giovedì 30 dicembre 2010

HIV -AIDS - DOMANDE E RISPOSTE

DOCUMENTO SUI CONTENUTI SCIENTIFICI
RELATIVI ALL’INFEZIONE DA HIV E ALL’AIDS
DOMANDE E RISPOSTE
(Aggiornamento settembre 2010)
Il presente Documento è il risultato del lavoro svolto nell’ambito del Progetto “Creazione e Coordinamento di una Rete tra i Servizi Telefonici italiani governativi e non, impegnati nella prevenzione dell’infezione da HIV e dell’AIDS (2007 – 2008)”. Progetto promosso e finanziato dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, con Responsabilità Scientifica e Coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità condotto in collaborazione con i Referenti di AIDS Help Line italiane

INFORMAZIONI SUL TEST
1
D. Quali accertamenti diagnostici devono essere eseguiti per rilevare l’infezione da HIV?
R. L’infezione da HIV viene rilevata con test di primo livello, tra i quali: test che identificano gli anticorpi anti-HIV (EIA, ELISA e similari), test combinati (identificano non solo gli anticorpi ma anche l’antigene p24) e metodi di biologia molecolare (PCR, NAT, che identificano il genoma del virus). I test che identificano gli anticorpi vengono poi confermati con test di secondo livello (Western Blot, RIPA, RIBA).
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D. È possibile sottoporsi ad esami e controlli mantenendo l’anonimato?
R. Sì, in alcuni Centri Diagnostico-Clinici è possibile mantenere l’anonimato (completa assenza dei dati della persona/utente – non viene richiesto alcun documento); in altri, invece, il test è strettamente confidenziale (la persona/utente fornisce i propri dati solo all’operatore che effettua il test, il quale li conserva e li tratta in modo riservato – Decreto Legislativo 30/06/2003 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 174 del 29/07/2003, Suppl. Ordinario n.123).
La Legge n. 135 dell’8 giugno 1990 sancisce che gli operatori sanitari qualora, “nell’esercizio della loro professione, vengano a conoscenza di un caso di AIDS ovvero di un caso di infezione da HIV sono tenuti a prestare la necessaria assistenza, adottando tutte le misure occorrenti per la tutela della riservatezza della persona assistita”.
Inoltre, tale normativa stabilisce che “nessuno possa essere sottoposto, senza il suo consenso, ad analisi tendenti ad accertare l’infezione da HIV se non per motivi di necessità clinica nel suo interesse”.
Sono consentite analisi di accertamento di infezione da HIV, “nell’ambito di programmi epidemiologici, soltanto quando i campioni di sangue da analizzare siano stati resi anonimi con assoluta impossibilità di pervenire all’identificazione delle persone interessate (art. 5, comma 3).
“La comunicazione dei risultati di accertamenti diagnostici diretti o indiretti per infezione da HIV può essere data esclusivamente alla persona alla quale tali esami sono riferiti o ai suoi tutori legali” (art. 5 comma 4).
In ogni caso, fornire i propri dati all’operatore, prima del prelievo per il test HIV, ha il solo fine di tutelare la persona affinché il risultato possa essere consegnato solo a lei.
3
D. Nelle strutture pubbliche il test è sempre gratuito?
R. Nelle strutture pubbliche, il test è gratuito, come specificato dal Decreto Ministeriale del 1° Febbraio 1991, che individua le malattie che danno diritto all’esenzione dal ticket. Il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali ha attivato nel 2008, in accordo con le Regioni e Province Autonome, il Sistema Nazionale di Sorveglianza delle Nuove Diagnosi di Infezioni da HIV che permetterà, tra l’altro, di fare il punto sulla corretta applicazione delle norme che garantiscono gratuità e anonimato del test da parte delle Aziende Sanitarie Locali.
Le persone straniere, anche se prive del permesso di soggiorno, possono effettuare il test alle stesse condizioni del cittadino italiano.
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D. Quando è opportuno effettuare il test HIV?
R. Il test deve essere eseguito dopo 3 mesi (periodo finestra) dall’ultimo comportamento a rischio. Tale periodo di tempo è necessario all’organismo per sviluppare gli anticorpi specifici contro l’HIV.
E’ opportuno, fare sempre riferimento alla valutazione del medico che ha prescritto l’esame o del medico, che la persona incontra nel Centro Diagnostico-Clinico.
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D. Quando è inutile ripetere il test HIV?
R. È inutile quando il test eseguito dopo 3 mesi dall’ultimo comportamento a rischio, risulti negativo. Ciò, infatti, indica che non è avvenuto il contagio.
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D. Un risultato positivo è sempre indicativo di infezione da HIV?
R. Se un test è positivo e viene confermato successivamente da un test Western Blot, indica, definitivamente, che è avvenuto il contagio.
7
D. Tutte le donne in gravidanza devono sottoporsi al test HIV?
R. Il test HIV in gravidanza come in qualsiasi altra situazione non è obbligatorio. Tuttavia questo test è indicato tra gli esami diagnostici proposti alla donna che sta programmando una gravidanza o che è già in gravidanza.

MODALITÀ DI TRASMISSIONE DELL’ HIV
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D. Come si trasmette l’infezione da HIV?
R. L’infezione da HIV si trasmette attraverso:
- Contatto sessuale: rapporti vaginali, anali, oro-genitali praticati e contatto diretto tra genitali non protetti dal preservativo. Tale trasmissione avviene attraverso il contatto tra liquidi biologici infetti (secrezioni vaginali, liquido precoitale, sperma, sangue) e mucose anche integre, durante i rapporti sessuali. Ulcerazioni e lesioni dei genitali causate da altre patologie possono far aumentare il rischio di contagio.
Il coito interrotto non protegge dall’HIV, così come l’uso della pillola anticoncezionale, del diaframma, dell’anello vaginale e della spirale. Le lavande vaginali, dopo un rapporto sessuale, non eliminano la possibilità di contagio.
- Contatto con sangue infetto: scambio di siringhe, trasfusioni di sangue o di prodotti di sangue infetti e/o trapianti di organi infetti, utilizzo di strumenti infetti. Contatto diretto tra ferite cutanee, profonde, aperte e sanguinanti, schizzi di sangue o di altri liquidi biologici sulle membrane/mucose (come gli occhi).
- Trasmissione verticale: da madre sieropositiva a figlio durante la gravidanza, il parto o l’allattamento al seno.
9
D. Le pratiche di petting possono trasmettere l’infezione da HIV?
R. Il petting (insieme di pratiche ed effusioni di natura sessuale, quali bacio, masturbazione, sfregamento dei genitali, carezze reciproche, ma che non prevedono rapporti sessuali penetrativi completi), può essere a rischio nel momento in cui bocca, pene, vagina o ano vengano a contatto con liquidi genitali, quali secrezioni vaginali, secrezioni precoitali, sperma e/o con sangue.
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D. Quali liquidi biologici trasmettono il virus?
R. I liquidi biologici che trasmettono l’infezione da HIV sono: sperma, liquido precoitale, secrezioni vaginali, sangue, latte materno.
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D. Perchè si considerano a maggiore rischio di infezione i rapporti sessuali di tipo anale?
R. I rapporti anali sono a maggior rischio perchè la mucosa anale è molto fragile ed in tale pratica si possono creare delle ferite/microlesioni che potrebbero aumentare la possibilità del passaggio del virus.
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D. Sono a rischio di infezione da HIV coloro che assumono droghe per via endovenosa?
R. Sì, sono a rischio solo se scambiano siringhe e oggetti per la preparazione della droga.
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D I rapporti sessuali con più partner aumentano i rischi di infezione da HIV?
R. No, se nei rapporti sessuali si usa correttamente il preservativo. Infatti, il preservativo usato correttamente, è il mezzo più sicuro per la prevenzione dell’infezione da HIV. Usare correttamente il preservativo significa indossarlo, sin dall’inizio, per tutta la durata fino al termine del rapporto senza che si rompa o che si sfili.
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D. Le prostitute possono trasmettere l’infezione da HIV?
R. Sì, se sono persone sieropositive. Non esistono, infatti, persone a rischio, ma comportamenti a rischio, pertanto le prostitute con infezione da HIV possono trasmettere il virus se durante i rapporti sessuali non usano il preservativo con i clienti e/o con il proprio partner. Il virus, infatti, non fa distinzione di sesso, età, religione, razza, condizioni socio-economiche, orientamento sessuale.
Invece, se è il cliente ad essere sieropositivo e a non usare il preservativo durante il rapporto sessuale, è la prostituta che corre rischio di contrarre l’infezione da HIV alla prostituta.
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D. Le persone contagiate per via ematica possono trasmettere il virus durante i rapporti sessuali?
R. Sì, se non usano correttamente il preservativo. Usare correttamente il preservativo significa indossarlo, sin dall’inizio, per tutta la durata e fino al termine del rapporto senza che si rompa o che si sfili.
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D. Che cosa rischiano le persone sieropositive e i loro partner continuando a praticare comportamenti a rischio?
R. Le persone sieropositive che scambino siringhe (nel caso di uso di sostanze per via endovenosa) o continuino ad avere rapporti non protetti da preservativo, rischiano di infettare altre persone, di reinfettarsi e di essere esposti ad altre malattie infettive ed infezioni a trasmissione sessuale.
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D. In una coppia se entrambi i partner sono sieropositivi, è utile proteggere tutti i rapporti sessuali con il preservativo?
R. Sì, sempre, infatti, c’è il rischio di infezione da ceppi virali differenti con possibile sviluppo di resistenza ai farmaci. Inoltre, c’è il rischio di trasmissione di infezioni sessualmente trasmesse.
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D. I rapporti sessuali con una persona sieropositiva sono a rischio?
R. No, se nei rapporti sessuali penetrativi (anali, vaginali, orogenitali praticati) viene usato il preservativo in modo corretto.
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D. I bambini come possono contrarre l’infezione da HIV?
R. I bambini possono contrarre l’infezione da HIV dalla madre sieropositiva durante la gravidanza, al momento del parto e durante l’allattamento. Per questo motivo, attualmente, le donne sieropositive in gravidanza assumono terapia antiretrovirale, partoriscono tramite parto elettivo cesareo ed evitano l’allattamento al seno a favore dell’allattamento artificiale. Viene, inoltre somministrata la terapia antiretrovirale anche al bambino. In questo modo si riduce, notevolmente, il rischio di contagio per il bambino.
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D. La persona con HIV mostra segni/sintomi dell’infezione?
R. Non sempre in quanto lo stato di infezione può mantenersi a lungo senza alcun sintomo.
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D. Il rapporto oro-genitale è a rischio per l’HIV?
R. È a rischio solo per la persona che mette la propria bocca (rapporti oro-genitali praticati) a contatto con i genitali di un partner sieropositivo. Tuttavia, potrebbe risultare a rischio anche per chi subisce il rapporto (persona che mette i propri genitali a contatto con la bocca dell’altro) se il partner ha ferite aperte e sanguinanti in bocca, tanto da lasciare tracce copiose ed abbondanti di sangue sui genitali del partner.
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D. Quando il contatto con il sangue può rappresentare un rischio?
R. Quando si presenta un contatto diretto e profondo tra due ferite aperte e sanguinanti o a seguito di un’immissione in vena di sangue infetto (ad esempio scambio di siringhe). Quando il contatto è con la pelle integra non vi è alcun rischio di contrarre l’infezione da HIV.

ASPETTI PSICO-SOCIALI
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D. L’infezione da HIV può costituire motivo di discriminazione?
R. No, perché la legislazione italiana tutela la persona sieropositiva da discriminazioni di carattere sociale, sanitario, lavorativo ecc.
“L’accertata infezione da HIV non può costituire motivo di discriminazione, in particolare per l’iscrizione alla scuola, per lo svolgimento di attività sportive, per l’accesso o il mantenimento di posti di lavoro”, come recita l’articolo 5, comma 5 della Legge n. 135 dell’8 giugno 1990.
Nota: La Corte Costituzionale, con sentenza 23 maggio-2 giugno 1994, n. 218 (Gazz. Uff. 8 giugno 1994, n. 24 – Serie speciale), ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 5, terzo e quinto comma, nella parte in cui non prevede accertamenti sanitari dell’assenza di sieropositività all’infezione da HIV come condizione per l’espletamento di attività che comportano rischi per la salute di terzi.
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D. Una persona contagiata da HIV o malata di AIDS può essere licenziata per tale motivo?
R. No, come indica l’articolo 5, comma 5 della Legge n. 135 dell’8 giugno 1990.
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D. Un operatore sanitario, che lavori all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, può rifiutarsi di assistere un sieropositivo o un malato di AIDS?
R. No, perchè alla persona sieropositiva o malata di AIDS, deve essere offerta tutta l’assistenza e le cure necessarie come per qualsiasi altra persona residente sul territorio italiano.
“Gli operatori sanitari che, nell’esercizio della loro professione, vengono a conoscenza di un caso di infezione da HIV sono tenuti a prestare la necessaria assistenza adottando tutte le misure occorrenti per la tutela della riservatezza della persona assistita” (art. 5, comma 1 della Legge n. 135 dell’8 giugno 1990)

PREVENZIONE
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D. Come si possono eliminare i rischi di contrarre l’infezione da HIV mediante i rapporti sessuali?
R. L’uso corretto del preservativo può annullare il rischio di infezione durante ogni tipo di rapporto sessuale con ogni partner. Per un uso corretto del preservativo è importante leggere la data di scadenza e le istruzioni sulla confezione, indossarlo dall’inizio alla fine del rapporto sessuale, usarlo solo una volta, srotolarlo sul pene in erezione, eliminare l’aria dal serbatoio, facendo attenzione a non danneggiarlo con unghie o anelli, conservarlo con cura lontano da fonti di calore (cruscotto dell’auto ed altro) e senza ripiegarlo (nelle tasche, nel portafoglio). Non vanno usati lubrificanti oleosi (vaselina) perché potrebbero alterare la struttura del preservativo e provocarne la rottura.
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D. Il preservativo elimina il rischio di contagio?
R. Sì, se indossato fin dall’inizio del rapporto, per tutta la durata e se non si rompe. Per un utilizzo corretto seguire le istruzioni riportate nella confezione.
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D. Il preservativo deve essere usato anche per un solo rapporto sessuale?
R. Sì, perchè ci si può infettare anche con un solo rapporto sessuale.
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D. I rapporti sessuali con una persona sieropositiva devono essere protetti in modo specifico?
R. E’ sufficiente utilizzare il preservativo, in tutti i rapporti sessuali penetrativi dall’inizio alla fine.
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D. Sì può contrarre, oggi, l’infezione da HIV mediante una trasfusione di sangue?
R. È estremamente improbabile poiché a partire dal 1987, le unità di sangue sono sottoposte a screening obbligatorio con la conseguente eliminazione di quelle risultate positive all’HIV. Il minor ricorso a trasfusioni “inutili”, il ricorso all’autotrasfusione, il trattamento con calore degli emoderivati e la selezione dei donatori con l’esclusione di quelli con comportamenti a rischio, hanno di fatto eliminato il pericolo di contagio attraverso questa modalità.
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D. Le persone che hanno comportamenti a rischio possono donare il sangue?
R. No, perchè potrebbero aver contratto l’infezione da HIV e, quindi, donare sangue infetto da HIV.
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D. Esiste un preservativo femminile, che possa essere indossato dalla donna?
R. Sì esiste, anche se ancora non è disponibile in tutte le regioni italiane. In alcune regioni del Nord Italia (come ad esempio Emilia Romagna e Trentino) il preservativo femminile può essere acquistato nelle farmacie comunali. Inoltre, è possibile ordinare in farmacia i preservativi femminili.
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D. Le persone sieropositive possono avere figli?
R. Sì. Nel caso si tratti della donna ad aver contratto l’infezione da HIV, è possibile diminuire il rischio di trasmissione dell’HIV al figlio attraverso terapia antiretrovirale (terapia materna antepartum ed intrapartum, profilassi antiretrovirale al neonato), parto cesareo elettivo, allattamento artificiale. In questo caso per evitare la trasmissione al partner maschile non infetto durante il concepimento, si utilizza l’inseminazione intrauterina.
Invece, se è il partner maschile HIV positivo si utilizza la metodica del lavaggio dello sperma (sperm washing). Tra l’altro, tale metodica riduce la possibilità di super-infezione quando i partner sono entrambi HIV positivi (Commissione Nazionale per la Lotta contro AIDS, ” Aggiornamento delle conoscenze sulla terapia dell’infezione da HIV, 2008).
Inoltre, nel nuovo testo delle Linee Guida della Legge n. 40 del 2004, pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale n. 101 del 30/04/2008, si specifica che possono accedere alle tecniche di riproduzione assistita anche le coppie in cui il partner di sesso maschile abbia l’infezione da HIV.

DISINFORMAZIONE
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D. L’HIV può penetrare attraverso la pelle integra?
R. No, perché la pelle è una protezione, un “rivestimento”, una barriera per il nostro organismo.
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D. È pericoloso vivere nello stesso ambiente di una persona sieropositiva o di un malato di AIDS?
R. No, perché la condivisione di ambienti di vita, il contatto sociale ordinario, lo scambio di vestiti, la stretta di mano, non comportano alcun rischio di contagio.
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D. L’infezione da HIV può trasmettersi attraverso il bacio “profondo”?
R. No, salvo il caso in cui la persona sieropositiva abbia lesioni e sanguinamenti delle mucose orali macroscopicamente visibili. In tal caso, il contatto durante il bacio non è più solo con la saliva, ma anche con il sangue.
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D. Si può contrarre l’infezione bevendo con lo stesso bicchiere o mangiando nello stesso piatto di persone sieropositive?
R. No, perchè la saliva non trasmette questo virus.
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D. Le lacrime e il sudore sono in grado di trasmettere l’infezione da HIV?
R. No, le lacrime, il sudore, la saliva, ma anche l’urina, le feci, il vomito e le secrezioni nasali non trasmettono l’infezione da HIV.
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D. Si può contrarre l’infezione da HIV usando il rasoio o lo spazzolino da denti di persone sieropositive?
R. No, perchè l’infezione da HIV si trasmette attraverso un contatto “diretto” con il sangue infetto. Tuttavia, è buona norma igienica, non usare strumenti personali in comune, indipendentemente, dalla conoscenza dello stato di sieropositività dell’altro.
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D. Si può trasmettere l’infezione attraverso gli strumenti usati dal dentista?
R. No, perchè il dentista deve utilizzare strumenti sterilizzati oppure strumenti usa e getta (monouso).
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D. Gli insetti e gli animali domestici possono trasmettere l’infezione da HIV?
R. No, perchè non è possibile la trasmissione uomo/animale e viceversa. Questo virus, infatti, si può trasmettere solo da un essere umano infetto ad un altro.
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D. Un bambino sieropositivo può contagiare un altro bambino sano?
R. No, nessun bambino si è mai contagiato nei contatti sociali con un bambino sieropositivo. Anzi è il bambino sieropositivo, che avendo un sistema immunitario compromesso, rischia di contrarre più facilmente le tipiche patologie infettive dell’infanzia.
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D. Quali sono le precauzioni specifiche che il personale scolastico può adottare in caso di sanguinamento da parte di un bambino sieropositivo?
R. La precauzione da usare, come in tutte le situazioni di contatto con sangue di altre persone, è l’uso di guanti per effettuare la medicazione di ferite.
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D. Sì può trasmettere l’infezione da HIV attraverso asciugamani, lenzuola e sedili del water?
R. No, perché la condivisione di questi oggetti non comporta alcun rischio di contagio.
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D. Sì può trasmettere l’infezione da HIV attraverso morsi, graffi, colpi di tosse?
R. No, in tal modo non si trasmette l’HIV.
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D. Il virus si trasmette frequentando palestre, piscine, docce, saune, gabinetti, scuole, asilo, luoghi di lavoro, ristoranti, bar, cinema, locali pubblici e mezzi di trasporto?
R. No, non ci si può infettare in questo modo.
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D. Il virus si può trasmettere attraverso punture accidentali di aghi o siringhe abbandonate per strada?
R. No, non si può trasmettere in questo modo, in quanto il virus fuori dal corpo umano, esposto alle normali condizioni ambientali, perde la capacità infettante.
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D. Il medico nell’esercizio della sua professione, qualora certifichi lo stato di salute di una persona con HIV per l’accesso ad attività sportive, è tenuto a comunicare all’allenatore o responsabile dell’attività sportiva lo stato di sieropositività del proprio assistito?
R. No, in quanto il medico risponde ad un codice deontologico che tutela la riservatezza dei suoi assistiti. Inoltre la legge 135 del 1990 vieta a chiunque di comunicare a terzi la diagnosi di sieropositività.
Infine, non esistono controindicazioni all’esercizio di attività sportiva non agonistica.

INFORMAZIONI SUL VIRUS E SULLA DIFFUSIONE DELL’INFEZIONE DA HIV IN ITALIA E NEL MONDO
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D. Qual è la causa dell’infezione da HIV?
R. La causa dell’infezione da HIV è un virus che dal 1986 è stato denominato Virus dell’Immunodeficienza Umana (Human Immunodeficiency Virus – HIV). Sono stati identificati due tipi principali di HIV, denominati HIV-1 e HIV-2, che sembrano avere caratteristiche patologiche e cliniche simili.
In merito all’origine del virus, ci sono diverse ipotesi, ma nessuna è stata avvalorata in modo scientifico.
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D. Quanti sieropositivi ci sono nel mondo?
R. Secondo i dati pubblicati nel Rapporto UNAIDS, si stima che in tutto il mondo le persone viventi con infezione da HIV, a fine 2007, fossero 33 milioni (30-36 milioni), di cui 2 milioni sono bambini (UNAIDS 2008 Report on the global AIDS epidemic - http://www.unaids.org/en/KnowledgeCentre/HIVData/GlobalReport/2008/).
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D. Quanti casi di AIDS ci sono in Italia?
R. Dal 1982 al 31 dicembre 2008 i casi di AIDS notificati in Italia sono 60.346 (Suligoi B. et al., Aggiornamento delle nuove diagnosi di infezione al 31 dicembre 2007 e dei casi di AIDS in Italia al 31 dicembre 2008 – http://www.iss.it/binary/publ/cont/COAonline.pdf)
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D. Quanti sieropositivi ci sono in Italia?
R. Si stimano circa 150.000 persone sieropositive (UNAIDS 2008 Report on the global AIDS epidemic http://www.unaids.org/en/CountryResponses/Countries/italy.asp).

ALTRE INFEZIONI SESSUALMENTE TRASMESSE
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D. Quali sono le infezioni sessualmente trasmesse?
R. Attualmente si conoscono circa trenta quadri clinici diversi di Infezioni Sessualmente Trasmesse (IST), provocati da oltre 20 agenti infettivi. Nella seguente tabella è riportato un elenco delle principali IST, dei rispettivi agenti causali e del quadro clinico più frequente.

. AGENTE EZIOLOGICO INFEZIONE QUADRO CLINICO
VIRUS
Human Immunodeficency Virus (HIV) AIDS Immunodeficienza severa
Human papilloma virus (HPV) Condilomi Proliferazioni genitali cutaneo-mucose (pene, vagina, vulva, cervice, ano-retto), lesioni visibili al colposcopio
Herpes simplex virus tipo 2 (HSV-2) Herpes genitale Lesioni vescicolo-ulcerative ano-genitali
Virus dell’Epatite A (HAV) Virus dell’epatite B (HBV)
Virus dell’epatite C (HCV)
Epatite virale Epatite acuta e cronica
Pox virus Mollusco contagioso Lesioni esofitiche ombelicate
BATTERI
Neisseria gonorrhoeae Gonorrea Uretrite, faringite, cervicite e anorettite
Chlamydia trachomatis Infezione da Chlamydia trachomatis Linfogranuloma venereo
Cervicite, uretrite, anorettite e faringite Lesioni ulcerative e linfodenopatia
Treponema pallidum Sifilide primaria, secondaria, terziaria Lesioni ulcerative, esantema, patologia d’organo
Mycoplasma genitalium, Gardenerella vaginalis, Streptococcus agalactiae, Anaerobi
Infezioni non gonococciche non clamidi ali Uretrite e vaginite
PROTOZOI
Trichomonas vaginalis Infezione da Trichomonas vaginalis Vaginite, uretrite
Phthirus pubis Pediculosi del pube Infestazione zone pilifere genitali

Si ricorda che:
- le IST sono molto spesso asintomatiche;
- favoriscono l’acquisizione e la trasmissione dell’HIV;
- possono comportare gravi sequele e complicanze (in caso di mancata o errata diagnosi e terapia), quali sterilità, gravidanza ectopica, parto pretermine, aborto, danni al feto e al neonato, tumori;
- le IST batteriche e da protozoi si curano efficacemente con gli antimicrobici, mentre per le IST virali (herpes genitale e condilomi acuminati) sono disponibili terapie antivirali e un nuovo vaccino anti-HPV.
Per eventuali approfondimenti consultare:

INFORMAZIONI SUI FARMACI E SULLE TERAPIE
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D. Quali farmaci attualmente sono utilizzati per il trattamento delle persone con HIV e con AIDS?
R. Oggi vengono utilizzate terapie combinate HAART(High Aggressive Antiretroviral Therapy) che consistono nell’associazione di più farmaci e permettono un abbassamento della carica virale. Ciò consente alla persona con HIV di avere una migliore qualità di vita e una maggiore prospettiva di vita.
La terapia utilizzata per le persone sieropositive, introdotta in Italia a partire dal 1996, deve essere mirata per ogni singola persona con HIV e va concordata con il medico infettivologo che segue la persona.
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D. In cosa consiste la profilassi post-esposizione (PPE)?
R. La profilassi post-esposizione consiste nell’utilizzo di farmaci Antiretrovirali ARV a scopo di profilassi. “Si tratta di una procedura consolidata nella prevenzione del rischio di trasmissione occupazionale da HIV in ambiente sanitario o comunque lavorativo. Ancora dibattuto, ma ormai largamente diffuso, è il ricorso alla PPE anche in caso di esposizione a rischio non occupazionale, definita come tutte quelle situazioni accidentali e sporadiche in cui c’è un contatto con il sangue o altri liquidi biologici potenzialmente a rischio di trasmettere l’infezione da HIV, quali le esposizioni sessuali non protette e lo scambio di ago e/siringhe.
Sebbene la prevenzione primaria attraverso una riduzione dei comportamenti a rischio costituisca la prima linea di difesa contro l’infezione da HIV, la PPE è considerata un’importante opportunità quando gli sforzi preventivi abbiano fallito o non fossero attuabili, come durante una violenza sessuale”.
(Commissione Nazionale per la Lotta contro AIDS, ” Aggiornamento delle conoscenze sulla terapia dell’infezione da HIV, 2008).
La PPE deve essere iniziata preferibilmente entro 1 – 4 ore dall’esposizione e non è indicata quando sono trascorse 48 ore.
L’indicazione della profilassi post-esposizione deve essere attentamente valutata a salvaguardia della singola persona, la quale potrebbe sviluppare farmaco-resistenze se successivamente si dovesse contagiare.
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D. Quali sono le cause della lipodistrofia?
R. La lipodistrofia è una sindrome (associata a ipertriglicerimia, ipercolesterolemia, diabete) che si manifesta nelle persone sieropositive con caratteristici accumuli adiposi a livello addominale, mammario e del dorso (gobba di bufalo) e/o con assottigliamento del grasso sottocutaneo del volto, dei glutei e degli arti (fat wasting).
“Gli eventi avversi possono essere correlati a un singolo farmaco o a un’intera classe di farmaci utilizzati in combinazione, per cui il ruolo specifico del singolo farmaco non è sempre ben definibile.
Sarebbero “da promuovere tutte quelle strategie diagnostiche e di intervento utili, fin dal basale, a monitorare piuttosto che prevenire le tossicità ed intervenire laddove necessario, compresa la vigilanza clinica. In particolari casi, ad esempio per il trattamento della sindrome metabolica e di alcuni aspetti legati alla sindrome lipodistrofica, la promozione di uno stile di vita adeguato (alimentazione, attività fisica) è certamente da promuovere come base necessaria alla prevenzione e al contenimento degli stessi. (Commissione Nazionale per la Lotta contro AIDS, ” Aggiornamento delle conoscenze sulla terapia dell’infezione da HIV, 2008).
Non esiste al momento attuale una terapia specifica per la lipodistrofia, se non la chirurgia plastica.
Infine, le persone con HIV necessitano di un attento approccio terapeutico e costante monitoraggio per l’aumento del rischio cardiovascolare associato a queste alterazioni metaboliche e per la necessità di condurre la terapia antiretrovirale a lungo termine (Tubili C., Tozzi V, Narciso P., 2002).

INFORMAZIONI SULLA RICERCA SCIENTIFICA
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D. A che punto è la ricerca scientifica?
R. Attualmente la ricerca è orientata a sperimentare nuovi farmaci, nonché vaccini preventivi e terapeutici.
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D. Che cos’è un vaccino?
R. Un vaccino è un farmaco che stimola il sistema immunitario a reagire in maniera specifica contro un particolare agente estraneo. I vaccini sono stati concepiti soprattutto per la prevenzione ed il trattamento delle malattie infettive. La somministrazione di un vaccino induce, infatti, da parte dell’organismo, una risposta immunitaria che determina la protezione della persona vaccinata nei confronti di un microrganismo (batterio o virus), responsabile di una o più malattie (nel caso dei vaccini combinati).
I vaccini possono essere costituiti da batteri o virus interi inattivati (uccisi) oppure da loro frammenti. Questi vaccini stimolano la risposta anticorpale, ma non possono causare la malattia infettiva. Esistono vaccini costituiti da microrganismi vivi, ma attenuati, che possono indurre una forma leggera ed asintomatica della malattia ed un’efficace stimolazione dell’immunità specifica contro l’agente infettante.
L’importanza dei programmi generali di vaccinazione consiste nel fatto di non produrre solo effetti sulla persona che riceve il vaccino, ma anche su tutta la popolazione in quanto riducono la circolazione e la trasmissione dell’agente responsabile di una specifica malattia.
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D. Che cosa è un vaccino preventivo?
R. Un vaccino viene definito preventivo quando ha lo scopo di prevenire un’infezione o una malattia in un individuo sano.
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D. Che cosa è un vaccino terapeutico?
R. Viene definito terapeutico un vaccino somministrato ad una persona già infetta o malata. Esso ha lo scopo di indurre o potenziare la risposta immunitaria specifica per controllare l’evoluzione di un’infezione o di una malattia. Un vaccino terapeutico potenzialmente si configura come un’ulteriore arma per controllare l’evoluzione di una malattia.
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D. Che cos’è un trial clinico?
R. Trial è una parola inglese che significa “prova”. In italiano si parla di “studio clinico”. I trial clinici vengono effettuati per capire se un nuovo trattamento (somministrazione di un farmaco o vaccino) è applicabile agli esseri umani, se può essere nocivo, se ha o meno effetti collaterali, se è efficace e in quale misura lo è nel contrastare la malattia o prevenire l’infezione e quali sono i dosaggi più opportuni. Quando si sperimenta un nuovo trattamento devono essere superate tre tappe consecutive, definite convenzionalmente fasi I, II e III.
Generalmente ogni nuova sostanza in procinto di essere sperimentata sull’uomo è stata prima sottoposta ad un lungo periodo di studio in laboratorio. Successivamente la sostanza viene sperimentata su animali di laboratorio (topo, ratto, coniglio, scimmia). Tale fase viene detta sperimentazione preclinica. Se gli studi effettuati sugli animali dimostrano che la sostanza non è tossica ed è efficace, viene valutata l’opportunità di avviare la fase I di sperimentazione clinica.
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D. Che tipo di vaccino è quello basato sulla proteina TAT (studiato presso l’Istituto Superiore di Sanità)
R. Si tratta di un vaccino contro l’HIV basato sull’utilizzo di una proteina del virus chiamata TAT, che è indispensabile per la replicazione virale. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito internet dell’Istituto Superiore di Sanità al seguente indirizzo: http://www.iss.it/aids/ .

A CHI RIVOLGERSI
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D. A chi ci si può rivolgere per avere informazioni scientifiche e aggiornate sull’infezione da HIV e sull’AIDS?
R. E’ possibile rivolgersi a:
Servizio Nazionale Telefono Verde AIDS – 800 861061 – Istituto Superiore di Sanità, Roma.
Dal Lunedì al Venerdì dalle ore 13.00 alle ore 18.00
Anonimo e gratuito.
Associazione Solidarietà AIDS (ASA), Milano – 02 58107084
Dal Lunedì al Venerdì dalle ore 10.00 alle ore 19.00
Anonimo, No gratuito.
ASL RM/C Unità Operativa AIDS, Distretto 11, Roma – 06 51005071
Dal Lunedì al Sabato dalle ore 8.00 alle ore 12.30
Anonimo, No gratuito
ASL Varese – 800 012080
Dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.00
Anonimo e gratuito
In Ambulatorio su appuntamento:
Lunedì dalle ore 14.00 alle ore 17.00
Martedì dalle ore 9.00 alle ore 11.00
Giovedì dalle ore 14.00 alle ore 17.00.
Associazione Spazio Bianco, Perugia – 800 015249
Martedì dalle ore 21.00 alle ore 23.00
Nelle altre giornate e in orari differenti da quelli indicati è attivo un servizio di segreteria telefonica
Anonimo e gratuito.
Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS (ANLAIDS) Onlus, Roma 06 4820999
Dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 18.00
Mercoledì dalle ore 9.00 alle ore 14.00
Anonimo, No gratuito.
Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS (ANLAIDS) Onlus Lazio, Roma – 06 4746031
Dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 17.00
Anonimo, No gratuito.
Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS (ANLAIDS) Onlus Milano, GVMAS – 02 33608683
Dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 18.00
Anonimo, No gratuito.
ALA, Milano – 800 822150
Lunedì dalle ore 16.00 alle ore 19.00
Mercoledì dalle ore 15.00 alle ore 19.00
Venerdì dalle ore 15.00 alle ore 18.00
Anonimo e gratuito.
ALFAOMEGA Associazione Volontari, Mantova – 037 649951
Dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 18.00
Anonimo, No gratuito.
Caritas Ambrosiana, Segreteria AIDS, Milano – 02 76022814
Dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.30 alle ore 13.00
Anonimo, No gratuito.
Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli,Roma – 06 5413985
Dal Lunedì al Venerdì dalle ore 11.00 alle ore 18.00
Anonimo, No gratuito
Droga STOP, Associazione Dianova – 800 012729
Dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 17.00
Anonimo e gratuito.
Fondazione Villa Maraini, Roma – 06 657530200/209
Tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 21.00
Anonimo, No gratuito.
Gruppo C, Dipartimento Dipendenze, ULSS 20, Verona – 045 8622232
Dal Lunedì al Venerdì dalle ore 8.30 alle ore 13.00, dalle ore 14.30 alle ore 16.00
Anonimo, No gratuito.
Linea Verde Informa AIDS SA/2, Salerno – 800 013865
Dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.00
Dal Lunedì al Giovedì dalle ore 16.00 alle ore 18.00
Anonimo e gratuito.
Linea HIV/MTS, ASL di Milano – 02 85788912
Dal Lunedì al Giovedì dalle ore 9.30 alle ore 15.30
Anonimo, No gratuito.
Linea Verde AIDS ASL Napoli/1 – 800 019254
Dal Lunedì al Sabato 24/24 ore– La domenica fino alle ore 14.00.
Anonimo e gratuito
Pro_Positiv, Bolzano – 0471 932200
Dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 13.00
24/24 ore al numero di cellulare 335 1304108
Anonimo, No gratuito.
Gay Help Line, Roma – 800 713713 Salute Arcigay – Roma
Lunedì, Mercoledì, Giovedì e Sabato dalle ore 16.00 alle ore 20.00
Anonimo e gratuito.
Servizio per le Tossicodipendenze Montichiari, ASL, Brescia – 030 9962100
Dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.00 alle ore 16.00
No anonimo, No gratuito.
Telefono Verde AIDS Regionale AUSL Bologna – 800 856080
Lunedì dalle ore 9.00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.00 alle ore 18.00
Dal Martedì al Venerdì dalle ore 14. alle ore 18.00
Call Center tutti i giorni 24/24 ore.
Anonimo e gratuito.
Infine, è possibile attingere informazioni di carattere generale anche da Internet; bisogna, però, verificare la fonte informativa e la data di aggiornamento del Sito web che riporta le informazioni di interesse.
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La stesura del presente Documento è stata curata dal Gruppo di Lavoro, costituito da esperti del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, dell’Istituto Superiore di Sanità, nonché dai referenti delle AIDS Help Line italiane* partecipanti al Progetto.
Nel corso del tempo, il Documento potrebbe essere revisionato e subire, quindi, puntualizzazioni e modifiche a seguito di aggiornamenti scientifici.
*Servizio Nazionale Telefono Verde AIDS, Istituto Superiore di Sanità, Roma – Associazione Solidarietà AIDS (ASA), Milano – ASL RM/C Unità Operativa AIDS, Distretto 11, Roma – ASL Varese – Associazione Spazio Bianco, Perugia – Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS (ANLAIDS) Onlus, Roma – Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS (ANLAIDS) Onlus Lazio – Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS (ANLAIDS) GVMAS Onlus, Milano – ALA, Milano – ALFAOMEGA Associazione Volontari, Mantov – Caritas Ambrosiana, Segreteria AIDS, Milano – Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, Roma – Droga STOP, Associazione Dianova, Roma – Fondazione Villa Maraini, Roma – Gruppo C, Dipartimento Dipendenze, Verona – Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS (LILA), Milano – Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS (LILA), Trentino – Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS (LILA), Bologna – Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS (LILA) Puglia, Bari – Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS (LILA) Lazio, Roma – Linea Verde Informa AIDS SA/2, Salerno – Linea HIV/MST, ASL Città di Milano – Linea Verde AIDS ASL Napoli/1 – Pro_Positiv, Bolzano – Gay Help Line, Salute Arcigay,, Roma – Servizio per le Tossicodipendenze Montichiari, ASL, Brescia Roma – Telefono Verde AIDS Regionale AUSL Bologna.
Istituto Superiore di Sanità. Settembre 2010 – anna.luzi@iss.it.

lunedì 27 dicembre 2010

STORIE E REALTA’ GAY

Il 19/4/2008 pubblicai sui blog di Progetto Gay una riflessione sulla letteratura gay, che riporto qui sotto, aggiungendo poche altre considerazioni.
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Ma perché tutte le storie gay che leggo sono piene di ragazzi bellissimi e disponibilissimi? Perché l’ottimismo verso il futuro è una merce così abbondante? Sono tutti giovani, tutti belli, tutti in perfetto stato fisico, tutti innamorati persi e per di più proprio della persona giusta! … Queste storie gay non sono storie ma fantasie, nessuno racconta la sua vita ma tutti si limitano a raccontare i loro sogni… anche la poesia vive di sublimazioni, ma la narrativa troppo sublimata ha uno strano sapore… è bella, se vuoi, ma irreale, in fondo si tratta solo di belle favole in cui le cose finiscono sempre bene… ma la realtà? La realtà che fine ha fatto? La realtà del quotidiano, dei sogni che rimangono sogni proibiti, dei desideri che non si realizzano, delle dichiarazioni fatte alla persona sbagliata, delle delusioni, della solitudine, dei ragazzi mezzi mezzi, gay e non, o troppo magri o troppo grassi, dei ragazzi non californiani, non palestrati, dei ragazzi qualunque di cui è piena la vita? Quando rivedo qualche vecchio film di Pasolini resto sconvolto proprio dal realismo, dalla crudezza, in qualche modo dalla verità di quello che vedo, ma oggi, nella narrativa gay, se ha un senso chiamarla così, di verità ne trovo pochissima, io stesso sento la tentazione di scrivere inventando e lanciandomi a sognare cose lontanissime dalla realtà. L’alienazione e la fuga dal reale sono divenute un rifugio costante anche per me. In internet c’è tanta narrativa a sfondo gay (ma proprio tanta) ma la dimensione realistica è costantemente messa da parte. Ho trovato un bel sito di narrativa gay con tantissime storie ma sono anche in questo caso lontanissime dal mondo reale, si tratta di un sito creato da un anziano che, evidentemente, ha fatto dell’ottimismo la sua missione, scrive cose molto belle, anche commuoventi ma, purtroppo, non realistiche, se vogliamo, propone modelli “facili” a persone giovani che avranno delle strade molto “difficili” da percorrere e che nella stragrande maggioranza dei casi si adatteranno a vivere una vita di “serie b”. Mi chiedo talvolta se l’ottimismo sistematico non sia in effetti una spia del contrario, spesso la letteratura ha un valore sostitutivo della vita reale. Ciò che mi lascia perplesso è che praticamente quasi tutta la narrativa a sfondo gay non ha nulla a che vedere con la realtà, nella vita della maggior parte dei gay di eros ce n’è veramente poco, la fuga nel mondo irreale non è di un singolo ma di tutti, sembra quasi che le favole premino più della realtà, che guardare in faccia le cose come sono sia deprimente, che, tutto sommato, nessuno voglia riflettere sulla vita che realmente fa. E se invece scrivessi un romanzo diverso? Un romanzo reale… una storia di delusioni, di fallimenti, di vecchiaia incombente o già arrivata? Se cercassi di dire che cosa si prova e non che cosa si sogna? Un romanzo con un titolo semplice “banalità della vita quotidiana”, la storia di un vecchio depresso, deluso, un poco rincoglionito, che si droga talvolta con le letteratura ma che alla fine resta comunque nel suo buco, la storia del non concludere nulla, del lasciarsi andare senza drammi e con mille rimpianti, ma rimpianti stupidi, cose da stupidi, da delusi del mondo e della vita, che hanno passato sì qualche momento bello ma che in fondo non sono mai stati se stessi… questo romanzo sarebbe reale, coerente, non un manifesto ideologico ma un documento reale, qualcuno leggendolo potrebbe sentirsi meno solo… e sarebbe già molto, forse.
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A distanza di quasi tre anni penso che la letteratura gay sia ancora qualcosa di molto individualistico, anche se realistica, e che ci siano molte altre cose da fare: in primo luogo ricordare i rischi dell’aids dei quali si parla meno ma che sono terribilmente reali, oggi non meno di 10 anni or sono, in secondo luogo insistere sulla dignità dell’essere gay che non è una condanna ma un modo di amare che può portare enormi soddisfazioni morali e umane.
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Se volete, potete partecipare alla discussione sull’argomento aperta sul Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=28&t=1100&start=0

DA ETERO A BISEX E A GAY

Ciao Project,
sono le 4.40 del 27 Dicembre 2010, un’ora assolutamente insolita per scrivere una mail, ma dopo aver passato alcune ore a leggere il forum mi sono deciso. In realtà l’input è stato un altro. Ieri sera avevo scoperto il forum, a occhio mi sembrava una cosa molto diversa dal solito, poi ho visto che c’era una chat e sono entrato. I ragazzi mi hanno accolto bene, e soprattutto mi sembrava un posto di gente seria, ragazzi educati che parlano di cose normali per il piacere di stare insieme, pochi minuti dopo mi ha contattato un ragazzo che aveva un nick che ricordo bene gp_000, e abbiamo parlato un po’, lui ha 23 anni e mi ha detto di avere parlato con altri ragazzi della chat e che gli sembrava proprio una cosa seria e mi ha detto che ti avrebbe contattato. Francamente mi sono sentito un po’ spiazzato ma in positivo, non mi sembrava vero poter trovare un ambiente gay dove un ragazzo ti contatta senza altri fini che per scambiare due parole. Poi abbiamo parlato un po’, mi è sembrato un ottimo ragazzo. Sono uscito dalla chat e mi sono messo a leggere il forum e ci sono stato fino alle 4.40. Posso dire che non ho mai visto niente di simile in rete e mi piace molto e allora mi sono deciso a scriverti. Sono di fatto un novellino nel mondo gay e ho bisogno di chiarirmi un po’ le idee perché ti confesso che sono un po’ spaventato e trovare un posto serio per me è essenziale. Ma adesso ti spiego meglio. Sono un ragazzo di 25 anni e il mio vero problema è stata la mia cosiddetta bisessualità. Ho letto certi tuoi articoli che mi hanno chiarito un po’ le idee e mi hanno confermato in una serie di convinzioni alle quali ero arrivato già da solo, ma partiamo dall’inizio. In pratica, fino a 20-21 anni non ho mai avuto dubbi circa il mio orientamento sessuale, mi piacevano le ragazze, solo le ragazze, ho avuto moltissime storie, e molte anche con risvolti sessuali, queste cose mi piacevano molto, soprattutto l’idea di vincere le resistenze di una ragazza, però, col senno di poi, credo di non essermi mai veramente innamorato di una ragazza. Cioè vivevo il rapporto con una ragazza come una cosa solo mia, lei era un po’ un modo per dimostrare a me stesso che in quelle cose ci sapevo fare. Per capirci, fino a 21/22 anni ho avuto rapporti sessuali, meglio sarebbe dire, ho avuto forme di contatto sessuale con una decina di ragazze, con quattro ho avuto rapporti completi, con le altre masturbazione reciproca, le mie fantasie erano tutte etero. Tra i 20 e i 21 anni ad una festa di capodanno ho conosciuto una ragazza Emma (non si chiama così) che mi ha preso sul serio e ha cercato di costruire con me qualcosa di diverso. All’inizio la cosa mi stava bene, quando parlavo di lei dicevo “la mia ragazza” cosa che non avevo fatto con nessuna della altre, mi sentivo cresciuto, gratificato, avevamo anche rapporti sessuali e le cose andavano molto bene. È andata avanti così per qualche mese, nel frattempo ho conosciuto un ragazzo, Marco (non si chiama così), che aveva un paio d’anni più di me, mi stava simpatico, parlavamo spesso su msn, poi siamo usciti insieme qualche volta e siamo rimasti spesso fino a tardi. È arrivata l’estate, Emma è andata in vacanza con i suoi e Marco mi ha proposto di passare una settimana con lui in una casa di montagna che ha sull’Appennino. Premetto che Marco è etero e che al tempo ero etero anche io ma quella settimana è stata certamente la più bella settimana della mia vita, mi sentivo libero, apprezzato da Marco, in un certo senso coccolato, si era creato un rapporto di intimità incredibile, parlavamo dei nostri rapporti con le nostre ragazze e lui mi capiva. La prima notte siamo stati in camere separate, dalla seconda siamo stati nella stessa camera a parlare fino a tardi. Io sono stato benissimo, meglio di come stavo con Emma, con lei alla fine al sesso ci si doveva arrivare, non era male però per lei era una fissa, per me no, con Marco mi sentivo libero, senza obblighi, e così ho sperimentato che in effetti con un ragazzo potevo stare benissimo, come con una ragazza se non addirittura meglio. Abbiamo anche scherzato, giocato, fatto a cuscinate, fatto la lotta, ma senza implicazioni sessuali, almeno io allora credevo che fosse così, in realtà, anche se non lo capivo, mi stavo innamorando di Marco. Dopo la vacanza, quando Emma è rientrata io sono tornato da lei e in pratica da allora la sua compagnia ha cominciato a pesarmi, sentivo certe sottolineature che non mi piacevano, mi sembrano cose non realmente mie, almeno non mie al 100%. Con Emma i rapporti sessuali continuavano ma la cosa per me aveva un sapore strano, non era più come prima, ero svogliato, cercavo di non lasciarmi coinvolgere e lei se ne è accorta, voleva sapere se avevo conosciuto altre ragazze, ma non ne avevo conosciute, insomma io ho cercato di accontentarla ed è stato proprio mentre facevo l’amore con lei che per la prima volta mi è venuto in mente Marco in un altro modo, una specie di sostituzione di persona, immaginavo che con me ci fosse Marco. La sera mi sono masturbato pensando a Marco. Era la prima volta che mi succedeva pensando a un ragazzo. La sensazione era stranissima, non avevo mai fatto una cosa simile ma nello stesso tempo sono stato molto bene, mi sono detto: sono bisex, è evidente. E qui è cominciata la mia follia, ho cercato di ricontattare Marco perché mi aspettavo da lui chissà che cosa, pensavo che magari anche lui potesse essersi innamorato di me, ma l’unica cosa che ho ottenuto è stata una cena in quattro in un ristorante. Lui vedeva solo la sua ragazza, Emma vedeva solo me e io vedevo solo lui, una situazione in cui per la prima volta mi sono trovato a recitare la parte dell’innamorato, ma l’ho recitata bene perché non se ne è accorto nessuno. Non sapevo con chi parlare, che Marco lo dovevo lasciare perdere era ovvio, di parlare chiaro con Emma non ne avevo proprio il coraggio e allora mi sono dato da fare per essere un bravo etero, me lo sono praticamente imposto. Ogni volta che facevo l’amore con Emma mi sembrava che in fondo potevo essere anche etero, poi mi masturbavo pensando a Marco e allora pensavo di essere bisex, in effetti dopo l’estate non mi sono più masturbato pensando a una ragazza, per me c’era solo Marco. Voglio precisare una cosa, per me non c’erano i ragazzi, c’era solo Marco e questo mi portava  a pensare che in fondo non ero gay e nemmeno bisex, perché desideravo un ragazzo solo. Evitavo scrupolosamente la pornografia perché sarei finito su quella gay e mi avrebbe dato fastidio, quello che provavo per Marco non lo volevo confondere con la pornografia. Mi immaginavo una bellissima storia d’amore con Marco, ma con un Marco gay capace di condividerla, ho detto con un Marco gay, non bisex, proprio pensando a questo mi sono venuti i primi dubbi circa il fatto che in effetti non avrei mai accettato che Marco fosse bisex, gay mi sarebbe stato bene ma bisex no, non lo avrei voluto condividere con nessuno. Immaginavo di poter avere due amori, quello con Emma e quello con Marco e che entrambi fossero innamorati di me in modo esclusivo, io allora ipotizzavo che una cosa del genere potesse avere senso e comunque mi vedevo bisex, anche perché diciamo così, ce la mettevo tutta per essere bisex, la consideravo una cosa più accettabile, più vicina ad un comportamento corretto, sei innamorato di una ragazza e poi anche un po’ di un ragazzo, mi sembrava una cosa meno anomala. Certe volte ero tentato di masturbarmi pensando a Marco e di dire a Emma che non me la sentivo di fare sesso con lei, ma poi mi imponevo di fare esattamente il contrario, cioè di non pensare nemmeno a Marco e di fare l’amore con Emma perché è una cosa normale. La situazione diventava sempre più assurda e alla fine lei mi ha messo alle strette. All’inizio rispondevo cose vaghe, tipo sono stanco, lo stress e simili, poi siccome non riuscivo proprio ad andare avanti e pensavo che alla fine sarebbe stato meglio rompere le ho fatto capire che mi sentivo bisessuale e la sua reazione non la ho sopportata proprio, voleva sapere chi mi aveva messo in testa queste idee, se avevo conosciuto “qualcuno di quelli”, io le ho detto di no prima di tutto perché era vero e poi non avrei mai tirato in ballo Marco in questa storia anche perché lui non c’entra proprio per nulla. Io speravo che fosse una buona occasione per chiudere con Emma ma non è stato così ed è cominciata la tortura, voleva sapere, voleva capire, ma secondo lei quello che io le dicevo non era vero, erano tutte cose che mi aveva messo in testa “qualcuno di quelli”. Ho provato a fare capire ad Emma che non pensavo affatto fosse una cosa banale, ma lei mi diceva che non potevo essere gay e io le dicevo che difatti non mi sentivo gay ma bisex e lei insisteva dicendo che erano solo stupidaggini e che lei mi conosceva bene, ha cominciato a fare con me un po’ di civetterie, cose che non aveva mai fatto prima, vocine da bambina, atteggiamenti sexy, tutte cose che mi mandavano in bestia e gliel’ho pure detto, lei per un po’ ha continuato, poi le ho fatto capire che non me la sentivo di andare avanti e mi ha gridato contro che stavo solo cercando scuse per piantarla perché me ne ero trovata un’altra, per lei l’idea che potessi non essere del tutto etero era in pratica inconcepibile, Tutto questo è successo tra Natale 2009 e capodanno 2010. In pratica dal gennaio 2010 ero di nuovo solo. Non ti nascondo che i primi tempi sono stati durissimi, mi mancava da matti, ma non mi mancava come ragazza ma come persona che si potesse prendere un po’ cura di me, sono stato parecchie volte sul punto di richiamarla perché non ce la facevo proprio ad andare avanti, nota che allora io mi sentito ancora bisessuale e pensavo perfino di ricominciare una relazione con un’altra ragazza e ci sono andato vicino ma quando si è trattato di mettersi realmente in gioco mi sono detto che stavo per fare un’altra stupidaggine e che dovevo prendermi il mio tempo per capire. Così non se ne è fatto nulla. Ero solo, totalmente solo, i miei non capivano perché avessi lasciato Emma e pensavano che dovessi andare da uno psicologo ma non ne se fece nulla. Non sapevo dove sbattere la testa ma avevo bisogno di capire. Ho cominciato a pensare che in fondo avrei potuto usare dei siti di incontri. Ho girato un po’ su qualcuno di questi siti ma la reazione è stata di rifiuto totale e direi anche di depressione. Mi dicevo che io con quelle persone non avevo proprio niente a che fare, era una logica che sentivo del tutto estranea. Poi ho messo da parte internet per mesi e ho pensato che potevo andare ad un’associazione gay, nella mia città ce ne sono, ho cercato l’indirizzo, ci sono passato davanti più volte. Uscivo di casa col proposito di entrare, poi arrivavo a destinazione e tiravo dritto. Non mi sento sicuro, ho bisogno di riservatezza, capisco quelli che si dichiarano ma non è cosa per me e poi loro si dichiarano gay io avrei dovuto dichiarami bisex, almeno era quello che pensavo allora. Cominciavo a guardare i ragazzi per la strada e mi sembravano belli, desiderabili. Questa estate sono stato al mare in Puglia da solo, mi ero proposto di cercare occasioni per fare esperienza, ero in campeggio, di ragazzi ne ho conosciuti tanti ma di gay nemmeno uno. Ormai dico di gay perché sono almeno sei mesi che non penso più sessualmente a una ragazza e i ragazzi del campeggio in Puglia per me avevano un’attrattiva sessuale fortissima che non posso proprio negare, però si trattava solo di fantasia. Ma perché provarci con una ragazza è cos’ facile e provarci con un ragazzo è difficilissimo? Il perché lo so, però il risultato è deprimente. Finite la vacanze direi è anche finita la mia bisessualità, cioè ho chiuso un’altra fase della mia vita ma in effetti non ho risolto nulla, mi restano mille paure, sono attratto dall’idea di conoscere dei ragazzi gay, almeno per capire come sono realmente, ma non vorrei cacciarmi in brutte esperienze. Dopo un periodo un po’ depresso, ieri sono capitato su progetto gay e il resto lo sai.
Ciao.
Uff25
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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay:

domenica 26 dicembre 2010

GAY E REPRESSIONE INTERIORIZZATA

Questo post è dedicato ai ragazzi per i quali l’accettazione della propria sessualità gay come normalità è stata ed è tuttora problematica. Cercherò di chiarire i meccanismi con i quali la repressione esterna della sessualità gay si interiorizza e genera insicurezze e conflitti interiori.
Parto da un presupposto che è un po’ la somma delle esperienze maturate in Progetto Gay, tutti, ma in particolare i ragazzi giovani, hanno bisogno di vivere una dimensione relazionale-affettiva gratificante, che è la base su cui poggia la vita affettiva e sessuale adulta. Questa dimensione relazionale-affettiva dovrebbe svilupparsi all’interno della famiglia attraverso un volersi bene che sia primario, indefettibile, non collegato ad alcuna condizione. Se questo volersi bene si realizza i ragazzi hanno modo di crescere con dei punti fermi di tipo affettivo, con delle certezze, e di sviluppare se non un dialogo, che non è sempre facile, almeno un rapporto di rispetto e di affetto con i propri genitori. Accade purtroppo che alcuni genitori non siano realmente capaci (non sempre per loro colpa) di costruire e di mantenere un rapporto affettivo con i figli. Tutto questo non è collegato in alcun modo al livello culturale dei genitori. Ci sono genitori coltissimi, anche in questioni di psicologia, che mancano di una carica affettiva adeguata nei confronti dei figli, che prima che amarli e accettarli li giudicano, costruiscono su di loro aspettative e pongono condizioni per concedere il loro affetto e ci sono genitori che non hanno mai letto un libro di psicologia ma che sono istintivamente capaci di trasmettere con un abbraccio una carica affettiva fortissima. L’esigenza di contatto affettivo non si ricuce al solo ambiente familiare ma è la molla di fondo della vita “vera” delle persone. Un contatto affettivo vero è una spinta fortissima verso la vita, ma spesso accade che per un malinteso senso del pudore non si parli di queste cose e le si metta al margine.
L’educazione affettiva e sessuale, non è mai precettistica ma imitativa. Ciò che si interiorizza realmente sono i comportamenti che si osservano da vicino nell’ambiente familiare, è quella la vera educazione affettiva. Vedere i genitori che si scambiano una carezza o un sorriso, che manifestano rispetto l’uno per l’altro, che coinvolgono i figli in una dimensione affettiva calda, in cui si può dire “ti voglio bene!” senza timore che la frase sia considerata stupida, fa stare bene i ragazzi, li fa sentire in un ambiente sereno, vicino a genitori che li amano.
Ci sono dei momenti in cui però scattano tra genitori e figli meccanismi che non hanno nulla a che vedere con l’affettività. Alcuni genitori non pongono sempre e comunque al primo posto il rapporto affettivo con i figli ma lo subordinano ad alcuni “se”. In qualche modo questi genitori non amano i figli in quanto tali ma li amano in quando soddisfano dei requisiti e trasmettono loro in questo modo inconsciamente una scala di valori attraverso una serie di ricatti affettivi. Un campo tipico in cui si realizzano questi meccanismi sono gli studi e in particolare la scelta della facoltà universitaria in cui il genitore lascia “libero” il figlio ma gli suggerisce che lui preferirebbe la scelta di una particolare facoltà, presentando quindi al figlio non la possibilità di scegliere in modo incondizionato ma solo la possibilità di dire di no a quella che ai genitori appare coma la scelta migliore. Spesso la scelta proposta dal genitore non è neppure adeguatamente ponderata ma è per lo stesso genitore un banco di prova della sua autorità nei confronti del figlio. Un discorso analogo si realizza per i ragazzi etero quando i genitori tendono a suggerire al figlio come possibile ragazza una ragazza che i genitori ritengono adeguata, in questo sottintendendo che il figlio è immaturo e incapace di scegliere da sé. Chiaramente i meccanismi di ricatto affettivo e di risposta affettiva condizionata dei genitori si manifestano in forma dirompente nelle questioni concernenti l’orientamento sessuale dei figli. Un genitore dà per scontato che il figlio debba essere etero perché assume a modello la propria sessualità, è socialmente condizionato e non ha la più pallida idea di che cosa significhi essere gay. Su questa base un discorso serio con i figli su tematiche concernenti l’orientamento sessuale non solo è impossibile ma rischia di diventare uno scontro di principio. Se manca alla base del rapporto genitori-figli quella affettività primaria incondizionata e il genitore vive l’omosessualità del figlio come un tradimento delle proprie aspettative, le conseguenze non possono che essere negative. Spesso il rifiuto dei figli in quanto non conformi o ritenuti non conformi alle aspettative dei genitori circa l’orientamento sessuale, avviene in età molto precoce, quando il genitore vede o crede di vedere nel figlio degli atteggiamenti che considera gay. In quel momento la dimensione effettiva si interrompe e subentra la precettistica: “questo è giusto e questo e sbagliato”, “tu devi …” ecc. ecc.. Il genitore tenta di imporre al figlio dei limiti che, secondo lui, potrebbero risposarlo sulla buona strada. Spesso i figli, tanto più se giovanissimi, non si rendono neppure conto che le imposizioni che subiscono da parte dei loro genitori sono manifestazioni di omofobia (“non puoi andare in giro così, sembri un frocio!”). Diciamo pure che in questa fase il genitore coltiva ancora la speranza di orientare la sessualità dei figli correggendo una serie di comportamenti esterni. Vorrei sottolineare che in genere i genitori che hanno dubbi sulla sessualità dei figli evitano di parlare di omosessualità in modo serio e si limitano all’uso di espressioni di condanna per principio e senza appello e parlano con il figlio dando assolutamente per scontato, anche se sono convinti del contrario, che il figlio sia etero e anzi lo incoraggiano a farsi una ragazza. Questi meccanismi scattano molto presto e agiscono su ragazzi di 13-14 anni che, in questo modo, vedono come unica sessualità possibile quella etero. C’è ancora un’altra cosa fondamentale, questi ragazzi che ormai non hanno più un vero dialogo con i genitori si trovano in condizioni di carenza affettiva e quando si avvicinano a una ragazza cercano di instaurare con quella ragazza un rapporto affettivo vero. Questo significa che tra una ragazza etero adolescente ma anche 16/18enne e un ragazzo gay adolescente ma anche 16/18enne possono crearsi rapporti affettivi importanti che tuttavia non sono simmetrici, per la ragazza si tratta di un’affettività che ha una valenza sessuale, per il ragazzo si tratta di un rapporto in cui la sessualità non entra o entra poco, e qui cominciamo gli errori e le forzature. Il ragazzo dice “io la amo profondamente”, dice la verità ma si riferisce a una dimensione affettiva e non sessuale, percepisce che la ragazza vorrebbe da lui anche un contatto sessuale ma non si sente spontaneamente portato a corrispondere a quella richiesta, si sente inadeguato e vive il suo voler bene alla ragazza con un disagio profondo. Talvolta le esigenze affettive sono talmente forti che la presenza dell’erezione nei momenti di intimità con la ragazza viene letta come un segno di chiara eterosessualità o almeno di bisessualità. Va tenuto presente che i ragazzi gay che vivono queste esperienze, salvo che non si tratti di omosessualità latente e quindi non cosciente, vivono comunque in parallelo una sessualità masturbatoria gay e spesso fanno molto uso della pornografia ma lo fanno con profondi sensi di colpa, proponendosi spesso di resistere alla loro sessualità gay in nome dell’amore verso la ragazza alla quale sono disposti a sacrificare la loro sessualità in ragione del calore affettivo che la ragazza può dare loro. Questi ragazzi sono del tutto soli e abbandonati a se stessi, non possono affrontare con nessuno un discorso realistico che riguardi la loro sessualità e oscillano tra la pornografia gay e l’affettività sublimata nei confronti della ragazza. Non è raro il caso che un ragazzo arrivi, per non perdere la ragazza, ad avere contatti sessuali con lei ma si tratta di autentiche forzature perché la vera sessualità di questi ragazzi resta la sessualità masturbatoria gay che però è vissuta come una degradazione e un qualcosa che deve essere assolutamente evitato, anche se di fatto non è possibile evitarla. Ecco come la repressione della sessualità gay si trasforma in auto-repressione e in senso di inadeguatezza e di marginalità. Un ragazzo gay che cresce in queste situazioni faticherà molto a considerare normale la sua sessualità per due diverse ragioni, la prima è l’abitudine a considerarla una cosa da combattere e la seconda è la prevalenza dei modelli della pornografia e la conseguente abitudine a separare affettività e sessualità. Per questi ragazzi è già difficile accettare una sessualità fisica gay senza sensi di colpa ma è certamente molto più difficile pensare di vivere verso un ragazzo una vera forma di innamoramento che unisca la dimensione affettiva con quella più specificamente sessuale. È necessario rendersi conto della realtà, della quotidianità dell’essere gay, della compresenza necessaria di elementi affettivi e sessuali per costruire una rapporto profondo. Uscire dal condizionamento operato dalla repressione della omosessualità non è facilissimo, si tratta di ristrutturare la propria personalità sulla base di una sessualità gay che non deve essere più vista come un elemento negativo ma come un valore. Da qui la paura di essere gay, che deriva proprio dalla non conoscenza della realtà gay e dalla sua errata identificazione con tutto ciò che viene presentato come gay. Nel superamento della paura di essere gay un peso notevolissimo hanno le amicizie gay che possono creare un clima affettivo e di dialogo che permetta ad un ragazzo si sentirsi bene, di sentirsi a suo agio con degli amici gay. L’essere gay, se è vissuto come una cosa seria, coinvolge l’affettività profonda delle persone e permette di vivere una vita di alto profilo morale che può dare grandissime soddisfazioni.
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