- Senti, papà, io stasera resto qui, poi me ne vado domani mattina.
- Tu puoi fare tutto quello che vuoi, la stanza tua è sempre a disposizione, se stai qua a noi ci fai piacere e domani mattina la colazione te la preparo io, va bene?
- Ok!
Rosa portò il caffè ma Marco non si risvegliò più di tanto, era stanco e cadeva dal sonno, verso mezzanotte si decise:
- Allora buonanotte, io me ne vado a dormire.
- Marco, a che ora domani mattina?
- Papà tu a che ora vai a lavorare?
- Io domani esco alle sette e un quarto.
- E allora mi chiami alle sette meno un quarto.
- Va bene, ma se vuoi puoi continuare a dormire.
- No, è meglio che mi alzo presto e che me ne vado a studiare, perché non sto concludendo nulla!
Il discorso si stava facendo pericoloso ma Rocco lasciò correre.
- Allora vai a dormire subito, se no domani non ti alzi nemmeno con le cannonate.
- Buonanotte mamma, buonanotte papà.
- Buonanotte Marco.
La stanza di Marco era tutta in ordine, le lenzuola di bucato, l’aria non sapeva di chiuso, non c’era un granello di polvere. Marco accese la luce del comodino, si spogliò, poggiò gli abiti su una sedia e si mise a letto senza pigiama come aveva sempre fatto, il contatto col suo letto gli sembrò familiare e rassicurante, era il letto della sua infanzia e della sua adolescenza, quanti sogni aveva fatto in quel letto e quante volte ci si era masturbato, pensò di rialzarsi e di controllare il contenuto della sua scrivania, lo fece, anche le ultime riviste gay che aveva comprato erano ancora al loro posto, non erano state toccate, ne aprì una, le immagini gli sembravano quanto mai familiari, quella era ancora la vera stanza di Marco, quello era ancora il suo vero mondo, si chiese perché se ne fosse andato di casa, in fondo non gli sembrava che ci fosse nessuna ragione e poi nella piccionaia si poteva giocare un po’ liberamente con internet andando a caccia di bei ragazzi nudi, ma questo gioco per Marco non aveva in fondo nessun senso, avrebbe potuto provare una chat ma di queste cose aveva paura e le aveva sempre evitate, la fantasia per lui era ancora la dimensione prevalente.
Si mise a pensare come sarebbe stato meraviglioso incontrare un giorno un ragazzo bellissimo e poterlo amare alla luce del sole, l’avrebbe detto subito a Rocco e a Rosa, l’avrebbe portato a casa perché lo potessero conoscere, pensò a come sarebbe stato bello fare sesso con il ragazzo che ami e che ti ama, immaginò ogni possibile delicatezza e attenzione reciproca, pensò che si sarebbero forse solo stretti la mano, ma che comunque sarebbe stato bellissimo e tra questi pensieri si addormentò.
Marco era un bravo ragazzo, non aveva mai fatto male a nessuno, non aveva avuto molta voglia di studiare ma non aveva nemmeno voglia di primeggiare o di guadagnare al più presto la sua indipendenza, non si poneva il problema del tempo che passa o del domani, viveva alla giornata, non era aggressivo, non entrava per principio in contesa con nessuno e quando ci si trovava, suo malgrado, si ritirava prima di arrivare a uno scontro vero, sembrava un po’ rinunciatario ma in effetti non sentiva la necessità di farsi valere, il suo mondo, il suo vero mondo era tutto legato ai suoi desideri, fantasticava, si creava delle bellissime storie d’amore tanto irreali quanto meravigliose, cercava di costruire una specie di decalogo gay sull’amore, tutto fatto di rispetto, dedizione incondizionata e fedeltà reciproca, ma in effetti Marco dell’amore sapeva ben poco, in qualche modo, consciamente o inconsciamente fuggiva le occasioni, non frequentava locali, non andava al cinema e ultimamente non vedeva neppure gli amici, all’università andava molto raramente e solo per controllare i programmi o i calendari degli esami che puntualmente non faceva, piano piano l’università era divenuta un luogo tanto frustrante che Marco cercava di evitarlo il più possibile, aveva l’impressione di essere totalmente estraneo a quel luogo e di non sentircisi a suo agio.
La notte non sognò, ma si svegliò un paio di volte e non riuscì facilmente a riprendere sonno, si girava nel letto ma si sentiva lucidissimo, all’inizio pensò che fosse il caffè preso prima di andare a dormire, poi non si chiese più quale fosse la ragione e cominciò a pensare a ruota libera.
- Dopo tutto io ho ancora solo 23 anni, ho tutto il mio tempo davanti, secondo la media ho più di 50 anni davanti, prima o poi arriverà anche per me l’occasione… come sarebbe bello magari proprio quando meno me lo aspetto, magari io non me ne accorgo nemmeno e lui viene vicino a me e mi guarda con due occhioni dolci e io mi abbandono, e poi se l’iniziativa la prende lui non c’è nemmeno possibilità di sbagliare, uno con una bella voce calda ma un po’ sexy, uno con delle mani bellissime ma con qualche esitazione, a me non sono mai piaciuti i tipi troppo decisi, uno timido, dolce ma determinato, uno che non cerca un ragazzo qualunque ma che vuole proprio me, … ma poi in effetti io che cosa posso offrire a un ragazzo? Al momento prospettive zero! Forse un ragazzo ha anche lui bisogno di sicurezze… e certo che io di sicurezze ne posso dare proprio poche, la sicurezza che gli voglio bene e poi… sarebbe proprio due cuori e una capanna. Se mi vuole, vuol dire proprio che è innamorato di me! Però se mi volesse veramente gli darei l’anima, proprio senza riserve… e il sesso poi… ma quello deve venire tutto da sé, già se mi toccasse la mano mi sentirei sciogliere, e se poi mi baciasse… Marco, Marco… tieni i piedi per terra, è meglio, tu stai sognando proprio il principe azzurro delle favole… e se poi me ne capita uno che mi prende solo in giro, uno che di me se ne frega o che mi vuole mettere sotto… certo sarebbe spaventoso essere imbrogliati proprio nelle cose più intime… allora è meglio essere prudenti e cercare di parlare molto prima… però così le poche occasioni che possono capitare finiscono per sfuggire tutte… e poi che occasioni mi possono capitare? … Uno si dovrebbe innamorare di me solo per avermi visto per la strada perché altre occasioni di incontro io non ne ho… chissà forse farei meglio a darmi un po’ da fare, ma le occasioni non si possono creare, io non vado a feste e non frequento nessuno, ma se certe cose non mi stanno bene vuol dire che non sono per me, dopo tutto sono libero e posso fare quello che voglio, è solo che non voglio, e poi anche se ci volessi andare mi mancherebbero proprio le occasioni concrete, a me non mi invita nessuno e poi le feste sono tutte per gli etero che si devono trovare la ragazza… io non c’entro affatto, i gay magari frequentano altri posti, ma sono proprio i posti dove io non andrei mai, forse… A scuola niente, all’università niente… e fuori dell’università meno che mai, in fondo mi dispiacerebbe di uscire dall’università, ci si potrebbe incontrare un po’ di gente … però ci potrei andare di nuovo, magari potrei trovare qualcuno con cui studiare insieme, sarebbe come prendere due piccioni con una fava… Marco, non correre troppo con la fantasia e ricordati sempre che la probabilità di rimanere fregato è altissima! Ma io perché devo sempre avere paura? Chissà se mi capitasse veramente come mi comporterei: mi butterei subito o me lo farei scappare? Certo io non ho mai avuto dubbi sul fatto di essere gay, ma come fa certa gente a non avere chiare certe idee per la testa? Io no! Gay, tutto e basta. Però poi, quando uno lo sa, che cosa cambia? Io lo so ma di ragazzi nemmeno l’ombra… io me li sogno soltanto, ma chissà se poi sarei capace veramente di stare con un ragazzo… le cose potrebbero essere molto diverse da come me le immagino io… magari ci vuole più decisone, più aggressività, però potrebbe volerci anche tanta dolcezza e allora non avrei di che lamentarmi e un ragazzo lo potrei trovare anche io… tanto prima o poi succederà, è inutile andare a caccia, succede sempre quando meno te lo aspetti… uno dolce, bello come Brad Pitt, con un sorriso tenero, uno che mi vuole bene, uno che si innamora di me… ma come può essere? Il mondo è pieno di ragazzi molto meglio di me sotto tutti i punti di vista, più belli, più ricchi, più colti, forse pure più intelligenti… e uno si dovrebbe innamorare proprio di me? Ma uno come me chi se lo piglia? Papà e mamma sì perché “pure o scarafone è bello a mamma sua”.
Passò per la mente a Marco di riaccendere la luce e di guardarsi allo specchio per vedere se poi era così brutto ma non lo fece e in effetti non era affatto brutto, non era una bellezza cinematografica ma era un ragazzo di buona altezza, magro ma non troppo, castano chiaro, con occhi tra il grigio e il nocciola, era curato nella persona, a quelle cose teneva moltissimo, qualche ragazza gli era andata appresso, lui aveva svicolato subito ma per lui quel fatto indicava che forse non era poi così male, non faceva attività sportiva ma stava attento a non esagerare nel mangiare e quando poteva cercava di fare lunghe passeggiate e di muoversi molto per mantenere la muscolatura tonica. Il volto di Marco manteneva le tipiche caratteristiche del volto di un ragazzo giovane, la barba sempre perfettamente rasata nascondeva la sua età e soprattutto Marco si illuminava spesso di un sorriso molto dolce, quel sorriso era un’arma ed in effetti alcune persone, pur lontane mille miglia da Marco sotto ogni punto di vista, erano state ugualmente conquistate dal suo sorriso. Marco si sforzava di sorridere il più possibile, anche se ultimamente rideva di meno aveva mantenuto la tendenza al sorriso come forma di comunicazione, sorridere serviva per aprire il dialogo e per dimostrarsi disponibile, ma non era mai un sorriso d’occasione, Marco aveva assoluta necessità di essere disponibile e quindi di sorridere.
Le prime ore della notte erano ormai trascorse e Marco cominciava a perdere la lucidità del pensiero, verso le tre finalmente cadde in un sonno profondo.
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