masturbarsi) in un ragazzo che ha praticato per anni una sessualità etero non è un fenomeno raro perché il 25/30% dei ragazzi che finiscono per identificarsi come gay hanno praticato per anni l’eterosessualità e l’hanno considerata senza grosse incertezze come la loro vera sessualità. Queste cose, che a chi le avverte per la prima volta in modo cosciente sembrano inusuali e sconvolgenti, rappresentano una dimensione estremamente comune della vita di moltissimi ragazzi, non c’è quindi alcuna ragione di farsi prendere dall’ansia che, quando ci sono problemi veri, li complica e quando non ci sono spesso li crea. È evidente che chi non ha mai parlato di questi argomenti è portato ad interpretarli in chiave ansiosa e a vedersi in una dimensione patologica rispetto agli altri, ma la sessualità è una dimensione ordinaria della vita di tutti e quello che le persone raccontano della loro sessualità in situazioni sociali comuni è spesso lontanissimo dalla realtà, una realtà nella quale ansie, problemi di mancanza o di debolezza di erezione, di eiaculazione precoce o di libido affievolita sono all’ordine del giorno. Un ragazzo che si sente in difficoltà perché avverte problemi di orientamento sessuale non deve commettere l’errore di paragonare la realtà della sua sessualità con una rappresentazione molto irrealistica di quella altrui e meno che mai deve provare disagio per questo motivo.

Vengo ora all’oggetto specifico del post, cioè agli esperimenti sessuali. Questi esperimenti, condotti in situazioni di forte ansia, sono talvolta (e direi frequentemente) frustranti o perché caratterizzati da una erezione parziale se non assente o perché conclusi in modo repentino per evitare l’imbarazzo della mancanza di erezione.

Partiamo un po’ da lontano. Per un ragazzo etero, senza alcun dubbio circa il suo orientamento sessuale, trovarsi a fare sesso con una ragazza che a lui interessa è gratificante e l’erezione ne è il segno caratteristico, ma se quel ragazzo si fa prendere dall’ansia di prestazione e pensa che potrà essere giudicato male dalla ragazza se non mostrerà un’erezione superba, questo stesso fatto potrà metterlo in ansia al punto di perdere parzialmente o totalmente l’erezione. E qui parliamo di semplice ansia da prestazione.

Ma se si trattasse di un ragazzo ha avuto fantasie gay e che si è masturbato pensando ai ragazzi e di questo ha provato sensi di colpa, beh, direi che in una situazione simile l’ansia sarebbe veramente notevolissima perché quel rapporto sessuale non sarebbe visto come una prova della propria virilità da dare a una ragazza ma come una prova del proprio essere etero da dare a se stessi, che è cosa ben più radicale. Un rapporto sessuale, nato con questo tipo di condizionamenti all’origine, non ha nulla in comune con un classico rapporto sessuale etero nato in modo spontaneo su base affettiva o sulla base di una pulsione sessuale immediata e libera.

Vorrei dire che la mancata erezione in una situazione del genere significa solo che invece di vivere un rapporto sessuale si è tentato un esperimento sessuale su se stessi. Da una cosa del genere non si può trarre nessuna conclusione in merito all’orientamento sessuale perché si tratta di cose che non hanno assolutamente nulla in comune con la sessualità libera che emerge in genere nella masturbazione. Non solo si tratta di rapporti di coppia in cui ci sono delle attese dall’altra parte ma di rapporti di coppia creati al fine di confermarsi nell’idea di essere etero. Voglio dire che la mancata erezione non significa assolutamente che un ragazzo non è etero, perché per perdere l’erezione in situazioni simili basta molto meno.

Una premessa fondamentale al seguito: le parole etero, gay e bisex sono “solo” delle schematizzazioni nate per rappresentare in modo elementare la sessualità umana. Le categorie del gay “puro” al 100% o dell’etero puro al 100% sono categorie limite che hanno ben poco a che fare con la realtà. Se poi si pretende di definire anche dei comportamenti sessuali standard dell’etero e del gay queste due parole perdono senso del tutto, perché ci sono 1000 modi diversi di essere etero e 1000 modi diversi di essere gay. Quindi sgombriamo il campo dall’idea di appiccicare etichette facili. Resta comunque tra il gay e l’etero una dimensione della quale si parla meno che è quella della bisessualità. Esiste una maggioranza di bisessuali che vivono la loro bisessualità alternando lunghi periodi (di anni) di vita gay a lunghi periodi (di anni) di vita etero, il cambio di orientamento sessuale emerge 4/5 volte nell’arco della vita e porta veri e propri sconvolgimenti. Cito a questo proposito un tratto di un mio vecchio post:
http://nonsologay.blogspot.com/2007/12/rag...ezioni-gay.html : “Un signore di circa 50 anni mi ha raccontato la sua storia: gioventù libera con comportamenti nettamente gay, a 20 anni scopre l’eterosessualità, si sposa con entusiasmo a 22, ha un figlio, a 29 anni incontra un ragazzo di 26, si separa dalla moglie, dalla quale divorzierà dopo qualche anno, e va a vivere col ragazzo di 26 anni, si sente totalmente gay, fa attivismo gay in associazioni gay, dopo 7 anni di convivenza gay che lui stesso definisce meravigliosi, a 36 anni incontra una ragazza di 30 anni, se ne innamora perdutamente, lascia il suo amante, e sposa la ragazza trentenne, è convinto che sarà la scelta definitiva, ha una figlia da questo secondo matrimonio, si sente realizzato, ma a 44 anni, incontra un ragazzo di 29 anni “bellissimo” e se ne innamora, a quello che lui stesso dice “alla follia”, si separa dalla seconda moglie, dalla quale divorzia dopo qualche anno e va a vivere col bellissimo ventinovenne. A 50 anni si sente smarrito, l’amore del “bellissimo” ormai trentacinquenne non gli basta più... ha conosciuto una ragazza anch’essa “bellissima” di 24 anni. Questo è in realtà un caso limite ma serve a chiarire il concetto.”

Esiste poi un altro gruppo di bisessuali che hanno ben poco a che vedere con quelli sopra descritti e sono i bisessuali intermedi (o non a periodi), quelli per i quali la sessualità libera della masturbazione si manifesta sia in senso etero che in senso gay. Tuttavia queste situazioni spesso si sovrappongono ad altre e precisamente alle situazioni tipiche dei ragazzi che escono da un lungo periodo di eterosessualità, vissuta anche a livello di rapporti sessuali etero, ed entrano gradualmente una dimensione adulta gay, si tratta cioè di stati di passaggio che vedono l’affiorare della reale sessualità della persona. Un imprinting fortemente eterosessuale e un lungo periodo di vita sessuale etero stentano a cedere il passo a una dimensione adulta gay. In genere questi stadi intermedi cominciamo dopo i 18 anni e tendono a risolversi in modo deciso dopo i 22/23 anni, l’età di inizio e di conclusione della fase di transizione è in realtà assai variabile in ragione delle condizioni ambientali e dell’educazione e quindi della interiorizzazione dei modelli di comportamento socialmente privilegiati. L’inizio della fase di transizione si colloca quando si arriva alla coscienza del problema del proprio orientamento sessuale che comincia ad apparire quantomeno non del tutto etero, la fine del processo di transizione si colloca quando il problema dell’orientamento sessuale è ormai archiviato e l’accettazione delle propria sessualità non pone in sostanza problemi che non siano di ordine esterno, cioè di tipo sociale o di relazione. In queste fasi di transizione si manifesta una sessualità masturbatoria che comprende sia fantasie gay che fantasie etero, tuttavia si nota una evoluzione nel tempo e lentamente, nel corso di due o tre anni, nelle maggioranza dei casi, le fantasie masturbatorie cominciano a concentrarsi intorno a un unico nucleo o gay o etero, cioè la sessualità si polarizza. Quando si tratta di ragazzi molto giovani, diciamo sotto i 24 anni, è in effetti azzardato parlare di bisessualità intermedia riferendosi solo alle fantasie masturbatorie perché questo ragionamento, che ha un senso preciso per un uomo dai 30 anni in su, cioè con un orientamento sessuale adulto già chiamante emerso, non si può applicare a ragazzi che di fatto avvertono nella propria sessualità dei cambiamenti. Piuttosto che attaccare etichette improprie in una fase che è ancora palesemente evolutiva (sottolineo che stiamo parlando di ragazzi provenienti da una sessualità etero praticata per anni), ha senso focalizzare alcuni punti:

1) Un ragazzo che si sente incerto nel proprio orientamento sessuale non deve essere sottoposto ad alcuna pressione. Per esempio l’interpretazione un chiave gay della sua sessualità operata da altre persone, deve essere evitata.

2) Il ragazzo deve avere piena consapevolezza che deve riconoscere il suo orientamento sessuale profondo in modo autonomo e che questo processo non deve essere condizionato da alcuna volontà di compiacere questa o quella esigenza ambientale.

3) Il ragazzo deve rendersi conto che, sia che finisca per considerarsi gay oppure etero, oppure bisex, sarà comunque accettato, rispettato e apprezzato per quello che è realmente, perché la sessualità non si deve fingere. Mi capita spesso quando parlo con persone bisex adulte (otre 30 anni) di riscontrare in loro una diffidenza rispetto agli ambienti gay, nei quali non si trovano del tutto a loro agio. Queste persone hanno provato sulla loro pelle che cosa significhi essere discriminati in un ambiente gay. In un ambiente gay “serio” non devono esistere discriminazioni e deve potersi trovare a proprio agio anche un ragazzo bisex e anche un ragazzo etero che si siano riconosciuti tali al termine di un periodo di incertezza. Se così non fosse i gay, che hanno provato sulla loro pelle che cosa è la discriminazione, la applicherebbero ai bisex o agli etero, cosa a dire poco incongrua.

4) Un ragazzo che ha incertezze circa il suo orientamento sessuale dovrebbe evitare nel modo più assoluto di fare esperimenti sessuali su se stesso, mettendo alla prova la propria eterosessualità. Questi esperimenti non hanno nulla a che vedere con una seria sessualità etero e risultano spesso frustranti proprio perché sono assurdi, anche se comprensibili, esperimenti psicologici. Accade di frequente che i ragazzi che avvertono incertezze nel proprio orientamento sessuale si impegnino in un’attività sessuale etero frenetica, proprio al fine di esorcizzare l’emergente identità gay. Il risultato paradossale è che per fuggire dalla vera identità gay si finisce in una falsa e frustrante identità etero.

5) Un ragazzo che ha incertezze sul proprio orientamento sessuale non dovrebbe mai considerare determinante il fatto di avere rapporti sessuali, etero o gay che siano. L’orientamento sessuale profondo non si manifesta nella sessualità di coppia, meno che mai se vissuta in modo nevrotico, ma nella masturbazione intesa come attività libera. In questo senso sono ugualmente paradossali, anche se comuni, i tentativi di masturbarsi pensando forzatamente a una ragazza, che finiscono in vere patologie della masturbazione che in questo modo non è più un esercizio gradevole di una sessualità libera, ma l’ennesimo tentativo di sottoporsi ad un esperimento sessuale al fine di avvalorare la propria tesi di eterosessualità.

6) Nessun allarmismo è giustificato o giustificabile nelle questioni di orientamento sessuale e parlare seriamente di queste cose aiuta a vederle nella giusta luce e a mettere da parte i pregiudizi e i condizionamenti che costituiscono in vero problema alla base dalla maggior parte delle sofferenze connesse alla sfera sessuale.

7) La serenità interiore è la migliore amica della sessualità e ne favorisce lo sviluppo libero. La serenità è una condizione generale armonica della persona che dipende da molti parametri non legati al sesso ma ai rapporti familiari, alle amicizie e alle gratificazioni nel lavoro e a molte altre variabili. Vivere bene la sessualità, e quindi anche le incertezze dell’orientamento sessuale, non è una questione di pertinenza tecnicamente sessuale. In un ambiente in cui il preconcetto domina, in cui i ragazzi sono sottoposti a forti pressioni verso l’eterosessualità e il matrimonio, in cui il senso di colpa è usato come strumento di controllo sociale e in cui l’intolleranza è la regola, i problemi di orientamento sessuale sono ampliati a dismisura fino a causare angosce profonde, in un ambiente in cui le condizioni fossero invece diametralmente opposte, il problema dell’orientamento sessuale si ridurrebbe alla semplice identificazione della propria sessualità che sarebbe accettata senza tabù di nessun genere. Se vogliamo facilitare la soluzione dei problemi di orientamento sessuale, che problemi non sono se non in virtù dei condizionamenti sociali, dobbiamo facilitare la rimozione dei tabù e restituire alla sessualità la sua libertà costituiva.

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