venerdì 13 novembre 2015

COPPIE GAY VERE E FALSE COPPIE GAY

In questo post vorrei puntualizzare il concetto di coppia gay individuandone l’elemento costituivo fondamentale.
Partiamo da due testimonianze.
Caso 1
“Lunedì 2 Marzo 2015 – È un bellissimo ragazzo, è sexy che proprio di più non si può. E adesso so pure che è gay, perché da Fecebook non ci sono più dubbi, ho trovato le sue foto fatte in un locale gay, anzi in due locali gay, non le ha pubblicate lui ma alcuni suoi amici e lui probabilmente non se n’è neppure accorto. In ufficio si atteggia a etero ma si vede che è una recita. L’ho invitato a prendere un caffè alla pausa pasto, mi ha detto che sarebbe venuto ma non è venuto e mi ha fatto rabbia. …
Giovedì 5 Marzo 2015 – L’ho invitato di nuovo a prendere il caffè (la prima volta era andata buca), stavolta è venuto, ma è arrivato all’ultimo secondo, prima che chiudessero la caffetteria e se n’è andato dopo nemmeno un minuto.
Lunedì 9 Marzo 2015 – Invitato per il caffè, non è venuto e non si è nemmeno scusato… mh, che rabbia!
Martedì 17 Marzo 2015 – L’ho invitato a pranzo insieme con Marina e Luca con la scusa del martedì grasso, mi ha detto che non poteva perché aveva impegni di famiglia, ma ho saputo da Fede che è andato a una festa a casa sua… mh… non mi è piaciuto.
Venerdì 20 Marzo 2015 – Lunedì prossimo andremo in missione insieme e per due giorni, anche nottata insieme! Mi sa che questa è la volta buona, a pranzo con me ci deve venire per forza!
Lunedì 23 Marzo 2015 – Abbiamo pranzato insieme ma è stato tutto il tempo al telefono e a chattare, mi sono sentito un totale imbecille, però mi ha detto che sono un bel ragazzo! Lui, visto da vicino, è proprio un incanto. Vediamo stasera che combina! Non vedo l’ora. …
Uffa! Camere separate, se n’è andato subito a dormire (o a fare altro) nella sua stanza.
Martedì 24 Marzo 2015 – Ho provato a cominciare un discorso con lui ma mi ha detto che era stanco e che doveva andare a riposare.
Venerdì 22 Maggio 2015– È successo! Siamo stati a letto insieme, penso che ormai l’ho conquistato, ha detto che è stato bello! Lui a me ci tiene veramente ma preferisce non darmi troppa corda, così dice. È sexy da morire, anche se pure nel sesso pensa un po’ troppo a se stesso, comunque va bene pure così. Gli ho chiesto di stare con me per il fine settimana ma mi ha detto che deve tornare dalla famiglia. Gli go detto: chiamami! Ha giurato che lo farà!
Martedì 26 Maggio 2015 – Ovviamente non mi ha chiamato per tutto il weekend, ma se fa così io le mie proposte non gliele faccio più e il sesso se lo fa da solo… ma potrebbe anche essersi dimenticato … in ufficio era neutro come se tra noi non fosse successo niente. Insomma, a fine giornata gli ho proposto un weekend insieme e mi ha detto di sì! Abbiamo stabilito per il 30-31 maggio + lunedì e 2 giugno, e ha detto che va bene così! Questa volta lo ubriaco di sesso! Ormai è mio!
Venerdì dì 29 Maggio 2015 – Mi chiama e mi dice che per il weekend non può, ma che se voglio, ci possiamo vedere stasera, e va bene, vediamo che succede stasera. …
Come la prima volta, sesso proprio sciolto però poi, prima di mezzanotte, mi ha detto che doveva scappare e se n’è andato, mi stavo arrabbiando ma mi ha dato anche un bacino di arrivederci, così ha detto. Vabbe’ me lo devo tenere così com’è. Ma noi stiamo insieme? Come sesso sì, ma poi ha sempre da fare e non mi sta mai a sentire quando voglio fare un discorso serio, mi zittisce proprio e parte col sesso, mi sa che è un po’ dipendente dal sesso.
Questi frammenti del mio diario sono in pratica l’inizio della nostra storia, adesso tra noi si è instaurato un modo di vivere abbastanza di coppia, anche se fuori ufficio ci vediamo poco e solo per il sesso. Lui dice che ne ha bisogno. Certe volte lo adoro, ma certe altre mi chiedo che razza di coppia siamo noi. Per il momento preferisco non farmi troppe domande, non lo voglio perdere assolutamente.”
Caso 2
Mi sento un vuoto dentro che mi fa stare male, mi sono dimenticato il telefonino a casa e lui mi ha chiamato, mi ha chiamato sei volte e io non c’ero, mi viene proprio un senso di disperazione e non lo posso nemmeno chiamare, perché se no i suoi coinquilini gli fanno mille domande. Mi richiamerà oggi? Io spero tanto di sì, mi manca, non faccio che pensarlo, mi manca disperatamente. …
Mi ha chiamato! Delle chiamate senza risposta di stamattina non ha detto nulla, io ho cominciato a chiedergli scusa ma mi ha detto solo: Mi manchi! Poi mi ha detto: Ti va di farci una sega insieme adesso? Gli ho detto che ero già in erezione, mi ha detto: Pure io! Mi ha chiesto se lo considero un maniaco sessuale perché mi fa queste proposte, gli ho risposto che piace pure a me e che il sesso come lo facciamo noi è una cosa bellissima, tenera, libera. Mi ha chiesto se mi va sempre o se qualche volta gli dico di sì per compiacenza. Gli ho chiesto se è rimbecillito e mi ha risposto che ha sempre paura che magari io gli dico di sì solo perché lui insiste, ma in realtà non c’è nessun bisogno che insista. Poi abbiamo cominciato a farci una sega, ma lo hanno chiamato al telefono sul fisso e abbiamo dovuto interrompere. Mi chiedevo che cosa avrebbe fatto dopo, cioè se mi avrebbe richiamato oppure no, e dopo una decina di minuti mi ha richiamato e abbiamo finito. Non ci posiamo vedere per altri otto giorni ed è proprio una tortura. Ho tanta paura che la specialistica a Milano possa mettere in crisi il nostro rapporto, però non mi sembra che stia succedendo, mi chiama spessissimo e nei momenti più inattesi, cioè quando riesce a stare solo e quando mi chiama è tenerissimo. Come faccio ad aspettarti altri otto giorni! Ti vorrei stritolare di baci!
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Questi due casi rappresentano due situazioni molto diverse: nel primo caso si delinea la tipica falsa coppia, ossia la coppia creata per le insistenze di una parte sola, nel secondo invece è ritratta una tipica vera coppia gay. L’elemento distintivo è la sostanziale parità dei livelli di coinvolgimento, una vera coppia gay nasce dalle volontà di due persone, una falsa coppia gay nasce dall’insistenza di uno dei due e da un superficiale lasciarsi andare dell’altro.
Una vera coppia gay non è comunque garantita contro il logorio prodotto dal passare del tempo. Nella vita di tutti noi ci sono elementi costanti ed elementi profondamente variabili, come l’esperienza di milioni di persone insegna, nessun contratto e nessun sacramento può garantire la durata di una coppia. Una coppia di lunga durata modifica i suoi equilibri interni per adeguarsi al passare del tempo, è più stabile, certo, ma non necessariamente migliore di una coppia di durata più breve che presenta, magari, coinvolgimenti più profondi. Ciò che è certo è che una vera coppia gay richiede un coinvolgimento paritario ed equilibrato di entrambi i partner. Una vera coppia gay si costruisce in due e non può essere prodotta dalla volontà o dall’amore di uno solo. L’unilateralità o il forte sbilanciamento sono segni di fragilità originaria della vita di coppia.
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lunedì 9 novembre 2015

GAY IN FUGA DAL MATRIMONIO ETERO

Ciao Project, ti scrivo con molta ansia addosso, non per te ma perché devo uscire il più presto possibile da una situazione che mi sta facendo a pezzi. Ho trentadue anni, sono fidanzato a casa con una ragazza e ormai tutti mi stanno mettendo alle strette perché io mi decida a sposarla. Ho letto su “Essere Gay” dei gay sposati e più ci penso più mi viene il terrore di essere costretto a fare una cosa che non voglio fare. Vivo in un paesetto di una provincia veneta, in un mondo in cui tutto è dato per scontato, in cui il matrimonio è un dovere inderogabile e l’omosessualità è considerata come la peggiore disgrazia. Qui tutti si fanno gli affari degli altri, perché tutti, e specialmente le donne, non fanno nulla dalla mattina alla sera e quindi non fanno che spettegolare. Io non ho dubbi sul mio essere gay, con la mia ragazza ho avuto anche (raramente, molto raramente) dei rapporti sessuali, nei quali una sola volta sono arrivato fino in fondo ma erano cose che riuscivo a fare solo per non deludere la mia ragazza e forzandomi molto. L’unica volta che abbiamo fatto sesso completo (ovviamente col preservativo, perché l’eventualità di figli non voluti mi avrebbe incastrato in via definitiva) ho provato proprio un profondo senso si repulsione e di nausea (e lei non se n’è nemmeno accorta), ma poi nonostante le insistenze della mia ragazza non l’ho voluto rifare più per nessuna ragione e ho rinviato tutto a dopo il matrimonio. Adesso io ho 32 anni e lei 29, sento il fiato sul collo sia della mia famiglia che della sua, che non fanno che insistere perché si fissi la data del matrimonio. Qui in paese io e la mia ragazza usciamo sempre in coppia da anni e la gente dà per scontato che sposeremo prestissimo, lei poi è cattolicissima, in tutto e per tutto dipendente da quello che le dice il parroco che la ha detto che deve affrettare i tempi per evitare il rischio di altri rapporti prematrimoniali! Loro si preoccupano di questo, ma io sono proprio al limite. A casa mia la parola gay è considerata una parolaccia da sempre. I miei sono persone istruite ma del tutto ignoranti su queste cose e anche loro sono profondamente cattolici. Io non vado con loro a messa ormai da dieci anni e loro pensano che io non vada più in chiesa perché faccio sesso con la mia ragazza e non ci voglio rinunciare. Dire ai miei che sono gay sarebbe terribile per loro e soprattutto per me, perché io ancora non ho trovato un lavoro stabile e, al bisogno, non me ne potrei comunque andare di casa. Ma come potrei pensare di rimanere in casa coi miei se sapessero che sono gay? Loro non solo non sospettano nulla ma pensano che io sia uno che con la sua ragazza ne combina di cotte e di crude e anche per questo mi consigliano sposarmi presto, perché così, secondo loro, mi metterei a posto anche la coscienza. C’è anche un altro problema: il mio futuro suocero (mai sia!) ha una piccola industria e ha un sacco di soldi, mentre i miei di quattrini ne hanno pochini e mio suocero si è offerto di prendermi a lavorare nella sua azienda, naturalmente “dopo il matrimonio” che quindi avrebbe anche un ritorno economico notevole, solo che così io sarei legato mani e piedi a una situazione assurda. La mia ragazza ha fatto sesso solo con me e quando l’abbiamo fatto, prima si è sentita in paradiso per una cosa che per me era del tutto forzata e contro natura (ma non se ne è nemmeno accorta!) e poi si è fatta prendere dallo sconforto religioso e si è andata a confessare, e lì sono cominciate le insistenze del parroco. Capisci in che mondo vivo, Project? Tu mi dirai che in questa situazione non mi ci dovevo cacciare e che in fondo non faccio che pagare la mai stupidità, ma con lei abbiamo cominciato quando io avevo 17 anni e lei 14, era tutto un gioco, a me serviva per mettere da parte l’omosessualità, che c’era anche allora, e per darmi arie da ragazzo grande. Che devo fare, Project? Ho veramente paura di non riuscire a venirne fuori, qualsiasi cosa io faccia mi rovino la vita: sposarla, no, proprio non me la sento, io ho sempre desiderato ragazzi e non ragazze, ci sono dei ragazzi ai quali ho pensato come un ossesso, cosa che per lei non è masi successa nemmeno a livello minimo, ma come faccio a rompere il fidanzamento al punto in cui siamo? Non posso dire: “Scusate, non me la sento perché sono gay!” Sento già il comento di mia madre: “Prima te la sei spassata con quella povera ragazza e adesso pensi di potertene uscire fuori in questo modo?” Perché se dicessi che sono gay non ci crederebbe nessuno, proprio nessuno, la considererebbero come una scusa di pessimo gusto, perché non mi hanno mai visto correre dietro ai ragazzi e su di me non ci sono mai state chiacchiere del tipo di quelle che girano su altri ragazzi del paese. Io ho proprio il marchio DOCG dell’etero e questa etichetta non me la schioda nessuno. Ho pensato ad altre vie d’uscita e mi sembra che ce ne possa essere solo una praticabile e cioè quella dell’infertilità, potrei dire che da controlli fatti non posso avere figli, con una motivazione del genere forse potrei riuscire a cavarmene fuori, ma in primo luogo sarebbe un falso e poi c’è il rischio molto concreto che vogliano portarmi per forza a vedere “che cosa si può fare” e lì verrebbe fuori tutto l’inghippo, però potrei rifiutarmi e dire che la cosa è chiara e che non mi sposerò comunque (perché non mi sposerò certamente), che non l’ho detto alla mia ragazza perché non ne avevo ancora la sicurezza… lo so che è un imbroglio, ma io voglio uscire da questa storia il più presto possibile e ne voglio uscire senza danni, perché non sono in condizioni di potermi allontanare dal paese. Che ne dici, Project? Io non mi sentirei in colpa per una cosa del genere, in fondo non è un vero imbroglio ma un modo per concludere in modo accettabile una cosa che non doveva nemmeno cominciare. Certo avrei problemi con i miei, dovrei dare spiegazioni anche a loro, vorrebbero sapere almeno perché ho fatto i controlli della fertilità, perché ho avuto dei dubbi su questa cosa, però penso che riuscirei a zittirli. Mi sono studiato bene le problematiche tipiche dell’infertilità maschile, ne so quasi quanto un dottore e ho letto decine di referti come quello che potrei dire di avere ricevuto io. In fondo, per riservatezza potrei non mostrare niente a nessuno, o, al massimo, potrei scrivere un falso referto di un istituto inesistente … lo so che in un certo senso è un imbroglio ma io non ho scampo e non mi voglio assolutamente sposare, è proprio un’idea che mi fa venire il rigetto, come faccio a fare sesso (e da sposato lo dovrei fare addirittura senza preservativo, cosa che mi sembra assolutamente repellente) con questa ragazza e a “doverlo” fare per tutta la vita? Sarebbe una tortura indicibile e poi con mia moglie non avrei nessuna possibilità di parlare chiaro, sarebbe un imbroglio (quello sì che sarebbe un imbroglio vero!) che dura tutta la vita. Rovinerei la mia vita ma rovinerei anche la sua e questo non deve proprio succedere. Project, tu hai un’altra soluzione praticabile e non distruttiva? Se ce l’hai, per carità, dimmela e dimmela subito, perché io devo arrivare a prendere una decisione e in tempi molto rapidi, o meglio, io la mia decisione l’ho già presa e mi serve solo un po’ di incoraggiamento perché non ci sono alternative e non si può più andare avanti così. Mi sento molto meschino nel pensare a tutti questi raggiri, mentre sarebbe più dignitoso dire semplicemente la verità ma credo che l’infertilità sia una cosa meno traumatica e più accettabile per entrambe le parti. Una ragazza lasciata dal fidanzato che “dice” di essere gay può starci veramente malissimo, può sentirsi una stupida, ingannata e presa in giro in modo pesante da uno che, appunto, “dice” di essere gay per scaricarla ma che aveva anche fatto l’amore con lei e quindi ai suoi occhi non sarà mai gay, mentre se è stata lasciata per motivi di infertilità può accettarlo più facilmente e senza covare sentimenti di odio. Sono ragionamenti meschini che servono solo a salvare la faccia? Non lo so, Project, adesso aspetto solo con ansia la tua risposta.
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MALINCONIE GAY E MANCANZA DI LAVORO

Gli anni stanno passando, mi sto avvicinando a 30 ma non mi sembra che sia cambiato nulla, forse sono più disorientato di prima, come un perpetuo adolescente. Prima pensavo che fare esperienze potesse farmi maturare. Le mie esperienze le ho fatte ma non sono maturato affatto, mi sento molto portato dal vento, molto dipendente da come mi gira. Ho fatto anche cose che non avrai mai pensato di poter fare, mi sono laureato, anche se con un po’ di ritardo, ma non ho trovato se non lavori che tutto sono meno che lavori stabili, sarà forse anche questo che contribuisce al mio senso di instabilità … mi pesa il dover dipendere da mia madre che per me si spacca la schiena e ormai è una donna grande, ma non vedo molte prospettive. Lei non sa di me ma sospetta e anche con lei non so che fare, dirglielo o no, in fondo non credo che cambierebbe niente. È stata contenta quando mi sono laureato, ci teneva veramente tanto, adesso si aspetterebbe un lavoro, non credo che si aspetti che le porti a casa una ragazza, penso che questa fase l’abbiano passata da anni e lei stessa non ne parla più, proprio capitolo chiuso. Ma onestamente non credo di avere particolari problemi con mia madre che forse su di me ha perso tutte le speranze e ha finito per adattarsi e basta. Mi sento vuoto, project, comincia a non fregarmene più niente di nessuna cosa, proprio indifferenza, tanto alla fine non cambia niente o quasi. Gay? Ma che vuol dire questa parola? Mi piacciono i ragazzi? Sì, ma non mi sono mai innamorato di nessuno, ho avuto le mie storie ma sono state sempre cose molto incerte, precarie, partite in fondo con delle grosse riserve, un po’ come dire: vediamo che cosa succede questa volta. Leggo sul forum di ragazzi che si prendono cotte tremende, ma a me non è mai capitato. Ho in mente il mio modello di vita ma lo sento diverso da quello degli altri ragazzi. Io vorrei una stabilità, o meglio un’affidabilità nel mio compagno, non vorrei essere per lui un’avventura sessuale o poco più. Diciamo che preferirei una storia non travolgente ma stabile. Ti dico che se il mio ragazzo avesse le sue scappatelle la cosa non mi sconvolgerebbe, ma non dovrebbero essere cose che distruggono il rapporto tra noi, o forse sto delirando, tanto un ragazzo non ce l’ho e non l’ho mai avuto. Gli altri mi dicono che ne ho avuti tre, ma non è un po’ di sesso che mi cambia le cose. Tu dici che si può stare anche soli e che potrebbe anche essere meglio, io adesso sono solo e in fondo lo sono sempre stato ma non sto bene lo stesso e non penso nemmeno di poter trovare un ragazzo che mi vada bene. Ogni tanto torno dai miei ex perché sono il meno peggio che ho trovato, sono diversi da me ma anche se li ho liquidati non mi hanno portato rancore. Ah, una cosa strana, le mie storie non sono mai finite perché c’era un altro ragazzo, ma sono finite solo per stanchezza e sfinimento interno. Dopo ci rimaneva una mezza amicizia che comunque un qualche senso ce l’aveva. Almeno ci si conosceva un po’ e si potevano fare due chiacchiere. Sono andato a fare dei colloqui con uno psicologo che non ha dato quasi peso all’omosessualità e al fatto che non avessi un ragazzo ma ha insistito sul fatto che non riesco a trovare lavoro. Dice che col lavoro avrei molto meno tempo per dedicarmi alle malinconie e dice pure che mi tornerebbero anche un po’ di entusiasmi sul lato ragazzi. Potrebbe non avere torto, ma il fatto è che il lavoro non si trova e passo ogni giorno ore e ore a spulciare internet a alla ricerca di una qualche possibilità e a mandare curriculum senza avere quasi mai riscontro. Avevo conosciuto un ragazzo, quando ho lavorato per l’ultima volta, che mi sembrava simpaticissimo, un ragazzo gay, non proprio dichiarato pubblicamente, ma insomma gli amici lo sapevano e anche i colleghi di lavoro. A me quel ragazzo piaceva, abbiamo parlato un po’ ma mi sembrava strano, gli avevo detto che ero gay anche io ma lui ha insistito per presentarmi una ragazza, francamente non capivo il perché, poi me l’ha presentata e ho capito, era una legatissima a certi movimenti ecclesiali, come lui d’altra parte, e mi voleva portare a una delle loro riunioni, al che la mia reazione è stata immediata e ho capito perché mi sembravano persone strane. Per fortuna la settimana appresso il mio contratto è scaduto. Quel ragazzo e anche la ragazza mi hanno tempestato di telefonate per convincermi a seguirli, ma alla fine ho proprio risposto male, gli ho detto che sono come gli avvoltoi che se vedono uno un po’ messo male gli si buttano addosso per farlo a pezzi. Ci sono rimasti malissimo, non li ho sentiti più e ne sono contentissimo. Non sopporto la gente appiccicosa. C’è stata solo una storia (ma non è nemmeno una storia) che mi ha scosso un po’ in questi ultimissimi anni. Sono stato un paio d’anni fa a fare un corso di pasticceria industriale a Milano, un corso residenziale di una settimana. Ho condiviso la stanza non un ragazzo etero, sul fatto che fosse etero non c’era il minimo dubbio perché è venuta due volte a trovarlo la sua ragazza a Milano. Beh con questo ragazzo mi sono sentito a mio agio, gli ho detto che sono gay e la cosa, tra noi, non ha cambiato nulla, quando è venuta la ragazza una volta siamo andati a cena fuori in tre. Con questo ragazzo ho parlato un po’, certo non era gay ma era intelligente e soprattutto era una ragazzo normale, senza paturnie di nessun genere, mi ci vorrebbe un ragazzo gay più o meno come lui, ma finora non l’ho trovato. Ormai il corso è finito da tanto tempo, noi non abbiamo interessi di lavoro in comune eppure ogni tanto si fa vivo e ci facciamo una chiacchierata su skype, in un certo senso si è creata un’amicizia, è vero che è una cosa molto relativa ma parlare con lui è una cosa che faccio con piacere, ma succede di rado. Io non lo chiamo mai, ma sono contento quando mi chiama. Ah, poi un’altra cosa, penso proprio stupidissima, dunque, io vado a fare la spesa per me e per mia madre e cucino e tango la casa a posto, tanto non ho realmente altro da fare. Beh, quando vado al supermercato, dentro c’è il banco della salumeria, ci sono tanti ragazzi e anche uomini più grandi che servono i clienti e c’è anche un ragazzo che mi ha colpito subito, molto dolce, con un bellissimo sorriso, quando vado al supermercato passo sempre accanto al banco della salumeria,  se lui non c’è passo oltre e non compro nulla, ma se c’è, cerco di fare in modo di prendere il numeretto per potere essere servito da lui, poi  se gli altri salumieri sono più veloci, faccio passare avanti gli altri clienti in modo da essere servito da lui e quando è il mio turno compro tanti salumi, tutti diversi, che mia mamma mi dice che sono proprio troppi. Comunque con quel ragazzo si è creata una simpatia, mi sorride, non mi dà né del tu né del lei, come fa con gli altri clienti, però mi sorride e mi piace tanto vederlo sorridere, è più giovane di me, penso, potrà avere 22 o 23 anni. È una storia questa? Proprio no! Però è una bella cosa. Se avessi tanti soldi proverei ad aprire una salumeria… vabbe’, il cervello deve pure fantasticare! Project, hai capito più o meno chi sono? Un po’ stranetto, certo, però non depresso, diciamo un po’ spento, questo sì, mi godo la storia del ragazzo etero che mi chiama ogni tanto e quella del ragazzo della salumeria, poi sarà quello che sarà. Per adesso mi manca soprattutto il lavoro, lo so che non è poco, ma spero di trovare qualcosa di buono, dicono che c’è la ripresa ma crederci mi sembra come credere alla befana.
Un abbraccio, Project, se ti va, mandami il tuo contatto skype.
Ciao, Fede
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venerdì 6 novembre 2015

RAGAZZI GAY IN ALBERGO

Ciao Project,
mi sono messo a scrivere e non so nemmeno perché. Non so se è che voglio stare per forza al centro dell’attenzione, però pensare che mi leggerai mi fa una strana sensazione perché nessuno si interessa veramente a quello che faccio o penso. Mia madre in pratica mi passa solo un po’ di soldi, e pure pochi, ma per il resto se ne fraga del tutto, mio padre, ammesso che sia veramente mio padre, mi tiene in albergo come se fossi un pensionante estraneo, non mi tiene con sé in casa perché gli romperei le scatole, mi tiene proprio in albergo, lui ha un albergo e lì mi ha riservato una stanzetta, la peggiore dell’albergo, quella che non la venderebbe a nessuno, però così almeno non lo vedo quasi mai. Non è cattivo ma mi considera un pacco in deposito che si deve tenere per forza. È per questo che penso che non sia mio padre. Ultimamente però siamo ai ferri corti. Sto in una stanza d’albergo, ok, ma quella è casa mia, dico casa, non sono un ospite dell’albergo, quindi ci posso portare chi mi pare e ci posso fare quello che mi pare, o no? Beh, per lui no! La settimana scorsa ci ho portato un ragazzo e ho dormito con lui. Naturalmente il personale dell’albergo ha fatto la spia, perché non si fanno mai i cavoli loro. Ma io dico, voi siete pagati per pulire, per tenere in ordine, mica per fare la spia. Vabbe’ poi mio padre vuole sapere chi è, perché è rimasto con me, ecc. ecc., io gli racconto un po’ di balle, che è un mio compagno di scuola e abbiamo studiato fino a tardi e allora ha dormito con me. E qui giù domande perfide, perché nella mia stanza c’è un solo letto, mi ha chiesto se ho fatto portare un secondo letto, gli ho detto di no, perché era tardi e non volevo rompere le scatole al personale, e lui insisteva: “Ma avete dormito nello stesso letto?” E gli ho detto di sì. Ha fatto una faccia strana, ma non ha insistito, però penso che abbia capito. Se gli avessero detto che avevo portato una ragazza in camera sarebbe stato contento, ma così era stranito forte. Siccome l’ho visto incazzato nero (e quando lo vedo così sono molto soddisfatto) il giorno appresso ho insistito perché il mio compagno si trattenesse di nuovo a dormire con me. Questa volta ho chiesto al personale di montare un lettino che ovviamente non abbiamo usato. Anche questa notizia è arrivata immediatamente all’orecchio di mio padre che si è ripresentato, ma il discorso lo prendeva solo alla lontana. Io gli ho detto che la notte faceva freddo, questo perché doveva pensare che abbiamo dormito abbracciati perché faceva freddo. Tre giorni fa il disastro. Mio padre va a parlare coi professori, professori nuovi, perché sono stato bocciato e ho cambiato scuola. Io nella scuola nuova ho deciso di tenere sempre comportamenti liberi, perché mi devo reprimere? Liberi ma educati con tutti. I prof. non sono stupidi e non hanno fatto storie (non hanno nemmeno fatto finta di non vedere) e anche i compagni nuovi, salvo piccole cose proprio all’inizio, non hanno fatto storie. Mio padre va a parlare con la prof. di Italiano, che gli dice tutta sorridendo che sono un bravo ragazzo che non si è schiuso e che l’ha presa bene e che non è inibito nonostante tutto, è un discorso strano, mio padre non capisce, la prof. si rende conto che lui non sa e fa macchina indietro, la conversazione diventa imbarazzata, poi tornano su discorsi formali e il colloquio finisce lì. Così me l’ha raccontata la prof.. La prof, esce con una scusa dall’aula e va ad avvisare i colleghi che mio padre non sa. Gli altri rimangono sul generico ma l’insegnante di religione no! Prende da parte mio padre e gli dice che io a scuola sto sempre abbracciato con uno e che del fatto che sono gay non ne faccio mistero. Mio padre finisce il giro dei prof. cercando conferme ai discorsi del prete, ma non ne trova. Il giorno appresso me lo ritrovo in albergo. Ma lui ai colloqui con prof. della vecchia scuola non c’era mai andato, nemmeno quando lo avevano chiamato con una raccomandata perché stavo per perdere l’anno. Non c’è voluto molto perché capisse, prima lo sospettava solo, ma adesso era una certezza. Viene da me e vuole sapere. Io sgrano tanto d’occhi e gli dico: “Ma sei rincitrullito del tutto? Io frocio? (ho detto proprio frocio!)” E l’ho mandato a quel paese come se avesse detto una cosa assurda. Se n’è andato, parecchio dubbioso, perché ero stato molto deciso. Ma io dico: ma che te ne frega a te? Non te n’è mai fregato un cazzo per quasi vent’anni e adesso vuoi fare il papà? Ma vai a farti fottere! L’amico col quale mi tengo abbracciato a scuola non è quello che è venuto in albergo e con quello dell’albergo non ci ho fatto proprio nulla perché è 100% etero, anche se non ha preconcetti, al punto che abbiamo dormito nello stesso letto, e poi non c’erano pericoli, perché è pure brutto e di fare qualcosa con lui proprio non mi è mai passata la fantasia. Il fatto è che io sono solo. Quest’anno dovrei finalmente riuscire a fare la maturità. Per l’università è una cosa ambigua, voglia di studiare ne ho poca, ma lì ci sono tanti ragazzi e c’è una certa libertà, non è come a scuola che è come una galera. Vorrei fare una facoltà leggerina, mio padre mi vuole mandare ad economia perché dice che pensa di potermi inserire nella gestione dell’albergo, ma secondo me è una cosa detta così per dire perché con i rapporti che abbiamo non si fida certo di me, a parte che pensa che sono un incapace, pensa che io lo possa mandare fallito per dispetto. Sono gay, ma non ho un ragazzo, non è mai stata la mia idea fissa, vorrei soprattutto un amico, meglio ancora ne vorrei più di uno. Bei ragazzi ne ho visti tanti, ma a parte che probabilmente erano etero, quando provavo a parlarci mi sentivo un marziano, dicevano solo io, io, io, e basta, allora meglio stare solo o con uno etero intelligente, come il ragazzo che è venuto all’albergo. Non mi voglio vendere per un po’ di sesso, voglio uno che mi voglia bene veramente, se c’è bene, se non c’è ne faccio a meno, non voglio finire nella trappola delle coppiette che si mettono insieme tanto per giocare un po’ e poi alla fine non ne vengono più fuori e fanno finta che quella è la scelta di fondo della vita. No! E lo dico per esperienza indiretta, perché i miei si sono messi insieme proprio così e adesso sono due falliti alla ricerca di rivincite. Non cerco ragazzi sui siti di incontri o con applicazioni strane, se mi capiterà il ragazzo giusto sono disposto a dargli tutto me stesso, ma se si sente subito odore di bruciato lo mollo e me ne vado. Tra parentesi, avevo visto un ragazzo molto bello, forse pure lui etero, poi ho visto che si è acceso una sigaretta e allora mi è crollato subito. Ci sono cose che mi preoccupano, soprattutto l’università, perché penso che non combinerò niente più o meno come è successo a scuola, anche perché non vedo una sola facoltà che mi interessa veramente, di matematica non ho mai capito niente, giurisprudenza è la facoltà dei figli di papà, lettere e filosofia è cosa per le ragazze (e poi non mi piace proprio perché sono tutte ragazze), economia non la farei mai per non dare una soddisfazione a mio padre. Che ci resta? Psicologia? Mah… la vedo proprio nera, magari con un ragazzo vicino sarebbe diverso.
Tutto qui, Project, se mi rispondi, poi magari mi faccio risentire. Ciao!
Lello
p.s.: se vuoi, pubblica la mia mail.
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domenica 1 novembre 2015

GAY NEL 68

Caro Project,
alla mia ormai veneranda età (tra poco saranno 70) tiro le somme di una vita gay. Ho cominciato a rendermi conto di non essere un ragazzo come gli altri nel 1958, ero ancora alle scuole medie e non mi sapevo spiegare perché mi piacesse molto la compagnia di certi miei amici, proprio amici del cuore, per me la loro compagnia era importantissima, per loro però non era lo stesso. Ho scoperto la masturbazione solo in quarto ginnasio e lì ho cominciato a capire che i miei desideri sessuali non erano come quelli dei miei compagni, ma in quei tempi un ragazzo gay aveva comunque le idee molto confuse sull’omosessualità, sentivo dire: frocio, finocchio, come offese, ma faticavo ancora a dare un senso preciso a quelle parole.
Ho avuto un’educazione religiosa che è stata un condizionamento pesantissimo, ma non è di questo che voglio parlare. Ho preso la maturità nel 1965 e allora non era facile per niente. Lo studio era un vero incubo ma nonostante tutto mi restava un po’ di tempo per farmi tante domande. Ho vissuto in pieno il ’68, ero grande, stavo quasi alla fine dell’università, ho partecipato moltissimo all’attività politica e proprio attraverso l’attività politica mi sono svegliato e ho capito tantissime cose.
Avevo il mio eskimo, portavo i capelli lunghi, come moltissimi ragazzi di allora, e anche il barbone tipo Karl Marx, frequentavo i collettivi politici e lì si parlava anche di omosessualità. È proprio in un collettivo politico che ho conosciuto il mio primo ragazzo. Lì non c’era la vergogna di essere gay, anzi era una specie di bandiera rivoluzionaria, un vanto da mostrare con orgoglio. C’erano ragazzi di un’intelligenza folgorante, davanti a certi di loro mi sentivo proprio un ebete.
Insomma, in un collettivo politico si parlava anche di omosessualità e lo si faceva seriamente, e lui, quello che poi sarebbe diventato il mio ragazzo, si buttava nella discussione con una foga strepitosa; che era gay non c’era il minimo dubbio.
Insomma, tutti parlano del ’68 come di un movimento di rottura con gli schemi tradizionali e in effetti aveva portato dei fermenti nuovi anche per quanto riguarda l’omosessualità. Insomma dal suo intervento capisco benissimo che quel ragazzo è andato al collettivo politico sulla omosessualità perché gay, e perché lì si potevano rivendicare i diritti dei gay, in fondo come c’ero andato io. Il ragazzo era bello, anche lui col barbone e l’eskimo, ma pure con dei pantaloni attillatissimi che non lasciavano proprio niente all’immaginazione. I ragazzi del collettivo vivevano di politica e anche quel ragazzo viveva di politica, io molto meno, anche se facevo la mia parte. Siccome ho continuato a frequentare l’ambiente abbiamo avuto modo di conoscerci ma più come compagni della stessa militanza politica che altro.
C’erano altri ragazzi gay, ma mi colpivano molto meno, lui per me era il massimo, ma, come ho potuto capire bene dopo, andava ai collettivi proprio per motivazioni politiche, io ci andavo soprattutto perché ci andava lui oltre che perché era un ambiente dove i gay potevano andare dichiaratamente e quindi di fatto ce ne stavano parecchi. Si faceva un discorso politico, ma si parlava pure d’altro, insomma, superato il primo impatto iniziale, un po’ spiazzante, era un bell’ambiente, almeno mi ci sentivo molto a mio agio.
Il ragazzo che mi piaceva (Massimo) era uno studente di filosofia che aveva letto centinaia di libri sulla rivoluzione russa, parlava di Cuba come se fosse casa sua e di Mao e di Lin Piao con una serie di riferimenti concreti che non ho mai capito da dove potesse tirare fuori, insomma, aveva veramente una cultura politica mostruosa, i suoi non erano atteggiamenti esteriori, credeva veramente in quello che faceva.
Avrei voluto costruire una storia con Massimo, ma secondo lui una cosa del genere era tipicamente borghese, e lui non voleva legami di nessun genere. L’ho corteggiato discretamente per mesi e mesi, quando gli ho detto che mi ero innamorato di lui ha fatto un sorriso e mi da detto: “Non dire bugie! Vuoi solo scopare con me…” Questa espressione me la ricordo dopo quasi cinquant’anni e non posso negare che non mi è piaciuta. Poi Massimo ha pensato che uno che fa una dichiarazione tipo “Mi sono innamorato di te!” non può essere un buon rivoluzionario ma solo un pappamolla, e si è messo in mente di portarmi a ragionare come lui. Mi diceva che mi comportavo come un ragazzino, che dovevo essere più virile, che un gay non è una femminuccia o un maschietto venuto male, secondo lui un gay è uno forte che se ne frega delle convenzioni borghesi, perché se invece si fa condizionare è solo un servo del sistema.
Ho fatto anche l’amore con Massimo ma con lui non potevo usare questa espressione, dovevo dire che avevamo solo “scopato per fottere il sistema”. Io adesso la faccio comica ma il discorso non era banale e la politica permeava tutto. Da Massimo ho sentito la famosa barzelletta che fa così: “Ma non hai paura che il tuo ragazzo si metta con quell’altro? Sai, hanno fatto insieme il ’68…” . “Sì vabbe’, ma noi abbiamo fatto insieme il ’69!”, chiedo scusa per la cosa un po’ scurrile. La prima volta che ho fatto l’amore con lui mi aspettavo tenerezza, attenzioni affettive, e invece niente di tutto questo. Speravo che farlo lo portasse a ragionare in un altro modo ma non accadde nulla di simile. Ci siamo frequentati e abbiamo “scopato per fottere il sistema” per quattro anni, poi piano piano ci siamo persi di vista.
Tramite il collettivo politico avevo cominciato ad interessarmi a Pasolini e avevo letto Ragazzi di vita. Tra Pasolini e il movimento studentesco non correva troppo buon sangue, Pasolini aveva atteggiamenti critici e il movimento lo ripagava senza andarci troppo per il sottile, anche se, tra i ragazzi del movimento, magari senza dirlo apertamente, Pasolini aveva un fascino morale indiscusso, paradossalmente, proprio perché poco ideologico. Credo di avere letto in quegli anni tutto quello che scriveva Pasolini e di avere visto tutti i suoi film, rimasi incantato si Teorema e del Vangelo secondo Matteo. Teorema mostra lo sconvolgimento di una famiglia borghese in cui viene a capitare un ragazzo capace di capire i pensieri profondi e i desideri dei componenti della famiglia e si assecondarli: la famiglia borghese si disgrega; il Vangelo secondo Matteo mi colpì molto soprattutto perché nel film non c’è una sola parola oltre il testo evangelico letterale. Un intellettuale comunista che presenta la figura di Cristo! Niente di più complicato eppure ne è venuto un capolavoro. Altri film come il Decameron o i Racconti di Canterbury, avevano per me anche un’altra attrattiva: contenevano qualche brevissima sequenza di nudo e allora era una cosa assolutamente rara.
Dopo aver perso di vista Massimo, avevo pensato a trovarmi un lavoro stabile e non mi ero rimesso alla ricerca di un ragazzo, avevo un po’ di amici gay conosciuti nei collettivi, cosa rarissima, perché prima di internet conoscere ragazzi gay era veramente difficilissimo, ma io un po’ di amici gay li avevo, forse un po’ troppo politicizzati, però ottimi ragazzi con i quali mi trovavo bene. Ricordo perfettamente che il 2 Novembre 1975, quando la televisione diede la notizia della morte di Pasolini rimasi profondamente scosso. Mia madre fece dei commenti irripetibili che mi fecero mettere definitivamente da parte l’idea di un coming out in famiglia, mio padre ebbe il buon senso di non fare commenti, Ricordo che il pomeriggio andai a fare una lunga passeggiata da solo nei posti dove era di casa Pasolini, al Testaccio. Ero malinconico, come se mi avessero portato via un punto di riferimento, perché Pasolini dava alla omosessualità una dignità, e poi parlava dicendo la verità e non diceva mai le cose che ti saresti aspettato: mai ovvio.
Rimasi colpitissimo da una dichiarazione commossa di Eduardo De Filippo subito dopo la morte di Pasolini, da allora il mio rispetto per Eduardo è molto aumentato, proprio a livello umano, e poi fui entusiasmato dal discorso di Alberto Moravia, un discorso carico di emotività e di ammirazione per Pasolini. Poco dopo la morte di Pasolini uscì in libreria il volume delle sue poesie di Garzanti. Costava molto, per le mie finanze non era una spesa indifferente, ma lo comprai subito e quel libro fu per me fondamentale; ogni volta che mi sentivo depresso, sconfortato o frustrato, aprivo le poesie di Pasolini e cominciavo a leggere e piano piano le frustrazioni e la malinconia lasciavano spazio ad una serenità più profonda.
Oramai avevo passato i 30 anni, non avevo un compagno e non avevo nemmeno la faccia per cercarne uno, leggevo tanti libri di argomento legato alla omosessualità, ne ho ancora adesso la casa piena, andavo a vedere i film che parlavano di storie omosessuali, ricordo “Il bacio della donna ragno” e “Gli occhiali d’oro”, il mio mondo affettivo era stato sublimato in una dimensione solo culturale. Di ragazzi belli ce n’erano moti anche allora ma io restavo ancorato alle mie esperienze del tempo dell’università, poi tutto si era cristallizzato e io continuavo a sognare quelle cose che ormai non esistevano più. Non solo ero uscito dall’università da un pezzo, ma anche all’università il clima era totalmente cambiato e io faticavo a rendermene conto.
Dopo i quarant’anni ho avuto modo di frequentare i Radicali, e lì c’erano anche dei gay dichiarati, l’ambiente era buono e serio ma io non avevo la faccia di dichiararmi nemmeno in quell’ambiente che però ho frequentato per anni e che mi ha dato molto, però non mi ha dato un compagno, o forse io non lo cercavo veramente. Coi ragazzi gay legati ai Radicali parlavo spesso e mi raccontavano le loro disavventure, ma percepivo che erano di un’altra generazione, erano amici, ci volevamo anche bene, ma dovevano seguire la loro strada. Insomma, piano piano sono invecchiato e mi sono rassegnato a una vita da single e, devo dire, senza vere malinconie.
Caro Project, leggo, o meglio (per onestà) leggiucchio il tuo forum da anni e mi piace perché ci sento un po’ il sapore dei miei anni giovanili. Oggi ricorrono i quarant’anni dalla morte di Pasolini e allora mi sono deciso a dire la mia, da vecchio gay quale sono. Se lo credi opportuno, metti pure questa mail nella sezione anziani (che è sicuramente quella giusta). Penso che tu stia facendo una cosa utile, al di là di quello che puoi pensare, quindi vai avanti così!
Un abbraccio a te e a tutti i ragazzi del Forum.
Leo
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