mercoledì 27 maggio 2015

MATRIMONIO OMOSESSUALE – IRLANDA CATTOLICA E IRLANDA LAICA

L’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, dopo la vittoria del sì ai matrimoni omosessuali in Irlanda, è sembrato a qualcuno fare quasi autocritica: “Quanto accaduto non è solo l’esito di una battaglia per il sì o per il no, ma attesta un fenomeno molto più profondo, una rivoluzione culturale.” “È un cambiamento notevole i cui effetti sono imprevedibili.” Ma lo stesso arcivescovo continuava in modo paradossale: “Il matrimonio in Chiesa è anche un matrimonio civile e le coppie gay che se lo vedranno rifiutare potrebbero ricorrere ai giudici accusandoci di discriminazione, se il legislatore non mette dei limiti.”
Il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato Vaticano così si esprime: “Sono rimasto molto triste per questo risultato. La Chiesa deve tenere conto di questa realtà ma nel senso di rafforzare il suo impegno per l’evangelizzazione.” “Credo che non si può parlare solo di una sconfitta dei principi cristiani ma di una sconfitta dell’umanità.” “La famiglia rimane al centro e dobbiamo fare di tutto per difendere, tutelare e promuovere la famiglia, perché ogni futuro dell’umanità e della Chiesa, anche di fonte a certi avvenimenti che sono successi in questi giorni, rimane la famiglia.” “colpirla sarebbe come togliere la base dell’edificio del futuro.”
Le espressioni usate dal cardinale Parolin presentano la Chiesa come baluardo a difesa della famiglia. Ma cerchiamo di capire quale sia stato il vero ruolo della Chiesa cattolica in Irlanda, in rapporto, in particolare alle ragazze madri, fino al 1996.
Faccio una breve premessa sulla Chiesa cattolica in Irlanda. Le case Magdalene, o lavanderie Magdalene (Magdalene laundries) erano istituti femminili che accoglievano le ragazze orfane, o ritenute “immorali”, per via della loro condotta considerata peccaminosa o in contrasto con i pregiudizi della società benpensante. La maggior parte di questi istituti furono gestiti da suore che appartenevano a vari ordini religiosi, per conto della Chiesa cattolica. È stato calcolato che circa 30.000 donne vi furono ospitate nel corso dei 150 anni di storia di queste istituzioni. L’ultima Casa Magdalene in Irlanda è stata chiusa il 25 settembre del 1996. A tutt’oggi non esiste una statistica esatta di quante vite siano state irrimediabilmente danneggiate in quelle case in nome della morale cattolica.
Il “COMITATO SUI DIRITTI DEL FANCIULLO” dell’ONU, nelle Osservazioni conclusive sulla seconda relazione periodica della Santa Sede, si esprime così:
https://gayproject.wordpress.com/2014/0 … i-bambini/
Tortura e altri trattamenti crudeli o degradanti
37 . Il Comitato è preoccupato dal fatto che la Santa Sede non ha adottato le misure necessarie per proteggere e garantire la giustizia per le ragazze arbitrariamente collocate dalle loro famiglie, dalle istituzioni dello Stato e dalle chiese nelle “lavanderie Magdalene” d’Irlanda gestite da quattro congregazioni di suore cattoliche fino al 1996.
Il Comitato è particolarmente preoccupato del fatto che :
(a) Le ragazze collocate in queste istituzioni erano costrette a lavorare in condizioni di schiavitù, ed erano spesso oggetto di trattamenti inumani, crudeli e degradanti nonché di abusi fisici e sessuali;
(b) le ragazze erano private della loro identità, della formazione e spesso degli alimenti e dei farmaci essenziali ed era loro imposto l’obbligo del silenzio e il divieto di avere qualsiasi contatto con il mondo esterno;
(c) le ragazze non sposate che avevano partorito prima di entrare o durante la detenzione nelle lavanderie erano separate dai loro bambini con la forza e
(d) anche se le quattro congregazioni cattoliche interessate erano sotto l’autorità della Santa Sede, non è stata intrapresa alcuna azione per indagare il comportamento delle suore che gestivano le lavanderie e per collaborare con le forze dell’ordine per individuare i responsabili degli abusi, così come tutti coloro che hanno organizzato il lavoro non pagato delle ragazze e consapevolmente ne hanno tratto profitto.
38 . Con riferimento alle raccomandazioni formulate dal Comitato contro le Torture nel 2011 per la Repubblica d’Irlanda (CAT/C/IRL/CO/1para.11) per perseguire e punire i colpevoli con pene commisurate alla gravità del reati commessi, e per garantire che tutte le vittime ottengano un risarcimento e abbiano diritto ad una riparazione, il Comitato invita la Santa Sede a:
(a) condurre un’inchiesta interna sulla condotta del personale religioso che lavorava nelle lavanderie Magdalene in Irlanda, così come in tutti i paesi in cui questo sistema era in vigore, e ad assicurarsi che tutti i responsabili di quei reati siano sanzionati e segnalati alle autorità giudiziarie nazionali per i relativi procedimenti penali;
(b) garantire il pieno risarcimento da versare alle vittime e alle loro famiglie sia attraverso le congregazioni stesse sia tramite la Santa Sede come supremo potere della Chiesa, legalmente responsabile per i suoi subordinati collocati in ordini religiosi cattolici sotto la sua autorità;
(c) prendere tutte le misure necessarie per assicurare il recupero fisico e psicologico e il reinserimento sociale delle vittime di tali reati e
(d) valutare le circostanze e le ragioni che hanno portato a tali pratiche e prendere tutte le misure necessarie per garantire che nessuna donna e nessun bambino possono essere arbitrariamente reclusi in futuro per nessun motivo.
Fin qui il documento del Comitato ONU sulla Repubblica di Irlanda. Ma il Vaticano, che tanto si preoccupa della difesa della famiglia dal matrimonio gay (?) secondo lo stesso Comitato ha gravi responsabilità, ampiamente documentate dai singoli Stati, in merito alla copertura degli abusi su minori e in merito al tentativo di risolvere il problema dei figli dei preti e dei religiosi cattolici garantendo un sussidio economico alle madri solo a condizione che esse rinuncino definitivamente al riconoscimento della paternità. Evidentemente tutte queste pratiche sono in perfetto accordo con la morale cattolica. Il Comitato ONU, in particolare, sulle posizioni della Santa Sede relative agli omosessuali così si esprime:
“il Comitato è preoccupato per le pronunce e le dichiarazioni precedenti della Santa Sede sull’omosessualità, che contribuiscono alla stigmatizzazione sociale e alla violenza contro lesbiche, gay, bisessuali e transgender, adolescenti e bambini cresciuti da coppie dello stesso sesso.” 
Chi ha orecchio per intendere intenda.
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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post  aperta sul Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=73&t=5037

giovedì 14 maggio 2015

ANNALI DELL’UNISESSUALITÀ di André Raffalovich

Sono lieto di comunicare che la Biblioteca di Progetto Gay si è arricchita di un ulteriore volume, gli Annali dell’Unisessualità di André Raffalovich. Il testo è scaricabile gratuitamente dalla home del Forum di Progetto Gay.
Il testo si può anche scaricare direttamente qui:
Si tratta di un documento interessantissimo per molte ragioni, prima di tutto perché presenta un quadro molto chiaro del dibattito scientifico sull’omosessualità nel 1896, è poi perché il pensiero di Raffalovich e la sua singolarissima vicenda biografica sono in strettissima consonanza con quella che sarà poi la posizione cattolica sull’omosessualità.
Ringrazio anticipatamente chiunque vorrà segnalarmi errori o fornirmi il suo giudizio.

martedì 12 maggio 2015

Annali dell’Omosessualità di André Raffalovich – Parte 6: Omosessualità nella cronaca

 Appendice A: Unisessualità Francese
Nel mese di febbraio 1896 il caso Voignier (assassinio della piccola Ale Neut) fece venire alla ribalta il giovane Robin, che si era venduto a Voignier: nel 1888, la moglie di Voignier morì di dolore e di miseria e i suoi figlio ruppero i rapporti con lui.
Lui si diede quasi con una specie di frenesia alle sue abominevoli passioni; una sera, aveva portato nel suo alloggio di via Julien-Lacroix, 46, il giovane Robin, che poi lo avrebbe denunciato, che era ancora un ragazzino; Gli aveva dato un po’ di frutta, dei dolci e qualche soldo; poi lo aveva tenuto per tutta la notte nel suo letto. Robin non accettava solo di sottomettersi alle fantasie erotiche di Voignier; diventò il procacciatore del vecchio satiro; andava per lui a adescare le ragazzine intorno alle scuole.(1)
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Lione, 13 marzo. – La polizia ha appena messo le mani su una banda di sei individui che hanno audacemente sfruttato un ricco negoziante di derrate coloniali della nostra città, che aveva avuto un giorno l’imprudenza di ascoltare le propose di un tale L. …, Il negoziante per la paura di uno scandalo, di cui era minacciato, divenne la preda di quest’ultimo e dei suoi amici e dovette fornire loro molte somme di denaro.
Finalmente, uno dei complici, chiamato Cattaneo, si fece passare presso di lui per giudice istruttore e per 10.000 franchi si offrì di mettere fine al ricatto di cui il negoziante era l’oggetto. Ma, recatasi al palazzo di giustizia, la vittima di questa estorsione incontrò un vero giudice istruttore e tutta la banda fu arrestata. Cattaneo è stato catturato a Marsiglia (2).
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Sono appena morti, nel quartiere di Sant’Antonio, due vecchi la cui storia, benché molto toccante, ispira comunque una certa repulsione, ecc..
Ernest M… e Julien G… si erano conosciuti in collegio. Avevano fatto insieme tutto il corso degli studi, traducendo insieme l’Arte di amare di Ovidio, come più tardi dovevano leggere in tête à tête Chariot s’amuse.
M… aveva un certo patrimonio, G… era in una situazione delle più mediocri. Il primo mise la sua borsa, il suo appartamento e il suo cuore a disposizione del secondo , che accettò. E la loro vita non fu più che un lungo idillio, che nessuna nuvola venne ad oscurare.
Julien portava delle toilette femminili, sottovesti, pizzi, calze di seta, giarrettiere di nastro, quelle mille paroline della civetteria femminile cui gli amanti attribuiscono tanta importanza.
Ernest M… è morto pochi giorni fa di congestione polmonare, e non potendo Filemone fare a meno di Bauci [Filemone e Bauci sono una coppia mitica cantata nelle Metamorfosi di Ovidio], Julien, per il quale l’esistenza solitaria non aveva più fascino, disperato per la morte del suo compagno, si è asfissiato usando una stufa.
Il commissario di polizia, incaricato di fare un sopralluogo, l’ha trovato sul suo letto, vestito con un abito di velluto nero, col volto completamente truccato e una fotografia del suo amico sul petto (3).
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OLTRAGGI SU UN BAMBINO
Qualche giorno fa un giovane scolaro, Jules Ménard, di 12 anni, ha incontrato, uscendo dalla scuola, tre ragazzi di una ventina d’anni che col pretesto di fargli un regalo, lo hanno attirato nell’alloggio di uno di loto e gli hanno fatto subire degli odiosi oltraggi.
Ma il piccolo Ménard, che i genitori avevano portato al commissariato di Plaisance, non ha potuto fornire che spiegazioni vaghe sui miserabili che lo avevano attirato in questo agguato.
I servizi di Sicurezza sono stati allora incaricati di cercare questi ultimi, e ieri il sig. Cochefert ha mandato in camera di sicurezza i nominati Nollec, detto “Becco salato” e Thomas, detto “il Vecchio”, vagabondi della peggiore specie che, messi al confronto con la vittima dagli agenti, erano stati formalmente riconosciuti.
Il giudice sig. Damon è stato incaricato dell’istruzione di questa causa.(4)
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Un certo sig. L., di viale d’Antin, che vive di rendita, era andato a passare il carnevale a Nizza. Lì, sulla promenade des Anglais, una sera, fece la conoscenza con un uomo dall’atteggiamento molto distinto che si diceva membro della famiglia imperiale del Brasile.
Felice di avere avuto la fortuna di crearsi una così bella relazione, il sig. L… non lasciava più il preteso conte. Li si poteva incontrare insieme nei ristoranti alla moda.
Una sera che erano lontani dalla città, sulla promenade des Anglais, arrivarono due individui che si qualificarono come agenti della polizia del buon costume e che li misero in stato di arresto, affermando di avere a che fare con gente dalle abitudini inconfessabili. Proteste de sig. L…., proteste più violente del falso conte che offrì addirittura ai due agenti un biglietto da 500 franchi perché li lasciassero liberi.
Il sig. L… che aveva con sé solo 50 franchi, offrì 30 franchi, ma gli agenti rifiutarono con sdegno. M. L… tornò allora in albergo e portò subito il prezzo della sua libertà, 500 franchi, pur protestando sempre la sua innocenza.
Di ritorno a Parigi, il sig. L… raccontò la sua avventura a degli amici e questi gli dissero che molto probabilmente era stato vittima di un’estorsione, tanto più che una nuova richiesta di 1.000 franchi gli era stata indirizzata con la minaccia di divulgare i fatti.
Il sig. L… ha sporto denuncia alla Procura della Repubblica.(5)
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Un ragazzo di nove anni, Charles X…, figlio di un gioielliere di via Chapron, è scomparso improvvisamente giovedì scorso. I genitori desolati hanno fatto fare delle ricerche che non hanno dato nessun risultato, finché ieri il bambino è stato portato in commissariato da un uomo che si è subito dato alla fuga. Il giovane Charles, restituito ai suoi genitori, ha raccontato che in piazza della Repubblica aveva incontrato in individuo che lo aveva portato a Belleville nel suo alloggio, dove lo aveva trattenuto per quattro ore, facendolo passare per suo figlio.
Il bambino ha aggiunto di essere contento di ritrovare i suoi genitori perché l’uomo era sporco e gli aveva attaccato pidocchi e parassiti dopo essersi scatenato su di lui con i più odiosi attentati.
Il sig. X…. Ha fatto fare immediatamente un bagno al piccolo Charles e si è accorto, spogliano il bambino, che aveva subito i peggiori oltraggi.
È stata subito sporta denuncia contro l’immondo individuo, che è stato trovato a casa sua, in via des Envierges, a Belleville. Si tratta di un lavatore di piastrelle chiamato Jean Paulot di trentacinque anni. È stato messo in custodia.(1)
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Lo spaventoso crimine di Vincennes, l’assasinio del giovane Vasseur da parte di suo padre e di Boucher, ha fatto scendere dei dubbi sui costumi del complice di Vasseur padre. Abbiamo ancora in mente l’omicidio del giovane figlio (i cui modi erano unisessuali) da parte di suo padre e di Boucher, il suicidio del padre e la storia di Boucher (2):
Sì, disse Boucher a sig. Hamard che lo interrogava, è Vasseur padre che ha ucciso Eugenio. È un uomo molto violento. Da quando ha visto il figlio allontanarsi dalla retta vita, gliene è derivata un’amarezza enorme che ben presto si è trasformata in un odio feroce. Aveva solo un’idea in mente: sbarazzarsi di questo monellaccio , che non voleva fare nulla, che disonorava la famiglia, perché aveva dei costumi abominevoli.
Quattro anni fa – Eugenio aveva allora 13 anni – Vasseur padre attirò il figlio in una periferia, presso Saint-Cloud, sulle rive della Senna, e gli chiese le carte e il fazzoletto che aveva su di sé. Il bambino glieli diede. Allora il padre lo potrò verso la Senna per buttarcelo, ma il ragazzo si aggrappò a lui; cominciò una lotta terribile, Eugenio scivolò a terra, sfuggì al suo boia e se ne scappò.
Dopo quel giorno il ragazzo detestò il padre, ma per dire tutta la verità non pronunciò mai delle parole di morte contro chi lo aveva messo al mondo, mentre “il padre non aspettava che l’occasione per farlo sparire.”
Eugenio seguì Boucher nel bosco di Vincennes. Erano le otto, racconta Boucher. Lentamente, discutendo, noi salimmo sul plateau.
Improvvisamente, venendo fuori come una bestia feroce dalla boscaglia dove si era rannicchiato il padre si lanciò sul figlio e lo afferrò per il collo. Io ebbi paura… Il ragazzo si mise a gridare. Io mi precipitai su di lui e cercai di chiudergli la bocca con le mani. Ma lui mi morse così fortemente che mi allontanai per fermare il sangue che sgorgava dalla mia ferita e per controllare che nessuno venisse sulla strada…
Più nulla, il bambino non gridava più; nell’oscurità vedevo solo un’ombra accucciata. Mi avvicinai.
- E allora? chiesi al padre
- Ha pagato il suo conto, mi rispose semplicemente.
Inorridito, sollevai il cadavere per i piedi e lo portai dove è stato scoperto…
La complicità di Boucher si potrebbe spiegare col fatto che i suoi costumi erano inconfessabili e le sue relazioni con Eugenio erano di natura tale da incriminare le sue abitudini.
Era costantemente oggetto delle richieste di aiuto della vittima, e queste richieste quotidiane avevano l’apparenza di un ricatto esercitato dal ragazzo.
Minacciato diverse volte della divulgazione delle sue pratiche vergognose, Boucher si sarebbe deciso al crimine.
Questi sospetti non furono né confermati né contraddetti dai rendiconti che io ho visto del processo Boucher nel mese di ottobre. Fu condannato a dieci anni di reclusione. Le cattive frequentazioni dello sfortunato Eugenio Vasseur furono confermate. I suoi amici si chiamavano Bébé, Totor de la Maubert, Gaston du Latin, etc.
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Un borghese coraggioso, il sig. D .., che era fuggito per un paio di giorni da Arras, la sua residenza abituale, per venire a fare un po’ di festa a Parigi, notò l’altro ieri, in serata, una persona giovane e gentile, di cui cominciò la conquista.
Tentò l’assalto sul campo e, dopo qualche scambio di frasi, la posizione fu conquistata. I nostri due amanti si stabilirono in tête-à-tête in un ristoratore presso Place de la Bastille e tutto andò alla perfezione.
La cena fu delle più divertenti e il Don Giovanni di provincia era felice con la sua compagna; aveva un po’ la pelle ruvida, la sua voce era un po’ rotta come per l’abuso di alcol, i “piedi un po’ robusti”, ma … D non era un nemico della robustezza.
La donzella sapeva difendersi contro i tentativi galanti del suo compagno con un fascino che non faceva che eccitalo di più, dato che la resistenza ha sempre costituito, nella donna che si brama, una seduzione in più.
Questa non è certo una ragazza, pensava dentro di sé il coraggioso borghese: non difenderebbe così. È ovviamente una brava operaia che sto spingendo alla dissolutezza; forse è pure sposata; che briccone fortunato sono!
E il nostro viveur meditava di concludere la serata con una notte delle più … piccanti.
Quando gli sembrò che l’ora del pastore fosse suonata, si fece più pressante e insistette perché la giovane donna lo accompagnasse al suo albergo, in boulevard Beaumarchais, solo per un momentino. E lei finì per accattare.
Una volta in camera, la ragazza chiese timidamente che la candela fosse spenta mentre si spogliava; il suo compagno acconsentì al desiderio in modo molto galante, attribuendo quella richiesta al pudore.
Ma quando ritenne il momento opportuno, accese un fiammifero e non fu certo poco sorpreso di vedere …
Dio mio! È facile! Vide quello che avrebbe visto se avesse guardato se stesso in lingerie in uno specchio! La giovane donna era un giovane uomo.
Subito, stupito, il nostro provinciale entrò presto in una collera spaventosa, tratteneva per le braccia la sua compagna diventata un compagno, lo costrinse a rivestirsi e lo trascinò per le orecchie alla vicina stazione di polizia, nonostante le proteste del giovane balordo, che con forza affermava che era solo uno scherzo.
Nell’ufficio, quest’ultimo fu identificato come uno di nome Justin R…, cameriere senza dimora, ben noto nella zona sotto il significativo soprannome di “il Trottin ‘.
Approfittando dei suoi modi effeminati, la sera, indossava abiti da donna e, così travestito, “batteva il suo quarto,” [aspettava i clienti come una prostituta], allettando i signori anziani.
Il “Trottin” è stato messo sotto custodia dove il suo ingresso è stato dei più sensazionali (8).
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Il sig. Jean Coquelin è stato oggetto, in questi ultimi tempi di un tentativo di ricatto da parte del suo fornitore di vestiario alla Porte-Saint-Martin, il signor Guyard.
Guyard minacciava il sig.Coquelin di inviare una lettera al sig. Constant Coquelin, suo padre, per informarlo di fatti gravi quanto inverosimili. Guyard è stato condannato in contumacia a sei mesi di prigione (9).
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Il caso della Baronessa de Valley. – Nel mese di giugno il caso della donna strangolata in via Penthièvre fece apparire delle silhouette di unisessuali. Quanto segue è dedotto da Gil Blas.
Femand Laghény, 18 anni. È stato lui l’istigatore del crimine, che aveva premeditato lungamente.
La sera stessa dell’assassinio bighellonava dalle parti di rue du Croissant, informandosi dei risultati delle corse. Quando comparvero le prime copie del Paris-Sport, ne comprò rapidamente una, dopo averla guardato: “Ecco il mio cavallo ha vinto, gridò, e io intasco una forte somma.”
Il miserabile credeva di costruirsi così una specie di alibi e di spiegare la provenienza del denaro che aveva in tasca.
Laghény non aveva domicilio riconosciuto; spesso « di notte » si coricava sulle panchine; di “facili” costumi, condivideva qualche volta il letto di un compagno o di un borghese vizioso.
Quando la sua benefattrice gli dava n po’ di denaro, lo impiegava per farsi un giro di ballo popolare o per bere.
La notte del delitto andò a dormire all’hotel de la Meuse, al 29, di rue de l’Ecole-de-medecine, ma non tornò l’indomani; la precauzione era buona perché lì era stata predisposta una trappola per lui.
I suoi due accoliti, o meglio i suoi esecutori, si chiamano Julien Kiesgen e Pierre Ferran.
Kiesgen, vent’anni. Un gran bel ragazzo, un tipo di mezzano bellimbusto, già impiegato di commercio, che aveva in altri tempi lavorato nei grandi magazzini della riva sinistra.
Di una famiglia abbastanza buona di commercianti stabiliti a Versailles, Kiesgen non era mai andato d’accordo coi suoi genitori e li aveva abbandonati per venire a Parigi, dove si era ben presto legato con una banda di furfanti.
Kiesgen abitava al n. 1 di rue Descartes, in un hotel che si presenta di basso livello, dove sopra un muro grigio e sporco è istallata pomposamente in lettere mezze cancellate questa insegna: Grand-Hôtel des Ecoles.
La rue Descartes, prolungamento della rue Mouffetard, sinistramente celebre, viene a perdersi in una stradetta tortuosa e oscura la rue Montagne-Sainte-Geneviève.
Allo stesso indirizzo dove alloggiava Kiesgan, la rue Descartes si allarga in una specie di piazza, al centro della quale si innalza una fontana situata su una rotonda e circondata da una sorta di parapetto a forma di ferro di cavallo.
Lì, ogni giorno, si affollano i “terrori” del quartiere: teppisti terribili, con la faccia di belva, con la cicca incollata al labbro appeso, con la testa coperta da un berretto bisunto il cui bordo inferiore accarezza il loro collo di bestia, discutono dei colpi da fare o sul modo col quale si deve dare una coltellata.
Questa era le compagnia che frequentava Kiesgen.
È lui, stando alle dichiarazioni dei complici, che ha strangolato la baronessa di Valley: Ferran faceva il palo sul pianerottolo e Laghény aspettava in strada.
Completamente diversa è la fisionomia di Pierre Ferran. Ci si chiede a seguito di quale aberrazione mentale, di quali attrazioni funeste il disgraziato ragazzo si era lasciato andare a buttarsi in un delitto così abominevole.
Le informazioni prese su di lui nel quartiere sono delle più favorevoli. Molto dolce di carattere, di un’educazione che rasentava l’amabilità, Pierre Ferran suscitava in quanti lo accostavano una reazione di simpatia.
Abitava da sua zia, la signora M…, una donna rispettata che vive di rendita e occupa un appartamento con un affitto di 1800 franchi.
Questa sfortunata donna che è stata costretta a letto dalla notizia del crimine al quale ha partecipato suo nipote, ci ha ricevuti con gentilezza, nonostante la sua condizione di debolezza.
- Pierre era un bambino piuttosto timido, dice. Era molto felice qui. Era spesato di tutto, e non gli ho mai nemmeno rifiutato la banconota da cento, quando voleva divertirsi un po’. Ultimamente aveva voluto la sua libertà. Gli avevo fatto dare una camera in casa al sesto piano; ma so dalla portiera che non la usava affatto per dormire, e la sua esistenza era piuttosto regolata.
- Conosceva Kiesgan da molto tempo?
- È il suo amico d’infanzia, si vedevano ogni giorno e ho sempre deplorato questa amicizia per lui.
Molti giornali hanno ricevuto lettere pittorescamente scritte in bella calligrafia, della bella Marcella, che è stata molto intervistata e che era data per amante del bel Raoul, uno dei compari di Laghény. L’amabile ragazza si difende sostenendo di non avere avuto alcuna relazione col bandito sodomita, che, del resto, aggiunge lei, “non propendeva” affatto per le donne.
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Gabriel Nivellau un giovane operaio incastonatore senza lavoro, vagava un giorno all’avventura, non avendo né pranzato né cenato e si domandava con inquietudine se i pasti dell’indomani sarebbero stati così leggeri come quelli del giorno presente.
Durante questa passeggiata melanconica incontrò un vecchio che viveva di rendita, che cominciò una conversazione con lui e parve interessarsi alla sua sorte. Perché questa improvvisa filantropia? Forse è meglio, nell’interesse della morale, non cercare di approfondire troppo! In breve Gabriel Nivellau ricevette qualche sussidio dal buon vecchio.
Quando egli raccontò la sua avventura a Marins Roblin, un suo compagno, col quale alloggiava in rue du Vert-Bois, questo, uno scienziato che aveva letto molti romanzi e “che la sapeva lunga”, ebbe subito una ispirazione.
Propose a Nivellau di introdursi a casa del suo protettore, di addormentalo con del cloroformio e di “rubargli la focaccia” dopo di che sarebbero andati a fare un giro ai bagni di mare, come la gente dell’alta società. Nivellau accettò con entusiasmo e tutti e due se ne andarono da un farmacista della quindicesima circoscrizione al quale chiesero una fiala di cloroformio per calmare, dissero, un violento mal di denti.
Il farmacista si stupì della quantità che gli veniva richiesta e pregò i due ragazzi di ritornare dopo un’ora: questo tempo, disse, gli sarebbe stato necessario per preparare la pozione.
Dopo che i due singolari clienti si furono allontanati, si recò presso il sig. Chadefaux, commissario di polizia e lo informò dei suoi sospetti.
Quest’ultimo dispose una vigilanza intorno alla farmacia; quando Nivellau e Roblin si presentarono, fu data loro una fiala di acqua pura.
Dopo un pedinamento in piena regola, i giovani furono arrestati.
Condotti al commissariato di place Vauban, non esitarono a confessare i loro progetti criminali. Tutti e due furono messi in custodia.(10)
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RETATE D’ESTATE
Il servizio di sicurezza ha fatto ieri una nuova retata nel Bois de Boulogne, che è durata dalle sei di sera a mezzanotte. Sono stati operati diciotto arresti.
Nel momento in cui gli agenti arrivarono al Bois, due malfattori avevano appena strappato l’orologio a un passante. Inseguiti dagli agenti sono stati arrestati. Altri due vagabondi, di cui uno vecchio di settantun anni, sono stati sorpresi in flagrante delitto di atti osceni.(11)
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Léonard D…, soldato musicista nel 154esimo reggimento, di stanza a à Saint-Denis, e Ferdinand B…, distaccato all’infermeria del medesimo reggimento, entrambi appartenenti ad eccellenti famiglie, erano legati, dal loro arrivo al reggimento, da un’amicizia stretta. Questa intimità era frequentemente turbata da scene di gelosia che ne indicavano abbastanza chiaramente la specie contro natura. I due soldati dormivano nella stessa stanza avendo per compagno di letto un caporale armaiolo.
Avanti ieri sera, si coricarono tutti e tre: il caporale armaiolo e il musicista si addormentarono. Subito l’infermiere Ferdinand B…., che era sveglio, tirò fuori la sua baionetta e la passò attraverso il corpo del suo amico Léonard D… che dormiva. Alle grida del ferito accorse gente e dopo l’iniziale incertezza fu trasportato all’ospedale, dove morì molto rapidamente. L’arma gli aveva perforato l’intestino.
Ferdinand B…, che ha osservato il più rigoroso silenzio è stato messo in cella. Appena compiuto il suo gesto, aveva ingerito una dose di laudano, insufficiente, del resto, a portare pregiudizio alla sua salute. Forse anche dei civili sono coinvolti in questo caso.(12)
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Già da qualche tempo, i direttori di una importante ditta di seterie del quartiere Gaillon constatavano che la loro merci sparivano con una incredibile regolarità. Ogni giorno era un bel pezzo di velluto che spariva o qualche metro di satin.
La situazione divenne intollerabile, e una sorveglianza regolare fu organizzata per arrivare alla scoperta del ladro o dei ladri, perché date tutte quelle sottrazioni materiali, gli sfortunati negozianti si credevano taccheggiati da una intera banda di malandrini. Fu comunque l’azzardo che fece pizzicare il colpevole. Ieri mattina, un tale, chiamato L…, impiegato della ditta, si preparava ad uscire, quando lasciò cadere per disattenzione, dalla tasca del suo soprabito un cilindro di cartone intorno al quale erano arrotolati molti metri di una seta dei riflessi luccicanti.
L…., arrestato, non cercò nemmeno di fuggire e, senza creare difficoltà, si presentò al commissariato di rue Marsollier, accompagnato dai suoi padroni.
Dopo un interrogatorio sommario, il sig. Péchard, commissario di polizia, andò al domicilio dell’incolpato in rue de Dunkerque.
Lì, con sua grande sorpresa, il magistrato constatò che gli appartamenti di L… erano dei veri e propri depositi dove stavano ammonticchiate mercanzie di ogni qualità e provenienza, che L… aveva comprato tutte, come disse al reggimento a “una fiera del palio”. Ma lo stupore del commissario giunse al colmo quando nel corso dell’ispezione degli approvvigionamenti dell’incolpato, quello aprì un armadio nascosto dietro un drappeggio: in questo luogo discreto si affollavano costumi da ballerina, da danzatrice del ventre, da clown-donna, abiti da ballo scollatissimi, con cui, in sostanza di potevano vestire i corpi di ballo di molti teatri sovvenzionati.
Quando L… fu interrogato sulle sue presunte numerose amanti, dato questo guardaroba femminile, si difese dicendo di non avere alcuna relazione con donne, ma al contrario!
I costumi che si potevano vedere, disse, servivano a travestire i ragazzi “di facili costumi” di cui faceva conoscenza nei balli pubblici; amava soprattutto quelli che ballavano bene. Un giro di gamba lo seduceva e la spaccata lo conquistava.
Portava allora questi signori da lui a fare baldoria.(13)
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La notte scorsa, un negoziante di vini di Bordeaux , di passaggio a Parigi, tornava al suo albergo in rue du Quatre-Septembre, quando fu accostato da due individui che gli dissero:
- Ecco sono due ore che ti seguiamo. Ti abbiamo visto entrare in una casa in compagnia di un ragazzo. Noi siamo agenti della buon costume, seguici.
Il sig. X… cercò di protestare.
- È inutile che neghi, disse uno dei due individui. D’altra parte noi abbiamo arrestato il ragazzo che ti accompagnava. Vado a prenderlo.
Mentre i due falsi agenti si allontanavano, quello che era rimasto col sig. X… cercava di convincere quest’ultimo a soffocare lo scandalo.
- Ci si può sempre mettere d’accordo, disse.
Qualche istante dopo, l’altro agente ritornò con un giovane uomo, un ragazzino di diciassette anni, che recitò la lezione che aveva imparato.
Finalmente i ricattatori promisero al sig. X… che lo avrebbero rilasciato per 500 franchi. In quel momento il negoziante vide due vigili e li mise al corrente dell’avventura che gli era accaduta pregandoli di portarli tutti al posto di polizia per spiegarsi. I due agenti continuarono a fare la poro parte di agenti della buon costume e si diressero tutti verso il posto di polizia di la rue de la Banque. Arrivati all’angolo di rue Paul-Lelong, i due sedicenti agenti e il ragazzo girarono bruscamente e si diedero alla fuga. I vigili si misero a inseguirli e non poterono arrestarne che uno solo, che fu condotto al commissariato di polizia del sig. Orsatti, dove dichiarò di chiamarsi Félix D…, di avere ventidue anni e di essere impiegato di commercio. Ha rifiutato di fare i nomi dei suoi complici e a dato molti indirizzi dove, però, risultava sconosciuto.(14)
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Il sig. Rabarroust, direttore di un’agenzia di pubblicità, si recò avanti ieri al commissariato di polizia del sig. Orsatti, su invito di questo magistrato.
Là apprese di essere l’oggetto di una querela da parte di due ragazzi che lo accusavano di aver fatto loro delle proposte oscene; è questa, penso, l’espressione per designare castamente questo genere di noleggio.
Il sig. Rabarroust si difese come un diavolo: non conosceva affatto i suoi accusatori e si trovava senza dubbio in mezzo ad un tentativo di ricatto. Chiese di essere condotto immediatamente alla Procura della Repubblica, dove, dopo essere stato interrogato dal giudice istruttore Boucar, nominato seduta stante, fu rimesso in libertà.
Se il sig. Rabarroust, è stato, come lui afferma, vittima di uno spudorato ricatto, si consoli pensando che non è il solo al quale è capitata una simile disavventura.
I dintorni della stazione di Saint-Lazare, i viali degli Champs-Elysées sono infestati da questi giovani balordi, che vengono designati in argot con nome di “Jésus”, e il cui merito consiste nell’essere, molte volte al giorno, l’oggetto di un attentato al pudore.
Il loro modo di agire è dei più semplici: uno di loro adocchia un signore, nel momento in cui va a ritirarsi in una di quelle edicole che la municipalità previdente
ha messo al servizio delle persone prese da un bisogno di intima effusione.
Penetra dietro a lui e esce quasi immediatamente gridando. Si forma un crocchio di persone, Che c’è? Che è successo? Il signore impaurito non ci capisce più niente. Allora l’ignobile ragazzotto lo accusa apertamente di aver voluto praticare su di lui degli atti immorali.
La folla idiota prende le parti dell’accusatore e non ha epiteti abbastanza svilenti per apostrofare lo “sporco” signore che continua a non capire nulla. Arrivano i vigili, lo “sporco” signore è preso. Trascinato davanti al commissario di polizia, perde la testa e non trova in genere che un solo mezzo per cavarsene fuori. Se ne va, ben presto rimesso in libertà, perché è raro che la persona arrestata sia, in questi casi, tenuta sotto custodia, dai genitori del suo accusatore (questo ha dato il suo indirizzo come per caso nel corso dell’interrogatorio); lì, a seguito del pagamento di somme da decidere, ottiene che la denuncia sia ritirata. I genitori, che sono conniventi con il loro scellerato figlio, accettano: questo è tutto.
Al Bois de Boulogne e ai Buttes-Chaumont, il piccolo “trucco” è usato dalle ragazze, istruite a questo gioco dalle loro madri.
Ci è stato detto alla Pubblica Sicurezza che queste piccole commedie ricorrono molto frequentemente: purtroppo, spesso si trasformano in tragedia e abbiamo visto a volte dei padri di famiglia farsi saltare le cervella, per sfuggire una tale accusa infame quanto infondata.
La legge protegge in modo insufficiente contro queste manovre quelli che possono divenirne oggetto. In effetti, in caso di inchiesta giudiziaria una sola cosa può salvare l’accusato ed è l’infamia riconosciuta dell’accusatore.
Quando un uomo accusato di attentato al pudore a seguito della denuncia di un bambino, è portato davanti al commissario di polizia, si interroga immediatamente il bambino. Se è noto che questo è abitudinariamente implicato in fatti simili, è raro che la faccenda abbia un seguito. Spesso il ragazzino o la ragazzina forniscono, nel corso dell’interrogatorio dei dettagli precisi che provano in modo penoso a che punto la loro educazione al vizio si sia spinta.
Cinque o sei anni fa un ufficiale di cavalleria veniva arrestato a seguito di una denuncia di una vecchia prosseneta che gli rimproverava di aver voluto abusare della sua ragazzina. L’incolpato riconosceva di essere “salito” con la ragazza: ma affermava che lei lo aveva “provocato” e che lui aveva accettato le sue proposte, credendola almeno diciottenne. La piccola aveva un’aria angelica e ammirabilmente impeccabile, sembrava l’immagine della virtù. Ma davanti al commissario di polizia le sfuggì una parola che salvò l’accusato. Dato che costui riconosceva di averla accompagnata parecchie volte, aggiunse anche che una volta aveva passato la serata con lei e con una delle sue amiche: “Ah sì!, gridò la ragazzina, era Angela; quella che viene con me quando abbiamo un cliente che vuole vedere “due donne amarsi!” Si servì anche di un’espressione più cruda: in ogni caso il magistrato restava fisso sulla pretesa virtù della denunciante: questa esclamazione aveva fatto cadere e ali dell’angelo e l’aveva mostrata nella sua giusta luce.
Due giorni dopo, l’undicesima sezione penale giudicava una banda di giovani ruffiani, già ferrata in ogni tipo di furto, e di bambine, più esperte a smerciare la spazzatura dell’amore delle prostituite più navigate: il più grande di questi bambini aveva a malapena quattordici anni.
Pensate forse che questi sfruttatori in erba e queste prostitute in gonne corte avessero esitato a compromettere il primo passante per una caramella o per una moneta da dieci centesimi? (15)
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Nel Gil Blas del 26 settembre, in un’intervista col sig. Sermet, censore, a proposito della Lega contro la licenza nei teatri:
Forse hanno ragione, disse, ma noi non abbiamo torto, La verità è che i caffè concerto di sesto ordine ci presentano canzoni oscene, noi indichiamo loro i cambiamenti da fare. Loro li fanno sul manoscritto e poi continuano a cantare la prima versione. Che ci possiamo fare? Spetta alla prefettura di polizia agire.
Spetta all’agente intervenire. Ora egli interviene solo quando la canzone lo prende in giro. E il fatto è raro.
- Qual è dunque l’argomento seguito di più in quest’arte così particolare?
- Oh! Dipende dall’attualità. Così, dopo il processo di Oscar Wilde, non c’è giorno che non siamo obbligati a cancellare nei lavori presentati, innumerevoli scene di pederastia.
APPENDICE B: Unisessualità inglese
Estate 1895. – Caso di ricatto, – Una serata d’estate, Westley Francis, un parrucchiere, aveva appena lasciato un orinatoio pubblico (situato dell’ l’Oxford Market) quando fu avvicinato da un certo Moody, ragazzo dai capelli rossi, che aveva ventisei anni ma sembrava averne solo diciassette. Moody gli domandò un bicchiere di una cosa qualunque. Perché, ragazzo mio, dovrei darti da bene? Chiede il parrucchiere. – Non ho lvoro e non ho soldi, gli dice il ragazzo di ventisei anni, e lo afferra per il braccio. Il parrucchiere fa uno sforzo per allontanarsi, ma spuntano due individui, e uno di loro grida: Noi ti teniamo, briccone! – Questi uomini si fanno passare per egenti e chiedono del denaro. Il parrucchiere comprendendo con chi ha a che fare chiama in suo soccorso due signori che passavano e, dopo delle minacce, i tre se ne scappano, un negoziante di Oxford Market che vide questa scena, incontrò più tardi i tre ricattatori in uno spaccio di vino e li indicò alla polizia. Hawkins poté mostrare al magistrato una cicatrice sul labbro di Moody e darne la spiegazione: nel mese di ottobre questo individuo venne alla mia porta e mi invitò ad accompagnarlo all’orinatoio. Io gli diedi un pugno in faccia.
L’ispettore di polizia fornì una testimonianza altrettanto grave: aveva visto lunedì sera Moody e Wilton (uno dei suoi complici) vicino a questo orinatoio. Vide Moody entrarci cinque volte di seguito e in una delle sue uscite un signore fu visto dargli del denaro. Poi Moody e Wilton andarono dal mercante di vino. L’ispettore chiamò Hawkins per identificare Moody e i colpevoli furono arrestati. Wilton creò dei problemi in prigione. È un abile simulatore di malattie. In occasione di un precedente arresto, aveva fatto andare avanti una causa per venti settimane facendosi passare per malato. Il magistrato felicitò calorosamente il parrucchiere: Se si seguisse il vostro esempio, disse, queste mascalzonate potrebbero essere represse. Non so quale fu la punizione dei ricattatori, ma furono puniti.
Novembre 1895. – Un americano. Nathan B. …, che ha l’abitudine di frequentare Hyde Park, fa la conoscenza di un certo Frédéric P. …, attore. Si fanno delle promesse reciproche; l’americano porta l’attore a casa sua, gli dà dei vestiti. L’indomani sparisce un paio di scarpe. Quanto l’americano incontra di nuovo il suo amico lo fa arrestare. Il magistrato assolve l’accusato e il giornalista che fa la cronaca di questa “amicizia di Hyde park” non se ne stupisce affatto.
André Raffalovich
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[1] Echo de Paris
[2] Gil Blas, 15 marzo.
[3] Gil Blas, 26 marzo.
[4] Gil Blas, 27 marzo.
[5] Echo de Paris, 30 marzo.
[6] 2 aprile.
[7] Journal, 30 aprile.
[8] Gil Blas, maggio.
[9] Gil Blas,
[10] Gil Blas, 2 luglio.
[11] Le Journal, 15 agosto,
[12] Le Journal, settembre.
[13] Le Gil Blas, 9 settembre.
[14] Le Journal, 11 settembre.
[15]Gil Blas, 27 agosto.
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sabato 9 maggio 2015

Annali dell’Omosessualità di André Raffalovich – Parte 5: Omosessualità, morale e matrimonio

Si prova un certo imbarazzo quando si cerca ci capire come prendere in considerazione il libro del Dott. Laupts (Tares et poisons, perversion et perversité sexuelles. Une enquête médicale sur l’inversion. Notes et documents. Le roman d’un inverti-né. Le procès Wilde, La guérison et la prophylaxie de l’inversion del Dott. Laupts, Prefazione di Emile Zola. Paris, Georges Carré, 1896.) Il volume di Laupts sarà anche utile ma avrebbe potuto esserlo molto di più; no so se felicitarmi con lui o piuttosto prendermela con lui. E sia le felicitazioni che le critiche devono essere divise tra Laupts e gli scienziati della seconda metà di questo secolo, perché egli è di una estrema imparzialità e li accoglie tutti senza fermarsi neppure a rifiutare quelli che si rifiutano vicendevolmente. Potrei lanciarmi in un elogio critico di molte delle opinioni avanzate alla leggera o evidentemente false che sono contenute in questo volume, senza per questo occuparmi del dott. Laupts, perché il progetto della sua opera comporta un’ospitalità larga e abbastanza pericolosa. Il suoi contributi personali sono interessanti, anche quando sono discutibili, anche quando ci si sente costretti a rifiutarli. Mi sembrava che si dovesse mettere in luce l’errore fondamentale del suo lavoro, e cioè che è stato piuttosto portato a studiare l’inversione attraverso i libri che non attraverso una imparziale e penetrante osservazione della vita, e in più di qualche occasione l’equazione personale mette in crisi lo sperimentatore.
L’idea che il dott. Laupts si fa dell’uomo viene a compromettere la sua scienza e la sua scienza contraddice il suo ideale. E poi c’è ancora troppa sensibilità per studiare la sessualità; si inalbera, si costringe di nuovo, torna in dietro, si sfida, si incarta. Improvvisamente questo pudore misterioso che l’unisessualità impone a tanti uomini lo deruba del suo sangue freddo.
I lettori degli Archives d’anthropologie criminelle devono a Lacassegne e al dott. Laupts una ricerca sull’inversione e si ricordano dei documenti che fecero seguito a questa ricerca.
Il sig. Zola ha voluto di buon grado fornire l’autobiografia di un effeminato invertito-nato, che si trova riportata integralmente nel libro del dott. Laupts.(1)
Non sono affatto così indulgente verso l’invertito-nato del sig. Zola, come lo è Laupts, perché questa effeminatezza, questo amore per se stesso, questa vanità senza freno, mi sembrano spaventose da tutti i punti di vista e perché tutto il dilettantismo, tutto il lato pseudo-artistico di questo povero Narciso è piuttosto inconsistente, tranne che come indice psicologico. Ciò che può migliorare gli invertiti effeminati come questo italiano è il sacrificio della loro vanità, è il pentimento del loro cuore. Non vedo alcun rimedio per loro se non nella sofferenza, nella fede. La loro lussuria trova nella loro vanità, nel loro egoismo, nella loro piccolezza, la sua base più solida.
“Un invertito, dice Zola nella prefazione, è un disorganizzatore della famiglia, dell’umanità. L’uomo e la donna non stanno certamente qua giù che per fare dei bambini, ed essi uccidono la vita quando non fanno più ciò che è necessario per farne.” Questa frase da conquistatore, gettata lì per sfida alla scienza, alla storia e alla società, fa un effetto curioso all’inizio di un’opera scientifica. Vorremmo vederla trattata come un documento di alto significato psicologico; vorremmo soprattutto vederla pronunciata da un personaggio di quelle potenti armate del sig. Zola che marciano alla conquista di una città, di un’idea, di un mondo.
Essendo il volume di Dr. Laupts una raccolta di documenti psicologici più o meno estesi, più o meno facili, da decifrare, di opinioni di valore molto vario, la contraddizione ne è l’essenza. Così, dopo aver accolto con la più generosa e calda cordialità il mio studio su Oscar Wilde, Laupts si ispira ad esso così poco che si fa di Wilde un’idea completamente opposta alla mia.
Nessuno può desiderare più di me la riabilitazione morale di un uomo che io ho giudicato così severamente, ma non è il lavoro intellettuale che farà i miracoli; quello che è necessario è una fede interiore, un pentimento, non una semplice riabilitazione sociale.
Laupts rimuove molte idee: “Ora, io credo, senza osare di proclamarlo, che qualsiasi essere giovane, messo in un ambiente composto esclusivamente di esseri del suo sesso e sottratto ad ogni influenza del sesso opposto, sotto l’influenza di circostanze d’altra parte aleatorie (superlavoro cerebrale, isolamento, tristezza, anemia, cattivo esempio, ecc.), è suscettibile di inversione se non di fatto almeno nel “desiderio”. Se Laupts osasse parlare chiaro, se non complicasse le cose con tante citazioni contraddittorie, se dicesse “composta soprattutto di esseri del suo sesso” al posto di “esclusivamente”, se non dicesse “sottratto ad ogni influenza del sesso opposto”, la sua frase arriverebbe alla verità.
Alcuni, ci dice, si danno all’onanismo, a volte solitario. Anche in questo caso parla di predisposizione all’inversione o di ritardo della guarigione. Il vizio solitario è autofilia, e l’autofilia è inversione. Amarsi da soli sessualmente è invertirsi, amare i propri organi è prepararsi ad amare quelli del vicino. Tutti gli invertiti o quasi tutti, d’altra parte, sotto una forma o sotto un’altra, sono autofili. C’è della sessualità nel loro amore per se stessi.” Ci accorgiamo che Laupts cade nell’esagerazione, che domina in tema dell’onanismo. Ci sono d’altra pare tanti onanismi, da quello psichico fino a quello meccanico degli idioti. L’onanismo ci può essere nel caso degli eterosessuali privati di donne, che non hanno o non vogliono compensazioni unisessuali. E può anche esserci nel caso di un unisessuale che non osa dichiararsi ad un amico, a un complice, e che s’immagina un’avventura d’amore che porta a una voluttà fisica e reciproca. Si trova poi abbastanza spesso in quelli che amano giudicare severamente la condotta degli altri ma che non hanno il coraggio di essere casti loro stessi. L’onanismo può essere il piacere di un autofilo; ma non bisogna confondere tutte queste forme di onanismo. Ci felicitiamo pertanto con Laupts per aver fatto risaltare l’autofilia. Si troverà che parecchi eterosessuali, nei loro rapporti con le donne possono essere autofili.
L’autofilia è un incidente passeggero in molti uomini unisessuali o eterosessuali. Non ci si dovrebbe nemmeno stupire di scoprire in un eterosessuale un’autofilia prolungata. Nel suo progetto terapeutico Laupts rasenta la pericolosa illusione che la guarigione di un invertito consista nella sua conversione all’eterosessualità.
Come il sig. Havelock Ellis, il sig, Féré, e altri ancora, proclamano e continueranno a proclamare, non è l’unione con una donna qualunque che costituisce la guarigione di un invertito.
La conversione, la guarigione di un unisessuale non è solo in rapporto con l’eterosessualità, ma con la sessualità stessa. Se di un debosciato o di un sensuale incallito, si fa un temperante, un casto, un sobrio, molto è stato fatto. Se lo si butta nella dissolutezza eterosessuale si fa invece molto male.
La classificazione di Laupts: invertito nato feminiforme, feminifilo e masculifilo cerebrale, feminifilo e masculifilo occasionale, è incompleta perché egli non riconosce che il maschio e la femmina e non considera quindi che la metà degli invertiti. Tralascia del tutto la passione per la similarità, dei forti per i forti, dei virili per i virili, dei deboli per i deboli (2). Molti maschi cercano ciò che è maschio, che è anche maschio, o più maschio o un po’ più o un po’ meno maschio: non si possono equiparare tali unioni a quelle di un masculifilo e di un feminifilo, di un feminifilo e di un feminiforme.
Le note sull’amicizia dimostrano grande finezza e di riflessione, ma sono fondate su un errore psicologico che ho denunciato più di una volta.
In psicologia non si possono riportare tutti i sentimenti affettuosi all’egoismo e tutti i sentimenti altruistici a una base sessuale. Laupts cita un autore francese che spiega l’amicizia, l’altruismo, attraverso la pederastia degli antenati. La psicologia di James è migliore.
“L’amicizia, dice Laupts, non deve superare certi limiti. Ogni affetto esagerato tra maschi è ridicolo.” Secondo lui bisogna dire così ai bambini! È proprio contro questo sistema educativo che ho voluto reagire studiando l’infanzia degli invertiti: è proprio questa ingiusta affermazione che allontana i ragazzi dai loro genitori e dai loro maestri. Una morale che chiama ridicola e cattiva ogni specie di affetto esagerato tra giovani uomini è essa stessa cattiva e ridicola. E i pericoli di un eccessivo entusiasmo sono da temere meno di quell’ dell’eccesivo egoismo e dell’eccessiva scaltrezza. Un ragazzo capirà rapidamente perché gli si vuole insegnare una prudenza che a lui ripugna.
La storia, le letture, le conversazioni sono piene di affetti esagerati tra uomini, che sono collocati molto in alto. Non parlo nemmeno degli esempi greci e di quelli religiosi; ma i ragazzi non sentono forse lodare l’affetto, il disinteresse, non vedono forse delle amicizie intime?
Perché dovrebbero credere le loro amicizie infantili inferiori o meno importanti? È proprio l’errore di tanti genitori che il dott. Laupts vorrebbe raccomandare.
L’importante è innalzare l’uomo, non farne un fervente cultore del sesso femminile, un sempliciotto o un debosciato. Bisogna al contrario coltivare con cura la simpatia dei ragazzi, svilupparla, fare del nostro meglio perché questa simpatia non riguardi un solo ragazzo; bisogna cercare di sviluppare questa simpatia verso parecchie persone, verso molte cose. Bisognerebbe servirsi del grande affetto verso un amico per fare amare anche altri amici, per fare sorgere altre preoccupazioni. I grandi affetti giovanili non sono causati dalla sessualità nemmeno quando sono legati insieme in un certo momento. Sono talvolta un rimedio sovrano contro l’onanismo (3). Il ragazzo che dovesse imparare troppo presto a sopprimere il suo affetto debordante o a nasconderlo troppo, o a conservarlo per le sue amanti diverrebbe molto probabilmente l’uomo che noi deploriamo, l’uomo di cui abbiamo così rovinato l’amicizia che essa non può più aiutarlo contro l’eterosessualità pervasiva, marcescente, deprimente.
Ci si ricordi, leggendo Laupts, che la perversione proviene spesso da rapporti eterosessuali incoraggiati in età troppo acerba. Si contrappongano a Laupts autori come Hoche, Ellis, Dukes, Niemeyer…
Quanto alla reazione estetica di cui parla Laupts, sono sicuro che, andando più a fondo nell’ argomento, lui stesso si accorgerà facilmente che tutti i grandi artisti hanno preferito la bellezza della linea maschile: è una questione estetica e non di sessualità. È un fatto indiscutibile, sia che si studino poco sia che si studino molto la storia dell’arte e gli artisti. Inglobare tutti gli artisti tra gli uranisti mi sembra un lombrosismo.
Avrei preferito lodare senza riserve il dott. Laupts e il suo libro, ma ci sono delle verità troppo preziose perché non si cerchi di difenderle, e il desiderio del dott. Laupts di arrivare alla verità lui stesso, desiderio così lodevole e così sincero in lui, ne sono sicuro, non merita che franchezza.
In Francia i nostri ringraziamenti devono soprattutto essere rivolti al sig. Legludic. Negli Archivi di Antropologia criminale ho riferito dei suoi interessanti studi sull’unisessualità (Attentats aux mœurs di H. Legludic, Paris, Masson, 1896). Il sig. Legludic si è distaccato, grazie alla sua preziosa esperienza, dai pericolosi errori di Tardieu;
“Nella sua modestia, mostra in modo evidente che non ci si deve fermare alle categorie di Tardieu, ai segni psichici della pederastia…” (4) E mostra parecchie altre cose ancora, è al corrente dei lavori moderni, non ha preconcetti di carattere biologico e non è un muto che scrive per un retro-pensiero come tanti scrittori scientifici e non dei minori. Il sig. Legludic ha contribuito certamente alla verità e alla conoscenza della unisessualità più di quanto molti pensano che abbia fatto, all’estero e anche in Francia; forse, quando il suo libro sarà stato commentato, la sua azione non potrà essere messa in dubbio. Lui stesso continuerà a fare valere delle teorie sensate senza vergogna e senza questa paura che ancora paralizza spiriti molto distinti e scrittori molto noti. Il sig. Legludic riconosce la virilità di molti invertiti, la loro mancanza di decadimento fisico o morale e la necessità di non dare più credito agli stereotipi. Tra le sue aperture di orizzonti e le necessità che le teorie impongono al sig. Féré c’è un contrasto. Devo proprio alla cortesia del sig. Féré un piccolo e importate opuscolo: “la descendance d’un inverti, contribution à l’ hygiène de l’inversion sexuelle [La discendenza di un invertito, contributo all’igiene dell’inversione sessuale]. (Paris, Imprimerie Schlseber, 257, rue Saint-Honoré, 1896).
«Le perversioni genitali, comincia l’eminente medico di Bicétre, hanno molto preoccupato i medici e i moralisti negli ultimi anni. Forse apparivano più frequenti perché venivano studiate con più attenzione. Alcune si sviluppano sotto l’influenza dell’educazione, dell’imitazione, dell’immaginazione. Si può allora intervenire contro il male facendo affidamento sulle condizioni dell’ambiente, sull’immaginazione, sulla volontà… Ma se un certo numero di perversioni possono essere considerate acquisite perché si sono manifestate in un’età abbastanza avanzata, non è affatto detto che sia sempre così. Spesso si constata che le prime manifestazioni genitali sono state anomale e la perversione è una realtà congenita (5)… L’inversione sessuale, l’attrazione spontanea, sensuale, sentimentale o intellettuale, per un individuo del medesimo sesso è considerata dalla maggior parte dei medici come una segno di degenerazione…
Il punto è che esiste un certo numero di individui affetti da inversione istintiva del senso genitale che non presentano alcuna anomalia somatica grossolana e, in particolare, alcuna malformazione degli organi genitali interni o esterni.
L’esistenza di invertiti normali dal punto di vista morfologico può giustificare a prima vita l’opinione dei dissidenti che ammettono che gli invertiti possano non essere né degenerati né criminali né malati (6).
Raffalovich, che difende l’integrità intellettuale e morale degli invertiti superiori, stabilisce a buon diritto delle distinzioni tra gli invertiti o uranisti. Ci sono quelli casti, quelli moderati, quelli sensuali e quelli viziosi. Tra gli uranisti virili ci sono delle categorie, alcuni cercano l’uomo per le sue caratteristiche virili sia dal punto di vista psichico che sensuale, oppure secondo i casi o dal punto di vista psichico o dal punto di vista sensuale; altri cercano in un altro maschio una sensibilità più delicata di quella dell’uomo o della donna, altri infine amano il maschio come gli individui normali amano la donna.”
“Non sono affatto questi gli argomenti che i medici considerano nelle loro descrizioni, essi sono soprattutto interessati agli invertiti i cui amori sono amori femminili, che imitano la donna nei suoi gusti, nel suo abbigliamento, come nel suo comportamento così nell’atto sessuale quando lo ricercano.”
Se il sig. Féré non insistesse in modo così marcato sulla parola normale, nulla potrebbe essere migliore della sua analisi delle categorie che esistono secondo me. Ormai è già entrato nel circolo da cui l’eminente medico non uscirà più, circolo di cui la mia stima e il mio rispetto per lui e per i suoi lavori mi renderanno penoso il carattere vizioso. Ma ascoltiamo il sig. Féré:
“L’invertito che non è schiavo del suo istinto sessuale, quello che è casto, sia per temperamento, sia perché è abbastanza padrone di se stesso per non mettersi fuori da una legge che riconosce essere quella della natura, è inoffensivo dal punto di vista sociale. Colui che è capace di fare defluire verso un lavoro utile l’energia di una tendenza che egli riconosce come morbosa o come fuori della legge naturale può non solo essere inoffensivo, ma può essere un uomo utile.
L’invertito che obbedisce ai suoi impulsi diventa invece necessariamente un agente di corruzione.” Ma questa legge della natura è la legge del sig. Féré; l’invertito padrone di sé non considera per la maggior parte del suo tempo la sua tendenza “come morbosa o come estranea alla legge naturale.” È del tutto sbagliato ed è del tutto privo qualsiasi credibilità immaginarsi che gli invertiti si considerino al di fuori della natura.
Coloro che si autocontrollano, che si dominano, perché sono casti senza troppi problemi oppure con difficoltà, perché amano una vita calma e dignitosa, perché amano qualcuno più di se stessi, non sacrificano affatto un ideale, una convinzione e nemmeno un’abitudine in nome della natura, della legge di natura, di una sua volontà volontà; i filosofi, i pensatori, gli scettici non possono credere a delle tendenze morbose o contro la natura umana così diffuse, così parallele alle tendenze eterosessuali; e i credenti hanno ugualmente il diritto di considerare la natura umana decaduta e sensuale, suscettibile di tutte le sessualità. Il vero scettico e il vero credente, non hanno, nella stessa misura, il diritto di spaventarsi in presenza dell’unisessualità. Per l’uno come per l’altro la questione, malgrado la sua gravità, è semplice. I confessori cattolici e i confidenti laici sanno a che cosa si devono tenere e non si stupiscono delle tendenze e delle tentazioni che i deterministi confusi, o gli scettici indecisi, o i materialisti borghesi non sanno spiegate. L’agnostico sincero e senza pregiudizi, esattamente come il cattolico sincero e istruito, si confrontano senza turbamento col problema dell’unisessualità e ne intravedono le cause e la soluzione. Ma tra questi due punti di vista, che incertezze, che imbarazzi, come bisogna giocare con le parole, come si è obbligati a forgiarsi un ideale, una normalità che dipende dalla teoria che si ha o una degenerazione invisibile che si postula (7). E la ragione dipende spesso dall’equivoco, del terreno sul quale si fonda. Chi è medico, determinista, fisiologo, vuole spiegare tutto, soprattutto il morale attraverso il fisico, insiste perché la psicologia sia una sezione della fisiologia e nello stesso tempo non vuole mettere da parte certi pregiudizi propri o di altri. Senza saperlo, senza volerlo, ci si schiera dalla parte dell’opinione corrente più superficiale, mentre in apparenza si obbedisce a una scienza critica spietata. L’opinione pubblica non vuole prendere sul serio l’unisessualità; bene, la scienza si troverà d’accordo con l’opinione pubblica e si farà perdonare gli altri suoi atti di audacia.
“Solo la lunga abitudine è capace di lottare contro l’istinto. La resistenza agli istinti sessuali contrari ha tante più possibilità di essere modificata quanto più i tentativi di modifica sono fatti ad un’età più tenera. Non è quindi senza ragione che Raffalovich richiama l’attenzione sull’utilità che può avere lo studio dell’istinto sessuale nei bambini. L’induzione degli invertiti alla castità è l’indicazione fondamentale della loro educazione. I tentativi di raddrizzamento dell’istinto sessuale non possono portare che a fare dell’invertito un debosciato o un marito infelice, mentre attraverso la castità egli può tendere alle finalità più nobili. Deve imparare che non si obbedisce solo alla società dandole dei bambini: moltissimi uomini tra i più utili all’umanità hanno vissuto in celibato e castità. Il genio è, in generale, celibe e spesso continente.”
Tutto questo sarebbe quasi ammirabile se il sig. Féré tenesse più conto di tutte queste categorie, che lui stesso riconosce, e se avesse ammesso anche un fatto che prima o poi bisognerà pure ammettere: l’assenza di demarcazione netta tra unisessuale ed eterosessuale. Molti unisessuali sono più adatti a fare figli di parecchi eterosessuali.
L’uranismo assoluto e incoercibile è, bisogna ricordarlo, non solo congenito ma fortemente acquisito. E la volontà e l’abitudine hanno un ruolo più importante nell’orientare la sessualità di quanto in genere si pensa e di quanto io stesso ho detto nel mio libro. Non ho voluto imbarazzarmi e non ho voluto imbarazzare i lettori per i quali l’analisi delle sessualità è ancora un po’ nuova, con questo problema della scelta che fa l’uranista.
Aspettavo che si studiasse meglio l’istinto sessuale dei bambini prima di pubblicare una scoperta abbastanza sconvolgente. C’è da parte dell’uranista che cresce e c’è anche da parte dell’eterosessuale che cresce, una scelta deliberata, una selezione. Il bambino sceglie, rigetta, seleziona gli elementi della sua vita sessuale. Non ha nessuno che lo aiuti anche quando nessuno lo ha corrotto. C’è la tendenza congenita (possibile, come ha detto il prof. James presso tutti gli uomini) c’è il carattere del bambino e il suo ambiente, c’è la sua condotta, ci sono le sue abitudini, ci sono molti fattori, molti elementi determinanti, ma non si potrà mai dimenticarsi della volontà stessa del bambino, volontà più precisa ancora nei ragazzi grandi, negli adolescenti e nell’uomo fatto, più impressionabile probabilmente verso la fine dell’adolescenza. Perché si è per tanto tempo trascurata la possibilità di scelta dell’uranista? Per ignoranza, per negligenza e anche per non renderlo troppo responsabile. Gli scrittori che si occupano di unisessualità, anche i più rispettabili, i più sinceri, hanno spesso una tesi, un pregiudizio; devono mettere gli unisessuali al riparo dalle severità legali, penali e sociali e allora fanno risaltare la tendenza congenita e lasciano da parte l’unisessualità acquisita, falsano la verità semplificando e sviando. Il problema non è tanto che manchino di franchezza ma il fatto che lo scopo perseguito li spinge ad una prudenza e ad una difesa d’ufficio eccessiva.
“Ma questo genere di educazione (che orienta alla castità) non può avere buon esito che negli individui con tendenze moderate; per gli invertiti con impulsi violenti, fallisce certamente il suo scopo e i medici che cercano di fare dell’invertito uno che corre appresso alle ragazze, che non devono essere corrotte, per evitargli di diventare uno che corre dietro ai ragazzi onesti, lavorano in sostanza per il male minore.” Avrei creduto che l’educazione alla castità fosse altrettanto importante nell’educazione degli eterosessuali che in quella degli unisessuali, e soprattutto desiderabile per gli individui con pulsioni violente. La castità non è una castrazione morale, è un potere di subordinare gli impulsi fisici a degli altri impulsi, la volontà di mettere al posto dei pensieri osceni dei pensieri più appropriati. L’uomo non può impedirsi di avere pensieri osceni, slanci, emozioni, ma può avere anche altri pensieri, altri slanci e altre emozioni. L’uomo casto, eterosessuale o unisessuale, è colui che probabilmente è caduto più di una volta, ma che si è rialzato, che cerca di rialzarsi, che non cede perché gli altri cedono, che sa che è possibile non illanguidirsi. Un tale uomo è spesso un uomo con impulsi violenti.
E siccome M. Fere ha rilevato che “la guarigione dell’inversione” può essere chiamata piuttosto “una perversione dell’invertito”, siccome egli considera “permesso mettere in dubbio l’utilità del trattamento e anche la legittimità del tentativo” non vedo come arrivi a dire che “i medici che tendono a rendere l’invertito uno che corre appresso alle ragazze “che non devono essere corrotte, per evitare che diventi uno che corre appresso ai ragazzi onesti, lavorano in somma per il “male” minore”. Non è per malizia che attiro l’attenzione sulla contraddizione del sig. Féré, se è così importante, secondo lui, che l’invertito non diventi padre, come non temere che, stanco della “ragazze che non devono essere corrotte”, si permetta il lusso di una donna e di una famiglia? D’altra parte più di un invertito si lascerà catturare da una donna dignitosa, da una ragazza giovane e modesta, per arrivare poi ben presto al disgusto verso le ragazze. E poi la scelta non è tra “dei ragazzi onesti” e delle ragazze corrotte. Perché quest’uomo non dovrebbe contentarsi di ragazzi o di uomini corrotti? Ce ne sono tanti: e non è minimamente inverosimile che l’invertito con impulsi violenti possa cercare maschi maliziosi oppure contentarsi di donne virtuose. “Ma se l’educazione alla castità è spesso impossibile, se spesso ci si riduce a ricorrere a una deviazione sessuale per mancanza di meglio, perché il soggetto non è capace di perseguire uno scopo più alto, di attaccare il suo aratro a una stella [propriamente: puntare l’aratro verso una stella per fare il solco dritto]; non è comunque meno fuori di dubbio che l’avviamento verso la castità debba restare l’ideale del medico come dell’educatore. E il motivo fondamentale è che l’invertito, per quanto sia superiore, è sempre un degenerato. La perversione dell’istinto sessuale è una caratteristica di primo piano della degenerazione perché essa ha come conseguenza necessaria la dissoluzione dell’eredità… Se la razza si perpetua, gli invertiti non esistono per un motivo importante.”
Questa generalizzazione è più grandiosa che legittima; ma non è affatto esatta.
Sono soprattutto i viziosi, i debosciati, gli sfiniti, i sifilitici, gli alcolizzati che sono dei padri pericolosi. Gli invertiti contribuiscono alla perpetuazione della razza molto di più di quanto si creda. “l’orrore del coito (8) non esiste sempre o necessariamente; può comunque sopraggiungere in qualsiasi occasione. Un atto sessuale che non interessa, che è solo un atto sessuale, non ha molto di desiderabile per un uomo raffinato e civilizzato; – normalmente non è cosa facile per lui né per la bellezza fisica della donna, né per un quadro ideale, né per delle circostanza lusinghiere o romantiche.
L’uranista resta di sangue freddo [indifferente] con una donna. Ci vogliono fatti fortuiti e molto particolari per cambiare l’indifferenza sessuale in orrore… gli uranisti virili devono evitare la donna più di un tempo. In effetti la posizione sociale della donna, dopo che ha lasciato il gineceo, l’ha resa molto più sessualmente antipatica all’uranista. È l simbolo sociale della donna che impedisce a più di un uranista virile di avere rapporti eterosessuali.” Io sospetto che il sig. Féré non abbia studiato il ruolo storico dell’unisessualità, che non abbia analizzato le cause dell’astensione eterosessuale di molti uranisti di oggi. L’uranista vede ancora più chiaramente dell’eterosessuale quello che si può rimproverare alle donne. “La misoginia, l’orrore misto di paura per la donna come essere fisico, morale e intellettuale, è una malattia, una mania, una fobia: ma un semplice disdegno intellettuale, una semplice noia intima (ci sono uomini molto eterosessuali che trovano che la più grande prova d’amore sia sopportare il fastidio provocato dalla donna amata), un semplice fastidio possono essere superati attraverso l’affetto, la simpatia, la bontà o il rispetto per una qualità qualunque. – questo fastidio-sdegno è logico, frequente e deriva dal carattere della donna e della sua civilizzazione, che circonda la donna di tanta cortesia e raffinatezza. Molte donne ignorano la loro mancanza di attenzione o di memoria, i loro infantilismi, i loro difetti, tutto quello che hanno sentito tanto vantare, l’enigma che degenera in rebus. L’uomo annoiato, messo da parte da tutto quello che ho appena indicato (e che è così diffuso tra le persone più colte il cui cervello non è così raffinato come il loro atteggiamento) – oppure ributtato indietro dalla ristrettezza mentale o dell’opacità di altre donne che pure non si atteggiano, – o respinto dalle pretese,- quest’uomo non ha nulla di sorprendente. L’eterosessuale non si vergognerà di confessare questa noia, questa critica spesso inevitabile.
L’invertito sente o pensa le stesse cose, potrà essere più incline all’indulgenza dell’eterosessuale, più paziente, se non ha dovuto sopportare le donne … ”
Un invertito sano, senza anomalie somatiche, lontano dalla donna per cause psicologiche, per le idee, o per un senso di lontananza dei sensi, le cui cause sono così complicate, sia spontanee che volute, spesso si sposa; e non ho mai trovato il suo matrimonio peggiore di quello di un eterosessuale convinto, o la sua discendenza peggiore. Il matrimonio delizioso non esiste, ha detto La Rochefoucauld.
Si continua a ignorare che molti uranisti sarebbero ottimi padri e mariti, eppure io credo che tutti noi ne conosciamo. Un uomo sensato non esiterebbe a preferire come genero un uranista sano, virile e onorato, rispetto ad un ermafrodito psichico che ama con la stessa sensualità gli uomini e le donne.
“Se si potesse stabilire sulla base di fatti che l’invertito superiore non è un degenerato e può fornire una discendenza che rientra nella regola beneficiando dell’eredità delle sua qualità, l’indirizzamento verso la castità percorrerebbe una strada sbagliata”, dice il sig. Féré, che per castità sembra intendere il celibato perpetuo. Non pensa forse che l’indirizzamento verso la castità è il miglior indirizzamento verso un matrimonio casto e fecondo? Aiutiamo i ragazzi ad essere casti e gli uranisti e gli eterosessuali saranno, celibi o sposati, sposati o celibi, molto più utili alla società. Io non sono il sig. Féré in mezzo alla sue sottili e ingegnose definizioni della funzione sessuale, della negazione dell’istinto sessuale, ec. ecc.. Perché volendolo criticare arriverei forse a delle esagerazioni simili. Mi limito al caso interessante che egli cita dandogli un’applicazione troppo generale e larga.
Da una decina d’anni il sig. Féré segue un giovane epilettico che ha ora diciotto anni; da quattro anni non presente più alcun attacco convulsivo, ma è rimasto soggetto a crisi di eccitazione violenta di vario tipo. D’altra parte è quasi imbecille.
“Questo ragazzo è il figlio maggiore di una famiglia: due fratelli, di due e quattro anni meno anziani, sono completamente idioti; una sorella, nata due anni più tardi, ha finito per soccombere alle convulsioni all’età di sei mesi. La madre è morta di complicazioni puerperali partorendo questa figlia, era vigorosa e sana, non aveva mai provato turbe nevropatiche; lei ha due sorelle che hanno entrambe figli normali come loro.” Che cosa se ne sa? Sono cose che sono molto più facili da dire che da provare. Ho conosciuto dei bambini normali che erano molto strani. Conosco delle donne che si dicono vigorose e sane, senza turbe nevropatiche che io non vorrei mai come madri di futuri bambini. Il sig Féré ha la storia dei suoi vari parti? Dispone di un’analisi esatta del padre e della madre di questa donna? Ammettendo la sua buona salute, avrebbe potuto facilmente avere nella sua ascendenza tare molto gravi.
“Quanto al padre, è un uomo notevole, tanto dal punto di vista morfologico che dal punto di vista funzionale: è un uomo di un’intelligenza superiore.
Non si ha neppure notizia di nessuna tara nevropatica nella sua famiglia, Aveva solo un fratello di un anno più grande di lui, che ha oggi quarantasette anni e ha avuto una carriera brillante; è celibe…
La patogenesi si è evidenziata qualche mese fa.” Il figlio maggiore fece un tentativo di pederastia su suo fratello. Il padre rimase molto colpito e rivelò al il medico che lui stesso dall’età di sei aveva amato gli uomini virili, uomini nudi.
Durante la pubertà i suoi gusti divennero più marcati, cercava compagni più grandi, più sviluppati. Non ha mai avuto sogni erotici in cui fosse presente una donna. Nei suoi sogni sognava baci e toccamenti. Si diede solo alla masturbazione solitaria. A sedici anni, si confidò col suo confessore che lo rassicurò e lo incoraggiò alla castità. Quando lasciò il collegio, quando fu lasciato a se stesso, egli ricadde nel suo sogno a occhi aperti, e si sottomise alle stesse sensazioni. Il sig. Féré non sottolinea che questo uranista era piuttosto effeminato perché i suoi gusti continuarono dopo la sua infanzia e la pubertà a preferire lo sviluppo virile. Questo non è ciò che ci si aspetta da un uranista virile superiore.
“Aveva rinunciato alla masturbazione, si sentiva abbastanza forte per rimanere casto, aveva bisogno di lavorare, mantenne il suo segreto. La sua famiglia gli consigliava il matrimonio, che avrebbe dovuto migliorare e garantire la sua situazione. Consultò un medico, che gli consigliò di praticare il coito e gli assicurò che il piacere sarebbe venuto da sé; gli fu prescritta l’idroterapia e un regime di eccitante (9). Le sue idee religiose unite ad una repulsione istintiva lo tennero per parecchio tempo nell’indecisione. Ma la vergogna di non poter essere un padre di famiglia e di non poter adempiere ai suoi doveri sociali, e forse anche la curiosità, alla fine prevalsero. Fece diversi tentativi infruttuosi, etc. Ci vollero più di sei mesi per avere un rapporto completo. Quelli che ebbe in seguito costituirono per lui un compito penoso. Pensò che nel matrimonio la maggior parte dei motivi che cercava di trovare per la sua ripugnanza sarebbero venuti meno, e si sposò. Ma la donna rimase per lui un oggetto di una repulsione che non poteva nascondere se non a prezzo di sforzi di cui non capiva più il senso, le carezze che le dava solo per dovere gli costatavano dei disgusti e degli sforzi indicibili; I rapporti completi sono stati molto rari, non più numerosi di quelli che erano stati necessari per ottenere i risultati di cui si lamentava. Le sue tendenze omosessuali si sono manifestate in diverse circostanze in cui era stato in relazione con degli uomini il cui aspetto corrispondeva alle sue preferenze, ma non si è mai lasciato andare a qualsiasi manifestazione. Dal momento che è vedovo, ha sempre resistito ai suoi desideri e non aveva dubbi che sarebbe stato in grado di mantenere lo stesso dominio di se stesso prima del suo matrimonio, se non fosse stato incoraggiato a superare il suo istinto. Quest’uomo che ha quarantasei anni, ha tutti gli attributi della virilità, è vigoroso, barbuto e non ha alcuna anomalia degli organi genitali, né alcuna anomalia apprezzabile dell’intelligenza o del carattere.”
La superficialità delle osservazioni mediche è riconosciuta da molte persone. E questo brano del sig. Féré ne è una prova ulteriore. Ho già notato il carattere effeminato delle tendenze sessuali di questo padre sfortunato, carattere persistente che non si modifica con l’età; sembra più che effeminato, quasi passivo. Se quegli uomini barbuti lo avessero corteggiato, spinto, preso con violenza, la sua passione si sarebbe rapidamente scaldata e arresa, a meno che egli non facesse appello ai suoi sentimenti religiosi. È alla sua passività sessuale che io attribuisco a difficoltà dei suoi rapporti con sua moglie; e poi quella donna lo amava? Lo avrebbe amato anche se fosse stato più sessuale? La sua frigidità, la sua timidezza mi sembrano più gravi dal punto di vista dell’eredità che non l’unisessualità. Se fosse stato eterosessuale sarebbe stato un padre mediocre. Ci sarebbero ancora parecchie cose da dire su questo argomento.
Mi accontento di dire che se si seguisse il consiglio del sig. Féré, se si considerasse questa progressione dell’anomalia in due generazioni successive come spiegabile in prima istanza con l’unisessualità paterna, e dato che c’è interesse “ad allontanare dal matrimonio tutti gli individui “che presentano queste anomalie a qualsiasi livello”, se ci si riuscisse, la popolazione della Francia e delle altre nazioni toccherebbe proporzioni inattese.
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[1] Con certi passaggi in Latino. Questa precauzione, che richiama la psychopathia sexualis di Krafft-Ebing, è talvolta spinta troppo oltre e produce in certi casi un effetto più scioccante di quello che avrebbe potuto fare il Francese. Krafft-Ebing riserva il Latino per i passaggi osceni e non per i dettagli voluttuosi. È una piccola differenza.
[2] Non nega quelle dei deboli.
[3] La prudenza, però, non deve mai essere abbandonata. Così Otto de Joux nel suo nuovo libro mette in evidenza il pericolo di lasciare dormire un ragazzo molto giovane accanto a suo fratello o tra le braccia di suo padre.
[4] Si veda il numero del 13 marzo 1896 degli Archivi di Antropologia criminale.
[5] Si veda la mia tavola riassuntiva delle sessualità (Uranisme et Unisexualité, Storck et Masson, 1896): Inversione sessuale congenita o uranismo:
(A) incoercibile per tutta la vita, senza rapporti eterosessuali o malgrado questi rapporti;
(B) che si realizza cedendo alle circostanze, all’ambiente, alla volontà, e dopo la pubertà si allea con l’eterosessualità acquista o cede ad essa;
(C) uranismo parziale che non esclude gli istinti eterosessuali già presenti prima o dalla pubertà, che soffoca questi istinti, si allea con essi o cede ad essi.
Eterosessualità congenita:
(A) incoercibile per tutta la vita, senza rapporti unisessuali o malgrado questi rapporti;
(B) che si realizza cedendo alle circostanze, all’ambiente, alla volontà, e dopo la pubertà si allea all’unisessualità acquista o le cede;
(C) che non esclude gli istinti unisessuali o uranisti già presenti prima o dalla pubertà, che soffoca questi istinti, si allea con essi o cede ad essi.
Inversione sessuale congenita o uranismo: (A) incoercibile per tutta la vita, senza rapporti eterosessuali, che comprende tutti coloro che non hanno mai avuto rapporti sessuali con una donna (1) perché non ne sentono il desiderio, (2) perché ne hanno un desiderio molto labile, così poco fisico e così poco importante, che non sono mai stati tentati di richiamare quel desiderio o di soddisfarlo.
Inversione sessuale congenita o uranismo, (B) incoercibile tutta la vita malgrado dei rapporti eterosessuali, che comprende tutti coloro che (3) hanno creduto in vano che un matrimonio o una relazione con una donna li avrebbe resi felici, e che hanno riconosciuto il loro errore e non hanno subito alcun cambiamento o anche hanno visto il loro uranismo aumentare. Anche se non sono impotenti di fronte ad una donna, la donna comunque non dà loro che gioia fisica, poca voluttà intellettuale, o addirittura nessuna. La volontà e l’illusione li hanno avvicinati alla donna. Il coito con una donna di loro scelta equivale alla masturbazione per un uomo ribelle a questo atto, ecc. ecc..
[6] Havelock Ellis, Næcke… Si vedano anche le precisazioni già citate di Maudsley.
[7] Ricordiamoci delle critiche sensate di Maudsley.
[8] Si veda Uranisme et Unisexualité: Horreur vis-à-vis de la femme [orrore di fronte alla donna].
[9] Dell’alcol? E stato alcolizzato per qualche motivo?

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