venerdì 28 marzo 2008

DI GAY IN MEGLIO

Oh! Beh.... lo so che ci sei rimasto male e mi dispiace... ma che ti posso dire, così, a cuore aperto te lo dico: io me l’aspettavo... ma scusa, con me no, ve bene, tu hai mille ragioni, a me non l’hai detto in faccia brutalmente il perché, ma io lo so benissimo quel’è il perché... io no perché “c’è di meglio”. Dopo che la storia nostra è finita quanti altri ragazzi hai conosciuto? Sei, sette, non lo so, ho perso il conto. Ogni volta che ne mollavi uno il discorso era sempre quello: “C’è di meglio...” Io credo che a forza di ragionare così farai una collezione tale di frustrazioni tale che alla fine dovrai riconoscere che hai buttato via delle occasioni d’oro. Non dico con me, con me forse non avrebbe funzionato, ma con qualcuno di quei ragazzi tu una storia seria l’avresti potuta costruire eccome. Fabio di te era veramente innamorato ed era un ragazzo splendido, se si fosse innamorato di me mi sarei sentito l’uomo più ricco del mondo, ma lui era innamorato di te e tu non lo hai voluto perché hai detto che c’era di meglio e l’hai fatto stare male come un cane e dopo è venuto da me a leccarsi le ferite. E non solo, lo hai illuso gli hai fatto credere che avresti passato la vita con lui. Io mi ricordo ancora di quella volta siamo usciti insieme, l’hai coccolato in modo tenerissimo, l’hai baciato in modo tenerissimo, sei stato abbracciato con lui tutta la sera e io dentro mi dicevo: “Povero Fabio! Quello ci crede...” e puntualmente, dopo un mesetto la fissa di Fabio t’è passata e ti sei rimesso alla ricerca e a lui nemmeno glielo hai detto... Io, magari, sarò anche cretino... io forse non posso capire ma è come se ti prendesse una specie di smania irrefrenabile, per te il sesso è una droga, tu lo usi proprio come la droga, ne sei dipendente. Fai la corte a un ragazzo come la farebbe solo un innamorato perso, poi lui ti cede e allora dici che non ha carattere, che non sa farsi valere, le tiri fuori di tutti i colori... arrivi perfino a dire che non è bravo a fare l’amore e poi a conclusione del discorso arriva la solita frase: “C’è di meglio!”... e il gioco ricomincia un’altra volta... che fai vittime e che distruggi la vita di questi ragazzi, che non si perdoneranno mai di averti dato retta, non te ne accordi nemmeno perché tu pensi soltanto a te stesso... tu non sai nemmeno i danni che fai... però alla fine gli anni passano e tu li butti via così. Tu non cerchi l’amore tu cerchi il “ragazzo perfetto” tu cerchi cose che non esistono e butti via i ragazzi veri che non dico sono meglio di te ma stanno sicuramente al tuo livello... Hai fatto una volta un discorso folle che mi ha irritato molto: hai detto che avresti voluto le mani di uno, gli occhi di un latro, il sorriso di un terzo e perfino il modo di fare sesso di un altro ancora. Ma chi te le ha messe in testa queste stupidaggini? Ma ti rendi conto che hai quasi 30 anni e tu di che cos’è l’amore non ne sai assolutamente niente, tu di ragazzi ne hai fatto una collezione, sai come i lord inglesi che si appendevano nel salone i trofei di caccia, tu ancora la vedi così... tu ancora, a 30 anni, vai cercando il ragazzo perfetto. Mi potresti dire: “ma che me lo dici a fare?” ... beh... siamo amici no? Anzi credo di essere uno dei pochi amici che ti sono rimasti, gli altri ti hanno mollato tutti... tu sei convinto che sei tu ad averli mollati ma in realtà sono loro ad aver mollato te... in tono minore, ma tu la storia del “c’è di meglio” l’hai applicata pure agli amici... hai provato ad applicarla pure a me... e sono io che non ti ho voluto mollare nonostante tutto. Ho continuato a dirti quello che penso veramente e che cioè stai andando verso una dissipazione totale di te stesso, ti stai buttando via in una marea di stupidaggini, nell’andare a 30 anni ancora a caccia di fantasie... secondo me tu sei ancora condizionato dal mito... proprio dal mito del ragazzo ideale... a 30 anni tu vorresti un ragazzo dolce buono, affettuoso, totalmente senza esperienza perché pensi di poterlo educare tu, ma tu non dici nemmeno educare, dici svezzare... Tu? E che cose gli potresti insegnare a un ragazzo pulito? Potresti insegnargli come si finge di essere innamorati... oppure come ci si sente disperati dentro quando si fa finta di continuare a giocare ma ci si rende conto che il castello ci sta crollando addosso? Io non so che cosa tu possa prevedere per il tuo futuro perché tu in effetti cerchi sempre questo benedetto ragazzo ideale. E poi se anche esistesse questo ragazzo ideale, pensi che si innamorerebbe di te? Allora sei tu il ragazzo ideale... certo è ovvio... guardati allo specchio... in effetti sei un bel ragazzo ma non più giovanissimo, ti porti appresso una marea di manie e di frenesie che uno psicanalista ci potrebbe lavorare una vita, quando parti col bla bla non ti fermi più... dici sempre le stesse cose, credi di essere fascinoso ma non lo sei e non te ne rendi conto, Mattia l’hai lasciato tu? Tu ne sei convinto, ma non è così e lo sai come stanno realmente le cose? Mattia ti ha lasciato... è lui che ti ha lasciato e lo sai perché... è lui che me lo ha detto: ti ha lasciato “perché c’è di meglio...”. Tu non ci credi vero? Come è possibile che ci sia uno meglio di te... Eppure Mattia ne era perfettamente convinto... e lo sai chi gliel’ha insegnata questa filosofia? Gliel’hai insegnata tu! Mattia un ragionamento di questo tipo prima non lo avrebbe fatto... io lo conoscevo bene anche prima, lui, prima, cercava un ragazzo vero... ma dopo che ha conosciuto te ha cominciato a cercare anche lui il ragazzo ideale. Adesso ti ho detto quello che avevo da dirti... svegliati finché sei in tempo... non correre appresso alle farfalle. Se uno a 30 anni non ha ancora capito che cosa vuol dire amare deve cercare di capirlo in fretta perché Mattia che ti ha scaricato perché “C’è di meglio...” rischia di non essere un’eccezione ma il primo di una lunga serie di ragazzi che ti scaricheranno e allora capirai... ma allora capire non avrà alcun senso.Queste cose te le dico perché le penso... non ti preoccupare, non sto cercando di rimettermi con te... lo so anch’io che “c’è di meglio!”... ma almeno come amico puoi andare ancora bene.
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COMING OUT IN CHAT

...
- Marco scrive:
ma fai discorsi un po’ strani
- Luca scrive:
perché?
- Marco scrive:
mah... non lo so... questo amico per te mi pare che conta veramente molto...
- Luca scrive:
sì effettivamente sì... ci conosciamo da anni, ci diciamo tutto...
- Marco scrive:
ma tu ce l’hai una ragazza?
- Luca scrive:
no...

- Marco scrive:
e perché no?
- Luca scrive:
beh...
- Marco scrive:
ma che significa beh?
- Luca scrive:
...
- Marco scrive:
oddio non sarai mica gay...
- Luca scrive:
...
- Marco scrive:

mannaggia mi dispiace
- Luca scrive:
che cosa ti dispiace?
- Marco scrive:
beh, non lo so, dicevo così...
- Luca scrive:
Dai, dimmi quello che pensi veramente
- Marco scrive:
mah... che ti posso dire... non è che mi sento in imbarazzo ma non mi era mai capitato prima e poi con te non me lo sarei aspettato proprio, mi dispiace, che ne so... boh... mannaggia non so che dire... però mi sento in imbarazzo... no, magari no, boh... non lo so...
- Luca scrive:
dai, parla chiaro...
- Marco scrive:
insomma io me l’aspettavo, cioè l’avevo capito subito...

- Luca scrive:
ma un secondo fa hai detto esattamente il contrario...
- Marco scrive:
no, vabbe’ che c’entra, mannaggia quanto sei suscettibile... non me ne passi una...
- Luca scrive:
oh... Marco... se vuoi chiudiamo pure subito...
- Marco scrive:
e perché?
- Luca scrive:
beh...
- Marco scrive:
ma che significa beh?
- Luca scrive:
...
- Marco scrive:
ma io non c’ho niente contro i gay, stiamo tra persone civili... se tu sei fatto così... che ti posso dire... ok, va bene... basta che magari non mi corri troppo appresso...
- Luca scrive:
ma l’ho mai fatto?
- Marco scrive:
no... si vede che sono uno scorfano...
- Luca scrive:
ma dai!
- Marco scrive:
beh, non lo so, dicevo così... una battuta stupida... pero, seriamente che cosa pensi di fare?
- Luca scrive:
in che senso?
- Marco scrive:
non lo so... andare da uno psicologo... vedere se si può fare qualche cosa...
- Luca scrive:
cioè?
- Marco scrive:
mah... non lo so... ma che vuoi stare così? Se c’hai problemi con le ragazze ho sentito che qualche cosa si può fare, ti puoi fare dare il viagra...
- Luca scrive:
ma tu lo sai che cos’è un gay?
- Marco scrive:
è uno che quando sta con una ragazza non gli si drizza, ma non ti devi fare condizionare da queste cose, io penso che qualche cosa si può fare... se trovi il medico giusto la risolvi e poi a puttane c’andiamo insieme... bella Luca!
- Luca scrive:
no... mi sa che non hai capito bene... io non sono impotente...
- Marco scrive:
e allora che è? Se con una donna ti si drizza tu ci stai e via... e secondo me non sei nemmeno gay... questa cosa adesso te la sei messa in testa così come una fissa... ma mi sa che è una grande stronzata...
- Luca scrive:
beh... no... io voglio stare coi ragazzi... me ne innamoro proprio...
- Marco scrive:
ma che significa? Ma non è possibile? Ma come fai? Non c’ha proprio senso... sarebbe come se io pensassi di innamorarmi di te ma è pazzesco...
- Luca scrive:
...
- Marco scrive:
oddio mo’ che è successo? Ti sei offeso? ...
- Luca scrive:
no... tanto al fatto che nessuno capisce un cavolo ci sono abituato...
- Marco scrive:
ma che dovrei capire, dai! Non dire stronzate! ... Te ne faccio conoscere una io che quando la vedo vado subito in tiro... quando stai là non ci resisti... Basta che la vedi che ti passano tutte le fantasie stupide... Luca, dai... sono stupide...
- Luca scrive:
mah... Se dobbiamo andare avanti così è meglio che chiudo...
- Marco scrive:
ma che... pensi veramente di essere uno di quelli... Luca!! Tu con quella caz.. di gente non c’hai niente da spartire, te lo dico io! Ma non l’hai visti che attrezzi che sono? Sono patetici...
- Luca scrive:
ti lascio, va... è meglio... ciao
- Marco scrive:
aspetta! Caz.. ! Ma dove vai! Buono! Non ti mangio mica... mannaggia quando uno vuole aiutare un amico alla fine becca solo cazzotti!
- Luca scrive:
scusa, scusa, ma non voglio essere aiutato... voglio rimanere quello che sono punto e basta!
- Marco scrive:
secondo me non sai nemmeno quello che dici... vabbe’ oh... vuoi fare così? Fallo! So’ cavoli tuoi! Ma chi te se caca più a te! Vuoi essere una merda... e allora ti trattano come una merda... è giusto no?
- Luca scrive:
Ciao

Luca chiude la chat

Marco riapre la chat

- Marco scrive:
Oh! Guai a te se mi richiudi la chat in faccia! Mi fai incazzare di brutto... ma c’hai proprio un caratteraccio... vabbe’, vuoi dire che sei gay... come ti pare a te! Vuoi essere stronzo.. Fallo!
- Luca scrive:
se ricominci spengo tutto... Marco se non c’hai manco un minimo di rispetto vattene a quel paese e basta!
- Marco scrive:
vabbe’, scusa, scusa... ma seriamente da uno psicologo perché non ci vai? Che quello ti tira fuori... - Luca scrive:
ma che cavolo dici!
- Marco scrive:
beh, non lo so, dicevo così... ma tu che cosa pensi di fare?
- Luca scrive:
ma che devo fare? Niente!
- Marco scrive:
ma se dallo psicologo non ci vai questa cosa diventa una fissazione, mentre secondo me ci stanno tante cose da fare...
- Luca scrive:
ancora?
- Marco scrive:
va bene... c’hai ragione tu... facciamo finta che c’hai ragione tu...
- Luca scrive:
Marco mi sono stufato di sentire stronzate...

- Marco scrive:
oh! pure io mi sono stufato... e quelle che hai detto tu sono molto più stronzate delle mie...
- Luca scrive:
non ne posso più... Marco basta! ... ma perché t’ho fatto questo discorso... non ne posso più... lasciami in pace!
- Marco scrive:
e no! Se no gli amici a che servono? ... a te t’è venuta in testa una stronzata e io te la devo fare passare dalla testa... tutto qua... Ma a Sandro gliel’hai detto?
- Luca scrive:
no! ... ma perché glielo dovevo dire?
- Marco scrive:
no, così... siccome pure lui mi sembra un po’ stranetto...
- Luca scrive:
ma che cavolo dici?
- Marco scrive:
Beh... io te l’ho detto... tanto tu fai sempre di testa tua...
- Luca scrive:
io l’ho detto a te e ho fatto male perché mi stai trattando in modo assurdo e manco te ne rendi conto...
- Marco scrive:
ma lo sai che Sandro pensava che ti poteva portare pure a te da quella che t’ho detto prima... a lui ce l’ho portato...
- Luca scrive:
ma non era gay?
- Marco scrive:
beh... però lui c’è venuto... e mi sa che pure a te ti farebbe lo stesso effetto...

Luca chiude definitivamente la chat

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mercoledì 26 marzo 2008

NORMALITA’ GAY E PAURA DI ESSERE GAY

Scrivo questo post perché una mail ricevuta questa sera mi ha indotto a riflettere sulla centralità di un argomento, cioè la paura di essere gay. Mi ha scritto un ragazzo che dice di avere compiuto da poco 16 anni e di non sapere nulla del mondo gay, dice di provare sensazioni che crede possano significare che è gay. Descrive queste sensazioni in modo molto chiaro e lui stesso giunge alla soluzione “Io penso proprio di essere gay”, ma aggiunge subito dopo: “però ho paura di essere gay”. In questa mail “avere paura di essere gay” non significa avere dubbi, perché il mio giovanissimo lettore non ne ha e probabilmente ha ragione a non averne, “avere paura di essere gay” significa letteralmente temere che stia per cominciare qualcosa di terribile e di incontrollabile. E’ a questo concetto di “paura di essere gay” da parte di chi gay comunque ci si sente realmente che voglio dedicare questa discussione.


Intanto, il fatto che un ragazzo di 16 anni non sappia in concreto che cosa significa essere gay sembra indicare delle carenze e delle chiusure educative di base. Nessuna informazione seria sembra essere filtrata a questo ragazzo circa la vita vera dei gay, lui stesso confessa chiaramente di “non saperne nulla”, però questo ragazzo in realtà non è affatto disorientato. A 16 anni usa internet, a quanto lui stesso dice, ha visitato siti definiti “gay” di tutti i tipi, è arrivato a Progetto Gay, ha letto ampiamente i blog e il forum e ha addirittura trovato il coraggio per scrivere a me, cosa che per un ragazzo di 16 anni è assolutamente eccezionale (l’età media dei ragazzi che frequentano Progetto Gay è tra i 25 e i 26 anni). Questo ragazzo, dunque, ha le idee molto chiare sul “che fare” per capire che cos’è la vita vera dei gay. A quanto lascia intendere, mi scrive non per avere informazioni che può avere in quantità tramite i blog e il forum, ma per rendersi conto di come ci si trova in un ambiente come questo, che però, come lui stesso riconosce, è un ambiente molto particolare. Io sintetizzerei la risposta alla domanda “che cosa cerca da me questo ragazzo?” in una espressione brevissima: “cerca una conferma della normalità dell’essere gay”. A questo ragazzo e a tutti i ragazzi che potranno capitare casualmente su Progetto Gay in cerca di normalità, io dedico questo post.

In primo luogo, essere gay non è un atto di ribellione a nulla e a nessuno ma è solo la manifestazione di una identità personale. Grandi istituzioni come Chiesa Cattolica condannano l’omosessualità e tendono a farla apparire come non normale. Sarebbe facile avviare una polemica contro questi atteggiamenti e sciorinare argomenti e testimonianze ma tutto questo accentuerebbe l’idea di gay come non normale, di gay contro qualcosa. La linea di Progetto Gay non è quella della polemica ma quella della presentazione della normalità dell’essere gay. Normalità che non è un dogma ma si avverte direttamente dalla osservazione della realtà nel suo aspetto quotidiano. Progetto Gay non fa discorsi ideologici ma racconta frammenti di vita gay a chi vuole ascoltarli.

Spesso i gay si nascondo, questo è un fatto, i gay pubblicamente dichiarati sono una percentuale minima, molti di dichiarano ad un ristrettissimo numero di amici dei quali si fidano, e molti sono ancora oggi quelli che non si dichiarano a nessuno. La vita gay non si manifesta alla luce del sole non perché o gay abbiano qualcosa da nascondere o di cui vergognarsi ma perché l’ignoranza e il preconcetto nei confronti dei gay è tale da indirli a un comportamento estremamente prudente. Chi, anche tra gli etero, conosce la vita dei gay da vicino non la considera affatto anormale. Le amicizie serie tra ragazzi gay ed etero sono ormai una cosa piuttosto comune e non perché ci sia “tolleranza” che è una parola che rimarca la non normalità, ma perché l’essere gay è considerato da moltissimi etero assolutamente normale. Spesso questi etero non possono neppure manifestare all’esterno questa loro convinzione nel timore di essere presi per gay e di dover incappare anche loro nelle maglie della omofobia.

I ragazzi gay son ragazzi come tutti gli altri, né migliori né peggiori, tra loro ci sono persone eccellenti e persone inaffidabili esattamente come tra gli etero. Le dinamiche della vita affettiva gay sono del tutto analoghe alle dinamiche della vita affettiva etero, con in più le complicazioni dovute al fatto che i gay non sono distinguibili dal resto della popolazione e che quindi per un ragazzo gay costruire un rapporto affettivo con un altro ragazzo gay è decisamente più problematico, ma con la diminuzione dei livelli di ignoranza e di pregiudizio i gay, specialmente quelli giovani, riescono oggi a prendere contatto tra loro senza eccessive difficoltà.

Molte complicazioni della vita gay non sono imputabili ai gay ma alla mancata parificazione delle unioni gay al matrimonio, che ha portato a problemi di vario tipo. Chiedere che le unioni gay siano in tutto parificate al matrimonio non è una fantasia peregrina ma un’esigenza sociale di giustizia che finirà per prevalere anche in Italia così come accade in altre parti del mondo.

Non è affatto vero che i gay non si realizzano. Ho visto più volte ragazzi gay felici della loro vita di coppia e ho visto matrimoni eterosessuali fallire nonostante la presenza di figli.

Di regola i gay non fanno stranezze, non hanno comportamenti diversi da quelli degli altri ragazzi, non sono effeminati, tanto è vero che non si riesce nemmeno a riconoscerli.

La vita normale dei ragazzi gay e fatta di studio, di lavoro, di affettività e di sessualità come la vita di tutti gli altri ragazzi.

L’essere gay non ha nulla a che vedere col male che è la sofferenza imposta ad un’altra persona. E’ invece un male la limitazione di fatto della libertà dei gay perché crea sofferenza del tutto immotivata. La paura dell’essere gay deriva solo dall’ignoranza e dal pregiudizio.
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Se volete, potete partecipare alla discussione sul tema aperta nel Forum di Progetto Gay:
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lunedì 24 marzo 2008

SESSO GAY E VIOLENZA

Ciao Project,
ieri sera ti ho accennato in chat qualcosa della mia storia e l’atteggiamento che hai avuto mi è piaciuto, non hai sparato giudizi e sei stato ad ascoltare e alla fine mi hai detto anche cose che non mi aspettavo, per questo la mia storia te l’ho riscritta, se pensi che possa servire a qualcosa pubblicala, ma vorrei comunque che tu la leggessi e che mi facessi sapere per e-mail, privatamente, quello che ne pensi, mettila sul blog, sul forum, dove ti pare, ma tu non la commentare, poi ti spiego il perché. Non ti arrabbiare se non ti ho dato il mio contatto, ma non ti conosco ancora bene e preferisco andarci piano, però ti ringrazio che mi hai dato il tuo. Ieri sera mi sono sentito più sollevato. Penso che mi rifarò vivo. Se vuoi pubblica pure questa mail ma in modo anonimo. Per favore prima di pubblicarla correggi gli errori che sicuramente ho fatto. Grazie.

Lettera firmata con nome e cognome.

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Sono un ragazzo di 22 anni, chiamatemi Giulio, non mi chiamo così ma questo nome mi piace. Sono sempre stato gay, da quando mi ricordo, diciamo dai 13-14 anni. Coi miei non sono in buoni rapporti, loro sono brave persone e pensano che io sono solo un ribelle, uno che tanto comunque finirà male, loro lo pensavo veramente. Mio padre prima si arrabbiava con me, adesso non lo fa più perché pensa che sia del tutto inutile. Io mi sento un ribelle, certe volte vorrei spaccare tutto, non sopporto l’ipocrisia e invece ci devo vivere in mezzo. I miei non sanno niente di me, col loro sono sempre stato molto aggressivo ma non ho mai parlato dei fatti miei privati. Già a 16 anni me ne sono andato di casa per un periodo senza che i miei volessero, mi sono preso un po’ di soldi dei miei (praticamente li ho rubati) e me ne sono andato in giro in autostop. Poi sono tonato a casa dopo avere speso tutti i soldi per divertirmi, a bere e non solo. Quando sono tornato a casa mio padre è rimasto lì come un imbecille, mi aspettavo che mi menasse ma non l’ha fatto, ha avuto paura, si è comportato come un vigliacco. A scuola è stato un disastro, mi hanno mandato a una scuola privata ma non me ne fregava niente e non c’andavo mai, però a 20 anni sono riuscito a prendere la maturità. Anche se spaccavo tutto ed ero pure violento ho sempre sognato che qualcuno mi prendesse con la dolcezza nonostante tutto, a uno del genere io avrei dato anche l’anima, ma trovavo solo gente che mi strillava contro e che mi allontanava malamente. Io mi conciavo nel modo peggiore possibile, proprio per provocare le persone. Io ho sognato di avere un ragazzo da quando avevo 14 anni ma non ne ho mai avuto uno, di qualcuno mi sono innamorato ma si sono spaventati e non sono stati capaci di capire che cosa sono io sotto la scorza, perché penso di potere amare veramente un ragazzo in modo fortissimo. Abito in una zona di mare e non molto lontano da casa mia c’è un campeggio, l’hanno aperto quattro anni fa e l’accesso è libero per chiunque. Io ci andavo a passeggiare parecchie volte perché al campeggio ci stanno spesso ragazzi giovani e io sognavo che qualcuno di loro si potesse innamorare di me. E poi, lo dico chiaro, io c’andavo perché mi piaceva stare in mezzo a quelle persone, la metà erano stranieri e al mare si cambiavano all’aperto come niente fosse. A me queste cose mi facevano bollire il sangue. Con gli stranieri non avevo nessuna possibilità perché non parlo nessuna lingua straniera, con gli Italiani qualche volta mi facevo coraggio e ci provavo. Io sono del sud, ma tra quelli del sud e quelli del nord io preferisco quelli del nord, a parte che sono meno impiccioni e ficcanaso, sono proprio ragazzi che mi piacciono di più fisicamente. Io sono nero di capelli e un po’ scuro di carnagione però mi piacciono molto i ragazzi del nord. Andando al campeggio e alla spiaggia, qualche volta mi succedeva di fare incontri interessanti. Tre o quattro volte mi hanno invitato a mangiare con loro, abbiamo fatto il bagno insieme, anche senza costume e poi siamo stati a cantare sulla spiaggia fino a notte alta. Questi ragazzi mi dicevano che ero molto dolce e la cosa mi piaceva moltissimo. Ho sognato tantissime volte di poter avere rapporti sessuali con qualcuno di questi ragazzi ma non è mai successo, con me erano disinvolti, amichevoli, ma forse non erano gay, anche se io mi mettevo sempre in gruppi dove non c’erano ragazze. Una volta sola ne ho trovato uno gay e pensavo che a fare qualcosa ci si potesse arrivare. Ho fatto una cosa che non avevo mai fatto, gli ho detto che ero gay e lui mi detto che era gay anche lui, poi ho provato un approccio fisico molto esitante, ma lui m’ha detto che non lo voleva fare, che aveva un ragazzo a Mantova e che era quello il ragazzo che amava. Io gli ho detto che quel ragazzo era veramente fortunato. Ci siamo dati solo un bacetto minimo, poi lui l’indomani è partito, adesso ci sentiamo ancora in msn. E’ stata la cosa più bella che mi è capitata in tutta la vita, anche se è stato un rifiuto. Io un ragazzo come quello lo ammiro. In paese sapevano che io facevo solo il comodo mio, che non tornavo a casa la sera, e piano piano si è creata una specie di leggenda del mostro. Metteteci che non mi avevano mai visto con una ragazza, io sono diventato il mostro gay del paese, al punto che mi evitavano proprio, le mamme pensavano che andassi in giro a violentare i ragazzini e quando mi vedevano se ne scappavano. Sono andato avanti così fino ai 21 anni. A 21 anni m’hanno dato un lavoro in un deposito mi materiali da costruzione, salario da fame, ma per me era tanto, io soldi miei non ne avevo mai avuti. Il padrone era una signore che si vedeva pochissimo, c’aveva una bella macchina e quando veniva era molto rispettato, avrà avuto penso sui 45, sposato con due figli, il grande di 18 anni, che era un bel ragazzo, e una bambina di 10. Il figlio del padrone si chiamava Salvatore, io l’avevo visto un paio di volte, ma lui era il figlio del padrone io ero l’ultimo dei garzoni del deposito, quindi c’era poco da fare. Qualche sguardo ce lo siamo scambiato e forse quel ragazzo con suo padre ci stava proprio male, abbiamo anche scambiato qualche parola ma solo un paio di volte. La prima volta il padre se ne era andato e abbiamo parlato di più, Salvatore nei miei confronti era rispettoso, mi trattava alla pari, me l’ha detto chiaro che con suo padre stava malissimo. Io gli ho detto che ero gay e ho visto che ha avuto un lampo negli occhi, lui non ha detto che era gay anche lui ma che era interessato lo sentivo benissimo. Poi mi hanno chiamato per mandarmi con un camion a scaricare e ci siamo lasciati. La seconda volta, quando mi ha visto mi ha sorriso, poi è arrivato il padre e ha chiamato il figlio in un modo così violento che sono stato male io per lui. Il padrone a me non ha detto niente ma dopo non ho più visto né il padre né il figlio. Per me amore niente, nemmeno sesso, niente di niente, ormai non c’era più nemmeno il campeggio c’era il lavorare come uno schiavo dalla mattina alla sera. Una volta in paese uno ha cominciato a dirmene contro di tutti i colori, uno s’è messo in mezzo e m’ha difeso. Io non me l’aspettavo proprio. Dopo qualche giorno l’ho rivisto, abbiamo parlato un po’, è sposato, ha 41 anni, però era gentile con me, mi trattava bene, una domenica mi ha invitato a pranzo fuori, mi sembrava strano che lasciasse sua moglie a casa per uscire con me però mi faceva piacere, non l’aveva mai fatto nessuno. Gli ho detto che ero gay e mi ha risposto che lo sapeva ma che la cosa non gli creava nessun problema. Insomma non era il mio tipo e non mi sentivo attratto vero di lui, in fondo io lo sapevo dove si stava andando a finire e in sostanza l’ho accettato. Con me era gentile, mi sentivo amato. Insomma la faccio breve, tanto dove si va a finire è chiaro. Un giorno mi dice se voglio passare con lui sabato e domenica. Sabato e domenica voleva dire anche la notte insieme, io l’avevo capito benissimo, ma per me era la prima volta e l’idea che magari un’occasione del genere non si sarebbe creata più ce l’avevo. Insomma ci sono andato. Mi ha portato a cena in un ristorante molto lontano da dove abitiamo noi e poi ce ne siamo andati a casa sua in campagna, un bel posto molto ben sistemato. Era ovvio che lì si dovesse fare sesso, c’eravamo andati apposta. Lui comincia a farsi avanti ma in un modo che non mi piace per niente, vederlo in quella situazione mi fa proprio schifo. Ho provato a dirgli in tutti i modi che non me la sentivo. Prima ha provato a insistere con le buone ma siccome io cercavo di evitare in tutti i modi alla fine mi ha proprio picchiato in modo violento e mi ha obbligato a starci comunque, in pratica sono stato violentato da quest’uomo. E’ vero che io gli avevo dato corda in tutti i modi ma lui non si doveva comportare così. Dopo ho ripensato a un particolare che mi è sembrato importantissimo, quando si è deciso a fare quello che ha fatto mi ha detto in dialetto: “Tu sei un frocio di merda e te la sei fatta con tutti quelli come te, ma io i malanni tuoi non me li voglio pigliare...” e si è messo il preservativo. E’ stata un’esperienza terribile, una cosa che non augurerei nemmeno al mio peggiore nemico. Quando ha finito mi ha ricaricato in macchina a botte e mi ha scaricato sotto casa mia. Il senso di schifo profondo che ho provato me lo porto ancora appresso e credo che non lo dimenticherò più. La mia prima esperienza sessuale con un uomo è stata questa. Per me è come una specie di incubo che mi accompagna sempre. Quell’uomo, dopo, si è tenuto alla larga e ha fatto bene, perché se me lo fossi trovato davanti non so che livello di reazione violenta avrei potuto mettere in pratica, ma sicuramente avrei reagito in modo violento. Di questo fatto ho parlato solo a tre persone. Al ragazzo che avevo conosciuto al campeggio, a un amico etero che mi ha sempre rispettato e a Project e Project ha avuto la dignità di stare zitto e non fare commenti. Mi sento un cretino perché in fondo in quel pasticcio mi ci sono cacciato io, però quando ti mollano tutti e non sai dove sbattere la testa puoi fare le cose più pazzesche. Non so se riuscirò mai ad accettare il sesso gay come una cosa positiva ma penso che mi ci vorranno anni e che anche quando mi capiterà di trovare un ragazzo che mi voglia veramente bene, resterò pesantemente condizionato dall’esperienza che ho vissuto, che mi ha fatto sentire peggio di un verme, che mi ha umiliato profondamente, anche perché sono un cretino, è vero, ma anche perché mi hanno mollato tutti e sono rimasto completamente solo. E’ tutto.

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Se vuoi, puoi partecipare alla discussione su questa tetimonianza aperta nel Forum Progetto Gay:
http://progettogay.forumfree.net/?t=26399448

domenica 23 marzo 2008

BUONA PASQUA DA UN VECCHIO GAY

Sono andato stamattina a fare gli auguri di Pasqua al mio amico Vicenzo, quell’anziano signore 81enne di cui ho parlato nella discussione UN AMICO DI PROGETTO GAY A 81 ANNI http://progettogay.forumfree.net/?t=24659239 . Mi aspettava, gli ho fatto vedere gli sviluppi del Forum su un portatile. Quando ero andato a trovarlo l’ultima volta, il 30 Gennaio, gli avevo parlato della storia di Federico e di Davide ed era rimasto molto colpito perché quella storia gli ricordava molto la sua, ed aveva avuto anche belle parole per Loki che aveva commentato i suoi auguri di Natale. Stamani mi ha chiesto per prima cosa di Loki, gli ho detto delle sue peripezie di lavoro, poi mi ha chiesto di Federico e di tanti altri ragazzi di cui gli ho fatto leggere i post. Ha voluto che lo lasciassi solo per un’oretta perché voleva scrivere due righe di augurio, io ho fatto come mi ha chiesto e ora riporto qui di seguito il testo che Vincenzo mi ha dato:

“Carissimi ragazzi,
per un vecchio gay come me (io non sono nemmeno abituato a questa parola straniera gay) è una consolazione grandissima sapere che ci stanno tanti ragazzi come voi, gente onesta e come si deve che vuole vivere i suoi sentimenti con dignità e con serietà. Io ormai la mia vita l’ho fatta, è stata una vita da omosessuale, ma non la cambierei con nessun’altra al mondo perché ho ricevuto e ho dato tanto amore e anche adesso, qua, il Progettista mi dice che posso servire ancora a qualche cosa. La speranza non la dovete perdere mai, la vita è una cosa seria, essere gay è una cosa seria e importante. E’ difficile sì, ma chi di voi l’amore l’ha conosciuto, quello vero, lo sa benissimo che ti cambia la vita. Quelli che non l’hanno trovato, guai a loro se si fanno buttare giù, dovete costruire, pensare al futuro, farvi una sicurezza economica, sentirvi veramente liberi perché l’amore, quello vero, lo troverete pure voi. Avete la coscienza vostra e quello deve essere il metro per capire se state facendo bene o male, tutto il resto non conta niente... e la speranza non la dovete perdere mai... perché la vita qualche cosa di buono la sta preparando pure per voi.

E adesso un pensiero speciale per Loki. Il Progettista m’ha detto dei tuoi problemi di lavoro... Loki, tu mo’ lo stai vedendo direttamente quanto può essere difficile campare e quanto è duro lavorare perché nessuno ti regala niente, ma tu hai una dignità e sei un bravissimo ragazzo... e non ti devi fare scoraggiare, tu a me non mi conosci ma io da quando hai scritto quelle cose a Natale un poco ti voglio bene. Uno come a te è proprio uno speciale...

E un pensierino pure per Federico, il Progettista m’ha raccontato tante cose e se me lo permetti un poco voglio bene pure a te...

Un saluto speciale pure a proyou che dice cose così belle e così vere e che è sempre così gentile e pieno di premure e a Fabio Matteo che deve essere un bravissimo ragazzo. E un saluto caro a Steven, a Aster, a Ritter... Insomma mo’ io i nomi non me li ricordo, ma siete uno meglio dell’altro.

Ma io a questi ragazzi qua, a gente come voi mi ci sento proprio portato a volervi bene perché voi state vivendo la stessa vita che ho vissuto io 60 anni fa e quando leggo le cose che scrivete è come se le scrivessi io... Un augurio sincero a voi e alle persone alle quali volete bene per la buona Pasqua e tanta, tanta felicità a tutti quanti! E pure nei momenti brutti non ve lo dimenticate mai che essere gay è una cosa bellissima!”

sabato 22 marzo 2008

SESSO GAY NEL DIARIO DI UN DICIOTTENNE

Un documento interessante: la sessualità gay di un diciottenne di 33 anni fa

La sessualità gay, proprio per il fatto che interviene tra persone dello stesso sesso, risponde a una profonda esigenza di identificazione con l’altro e di corrispondenza che la distingue dalla eterosessualità in cui domina il concetto di complementarità legata alla differenza di genere. A questa constatazione elementare e nello stesso tempo basilare rinvia la pagina di diario che riposto qui di seguito. Preciso che ho lasciato il testo in versione integrale.

6 Marzo 1975

Che culo! Io voto!!!! Oggi hanno fatto la legge del voto a 18 anni, io 18 anni l’ho fatti da pochissimo... alle prossime elezioni voto!!! ... ma in fondo che me ne frega a me che voto... io adesso c’ho altro per la testa... Chissà perché mi piace e mi piace da matti? tutto intellettualotto coi capelli un po’ lunghetti, in un certo senso mi somiglia, è chiaro di carnagione come me, castano chiaro di capelli come me, capello liscio come me, sempre jeans e maglione come me. Oggi c’aveva un maglione così largo che ci navigava dentro.. e i jeans... la moda dei jeans stretti benedetto chi l’ha inventata, lì anche se non vuoi, non dico che si vede ma te l’immagini e mi sa che ce l’ha pure come il mio. Lui sta al banco avanti al mio, e sono stato tutta l’ora di matematica a fissare la sua gota sinistra, bellissima con quel po’ di barba chiara appena rasata, ma io m’innamoro anche solo di un particolare così... poi qualche centimetro di collo, l’attaccatura dei capelli, l’orecchio, bellissimo, proprio perfetto. Poi la matta l’ha interrogato e ci sono stato malissimo, l’ha proprio torturato. Dico! Ma lascialo stare no! Invece quella ci si divertiva! ... Io sarei andato lì e gliel’avrei tolto da sotto le grinfie... vabbe’ non l’ho fatto... ma mica mi posso giocare l’anno! Quando siamo usciti ci siamo guardati, occhi negli occhi come facciamo tutti i gironi... che sensazione! Ormai sono tre mesi che abbiamo rotto il ghiaccio, io non credevo che sarebbe mai successo ed invece è successo... erano i primi di dicembre... ti avevo mangiato con gli occhi fino dal primo giorno di scuola, mi dicevo: Ma come fa a essere così bello, così dolce... e così sexy... perché lo sei in un modo così naturale che mi rubi l’anima. Prima di dirtelo... un’ansia da infarto quando poi sono arrivato al punto e ho sputato il rospo tu m’hai fatto il gesto mi mandarmi un bacio, poi m’hai preso la mano e l’hai stretta tra le tue. Il nostro primo contatto fisico vero, voluto. Avevi le mani calde, asciutte, esattamente come le mie, il contatto era gradevole avrei voluto che durasse all’infinito. Stringere le mani di un altro ragazzo... non solo, stringere le Mani di marco, del mio Marco, belle, forti, chissà quante cose c’hai fatto con quelle mani... vabbe’, lasciamo perdere... però un contatto fisico è proprio un’altra cosa, conta più di mille parole, ti trasmette proprio quella vibrazione fisica che ti stordisce. Se quel contatto non ti tradisce, non si perde in esitazioni o in incertezze strane, diventa una cosa così essenziale che non ne puoi più fare a meno... io non posso andare girando con lui mano nella mano ma sarebbe bellissimo... e mi immagino che cosa deve essere poterlo abbracciare, poterlo baciare in pubblico, o addirittura avere con lui un contatto intimo... io credo che per l’emozione mi potrebbe venire un infarto.... se anche solo a stringerci le mani mi sentivo un dio! La sensazione più bella che c’è, che lui ti guarda negli occhi e ti dice di sì. Io la sera ho fatto proprio i buoni propositi per meritarmelo il mio tenerone, ho promesso che non mi sarei più masturbato perché mi volevo conservare tutto per Marco... vabbe’, promesse un po’ pazzesche... però per qualche giorno c’ho provato, anche se era un’impresa titanica, già lo era prima ma dopo che ci eravamo stretti le mani era proprio impossibile. Marco... mi piacerebbe tanto sapere che cosa hai fatto tu quella sera, ma non te lo chiederei mai... non ti voglio mettere in imbarazzo nemmeno un pochettino. Io con te col sesso vorrei correre a velocità stratosferica, ma mi sento un imbranato totale e mi sa che tu pure non scherzi... Poi uno pensa: se trovo un ragazzo gay che mi corrisponde, col sesso parto in quarta, ho risolto tutti i problemi e ho realizzato tutte le fantasie... col cavolo! C’ho sempre una maledetta paura di fare il passo più lungo della gamba, di correre troppo... io voglio che noi andiamo di pari passo perché nel sesso dobbiamo veramente essere in due però, mannaggia, il tempo passa e alla fine ne abbiamo parlato solo, però quando ne abbiamo parlato ero proprio eccitatissimo, non era il fatto di parlare di sesso, era il fatto di parlare di sesso tra noi, l’intimità era pazzesca è mi sono eccitato in modo pazzesco... e quella notte intera al telefono a parlare piano piano per non farci sgamare, non era nemmeno parlare di sesso, anche quello, sì, però era proprio il fatto che eravamo disposti a stare una notte intera al telefono l’uno per l’altro... perché io lo sapevo benissimo quello che passava per la testa a te e tu sapevi benissimo quello che passava per la testa a me... e non solo per la testa. Allora ti sei fatto coraggio tanto c’era il telefono di mezzo, e m’hai raccontato un po’ delle fantasie tue che mi sembravano proprio identiche alle mie, quella notte, sussurrando piano piano, mi hai parlato dei tuoi sogni erotici e dei tuoi desideri segreti, eri quasi stupito che quelle cose mi sembrassero totalmente naturali e totalmente anche mie, mi hai detto: “Ma possibile che siamo uguali fino a questo punto?”... Marco, accidenti, io penso che da qui a qualche giorno non riuscirò più a fermarmi... ma come faccio a fermarmi... io ti salto addosso... stare al posto mio mi costa moltissimo però non ti vorrei mai mettere in imbarazzo, meglio niente di qualcosa che non sia buona anche per te... però io ti porto sempre con me, di giorno e di notte... ieri notte ti ho sognato, ho sognato che ci abbracciavamo nudi, lo so che era solo un sogno ma era bellissimo... adesso la fase del “perché lo dovremmo fare” l’abbiamo passata adesso siamo al quando... insomma sì qualche passo avanti l’abbiamo fatto... ma io non ce la faccio più ad aspettare... ma perché? Uffa! Lo so che non dobbiamo rovinare le cose per correre troppo... tu mi hai promesso che la prossima volta ci proviamo... ve bene... se non te la senti va bene lo stesso... però ti prego... proviamoci... Adesso ogni volta che vengo da te mi faccio una doccia lunghissima senza masturbarmi, ed è già una tortura, poi mi metto la biancheria più bella che ho... perché io penso che possa essere la volta buona... e poi io lo sento che ci siamo quasi... mercoledì, quando ci siamo baciati è stata una cosa così sexy che mi stavo proprio sciogliendo... poi mi dici che ti senti in imbarazzo... per portarti a baciarmi come si deve ci sono voluti mesi, all’inizio ti sembrava una cosa impossibile pure quella, poi ti sei sciolto e adesso chi ti ferma più... però ancora siamo a questo livello... sì, è bello, bellissimo, sexy, sexyssimo... però... me l’hai detto pure tu che non vedi l’ora, ma io non ti dico chissà che cosa, ci spogliamo e ci mettiamo sotto le lenzuola, neanche ci tocchiamo, te lo giuro, ma io voglio sentire il tuo calore, quello vero, quello di tutto il corpo... ma scusa, ma di che hai paura? ... mi pare che alla fine i nostri desideri sessuali sono esattamente gli stessi, non ci saranno sorprese di nessun genere, lo sai già... Marco... la prossima volta... mi raccomando, pensaci... io lo so che ci pensi perché quando stiamo insieme sei eccitatissimo anche tu e si vede... e allora perché no? Perché non ancora? Ma non ti rendi conto che così è una tortura? Però alla fine una cosa bellissima l’hai fatta, mi hai dato una tua foto in costume, io una cosa del genere non te l’avrei mai chiesta e invece l’hai fatta tu, direttamente. Io quella foto l’ho nascosta, non c’è niente di strano nella foto... ma quella foto è mia l’hai data tu a me... è un pegno d’amore... mannaggia adesso mi sento pure stupido... mi ci volevi mettere una bella dedica... e io ti ho detto di non mettercela perché se qualcuno l’avesse trovata sarebbe stato imbarazzante... e m’hai detto pure che cosa ci avresti scritto: “Al mio gattino, perché mi porti sempre sul cuore...” Come si fa a non desiderare di fare l’amore con un ragazzo come te... è impossibile, sei troppo dolce... Lo sai che ho scritto per te anche una poesia erotica... niente di sconvolgente, però l’idea di fare l’amore con te mi torna proprio ossessivamente... che ci posso fare... forse sono un po’ maniaco ma quando ti sto vicino mi sento in orbita e non capisco più niente... Adesso me ne vado a dormire o meglio prima a... e poi a dormire... tanto lo sai... ce lo siamo detto chiaro... Ciao tenerone mio... e masturbati solo pensando a me... capito!?

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giovedì 20 marzo 2008

AMORE TRA GENITORI E FIGLI GAY

Ciao Project,
ti ricordi di me? Matteo, di Bergamo, 18 anni, quello che era innamorato di un compagno di scuola... allora io ti avevo detto che non ero dichiarato ma adesso le cose sono cambiate. Ti racconto la storia, se ti va pubblicala, mi farebbe piacere che gli altri ragazzi la leggessero perché per me questo è un momento di felicità straordinaria. Mai avrei sognato di vivere cose simili. Ma cerco di andare per ordine e di farmi capire da tutti. Ciao Project! Anche per un ragazzo gay la vita può essere bellissima e tu me l’avevi detto anche se io allora non ci credevo! Oggi sono felice!

Ciao ragazzi, vi racconto la mia storia. Fino al mese di ottobre dell’anno scorso la mia vita è stata in sostanza solo un’attesa e un’attesa brutta di cose che io pensavo non sarebbero mai arrivate. Mi ero innamorato più volte, se si può chiamare amore il perdere la testa per un ragazzo che nemmeno ti guarda, mi sentivo frustrato e depresso. Non era nemmeno una questione sessuale, del sesso non me ne sarebbe importato nulla, mi sentivo maledettamente solo, dei miei sentimenti non potevo parlare con nessuno, poi ho scoperto il blog di Project e mi è tornato un po’ di coraggio, a ottobre ho contattato Project che mi ha detto un sacco di cose positive sui gay e sul fatto che possono veramente essere felici, quelle cose mi faceva piacere sentirmele dire ma mi sembravano anche un po’ false... in un certo senso troppo belle, come se fossero state inventate per farti stare tranquillo, una specie di anestetico. Con Project ho parlato un paio di volte, poi sono sparito, lui mi ha mandato una mail della quale capisco il senso solo adesso, ma allora non ho nemmeno risposto. Continuavo a leggere il blog e mi sembrava un po’ un libro di favole e le cose positive che scrivevano i ragazzi mi facevano un effetto stranissimo, mi dicevo che erano terribilmente ingenui ad avere fiducia nel futuro perché il futuro sarebbe stato per loro solo una delusione. Bene, adesso tutte queste cose mi sembrano assurde e l’ottimismo di Project (prudente ma vero ottimismo!) mi sembra una cosa assolutamente realistica.
Nella mia classe, alla fine di ottobre è arrivato un ragazzo nuovo che si chiama Matteo come me, quando l’ho visto ho sentito dentro come una scossa elettrica, mi sono detto: è lui! E’ tenero, dolcissimo, mai aggressivo e poi ci siamo presi fin dal primo momento. Dopo pochissimi giorni ho cominciato ad andare a studiare a casa sua. I genitori mi hanno accolto benissimo, noi studiavamo in una stanza e ogni tanto ci portavano il tè coi pasticcini o il caffè, poi tante volte sono rimasto a pranzo a casa sua, stavo benissimo, anche coi genitori ho parlato più volte, erano molto premurosi e dicevano cose bellissime del figlio. Un pomeriggio siamo andati a fare una passeggiata e lui mi ha detto che era gay ma l’ha fatto nel modo più informale possibile. Parlavamo dei suoi genitori e gli ho detto che per un figlio avere dei genitori così deve essere bellissimo e lui mi ha detto. “Tanto più poi per un figlio gay...” Alla fine del pomeriggio mi sentivo in Paradiso, Matteo era innamorato di me e me l’aveva detto chiaramente e, udite udite! ... lo aveva detto anche ai genitori che l’avevano presa bene e dopo avermi conosciuto erano entusiasti di me! Pare pazzesco ma è tutto vero! ... Però per me rimaneva un problema grossissimo, cioè quello di dirlo ai miei genitori che con ogni probabilità una cosa del genere non se l’aspettavano proprio. Matteo era venuto a studiare da me qualche volta ma i miei sono molto più riservati e con lui avevano scambiato solo poche parole di cortesia. Insomma la cosa andava benissimo tra noi e con la sua famiglia e in fondo non poteva proprio andare meglio, mi sentivo proprio incoraggiato, ma sul lato della mia famiglia mi sentivo impacciatissimo, sapevo bene che il problema potevo risolverlo solo io e ho fatto una cosa rischiosissima che non avrei mai pensato di fare, ho affrontato prima mio padre, l’osso più duro, sono andato da lui e gli detto: “Papà, hai presente Matteo, quel mio compagno...” lui mi ha detto. “Sì” e io ho aggiunto: “Penso di essermi innamorato di lui...” Mio padre è rimasto letteralmente senza parole, non sapeva che dire, ma non era sconvolto, poi m’ha guardato negli occhi e mi ha detto: “Ma sei sicuro?” Gli ho detto: “Penso proprio di sì...” e quello che mi ha detto dopo ha sconvolto me, mi ha detto: “Ma tu lo conosci bene?” in pratica sul fatto che fossi gay non ha battuto ciglio, poi gli ho anche chiesto se se lo immaginava e mi ha detto nettamente di no. Ha voluto sapere tutto di Matteo, anche dei genitori, di come mi trovavo con loro, cioè si è comportato, al 100% come se fossimo due fidanzati etero. Poi mi ha detto: “Io non ti dico nulla, se ce lo vuoi fare conoscere, insomma, fai tutto come ritieni meglio, io lo so chi sei e ti voglio bene... a mamma glielo dico io... ma vedrai che non ci saranno problemi, però state attenti a scuola che lì l’ambiente non è sempre favorevole...” Notavo che mio padre non usava mai né la parola gay né la parola omosessuale e allora l’ho invitato a farlo, cioè a dire esplicitamente che io e Matteo siamo due ragazzi gay, la prima volta l’ha fatto con una certa difficoltà, poi piano piano si è sciolto un po’. Come sono stato felice di quelle risposte di mio padre non ve lo potete nemmeno immaginare. L’avrei abbracciato, ma non l’ho fatto, lui m’ha detto: “Portami un gelato dal frigo... che mi devo riprendere un pochettino...” ma l’ha detto sorridendo. Gli ho portato il gelato e quando gliel’ho dato mi ha preso la mano e l’ha stretta fortissimo e mi ha detto: “Tu non sai quante volte io ho pensato che per te non sono stato un esempio, che magari tu avresti voluto un padre diverso...” e allora me lo sono abbracciato stretto! Accidenti, fa un’impressione fortissima sentirti tuo padre che ha appena saputo che sei gay e che vuole un abbraccio da te... è bellissimo! Il pomeriggio l’ho raccontato a Matteo e siamo stati tutta il tempo mano nella mano, una cosa dolcissima. Quando camminavo mi sembrava proprio di non toccare terra.
L’indomani a scuola è successa un’altra cosa incredibile... io e Matteo stavamo soli in classe e Matteo appoggiava la testa sulla mia spalla, a un certo punto è entrato il prof. di Matematica, un signore sessantenne ma simpatico, entra, ci vede così, capisce al volo, poi ci fa segno con la mano di separarci e si siede di fronte a noi e comincia a parlare di matematica... cinque secondi dopo entra il preside con un geometra della provincia che doveva vedere delle cose dell’edilizia. Il preside è uno che io non sopporto proprio ha un suo concetto delle disciplina... insomma se ci avesse beccato soli in classe, io e Matteo e in quegli atteggiamenti sarebbe successo un disastro. Quando il preside se n’è andato il prof. di matematica ci ha detto: “Ragazzi cercate di essere prudenti... non vi mettete nei guai...” Anche questa è una cosa che non mi sarei mai aspettato. La lezione l’abbiamo capita e a scuola abbiamo evitato qualunque atteggiamento anche lontanamente sospetto. Il prof. di Matematica quando ci vede nei corridoi ci saluta e ci sorride, anche questa è una cosa importantissima.
Io non so che cosa può cercare un ragazzo dagli altri, ma a me non interessa affatto che mi accetti tanta gente che non mi piace e che non sopporto, ma tengo moltissimo alla simpatia delle persone che stimo.

Ragazzi, lo so che vi sembra una favola e sembra così anche a me, prima che mi succedesse non l’avrei mai immaginato, eppure è successo e allora voglio dire a Project che aveva ragione e che la felicità per i ragazzi gay esiste!

Ciao ragazzi e non vi scoraggiate mai perché le cose possono cambiare in meglio molto rapidamente... se oggi siete depressi e vi sembra che le cose non andranno mai per il verso giusto, pensate che sei mesi fa la pensavo anch’io così! In bocca al lupo da Matteo 1 e da Matteo 2!!!
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mercoledì 19 marzo 2008

RAGAZZI GAY NEGLI ANNI '60

Se posso dire una cosa, nella sezione “storie gay vere” ho trovato una storia che mi è piaciuta molto e si intitola “gay amici”. I protagonisti non sono anziani anziani ma non sono nemmeno ragazzi, sono gente di quasi 60 anni... però la storia non sta nella sezione “gay anziani”. Capisco che è difficile classificare queste cose, perché magari in una storia come quella ci sono protagonisti anziani, c’è il coming out e ci sono tante altre cose, ma volevo dire alle persone che leggono questo blog/forum che se vanno a cercare in altre sezioni possono trovare anche cose che magari trattano di gay anziani. Io ho già lasciato qualche commento sul blog di Progetto Gay tempo fa e Project sa chi sono.

Anziano sono (61 anni) si vivo pure solo. Di gay, in pratica, io ho solo la fantasia. La vita l’ho passata a sognare il ragazzo ideale, quello che si doveva innamorare di me, ma quel ragazzo non è mai esistito e in sostanza io ho imparato piano piano a fare i conti con la solitudine. Sono nato nel 1947, subito dopo la guerra. Quando ero ragazzino, negli anno ’50 a casa mia si tirava la cinghia, lavorava solo mio padre, la casa era piccola. In due stanze eravamo in sei, mio padre e mia madre, e una stanza era la loro, mia nonna e mio nonno, e l’altra stanza era la loro, poi c’eravamo io e mia sorella, mia sorella domina nell’ingresso su una poltrona letto e io in cucina sopra una branda.

Soldi non ce n’erano proprio, il cappotto si rivoltava e se andavo a giocare a pallone e mi rovinavo le scarpe dopo dovevo andare in giro con le scarpe rotte. A casa mia tutto era ridotto all’essenziale. Nonno e nonna badavano a me e a mia sorella. Papà andava a lavorare e a forza di straordinari stava a lavorare fino alla sera alle sette e mamma stava sempre alla macchina da cucire sempre a lavorare per qualche signora che le dava qualche lavoretto di sartoria. Nonno aveva una pensioncina. La vita era dura, si mangiava tanto pane, che allora costava molto meno di adesso, frutta pochissima, molte patate, molti pomodori, che ci facevano da frutta, non si buttava via niente.

Nel ‘58 sono andato alla scuola media. I ragazzi di oggi la considerano una cosa banale, ma allora non era così, quando sono entrato io nella scuola media non c’era ancora la scuola media unica come adesso, che è entrata qualche anno dopo, adesso non mi ricordo quando, ma quando ho studiato io non c’era ancora, allora si sceglieva tra la scuola media, che poi ti poteva portare al ginnasio e al liceo, e l’avviamento professionale per quelli che dopo dovevano andare a lavorare, mi ricordo che i miei sono stati tanto tempo a discutere se mandarmi alla madia o all’avviamento ma ala fine hanno deciso di mandarmi alla media, me l’hanno presentata come una scuola difficile dove si va per studiare. Abbiamo fatto quattro mesi di economie strettissime per arrivare a trovare i soldi per comprare i libri e dei vestiti adatti per mandarmi a scuola. Mi sentivo una responsabilità enorme addosso: attento a come parli! Porta rispetto ai professori! Scriviti tutto quello che dicono! Nonno mi aveva foderato libri e quaderni che non si dovevano rovinare. Mi sentivo grande e pure tanto spaventato. Il latino dalla prima media, all’inizio non avevo capito niente e poi m’hanno mandato dal parroco che m’ha dato qualche lezione e mi sono rimesso subito in carreggiata..

Alla prima media sono stato promosso con fatica ma sono stato promosso, in seconda sono stato promosso con meno difficoltà, in terza gli altri erano già sviluppati e io no... ma non ci facevo nemmeno troppo caso, abbiamo fatto gli esami e sono stato promosso con quasi sette di media ed era una cosa difficile. Poi c’è stato il problema della scelta tra il classico e lo scientifico, io in matematica andavo bene in latino invece me la cavavo a stento e poi c’era il fatto che il classico era la scuola dei ricchi e noi non lo eravamo proprio. La scelta è stata automatica: scientifico.

In prima eravamo 40! Tutti professori vecchi. Di qualcuno avevo proprio il terrore. Avevo una professoressa di Francese (allora si studiava il Francese)... quando la vedevo mi pigliava proprio il panico. Sono arrivato alla fine e mi hanno mandato a settembre in Latino, Francese e Matematica... eh, pure in Matematica! I miei pensavano che mi avrebbero bocciato e avevano poche speranze. Mi sono messo a studiare alla disperata e ho passato gli esami anche se per il rotto della cuffia. C’era un ragazzo che mi piaceva quando ero in prima ma non ero molto consapevole del senso della cosa.

In seconda eravamo solo 25, 15 erano stati bocciati, allora era normale. In seconda sono cominciate per me le preoccupazioni legate al sesso. I compagni miei parlavano di ragazze (non c’erano classi miste e i discorsi sul sesso erano proprio mitici), non solo ma si portavano a scuola i giornaletti pornografici. Il prete di religione aveva fatto tutta una predica sul fatto che quelle era la via dei ragazzi perditi, di quelli che nella vita non avrebbero concluso proprio niente, ma i giornaletti giravano, a me non li facevano vedere perché non ero scafato, ma i giornaletti giravano.

Una volta ne ho visto uno... una donna nuda coi seni e le parti intime coperte con dei pentolini... insomma il nudo integrale non lo vedevi nemmeno sui giornaletti pornografici, almeno su quelli che arrivavano ai ragazzi di 15 anni. Insomma quando ho visto la ragazza dei pentolini, il ragazzo che me l’ha fatta vedere sembrava un esaltato... e ce l’aveva grosso (Project, se vuoi questo particolare lo puoi togliere) perché io ormai a guardare a certe cose c’avevo fatto l’occhio, ma a me dei pentolini e di quello che ci stava sotto non m’importava proprio niente, non è che mi facesse schifo, ma era proprio indifferente, mentre a vedere che tipo di reazioni c’aveva quel ragazzo mentre si guardava i pentolini non ero affatto indifferente. Praticamente a 15 anni ho avuto per la prima volta la sensazione chiara che la mia sessualità non fosse come quella degli altri, ma allora non ci stava Progetto Gay. Se ti veniva un dubbio per la testa te lo dovevi tenere, i miei compagni i dubbi sulle ragazze se li chiarivano l’uno con l’altro, ma io con loro non potevo parlare certo delle cose che passavano per la testa a me.

Il ragazzo dei pentolini mi piaceva parecchio e cominciavo farci le mie fantasie, allora io nemmeno capivo in pieno che se pensava ai pentolini non poteva certo pensare a me, però tutte le mie fantasie, e non solo, erano dedicate a quel ragazzo. Ma a casa mia anche masturbarsi era un’avventura, lo potevo fare solo in bagno in modo rapidissimo. Tutte queste restrizioni non le pativo nemmeno, per me erano cose assolutamente naturali, io non avevo nemmeno il concetto di privacy.

In terzo scientifico le cose per me sono cambiate radicalmente, la mia classe è stata ridotta a 18 ragazzi e siamo stati fusi con un’altra classe e siamo diventati 31. La scuola al triennio era più impegnativa ma mi piaceva pure di più, e poi tra i ragazzi nuovi ce n’era uno che mi piaceva moltissimo, si chiama Marcello ed era veramente un gran bel ragazzo, e poi aveva un sorriso che mi incantava. Le mie fantasie sono passare dal ragazzo dei pentolini a Marcello, me lo mangiavo con gli occhi, cercavo di indovinare come potesse essere nudo ma lavoravo solo di fantasia.

Quell’anno la mia classe ha fatto un viaggio a Venezia e ci sono andato anche io. In camera stavo con Marcello e con altri due. Marcello era dolcissimo, gli altri due erano due rozzi unici. L’ho visto solo una volta in mutande e solo per un attimo ma su quella immagine ci ho viaggiato di fantasia per mesi. Con Marcello, in gita, ho anche parlato molto, mi piaceva da matti la sua voce, era sexy, mi piacevano le sue esitazioni e poi mi eccitava proprio lo stargli vicino.

La gita è finita, il coraggio di dire a Marcello quello che provavo non l’ho avuto ed è stato un bene perché dopo qualche mese s’è innamorato perso di un ragazza amica di sua cugina. Io mi sono detto: “Attento! ... non ti mettere nei guai...” Dopo Marcello fino alla maturità non ho conosciuto altri ragazzi che mi paressero veramente degni della mia attenzione. Mi sarebbe piaciuto andare a fare un po’ di sport anche perché avrei avuto un po’ di contatti con i ragazzi, ma allora soldi non ce n’erano e ne ho dovuto fare a meno.

All’università sono andato a ingegneria. C’erano due ragazzi bellissimi che mi piacevano molto, ho provato ad avvicinarmi a loro ma ho avuto la netta impressione che quei due ragazzi stessero insieme e non gradissero affatto la mia presenza, onestamente credo che se avessero saputo che ero gay mi avrebbero accettato, ma loro con ogni probabilità mi prendevano per etero e avevano paura che mi impicciassi troppo dei fatti loro... io ho capito l’antifona e me ne sono stato per i fatti miei. Bei ragazzi ce n’erano tanti, anzi tantissimi ma c’avevano la ragazza e io mi sentivo proprio come un pesce fuor d’acqua.

Mi sono laureato nel ’73, un po’ in ritardo, non ho trovato subito lavoro e ho cominciato a insegnare meccanica negli istituti tecnici. Avevo circa dieci anni più dei miei alunni ma li sentivo molto di un’altra generazione. Solo con qualcuno si creava un minimo di feeling ma poi in me prevalevano due sentimenti: l’idea che con quei ragazzi non avevo nulla a che fare e l’idea che era comunque troppo rischioso parlare di cose troppo personali.

La pausa dell’insegnamento è durata solo un anno. A novembre del ’74 ho cominciato finalmente a fare l’ingegnere. Mi sono perdutamente innamorato di un perito meccanico eterosessuale che lavorava con me, lui mi adorava e anche io... ma era etero e io lo sapevo benissimo, però c’era, era vero, era un affetto reale, non una fantasia. Ho conosciuto anche la ragazza. Insomma è durata più di tre anni ed è stata proprio una bella storia.

Poi mi hanno mandato a La Spezia in un grosso cantiere di meccanica navale, ormai avevo più di 30 anni, ero lanciato in carriera, i miei capi mi apprezzavano molto, guadagnavo molto bene. I nonni non c’erano più, mia sorella s’era sposata e i miei adesso stavano larghi dentro casa... io ero solo, mi dedicavo solo al lavoro. Nella mia posizione ormai avevo contato solo con gente di alto livello e, francamente, di quelle persone nessuna aveva per me un significato al di fuori del lavoro. Una volta mi hanno coinvolto in una cena di lavoro con ragazze molto disponibili come intrattenitrici e sono stato terribilmente a disagio...

Poi sono arrivato a 40 anni, poi a 50 e affetti veri, cioè affetti miei, niente! Ho cominciato a usare internet anche per cercare sesso e non solo per lavoro. Non vi racconto le mie esperienze... in pratica mi sentivo terribilmente per un verso eccitatissimo e per l’altro imbranatissimo... ci ho provato solo due volte, in entrambi i casi con esisti al limite tra il ridicolo e il patologico. Poi ho lasciato perdere e mi sono contentato di andare in cerca di un po’ di foto, di video e di storie. Anche se sembra strano, certe cose, alla lunga stufano, tanto più uno che non più un ragazzo.

Poi a un certo punto capito sul blog Progetto Gay. Ricordo che la notte che ci sono capitato sono stato praticamente sveglio a leggere fino all’alba dell’indomani. Mi sembrava un’altra cosa, mi sentivo gratificato, mi ci ritrovavo, poi è venuto il forum, forse ancora più interessante perché con testimonianze più dirette, ormai era un’abitudine, aprivo internet e la puntata su Progetto Gay e sul forum era una cosa ovvia. Un giorno mi sono deciso e ho scritto a Project, ero imbarazzato perché mi sentivo troppo vecchio ma mi ha risposto in modo estremamente gentile e allora mi sono detto: un post lo scrivo pure io... ed è quello che avete appena letto. Io non sono più un ragazzo, ma ancora dentro mi sento un ragazzo e pensare che ci siano dei ragazzi gay che si possono confrontare in modo serio mi fa sentire felice. A me non è capitato di vivere la giovinezza nell’era di internet... quelli che ci vivono vorrei che capissero quanto sono fortunati.

Un caro saluto e tutti e specialissimo a Project! ... Lo vedi... anche noi vecchi serviamo a qualcosa!

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GAY AMICI

Ho esitato tanto prima di scrivere a Project, poi mi sono deciso, intanto per dire che questi blog e il forum non li leggono solo i ragazzi ma pure gli anziani come, che sono perfino più grande di Project ma poco poco. Di anni ne ho 59. Project lo sa che cosa vuol dire, quelli che sono ragazzi non lo sanno e magari pensano che a 60 anni è come a 20. Io scrivo per raccontare quello che m’è capitato tra capo e collo a 59 anni, una cosa molto bella in un senso e molto faticosa in un altro.
Io praticamente fino a 58 anni ho vissuto da solo. Ho un buon lavoro, negli anni mi sono comprato una casetta e stavo tranquillo. Gay sì ma non lo sapeva nessuno, proprio nessuno. Project lo sa, ai tempi nostri se ne parlava poco. A 54 anni ho avuto grossi problemi di salute e ho capito che cosa vuol dire essere gay quando stai male e hai bisogno degli altri. Io ho due fratelli e cinque nipoti, abitano tutti a Bari, come me, ma di me se ne sono fregati tutti, sono stato solo come un cane. Mio fratello grande che ha 62 anni l’unica volta che è venuto a trovarmi s’è messo a parlare col figlio di quello che dovevano fare di casa mia dopo che fossi morto io, perché loro pensavano che non potessi sentire, e invece io ho sentito... tutto ho sentito. Poi grazie a Dio sono riuscito a uscire dal malanno, che non ci credevano nemmeno o medici. M’avevano dato per spacciato e io me la sono vista proprio brutta ma poi, forse che m’hanno curato bene... insomma, a 58 anni io dal guaio ne sono uscito, faccio sempre i controlli, ma mi dicono che non ho più rischi di uno qualunque... prima pesavo 85 chili, dopo ne pesavo 66, però ero vivo e mi sentivo pure meglio.
Così a 58 anni la vita mia è ricominciata da capo e mi sentivo proprio forte, però solo ero prima e solo ero dopo. Al palazzo mio viene ad abitare un signore, uno che io non conoscevo, un bel signore, ma non giovane, sui 50/55 anni, vestiva molto di scuro, come se portasse il lutto. Io ho chiesto al portiere e m’ha detto che era un medico del Policlinico e che era rimasto vedovo da poco. Quando lo vedevo per le scale lo salutavo ma non avevamo confidenza, praticamente niente.
Una sera viene alla riunione di condominio e facciamo tardi, si mettono a discutere che non la finiscono più. Io ci vado ma solo per fare numero, non mi metto nemmeno a litigare con tutta quella gente che non paga nemmeno il condominio e ti dicono sempre che gli altri sono ladri. Io mi guardo a quel signore... quello non diceva una parola, stava lì solo a sentire, quella per lui, là, doveva essere la prima riunione di condominio. Passiamo la serata a aspettare che la gente si sfoghi un pochettino... non capiamo niente, né lui né io, e già mi riusciva simpatico, però sai, un vedovo... non è che mi ci potevo mettere a pensare sopra. Alla fine ci siamo presentati, sembrava proprio una brava persona.
Così piano piano quando ci si incontrava per le scale si diceva qualche parola in più, poi m’ha detto che faceva il medico e io gli ho raccontato della malattia mia, lui m’ha detto di portargli le carte a casa sua in serate che le voleva vedere. La sera ci siamo visti, e quello ne capiva proprio tanto, m’ha spiegato bene un sacco di cose e mi ha chiesto quale dottore mi aveva seguito e m’ha detto che era uno dei migliori e che lui lo conosceva benissimo e m’ha pure confermato che ne dovrei essere completamente fuori, io lo sapevo già, però una cosa del genere sentirsela dire ti fa sempre piacere. Gli ho chiesto della moglie e m’ha spiegato che per lei non c’era stato niente da fare. C’era una fotografia della moglie molto bella, una bella signora sorridente e poi ce n’era una di loro due a Vienna, con lo sfondo della cattedrale di S. Stefano. M’ha detto che era una foto di 25 anni prima, del viaggio di nozze. Gli ho fatto le condoglianze per la moglie e gli ho chiesto se aveva figli e m’ha detto di no e ha aggiunto: “Ma è una lunga storia...” Poi lui ha chiesto a me se avevo figli e io gli ho detto che non ero sposato e ci siamo lasciati così.
Insomma, piano piano tra noi s’è creato un certo rapporto, d’amicizia va’... io non è che mi potessi mettere in testa chissà che cosa, quindi diciamo che avevo trovato un amico, che era pure una cosa importante perché coi parenti miei avevo proprio tagliato tutti i rapporti... e un’amicizia così mi faceva piacere, un medico competente, una brava persona, uno dignitoso, non impiccione... mi dicevo che pure tra gli etero ci sta tanta brava gente... Io allora ancora lavoravo, non stavo in pensione come adesso, e tempo per pensare alle cose mie non ce ne avevo troppo, però questo signore mi piaceva molto, ma proprio come persona, una brava persona.
Poi viene a un’altra riunione di condominio, ci salutiamo e ci sediamo vicini ma l’amministratore non arriva e la gente si comincia a spazientire e una delle streghe del condominio viene dove stavamo noi e attacca una storia su due ragazzi che vivono al palazzo nostro. Quelli sono sicuramente due ragazzi gay, ma gente dignitosa, proprio bravi ragazzi, che io ne ho avuto subito simpatia, appena sono venuti a stare da noi e pure due bei ragazzi. La signora se ne esce con un: “Ma voi non l’avete ancora capito....” e il dottore le ha fatto: “Che cosa?” e lei: “Ma quelli sono due omosessuali...” e il dottore fa: “E allora?” La signora prova la filippica sulla morale del palazzo: “Ma pensa che quelli sono come noi? ...” ma il dottore risponde: “Signora quelli hanno gli stessi diritti che ha lei, tali e quali” E a me m’è venuto da pensare che la signora diceva “quelli e noi”, il dottore diceva: “quelli e lei” e non è per niente la stessa cosa: il dottore non si metteva proprio nella categorie della signora pettegola, nemmeno dall’altra parte, ma nella categoria della signora no! Per lui la distinzione tra noi e loro non funzionava.
Una cosa del genere non era indifferente però quello era vedovo e a casa sua c’erano le fotografie della moglie e del viaggio di nozze, però c’era pure il fatto che non avevano figli e lui aveva detto che il fatto di non avere figli era “una lunga storia”. Mi sono fatto coraggio e alla fine della riunione gli ho detto che m’era piaciuto moto come aveva risposto a quella signora e lui m’ha detto che quei poveri ragazzi li dovevano lasciare in pace che quelli si devono vivere la vita loro come si deve. Gli ho detto che per quei due ragazzi avevo molta simpatia e lui m’ha risposto senza esitare: “anche io!”
Qualche giorno dopo è capitato che io stavo parlando col dottore nell’androne del palazzo (allora ancora ci davamo del lei) e quei due ragazzi sono entrati. Li abbiamo salutati, ma è stato un momento particolarissimo, abbiamo avuto l’impressione nettissima che i ragazzi avessero una simpatia per noi, è stato proprio uno scambio di sorrisi, una cosa molto particolare, poi loro sono saliti e io sono rimasto col dottore a parlare ed è stato là che il dottore m’ha detto: “Ma perché non ci diamo del tu?” e abbiamo fatto le presentazioni, dieci minuti dopo m’ha chiesto se m’andava di cenare da lui quella sera o il giorno appreso. Io ho detto di sì e alle otto stavo da lui.
Piano piano abbiamo preso l’abitudine che lui veniva a cena da me un sabato sera e io da lui il sabato appresso. Quando mi vedeva per le scale mi diceva: “Ci vediamo sabato” e io il sabato l’aspettavo. Così, a scambio di visite e di inviti a cena siamo stati quasi sei mesi, poi è successo un fatto nuovo.
Una sera vado da lui, ormai c’era una certa familiarità... e mi dice che mi vuole fare una domanda, premette che se voglio posso benissimo non rispondere ma ci terrebbe moltissimo a una riposta sincera, e mi chiede perché non mi sono sposato. Il mi sono sentito in imbarazzo, lui se n’è accorto e mi ha detto: “Scusa... allora te la dico io una cosa, io sono gay”. Beh... ci sono rimasto di sasso. Una cosa simile non me la sarei mai aspettata... c’è stato un silenzio lunghissimo, non sapevo proprio che cosa fare, io di me non l’avevo mai detto a nessuno ma non potevo non rispondere e non lo potevo nemmeno imbrogliare, dopotutto lui aveva rischiato moltissimo. Insomma dopo parecchi secondi che non dimenticherò mai gli ho setto: “Pure io sono gay...” Ha tirato un profondissimo respiro di sollievo, si vedeva che doveva avere passato dei momenti di ansia terribile... Poi mi dice: “Adesso mettiti a tavola e mangiamo, dopo ti racconto tutto..."
Dopo cena ci sediamo in salotto e mi racconta la sua storia. Si era sposato a 25 anni, la moglie non sapeva che era gay perché lui non glielo aveva detto e pensava che la cosa l’avrebbe comunque superata ma per lui un contatto sessuale con la moglie era una cosa innaturale, qualcosa di strano alla quale non si sentiva affatto portato, ma la moglie di lui era innamorata realmente e anche lui le voleva bene ma in un latro modo. Lei avrebbe potuto chiedere l’annullamento del matrimonio ma non voleva mettere il marito in difficoltà e poi lo amava. In sostanza hanno passato insieme più di 25 anni di una vita matrimoniale che era in pratica un bel rapporto di amicizia. Lui parlava con la moglie delle sue fantasie gay che però restavano sistematicamente fantasie un po’ perché lui non voleva compromettersi e un po’ perché il rapporto affettivo con la moglie aveva finito per essere una cosa veramente seria.
Quando sono tornato a casa mia mi sentivo stranissimo, non facevo che pensare a tutto quello che mi aveva detto lui, pensavo a che cosa sarebbe successo dopo ma, ve lo devo dire subito, non è successo niente di quello che voi potreste aspettarvi. Non so nemmeno dire se mi sono innamorato del dottore o se lui s’è innamorato di me, francamente non abbiamo mai avuto rapporti sessuali, in primo luogo perché lui non era affatto incline a queste cose e in secondo luogo perché non era quello il tipo di attrazione che provavo verso di lui. Però a nostro modo ci amiamo e ci vogliamo bene. Non so se a voi questa sembra una storia gay o un’assurdità, perché mi rendo conto che qui ci manca il finale della favola, però le cose sono andate proprio così.
Però c’è stato un momento in cui mi sono sentito molto in difficoltà. Una sera mi dice: “Ti dispiace se la prossima volta da me non siamo soli?” Gli dico che possiamo benissimo vederci un altro giorno, ma mi risponde che ci tiene moltissimo che io ci sia. Io chiedo: “Ma chi è?” e lui mi dice che è una sorpresa. Io non ho la faccia di dirgli di no ma temo che lui mi voglia presentare qualcuno e sono molto imbarazzato... anzi, diciamo la verità, sul momento l’ho proprio odiato per questa proposta. Mi si era squalificato di colpo, non lo stimavo più, mi chiedevo come avessi potuto perdere tempo appresso a un individuo così grossolano, come avessi fatto a non capirlo fin dall’inizio. Nei giorni successivi mi accennava sempre a sabato e mi irritava moltissimo.
Finalmente sabato arriva. Mi vesto bene perché so che ci saranno ospiti e mi presento a casa sua. Mi fa sedere, mi dà un aperitivo, poi suonano, io sento salire una specie di fastidio per la recita che sta per cominciare... poi mi vedo i due ragazzi del quinto piano, mi giro verso di lui con uno sguardo che diceva tutto. Posso solo dire che è stato uno dei giorni più belli della mia vita. Che ragazzi erano quelli! E come ci si stava bene! ... Adesso voi mi potrete dire che la cosa vi sembra strana però questi sono momenti di felicità che non si dimenticano più.... Anche questo è essere gay.
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martedì 18 marzo 2008

COME HO CAPITO DI ESSERE GAY

Capire di essere gay... il mio vero problema per almeno tre anni è stato proprio questo. Fino a 17 anni mi sono sentito etero, non molto entusiasta nel correre appresso alle ragazze, lo subivo più che altro, però ci stavo, non dicevo di no, mi facevano la corte, credo di essere un bel ragazzo e qualche ragazza ci provava sempre, a scuola i miei compagni c’avevano tutti la fissa si andare a ballare, specialmente il sabato sera, in discoteca. Qualche volta ci sono andato anche io tra i 17 e i 18 anni ma in effetti la cosa non aveva per me l’interesse che aveva per gli altri, loro andavano lì per potersi appartare con le ragazze, magari senza fare niente di male, o forse no, chi lo sa, forse sono ingenuo. Io ci andavo e non ballavo quasi mai. quando mi capitava di abbracciare qualche ragazza cercavo anche di tenerla a distanza da lì.

Tutte queste cose mi avrebbero dovuto fare pensare e invece non succedeva così e il perché l’ho capito dopo. Io allora frequentavo molto la Chiesa (e adesso sono proprio in crisi da questo punto di vista ma allora non era così), allora non pensavo proprio di essere gay, cioè, non è che mi ponevo il problema e concludevo che non ero gay, il problema non me lo ponevo proprio. Per me era evidente che ero etero. Tentazioni gay non ne sentivo proprio, lo so che vi sembrerà assurdo, ma non succedeva proprio. Ho letto su questo forum dell’erezione e del masturbarsi per un amico. Oggi lo so che significa ma allora non mi succedeva proprio. Quel po’ di fantasie sessuali che facevo le facevo sulle ragazze, un po’ perché tutti le facevano sulle ragazze. Cioè, se dovessi dire, allora io sublimavo tutto... o quasi, mi masturbavo ma pensando alle ragazze anche se non era proprio una cosa entusiasmante. Ma guardate che non mi faceva nessun effetto nemmeno fare la doccia coi miei amici in piscina, proprio niente.

Io di avere ridotto la sessualità ai minimi termini me ne facevo un vanto. Quando andavo a confessarmi qualche volta almeno non dovevo nemmeno raccontare di essermi masturbato perché per me non era una fissa e mi sentivo molto orgoglioso di questo fatto. Voi potete dire: “Allora come vivevi?” Praticamente tutto sport, scuola, volontariato... insomma ero un nuotatore quasi da selezioni nazionali, non proprio ma ci andavo vicino e per me quelle cose erano importantissime, passavo in piscina pomeriggi interi e il mio allenatore l’idea di mandarmi ai campionati italiani la considerava realistica e la cosa mi gratificava moltissimo... e non so se voi sapete a che livello di allenamenti è sopporto un nuotatore del livello mio di allora.... poi ci mettevo lo studio, perché ero pure molto bravo a scuola e la cosa mi faceva sentire perfetto. I professori a scuola mi dicevano che ero bravissimo, l’allenatore mi diceva che potevo andare ai nazionali, i preti mi dicevano che facevo benissimo a non masturbarmi... voi capite che mi potevo sentire il modello di ragazzo perfetto.

Solo a mio padre, qualche volta gli deve essere venuto qualche dubbio, ma non che fossi gay, semplicemente che io la mia sessualità l’avessi messa da parte per dedicarmi ad altre cose. Papà cercava di dirmi che nella vita ci sono altre cose, voleva dire sicuramente le ragazze, ma non le nominava nemmeno, io gli rispondevo che avevo tantissime altre cose da fare e che alle ragazze ci pensavo eccome e io allora ero veramente convinto di pensarci.

Insomma, la cosa è andata avanti così fino a 19 anni. Poi mi sono iscritto a ingegneria e a ingegneria ho incontrato Stefano e lì è cominciata la nostra storia. Dopo i primi giorni di lezione vedo che c’è un ragazzo molo serio, un po’ come me, che prende sempre appunti, che non esce durante gli intervalli e sta sempre lì col libro davanti, che dà poca confidenza e che non perde mai tempo... Lo noto sì, ma non ci faccio troppo caso... poi capita una cosa imprevedibile, il professore di analisi spiega il teorema di Heine-Cantor facendo questa premessa: “Io lo spiego ma tanto non ci capirete niente!” Per com’ero io allora, dirmi una cosa del genere era come gettarmi un guanto di sfida. Dovevo capire il teorema di Heine-Cantor. Mi ci metto col massimo impegno, un po’ a occhio ci si poteva anche arrivare ma non capivo proprio perché fosse una cosa importante e nemmeno se potesse avere una utilità concreta.

Il giorno appresso mi si accosta Stefano (benedetto sia il teorema di Heine-Cantor!) e mi fa: “Ma tu l’hai capito il teorema che ha spiegato ieri?” Badate bene che per me quella domanda non aveva in nessun modo il sapore di un approccio personale, era solo una richiesta di spiegazioni di un teorema di analisi. Ho cercato di farmi maestro a partire da quello che avevo capito ma Stefano mi rispondeva con obiezioni alle quali non sapevo che rispondere e finivo per sorridere e allargare le braccia come per dire: “Beh... forse non ho capito niente!”

Quando comincia la lezione successiva resta seduto vicino a me, non ci faccio nemmeno caso. Poi alla fine della lezione mi dice: “Ti va se proviamo a capire come funziona?” Io dico di sì e passiamo l’intero pomeriggio sul teorema di Heine-Cantor, piano piano la questione si chiarisce e alla fine la cosa ci sembra piuttosto chiara. La sera ci lasciamo dicendoci che l’indomani saremmo andati a chiedere al professore se quello che avevamo capito era giusto. La sera, a casa, mi sono ripassato il teorema e l’indomani dopo la lezione abbiamo chiesto al professore che ci ha detto che il senso era esattamente quello che avevamo capito noi. Mi sentivo raggiante... ma solo per il teorema di Heine-Cantor.

Nei giorni successivi, a Stefano è venuta l’idea che si poteva studiare insieme perché eravamo tutti e due tipi seri che non perdevano tempo e abbiamo cominciato a studiare insieme. Ci tengo a sottolineare che studiavamo soltanto, di altro non si parlava quasi mai, eravamo troppo presi dall’idea di fare tutti gli esami al primo appello, per noi era quello il primo obiettivo. In pratica abbiamo solo studiato fino alla fine degli esami e li abbiamo fatti tutti in tempo e con tutti 30 e non era facile per niente.

Ci sentivamo in estasi, ma già dal giorno appreso lo studio con Stefano mi mancava da matti... e credo succedesse anche a lui. Mi chiama e mi dice... che fai oggi? Gli rispondo ... niente! Così ci vediamo il pomeriggio presto ma non avevamo nulla da fare, abbiamo parlato tutto il pomeriggio, io cattolico fino all’osso, lui tutt’altro, ma rispettoso, quanto a idee politiche non eravamo poi molto lontani, poi abbiamo parlato di libri, di cinema, di canzoni, dei professori del liceo e di tante altre cose, ma mai di ragazze o di sesso. Io allora a queste cose non ci facevo caso ma dopo ho capito...

Al momento di salutarci gli chiedo che cosa pensa di fare l’indomani, lui mi propone una mostra sugli impressionisti e io accetto. L’indomani, dopo la mattina alla mostra, della quale sapeva tutto più di un professore di storia dell’arte, andiamo a mangiare qualcosa un fast food e poi ci mettiamo a camminare per la città. Insieme stiamo bene. Siamo due amici a spasso in un bel pomeriggio di luglio. Insomma, le cose sono andate aventi così per buona parte dell’estate.

I miei ad Agosto andavano in montagna per tre settimane, io ero sempre andato con loro. Chiedo a Stefano che cosa farà ad Agosto, lui mi chiede: “Tu che farai?” gli dico d’istinto: “Io resto in città...” e lui mi dice: “Pure io!” Mi sento contento. Quando torno a casa dico ai miei che non andrò con loro in montagna. Mio padre mi dice solo: “Però non t’impazzire sui libri!” In quel momento per la prima volta mi rendo conto che ho rinunciato a tre settimane in montagna per restare con Stefano. Tanto tempo dopo lui mi ha detto che aveva fatto esattamente la stessa cose per stare con me.

Quando i miei non c’erano Stefano veniva casa mia, il sesso non ci passava nemmeno per l’anticamera del cervello, né a lui né a me, eravamo felici di stare insieme, di parlare, di cucinare di riposarci e di raccontarci prudentemente la nostra vita. In quei pomeriggi abbiamo cominciato a parlare di sesso: due amici etero che parlano di sesso, all’inizio mi racconta delle sue due ragazze e io gli dico delle mie avventure, se si possono chiamare così. Poi la nostra confidenza è diventata piano piano maggiore e lui mi ha detto che però non era entusiasta del sesso, io gli ho detto che accadeva anche a me e allora ne abbiamo parlato in modo più libero. Per me, ma credo anche per lui era un senso di liberazione incredibile potere parlare di sesso in modo libero, anche se in effetti se ne parlava ancora più per allusioni che in modo diretto, ma la sostanza era quella di un discorso serissimo. Né a lui né a me passava minimamente per la testa di essere gay, eravamo due etero non entusiasti, tutto qui.

Poi Stefano si è bloccato del tutto, la scioltezza dei giorni precedenti sembrava sparita, veniva a casa mia ma voleva che non si restasse a casa ma che si uscisse subito per andare in giro per la città, non parlavamo più di noi ma solo di mostre e di libri... io non ne potevo più... ma non ho detto niente. Una sera, quando se n’è andato, ha cercato di non darmi l’appuntamento per l’indomani, era scostante, una cosa che non aveva ai fatto prima. L’ho messo alle strette, si vedeva che era imbarazzatissimo, mi ha detto: “Dai, non mi va di parlarne... non ti preoccupare, non ce l’ho con te...” e se n’è andato. Io ci sono rimasto malissimo, non sapevo che pensare, l’ho chiamato sul telefonino, mi rispondeva cose brevissime e poi chiudeva ma io non ho mollato, alla fine mi ha detto: “Va bene, vengo domani, è pure giusto che tu sappia...”

L’indomani è venuto, era tesissimo, mi ha chiesto di non interromperlo e in pochissime parole mi ha detto che pensava di essersi innamorato di me ma che la cosa gli sembrava assurda perché non si era mai innamorato di un ragazzo e invece gli stava succedendo. Io allora pensavo ancora di essere etero e gli ho risposto come pensavo che un bravo ragazzo etero dovesse rispondere ad un suo amico gay che gli faceva un discorso simile: “Mi dispiace che non posso corrisponderti perché io sono etero... ma ti voglio bene...” Non me lo ha nemmeno fatto finire di dire e se n’è andato dicendo che non ce la faceva a stare lì...

Quando se n’è andato ho sentito una sensazione violenta di vuoto, sono rimasto qualche minuto imbambolato... poi sono andato di corsa alla fermata dove doveva prendere l’autobus, l’ho visto salire e non ho fatto a tempo a raggiungerlo... mi sono sentito morire... mi sono detto: “Ma io questo ragazzo lo amo... non so se c’entra il sesso, ma io non posso stare senza di lui...” Gli ho mandato un sms: “Ti amo... adesso l’ho capito!” Lui mi ha chiamato e mi ha detto: “Ma è vero?” Gli ho detto: “Ti sono corso appresso alla fermata e ti ho visto partire ma non sono riuscito a raggiungerti e mi veniva proprio da piangere... non riesco a fare a meno di te, senza di te mi sento morire... ti prego... non mi mollare così... io ti amo, Stefano... ti amo...”, e lui ha detto, resta alla fermata arrivo subito e ha chiuso...

Dieci minuti dopo l’ho visto arrivare di corsa tutto trafelato... Mi ha abbracciato in mezzo alla strada, stavamo piangendo tutti e due. Non pensate che siamo andati a casa a fare sesso, per arrivarci ci abbiamo messo più di un mese. Ha voluto che facessimo entrambi il test per l’aids e poi i nostri rapporti sono stati proprio caratterizzati da una forma di timidezza reciproca, di esitazione, un po’ come dice Project. Adesso stiamo insieme da un anno, abbiamo fatto tutti gli esami anche del secondo anno... Io penso che senza Stefano non mi sarei nemmeno mai accorto di essere gay. Adesso abbiamo una sessualità tutta nostra ma è troppo nostra e non ve la racconto.

Volevo solo dire che ci sono tanti modi per arrivare a sentirsi gay e forse ci sono tanti modi di essere gay che è difficile capire fino in fondo. Grazie a tutti e a Project in particolare.
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lunedì 17 marzo 2008

ESPERIENZE GAY

Ciao Project,
conosco il blog progetto gay da parecchio tempo e da un po’ ho cominciato a leggere anche il forum. Non pensavo proprio che ci avrei scritti niente, però una cosa la devo dire, tu dai del mondo gay una visione molto particolare, quando leggo i post dei ragazzi del forum mi rendo conto che anche loro la pensano in sostanza come te, forse sono stati fortunati e hanno conosciuto solo gli aspetti positivi dei gay ma ci sono tante altre cose a cui un ragazzo gay dovrebbe fare la massima attenzione per evitare di mettersi nei guai. Io ho 26 anni e vivo da sempre a Milano ma ti posso garantire che ho visto cose veramente molto diverse da quelle che scrivi tu. Te lo dico non in senso polemico, perché le cose che metti nel blog mi piacciono molto, ma per me rappresentano più una sola faccia della medaglia che la regola, più quello che vorrei che quello che vedo o che ho visto fino ad ora. Ho letto i tuoi articoli sulla prostituzione omosessuale e vorrei dire che anche quando non si arriva a quei livelli spesso un ragazzo giovane rischia di trovarsi a contatto con gente scoppiata, magari non per colpa sua, e con situazioni che hanno un bel po’ di patologico anche nella concezione del sesso. Ma non voglio fare un discorso generico. Ti racconto una storia vera, la mia, penso che possa servire a riflettere.
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So da sempre di essere gay, a 16 anni mi sento solo, mi manca proprio un contatto fisico. Non so nemmeno che cosa vuol dire questa espressione, se cioè mi mancano un abbraccio e un po’ di coccole oppure mi manca proprio un contatto sessuale vero, probabilmente mi mancano tutte e due le cose e ci sto male ma morire, mi innamoro di un compagno di scuola etero e passo un paio d’anni a corrergli appresso, naturalmente senza risultato, anzi con l’unico risultato di essere sputtanato dappertutto, pure a casa, e di essere preso a pesci in faccia con una scenata memorabile, anche se non avevo fatto niente di assurdo, ma proprio niente. A 18 anni litigo tutti i giorni coi miei che ormai mi tollerano ma mi hanno già completamente scaricato, a scuola vado malissimo, in quarto rischio di essere bocciato anche perché a scuola non ci vado proprio, poi mi graziano e arrivo in quinto. Mi viene l’idea fissa di trovare qualcuno, di nuovo non so dire se per essere abbracciato o per fare sesso. Ho un bisogno disperato che qualcuno si occupi di me che mi faccia sentire che mi vuole bene ma non c’è nessuno e allora comincio a seguire due strade, una è quella della palestra e l’altra è quella degli incontri combinati su internet. Sul lato palestra dopo una settimana trovo in tipo sui 35 che sembra interessato, un tipo fine, un bel ragazzo, un po’ troppo vecchio per me ma un bel ragazzo, mi corteggia, sguardi, attenzioni, inviti al bar interno ma anche un po’ di complimenti, mi dice che sono un bel ragazzo, insomma, io mi sento incoraggiato. Pensavo che gli facesse piacere guardarmi nello spogliatoio o nella docce... macché! Faceva proprio come se non ci fossi, però continuava a corteggiarmi, allora mi faccio coraggio e gli dico: “Sono gay” e lui mi dice: “Anche io... però qua sono etero...” Io non capisco il senso della risposta, dopo qualche giorno mi dice: “Ci vieni a casa mia stasera?” Io mi sento preso alla sprovvista, che cosa mi posso aspettare lo so benissimo... cioè non lo so per niente... perché uno dice: “Mi aspetto che si faccia sesso...” Ok ma che vuol dire? ... Insomma, ci vado, mi sentivo eccitatissimo, per me è la prima volta. Mi aspettavo una cosa tenera ma non è stato così per niente, io non ho avuto nemmeno il coraggio di reagire e lui si è comportato proprio come una bestia, da me voleva una cosa sola, di me non si è occupato per niente, per lui ero più o meno come una bambola gonfiabile. Quando ha fatto quello che voleva è finito tutto e per me non c’è stata nemmeno una carezza. Mi guardava soddisfatto, a me invece veniva da piangere, mi sentivo uno schifo, avevo dato la mia verginità a una bestia simile, mi sentivo un cretino imperdonabile. Lui se n’è accorto e m’ha detto che ero un ragazzino e che se non ci volevo stare non gli dovevo dare corda ecc. ecc. Mi sono rivestito e me ne sono andato. Allora mi è venuto veramente in testa che per me vivere non avrebbe avuto nessun senso e che i gay erano tutti uno schifo, uno peggio dell’altro. Dopo qualche girono ne ho trovato un altro in internet, Giacomo,... uno con un fisicaccio palestrato ma con uno sguardo dolce... Ci incontriamo, non è bellissimo ma non è nemmeno malaccio, non va subito al sodo, insomma un po’ si parla, mi dice che non ha mai fatto sesso con un ragazzo, con le ragazze sì. Tipo molto indeciso che si fa corteggiare, gli sto appresso 15/20 giorni e poi finalmente il primo rapporto con lui. Comincia niente male... io penso questa volta ho trovato quello buono. Nessuna forzatura... poi sul più bello bi bacia e mi dice: “Marco... ti amo!” ... ma io mi chiamo Gianfranco e lui lo sa benissimo... faccio finta di non capire e lui mi chiama Marco un’altra volta. Gli dico che mi chiamo Gianfranco e lui mi dice che vuole chiamarmi Marco. Gli chiedo perché e mi dice che lui ha bisogno di Marco perché lui è innamorato di Marco e non di me, che io non potrò dargli mai nulla perché solo Marco può farlo stare bene. Gli chiedo chi è Marco e mi racconta la storia, in pratica lui è cotto di Marco ma Marco di lui se ne infischia totalmente. Anche Marco è gay, ma Marco è bellissimo e appresso ne ha quanti ne vuole... in pratica abbiamo passato tutta la notte a parlare di Marco. Giacomo un po’ mi faceva pena, ha preteso che lo aiutassi a scrivere una lettera a Marco, io gli dicevo: “Ma scusa, ma che gliela mandi a fare? ... quello non ti si fila proprio...” Ma lui insisteva: “No, dai, ti prego, scriviamola...” e mi diceva tutte le cose che ci dovevo mettere. Alla fine la lettera l’abbiamo finita... e mi ha chiesto di mandare l’e-mail, gli ho detto: “Leggila prima!” Ma mi ha detto che si fidava e io l’ho mandata. Il giorno appresso Giacomo mi chiama alla cinque di pomeriggio, io pensavo che volesse vedermi e invece no... mi fa tutta una storia incolpandomi di cento cose... che Marco gli aveva sbattuto il telefono in faccia perché una lettera come quella la poteva scrivere solo un imbecille come me perché ero stato troppo aggressivo... in sostanza se Marco l’aveva mandato a quel paese la colpa era la mia... ma è andato oltre: “Tu hai approfittato di un mio momento di debolezza per portarmi a fare l’amore, ma io non volevo... mi sento come se mi avessi violentato... ma tu nemmeno tre ne rendi conto...” Al che lo mando sonoramente a quel paese. Dieci giorni dopo mi si mette appresso in palestra uno di 50 anni... e che soggetto: pelato, grasso come un palla di lardo... insomma questo non la finiva più... ma cavolo, io avevo 18 anni, lui 50... gli dico no! ... niente, insiste! Mi fa fare delle figure di mer... davanti a tutti... poi un istruttore mi chiede: “Ma tu lo sai chi è quello?” io rispondo: “No! Chi è?” e l’istruttore mi dice che era un costruttore ricchissimo che si era ripassato tutti i ragazzi della zona... Chiudo con la palestra. Mi resta internet... adesso cerco solo coetanei. Due fratelli mi propongono di fare il terzo... no, grazie! Ne conosco finalmente un altro, uno caruccio... le chat erano dolcissime... parlava anche di sesso in modo un po’ provocante... ma con educazione... ci sentiamo tutti i giorni, mi sembra proprio una bella persona, ci parlo volentieri, insisto per conoscerlo ma prende tempo, penso che sia un uomo adulto che dice di essere un diciottenne e gli chiedo di poterlo vedere in cam, apriamo una videochiamata... è veramente giovanissimo... ha 15 anni, ed è bello come il sole... però è minorenne, siamo rimasti amici per qualche mese poi s’è trovato un ragazzo di 29 anni e non ci siamo sentiti più. Passano due o tre mesi e incontro Leo, 19 anni, facciamo anche un po’ di sesso in chat e con la videocamera. Mi piace parecchio... Alla fine arriviamo all’appuntamento... per me è una cosa fondamentale. Lo aspetto... ma lui non viene... torno a casa apro la chat dove lo sentivo sempre ma si è cancellato. Il suo blog non esiste più. Sparito nel nulla!
Ho conosciuto una marea di gente strana, soprattutto di gente con la fissa del sesso, sia giovani che anche 40/50enni e la cosa che mi è venuta in testa è che essere gay non deve essere una cosa così facile perché di gente spostata ce ne sta tanta... A onor del vero ho conosciuto anche tanti ragazzi come si deve, tante coppie gay serie. Sono quattro anni che sto insieme al mio ragazzo, che si chiama Lorenzo. Quando ci siamo conosciuti pensavo che fosse l’ennesimo cacciatore si sesso facile ma con lui è stato diverso... ma Lorenzo è arrivato dopo una lunghissima serie di esperienze sgradevoli... nemmeno sgradevoli, direi proprio di esperienze che si concludono con la frase classica: “Ma come ho fatto a correre appresso a un deficiente come questo!” Voglio dire che mi sta bene quello che dice Project e che alla fine le cose positive nel mondo gay ci sono eccome, ma bisogna pure aprire bene gli occhi e distinguere le persone serie da quelli che a 30/50 anni giocano ancora a fare i ragazzini.


Un abbraccio a tutti!
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