giovedì 18 febbraio 2010

AMORE GAY E RANGO SOCIALE

Riporto qui di seguito tre e-mail e alcuni brani una conversazione in chat tra due ragazzi, un 25enne “A”, di condizione economica modesta e un 35enne “M” di condizione sociale medio-alta. Il materiale mi è stato trasmesso da “A” già depurato di ogni riferimento di carattere specifico a persone o fatti specifici.

e-mail di “M” ad “A” della fine di Giugno 2009

“Ciao pulcino,
ma lo sai che sei bravo a fare l’amore! E dove lo trovo un altro così! Mi hai proprio mandato in orbita. Ti sto insegnando tante cose e stai diventando bravissimo. Sei un pulcino, è vero, il mio pulcino, ma ti comporti proprio da galletto. La prossima volta devi superare te stesso e mi devi fare vedere di che cosa sei capace. Bravo, pulcino, continua così!
P.S. è inutile che mi mandi tutti quegli sms, lo sai benissimo che sono cotto di te! ”

e-mail di “A” ad “M” della fine di Giugno 2009, in risposta alla precedente.

“ M.,
La tua mail mi ha fatto immensamente piacere, per la questione dei messaggini mi devi perdonare, non voglio essere importuno e cercherà di limitare al massimo la cosa, ma mi viene spontaneo mandarteli perché ti voglio bene, per me sei la persona più importate che c’è, mi dai sicurezza, quando sto vicino a te mi passano le paure e mi sento felice. Mi stai facendo capire tante cose, con me hai pazienza, lo so che mi vuoi bene anche se non me lo dici mai. Ti voglio dare tutto me stesso perché adesso mi sento felice. Grazie di esistere M.!”

Testo di una chat tra “A” e “M” dell’inizio di settembre 2009

“A” ha scritto (21.28):
Ci sei?
“M” ha scritto:
sì ma sto facendo una cosa urgentissima
“A” ha scritto:
scusa, mi richiami quando hai finito?
“M” ha scritto:
sì, tranquillo!
__________
“A” ha scritto (22.38):
Ci sei?
__________
“A” ha scritto (23.13):
Ci sei? Quando puoi chiamami. Scusa se ti rompo sempre le scatole.
__________
“A” ha scritto (23.58):
Ci sei?
“M” ha scritto:
sì, ci sono
“A” ha scritto:
Come stai?
“M” ha scritto:
bene, stanchissimo ma bene, che mi dovevi dire?
“A” ha scritto:
TI VOGLIO BENE!!!
“M” ha scritto:
solo questo? … no dai, scherzo. Io invece ti volevo dire una cosa. Ho la possibilità di andare all’inizio di novembre in Brasile, in un posto bellissimo, ci posso stare 15 giorni, ma è proprio un posto super, tu che ne pensi?
“A” ha scritto:
Io penso che se ti piace ci devi andare, tanto con msn ci possiamo sentire lo stesso
“M” ha scritto:
no, mi sa che non hai capito …
“A” ha scritto:
Cioè?
“M” ha scritto:
pulcino … ci devi venire anche tu!
“A” ha scritto:
Io?
“M” ha scritto:
sì, dai, tanto è tutto pagato!!!
“A” ha scritto:
Ma io devo lavorare, mica posso mollare il lavoro 15 giorni
“M” ha scritto:
per quei quattro soldi che ti danno! Ma mandali a farsi fo..ere!
“A” ha scritto:
Ma guarda che io non sono mica M.
“M” ha scritto:
tu sei il mio pulcino! Quante ferie hai ancora, mi avevi detto che avevi ancora 18 giorni o no?
“A” ha scritto:
Sì, ma poi il problema non è nemmeno quello …
“M” ha scritto:
e quale sarebbe?
“A” ha scritto:
ma dove vado io … dai non ha senso
“M” ha scritto:
ma perché no? Ogni volta che ti propongo una cosa ti metti a fare storie
“A” ha scritto:
Dai, ma vacci tu …
“M” ha scritto:
pulcino, mi posso portare un’altra persona e io voglio il mio pulcino
“A” ha scritto:
Ti prego, non insistere, non me la sento e poi che dico a casa?
“M” ha scritto:
li mandi a farsi fo..ere! Dai, non fare storie, su! Tanto andiamo insieme, paga tutto un socio di mio padre, mica pago io! Quindi stai a posto!
“A” ha scritto:
Dai, non insistere
“M” ha scritto:
mannaggia, sei un pulcino testardo! Ma tanto alla fine ti convinco, poi c’è ancora un po’ di tempo. Te la ricordi Stefania La moglie di Guido l’architetto che ha fatto il progetto?
“A” ha scritto:
sì, più o meno
“M” ha scritto:
ha detto che sei proprio un bel ragazzo (e lei se ne intende!) ma che sei un po’ troppo selvatico, un po’ scontroso, sempre sulle tue, sempre con la puzza al naso
“A” ha scritto:
Io?
“M” ha scritto:
vabbe’ dai, sei un pulcino ma ti farò diventare un aquilotto! Pulcino mio tu potresti fare grandi cose ma hai paura pure della tua ombra
“A” ha scritto:
M., scusa, ti posso chiedere una cosa?
“M” ha scritto:
dipende
“A” ha scritto:
Ci vieni a prendere una pizza con me Giovedì sera? Solo noi due!
“M” ha scritto:
no, dai, Giovedì no, magari un altro giorno, non ti preoccupare che lo troviamo
“A” ha scritto:
vabbe’, però troviamolo, dai decidi tu quando
“M” ha scritto:
e poi una pizza, naaaa, si vede che sei un pulcino, se vuoi conoscere la gente giusta ti porto io al posto giusto
“A” ha scritto:
No, dai, M., per favore, solo io e te
“M” ha scritto:
dai su che poi ci pensiamo, intanto tu pensa al Brasile, pulcino hai capito, il Brasile non è Frascati e mica dico il Brasile delle favelas, no! il Brasile che conta
“A” ha scritto:
Scusa M. ma mi stanno chiamando, mi dispiace proprio ma devo andare
“M” ha scritto:
vedi come fai, sei selvatico, proprio un pulcino nella stoppa, alla fine scappi sempre, ma tanto ti riacchiappo, e dove scappi …
“A” ha scritto:
Ciao M. e scusa ma devo proprio andare
“M” ha scritto:
Ciao pulcino!
“A” ha scritto:
Ciao M.

e-mail di “A” ad “M” della fine di dicembre 2009

“Ciao M., vado direttamente al sodo: non me la sento di stare con te. Sei un bravo ragazzo, ma appartieni a un mondo che non è il mio, ragioni in un modo diverso dal mio. Pensavo che con te si potesse costruire qualcosa insieme ma non è stato così. Sarà che ho la coda di paglia ma ti sento diverso da me, lontano da me. Una volta, domenica scorsa, abbiamo parlato di politica e tu mi hai risposto in maniera cinica come se io fossi un cretino che non capiva niente. Io ho fatto finta di niente ma ci sono rimasto malissimo ma tu non te ne sei nemmeno accorto e la ragione di tutto questo sta nel fatto che non mi vedi al tuo livello. Mi hai perfino proposto di comprarmi un vestito “decente” che avresti pagato tu, prima di andare a una festa con i tuoi amici e mi hai detto che avevo i capelli troppo lunghi, anche allora ci sono rimasto malissimo, ma ti volevo bene e pensavo che alla fine saresti cambiato, ma in fondo di me che te ne frega? Io sono solo il ragazzo stupido che si è innamorato del principe azzurro. In effetti, per te conto meno della tua auto, sono solo un oggetto di arredamento. L’unica volta che sono venuto a una festa con i tuoi amici ho avuto la netta sensazione di non contare nulla per te e che quasi tu ti vergognassi di me. M., ormai ho fatto la mia scelta, non me la sento di essere marginale. Non è una richiesta di affetto. L’affetto non si deve chiedere. Preferisco tornare nel mio mondo, dove mi sento a mio agio. Addio M., non ce l’ho con te, ma quando si è troppo diversi non si può costruire nulla insieme.”

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martedì 9 febbraio 2010

ACCETTARE UN AMORE GAY

Ciao Project,
ti dico subito che mi sento in un imbarazzo terribile perché non ho mai scritto una mail a un sito gay e di te so solo quello che ho potuto dedurre dal forum. Non so nemmeno se arriverò fino in fondo a scrivere e se poi la mail te la manderò, però ho proprio bisogno di scrivere a qualcuno e penso che tu possa avere la possibilità di capire e forse di dirmi quello che pensi. Cercherò di essere molto diretto per farti capire come stanno le cose, ma sarò diretto a modo mio perché di più proprio non ci riuscirei.
Ho 28 anni, per mia fortuna ho un lavoro che mi dà soddisfazioni e che, non dico che mi permette di stare bene ma certo mi consente di non dipendere da nessuno. Lavoro lontano dalla città della mia famiglia di origine. Non so dirti se è stata una scelta o solo un prendere al volo un’occasione, ma quando ho avuto la possibilità e anche la scusa per andare via di casa non ho esitato e me ne sono andato. Avevo appena compiuto 26 anni e pensavo che andandomene di casa avrei risolto tutti i miei problemi, mi sarei staccato dall’ambiente dei miei genitori che mi sembrava proprio oppressivo e dall’ambiente di una piccola cittadina di provincia e sarei andato a vivere finalmente al nord. Per me era diventato un mito, l’idea della libertà totale e del poter finalmente cominciare a vivere. Fino a 26 anni, in pratica, non avevo vissuto nemmeno a livello minimo, ero stato schiacciato dallo studio e dalla totale impossibilità di avere anche un minimo di privacy. Ho due fratelli uno più grande di me di un anno e uno di due. Avevamo la stanza in comune in tre, il computer in comune e i miei fratelli erano maghi dell’informatica. Non ho mai avuto la possibilità di stare da solo perché non capitava mai che i miei due fratelli non fossero a casa negli stessi momenti. Per me l’adolescenza è stata letteralmente un tormento. I miei compagni di scuola la privacy ce l’avevano, io no! A casa mia poi il clima è sempre stato molto rigido. I miei genitori sono cattolici fino al midollo e con noi sono stati rigidissimi. Per loro l’idea che i figli potessero avere le loro opinioni non esisteva proprio. Si andava in chiesa è basta, non c’era niente da decidere, era tutto deciso. I miei sono sempre stati religiosi, a loro modo in modo serio, cioè loro le regole le seguivano, mio padre e mia madre si comunicavano tutte le domeniche e in un modo o nell’altro dovevamo farlo anche noi, cioè non potevi scappare altrimenti avresti subito un interrogatorio di terzo grado. Quando ero piccolo, diciamo fino a 12/13 anni, tutto questo non mi pesava. Poi è arrivata l’adolescenza e lì sono venuti i problemi. Internet zero! Libri su certi argomenti meno di zero! Amici in pratica zero perché i miei amici venivamo molto di rado a studiare a casa mia ma mai io andavo a casa loro, non me lo permettevano proprio. Avrei potuto capire qualcosa parlando coi miei fratelli, ma loro, che erano più grandi di me, di certe cose non parlavano mai. In pratica della sessualità ho imparato tutto da solo, e così è cominciato l’incubo della confessione domenicale. Frequentavamo tutti la parrocchia, sia i miei genitori che noi figli. I preti erano tutti vecchi e con una mentalità terribilmente chiusa. In pratica io allora identificavo la religione con l’idea di non fare sesso. Un ragazzo che cresce ha bisogno dei suoi spazi ma per me non ce n’erano. A casa avevo un minimo di autonomia solo la mattina presto sotto la doccia ma anche lì la privacy in sostanza non c’era. La porta del bagno non aveva la chiave e capitava spesso che estrasse qualcuno quando ero sotto la doccia. C’era una tenda di quelle non trasparenti, è vero, ma francamente il disagio lo sentivo fortissimo. Diciamo che in pratica per me quel po’ di attività sessuale che hanno tutti i ragazzi, in pratica era una cosa rarissima, ma proprio rarissima. Quindi succedeva spesso che la notte facessi sogni bagnati e lì l’imbarazzo era totale perché mia madre ci portava la biancheria lavata tutti i gironi e si riportava quella sporca e io, di nascosto facevo di tutto per togliere le macchie dalla mutande, ma evidentemente le macchie ci restavano. Questa è stata una delle situazioni ricorrenti più imbarazzanti che mi siano mai capitate, anche perché io in pratica non avevo una vita sessuale a nessun livello. Allora, dai 13 anni in poi, fino ai 15 più o meno, non mi ponevo nemmeno il problema dell’orientamento sessuale, per me la parola sesso era una parola sporca che mi richiamava alla mente solo il fatto che mia madre potesse trovare la mia biancheria macchiata. Forse non ci crederai, ma della sessualità dei miei fratelli non ho mai saputo nulla, loro non ne hanno mai parlato, quando sono stati più grandi ho saputo da mia madre che avevano la ragazza e poi ho anche conosciuto le ragazze, ma tutto è avvenuto tramite la mia famiglia. Non ho mai capito fino che punto sono stati loro a trovarsi una ragazza e a presentarla a casa e ho sempre sospettato che la scelta sia maturata di concerto con i miei genitori, anche perché le ragazze erano entrambe legatissime all’ambiente della parrocchia in cui i miei ci avevano fatto crescere. Tra i 16 e i 17 anni mi sono reso conto del mio orientamento sessuale e sono andato in crisi, soprattutto perché non ne sapevo nulla e non avevo modo di trovare informazioni serie. Se avessi avuto allora la possibilità di leggere Progetto Gay credo che avrei avuto molti meno problemi o che non ne avrei avuti per niente. Non sapevo con chi parlare, avevo paura di tutto, i miei fratelli ormai avevano la ragazza e l’idea che potessero capirmi non c’era proprio, i miei genitori quando capitava di sentire parlare di gay in tv cambiavano canale. I preti ne parlavano come di una malattia che dovrebbe essere curata. Io non sapevo dove sbattere la testa. Al liceo sono andato in una scuola pubblica e lì mi è capitato più volte di trovarmi in situazioni che per me erano proprio imbarazzanti mentre per i miei compagni non lo erano per niente. Ero considerato un bel ragazzo e nessuno ha mai sospettato del mio orientamento sessuale. Stavo sulle mie, non uscivo nemmeno dall’aula per fare ricreazione, studiavo molto, andavo bene, specialmente in matematica e in fisica, ma durante le ore di educazione fisica e specialmente prima e dopo nello spogliatoio sentivo proprio una violenta frattura interna. Una parte di me avrebbe voluto almeno osservare quello per me era assolutamente interessante e che a tutti gli altri non faceva né caldo né freddo, ma l’altra parte di me mi diceva che era sbagliato e che bisognava farsi forza. In certi momenti mi forzavo a non guardare e ad uscire dallo spogliatoio il più presto possibile, quando ne uscivo ero contento di me ma pensando che gli altri ragazzi stavano ancora dentro e che avrei voluto starci anche io mi veniva proprio un senso di frustrazione tremendo. Aspettavo la lezione di E.F. perché mi dicevo che questa volta sarei rimasto ad assistere fino alla fine nello spogliatoio, ma poi sistematicamente mi forzavo a non guardare e scappavo via immediatamente e quando magari casualmente mi capitava di restare qualche secondo in più e mi cadeva l’occhio dove non avrebbe dovuto cadere, i sensi di colpa erano tremendi e i miei problemi con la religione mi distruggevano dentro. In pratica non vivevo nessuna forma di sessualità se non di sola fantasia. Quando rarissimamente mi lasciavo andare oltre la fantasia i sensi di colpa erano pesantissimi e in pratica correvo subito in chiesa a scaricarmi la coscienza. Oggi mi rendo conto che in tutto questo c’era qualcosa di patologico ma allora non me ne rendevo conto e pensavo che il patologico fosse dentro di me e non in questa specie di meccanismo infernale. I bei ragazzi c’erano, li vedevo, ma li evitavo come il demonio. Più di qualcuno ha cercato di diventare mio amico ma io li respingevo quasi istintivamente. I miei fratelli avevano portato a casa le loro ragazze ma io non ci avrei mai potuto portare un ragazzo. La cosa in pratica è andata avanti così fino alla maturità e sarebbe andata avanti anche dopo, ma è successo un fatto che mi ha turbato profondamente e mi ha fatto stare malissimo. Un mio compagno di università, tra l’altro un ragazzo veramente bello che mi piaceva moltissimo, deve avere capito come stavano le cose. Lui era gay, dopo me lo disse chiaramente, e si era innamorato di me. Avevo notato che mi osservava, che cercava di sedersi vicino a me, mi faceva domande di studio, cercava di avvicinarsi a me. Questo ragazzo è stato nello stesso tempo la mia unica felicità e il mio tormento. Che avrebbe fatto un ragazzo normale in una situazione del genere? Credo che non ci avrebbe pensato due volte. C’erano tutte, ma dico tutte, le condizioni favorevoli. Lui era innamorato di me e io di lui, ma io che ho fatto? Ho avuto paura, paura di essere preso in giro, ingannato, strumentalizzato, magari ridotto solo a oggetto di interesse sessuale, paura che si sapesse in giro. Mi dicevo che quel ragazzo era uno sfacciato a fare certi discorsi e che non poteva non essere un poco di buono e se mi fossi lasciato andare l’avrei pagata carissima. La faccio breve. Messo alle strette gli ho detto che non ero gay, che non avevo nulla contro i gay ma che avrebbe fatto bene a pensare a qualche altro ragazzo. Lui c’è rimasto malissimo. Sono stato quasi sul punto di dirgli la verità ma non l’ho fatto. Ho continuato fino alla fine dell’università a fare finta di essere etero e di non essere interessato a quel ragazzo. Quando poi lui ha trovato un altro ragazzo e me lo ha fatto conoscere io ho dovuto fingere di essere contento per lui e una sera siamo andati a cena tutti e tre, loro, la coppia gay, e io, l’amico “etero”. Adesso quel ragazzo lo sento di nuovo, è rimasto solo, il suo ragazzo lo ha lasciato, ma ormai io sono l’amico “etero” e la faccia di dirgli la verità non penso che l’avrò mai. Non ti nascondo che adesso che vivo per conto mio questo ragazzo, anche se non lo chiamo mai al telefono, perché mi chiama sempre lui (e adesso che è solo anche di frequente) è diventato l’oggetto unico delle mie fantasie e non solo, cosa della quale mi vergogno non poco perché ho l’impressione di sporcarne l’immagine. Quando mi chiama cerco di allungare la telefonata il più possibile, non parliamo mai meno di un’ora, mi dice che se non ci fossi io non avrebbe nessuno e riferendosi a me fa apprezzamenti dicendomi che si vede che gli etero (io) sono persone che sono serene dentro perché riescono a stare a sentire uno come lui senza nessun secondo fine, mentre i gay ci mettono sempre il sesso in mezzo. Quando sono andato a lavorare fuori pensavo che avrei risolto i miei problemi ma non è stato così e la solitudine l’ho sofferta in modo pesante. Ho trovato bravi colleghi di lavoro che mi stimano ma con nessuno ho un rapporto che si possa dire neppure vagamente di amicizia. Se il ragazzo gay che si era innamorato di me all’università non avesse ricominciato a chiamarmi penso che alla fine mi sarei buttato totalmente nel lavoro magari proponendomi l’obiettivo di comprare una casa, ma quel ragazzo ha cominciato a chiamarmi e adesso la cosa dura da quasi due mesi e ho l’impressione che per lui sto diventando di nuovo importante, troppo importante, certe volte è come se mi volesse fare capire che non gli importa nulla se sono “etero”, se me ne andrò con una ragazza lui continuerà a volermi bene comunque e magari non si farà più sentire per non crearmi difficoltà. Insomma ho l’impressione che si stia di nuovo innamorando di me anche come etero. Con me non fa mai discorsi espliciti, nemmeno a livello minimo, ma parliamo tanto. Se devo essere onesto nei suoi confronti ho mille paure, da quella dell’aids che però uso soprattutto come alibi perché il test si potrebbe fare benissimo, al fatto che lui abita in un’altra città, ma anche questo probabilmente è un alibi. Quando parlo con lui al telefono mi stendo sul letto e siccome a casa mia ci sono solo io, mi posso permettere di essere un po’ più espansivo, sempre nei limiti. Lui mi dice che non vede il momento di chiamarmi la sera perché parlare con me lo fa stare bene, perché si rende conto che c’è qualcuno che gli vuole bene al di là di tutti i condizionamenti. Quando lo dice io mi sento felice. Ti giuro Project, ho cercato mille volte di dirgli la verità ma non ci sono mai riuscito. Ma come si può fare adire a un ragazzo: guarda io ti ho preso in giro per anni! Non è così semplice e poi non sarei più affidabile, mi considererebbe uno senza rimedio. Però ci vorrei tanto provare. Ho il terribile presentimento che se se ne andasse con un altro ragazzo per me non ci sarebbero più speranze e non sarei più capace di innamorarmi di nessuno. Adesso, la sera ci sentiamo alla 21.00 in punto e la sera, quando comincia a venire quell’ora, mi monta un’ansia tremenda perché ho paura che la telefonata possa non arrivarmi, se succedesse mi sentirei malissimo. Project, tutto questo è normale? Che devo fare? Il cuore mi tira verso questo ragazzo ma come la prenderebbero i miei? E poi si riuscirebbe mai a vivere una vita vera in due? Mi sento diviso ma sto ricominciando a sentire la spinta a lasciarmi andare e la sento sempre più forte, e poi lui è veramente una persona come si deve anche se io mi faccio prendere da cento paure che in futuro possa mostrami lati di sé che non conosco. Però è la prima volta che mi sento veramente sconvolto per una cosa di questo genere, quando l’ho lasciato andare la prima volta avevo troppe idee stupide per la testa per capire quello che stavo facendo, ma adesso comincio a capire la forza del sentirsi innamorati. Project, che ne pensi? In fondo tu sai già quale risposta vorrei da te e io so già che quella sarà la tua risposta. Ho un disperato bisogno di una spinta positiva! Rispondimi presto, ti prego. Se ti andasse, mi farebbe immensamente piacere parlare con te su msn, magari oggi pomeriggio, io ci sarò. Il mio contatto è [omissis].
V.M.

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lunedì 8 febbraio 2010

FANTASIE SESSUALI GAY E CONTENUTI OSSESSIVI

Dedico questo post a fare il punto su alcune delicate situazioni che sono emerse con una certa frequenza di recente parlando in chat di questioni riguardanti l’orientamento sessuale con ragazzi che, dopo un periodo più o meno lungo di eterosessualità hanno cominciato ad avvertite, specialmente nella masturbazione, la presenza di contenuti gay. Se è vero che le fantasie masturbatorie sono il primo indicatore dell’orientamento sessuale, non è però vero che tutti i contenuti di tipo omosessuale che possono affiorare alla mente, anche in occasione della masturbazione, sono realmente delle fantasie masturbatorie. Bisogna tenere presente che le fantasie masturbatorie non devono essere confuse con altre due tipiche categorie di contenuti omosessuali e cioè con i pensieri astratti e con i contenuti fobico-ossessivi. Cerchiamo di caratterizzare queste categorie in modo da renderne facile l’individuazione.

1) Una fantasia sessuale è una fantasia, di norma associata all’eccitazione sessuale, cioè all’erezione, o che porterebbe all’erezione se non ci fosse un controllo razionale a reprimerla. Le fantasie sessuali sono vissute come gratificanti, sia a livello fisiologico (erezione) che a livello psicologico. Le fantasie sessuali sono indotte da situazioni concrete vissute come sessualmente coinvolgenti, o dal ricordo di simili situazioni o da episodi che ne fanno riaffiorare il ricordo. Le fantasie sessuali sono coltivate del soggetto che vi si sofferma spontaneamente e volontariamente proprio perché le vive come gratificanti.

2) Una fantasia masturbatoria è una fantasia sessuale che accompagna la masturbazione. Si tratta quindi di fantasie sessuali particolarmente eccitanti, in funzione delle quali si mantiene a lungo l’erezione nell’atto della masturbazione. I ragazzi gay che non si accettano percepiscono comunque a livello sessuale fisiologico e psicologico le loro fantasie sessuali gay come gradevoli, come fantasie contro le quali si “deve” resistere ma contro le quali non si prova alcuna sensazione di repulsione profonda o di rigetto spontaneo, Intendo dire che un ragazzo che non si accetta o fatica ad accettarsi non solo non sente repulsione per la sessualità gay ma ne è attratto. In un certo senso è portato a resistere razionalmente alla tentazione delle fantasie gay che comunque per lui hanno un’attrattiva notevole. L’affiorare della sessualità gay è vissuto come il rendersi conto di qualcosa di nuovo con cui bisogna farei conti ma mai come una realtà repellente o disgustosa e tantomeno come una realtà estranea divenuta invasiva e pervasiva.

3) Una fantasia astratta è una rappresentazione di una situazione che teoricamente potrebbe comportare un coinvolgimento sessuale, cioè che per altri soggetti costituirebbe una fantasia sessuale o addirittura una fantasia masturbatoria, ma che nel caso di specie non si accompagna e nessuna forma di eccitazione sessuale. Le fantasie astratte sono la manifestazione della non repellenza verso certi contenuti sessuali, ma non costituiscono affatto indici di coinvolgimento o di orientamento sessuale. Le fantasie astratte non sono prodotte da episodi sessualmente coinvolgenti o dal loro ricordo, sono invece un parto puramente razionale e non coinvolgono la sessualità fisiologica. Capita spesso che dei ragazzi gay che non si accattano cerchino di avvalorare una loro ipotetica identità etero sulla base di fantasie astratte. Va osservato che le fantasie astratte, anche se riguardano situazioni potenzialmente coinvolgenti a livello sessuale, non hanno per il soggetto che le alimenta alcuna valenza sessuale concreta. È evidente che le fantasie astratte non sono vissute dal soggetto né come gratificanti né come disturbanti, possono al massimo essere tranquillizzanti ma solo a livello razionale, in genere a livello emotivo non servono a risolvere l’ansia.

4) I contenuti sessuali di tipo fobico od ossessivo sono, appunto, contenuti che si presentano in modo automatico e incontrollabile nell’ambito di situazioni o di fantasie sessuali con le quali non sono immediatamente correlati. Si tratta di contenuti che il soggetto teme, dei quali, a torto o a ragione, ha paura e che tendono a ripresentarsi in modo ossessivo e profondamente disturbante. I contenuti di tipo fobico-ossessivo non sono oggetto di fantasie sessuali, nel senso che il soggetto non ci si sofferma volutamente in cerca di una gratificazione, li vede anzi come un elemento estraneo la cui presenza tende ad invadere piano piano tutti i settori della vita affettiva e relazionale. Mentre le fantasie sessuali hanno una radice profonda nel vissuto precedente, i contenuti fobico-ossessivi emergono in modo imprevisto e tendono a stabilizzarsi creando stati di notevole sofferenza psichica. La negatività dei contenuti fobico ossessivi è spesso legata non all’esperienza individuale ma ad archetipi di tipo educativo che si sono consolidati nel tempo come pregiudizi profondamente assimilati. Va sottolineato che la negatività di tali contenuti quando il soggetto li riferisce a se stesso, non significa affatto intolleranza o rigetto di situazioni analoghe non riferire a sé. Per esempio, un ragazzo etero, apertissimo verso i gay e con amici gay, che quindi non presenta alcun tipo di omofobia o di intolleranza sociale verso i gay, può benissimo sviluppare contenuti fobico-ossessivi di tipo gay

Per chiarire la situazione porto due esempi:

Situazione n.1
Un ragazzo 25enne, che ha alle spalle una storia affettiva e sessuale nettamente etero scrive: “Ho paura di essere gay perché da un po’ di tempo ho fantasie sessuali gay, mi immagino che un uomo mi prenda con la violenza ma io l’idea di potere stare con un uomo la considero proprio repellente. Forse sto reprimendo la mia omosessualità, ma quando mi fermo a pensare a una ragazza che mi piace mi torna inevitabilmente in testa l’idea che arriva uno che mi prende con la forza e non riesco più nemmeno a masturbarmi pensando a una ragazza perché l’idea di poter essere gay si sta impadronendo di me, ma non ho mai pensato ad un uomo come a un interesse sessuale, proprio a nessun livello”.

Analisi della Situazione n.1
a) Il ragazzo teme, ha paura di essere gay.
b) Quelle che lui chiama fantasie sessuali sono in realtà contenuti fobico-ossessivi, assolutamente non gratificanti e profondamente disturbanti, vissuti come elementi estranei che invadono il campo.
c) In conclusione il quadro sembra escludere che si tratti di un gay che fatica ad accettarsi

Situazione n.2
Un ragazzo 21enne scrive: “Sono sempre stato etero, ma è un po’ di tempo che guardo i ragazzi con un altro occhio, sta diventando quasi un’ossessione, se ci penso mi eccitano, cerco di reprimermi in tutti i modi ma certe volte non ce la faccio proprio e mi masturbo pensando a un ragazzo e dopo mi sento malissimo, perché non mi sento gay e quando penso al mio futuro lo vedo in una famiglia mia. E poi pensare alla mia vita con una ragazza mi fa stare bene, è esattamente quello che voglio”.

Analisi della Situazione n.2
a) Anche se il ragazzo parla di quasi ossessione, si tratta di vere fantasie masturbatorie contro le quali si cerca di resistere razionalmente in nome di una presunta eterosessualità.
b) L’eterosessualità è presente solo attraverso fantasie astratte come il vedersi in futuro in una famiglia o il sentirsi confortato dal pensiero astratto della vita con una ragazza.
c) In conclusione il quadro sembra indicare che si tratti di un gay che non si accetta.

Tra le cause più frequenti della presenza di contenuti fobico-ossessivi gay nella sessualità di ragazzi eterosessuali si possono citare:
a) La prevalenza della dimensione sessuale su quella affettiva nell’ambito di un rapporto etero, che rende il rapporto insoddisfacente e alimenta ansie di prestazione.
b) Il rifiuto incontrato da parte di ragazze dalle quali il ragazzo etero era fortemente attratto. Il rifiuto deprime l’autostima.
c) L’aver passato l’infanzia e l’adolescenza vivendo il disagio di essere additati come gay in modo del tutto non corrispondente ala realtà.

Sia nel caso a) che nel caso b) si insinua in modo ossessivo il sospetto che l’insuccesso possa derivare da una qualche forma di omosessualità latente in via di emersione. Il ragazzo prima di andare ad un contatto sessuale con una ragazza o prima di masturbarsi, avverte che i contenuti fobico-ossessivi sono lì in agguato e questo fatto comporta che l’esperienza sessuale sia pesantemente condizionata dall’ansia con esiti di mancata o insoddisfacente erezione e di debole partecipazione emotiva che contribuisce a consolidare i contenuti fobico-ossessivi. Sono anche frequenti in queste situazioni gli esperimenti sessuali. Il ragazzo si mete alla prova per valutare la risposta della sua sessualità sia in situazioni etero che in situazioni gay analoghe, prova per esempio a masturbarsi con fantasie analoghe sia in campo gay che in campo etero. Dato che non si tratta di vera sessualità perché manca la spontaneità che è l’elemento portante della sessualità, questi esperimenti sono anch’essi deludenti e preludono talvolta a un vero e proprio rifiuto della sessualità sia gay che etero. In situazioni del genere è controproducente spingere il ragazzo ad andare a fondo nella ricerca dei perché, accade molto spesso che la sessualità sia il bersaglio e non la causa dei contenuti fobico-ossessivi. Se i disturbi fobico ossessivi sono reattivi cioè sono nati per reazione a situazioni molto ansiogene e stressanti, essi spariranno al venir meno della causa che li ha prodotti. Esempi classici sono quelli dei ragazzi che hanno disturbi di questo genere quando vivono in famiglia e che li superano quando si trovano per esempio in un pensionato universitario. Spesso le cause vanno ricercate in territori non collegati alla sessualità: perdita del lavoro, paura di perdere la propria ragazza. Come in molte situazioni di disagio psicologico è consigliabile favorire la socializzazione da parte dei ragazzi, in modo che il pensiero ossessivo abbia meno spazio e soprattutto perché non lo si senta condizionante rispetto all’intera sfera relazionale. In buona sostanza il modo di affrontare i contenti fobico ossessivi può essere riassunto così: molti hanno paura dei fantasmi e per questo non escono di casa, i fantasmi non esistono, ma la paura dei fantasmi può essere paralizzante. Come si cura il timore ossessivo dei fantasmi? Prendendo atto che i fantasmi non esistono! Riportando il ragionamento all’idea ossessiva di poter essere gay da parte dei ragazzi etero, come è possibile superarla? C’è una sola via e cioè rendersi conto che non si tratta di fantasie sessuali che indicano l’omosessualità ma proprio di disturbi ossessivi in cui l’omosessualità è presente non come tale, ma come pausa della omosessualità. E dove l’omosessualità non c’è in termini oggettivi non ha alcun senso averne paura.

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mercoledì 3 febbraio 2010

FORSE SONO GAY MA NON LO SO

Ciao Project,
ho scoperto progetto gay da due gironi e sono rimasto affascinato, in pratica sono stato a leggere tutto ieri notte e stanotte. È l’unica cosa seria gay che ho trovato in rete. Ti dico che non credevo ai miei occhi ed è anche l’unico sito gay nel quale posso dire di riconoscermi. Prima di scriverti ho esitato un po’ perché non ho mai fatto una cosa simile ma la cosa mi sembra proprio seria e monumentale (avrò da leggere per mesi) e allora mi sono deciso.
Ho 22 anni, se mi vedessi dall’esterno diresti che è tutto a posto e che non posso stare meglio di così. Gli studi vanno molto bene, tutto sommato penso di essere un bel ragazzo, a casa mia, almeno all’apparenza, sto bene, ho un sacco di amici, esco con loro, in un certo senso mi diverto pure e ho pure la ragazza (chiamiamola Chiara). Questo è il punto. Diciamo che fino all’anno scorso, la fine del 2008, mi sentivo piuttosto contento della mia situazione perché il rapporto con Chiara era più che altro un rapporto di amicizia e di complicità e vedere che mi cercava e a me ci teneva mi faceva piacere. Premetto che fino alla fine del 2008 non avevo mai pensato ai ragazzi come interesse sessuale, mi masturbavo di rado perché pensavo di non essere dipendente dal sesso come gli altri ragazzi e lo facevo pensando esclusivamente a ragazze conosciute a scuola o all’università, da quando c’è stata Chiara, lo facevo pensando a lei, ma per me non è mai stata una fissa. Alla fine del 2008, tra natale e capodanno 2009, ho cominciato a frequentare un mio amico dell’università (chiamiamolo Marco), etero al 100%, ma proprio fissato con le ragazze e soprattutto un bellissimo ragazzo. All’inizio ho preso la cosa con la massima leggerezza, studiavamo insieme, lui conosce anche Chiara. Poi abbiamo cominciato a parlare anche po’ di sesso. Marco sapeva che io stavo con Chiara, la cosa era ed è pubblica e quindi mi considerava etero al 100% e poi Marco è del tutto disinibito nel parlare di sesso. Io non potevo certo dirgli che con Chiara non avevamo rapporti sessuali perché lo avrebbe considerato assolutamente assurdo, quindi ho inventato a fantasia storie di miei rapporti sessuali con Chiara. Lui ascoltava, mi dava suggerimenti e mi parlava molto della sua sessualità e di come la viveva con la sua ragazza (chiamiamola Marta). All’inizio il mio interesse nei racconti di Marco era rivolto alla possibilità di capire come la vivesse lui, poi un pomeriggio che dovevamo vederci non si è fatto sentire e ho provato la netta sensazione che Marco mi mancasse, una cosa che con Chiara non era mai successa, quando Chiara mi diceva che non potevamo vederci io non ci rimanevo male, non provavo nessun senso di vuoto, cioè non sentivo la sua mancanza, ma la mancanza di Marco la sentivo. La cosa mi ha fatto riflettere ma poi non ho dato al fatto nessuna importanza e tutto è ricominciato come prima. Ogni tanto Marco mi raccontava dei suoi rapporti con Marta e lo faceva in modo esplicito, perché “tra ragazzi” certi discorsi si fanno. Dal mese di marzo (precisamente il 6 marzo, lo ricordo benissimo) ho cominciato a masturbarmi pensando ad una scena in cui Marco e Marta facevano l’amore, praticamente succedeva tutte le volte che vedevo Marco per studiare insieme e i discorsi finivano sul sesso. Siccome in queste fantasie c’era una ragazza non me ne sono allarmato ma in pratica ho cominciato a masturbarmi spessissimo e sempre con la stessa fantasia. Alla fine di giugno ho cominciato a fare anche sesso con Chiara, non sesso completo perché lei non voleva (e probabilmente nemmeno io) ma ci toccavamo e la cosa mi piaceva, e quando mi masturbavo pensavo sempre più spesso a Chiara, e meno a Marco e a Marta, diciamo che ero completamente tranquillo sotto il profilo sesso. Una sera Marco era venuto da me per studiare per un esame e avevamo fatto tardissimo e lui si è trattenuto da me e ha dormito nella mia stanza (letti separati ovviamente). Qui è successo il patatrac. Mi sono svegliato a notte alta, tra le due e le tre e ho sentito nettamente che Marco si stava masturbando. Credo che per un ragazzo il fruscio ritmico prodotto da un altro ragazzo che si masturba sia inconfondibile. È lì che mi è scattata un’erezione incontrollabile, ero eccitato ma anche turbato. Tra l’altro Marco ci ha messo parecchio tempo e io sono stato assolutamente immobile, da allora il ricordo di quella notte non me lo dimenticherò più. Naturalmente a Marco non ho detto nulla. L’indomani mi sono masturbato pensando in modo esplicito a Marco e non più a Marco e Marta che facevano l’amore, cioè proprio una fantasia gay inequivocabile. Devo dire onestamente che non sono rimasto affatto sconvolto e l’idea di “poter essere” gay non mi turbava più di tanto. Ho continuato a fare sesso con Chiara ma mi sentivo in colpa in modo pesantissimo con lei e in effetti la strumentalizzavo del tutto, quando la toccavo e l’accarezzavo, dentro di me, pensavo di toccare e di accarezzare Marco. Ormai quando studiavo con Marco lo osservavo attentamente e mi accorgevo di quando fosse bello, del suo sorriso strizzando gli occhi, del modo di agitare la testa per rimettere a posto i capelli, del modo di fare la faccia interrogativa. Marco andava in palestra regolarmente e mi aveva proposto di andarci insieme, ma non me la solo proprio sentita, avevo paura di non riuscire a controllarmi nello spogliatoio e soprattutto nelle docce. Fatto sta che non ci sono andato ma dopo mi sono preso per cretino mille volte perché almeno avrei potuto vedere come era fatto. Ho continuato a fare l’amore con Chiara, però sempre pensando a Marco. Quando faccio sesso con Chiara e l’abbraccio stretta come farei con Marco lei è contenta, per paradossale che sia questo tipo di sesso le piace molto anche se lei non si domanda perché non vado oltre. Project, adesso puoi capire quanti pensieri mi ha suscitato la lettura di progetto gay, in moltissime cose mi sono proprio ritrovato. Diciamo che ora come ora il fatto di essere gay non mi sconvolge, ammesso e non concesso che io lo sia veramente (secondo il criterio della masturbazione lo sono certamente) perché in effetti il rapporto con Chiara, anche se pesa molto il fatto che con lei non riesco a parlare di quello che provo veramente, va bene un po’ sotto tutti i punti di vista. Io non potrò mai avere Marco, e questo è scontato, e non ho mai, dico mai, provato interesse sessuale per altri ragazzi, in pratica non sono gay ma sono marcofilo, senza Marco potrei anche essere etero. Ho provato a mettermi alla prova andando sui siti porno gay ma non mi attirano proprio, quindi siamo proprio sicuri che sono gay? Certo quando mi masturbo l’idea di stare con Marco è l’unica che mi viene in mente. Che devo fare con Chiara? Alla fine la storia con Chiara potrebbe andare avanti benissimo, se glielo dicessi si sentirebbe tradita e abbandonata, cosa che in realtà non è vera, o forse sì? Ma non sarebbe meglio tenersi tutto dentro e continuare tutto con Chiara come se niente fosse successo e in effetti non è successo niente. Marco continua a comportarsi con me come farebbe con un suo amico totalmente etero e non credo che sia molto lontano dal vero. Ma è gay uno che si prende una cotta per un amico etero e solo per quello e non ha mai guardato un altro ragazzo in vita sua? Perché Marco riesce ad avere tutto questo peso su di me (mi condiziona proprio) anche se lui non sa assolutamente nulla e nei suoi comportamenti non è cambiato nulla? Sono arrivato al punto che guardo gli altri ragazzi ma li metto sempre a paragone con Marco e non me ne piace nessuno. Ma esistono gay che si sono innamorati di un ragazzo solo? Certo però che Marco la mia sessualità l’ha risvegliata di brutto e anche Chiara l’ha potuto notare. Io mi sono innamorato proprio di un ragazzo che non potrà mai corrispondermi, lo so benissimo che è così, eppure non me lo tolgo dalla testa, sono proprio dipendente da lui e devo cercare di non farglielo capire. È proprio la sua presenza fisica che mi mette la felicità addosso. Da quello che ho letto capita a tanti ragazzi gay di innamorarsi di un ragazzo etero, ma come fanno ad andare avanti? Perché è un’autentica tortura, cioè desideri quello che non potrai mai avere. Uno dice a se stesso: se so che non ha senso prima o poi mi metto il cuore in pace ma non è così, io continuo a sperare, ma a sperare che? So benissimo che non ho nulla da sperare e poi, mettiamo che io riesca a chiudere la parentesi della cotta per Marco, ammesso che mi passi, che faccio? Posso stare tranquillo che se mi rimetto con Chiara poi alla fine magari tra qualche annetto non mi arriva qualche altro bel ragazzo che mi rovina la vita come ha fatto Marco, perché Marco, in un modo o nell’altro, pure senza averne nessuna responsabilità, la vita me l’ha rovinata. Chi sono io? Che sarò in futuro. Project, ho una confusone in testa che non ti dico! E poi mi brucia parecchio il fatto che sto imbrogliando Chiara, mi sento proprio un Giuda, e l’idea di raccontarle tutto mi viene eccome ma poi mi sto tranquillo perché penso che farei peggio. In effetti io imbroglio sia Marco che Chiara, loro pensano che le cose stiano in un modo mentre stanno in un altro. Con Marco non mi sento tanto in colpa, perché per lui non cambierebbe nulla, ma la vita di Chiara dipende anche dalle mie decisioni, ma decidere in queste situazioni è sgradevolissimo. Project, ho bisogno di parlare, ma di queste cose con chi parlo? Solo con te, se avrai la pazienza di ascoltarmi. Il mio indirizzo MSN è [omissis].
Ciao.
G.

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