giovedì 27 settembre 2007
INGEGNERIA GAY
Ho 27 anni, tanti, in teoria troppi se dovessi cominciare a pensare adesso alla felicità. Che ho fatto fino adesso? Ho cercato di mettere le fondamenta... adesso posso finalmente pensare a metterci sopra il tetto. Sono uscito dal liceo a 19 anni, ho preso la laurea di primo livello a 22 e quella di secondo livello a 25, lì ho perso un anno, ai miei ho detto che mi sono giocato una sessione con un esame non andato in porto ma in realtà il motivo è molto diverso ma lo capirete tra poco. Adesso faccio l’Ingegnere in un grosso impianto di smaltimento rifiuti. Ho cominciato a lavorare l’anno scorso poco prima di Natale. Provo a farmi da solo le domande che mi fareste voi. La vita affettiva come va? Rispondo che, tutto sommato, durante tutti questi anni, anche se il sesso è stato una realtà molto rara, ho avuto le mie gratificazioni. All’inizio dell’università avevo in testa che il mio obiettivo fosse solo e soltanto laurearmi il più presto possibile. Non ho mai bazzicato locali, non mi piace passare la notte fuori. La mia fissa era accorciare i tempi. Io il problema del coming out non l’ho avuto proprio, semplicemente non l’ho fatto né in famiglia né con i miei amici, con un’unica eccezione, ma anche questo lo capirete tra un po’. Nessuna scelta ideologica, solo un rinvio, se del caso, a dopo la laurea e a dopo trovato il lavoro. In effetti i primissimi tempi facevo vita rigorosamente monastica, università e studio e basta. E la mia vita affettiva ha trovato un senso e una svolta proprio all’università, quando meno me lo sarei aspettato, perché io andavo all’università solo per studiare, l’idea di andare a caccia di ragazzi mi sembrava niente di più che un modo di sprecare il tempo e di rinviare ulteriormente la soluzione dei miei problemi. C’erano tanti ragazzi che mi piacevano ma io deliberatamente mettevo da parte l’argomento. Uno solo mi piaceva in un altro modo, si chiamava Camillo, un nome che mi sembrava stranissimo ma che adesso mi sembra il più bello che c’è. Io Camillo lo guardavo ma niente di più. Ci si salutava quando ci si trovava a lezione, la mattina io prendevo il posto anche per lui e lui lo prendeva anche per me, ma queste cose succedevano anche con gli altri ragazzi. Un giorno il professore non è venuto e abbiamo chiacchierato un po’. Io mi tenevo a distanza e facevo solo discorsi sull’università, a un certo punto mi ha chiesto quando avrei dato analisi, gli ho detto a giugno e lui mi ha detto: Ti andrebbe di provare a studiare insieme? Io gli ho detto subito di sì, poi me ne sono pentito perché pensavo che mi avrebbe fatto perdere tempo, gli volevo dire che ci avevo ripensato ma un po’ non ho avuto la faccia di farlo e un po’ Camillo era proprio il mio tipo di bel ragazzo. Insomma abbiamo cominciato a studiare insieme. Io ogni tanto avrei voluto fare una pausa e fare due chiacchiere e forse l’avrebbe voluto anche lui ma poi ne facevamo a meno e continuavamo a studiare. Studiare con Camillo era produttivo e nello stesso tempo gradevole. Praticamente per mesi abbiamo solo studiato insieme, al momento degli esami siamo andati insieme a farli e abbiamo preso lo stesso voto ma non c’è stato nessun festeggiamento, fatto l’esame siamo tornati subito a studiare per il successivo. Però, anche se non parlavamo mai, stavamo bene lo stesso. In pratica si parlava solo di come programmare le scadenze degli esami di come condensare al massimo l’impegno di studio, ma si stava bene, si stava maledettamente bene. Un pomeriggio veniva lui a casa mia e il pomeriggio seguente andavo io da lui. I suoi erano un po’ impiccioni e volevano sapere tante cose di me, in particolare se avevo una ragazza. Io ho recitato a soggetto e ho inventato tutto davanti ai suoi e ho recitato così bene che c’hanno creduto. Quando mi ha riaccompagnato a casa mia gli ho chiesto: Ma tu ce l’hai una ragazza? E lui mi ha fatto secco dicendomi: Perché tu ce l’hai? Oggi ai miei hai fatto bene a dire quello che hai detto perché se si impicciano troppo è un problema. Io ho risposto: Mi sa che hai ragione! Questo è stato il nostro coming out reciproco, non è durato più di 20 secondi. Io volevo parlarne un po’ ma lui mi ha fermato: Adesso sappiamo perchè stiamo bene insieme, ma noi insieme abbiamo tantissime cose a fare e non dobbiamo fare passi falsi. Gli ingegneri prima fanno le fondazioni e poi ci costruiscono sopra. Abbiamo continuato a lavorare insieme come matti. Poi al terzo anno, al tempo della tesi di primo livello lui s’è ammalato. Nessuno capiva che cosa fosse, aveva sempre un po’ di febbre, l’hanno ricoverato per un po’ all’ospedale. A vederlo non stava male, quando lo andavo a trovare usciva dal reparto e passeggiavano per il giardino. Io ci andavo tutti i giorni, poi non ha voluto e ha detto che se volevo farlo contento dovevo studiare e così non mi ha fatto andare in ospedale più di una volta alla settimana. Ha avuto una forma di polmonite ma in forma leggera e presa molto per tempo, non ne ha avuto grosse conseguenze ma è stato in ospedale quasi due mesi. Il risultato di tutto questo è stato che non è riuscito a fare la tesi e a consegnarla in tempo e così ha perso un anno, io invece ho preso il primo titolo. Se devo dire la verità il giorno in cui mi sono laureato mi sentivo terribilmente a disagio perché anche se Camillo è venuto a vedermi, lui non si è potuto laureare e allora ho fatto una cosa che lui ancora adesso mi rimprovera, ho interrotto gli studi per un anno per aspettarlo e per ricominciare a studiare insieme. E c’è voluto un anno intero perché quando è stato male non aveva praticamente studiato. Io avrei voluto dargli una mano con gli esami dell’ultimo anno ma lui non ha voluto. La cosa mi metteva in difficoltà ma Camillo passava da me la sera praticamente tutti i giorni e uscivano insieme a fare una passeggiata. Abbiamo ripreso a lavorare insieme dopo che si è laureato anche lui e la specialistica l’abbiamo presa lo stesso giorno e allora sì che mi sono sentito realizzato. Adesso lui lavora alla regione e si occupa grandi impianti di condizionamento e io di rifiuti. Abbiamo deciso di fare il grande passo, cioè di andare a vivere insieme ma in case separate... o quasi. Cerco di spiegarmi... Lunedì prossimo abbiamo un incontro con il costruttore per comprare un appartamento, o meglio due appartamenti, si tratta di due appartamenti di due stanze ciascuno confinanti l’uno con l’altro. Il costruttore li lascerà comunicanti. Due case e non una grande perché adesso stiamo benissimo insieme ma in caso di necessità ognuno avrebbe la sua. Onestamente è una eventualità solo teorica. Sembrerà assurdo, ma abbiamo accostato due scaffali alla parete divisoria aperta in modo che non si veda che in realtà i due appartamenti sono comunicanti. Un falegname ci consegnerà due falsi armadi senza fondo, uno diverso dall’altro, alti due metri e dieci così nessuno vedrà che i due appartamenti sono in realtà un appartamento solo. Non è una cosa veramente necessaria, diciamo che è un po’ un vezzo, ma i cavoli nostri non li vogliamo fare sapere a nessuno. Ieri mattina i suoi e i miei sono venuti alla stessa ora a vedere gli appartamenti, hanno notato che erano uno a fianco dell’altro ma la cosa è finita lì. Grazie di aver letto tutto! Buona fortuna!
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