mercoledì 30 aprile 2008

DA ETERO A GAY

Questo post è dedicato a quei ragazzi che, nella loro vita, hanno sperimentato una fase etero e ad un certo punto avvertono pulsioni tipicamente omosessuali.

ANSIA DELLO SCOPRIRSI GAY
Scrivo questo post perché mi capita più volte in chat di incontrare ragazzi che vivono in età non più adolescenziale la scoperta della sessualità gay. Questo fatto crea spesso ansia e arriva a destabilizzare la vita personale di un ragazzo molto più di quando si possa immaginare. Non si tratta di una generica paura di essere gay, si tratta di scoprire progressivamente la propria vera sessualità e di imparare a viverla in modo sereno.

SCOPERTA DELL’ESSERE GAY, NON CAMBIAMENTO DI ORIENTAMENTO SESSUALE
Circa un quarto dei ragazzi gay, prima di riconoscere la propria vera identità sessuale, passa una fase di sessualità etero. Questo è un dato di fatto, è un fenomeno che non ha nulla di patologico e che non è un cambiamento di orientamento sessuale ma semplicemente uno scoprire la realtà della propria sessualità mettendo da parte progressivamente condizionamenti e timori di vario genere.

EDUCAZIONE ETEROSESSUALE
L’educazione sessuale che un ragazzo riceve dalle fonti più varie (televisione, cinema, scuola, famiglia) è praticamente tutta eterosessuale. Le questioni relative al rispetto dell’orientamento sessuale dei ragazzi gay più giovani nell’ambito della educazione sessuale è semplicemente ignorata e, di conseguenza, la sessualità etero viene passata come l’unica sessualità. Ho letto moltissimi programmi di educazione sessuale adottati nelle scuole nei quali l’omosessualità non aveva alcuno spazio, neppure minimo. Se l’omosessualità è un tabù sotto molti punti di vista lo è ancora di più a livello di educazione sessuale. Non c’è bisogno di dire che i ragazzi che parlano di sessualità con i loro genitori sono una ristrettissima minoranza e quelli che parlano con i loro genitori di omosessualità sono rarissime eccezioni. Per non dire poi degli ambienti religiosi nei quali l’equazione omosessuale = disordine morale provoca danni gravissimi. L’omosessualità è una realtà che interessa percentuali considerevoli della popolazione ma di questo fatto non si tiene mai conto e un ragazzo, che se ne renda conto o meno, non vive in un ambiente libero ma in un ambiente in cui la sua sessualità è indirizzata in modo automatico verso la sessualità etero.

PRIME ESPERIENZE SESSUALI
Le prime esperienze sessuali sono per un ragazzo un momento delicatissimo. La prima esperienza sessuale è vissuta molto spesso in età molto precoce come una esperienza di tipo individuale e non in una dimensione realmente interpersonale. Quando un ragazzo molto giovane si lascia coinvolgere in una situazione con forti risvolti sessuali la sua gratificazione dipende, più che dall’altro, dalle sue stesse sensazioni. L’erezione, il contatto sessuale e l’orgasmo sono il contenuto principale del rapporto sessuale, al di là delle dimensioni comunicative che sono percepite in modo piuttosto vago. Molto spesso l’attrattiva esercitata dalla prima esperienza sessuale in sé finisce per prevalere anche sulla necessità di fare chiarezza sulla propria identità sessuale. Quando poi l’identità trascurata o negata è quella gay e le prime esperienze sessuali sono etero e conducono a una gratificazione immediata, la sessualità realizzata nella prima esperienza sessuale tende a stabilizzarsi perché, a breve, è la soluzione più gratificante. Il sesso etero è facilmente accessibile, quello gay lo è molto meno, quindi si tende a ripetere esperienze analoghe alle prime esperienze sessuali. Per quanto possa sembrare paradossale, nella sessualità esiste una componente abitudinaria e quando le prime esperienze sono state etero è quasi automatico che si prosegua sulla stessa linea. La negazione dell’identità gay è molto più rara tra i ragazzi che non hanno esperienze sessuali concrete, per loro il condizionamento derivante da una “iniziazione” eterosessuale indotta dall’educazione o da condizioni ambientali non c’è.

CONSEGUENZE DELLA EDUCAZIONE ETROSESSUALE DEI RAGAZZI GAY
Quando un ragazzo la cui sessualità spontanea sarebbe gay, subisce (ed è proprio il caso di dire subisce) una educazione sessuale etero e vive le prime esperienze sessuali etero, vedendo i suoi comportamenti accettati, non sarà indotto a farsi troppe domande in proposito. Valuterà positivamente la sua presunta eterosessualità perché conforme al modello unico di sessualità che ha ricevuto e considererà l’omosessualità cosa non sua e da condannare perché non conforme a quel modello. Tutto questo conferma un ragazzo nella sua convinzione di eterosessualità. Il ragionamento tuttavia trascura un presupposto essenziale che è la dimensione libera della sessualità. I veri orientamenti sessuali si manifestano solo ed esclusivamente in condizioni di libertà e l’educazione eterosessuale imposta a tutti i ragazzi indistintamente, senza il rispetto del loro orientamento sessuale spontaneo, spinge a sentirsi eterosessuali ragazzi non lo sarebbero affatto in condizioni di libertà.

RAPPORTI SESSUALI E MASTURBAZIONE
Nel cammino vesto la coscienza della omosessualità, molti ragazzi si trovano di fronte ad un’esperienza che appare strana ai loro occhi: pur continuando ad avere rapporti sessuali con le ragazze, quando si masturbano non pensano alle ragazze o soltanto alle ragazze. In genere la cosa si manifesta gradualmente: la fantasia masturbatoria parte dall’immagine di un ragazzo come compagno di giochi eterosessuali e in questa forma è accettabile, poi nelle fantasie compaiono anche contatti omosessuali. A questo punto, in genere, la gradevolezza della masturbazione si fa problematica perché un ragazzo che continua ad avere rapporti eterosessuali in modo più o meno gratificante, non si spiega come mai le sue fantasie si orientino sempre più verso dimensioni tipicamente gay. La consapevolezza di non pensare alle ragazze o soltanto alle ragazze durante la masturbazione può mettere in crisi un ragazzo in modo piuttosto serio perché si tratta delle prima presa di coscienza della propria omosessualità. Ci si rende conto che si sta andando fuori dai binari della sessualità etero acquisiti con l’educazione eterosessuale e si vive il fatto come segno di una possibile emarginazione se non di sofferenza, quella sofferenza che se si fosse etero non ci sarebbe. Anche questo ragionamento non regge perché l’essere gay non ha in sé nulla di negativo ed è solo una educazione sessuale sbagliata che ha, del tutto gratuitamente, accreditato l’equazione gay = sofferenza come speculare all’altra equazione etero = felicità.

SESSUALITÀ E AFFETTIVITÀ GAY
Quando un ragazzo che ha vissuto esperienze eterosessuali scopre la sua omosessualità ne vede contemporaneamente due diversi aspetti: quello propriamente sessuale e quello affettivo, in altri termini non prova soltanto desideri sessuali ma si innamora, cosa che con le ragazze non gli accadeva in modo profondo, si accorge che l’essere gay non solo gli provoca un coinvolgimento sessuale autenticamente suo ma lo porta a vivere l’esperienza travolgente dell’innamoramento e dell’amore, in altre parole scopre la sua dimensione affettiva profonda e in genere resta stupito della forza dei suoi stessi sentimenti che non hanno nulla di simile a quanto aveva vissuto in chiave etero. La scoperta dell’amore gay coinvolge la sessualità e le dà un valore e un significato comunicativo, interpersonale, affettivo nel senso profondo del termine, la rende cioè un modo di volersi bene mirato alla felicità dell’altro in una dimensione altruistica. Per quanto appaia paradossale, la scoperta della serietà e della potenza dell’amore gay può effettivamente sconvolgere, ma si tratta finalmente della scoperta della propria vera sessualità e della propria vera affettività.

IL SENSO LIBERATORIO DEL RICONOSCERSI GAY
Vorrei concludere questo post rassicurando tutti i ragazzi che si scoprono gay provenendo da esperienze eterosessuali, vorrei dire loro che nonostante i momenti di ansia e di timore che possono attraversare nel loro cammino verso il riconoscimento della loro identità sessuale, possono stare certi che non stanno andando verso realtà paurose o verso l’infelicità ma stanno solo scoprendo la loro vera identità, che è una identità di moralità alta, di affetti profondi, di ricchezza interiore e di generosità. Le cose delle quali ho parlato in questo post non hanno nulla di patologico (nonostante i pregiudizi diffusi dovuti all’ignoranza), si tratta dell’esperienza reale di molte migliaia di ragazzi che si vanno liberando dai condizionamenti e vanno riscoprendo la loro autenticità.

Se volete, potete partecipare alla discussione di questo articolo aperta sul Forum di Progetto Gay: http://progettogay.forumfree.net/?t=27532544

lunedì 28 aprile 2008

RAGAZZI GAY E GENITORI OMOFOBI

Ciao ragazzi! Ho 16 anni, sono capitato su questo forum per caso, cercando “altro” su Google. Gay? Be’ credo di sì, sennò qua che ci stavo a fare? Apro e dico: qua non ci sta un cavolo, non ci stanno video, non ci stanno fotografie, che me ne faccio di un sito così? Poi leggo qualche parola e mi viene la curiosità. Ma esistono cose come queste? Giro un po’, leggo a pezzi e bocconi, soprattutto le cose piccole. Poi dico, ma cavolo! Possibile? Oh! Ma come v’è venuta in testa una cosa simile? Insomma, ieri notte ci sono stato tre ore di seguito. Ho capito pure cose che non sapevo. Io gay da parata non mi ci sento proprio. Mi piacciono i ragazzi e pure tanto, però mi sento un ragazzo normale. Qua, da voi, leggi leggi e ti ci ritrovi, i siti porno servono pure (vabbe’ oh, ci vuole pure quello) però leggere un forum come questo incuriosisce, almeno capisco com’è la vita dei ragazzi grandi, perché io voglio capire che cosa significa gay pure dopo. Io non è che so scrivere, però una cosa ve la voglio mandare, una cosa vera, una cosa mia, piccola piccola. Se la mettete a “Ragazzi gay” mi sta bene, poi magari qualcuno mi risponde. Sarebbe la prima volta che qualcuno mi risponde su cose gay, e io le risposte vostre io le leggo eccome, magari! Oh, io poi però non vi rispondo, lo dico chiaro, certi ambienti come il vostro mi tentano molto ma c’ho paura che dietro ci sia qualche altra cosa, non lo dico per offendere nessuno ma la paura ce l’ho. E poi non mi sento maturo per buttarmi in una cosa come questa, io mi ci butterei ma mi fermo qui. Ciao a tutti!

“Ma cavolo! Che cazzo di vita è questa! Non ne posso più! Manco mi guarda e io mi sento solo e mi metto a piangere e pure di nascosto perché se ti vedono ti sfottono pure, ma a piangere non ci riesco sempre, quando sto peggio come oggi non ci riesco, mi fa rabbia tutto, mi fa schifo tutto. Ma che ho fatto io? Ho ammazzato qualcuno? Gli ho detto solo che gli volevo bene, ma manco gliel’ho detto, così, ho solo provato a farglielo capire, perché tanto che vuoi fare, io il coraggio di dirgli una cosa simile non ce l’avrei mai. A scuola tutti parlano di ragazzi e ragazze, sembra così ovvio che il mondo gira intorno a quello, ma per me non è così. I miei compagni i cavoli loro li raccontano eccome, e io che faccio? Sto lì a fare finta di ridere, ma a me non me ne frega niente, ma tanto quelli non lo capiscono e io devo continuare a fare finta. Uno dice: il coming out! Che? Ma se dico mezza parola mi saltano addosso. Hanno parlato di gay ieri sera alla televisione, mannaggia quello che ha saputo dire papà! E io stavo lì come un baccalà a dargli ragione. Se papà sapesse mi farebbe a pezzi. Lui pensa di capire tutto ma non capisce un cavolo e a me mi viene da piangere, ma perché devo andare avanti così? E’ uno schifo tremendo. A qualcuno gli sarà pure andata bene, perché a me no? Che ho fatto per trovarmi genitori così? Il coming out per me è come un suicidio, ma io che posso fare? Basta mi sono stufato di tutto. Ma perché non ci sono le cose gay serie? Non le associazioni che ci devi andare, e io dove vado? No, dico cose che le trovi su internet e almeno ti senti meno solo. Ma tanto non c’è un cavolo, c’è solo porno.”


Se volete, potete partecipare alla discussione aperta su questa testimonianza sul Forum Progetto Gay:

http://progettogay.forumfree.net/?t=27492389

sabato 26 aprile 2008

COMPORTAMENTI SESSUALI GAY

Chiedo scusa a Daniele che si sarà sentito trascurato, cosa del tutto lontana dalle mie intenzioni.

Ciao Daniele,
a causa della rottura del mio computer (e del fatto che non apro spessissimo il mio account di posta sul sito msn), leggo solo oggi il tuo messaggio del 7 Aprile. Ti ho mandato una mail per chiederti scusa. Riposto qui di seguito la tua mail con l’intero post che hai voluto così gentilmente trasmettermi. Ti ringrazio sentitamente per la fiducia.

Ciao Project,
finalmente mi sono deciso, pensa che ti ripensa stavo lasciando correre tutto per l’ennesima volta e invece sto qui e adesso a scriverti ci provo anche se mi fa una stranissima impressione, non fosse altro perché non ti conosco anche se le cose che fai mi sembrano serie, e direi anche molto serie. È questo il motivo per cui ti scrivo. Non ho scritto un post per te da pubblicare nel forum o nei tuoi siti gay, ti mando qualche pagina del mio diario. Mi sono sempre chiesto se ci sono altri ragazzi che abbiano vissuto le stesse esperienze, è ovvio che ci sono, ma mi chiedo se ci sono rimasti come ci sono rimasto io. Magari io non sono capace di dare alle cose il giusto valore. Ti vorrei pregare di pubblicare queste pagine (se non ti sembrano un po’ troppo scabrose) sul sito msn, anche sugli altri e sul forum se vuoi, ma sul sito msn ci terrei particolarmente. Ti saluto e ti abbraccio!

Daniele

(p.s. il mio contatto è: [omissis])

.__________________________ .

Mercoledì
Una giornata da incubo! Mi hanno mandato in giro per la città tutta la giornata: fai questo, fai quello! Vai sopra, vai sotto! Insomma io sono il servo di tutti. Non conto un cavolo, va bene, ma un po’ di educazione ce la dovrebbero mettere, ma perché si devono pulite i piedi addosso a me? È gente che fa proprio schifo, io me li devo pure tenere buoni perché se no, dove vado? Il principale un po’ di rispetto ce l’ha ma gli altri sono proprio gente squallida. Stamattina all’ufficio postale è successa una cosa strana, hanno cambiato l’impiegato dei pacchi e ce ne hanno messo uno giovane, sembra proprio un ragazzino e oggi con me è stato gentilissimo. Comunque è una piccola consolazione in una giornata di merda.

Giovedì
Ho lavorato poco oggi. Sono stufo di fare niente. C’è un ragazzo nuovo che lavora con me, ma non è nemmeno passabile, non sarebbe bruttissimo ma è imbranato, gli dici una cosa e ne capisce un’altra, certe volte non riesco a capire nemmeno esattamente quello che dice, parla strano, non lo so, anche se non sarebbe proprio brutto, però non mi attizza proprio, diciamo che non è sgradevole, a parlare con me ci prova e porta la fedina, quindi secondo me c’ha pure la ragazza.

Venerdì
Che stress! Oggi è venuto il boss, proprio il proprietario ma io non l’ho nemmeno visto. Il direttore era in fregola, c’avrà più di 40 anni e si comporta come un ragazzino col proprietario, da quello che ho visto, se il boss gli chiedesse di andare a letto con lui, quello ci andrebbe! Poi ho rivisto per un attimo il ragazzo dei pacchi alla posta, quello è veramente un bel ragazzo, manco niente di eccezionale però caruccio, mi attizza un pochetto, almeno un pochetto, però ci siano scambiati solo un sorriso. A casa ho litigato di brutto con mamma, si impiccia dei cavoli miei e mi manda in bestia. Babbo non lo fa, a lui non gli passerebbe nemmeno per la testa, ma lei è ficcanasa e di che si impiccia poi? E mi fa rabbia quando dice che non è vero. Io metto le cose in un certo ordine e le trovo sempre in un altro modo. Tanto è inutile che fruga, le cose mie importanti stanno tutte nel computer sotto password e lì non ci mette le zampe nessuno, nessuno! Oggi dovevo andare a prendere una pizza con Lorenzo e con Luca, ma col cavolo che se ne sono ricordati, tanto loro c’hanno altro da fare, mica possono mollare la ragazza per stare con me. Va bene che dicono che siamo amici! Ma amici di che?

Sabato
Che orrore il sabato e la domenica. Posso solo aspettare il lunedì. Gli amici hanno da fare, io no! Io sto qui a casa bello bello e che faccio? Per fortuna che c’è internet, però pure internet alla fine è una noia, sì, all’inizio un po’ di sesso, però è tutto falso, non dico che mi fa schifo, anzi! Però alla fine al di là di una bella sega non ci si va, almeno per come la vedo io, perché nei pasticci non mi ci voglio cacciare e nemmeno a livello psicologico, tutto quel tira e molla, penso, perché poi non lo so mica come funziona. Un sito bello è [omissis] anzi è proprio bello, però pure quello non dico che stufa, un po’ lo guardo (più di un po’) però alla fine a che mi serve? Mi scarica un pochetto, questo sì, proprio a livello fisiologico, mannaggia ma non mi basta, non mi basta più! Io voglio un ragazzo vero, mi ci voglio dedicare con tutte le mie forze, io un ragazzo vero lo saprei fare felice, ma tanto io un ragazzo vero non ce l’avrò mai!

Domenica
Pranzo da zio, Almeno ho mangiato bene. Zio secondo me sì è messo in testa che mi posso mettere con Martina [la figlia]. A Martina secondo me una cosa del genere non passa nemmeno per l’anticamera del cervello! Per fortuna! Ci mancherebbe solo questa! Mi avevano proposto di iscrivermi a una palestra, sai tu quanti bei ragazzi da vedere! Ma tanto non ci andrò mai! Domani si va a lavorare. Uffa! Non ne posso proprio più! Adesso me ne vado un po’ sul solito sito, così mi rifaccio gli occhi.

Lunedì
Oggi è successa una cosa stranissima, cioè non stranissima ma una cosa che mi si è messa nella testa e non se ne va più via, il ragazzo dei pacchi dell’ufficio postale mi ha sorriso in un modo che può avere solo un significato. Adesso so che si chiama Mauro M. perché sta scritto sul cartellino identificativo che porta al collo. Si è messo a cercare al computer un pacco raccomandato della ditta che si era perduto e ci ha messo più di mezz’ora ed è riuscito a trovarlo, io ho seguito tutta l’operazione e l’ho potuto osservare da vicino. È proprio carino, non bellissimo ma dolce, insomma non me ne sarei andato più. Quando ha trovato che fine aveva fatto il pacco mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha sorriso, come per dire: l’ho fatto per te! Sono stato a pensarci tutta la giornata, mi sa che mi sto prendendo una cotta pericolosa.

Martedì
Ho parlato con Mauro per qualche minuto, mi ha dato il numero di cellulare e io gli ho dato il mio, stasera andiamo a prendere una pizza. Chissà che cosa ne può venire fuori mi devo fare una bella doccia e mi devo fare bene la barba. Non succederà niente, lo so, ma se dovesse succedere voglio essere preparato.

È gay!!! Che bello! Che bello! Che bello! Che bella serata, quanto è dolce, quanto e coccolone, mannaggia me lo sarei mangiato di baci e poi mi piace molto perché non ha la fissa del sesso, siamo stati a parlare in macchina, solo a parlare, due gay in macchina solo a parlare significa che non è uno dei soliti fissati, mi ha carezzato una mano e un altro po’ mi prendeva un accidente. Mi sentivo carico all’ennesima potenza, pensavo che avrebbe fatto un passo oltre ma non è successo. Mi ha detto che ha avuto solo due ragazzi ma che l’hanno scaricato tutti e due perché nel sesso volevano fare solo come volevano loro ma lui si sentiva strumentalizzato e ha cercato di farglielo capire ma quelli non ne hanno voluto sapere. Ma io dico: trovate un ragazzo come Mauro, ma come fate a impuntarvi su cose di sesso? Se vi volete bene alla fine un equilibrio si trova. Poveretto! Penso che ci sia rimasto veramente male. Con me non sarebbe successo niente di simile, gliel’ho anche detto e lui si è limitato a sorridere e mi ha baciato, ma in modo lieve lieve. Mauro! Come faccio a non saltarti addosso.

[ omissis ]

La settimana seguente.

Martedì
Con Mauro abbiamo fatto tanti progressi, adesso ci baciamo proprio come si deve, insomma proprio una cosa coinvolgente proprio a livello sessuale, però mi ha fatto pure dei discorsi un po’ strani. Mi ha detto che cosa gli piacerebbe fare con me. Fino a un certo punto mi ci ritrovavo ma poi mi ha chiesto se io avrei accettato di essere passivo e ha detto che quella è una grandissima prova d’amore. A me questa cosa m’ha dato un po’ fastidio. Gli ho detto che fantasie del genere non ne ho mai avute e lui mi ha detto che lui invece si sentiva completamente attivo, poi ha minimizzato, e ha cercato di cambiare discorso. Va bene che può avere anche delle fantasie diverse dalle mie, però mannaggia, adesso mi mette in crisi, io non lo voglio perdere, però non voglio nemmeno fare cose che non mi piacciono. E poi non capisco una cosa: Marcello che era gay che di più non si può, queste fantasie non ce le aveva, ma non gli passavano nemmeno per l’anticamera del cervello. C’aveva le sue fisse su tante altre cose, ma nelle cose di sesso mi ci ritrovavo piuttosto bene. Mah! Questa cosa mi crea dei problemi. Ma perché dovrei fare cose che non mi piacciono per fare contento Mauro? E poi c’è pure la faccenda del rischio, perché in quelle cose il rischio aids c’è, va bene, col preservativo molto meno, però non è nemmeno questo, mah! Però magari l’ha detta così per dire e non insiste nemmeno, perché in effetti potrebbero essere tutte paturnie mie e magari per lui non è nemmeno una cosa importante, però da come l’ha detto non sembrava.

Mercoledì
Mannaggia stasera è stato tanto coccolone, dolce dolce, ma anche un po’ troppo insistente. Una cosa mi lascia un po’ perplesso: noi ci baciamo e basta, ho provato ad andare oltre ma mi ha fermato e mi ha detto che con me vuole una cosa completa, in un certo senso, lì per lì, mi è sembrato un ricatto affettivo, come se mi dicesse: o fai come dico io o te ne vai. Alla fine una mezza risposta positiva me l’ha strappata. Sabato sera andiamo a casa sua al mare. Chissà se sto facendo bene. È vero che mi chiama dieci volte al girono e mi dice cose tenerissime, mi dice che pensa solo a me dalla mattina alla sera e che si masturba pensando a me ma non mi ha chiesto se faccio lo stesso pure io. Però insiste troppo su quell’altra cosa. Mah! E poi io che posso fare? Di una cosa del genere non ne posso parlare con nessuno.

Domenica mattina
Mauro non mi è piaciuto troppo. Io con Marcello facevo l’amore, era tutta una cosa alla pari, non c’erano ruoli di nessun genere, con Mauro (che è pure un bel ragazzo e nudo e molto meglio che vestito) io l’impressione di una cosa a due non ce l’ho avuta per niente. Lui pensava solo ai cavoli suoi e io subivo e basta. Io ho sopportato tutto, ma a lui l’idea che fare sesso così mi faceva proprio schifo non gli è nemmeno passata per la testa, non l’ha capito, o forse non gliene fregava proprio niente. Io ho subito tutto e pensavo che dopo non dico ci saremmo scambiati le parti perché la cosa per me era del tutto innaturale e proprio repellente, ma pensavo che dopo ci sarebbe stato un po’ di sesso come quello che facevo con Marcello, cioè vero e a due, alla pari, una cosa in cui tu pensi a come farlo stare bene e non pensi nemmeno a te stesso, e invece niente, quando ha finto di fare quello che voleva, a me non ci ha pensato proprio. Io dico, ma ci sono pure io! Ma come fai a non accorgertene. Mi ha usato proprio, che io sono un ragazzo come lui non l’ha nemmeno pensato, ero solo la sua bambola gonfiabile. Mah! A pensare queste cose mi vengono pure gli scrupoli perché magari dal suo punto di vista è tutto diverso e io la sto facendo troppo grossa per cose che poi non sono nemmeno una tragedia nel senso che uno, al limite ma poi perché? Non so che pensare. Domani proverò a parlarci. Gli mando un sms un po’ affettuoso, ma sì, va’, come quelli che mi manda sempre lui.

Non mi ha risposto, gli ho mandato tre sms e non mi ha risposto, non ha mai fatto così… non so che pensare…

Mi chiama Mauro e mi dice che l’ho trattato male, che non gli voglio bene perché ho cercato in tutti i modi di fargli pesare che mi aveva chiesto di essere passivo e io ho finito per consolarlo e per dirgli che lo amo alla follia. Alla follia no, ma che lo amo è vero.

Dopo una settimana.

Lunedì
Mi ha scaricato definitivamente. Siamo finiti a letto cinque volte in sei giorni, ho finito per fare quello che voleva lui, ma lui voleva pure che facessi finta di divertirmi, no! Questo mi sembrava troppo e ho provato a parlarci seriamente. Gli ho detto che almeno un po’ di attenzione da parte sua l’avrei voluta perché dopo tutto sono un ragazzo anche io, lui mi ha detto che il passivo non lo fa perché non gli piace, gli ho detto che non mi riferivo affatto a una cosa simile, lui mi ha risposto che se volevo essere masturbato potevo farlo pure da solo, s’è arrabbiato e ha cominciato ad alzare la voce, poi si è calmato e mi ha chiesto scusa ma me ne sono andato. Adesso per un verso mi manca e per l’altro mi sento di nuovo libero. Anzi mi manca moltissimo…

Martedì
Ieri ho rivisto Marcello e gli ho raccontato la storia. Lui Mauro lo conosce. Mauro c’ha provato pure con lui con la stessa tecnica, ma lui l’ha mandato a quel paese. Grande Marcello! (Ma perché io sono sempre il più tonto della situazione?) Mi ha detto che Mauro fa sempre così e che l’ha già fatto con parecchi ragazzi. Almeno adesso ho le idee chiare. Ma come ho fatto a dare retta a uno simile? E adesso a chi penso quando mi masturbo? Beh, c’è sempre internet, per fortuna almeno davanti allo schermo posso essere me stesso!

Se volete potete partecipare alla discussione su questo documento aperta sul Forum di Progetto Gay: http://progettogay.forumfree.net/?t=27408692

sabato 19 aprile 2008

DIFFICILI AMORI GAY

Ciao Project, vado al sodo, ti mando la mia storia ridotta in due paginette, ma sono tutte cose vere. Se ti va pubblicala. Ti accludo il mio contatto, se mi aggiungi al tuo msn ci possiamo sentire così mi dici quello che pensi. Ci terrei.

Ho 23 anni ho preso la laurea triennale in fisica e ho cominciato la specialistica. Sono sempre andato bene a scuola e il mio obiettivo primario è sempre stato laurearmi il più presto possibile, cominciare a lavorare e andarmene via da casa il più presto possibile. Io penso che alla mia età sia normale che un ragazzo cerchi anche altro e non solo i libri. In pratica fino a 21 anni ho studiato soltanto, non avevo amici gay, non frequentavo locali, niente, però l’idea fissa di trovarmi un ragazzo per capire esattamente che cosa vuol dire stare insieme a un altro ragazzo ce l’avevo eccome ma anche molto prima dei 21 anni. Diciamo che su internet, potevo trovare un po’ di foto e di video gay e così diciamo che per masturbarsi poteva bastare… certo un ragazzo è un altro mondo… ma deliberatamente non sono mai andato su chat o su siti di incontri, sarà stato un bene o un male non lo so, ma è stato così. Fuori io sono etero al 100%, un perfetto camaleonte, quindi, in pratica, nessuno mi ha mai individuato come gay. Non sono bellissimo, insomma, un tipo normale, non ho mai fatto palestra né attività sportiva. Un anno e mezzo fa, quando avevo 21 anni e stavo per finire la triennale, mi chiama mia madre e mi dice che un’amica sua ha un figlio di 19 anni che deve fare la maturità scientifica. L’amica di mamma mi telefona e mi prega di dare delle lezioni al figlio. Sarà stato marzo, gli esami di maturità si fanno a giugno… non mi sembrava un grande impegno e poi avere un ragazzo di 19 anni vicino, per me, era sicuramente un’attrattiva molto più importante di qualunque compenso economico. Ci mettiamo d’accordo per due ore due volte alla settimana, martedì e venerdì, dalla 15.00 alle 17.00 a casa mia. Quando ho visto Dino la prima volta per poco non mi prendeva un colpo, era il tipico ragazzo che avevo sempre sognato, anche bello, perché no, ma soprattutto dolcissimo, con un sorriso che mi entrava dentro. Abbiamo fatto le prime due ore di lezione, al termine mia madre ci ha portato il tè perché Dino era il figlio della sua amica. Abbiamo chiacchierato un po’, mi ha detto che riusciva a seguirmi e che aveva capito in due ore cose che non aveva mai capito sul campo elettrico conservativo. Poi l’ho salutato e gli ho dato appuntamento per venerdì, ovviamente ci si dava del tu. Il mercoledì alle due mi chiama e mi dice: “Senti, giovedì c’è un compito di matematica a sorpresa… che te la sentiresti di darmi una mano?” E’ venuto da me alle tre e siamo stati fino alle nove a fare esercizi. Dino è pure sveglio… non ha grosse basi di matematica ma piano piano riesce ad entrare nel discorso, ha preso mano a fare un po’ di integrali e mi dava pure una certa soddisfazione, anche se per me la più grande soddisfazione era quella di stargli vicino e di poterlo guardare negli occhi come se la cosa fosse assolutamente normale. L’indomani ha fatto il compito e mi ha chiamato perché voleva farmi vedere quello che aveva combinato… è venuto alle tre di pomeriggio e se n’è andato alle nove. Nella prima settimana abbiamo fatto 16 ore di lezione! Alla fine della settimana la madre di Dino mi ha mandato 640 euro un somma per me favolosa. Dino mi sembrava la gallina dalle uova d’oro… mi permetteva di fare soldi in modo facilissimo e soprattutto gradevolissimo. Al compito aveva preso sette! Insomma, la faccio breve, ho guadagnato 640 euro a settimana (uno stipendio da manager) per 15 settimane, poi Dino ha fatto gli esami ed è stato promosso con un volto più che dignitoso, rispetto alle premesse: 86! Tra noi, ovviamente si era sviluppata una certa familiarità, anche molto mediata dall’ambiente di casa mia e dal fatto che lui fosse il figlio di un’amica di mia madre. Con lui stavo bene, anzi stavamo bene insieme. A me essere pagato per studiare con lui mi sembrava assurdo, ma i quattrini mi facevano molto comodo e non ho detto mai di no… anche perché così, all’esterno, sembrava quello il motivo di fondo per il quale io passavo tutto quel tempo con Dino. Di lui mi piaceva tutto e poi piano piano si era creata una complicità fortissima. Diciamo subito che la presenza di Dino, sotto certi aspetti, per me è stata anche dannosa, in pratica all’università ho perso una sessione ma la cosa non mi dispiaceva affatto. Quando è uscito dall’orale della maturità io stavo lì ad aspettarlo e la sera stessa siamo andati a prenderci una pizza. Fin qui tutto bene: lo desideravo alla follia tanto che dovevo stare attento a non dare spettacolo per le reazioni fisiologiche troppo evidenti, però avevo anche la chiara coscienza che il nostro rapporto, perché di quello si trattava, sarebbe finito lì. La sera che ha fatto gli orali e siamo stati insieme in pizzeria pensavo fosse un addio ma non è stato così. Siamo rimasti a parlare fino a notte alta. Dino mi ha detto: “So che hai qualcosa da dirmi… dai… è il momento giusto!” Siccome io non rispondevo mi ha detto: “Ok… allora comincio io: io sono gay… dai adesso a te… dai, lo so come stanno le cose…“. Gli ho detto semplicemente: “Ma come hai fatto a capirlo?” Mi ha riposto: “Certe volte era fin troppo evidente!” e ha fatto un sorriso. Io sono diventato rosso come un peperone, poi mi ha detto: “Marco… tu come la vedi?” Io ero senza parole, in pratica Dino guidava la conversazione, mi avrebbe potuto far dire qualunque cosa, io non capivo più nulla, mi ha detto che si era innamorato di me… e che avrebbe voluto fare l’amore con me quella sera stessa… a un certo punto gli ho detto: “Però, Dino, … non corriamo troppo…” e lui c’è rimasto male… si è proprio congelato. Avrei voluto non dirla quella frase ma l’avevo detta, e forse gli ho detto anche qualcosa di più pesante, se gli avessi detto di sì allora, credo che la mia storia sarebbe stata diversa, ma io l’ho frenato. Abbiamo continuato a parlare ma la conversazione aveva qualcosa di controllato e di falso, ho finito per sentirmi fortissimamente a disagio, gli ho chiesto perdono in modo umiliante, ma è rimasto rigido sulle sue posizioni e mi ha detto che se non ci si capisce al volo non c’è niente da fare, che non è colpa di nessuno ma che non c’è storia. Quando sono tornato a casa stavo malissimo. Ho mandato a Dino due sms ma non mi ha risposto e capivo che non avrebbe mai più risposto, avevo distrutto il suo sogno d’amore e non lo avevo nemmeno capito. Ci sono stato malissimo fino a settembre, poi mi sono rimesso a studiare e ho cercato di togliermelo dalla testa. Poco prima di Natale mi chiama la madre di Dino e mi chiede di andare a casa sua, io non me lo faccio dire due volte. Dino non c’è, ma ci sono i genitori, mi fanno sedere in salotto, sono molto preoccupati, mi parlano di Dino in modo ansioso: dopo la maturità è cambiato radicalmente, dell’università non ne ha voluto sapere ma i genitori lo hanno iscritto ugualmente a scienze biologiche la facoltà che aveva sempre detto che avrebbe frequentato, ma i problemi non finivano qui, i genitori pensavano che Dino fosse gay perché lo avevano visto spesso in compagnia di un ragazzo e anche in atteggiamenti molto disinvolti. Dino non tornava quasi mai a casa, stava sempre a casa di un suo amico ma i genitori non ne sapevano nulla, mi hanno chiesto se io sapevo qualcosa ma ho risposto di no, che non ne sapevo nulla e che non conoscevo nessuno degli amici di Dino. Poi la madre mi ha detto che pensava che solo io potessi tirare il figlio fuori dai guai perché probabilmente nei guai ci si era cacciato, nel dirmelo mi ha passato un penna usb di computer e mi ha detto di leggere il contenuto perché sicuramente avrei capito, poi mi hanno chiesto di rivederci l’indomani, io ho detto di sì e me ne sono andato a casa a leggere. Nella penna usb c’era il diario di Dino. Più andavo avanti più capivo il disastro che avevo combinato, involontariamente è vero, ma lo avevo combinato grossissimo. Dino si era innamorato di me e aveva investito su di me tutte le sue speranze, per il resto era un ragazzo di una tristezza indicibile, il diario era angosciante, in pratica viveva per me… poi la delusione, il diario si fermava alla sera prima dell’esame orale. Mi sono sentito gelare. Sono andato a casa di Dino di corsa per parlare coi genitori quella sera stessa, volevo fare qualcosa ma non sapevo che cosa, ho cercato di rimettere insieme tutte le informazioni che avevo io con le cose che mi avevano detto i genitori di Dino. Al suo cellulare, quello che avevano i genitori, non rispondeva mai, ma a me ne aveva dato un altro. Sono tornato a casa di corsa e ho messo sotto sopra la casa per trovare quel numero e l’ho ritrovato dentro un libro di meccanica quantistica… ho chiamato… mi ha riposto ma non ha detto una parola. Sapevo che stava lì, si sentiva respirare, ho cercato di parlare con lui in modo che non staccasse e non lo ha fatto… è stato più di 20 minuti ad ascoltarmi mentre lo scongiuravo di dirmi dove si trovava… ma non ha detto una parola, io avevo l’impressione che respirasse male, ero terrorizzato… poi ha chiuso, improvvisamente. Mi sono messo a piangere come un disperato… l’ho richiamato ma il telefono era spento e mi è presa una angoscia terribile. I miei ormai sapevano tutto dall’amica di mamma ma non pensavano proprio che anche io fossi innamorato di Dino perché dopo gli esami non lo avevo più cercato, anche se loro non sapevano il perché. L’unico consiglio che mi hanno dato i miei e stato quello di non farmi coinvolgere troppo in faccende poco chiare, ma per me la faccenda era chiara eccome. Alle tre sono andato a dormire… si fa per dire dormire. Alle 4.35 Dino mi ha richiamato, mi ha detto che il suo amico se lo era portato a Verona ma che lui non ci voleva stare ma aveva solo i soldi per arrivare in treno fino a Bologna e che potevo andare a prenderlo a Bologna. Noi siamo di Piacenza, mi ha detto che sarebbe arrivato a Bologna alle 7.28 e che dovevo fare per lui il biglietto da Bologna a Piacenza… Gli ho detto che era tutto chiarissimo. Ho avvisato i miei e mi sono precipitato in stazione portando con me un bel po’ di quattrini per sicurezza. A Bologna ho preso due cappuccini, quattro cornetti, quattro panini e due bottiglie d’acqua e ho fatto mettere tutto in un contenitore, poi ho aspettato facendo il conto alla rovescia il treno da Verona… sono salito… ho girato il treno da cima a fondo, ma Dino non c’era, mi sono sentito perso, poi l’ho visto avanzare nel corridoio e gli ho chiesto: “Ma dov’eri?” Mi ha risposto: “In bagno.” Nel treno c’era molta gente e non potevamo parlare delle nostre cose, era pieno di studenti e di gente che andava al lavoro. In pratica fino a Piacenza non abbiamo detto una parola. Quando siamo scesi si vedeva che era stanchissimo, mi ha detto solo: “A casa non ci voglio andare.” Gli ho chiesto il permesso di avvisare i suoi perché non stessero preoccupati, ha fatto cenno di sì con la testa. Li ho chiamati e ho detto solo: “Sto qui con Dino, sta bene, adesso dobbiamo parlare un po’…” Hanno risposto solo: “Grazie!” Ho preso la macchina, almeno potevamo stare seduti e parlare un po’ liberamente, ma lui era stanchissimo e non aveva dormito. Ce ne siamo andati in albergo alla dieci di mattina: una stanza doppia. Pensavo che Dino mi avesse perdonato… in pratica pensavo che avremmo fatto l’amore ma mi ha proprio respinto in modo quasi aggressivo. Mi sono sentito spiazzato, non sapevo che fare… mi ha detto di lasciargli le cose da mangiare che avevo portato e cento euro e di pagare il conto dell’albergo e poi di sparire perché non aveva bisogno di me. Ho cercato di insistere ma non ha voluto sentire ragioni. Era il 24 settembre di due anni fa, secondo me il momento peggiore della mia vita, mi sentivo proprio uno schifo. A casa ho spiegato la cosa in termini generici. La sera mi hanno chiamato di genitori di Dino e mi hanno detto cose bellissime: che Dino stava bene e che aveva deciso di andare all’università e che il merito era tutto mio. Io ho ringraziato in modo generico e ho chiuso. Mia madre era contenta di me, ma ero io a non essere contento di me stesso, ero proprio amareggiato. Una sera ho preso la macchina, non sapevo dove andare, ero proprio fuori di me, insomma ho perso il controllo e sono finito fuori strada, la macchina si è cappottata e io ci sono rimasto intrappolato dentro, ma era notte e la cunetta era profonda. Insomma mi sono fatto parecchio male… ma ero vivo anche se molto acciaccato. Avevo il telefonino a portata e ho chiamato Dino, mi ha risposto subito, gli ho detto che ero finito fuori strada e gli ho spiegato esattamente il punto. Si è precipitato, mi ha tirato fuori dalla macchina, io ero acciaccato ma stavo in piedi, ha fatto venire il soccorso dell’aci e sono riusciti a tirare fuori la macchina, nel cadere giù un pneumatico si era lacerato e hanno verbalizzato che ero finito fuori strada per lo scoppio di un pneumatico, cosa che potrebbe anche essere vera. Dino mi ha riportato a casa con la sua macchina e ha spiegato ai miei del pneumatico scoppiato. Poi siamo andati a fare quattro passi insieme anche se mi sentivo dolori da tutte le parti. Dino mi ha rimproverato, e forse aveva ragione, di non averlo più chiamato dopo il 24 settembre e mi ha detto che si era sentito abbandonato perché non avevo provato in nessun modo a fargli cambiare idea. Insomma adesso la nostra è una vera storia d’amore, tra noi almeno, anche se al di fuori siamo solo amici, uno gay e uno etero. Di lui ormai lo sanno tutti, di me lo sa solo Dino. La nostra storia è a questo punto. Io non credo che ci lasceremo più… ma non so se la nostra storia diventerà mai una forma di convivenza o qualcosa di simile. Dino nei giorni successivi all’incidente non ha voluto fare l’amore con me e mi ha detto che doveva prima fare il test, poi i sei mesi sono passati e abbiamo fatto il test tutti e due, adesso abbiamo anche una vita sessuale nostra ma segreta però adesso tra noi parliamo molto e le decisioni le prendiamo veramente insieme. Prima pensavo che una situazione del genere fosse ibrida e un po’ strana, ma quello che conta non è la nostra collocazione sociale ma la nostra vita di coppia. Adesso ci siamo rimessi a studiare tutti e due ma le nostre famiglie non sanno niente di noi e penso che le cose andranno avanti così, poi ce ne andremo insieme in un’altra città, magari anche in un’altra parte del mondo perché dalle parti nostre la convivenza di due ragazzi gay non è comunque una cosa accettata in modo pacifico. Ecco la nostra storia è arrivata a questo punto.

Se volete, potete partecipare alla discussione su questa testimonianza aperta sul Forum di Progetto Gay: http://progettogay.forumfree.net/?t=27215545

GAY A SCUOLA

Ho 19 anni appena compiuti, mi chiamo Stefano, sto finendo il terzo classico. Vorrei dire la mia sui gay a scuola, cioè sulla mia esperienza di gay a scuola. La scuola, che in teoria dovrebbe aprire il cervello dei ragazzi, in realtà non fa niente di simile, in particolare per quanto riguarda i gay. Intanto non se ne parla mai. Abbiamo fatto un corso di educazione sessuale, di tutto si è parlato ma non di omosessualità, proprio come se non esistesse. Quando durante le lezioni normali capita qualche riferimento, i professori fanno qualche minimo cenno, qualche volta con un atteggiamento di sufficienza che mi irrita molto ma qualche volta anche in modo intelligente, cioè sdrammatizzando ed evitando sottolineature, i miei professori sono quasi tutti vecchi ma non rimbambiti, quello che mi dà veramente fastidio è l’atteggiamento di certi ragazzi e di certi genitori. Il professore di Latino aveva cominciato a parlare di Petronio in modo piuttosto serio, cioè raccontando il Satyricon per quello che c’è scritto veramente. Dopo dieci minuti sono cominciate le manifestazioni di insofferenza, gli sbuffi, le facce stufe… e il prof. ha dovuto tagliare corto. Poi abbiamo fatto un compito di Latino tipo simulazione della terza prova ma non proprio come la terza prova, c’erano tre domande, bisognava rispondere a due e una si poteva tralasciare. Gli argomenti erano: Petronio, Seneca e Lucano… beh… Petronio l’ho trattato solo io, non in chiave troppo gay, ma senza tagli impropri… gli altri lo hanno evitato scrupolosamente. Una mia compagna al solo nominarlo dava segni di insofferenza, come se le pigliasse l’orticaria. In sostanza, nonostante gli sforzi del professore, Petronio non è passato come un autore serio ma come una specie di scrittore di storielle porno gay. Anche all’interrogazione l’argomento è stato ridotto alla cena di Trimalchione. Un discorso a parte andrebbe fatto sui libri di letteratura… pare incredibile, ma anche oggi, nel XXI secolo, i libri di letteratura sono purgati e i riferimenti gay restano sempre in una specie di mezz’ombra di detto e non detto. Ce ne fosse mai uno che parla chiaro! La chiusura della scuola alla realtà gay, secondo me, è imputabile ai professori solo in piccola parte. La vera rovina della scuola sono i genitori. Io non sono dichiarato, qualcuno sa di me anche a scuola, ma si tratta di persone fidate che non mi metterebbero mai in difficoltà, ma qualche volta sento dei discorsi veramente allucinanti. Provo a ricostruire qui sotto un pezzo di un dialogo vero all’interno di un consiglio di classe. Lo ricostruisco a memoria ma la ricostruzione è fedele:

Personaggi:
1) Sig.ra Bianchi (anni 48, madre di Matteo),
2) Stefano 19 anni (io),
3) Prof. di Italiano e Latino, 61 anni,
4) Prof.ssa di Storia e Filosofia, 62 anni,
5) Prof di Matematica, 41 anni,
6) Prof. di Religione, prete, 40 anni,

_____

Sig.ra Bianchi: “Scusate, io vorrei chiedere una cosa su quella faccenda… insomma i ragazzi ne hanno parlato tanto… gli amici di mio figlio la sapevano tutti… una faccenda spiacevole… insomma, noi abbiamo mandato anche una lettera al preside ma non ci ha risposto… però se noi mandiamo i nostri figli qui … insomma vogliamo che le cose funzionino…”

Prof. di Italiano: “Signora, i soldi li ho raccolti io personalmente… poi quando non se n’è fatto più niente, li ho restituiti a tutti… ho il foglio firmato da tutti i ragazzi… quindi non capisco su che cosa lei abbia da dire…”

Sig.ra Bianchi: “Ma no, professore, per carità, lei hai perfettamente ragione … ma io non mi riferivo a quello…”

Prof. di Italiano: “Allora forse ho capito male…”

Sig.ra Bianchi: “Io mi riferivo a quella storia della gita…”

Prof. di Italiano: “Ma quale gita? Questi ragazzi non sono andati in gita… prima erano tutti d’accordo per andare a Barcellona… poi, uno alla volta, hanno cambiato parere… io non so di che gita parla…”

Sig.ra Bianchi: “Ma io non mi riferisco a questa classe…”

Prof. di Italiano: “E a che cosa scusi…”

Prof. di Matematica: “Veramente anch’io non ho capito bene di che cosa stiamo parlando…”

Sig.ra Bianchi: “Ma è possibile che voi non ne sappiate niente?”

Prof. di Italiano: “Ma di che, scusi…”

Sig.ra Bianchi: “Di quello che è successo nella terza C…”

Prof.ssa di Storia e Filosofia: “E che è successo nella gita della terza C? Ce lo dica lei signora…”

Sig.ra Bianchi: “Ma come è possibile che non ne sappiate nulla? … in pratica due ragazzi li hanno trovati insieme…”

Prof. di Italiano: “Cioè?”

Sig.ra Bianchi: “Cioè che si baciavano…”

Prof. di Italiano: “E allora? Noi avremmo dovuto sapere che due ragazzi delle terza C si baciavano? Ma sono affari loro…”

Sig.ra Bianchi: “Professore, lei non ha capito… non erano un ragazzo e una ragazza erano proprio due ragazzi… e che mi dice adesso?”

Prof. di Italiano: “Perché? Che cosa le dovrei dire? … signora, sono maggiorenni… io devo cercare di insegnare un po’ di letteratura … la vita è la loro, in queste cose la scuola non c’entra…”

Sig.ra Bianchi: “E no! La scuola a questi ragazzi deve dare un’educazione… io Matteo lo mando da voi ma non voglio che frequenti certa gente…”

Prof.ssa di Storie e Filosofia: “Signora io di questa faccenda non ne so nulla, non riguarda questa classe… non so che c’entri il consiglio di questa classe…”

Sig.ra Bianchi: “Resto allibita, chiedo scusa se quello che dirò può sembrare aggressivo ma voi fate a scarica barile… va bene forse la competenza non è la vostra ma i professori della sezione C non so come facciano a tollerare una cosa simile…”

Stefano: “Signora forse lei si riferisce a tutto quel pettegolezzo che è comparso sul forum dei genitori…”

Sig.ra Bianchi: “Pettegolezzo? … Ma i genitori i figli li devono seguire! …”

Stefano: “Non so esattamente che cosa sia successo, io ho letto solo il forum… chi sono i ragazzi non lo so… ma chiunque siano, secondo me il prof. di Italiano ha ragione… sono affari loro… se sono gay sono affari loro… che c’entra il consiglio di classe?”

Sig.ra Bianchi: “Beh… ma se sono omosessuali, ma perché poi li devi chiamare gay? Vabbe’, se sono omosessuali si può anche cercare di aiutarli…”

Prof. di Religione: “Adesso anche la Chiesa ha atteggiamenti molto aperti nei confronti degli omosessuali…”

Stefano: “Bah…”

Prof. di Regione: “Eh no! E’ così… se vuoi ti faccio leggere i documenti, ci vuole massima comprensione… chiarezza, ma massima comprensione…”

Prof.ssa di Storia e Filosofia: “Io non ho capito di che cosa dovremmo discutere… l’omosessualità non è mica contagiosa… e poi queste cose esistono e anche ai ragazzi può essere utile rendersene conto… non capisco che paura ci dovrebbe essere…”

Sig.ra Bianchi: “Ma voi lo sapete che ne abbiamo parlato al comitato dei genitori… però hanno fatto solo parole… io ho scritto una lettera al preside… se volete ve la leggo…”

Prof. di Matematica: “Non vorrei sembrarle scortese, signora, ma abbiamo problemi di orario e ci sono già fuori i genitori della terza B…”

Sig.ra Bianchi: “Va bene, ho capito… però sembra quasi che vi chiudiate a riccio di fronte a questi problemi… la scuola non è solo il Latino e la Matematica, c’è pure una educazione morale che non spetta solo ai genitori… professore! Non mi faccia la faccia perplessa… così voi i ragazzi li lasciate a se stessi e così non va bene… ho capito… va bene… Buonasera! …”

______

Dopo questa discussione, l’indomani tutto è finito nel nulla. Nessun professore ha minimamente accennato alla questione. Il mio intervento è stato interpretato nel senso che la scuola non deve farsi carico di questioni personali anche se io avrei voluto dire esattamente il contrario e tutto è finito così… il preside ha fatto finta di non aver mai ricevuto la lettera della rappresentante di classe, che dopo qualche giorno si è dimessa per motivi personali. Il Forum della scuola è stato oscurato “per motivi tecnici” e i contenuti sono andati perduti. I due ragazzi della terza C incriminati si sono difesi negando tutto, perfino l’evidenza, e l’attività della scuola è ripresa nella massima normalità. Ho chiesto al prof. di Latino di farmi portare agli esami una tesina su Petronio ma mi ha detto che secondo lui non era proprio il caso e mi ha detto: “Hai visto quello che è successo in Consiglio di classe… se succede in commissione sei fregato… lascia perdere!” Dopo una settimana sono andato in segreteria a chiedere di leggere il verbale, me lo hanno fatto leggere. Della discussione con la signora Bianchi, nel verbale, non c’era nessuna traccia. Letto, approvato e sottoscritto!


Se volete, potete partecipare alla discussione su questo post aperta nel Forum di Progetto Gay: http://progettogay.forumfree.net/?t=27215100

STORIE E REALTA' GAY

Ma perché tutte le storie gay che leggo sono piene di ragazzi bellissimi e disponibilissimi? Perché l’ottimismo verso il futuro è una merce così abbondante? Sono tutti giovani, tutti belli, tutti in perfetto stato fisico, tutti innamorati persi e per di più proprio della persona giusta! … Queste storie gay non sono storie ma fantasie, nessuno racconta la sua vita ma tutti si limitano a raccontare i loro sogni… anche la poesia vive di sublimazioni, ma la narrativa troppo sublimata ha uno strano sapore… è bella, se vuoi, ma irreale, in fondo si tratta solo di belle favole in cui le cose finiscono sempre bene… ma la realtà? La realtà che fine ha fatto? La realtà del quotidiano, dei sogni che rimangono sogni proibiti, dei desideri che non si realizzano, delle dichiarazioni fatte alla persona sbagliata, delle delusioni, della solitudine, dei ragazzi mezzi mezzi, gay e non, o troppo magri o troppo grassi, dei ragazzi non californiani, non palestrati, dei ragazzi qualunque di cui è piena la vita? Quando rivedo qualche vecchio film di Pasolini resto sconvolto proprio dal realismo, dalla crudezza, in qualche modo dalla verità di quello che vedo, ma oggi, nella narrativa gay, se ha un senso chiamarla così, di verità ne trovo pochissima, io stesso sento la tentazione di scrivere inventando e lanciandomi a sognare cose lontanissime dalla realtà. L’alienazione e la fuga dal reale sono divenute un rifugio costante anche per me. In internet c’è tanta narrativa a sfondo gay (ma proprio tanta) ma la dimensione realistica è costantemente messa da parte. Ho trovato un bel sito di narrativa gay con tantissime storie ma sono anche in questo caso lontanissime dal mondo reale, si tratta di un sito creato da un anziano che, evidentemente, ha fatto dell’ottimismo la sua missione, scrive cose molto belle, anche commuoventi ma, purtroppo, non realistiche, se vogliamo, propone modelli “facili” a persone giovani che avranno delle strade molto “difficili” da percorrere e che nella stragrande maggioranza dei casi si adatteranno a vivere una vita di “serie b”. Mi chiedo talvolta se l’ottimismo sistematico non sia in effetti una spia del contrario, spesso la letteratura ha un valore sostitutivo della vita reale. Ciò che mi lascia perplesso è che praticamente quasi tutta la narrativa a sfondo gay non ha nulla a che vedere con la realtà, nella vita della maggior parte dei gay di eros ce n’è veramente poco, la fuga nel mondo irreale non è di un singolo ma di tutti, sembra quasi che le favole premino più della realtà, che guardare in faccia le cose come sono sia deprimente, che, tutto sommato, nessuno voglia riflettere sulla vita che realmente fa.
E se invece scrivessi un romanzo diverso? Un romanzo reale… una storia di delusioni, di fallimenti, di vecchiaia incombente o già arrivata? Se cercassi di dire che cosa si prova e non che cosa si sogna? Un romanzo con un titolo semplice “banalità della vita quotidiana”, la storia di un vecchio depresso, deluso, un poco rincoglionito, che si droga talvolta con le letteratura ma che alla fine resta comunque nel suo buco, la storia del non concludere nulla, del lasciarsi andare senza drammi e con mille rimpianti, ma rimpianti stupidi, cose da stupidi, da delusi del mondo e della vita, che hanno passato sì qualche momento bello ma che in fondo non sono mai stati se stessi… questo romanzo sarebbe reale, coerente, non un manifesto ideologico ma un documento reale, qualcuno leggendolo potrebbe sentirsi meno solo… e sarebbe già molto, forse.
Se volete, potete partecipare alla discussione sull'argomento aperta sul Forum di Progetto Gay:
http://progettogay.forumfree.net/?t=27214709

SAN VALENTINO GAY

13 Febbraio 2006 (Vigilia di S. Valentino)
Ma che cazzo faccio? Mannaggia, domani è san Valentino… mannaggia, ma io che faccio? Mi sa che glielo dico… così, la butto lì come se dicessi una cosa qualsiasi, poi vedo come la piglia… sai, ti volevo dire una cosa… No! Ma che stronzate! Ma che gli dico una cosa del genere? … e io non sono nemmeno il pivello di primo pelo… ma dico io se mi devo sentire come un imbecille … mannaggia … va be’, gli dico una cosa un po’ più generica… che mi piace quando andiamo in giro insieme… mh… così mi sghignazza dietro e mi manda a farmi fottere… magari non lo fa… ma qui non si può tirare più la corda… o brutale e tutto subito o niente! … Ma che gli dico… cocco, mi so’ preso una cotta per te… me lo immagino Jo in una scena simile… magari mi risponde pure in modo gentile, anzi, sì, mi risponde in modo gentile ma mi manda lo stesso a farmi fottere e allora è il momento che lo meno proprio… quello è capace… e poi sul biglietto che ci scrivo, e se poi il biglietto finisce in mani sbagliate sono fregato, se lo beccano i genitori faccio proprio una figura di merda… ci vuole una cosa un po’ più neutra, tipo “Un pensierino per Jo”… mh! … Un pensierino per Jo il giorno di san Valentino! Magari glielo do dopodomani, così in modo generico… certo che a lui di fare un pensierino a me non gli passa manco per l’anticamera del cervello! … Ma dove vado? A fare l’imbecille, a fare il frocetto innamorato e il frocetto di 23 anni, quasi 24! Ma che devo fare? Vado a vedere le partite quando gioca Jo, naturalmente, forse stupidamente, non lo seguo negli spogliatoi anche se gli altri ci vanno sempre… va be’, per loro è diverso… lo chiamo quasi sempre io e lui non mi chiama mai, è vero che a quel paese non mi ci ha mai mandato… però… ma sono due anni che andiamo avanti così, certo al telefono mi piace tantissimo, non mi molla a metà… e poi ha una voce bella… sì, proprio sexy… mannaggia, mannaggia, Jo, bellissimo… ma che ti passa per la testa? Ragazze? Boh! Ne parlassi mai… ma che vuol dire? Forse non ne parli con me… ma io mica posso chiedere a Massimo… senti scusa, ma a te Jo parla mai di ragazze? … Bello! Sarebbe proprio il massimo! Però lui il culto delle ragazze in generale non ce l’ha… almeno non sembra… Mah! Che faccio? Domani è san Valentino, vado da lui e gli chiedo: Senti Jo, ma tu ce l’hai una ragazza? E che cosa fate di bello insieme? … Così torno a casa con un occhio nero… ma non è manco detto… Allora ci scrivo: Che fai di bello? Se non hai niente di meglio fatti vivo! Niente e-mail impegnative, solo una e-mail semplicissima… mi sa che così potrebbe anche andare… c’è sempre modo di buttarla sul generico e chiunque la legge non può fare elucubrazioni… mi sa che così potrebbe andare bene… Forza apri Outlook… mannaggia ma quanto tempo ci mette questo cazzo di computer… Forza! … Che palle! … Allora fichissimo83@… ma che cazzo di e-mail s’è scelto! Va be’… allora: “Che fai di bello? Se non hai niente di meglio da fare fatti vivo.” … no! Togliamo il “di meglio”… allora: “Che fai di bello? Se non hai niente da fare fatti vivo.” … e la firma che ci metto? Marco o Marko col k? No, troppo confidenziale, meglio Marco e basta… così, vai! Ecco! Inviato alle 21.37 del 13/2/2006… adesso mi resta solo da aspettare, in genere risponde… lascio il computer acceso e vediamo tra mezz’ora… un’ora è meglio… E mo’ con la penna del computer che ci faccio? Meno male che ho preso una cosa che serve pure a me… il pacchettino adesso non lo scarto, vediamo che fa lui… per scaramanzia, potrebbe anche andare bene… non è mica detto… e poi magari sta facendo anche lui le stesse elucubrazioni… sì, eh? Mi sa che a quello non gli passa nemmeno per l’anticamera, fino adesso però si è fatto pagare la pizza due volte… per la verità in tre mesi… e una volta ha pagato lui il cinema… ma ci siamo andati una volta sola e io tutto guardavo meno il film… voleva sapere che ne pensavo… mannaggia, ma che gli potevo dire? Se tu sapessi quello che pensavo durante il film! … Ma tanto magari lui penserebbe che io stavo pensando a una ragazza… o no? … Mah! Cavolo, ma quanto è brutta l’incertezza… Comunque io adesso la mia mossa l’ho fatta, adesso sta a lui, se mi risponde stasera è fatta, se no, domani mi devo portare il cellulare appresso, non si sa mai… ma mi sa che mi risponde… in genere lo ha fatto… tutte le volte che gli ho mandato una mail mi ha risposto… anche se di mail gliene ho mandate solo due e tutte e due per girargli inviti di altri… quelle due benedette pizze insieme in effetti erano perché tutta la compagnia ci aveva dato buca… però al cinema c’è venuto volentieri, è vero che gliel’ho proposto io ma lui c’è venuto volentieri… magari gli piaceva il film… solo il film… al cinema aveva spento il cellulare, quando siamo usciti l’ha riacceso e ha ricevuto quattro o cinque telefonate di fila però non mi sembravano ragazze… tutti discorsi al neutro: Ciao, Come stai? Che fai di bello? Sentiamoci! E salutami zia! … Ma insomma, ma con chi cazzo stai parlando? E’ maschio o femmina? Pareva che c’avesse un codice fatto apposta per parlare solo al neutro. Va be’, va, lasciamo perdere… Che faccio di bello? Un po’ di sesso al computer… è una bella espressione, se lo dicessi a certi che conosco mi direbbero: Ma che marpione che sei, tu bazzichi le chat! … E invece niente chat! … Va be’, lasciamo perdere i commenti e vediamo che c’è di bello in rete… 22 cigni morti di aviaria, Del Piero tornato quello degli anni magici, Emergenza gas: si ricorre alle scorte strategiche, Berlusconi, Fini, Prodi: insomma tutte cazzate!
Se volete, potete partecipare alla discussione su questa pagina di diario aperta sul Forum Progetto Gay:
http://progettogay.forumfree.net/?t=27214562

I GAY E LA LEGGE

Oggi è una domenica elettorale, quando questo materiale sarà pubblicato le elezioni saranno passate, quello che scriverò ora non ha nulla che vedere con le logiche di partito o di potere ma è semplicemente una riflessione sulla civiltà/inciviltà del mondo in cui siamo chiamati a vivere. La legge, in Italia, non discrimina i gay, siamo coperti da norme di livello costituzionale. Ma la legge, se non ammette la “discriminazione attiva” tollera comunque altre forme di discriminazione in quanto non riconosce le unioni omosessuali e meno che mai le parifica al matrimonio, e qui la costituzione dimostra un netto favore per le coppie eterosessuali. L’assenza di discriminazioni “legali” dei gay (in un mondo in cui le discriminazioni di fatto sono numerosissime) non ha nulla a che vedere con la reale parità di diritti. In Italia i gay vivono sì in assenza di discriminazioni legali ma sono cittadini che godono di una sfera di diritti limitata. Questa situazione deriva da una pluralità di cause, prima fra tutte l’idea ancora molto diffusa secondo la quale, prescindendo del tutto dal fatto che un comportamento sia o meno lesivo dei diritti altrui, la legge pur non perseguendolo possa applicargli legittimamente condizioni di sfavore, non trattandolo alla stregua di altri comportamenti. In questo senso le limitazioni di libertà o le condizioni di sfavore non si giustificano sulla base della tutela del diritto dell’altro, ma sono costruite surrettiziamente su valutazioni di carattere morale, peraltro molto discutibili perché sostanzialmente limitative dei diritti fondamentali della persona e sulla base del comune sentire della maggioranza della popolazione. In sostanza le valutazioni morali di una maggioranza incidono in questo modo “legalmente” su diritti sostanziali di minoranze che restano del tutto compressi e privi di riconoscimento.
Insisto nel dire che l’unica legittima limitazione che la legge può e deve imporre alla sfera di libertà del singolo è quella che trova la sua ragione nella tutela del diritto altrui. Esistono purtroppo sistemi giuridici che nulla hanno a che vedere con il rispetto della libertà individuale e che in sostanza non si propongono come obiettivo la tutela del supremo valore della libertà ma l’imposizione di un sistema ideologico precostituito, anche a costo della riduzione o dell’oppressione totale dei diritti fondamentali di libertà.
I gay, nel rivendicare anche in Italia una sostanziale parità di diritti, come avviene nei paesi più civili del mondo, chiedono che lo stato svolga il suo compito di garante della libertà e della parità dei cittadini, non solo vietando le discriminazioni esplicite ma dando piena legittimazione alle unioni omosessuali che sono una realtà sociale rilevante e che meritano una seria tutela legale perché sono realtà sostanziali del vivere sociale che non sono minimamente lesive del diritto altrui.
Solo in uno stato giuridicamente arretrato può essere tollerato che il compagno di un gay ricoverato in ospedale non possa nemmeno ricevere informazioni sulla salute del suo compagno non essendo legalmente un congiunto, mentre alle famiglie che di fatto hanno abbandonato i figli non solo è riconosciuto questo diritto ma anche quello di ereditare in assenza di testamento l’intero patrimonio del loro congiunto. Tutto questo non è solo ingiusto ma profondamente incivile. E’ il regno della forma sulla sostanza, del pregiudizio sul giudizio oggettivo e informato.

Se volete, potete partecipare alla discussione sul tema aperta sul forum di Progetto Gay:
http://progettogay.forumfree.net/?t=27213671

INCONTRI GAY

In questi giorni mi sono reso conto per esperienza diretta di quanto sia importate per me il contatto con i ragazzi di Progetto Gay, di come realmente mi manchino, di come la loro presenza abbia un ruolo primario nella mia vita affettiva. La sensazione di isolamento è in sostanza una sensazione quasi di esilio. Mi sento lontano dal mio mondo. Mi chiedo che cosa sarà successo nel frattempo, che cosa ho perso a causa della rottura del mio computer. Domani è domenica e la giornata trascorrerà in attesa e poi ancora qualche giorno… ancora qualche giorno di vuoto, come quando, internet non esisteva, come quando 40 anni fa mi domandavo che futuro mi aspettasse. Allora sognavo molto, ma la sensazione di isolamento praticamente totale la sentivo vivissima. Perfino la parola gay era tabù, per me poi, cresciuto in una tipica famiglia per bene, quella parola aveva un sapore affascinante di proibito: l’altra faccia della luna, quella che nessuno conosce, eppure io avevo la chiara sensazione di conoscerla. Ma allora, senza internet, senza l’anonimato, la vita di un gay poteva giocarsi solo fra due alternative: essere o non essere. Oggi, col senno di poi, la scelta di “essere” sembrerebbe ovvia, eppure allora non lo era. “Essere” significava nella stragrande maggioranza dei casi finire in un ghetto di marginalità. Allora l’idea di omosessualità come normalità non esisteva affatto. La parola gay comportava un che di abnorme, di eccessivo anche per gli stessi gay, almeno in dimensione pubblica. Allora come oggi i gay esistevano, allora come oggi era in pratica assolutamente impossibile accorgersi di loro nei normali ambienti di vita sociale, a scuola o all’università, ma allora non c’erano altre possibilità di nessun genere, la vita dei gay, della stragrande maggioranza dei gay finiva lì. Solo a 34 anni ho avuto per la prima volta occasione di parlare con un ragazzo dichiaratamente gay. Lo ricordo molto bene. Camminavo lungo un bel viale di una città del Nord Italia, non avevo certo il modo di fare di uno che va di fretta, in quegli anni il mio lavoro mi lasciava tempo libero in quantità, le mie giornate si consumavano letteralmente in lunghissime attese, specialmente nei pomeriggi, passeggiavo, compravo qualche libro, in buona sostanza andavo avanti e dietro come un vagabondo, perché nella città dove lavoravo non conoscevo assolutamente nessuno. Bene, mentre andavo così, col mio fare svagato, mi si avvicina un ragazzo (anche un bel ragazzo) e mi chiede una sigaretta (a me… che non ho mai fumato in vita mia!), io apro le braccia e accenno un sorriso come a dire: “Mi spiace ma hai scelto la persona sbagliata…” lui mi guarda, sorride a sua volta e mi dice: “Dove stai andando?” Gli rispondo che sono senza meta, e aggiunge: “Ti dispiace se facciamo due passi insieme?”. So benissimo che chi legge può rimanere perplesso e può pensare che sia una storia inventata, ed io stesso, sul momento sono rimasto perplesso, ma è successo esattamente così… Mi dice subito che ha 25 anni, ma aggiunge con una punta di autoconsolazione “appena compiuti”, mi chiede la mia età (34) e mi dice che ne dimostro di meno, subito dopo si dichiara “Io sono gay”. Per me è una dichiarazione sconvolgente. Fingo di non essere turbato. Ovviamente mi guardo molto bene dal dire “anche io” e lo lascio parlare, ogni tanto, quando la conversazione langue, gli faccio qualche domanda. Mi risponde in modo singolarmente serio. Mentre camminiamo passa un ragazzo e lo saluta con una formula per me inusuale: “Ciao bello!” Io mi sento molto a disagio perché farmi vedere in giuro con quel ragazzo può significare essere etichettato come gay, lui se ne accorge e mi dice che si rende conto benissimo che posso stare a disagio e che se volessi andare via lui non ci rimarrebbe male, ma lo rassicuro. E’ contento che io non voglia andarmene. La situazione non è simmetrica, lui non mi fa nessuna domanda ma parla solo di sé. E’ un ragazzo gay pubblicamente dichiarato, ha amici gay, con i quali frequenta qualche locale gay, non ha un ragazzo e dice che con i suoi amici gay non riesce a parlare seriamente. Mi parla delle reazioni della sua famiglia e tende a giustificarla anche negli atteggiamenti meno tolleranti. Ride, scherza, fa battute ma sempre su se stesso, non mi chiede nulla di me. Intanto, camminando e parlando abbiamo fatto molta strada e siamo quasi fuori città, a un certo punto cambia strada e mi dice solo: “andiamo per di qua” poi mi chiede che cosa peso di lui. Gli rispondo che sono contento di parlare con lui e che parlare con lui mi ha aperto gli occhi su tante cose. A questa espressione dà il significato più prudente possibile e cerca di spiegarmi quello che lui vorrebbe realizzare, ma lo fa col tono tipico del ragazzo gay che sta spiegando al suo amico etero che essere gay non è poi una cosa così tremenda. Più quel ragazzo parla più mi vado convincendo di una verità che oggi mi sembra ovvia e cioè che essere gay è una cosa assolutamente naturale. Ho parlato con quel ragazzo fino all’ora di cena, l’ho ascoltato molto attentamente ma non gli ho detto che ero gay, un discorso del genere, allora, non rientrava per me tra le ipotesi possibili. L’indomani mattina era domenica e sarei andato, come ogni domenica a fare una gita a Lecco, avrei fatto una lunga passeggiata da solo lungo il lago, avrei pranzato da solo in un ristorante di fronte al lago e poi avrei ripreso il treno per essere a casa la sera. Allora vivevo solo. Mi è venuta in mente un’idea, ho invitato quel ragazzo a venire con me l’indomani, era tentato, anche perché io ho insistito, poi mi ha detto: “No… è meglio di no… altrimenti mi metto strane idee in testa…” A distanza di tempo ho pensato spesso che, se gli avessi detto di me, quell’incontro casuale (chissà se poi era veramente casuale…) avrebbe potuto avere un seguito, si è limitato a dirmi che ero una brava persona e che era stato contento di parlare con me e ci siamo salutati così, senza darci la mano. L’indomani, passeggiando lungo il lago, ho ripensato mille volte a quanto sarebbe stato bello se con me ci fosse stato quel ragazzo, ma ormai la situazione non si poteva più modificare e forse non lo avrei nemmeno voluto. Anche se il rimpianto era stato grande, fare un’altra scelta avrebbe comportato difficoltà insormontabili. Nei giorni successivi sono tornato più volte nei posti dove avevo incontrato quel ragazzo e nelle strade che avevamo percorso insieme ma non l’ho più visto e allora non c’erano nemmeno i telefonini.
Permettetemi ora qualche riflessione sul 25enne che avrei voluto portare con me sul lago di Como. Chi ha letto la storia che ho riportato poco sopra si sarà chiesto perché, anche se sembrava la cosa più ovvia, non ho detto a quel ragazzo che ero gay anch’io e a questo vorrei cercare di dare una risposta quanto più onesta possibile.
Quel ragazzo lo sentivo vicino, almeno in modo intuitivo e nei limiti di quello che si può capire da un colloquio di qualche ora; se mi aveva fermato chiedendomi una sigaretta e poi chiedendomi di fare due passi con lui non era certo per la sigaretta. Mi sono chiesto più volte che cosa potesse averlo indotto ad individuarmi come persona degna di un’attenzione speciale. Io, allora come adesso, non venivo mai individuato come gay, nemmeno a livello ipotetico. Se quel ragazzo mi ha fermato, penso però che lo abbia fatto proprio presupponendo che io fossi gay. Il radar gay di quel ragazzo funzionava veramente bene ma non riesco a capire come sia arrivato alla conclusione. Ho anche pensato, e l’ipotesi non è poi del tutto peregrina, che mi avesse fermato anche prescindendo dalla mia identificazione come gay, perché aveva un fortissimo bisogno di parlare di sé. In effetti sembrava più interessato a parlare si sé e a farsi accettare per quello che era che non a capire chi io fossi veramente. Il suo dichiararsi gay subito, dal mio punto di vista, risultava spiazzante e incomprensibile. Per quanto paradossale possa sembrare, ci possono essere più difficoltà di approccio tra un gay dichiarato pubblicamente e un gay non dichiarato che tra un gay dichiarato pubblicamente e un etero. Da tutto l’insieme della serata sarei portato a credere che quel ragazzo mi avesse considerato realmente un etero di mentalità molto aperta. Nei miei confronti non c’è mai stata la minimia forzatura né la minima insistenza nemmeno verbale. Il colloquio era disinvolto e aveva le tipiche caratteristiche di un discorso amichevole che non sottende alcuna valenza sessuale, parlava di “innamorarsi di un ragazzo” ma non parlava di sesso, anzi il discorso era addirittura impacciato quando rasentava esplicitamente temi sessuali, che rimanevano comunque al solo livello di accenno mentre i temi di interesse affettivo erano il centro della conversazione. Quel ragazzo mi dava l’impressione tipica del gay che nonostante si senta inserito in un ambiente di amicizie gay, non ci si sente di fatto a suo agio, come se, in quell’ambiente, fosse quasi costretto a seguire un copione molto standardizzato. Ma la questione da analizzare non è tanto il comportamento di quel ragazzo quanto il mio aver evitato di dirgli che ero gay. Oggi come allora non sono affatto convinto che dichiararmi sarebbe stata la cosa migliore da fare. A 34 anni avevo vissuto, e anzi vivevo, i miei innamoramenti anche se nei confronti di ragazzi etero, ragazzi con i quali sono rimasto in ottimi rapporti anche ora e che, anche se hanno seguito la loro strada che li portava vero le donne e verso il matrimonio, mi hanno voluto bene veramente. Se la storia col 25enne avesse avuto un seguito (cosa astrattamente possibile) avrei messo in crisi quegli altri rapporti ai quali tenevo e tengo tuttora molto, ma non credo, onestamente che la più grande spinta al silenzio vero il 25enne sia stata questa. Aggiungo che era anche un bel ragazzo, molto sorridente e con una evidente e seria disponibilità affettiva. A quel tempo, relativamente alla mia età, mi sentivo uno piuttosto realizzato e un’amicizia con quel ragazzo, con tutto il giro di chiacchiere che avrebbe potuto comportare in una piccola città, che prima o poi avrebbe inevitabilmente condotto anche me ad essere individuato come gay, era per me un rischio sociale grosso, probabilmente troppo grosso per essere accettabile. Se fossi stato a Milano, forse, mi sarei comportato diversamente, ma lì dove mi trovavo mi sembrava che la prudenza fosse d’obbligo. E in fondo che futuro avrebbe potuto avere una storia come quella? Ostacoli familiari fortissimi da parte della mia famiglia con la quale non ho mai fatto il coming out, rischi gravi a livello di lavoro se quella relazione fosse divenuta di dominio pubblico, cosa comunque alla lunga inevitabile. Mi sarebbe piaciuto mantenere un’amicizia con quel ragazzo ma, onestamente, anche se fosse venuto con me sul lago di Como il giorno appresso, non credo gli avrei detto nulla di me… lo avrei voluto come amico, ma senza scoprire le mie carte, il che in fondo vuol dire che non sarei mai stato veramente un amico per lui. Ho fatto mentalmente i miei conti ed ho deciso di tirare avanti. Piccineria mentale? Paure di tipo sociale? Me ne sono mai pentito? No, non mi sembra proprio. A distanza di quasi 23 anni ho cercato di ipotizzare i possibili scenari in cui quella storia avrebbe potuto evolversi… ma gli elementi sono pochi e labili e le ricostruzioni seguono più che la logica i profili dei miei umori giornalieri.
Se volete, potete partecipare alla discussione su questo post aperta sul Forum di Proggetto Gay:
http://progettogay.forumfree.net/?t=27213518

venerdì 4 aprile 2008

DIFFICILE CONFESSIONE DI UN AMORE GAY

Ciao Project,
un amico mi ha detto che ti fa sempre piacere ricevere materiale da pubblicare sul tuo blog e forum, ecco io ti mando qualcosa. Va da sé che rimanga anonimo. Vorrei anche che non lo pubblicassi oggi stesso. Magari ci fai passare 2-3 giorni, così il mio amico non capisce. Per noi, per la nostra amicizia è meglio.

Spero ti vada bene, non sono uno scrittore né ho fatto gli studi giusti per esserlo, comunque vedi un po’ tu. Alla fine è un piacere che faccio a lui, al mio amico.

Saluti,

[lettera firmata]


P.S. il titolo del post mettilo tu!
___________

Il mio amico dice che sto sbagliando e forse ha anche ragione, vista dal suo punto di vista, sì è probabile che abbia ragione, ma per come la vivo io le cose sono molto diverse e allora a volte quando capita, a parlarne si sta pure per delle ore e non se ne viene mai a capo di niente e si rimane ognuno sulle sue e si finisce col dire che io sono così e punto e lui no. Perché il mio amico non la sa tutta fino in fondo o meglio proprio non riesce a capirla. Perché il mio amico è stranamente, forse quasi patologicamente, incapace di vedere sé stesso e pure a volte gli altri. E a ma va bene così. Voglio che rimanga così perché a lui ci tengo troppo e non voglio che niente cambi tra noi. Almeno fino a che loro staranno insieme. Lui e il suo ragazzo, che sa di me, di quello che provo e per come si comporta posso solo volergli bene.
Allora, io sono stato da sempre uno che seleziona e molto. Io lo devo guardare un ragazzo come è e mi deve piacere fisicamente subito. Deve essere bello di viso e pure di corpo. Deve sapersi muovere. Deve essere sexy. Se è così allora ci posso provare. Ad avvicinarlo, a farci amicizia, a parlargli. Se uno non mi piace fisicamente no. Non mi interessa. Io sono un bel ragazzo, lo so e me lo dicono e non ho mai avuto difficoltà a rimorchiare o anche solo a fare amicizia. Niente internet però, niente chat o siti di incontri. Perché io appunto lo devo vedere il ragazzo e non ho voglia di perdercelo il tempo a stare dietro a quelli che ti dicono e ti mostrano ma a te rimane sempre il dubbio. E poi uno di persona è una altra cosa e lo capisci subito se ti piace, se ti attizza. Perché se uno ha gli interessi come i miei o la pensa come me, che dire se non vabbé bene ma poi punto e a capo. Le chiacchiere prima che me ne frega farle? Io quelle le faccio dopo. Come li conosco i ragazzi? Semplicemente nei locali ma certo non solo. Anche in giro. Ne ho conosciuti all’università, in vacanza, ora ne conosco anche lavorando. Se un ragazzo mi piace fisicamente poi io per il resto non mi faccio troppi problemi a farmi avanti. Perché se c’è dell’interesse poi si capisce, io so farmi capire a chi deve capire. E quando va bene succede. La storia inizia e poi come va va. Magari solo sesso, una botta due e via o qualcosa di più. Ora sul mio modo di fare mi si possono fare tutti i discorsi del caso. Che sono superficiale. Che la bellezza passa. Che se uno è bello e basta non te ne fai niente. Che si possono incontrare dei ragazzi eccezionali a non stare a fare tanto lo schizzinoso. Ma io niente. Io sono così. Lo sono sempre stato. All’inizio in realtà era pure molto più facile. Bastava che il ragazzo fosse bello, ma come doveva essere bello non mi importava. Insomma moro, biondo, rosso … occhi di un colore od un altro, capite? All’inizio manco mi importava neppure di provarci a costruire qualcosa. Quando si è giovani si vuole solo sperimentare e divertirsi. Ma poi da quando ho conosciuto lui, il mio amico tutto è cambiato. Perché da allora ho capito bene cosa voglio e so bene che se avessi un ragazzo così allora io ci darei la vita e l’anima e anche di più pur di costruirci qualcosa e lo vorrei per sempre e non mi stancherei e non vorrei altro. Ed è un bel casino saperlo. Certo sai cosa cercare. Ti limiti il campo d’azione. Hai le idee precise. Perdi poco tempo in cose vaghe. Sei concentrato. Ma sapere cosa si vuole e non riuscire a trovarlo è pure troppo deprimente. Soprattutto quando quello che vuoi in realtà c’è, lo sai, lo vedi, pure lo conosci, a volte lo tocchi con mano, lo vivi. E basi tutto su quello. Perché io intendo ora ce l’ho il mio ragazzo ideale bene in testa. Non è quel famoso principe azzurro di cui parlate magari voi. Quello è un ideale ipotetico, costruito su fantasie di quello che si vorrebbe ma forse non esiste. No il mio ragazzo ideale esiste. E non è un attore o un cantante o qualcuno del genere. Non è una chimera somma di tutto quello che mi piace. No, è semplicemente il mio amico. Eppure è molto più bello di quelli lì. Molto ma molto di più. E allora cerco tutti i ragazzi che più gli si possono avvicinare. Nell’aspetto, in un modo di fare, nella voce, nel modo di ridere, anche in una nota di quell’unico inconfondibile e indimenticabile odore di lui, del suo corpo. Quando trovo un segno anche lieve, una traccia di lui in un altro allora mi muovo. Allora ci provo a vedere se ci posso stare bene accontentandomi solo di quella cosa e nel frattempo aspetto che il resto del ragazzo mi piaccia fino magari a prendere il sopravvento su quella che è solo la traccia di lui, di quell’ideale vivente che voglio. Una traccia del mio amico. Mi va storta, mi va dritta. Dipende. Ma alla fine in ogni caso è solo un riflesso troppo sfocato o troppo limitato o ancora ti fa venire su solo nuova nostalgia di quello che vuoi, che è poi quello che sta là ma proprio là. Il tuo ideale che però non è per te perché è già di un altro. Allora capitelo bene questo ideale vivente cosa è per me. Il mio pungolo e la mia condanna. Perché se so che esiste su sta cazzo di terra una persona così bella in ogni più piccolo e insignificante dettaglio e non parlo solo di un corpo ed un viso che sono così belli da farti star male, ma pure di carattere, pensieri, sentimenti e tutto quel resto che non sono corpo e fisicità, allora so che una persona così non è solo il famoso impossibile principe azzurro ma c’è e c’è così tanto che qualcuno ce l’ha e allora inevitabilmente mi rimane il pensiero che forse anche io un giorno lo posso trovare un ragazzo così. Ma allo stesso tempo un metro di paragone del genere ti rende la vita davvero impossibile perché tutti gli altri ragazzi non sono niente o troppo poco di fronte a lui e tu ti ritrovi a girare e cercare di continuo come un disperato e sai che forse anzi di sicuro lo farai a vita. Una condanna ad essere irrequieti ed insoddisfatti di ogni ragazzo magari una meraviglia di ragazzo ma che no, BELLO come lui non lo è, non lo potrà MAI essere.

Ma se uno un ragazzo così l’ha conosciuto e non gli riesce, perché è impossibile, dimenticarselo, ditemi voi che cazzo altro può fare.

_______________________

Se volete, potete partecipare alla discussione su questa testimonianza aperta sul Forum Progetto Gay:
http://progettogay.forumfree.net/?t=26736762