sabato 15 settembre 2007

UN GAY VISTO DA UN ETERO

Leggendo e spigolando qua e là in questo blog mi sono molto meravigliato perché alcune cose che trovo qui corrispondono abbastanza alla mia esperienza. Premetto subito che io sono etero, però il mio punto di vista non è il punto di vista degli etero (che non esiste) ma soltanto il mio. Non sono più un ragazzo ed ho più di quarant’anni e ho moglie e figli grandi e quello che posso dire è che ci sono degli etero, e io sono uno di quelli, che nei confronti dei gay hanno una disponibilità e un’attenzione particolare, forse saranno pochi ma io almeno ci sono. Perché dico questo? La motivazione sta tutta in una relazione cominciata quasi 25 anni fa tra me e un collega dell’università che si chiama Massimo. Naturalmente racconto i fatti dal mio punto di vista che non è quello di un gay. Io quando stavo all’università non stavo passando un periodo buono sotto parecchi punti di vista, ero piuttosto depresso, rinunciatario, tutto sommato mi mancava un entusiasmo forte. A quel tempo non avevo nemmeno una ragazza e stavo solo tutta la giornata con tante malinconie per la testa, la mattina andavo a lezione, poi il pomeriggio avrei dovuto studiare ma non combinavo niente, gli esami si avvicinavano e io non combinavo niente, un giorno, adesso non mi ricordo nemmeno come è stato perché quanto una cosa può essere importante lo puoi capire solamente dopo, comunque a un certo momento ci siamo messi a studiare insieme e io l’affetto di Massimo nei miei confronti, ma devo dire l’amore perché quello era, l’ho sentito fortissimo, lui è sempre stato timidissimo ma molto schietto, i primi tempi che era in imbarazzo si sentiva molto, era in imbarazzo molto più lui di me. Onestamente, che fosse gay io all’inizio non l’avevo pensato proprio, poi a un certo punto me l’ha detto e mi ha messo in difficoltà, io di queste cose non ne capivo niente, istintivamente mi sembrava che la cosa non fosse accettabile, cioè in linea di principio non era che io non l’accettassi per questioni mie, ma mi sembrava che io non dovessi accettarla. Non so come dire, lo odiavo e lo amavo nello stesso tempo ma avevo una specie super-io che mi diceva che non gli dovevo stare vicino ma nonostante tutto gli volevo bene, perché anche per un etero non è sempre facile accettare una cosa del genere, poi mi sono venute in testa un sacco di cose stupide, tipo che se un gay sta vicino a te ci sta per una cosa sola, oppure se sei amico di un ragazzo gay sei gay pure tu, queste cose qui. Ho cercato di trovargli tutti i difetti possibili e immaginabili ma in realtà Massimo se aveva un difetto era la sincerità, certe volte proprio sconcertante. Quando mi ha detto che era gay io gli ho chiesto: “Ma perché me lo hai detto?” Ma lui non m’ha risposto e c’è rimasto male. Con lui certe volte mi sentivo in imbarazzo tremendo, certe volte stava così in difficoltà che stava zitto e non diceva una parola, io l’avrei abbracciato ma avrei fatto peggio. La mia paura più grossa era di dare a Massimo dei segnali che lui potesse interpretare come segni di disponibilità sessuale ma, spieghiamoci bene, perché io non lo volevo illudere per deluderlo dopo, non è nemmeno una questione di sesso, per paradossale che possa sembrare io con Massimo avrei anche fatto l’amore ma l’avrei fatto per lui non per me, era una cosa che non faceva parte del mio modo di essere ma l’avrei fatto lo stesso perché volevo che non si sentisse veramente solo. Io qualche avventura con qualche ragazza l’avevo vissuta e anche più che un’avventura e lo sapevo bene che il sesso è una cosa che ti può fare stare bene e il fatto che io quelle cose ce le avevo avute e ce le avrei avute anche dopo e Massimo non le avrebbe avute mai non mi piaceva affatto. Certo sono sensazioni ambigue e Massimo una cosa del genere non l’avrebbe mai accettata ma l’avevo pensata veramente. Io allora vedevo il futuro nero ma da quando ho cominciato a stare vicino a Massimo mi sono sentito importante, quando mi sorrideva il suo sorriso me lo sentivo dentro ed era una cosa balla, molto bella. Una volta ho pensato che si potesse creare un minimo di contatto fisico, che ne so, una carezza, un toccarsi la mano, una cosa del genere, poi mi sono accorto che viaggiavamo su canali diversi, c’ho provato ma l’ho messo in imbarazzo e gli ho chiesto scusa perché avevo avuto proprio l’impressione di averlo offeso. Non sapevo come comportarmi perché sapevo che Massimo si era innamorato di me e io non lo volevo fare soffrire in nessun modo ma non volevo nemmeno illuderlo di cose senza senso, volevo dirgli cose belle perché mi venivano spontanee ma senza creargli aspettative irrealistiche, i discorsi venivano sempre un po’ freddini, allora ci rimanevo male, mi sembrava di essere cattivo e per correggere il tiro gli dicevo cose bellissime, quasi delle dichiarazioni d’amore, sostanzialmente erano delle dichiarazioni d’amore ma con una premessa strana, cioè con la premessa che quelle non erano dichiarazioni d’amore. Insomma, o sbagliavo per difetto oppure per eccesso oscillavo continuamente tra il tono distaccato e il tono da innamorato. Lui mi ha sempre detto che mi voleva bene e che quindi avrebbe voluto vedermi felice con una ragazza ed era onesto quando lo diceva. Finché questi discorsi erano teorici perché io non avevo una ragazza, tutto filava liscio, perché per le chiacchiere basta la logica, ma quando io ho conosciuto Valeria, mia moglie, mi sono sentito in crisi con Massimo, mi sembrava di tradirlo anche se lui non ha mai detto una parola in negativo e anzi mi ha incoraggiato a non perdere l’occasione. Io per un po’ non sapevo se parlare a Valeria di Massimo in modo chiaro, poi ho deciso per il no. Io amo mia moglie e non saprei stare senza di lei, ma io voglio bene anche a Massimo, uso due espressioni diverse perché Massimo non l’ho mai desiderato, il sesso con lui non c’entra, ma gli voglio bene, non so perché né come, non riesco a definire una cosa del genere, adesso sono passati tanti anni e tra noi non è cambiato nulla, io ho la mia famiglia ma se Massimo mi se mi venisse a mancare mi sentirei vivo solo a metà. Queste cose io a mia moglie non le posso dire, ma non perché non le capirebbe, perché invece le capirebbe benissimo, ma non le posso dire perché sono cose della vita profonda di Massimo e appartengono solo a lui.

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