sabato 18 luglio 2009

RAGAZZI GAY E DELUSIONI SESSUALI

Recentemente mi è capitato in chat di parlare con ragazzi profondamente delusi dalle loro prime esperienze sessuali. In qualche caso la delusione si è concretizzata in un vero e proprio rifiuto in blocco del mondo gay e della relativa sessualità. Questo post mira a puntualizzare la situazione dei ragazzi che escono dalle loro prime esperienze sessuali con sensi di frustrazione e di delusione e a cercare le ragioni di quelle frustrazioni.

Il discorso ha sfumature alquanto diverse in relazione all'età dei ragazzi e al loro vissuto. In genere il senso di delusione è tanto più grande quanto maggiore è stato l'investimento affettivo sulla sessualità da parte del ragazzo.

Più alto è il livello di socializzazione affettiva di un ragazzo, minore è il rischio di puntare tutto sulla sessualità. In altri termini, un ragazzo che ha amici veri, che ha una vita di relazione gratificante e che si sente inserito in una rete di contatti affettivi seri, considererà certamente la sessualità come una cosa importante ma la vedrà come complementare e non alternativa o sostitutiva rispetto ai rapporti affettivi e di amicizia che già vive. Qualora invece un ragazzo viva in condizioni di sostanziale privazione affettiva, senza amici e senza contatti che siano realmente gratificanti, sarà portato e creare intorno alla sessualità molte attese e a vederla come sintesi superiore dell'affettività, in altri termini si costruirà una immagine fantastica della sessualità come medicina di tutti i mali o almeno come elemento determinante, capace di dare per se stesso un senso alla vita.

Un altro elemento deve essere tenuto presente ed è il livello di soddisfazione e di gratificazione della vita ordinaria. Un ragazzo che si senta soddisfatto delle sue attività di studio o di lavoro tenderà a integrare la sessualità in un insieme di valori che risultano già gratificanti. Un ragazzo che si sentirà frustrato nel campo del lavoro o dello studio proietterà le sue frustrazioni nella sessualità caricandola di un'ansia di riscatto e di gratificazione sostitutiva notevole.

La proiezione nella sessualità alla ricerca di soddisfazioni sostitutive si manifesta nel fatto che la frequenza della masturbazione aumenta non solo in occasione di un innamoramento ma anche in occasione di frustrazioni e delusioni in campi che nulla hanno a che vedere con la sessualità. Ma mentre a livello di masturbazione la cosa non si risolve in una ulteriore frustrazione, nella sessualità di coppia l'ansia di ottenere soddisfazioni sostitutive può condurre ad aspettative poco realistiche di coinvolgimenti affettivi come immediato corollario dei contatti sessuali.

Cerco di ricostruire qui le tappe tipiche che portano alla frustrazione sessuale seguendo un percorso abbastanza comune:

  • 1) Mi sento frustrato perché non ho mai avuto rapporti sessuali

  • 2) Devo provare altrimenti mi sembra di buttare via la vita perché ho bisogno di essere amato

  • 3) Mi sento vuoto, completamente distrutto dentro, se questo è essere gay io non voglio essere gay

Fermiamoci ad analizzare i singoli punti.

  • a) Il senso di frustrazione non è legato al non avere avuto rapporti sessuali ma ha radici molto più complesse nel vissuto individuale, può derivare da delusioni nel campo del lavoro o dello studio, da delusioni nelle amicizie e anche da delusioni nella vita affettiva non sessuale. Più realisticamente si dovrebbe dire: "mi sento frustrato per varie ragioni e cerco di superare le mie frustrazioni tramite l'idea di una sessualità che sia capace di farmi superare i miei problemi". Sottolineo che nella espressione n. 1 non si parla di affettività ma solo di rapporti sessuali. Non si parla d'amore ma di sessualità staccata dall'affettività e questo è un punto fondamentale.

  • b) Dire "devo provare" significa vedere nell'esercizio di una qualche sessualità di coppia una specie di patente di maggiore età affettiva. Si capisce che a muovere verso il sesso non è l'amore per l'altro ma il desiderio di non sentirsi da meno di altri, non si parla infatti di amare ma di essere amato, centrando sempre e solo si di sé l'attenzione. In tutto questo discorso non c'è un ragazzo vero cui si vuole bene ma solo l'ansia di provare e il bisogno di una gratificazione affettiva. Sottolineo che accade spesso che i ragazzi trasferiscano le loro esigenze affettive su un piano sessuale che è apparentemente più coinvolgente. La trascrizione in chiave sessuale delle esigenze affettive di base è in realtà un tentativo di dare alla sessualità una delega in bianco per la risoluzione di altri problemi che non la sessualità hanno poco a che vedere.

  • c) Tra il punto 2 e il punto 3 si colloca il delicatissimo momento della realizzazione della concreta esperienza sessuale preceduta da ansia e da attese di vario tipo. In particolare non si mira a costruire un rapporto affettivo con un ragazzo ma a cercare un ragazzo effettivamente disponibile senza attese troppo lunghe, si costruisce cioè un rapporto finalizzato essenzialmente alla sessualità dando all'aspetto affettivo un significato meramente strumentale. Questo atteggiamento porta ad una selezione del partner che esclude i ragazzi che cercano un vero rapporto affettivo e che tendono a crearlo in modo prudente e in tempi non minimi. Si tratta in sostanza quasi sempre di ragazzi che mirano a contatti sessuali immediati e poco inclini a coinvolgimenti affetti profondi. In sostanza tra i due ragazzi che realizzeranno il contatto sessuale si crea fin dall'origine una disparità notevolissima: da un lato un ragazzo che carica la sessualità di valenze affettive profonde e di esigenze di gratificazione sostitutiva e dall'altra un ragazzo poco interessato a queste cose e probabilmente incapace di comprendere la portata che l'altro attribuisce alla sessualità.

  • d) Un altro aspetto è fondamentale: quando due ragazzi non si conoscono bene e non hanno una formazione molto affine è assai probabile che le loro fantasie sessuali siano in realtà molto diverse e che quindi si prefigurino un rapporto sessuale secondo categorie molto diverse. Ho sentito ragazzi che caricavano la sessualità di valenze affettive dire frasi come "sono disposto ad adeguarmi perché se lo voglio fare devo essere disposto ad accettare il suo punto di vista". Una frase del genere significa che di fatto il rapporto sessuale non sarà paritario ma sarà vissuto dal ragazzo che ne sente più profondamente l'esigenza come qualcosa da accettare comunque perché ne possa venire una gratificazione affettiva. Il ragionamento, come si vede, non ha nulla a che vedere con la sessualità esplorata e scoperta insieme da due ragazzi che si amano su un piede di vera parità. Quando si va verso un rapporto sessuale con l'idea di "dover" accettare ciò che sta bene all'altro perché dire di sì è necessario per essere accettati, si pongono le premesse per la successiva frustrazione. Un comportamento sessuale è accettato e gradito solo se rientra nelle fantasie sessuali di un ragazzo, accettare ciò che non fa parte del nostro patrimonio personale di fantasie sessuali può creare delle difficoltà molto grosse anche dopo il fatto. Basti ricordare che la penetrazione, che alcuni considerano fondamentale in un rapporto sessuale gay, non è assolutamente accettabile per moltissimi ragazzi gay.

  • e) Le reazioni dopo il contatto sessuale, che si trovano nell'espressione n. 3, sono il segno di una delusione radicale, sono frequenti ma non frequentissime, più spesso si nota disinteresse, svilimento della sessualità gay, senso di non coinvolgimento più che di repulsione, ma dietro quelle risposte, anche le più blande, si nasconde il crollo di un castello di illusioni, al punto che talvolta il disagio di essere gay si accresce anziché diminuire dopo il contatto sessuale.

  • f) La frustrazione sessuale allontana anche dalla masturbazione almeno temporaneamente e può portare a forme di rifiuto dell'affettività e a momenti di radicale chiusura in atteggiamenti pessimistici. Talvolta i ragazzi che hanno provato esperienze di frustrazione sessuale profonda possono cercare di orientarsi verso un'eterosessualità di fuga. In situazioni del genere si ha una vera e propria regressione a stadi anteriori alla consapevolezza del proprio orientamento sessuale. Ovviamente in situazioni del genere la scelta eterosessuale non è realistica e prima o poi si manifesta nei suoi lati deboli.

A questo punto bisogna chiedersi perché si arriva a una delusione sessuale che, lo sottolineo fortemente, non è affatto la regola tra i ragazzi gay. Che cosa è mancato a quei ragazzi per realizzare la loro affettività e la loro sessualità? La risposta può sembrare banale, ma a quei ragazzi è mancato l'affetto dei familiari e degli amici, è mancata la dimensione di condivisione, il calore umano di base che è il vero catalizzatore dello sviluppo psico-affettivo. È mancata a quei ragazzi la possibilità di un dialogo serio anche in tema di sessualità, la possibilità di sdrammatizzare e di non farsi prendere dall'ansia. Ma anche dopo le delusioni è possibile ripartire facendo tesoro dell'esperienza, alla ricerca di una dimensione affettiva gay che comprenda anche la sessualità ma come espressione di un mondo affettivo vero e non come tentativo di dare risposte all'ansia derivante da un'affettività negata.

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mercoledì 15 luglio 2009

VITA SESSUALE DI UN RAGAZZO GAY

e-mail di Marco del 13/7/2009

Ciao Project,
questa e-mail in un certo senso te la devo, è una e-mail che vorrei tu pubblicassi sul forum. Abbiamo parlato su msn ma mi farebbe piacere che anche altri ragazzi conoscessero tutta la mia storia e allora parto dal principio e mi scuso in anticipo se ti annoierò ma ho bisogno di un confronto. Ho 22 anni e, diciamo, ho fatto parecchie cose di quelle che tu consideri sbagliate. Dunque, probabilmente l’idea di essere gay l’ho sempre avuta, o almeno l’ho avuta dai 16/17 anni, diciamo meglio, cioè mi accorgo solo adesso di averla sempre avuta, almeno dai 16/17 anni. Mi sono sempre masturbato pensando ai ragazzi ma non avevo mai capito, fino a quando ho letto gli articoli di progetto gay, che non è una cosa banale ma una cosa che ha un senso serio. Comunque io al fatto non davo molto peso, come se non fosse una cosa realmente legata all’orientamento sessuale e poi allora l’idea di essere gay non l’avrei mai accettata. Non mi ci volevo sentire e forse non ero proprio in grado di capire, perché ero letteralmente anestetizzato dalle pressioni dei miei. Insomma, diciamo così, a 19 anni una ragazza di 22 anni mi si è messa appresso, perché mi dicono che sono un bel ragazzo e io passetto dopo passetto ho finito per credere o per fingere a me stesso di essere innamorato di quella ragazza, mi comportavo dappertutto come se fosse veramente la mia ragazza e come se ne fossi proprio innamorato. Tra l’altro era anche una mezza parente. Fino alle coccole generiche mi stava bene e anche po’ di petting, quando ero io a toccare lei ok ma mi dava fastidio quando era lei che voleva toccare me, non lo sopportavo proprio. Ho tirato fuori tutte le scuse possibili e immaginabili per rinviare qualunque contatto sessuale, ci baciavamo e anche con baci profondi ma niente di sessuale nel senso stretto. Lei insisteva, io cercavo di resistere, certe volte finiva un po’ a gioco e io mi eccitavo pure. Lei si accorgeva che ero eretto, e d’altra parte era evidente, e non capiva perché non passavo alla fase successiva. Ma quando l’abbracciavo io l’abbracciavo come se fosse un ragazzo, io avrei voluto che fosse un ragazzo, almeno era una persona da abbracciare ma proprio non me la sentivo di fare sesso ma lei continuava a insistere. Alla fine mi sono detto che forse ci sarei riuscito e che quella sarebbe stata la prova del fatto che io con i gay non avevo nulla a che fare. Così ci ho provato ma, quando siamo arrivati al punto, provavo proprio un senso di repulsione profonda, la sentivo come una cosa forzata e del tutto innaturale. Ho perso l’erezione, lei si è messa a piangere e mi sono sentito un deficiente completo che si è cacciato in una storia assurda. Lei mi voleva consolare, mi voleva convincere ad andare da un andrologo perché pensava che io fossi impotente e che la cosa mi facesse soffrire, ma io ero incazzato come una bestia con me stesso e con lei e che mi aveva portato a fare cose che non volevo. In realtà non l’avevo mai desiderata sessualmente e quando mi masturbavo pensavo ai ragazzi e non avevo proprio nessun problema. A lei non potevo dire nulla, lei voleva restare con me comunque perché era innamorata di me e ho dovuto dirle che ero innamorato di un’altra e con l’altra non avevo mai avuto problemi. Lei l’ha presa malissimo, ho litigato con la sua famiglia che mi ha trattato come se avessi stuprato la figlia. Io vivo in una piccola città del Veneto e la mentalità è provincialissima. Anche i rapporti con i miei sono andati in crisi, non è che fossero un gran che anche prima ma dopo che ho mollato la ragazza mi hanno considerato un depravato etero! E qui è l’assurdo io sono uscito da quella storia come donnaiolo impenitente. La cosa per un po’ mi ha fatto comodo ma in realtà mi creava intorno una tipica atmosfera etero. Finita la storia con la ragazza mi sono detto che bisognava trovarsi un ragazzo il più presto possibile. Project, parliamoci chiaro, a chi non piace fare sesso … certo tu dici dell’affettività, va bene pure quella, ma se devo essere onesto io avrei dato qualunque cosa per fare l’amore con un ragazzo, sarò sesso-dipendente ma, scusa l’espressione, quando vedo un ragazzo che mi piace non posso fare a meno di chiedermi come ce l’ha e mi sembra che sia una cosa assolutamente naturale, come fanno gli etero con le ragazze. A me le ipocrisie e le cose troppo spirituali non piacciono. Così ho pensato non di trovarmi un ragazzo che mi volesse bene, cosa troppo difficile, ma di trovarne proprio uno disposto a stare con me, cioè uno che non fosse troppo inibito. Io con una ragazza potevo fare cilecca ma con un ragazzo ero sicuro che non sarebbe mai successo lo stesso. Provo con una grossa chat non gay mettendo un nick gay. In pratica andavano subito al sodo e poi erano tutti uomini grandi, i più giovani avevano 15 anni più di me, quello che volevano fare in cam te lo puoi immaginare. Allora ho messo il profilo in un sito di incontri apparentemente non porno. Qualcuno mi ha risposto in chat ma era un po’ come la chat che avevo sperimentato prima e io di fare brutti incontri non avevo nessuna voglia. Dopo un paio di mesi trovo un ragazzo che mi sembra simpatico ha 23 anni, è educato, insomma tutto depone a suo favore, non mi chiede di usare la cam, dice che per lui il contatto è soprattutto spirituale. Gli chiedo conferma del fatto che abbia veramente 23 anni e lui giura. Chattiamo qualche settimana poi combiniamo un appuntamento. Io mi sento entusiasta, finalmente non dico l’amore ma una ragazzo che possa sentirsi sessualmente libero con me l’ho trovato! Vado all’appuntamento, mi siedo al bar col segnale convenuto, la gazzetta dello sport in tasca, col titolo ben visibile. Mi faccio portare una bibita, l’ora dell’appuntamento arriva, poi passano 15 minuti, io chiedo il conto e prima del cameriere mi si presenta un ragazzo nero come il carbone. È lui! Per carità non sono mai stato razzista ma nei miei pensieri erotici un nero non c’è mai stato. Mi sento in imbarazzo. Si siede, parliamo, è un bravo ragazzo ma sessualmente non mi attira da nessun punto di vista e glielo dico chiaro, mi risponde che gli basta che restiamo amici. Ci siamo rivisti qualche altra volta, poi mi ha detto che si è innamorato di un ragazzo italiano e che si sentiva felice ma dubito che sia vero. Insomma la cosa è finita così. Ma i miei sogni sessuali sono rimasti nel cassetto per altri tre mesi. Non c’è bisogno che ti dica che ogni volta che avevo una risposta sul sito di incontri mi dicevo che era finalmente la volta buona, ho parlato molto ma cercando sempre di capire, senza vendermi sottocosto al primo offerente. Finalmente circa tre mesi fa trovo un ragazzo che mi piaceva, un anno solo più di me, educato, quasi premuroso, io ero affascinato, lui non faceva proposte oscene come altri ed era un bel ragazzo. Combiniamo l’appuntamento. La sera prima leggo su progetto gay un lungo articolo sull’aids, resto praticamente sconvolto. In pratica non avevo minimamente messo in conto che il sesso potesse essere una cosa pericolosa e a quel livello. Prima vado a comprare i preservativi al distributore automatico poi penso che non è sicuro nemmeno così. Viene la sera dell’appuntamento. Lui viene in macchina. Avevamo parlato tanto in chat e mi sembrava un ragazzo gentilissimo, ma di persona mi irritava un po’, si sentiva superiore. Io avevo in mente la paura dell’aids e gliel’ho detto, mi ha risposto che era donatore avis, io avevo letto su progetto gay che lo dicono tutti quelli che vogliono fare sesso senza preservativo. Gli rispondo che non mi fido, lui insiste dicendo che nel sesso orale non c’è rischio ma io avevo letto che non è così e gli dico che senza preservativo non se ne parla proprio, alla fine cede. Comincia darsi da fare ma io un po’ per la storia del preservativo che non mi piace affatto e un po’ perché mi sento trattato come una puttana non ho l’erezione. Lui è perplesso, io più di lui, alla fine mi dice che se ho problemi del genere è inutile che metta annunci sui siti di incontri. Io mi sento umiliato. Gli chiedo di scendere e me ne vado a casa. Insomma non funzionavo né coi ragazzi né con le ragazze, ho provato a masturbarmi ma non funzionava nemmeno così, ero a pezzi, letteralmente a pezzi. È stato allora che ti ho mandato la prima mail, non sapevo se andare da un andrologo, mi sentivo veramente uno schifo. Quindici giorni fa abbiamo parlato la prima volta e adesso va molto meglio, riesco a masturbarmi in modo piacevole e l’idea di essere impotente mi è passata. Mi sono cancellato da tutti i siti di incontri e ho ricominciato a studiare, almeno non ho perso del tutto la sessione estiva. Penso proprio di essere stato sul punto di fare grossissime fesserie, ma ormai sono oltre queste cose, non mi sento più addosso la frenesia del sesso e comincio a pensare che il sesso sia in fondo una cosa seria solo se è vissuto in un modo serio. Mi sento proprio meglio con me stesso, meno dipendente. Project, ti confesso una cosa, mi sei piaciuto molto quando hai perso la pazienza. Forse è la prima volta che una persona adulta si interessa a quello che faccio, fa un effetto strano ma è gradevole. Grazie Project di avermi fatto ragionare.
M. A.

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CAPIRE UN FIGLIO GAY

Caro Project,

le scrivo dopo molte incertezze. Sono un uomo di 55 anni e mio figlio alcuni gironi fa mi ha detto che è gay, o forse dovrei dire mi ha fatto capire che è gay, perché non lo ha detto in modo esplicito ma il senso del discorso era chiaro. Sono ancora fortemente perplesso per quello che mio figlio mi ha voluto fare capire, io di queste cose non so nulla ma sto cercando di capire e di non restare alla superficie e in questo il suo Progetto è stato per me illuminante. Vorrei che comprendesse che mi sono sentito veramente spiazzato. Mio figlio ha 21 anni e mi sono posto mille domande, mi sono chiesto che cosa ho sbagliato. Capisco che questo discorso per lei possa essere assurdo, ma io avevo in testa tante idee, forse sbagliate, sul fatto che la sessualità dipende dall’educazione e in qualche modo pensavo (e purtroppo non riesco a liberarmi del tutto dal mio pregiudizio) che l’omosessualità sia qualcosa di sbagliato ma penso che lei possa capire anche me. Non ho mai avvertito in mio figlio nessuna situazione di disagio, l’ho sempre visto come un ragazzo normalissimo, per un po’ aveva anche avuto una ragazza e ne sembrava felice. Non ha mai avuto conflitti con me o con mia moglie, o almeno niente di visibile. Insomma non riesco a capire perché sia gay e soprattutto non sono certo che lo sia veramente. Sono stato molto combattuto sull’idea di mandarlo da uno psicologo, poi è capitato che lui ha accennato all’argomento in un modo che non lasciava dubbi circa il fatto che non avrebbe accettato l’aiuto di nessuno e allora, dopo aver sentito mia moglie, abbiamo deciso di non fare nessuna proposta del genere. Non le nascondo che dopo quel discorso i nostri rapporti sono cambiati, è una cosa che mi fa stare male e credo che anche mio figlio ci stia male, ma cambiare rotta è molto difficile, in pratica, se prima parlavamo poco, adesso non parliamo affatto. Che cosa posso fare per mio figlio? Non so proprio come comportarmi, io la sensazione di disagio la sento, non riesco a far finta che non sia così. Ho letto quello che ha scritto nel forum alla sezione genitori, e ho notato che in pratica il Progetto è frequentato solo dai ragazzi e i genitori ci sono capitati solo in pochissime occasioni. Sinceramente leggendo i testi pubblicati sul Progetto ho avuto l’impressione di capire mio figlio come non lo avevo mai capito, riesco a intuire quello che può passargli per la mente. Mi farebbe piacere che frequentasse un ambiente come quello del Progetto ma ho paura che possa prendere altre strade. Caro Project, parliamoci chiaro, ci sono tanti altri modi di vivere l’omosessualità che mi fanno tremare al solo pensiero. Al limite, se mio figlio mi facesse conoscere il suo ragazzo (se e quando ne avrà uno) penso che alla fine lo accetterei perché saprei che sta bene, ma sono terrorizzato all’idea che possa cercare una strada sua e una strada sbagliata senza dirmi nulla. Mi sono accorto di non conoscere per niente mio figlio ed è stata una scoperta difficile da accettare. Che posso fare per non perdere i contatti? Mi sento profondamente inadeguato. Non vorrei per nessuna ragione che mio figlio si cacciasse nei guai. Prima conoscevo i suoi amici, almeno di vista e di nome, adesso ha altri amici dei quali non so assolutamente nulla. Lo so che un ragazzo di 21 anni ha bisogno di privacy e magari si fa anche lui mille complessi, ma io non so che fare. Project, ci sono diverse altre cose di cui avrei bisogno di parlarle con lei, se avrà la bontà di ascoltarmi. Le invio il mio contatto msn (omissis) e spero di sentirla presto perché sto vivendo un momento di grande incertezza. Se lo ritiene possibile, pubblichi questa mail, gradirei moltissimo conoscere che cosa ne pensano i ragazzi.

A presto. M. A.

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SESSO E AMORE GAY

Ciao Project,

credo che i complimenti per Progetto Gay te li abbiano fatti tante volte ma ci volevo aggiungere i miei. È stata proprio una scoperta importante per me. Ho passato molte ore a leggere e mi ci ritrovo. Sono cose molto mie e penso di tantissimi altri ragazzi. Ma vengo al punto.

Mi chiamo Maurizio, ho 26 anni, vabbe', gay da sempre e tutto sommato, direi, senza problemi, un po' di solitudine ma senza paranoie, in sostanza unna cosa molto media, ho dedicato il mio tempo ad altro, ho finito gli sudi e adesso lavoro e il mio lavoro mi piace e mi gratifica almeno un po'. Circa un anno fa, per la precisione a settembre del 2008, ho conosciuto un ragazzo di 19 anni, adesso ne ha venti. Eravamo in treno, seduti vicini. Lo avevo notato perché è un bel ragazzo, non bellissimo ma molto dolce. Insomma mi ha chiesto se avevo l'orario ferroviario e io lo avevo. È cominciata così, con un imbarazzo enorme. Faceva di tutto per continuare a parlare con me e io lo assecondavo, ma senza dare troppo nell'occhio. Ovviamente mi sono chiesto mille cose sul suo conto, in pratica il mio cervello si è messo a lavorare. Era della provincia di Viterbo, io sono di Roma, cercava un treno per arrivare al suo paese, ma tra coincidenze di treni e corriere ci avrebbe messo una vita. Non sapevo si offrirmi di accompagnarlo perché la cosa poteva sembrare strana, ho aspettato fini quasi alla fine del viaggio e poi ho lanciato la proposta. Mi ha risposto con un sorriso incredibile. A Roma siamo andati un attimo a casa mia (vivo solo), abbiamo bevuto una limonata fredda e dopo pochi minuti eravamo in macchina. Credo sia stato il più bel viaggio della mia vita, anche se di lui non sapevo nulla. La conversazione si è sciolta un po' lungo la strada ma non molto, mai un accenno a ragazze, né da parte sua né da parte mia, pochi chilometri prima dell'arrivo, dopo una pausa della conversazione durata diversi secondi, mi ha detto: "Io sono gay, ma forse non te lo dovevo dire". Gli ho risposto: "Anche io sono gay". Dopo è caduto un imbarazzo terribile e non abbiamo detto più niente fino a destinazione. Una volta sotto casa sua mi ha detto: "Mi daresti il tuo cellulare?" Gli ho detto di sì e ci siamo scambiati i numeri. Poi ci siamo dati una stretta di mano molto spartana e lui è salito a casa. Al ritorno non sapevo che pensare, ma sono stato per tutta la strada a pensare a lui e al senso di quello che era successo. Io non l'ho chiamato e nemmeno lui si è fatto sentire per diversi giorni. Un po' mi dispiaceva ma ormai ero rassegnato al fatto che fosse finita così. Dopo circa 10 giorni mi chiama e mi dice che sarebbe venuto a Roma e mi propone di pranzare insieme. Ovviamente gli ho detto di sì. Ci siamo visti ed è stata una giornata molto molto particolare. Io stavo bene ma non mi sentivo innamorato e francamente non avevo in mente di costruire con lui una storia, però stargli vicino mi piaceva, piano piano l'atmosfera a si è sciolta un po', ogni tanto sorrideva ma con un sorriso dolcissimo. Quello che mi ha colpito più di ogni altra cosa è che l'ho sentito affine, capivo perfettamente i suoi modi di reagire, tra noi c'era una comunicazione quasi incredibile. In breve, dopo quella voltaci siamo visti almeno una volta ogni 15 giorni, io andavo da lui in provincia di Viterbo o più frequentemente lui veniva da me a Roma perché vivo solo ma tra noi non c'è mai stato nulla a livello fisico, in pratica siamo amici, io direi molto più che amici. Se è il sesso che discrimina tra amicizia e amore, tra noi non c'è amore. Di eventuali coinvolgimenti sessuali non ne abbiamo mai parlato, ti dico mai e aggiungo che lui non fa parte delle mie fantasie sessuali, non mi sono mai masturbato pensando a lui, non so come spiegarmi, per me è una persona unica che non saprei collocare in nessuna categoria. Tra noi non c'è grande disinvoltura, non ci siamo mai toccati, neppure dati una carezza, niente di tutto questo e non abbiamo mai parlato di cose sessuali, nemmeno a livello teorico. Dopo la prima ammissione di essere gay il discorso è stato del tutto messo da parte. Mi piacerebbe sapere quello che lui prova per me ma non oso chiederglielo perché penso che lui provi qualcosa di diverso da quello che provo io e allora, magari anche solo parlandone, si può distruggere tutto. Ho provato a pensare a lui in termini sessuali ma è una forzatura. Certe volte penso che ci voglia tempo, ma ormai sono passati dieci mesi e non è cambiato nulla eppure per me la sua presenza ha un senso forte, perché mi fa stare bene, non mi eccita, questo no, ma è una cosa importante. Ho pensato che se magari tra noi ci fosse un minimo di contatto, forse qualcosa succederebbe anche dentro di me e comincerei a vederlo in un altro modo, ma forse non è nemmeno vero. Diciamo che mi piacerebbe capire e chiarire che cosa in realtà sto vivendo. Project, ma una cosa del genere è una storia d'amore? Io non lo so. Tu dici sempre che per avere una storia d'amore ci vuole un coinvolgimento sessuale forte, be' io questo coinvolgimento forte verso di lui non ce l'ho. Che succederà in futuro? Cambierà qualcosa? Eppure siamo due gay e ce lo siamo detto chiaro. Io prima di conoscere lui ho anche avuto un ragazzo, con quel ragazzo il coinvolgimento sessuale c'era, ma probabilmente non c'era amore. Con il ragazzo di Viterbo il coinvolgimento sessuale, almeno a livello esplicito, non c'è ma forse un po' d'amore c'è. Che ne pensi Project? Mi piacerebbe parlarne un po' se vuoi. Ti unisco il mio contatto msn ( - omissis - ). Se vuoi pubblica questa mail, mi piacerebbe sapere che cosa ne pensano i ragazzi.

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domenica 5 luglio 2009

IL SESSO NEL RAPPORTO GAY ETERO

Questo post è dedicato a chiarire il significato della sessualità in un rapporto tra un ragazzo gay e un ragazzo etero. Nelle e-mail che ricevo e nelle chat con i ragazzi emerge spesso l’idea che se un ragazzo accetta un contatto esplicitamente sessuale con un altro ragazzo questo è il segno evidente della sua coscienza di essere gay. Più semplicemente: “se accetta un contatto sessuale con me è gay ed è innamorato di me”. Dietro questa affermazione c’è la tendenza a leggere il sesso esplicito come parte essenziale di un rapporto gay sottovalutando al contempo la dimensione più tipicamente affettiva: “se fa sesso con me è innamorato di me”.


Se per un verso è comprensibile che un ragazzo gay innamorato di un suo amico cerchi di arrivare ad un contatto sessuale con lui, bisogna però che il ragazzo innamorato comprenda che il suo amico può non essere innamorato di lui, e può addirittura non essere gay anche se può finire per accettare un contatto sessuale.


Il costume sessuale sta cambiando e comportamenti che 40 anni fa erano impensabili ora cominciano a diffondersi e molti tabù crollano logorati dal trascorrere del tempo. Oggi l’imbarazzo nel parlare di masturbazione non esiste praticamente più e il tabù della nudità è ampiamente ridimensionato. Dai ragazzi etero il tabù legato ai contati sessuali con altri ragazzi viene più volte superato, sia a livello di giochi gay tra ragazzi etero che anche a livello di contatti sessuali di coppia che sono indubbiamente molto più affini a un rapporto gay vero e proprio dei semplici giochi sessuali. In altri termini, oggi per un ragazzo etero l’idea di poter avere un contatto anche sessuale con un ragazzo, fosse anche un ragazzo esplicitamente gay, non costituisce più un tabù insuperabile. Ho incontrato in chat ragazzi etero che hanno voluto bene a un loro amico gay e hanno finito per accettare un contatto sessuale con quel loro amico gay. Si trattava spesso di contatti sessuali profondamente voluti e desiderati solo dalla parte del ragazzo gay e accettati dal ragazzo etero come una specie di gratificazione da regalare all’amico gay. Nella maggior parte in questi rapporti manca una vera reciprocità sessuale anche a livello minimo. Questo fatto permette al ragazzo etero di partecipare a un contatto omosessuale salvaguardando in qualche modo la propria identità etero attraverso una motivazione altruistica. Il succo di questi discorsi sta nel fatto che un ragazzo etero può benissimo episodicamente essere coinvolto in contatti sessuali con un altro ragazzo, ma il ragazzo etero resta in ogni caso un ragazzo etero, la sua sessualità non cambia per il fatto di aver partecipato qualche volta ad un po’ di sesso gay.


In buona sostanza un ragazzo etero può accettare un contatto sessuale con un altro ragazzo per due motivazioni sostanzialmente differenti ma che non si escludono a vicenda e anzi talvolta si integrano:


1) Per gioco.


2) Per ragioni affettive.


Ma perché un ragazzo etero tende in certi casi a costituire un’amicizia forte con un ragazzo più o meno esplicitamente gay? Le risposte possono essere molteplici:


1) Perché sente l’affetto del suo amico gay e ne è gratificato, si sente amato e desiderato e percepisce le attenzioni dell’altro.


2) Perché non ha nulla di meglio da fare o prova un senso di solitudine che si allevia per la presenza dell’amico gay.


3) Perché l’amico gay è insistente e fa una corte sfrenata al ragazzo etero.


4) Perché, a parte l’orientamento sessuale, tra i due ragazzi c’è una stretta affinità di vedute.


5) Perché si tratta di amicizie che rimontano alla prima adolescenza.


6) Perché il ragazzo gay è interessato ad ascoltare e il ragazzo etero ha bisogno di parlare.


Troppo spesso i ragazzi gay tendono a dividere il mondo in gay ed etero come se questa divisione marcasse una netta linea di confine tra i due gruppi. In realtà se questa linea di confine esiste oggettivamente sul piano dell’orientamento sessuale, non ha certamente alcuna ragion d’essere in moltissimi altri campi. È proprio per questa ragione che le amicizie gay-etero esistono e spesso sono saldissime; anche se non sono simmetriche queste relazioni possono trovare motivazioni profonde da entrambe le parti.


Va tenuto presente che lo sviluppo di una relazione gay non è mai l’esito di una strategia messa in campo da una sola parte, non si tratta di una partita a scacchi e non c’è alcuna strategia vincente. Vedere una storia d’amore come la storia di una conquista significa leggerla come rapporto non paritario nel quale c’è un conquistatore e c’è un conquistato e questa è una tipica eredità della cultura eterosessuale. Nel mondo gay in cui si parte su un piano di parità, il rapporto si costruisce in due, intendo dire che se non si è realmente in due a cooperare alla costruzione di un rapporto affettivo serio il rapporto, ammesso e non concesso che nasca, nasce comunque su basi molto fragili.


Molti ragazzi gay non riescono a concepire veri rapporti di amicizia con un ragazzo e intendono l’amicizia con un ragazzo esclusivamente come una passo necessario di una strategia di conquista che ha come obiettivo la realizzazione di un contatto sessuale. Partendo da questo punto di vista la dimensione del rapporto affettivo è subordinata alla realizzazione di un contatto sessuale. Il rapporto sessuale è visto come una condizione necessaria per la costruzione di un rapporto affettivo serio. In questo modo si capovolge l’ordine naturale delle cose, si pospone la costruzione di un rapporto affettivo serio e la si subordina alla sessualità.


L’incapacità di accettare l’amicizia con un altro ragazzo se non come primo passo del tentativo di coinvolge quel ragazzo dal punto di vista sessuale priva parecchi ragazzi gay di rapporti di amicizia maschile che sono cose assolutamente fondamentali per l’equilibrio affettivo di un ragazzo gay.


In genere il tentativo di sessualizzare il rapporto parte dal ragazzo gay che tende a leggere il comportamento del suo compagno come un cammino verso la consapevolezza di essere gay, cioè tende ad applicare all’altro i propri canoni interpretativi, portiamo alcuni esempi.


1) È un gay latente, ancora non è cosciente di essere gay ma io lo aiuterò nel suo cammino e gli farò scoprire la sua vera natura.


2) In fondo è gay ma non lo vuole accettare, tante delle cose che fa lui un ragazzo etero non le farebbe.


3) Quantomeno è bisex perché non è mai stato appresso a una ragazza in modo serio e questo qualche cosa vuol dire.


È evidente che il tentativo di sessualizzare il rapporto presuppone l’identificazione del proprio amico come gay almeno potenziale. In caso contrario il tentativo sarebbe condannato pregiudizialmente all’insuccesso.


Il punto di vista del ragazzo etero che accetta deliberatamente un contatto sessuale con un suo amico gay si può riassumere più o meno così:


1) Il mio amico è gay ma è un bravo ragazzo e io gli voglio bene. Si è innamorato di me, io non mi sento seriamente coinvolto da questo fatto ma nemmeno respinto. Se posso fare l’amore con delle ragazze che non mi interessano allora lo posso fare anche con lui che non mi interessa sessualmente ma che sento molto affine da tanti altri punti di vista.


2) Io lo faccio per lui, per quanto riguarda me posso essere coinvolto solo a livello fisico, ma la mia sessualità è realmente un’altra. Non mi sento meno etero per il fatto che posso fare contento un amico in un modo che a me non costa nulla.


3) Col mio amico gay in fondo c’è chiarezza, lui sa che sono etero, non penso che possa attaccarsi a me in modo morboso.


Riporto qui di seguito con qualche minima modifica una mail che mi è stata inviata il 21 Giugno 2009.


Ciao Project,


sono un ragazzo etero di vent’anni, ho un amico gay mio coetaneo (chiamiamolo Marco) e ti vorrei raccontare quello che è successo tra noi. Premetto che non ho mai avuto dubbi sulla mia sessualità, poi ho trovato il tuo Progetto e ho letto molto di quello che hai scritto e non ho visto che rafforzata la mia idea di essere etero. Insomma io di gay non ho proprio nulla, questo per sgombrare il campo da equivoci, scusa se faccio questa sottolineatura, non ho nulla contro i gay ma io non lo sono.


Quando avevamo 19 anni Marco mi disse chiaramente di essere gay. La cosa non mi sconvolse affatto, siamo stati sempre affiatatissimi, palestra insieme da quando avevamo 14 anni, compagni di scuola dalle medie in poi, stessa facoltà, studiare insieme per fare gli stessi esami. Io allora non avevo capito che Marco non confessarmi di essere gay aveva cercato di farmi capire che si era innamorato di me. Io allora non lo capii e continuai a trattarlo come sempre. Le cose tra noi però non erano più come prima. Quando stava con me era in imbarazzo, non mi guardava in faccia, era molto più formale. Un giorno l’ho visto proprio male e ho cercato di farlo parlare. Pensavo che lui avesse una vita affettiva sua almeno minima, ma non era così. Eravamo in macchina e quando l’ho visto proprio a terra gli ho preso la mano e l’ho stretta, lui si mordeva le labbra fino a farle sanguinare, poi si è messo a piangere e mi ha parlato di sé (e di me) a cuore aperto. È stato un momento intensissimo, lui tendeva ad allontanarmi e a dirmi che dovevo andare per la sua strada, mi diceva che siccome non sono gay tra noi non ci sarebbe stato mai nulla, ma io a Marco volevo bene, come a un fratello ma gli volevo bene, e ho cercato di farglielo capire, ma lui tendeva a interpretare ogni gesto affettuoso come un modo per mettere in dubbio la mia eterosessualità. Insomma, non è stata facile ed è andata avanti così per mesi. Poi gli è venuta in mente l’idea che se io avessi avuto un rapporto sessuale con lui mi sarei accorto di essere gay perché mi diceva che solo un gay poteva volergli bene come facevo io. Ha insistito tantissimo. Io gli dicevo che tra noi non sarebbe cambiato nulla e che io ero etero e etero sarei rimasto. Mi ha letteralmente supplicato di provare e io alla fine gli ho detto di sì. Sotto il profilo sessuale non mi ha creato grossi imbarazzi, forse solo all’inizio, pensavo che le cose sarebbero andate in un altro modo, in effetti sentivo che non era il mio mondo e lo sentiva anche lui. Insomma è finita con una masturbazione reciproca un po’ maldestra poi mi ha guardato e mi ha detto che aveva capito ed è finita lì. Perché ti scrivo questa mail? La ragione è che dopo quel giorno il nostro rapporto si sta spegnendo, lui non mi cerca più, quando lo cerco io mi sfugge. Una volta mi ha incontrato mentre stavo a passeggio con la mia ragazza ed ha cambiato strada e a me è dispiaciuto tantissimo. Io a Marco voglio bene ma penso che quello che posso offrirgli io a lui non interessi, quando gli parlo di amicizia lui sorride in modo ironico come per dire che non è quello che vuole da me, ma io posso dargli solo quello. Project, ma perché i ragazzi gay devono riportare tutto al denominatore comune de sesso? Io non voglio perdere Marco, per me è importante, che cosa posso fare per fargli capire che avere un amico come lui per me è importante. Tra l’altro penso che si sia vergognato tantissimo di avere insistito tanto per fare un po’ di sesso con me, se ne sente in colpa e lo vedo benissimo, come se mi avesse violentato o qualcosa di simile, ma io non l’ho mai vista in questi termini, vorrei che lo capisse ma non mi sta a sentire. Perché non riesce a capire che nella vita il sesso non è tutto? Project, fammi sapere quello che ne pensi. È quasi assurdo che io ti scriva per questa ragione ma per me Marco è importante e so che mi puoi capire senza fraintendere.


Andrea

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Se volete, potete partecipare alla discussione su questo post aperta sul Forum di Progetto Gay:

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