domenica 20 marzo 2011

GAY E REPRESSIONE DELLA SESSUALITA’

Caro project,

vorrei raccontarti qualcosa di me; ci conosciamo già, sai già chi sono, cosa studio etc. etc. quindi non sono necessarie le presentazioni, ma mi rendo conto di non aver mai posto chiaramente l’accento sul mio essere omosessuale e sulle conseguenze da questo derivanti (avrei parecchie cose da scrivere nella sezione “ragazzi gay” del forum, eccome se ce ne sono).

Mi spiace per la lunghezza della mail, fai con comodo, non ho fretta per una risposta.

SCOPERTA ED ACCETTAZIONE

Io sono omosessuale, e su questo non ho più alcun dubbio, ma l’accettazione è arrivata – se è arrivata totalmente! – con “leggero” ritardo ossia dopo sette anni; ho scoperto che mi piacciono i ragazzi in prima media, quando parallelamente ho iniziato le prime masturbazioni l’anno dopo (sempre pensando ai miei compagni di banco, non alle compagne, ovviamente), però ritenevo la cosa “assolutamente normale”, ero certo che tutti i ragazzi della mia età facessero così: stanno con le ragazze, ma quando fanno sesso con loro pensano ai maschi no? Eh si, sicuro…. Ero parecchio ingenuo, lo ammetto. Però ho smesso quasi subito di masturbarmi e ora ti spiego perché, anche se già lo immaginerai: prima cosa: ero chierichetto (“Noooooooooo, anche quello???” dirai tu, eh si, [omissis] o incasina le cose fino all’inverosimile o non è contento), e molto preso dalla dimensione mistico-religiosa del cattolicesimo. Dal momento che “NON ESISTE che ci si masturbi mai, maledetti infoiati! Statevene a casa a dire il rosario, porci!” questo era il messaggio che passava da prete e catechiste, ho smesso. Dio mio, quanto mi sono fatto condizionare fino a poco tempo fa, credendo di essere una persona libera. Ho passato la mia adolescenza credendo di essere me stesso, di pensare sempre con la mia testa, e invece era proprio il contrario. E quindi per sei anni stop, chiuso, finito, niente più autoerotismo, con frequentissimi risvegli di notte in seguito a polluzioni notturne con relativi sensi di colpa per il “tremendo peccato” che mi sarei dovuto trovare ad espiare un domani… A pensarci oggi mi chiedo se sono stato masochista a rimanere nella Chiesa Cattolica, e se lo sono ancora, perché, come poi ti spiegherò, la situazione non s’è ancora sbloccata.

Parallelamente a questa stoica resistenza alle passioni, al liceo ho sempre negato di essere gay, me lo ricordo molto bene, posso anche farti la scaletta degli anni e dei miei pensieri in proposito

IV ginnasio: si, vabbé, guardo i ragazzi ma non sono gay, figurarsi, gay io?
V ginnasio: caspita, è proprio bello quel ragazzo lì, ma alla fine la mia è solo una normale ammirazione no?
I liceo: non è che magari sono gay sul serio? Ma no, basta idee stupide.
II liceo: forse sono gay, ma tanto non mi cambia nulla, rimarrò casto in eterno e mai mi paleserò.
III liceo: non so mica cosa sono, ma tanto devo studiare e non me ne frega nulla, si può vivere benissimo senza nessuno.
Estate 2009 e primo anno di università: poco da fare, sono gay

Dev’essere stato un processo graduale che l’estate del 2009 mi ha portato a smetterla (o perlomeno a pensare di iniziare a finirla) di mentire a me stesso e di denigrarmi così. Infatti ho iniziato a pensare che io sono gay, dapprima la consideravo una croce (sì, in senso cristiano, lo vedi quanto influisce la Chiesa, lo vedi? Forse sarebbe stato meglio che non ci fossi mai entrato e avessi venerato il mio Dio con meno pare mentali e problemi) che purtroppo m’era toccata, poi invece ho iniziato a pensare che io non sono una persona sbagliata, che essere gay è normalissimo e che io non sono peggio di tanta altra gente, anzi! Il problema non ce l’ho io ma gli altri, e si chiama ignoranza ed omofobia. Altro che amore predicato (e questo lo dico al mio prete, catechiste, parrocchiani et similia concedimi un’apostrofe project!) altro che amore, la semina che ho visto io è stata quella di acredine, odio, ottusità e malvagità. E sono felice di essermene chiamato fuori. Molto felice.

Beninteso mi sono distaccato dalla mia ex-parrocchia e da queste persone non perché esse sappiano di me, ma per altri motivi (ma ti racconterò in altra sede, se troveremo il tempo, qui non è il caso).

COMING OUT

Perfetto, io mi sono accettato omosessuale, e cos’è cambiato? Il primo anno di università non molto, poi l’estate scorsa ho iniziato a navigare per la rete per informarmi sull’argomento e mi sono iscritto ad un forum (non il tuo) che seguo tuttora e che, forse, conoscerai, stupito del fatto che molti ragazzi avevano i miei stessi problemi nel rivelare ad altri chi sono. Quindi non ero l’unico, caspita!!! Ed ho iniziato a confrontarmi anche sulla rete, cercando anche altri forum a tematica gay, tra i quali ho trovato qualcosa che non mi ha soddisfatto, e poi il tuo, che però ho letto per molto tempo come semplice visitatore. Nel frattempo ho deciso di lanciare segnali a mia madre, quest’estate e poi ho fatto coming out con lei. All’inizio credeva fossi solo confuso, perché non ho mai provato ad andare con una ragazza, e mi ha proposto di parlare con uno psicologo, pur accettando in toto quello che io sono, anzi volendomi più bene di prima. Ho declinato gentilmente, ma fermamente la proposta dello psicologo perché non ne sento il bisogno e anche perché io sono sicuro di essere omosessuale; il rapporto tra noi non è cambiato, e di questo sono contento. Poi a inizio università ho conosciuto F., un ragazzo con cui ho instaurato un rapporto d’amicizia (e per il quale, son contento di dirlo, non provo nulla al di fuori od oltre l’amicizia) molto più vero dei pochi che ho avuto finora. Ho notato come lui sia un ragazzo dalla mente aperta, sincero (a quanto mi sembra) ed è riuscito a rompere il mio guscio che avevo creato per difendermi dalle delusioni che le persone potevano darmi dal momento che ne ho avute parecchie, cosa però che mi aveva fatto diventare assai diffidente. Ho anche iniziato a tastare il terreno per vedere come la pensasse sull’argomento omosessualità e non ho trovato problemi, così dopo qualche mese, prendendo a pretesto il fatto che io ho problemi coi preti gli ho detto “Indovina perché!” e lui dopo un tentativo mi ha detto “Perché sei omosessuale”. Cioè mi ha capito più lui conoscendomi pochi mesi che tante persone che mi hanno circondato in sette anni! E mi ha dato sprone per vivere serenamente e tranquillamente la mia vita senza dovermi preoccupare del giudizio altrui e senza farmi condizionare dalla Chiesa. Poi l’ho detto ad altre persone di famiglia, anche qui senza problemi (tra l’altro atee… quindi).

Perciò il CO per me non è stato traumatico, pensavo peggio! Ma infatti il nocciolo della questione non è questo, ma il seguente, che tu ometterai se vorrai pubblicare la mail.

[omissis]

Non so, ti sembro stupido?

Ciao

P.S.: avrei tanto altro da scrivere, ma così è già molto, magari te ne invierò un’altra

P.P.S.: se vuoi pubblicare la mail, togli l’ultima parte.

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Ciao,

alla fine della lettura della tua mail, l’impressione che ne riporto è che la tua storia sia molto tipica. In sostanza sono tutte situazioni che possono sembrare rare o addirittura uniche a chi le vive ma che sono molto più comuni di quanto si possa pensare. Partiamo dall’inizio. Che peso può avere la chiesa sullo sviluppo affettivo di un ragazzo gay? Se quel ragazzo vive immerso profondamente in un ambiente cattolico non può non sentirne pesantemente le conseguenze. La chiesa cattolica professa quasi come verità di fede cose che in tema di omosessualità appaiono non solo infondate ma sostanzialmente immorali a qualunque persona di buon senso. Il catechismo della chiesa cattolica e i documenti pontifici in tema di omosessualità parlano di “grave depravazione”, “funesta conseguenza di un rifiuto di Dio”,“mancanza di evoluzione sessuale normale”, “costituzione patologica”, “comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale”. San Pio X, nel suo Catechismo del 1910, classifica il “peccato impuro contro natura” come secondo per gravità solo all’omicidio volontario, fra i peccati che “gridano vendetta al cospetto di Dio” (Catechismo maggiore, n. 966). Tutto questo zelo potrebbe essere speso in cose molto più serie, dove invece manca del tutto.

(http://gayproject.wordpress.com/2008/07/09/sessualita-gay-masturbazione-e-orientamento-sessuale/).

Il risultato di una educazione sessuale repressiva porta alla interiorizzazione del divieto, al punto che l’auto-repressione sessuale diventa un merito e la spontaneità sessuale è vissuta come una colpa. È effettivamente raro che un ragazzo arrivi a non masturbarsi per anni, ma per moltissimi ragazzi il tentativo, almeno, di reprimere la masturbazione rappresenta una lotta con se stessi che si protrae nel tempo per lungi periodi e che causa scompensi emotivi pesanti. La chiesa ha una sessuofobia radicata su secoli di pregiudizio e se rinunciasse alle sue posizioni in materia di sessualità perderebbe uno strumento di condizionamento profondo delle coscienze come il senso di colpa. Tra l’altro la masturbazione è una componente fondamentale della sessualità e nell’adolescenza è addirittura l’unica ed ha una funzione importantissima perché aiuta a strutturare la sessualità adulta, a riconoscere il proprio orientamento sessuale e a connettere affettività e sessualità. Per la verità oggi un’educazione sessuale repressiva fa meno danni che nel passato, anche perché, per fortuna, la sessualità non è più un tabù sociale ed è possibile e addirittura facile per chiunque trovare informazioni serie in proposito. In pratica la stragrande maggioranza dei ragazzi arriva comunque ad una sessualità vera, al di là di qualunque tipo di proibizione. In altri tempi non era così e non era affatto raro che i condizionamenti della chiesa portassero molti ragazzi a rinunciare di fatto alla propria sessualità, non dico a livello di masturbazione, ma certamente a livello di coppia, vivendo per di più la masturbazione con profondi sensi di colpa. Oggi da queste cose si esce ma questi condizionamenti possono far scivolare molto avanti la scoperta della sessualità di coppia, fino ben oltre i 30 anni. Che tu sia uscito da queste cose è oggettivamente un bene. Considerare la masturbazione un peccato mortale, come fa il catechismo della chiesa cattolica, o affermare che l’omosessualità è la colpa più grave dopo l’omicidio volontario fa scadere di molto il concetto di religione e fornisce della morale un’idea sostanzialmente ridicola, oltre che intrinsecamente dannosa. Ma su questo penso tu non abbia molti dubbi.

Secondo punto: il coming out. Mi sono sempre chiesto perché è così enfatizzato, nel bene e nel male, chi lo ha fatto, troppo spesso pensa che sia come una specie di patente del gay adulto, chi non lo ha fatto pensa che sia in ogni caso una cosa troppo dannosa e deleteria. In effetti non è il coming out che può fare la differenza per un ragazzo gay ma solo l’esperienza dell’innamoramento che è l’unica esperienza che cambia realmente le prospettive di un ragazzo gay perché può fare capire in tutta la sua profondità la dimensione affettiva e sessuale insieme dell’essere gay. Francamente, salvo situazioni particolarmente favorevoli, non sono molto propenso a consigliare un coming out quando questo non sia una vera esigenza individuale e quando la dimensione del rischio non sia autenticamente minima. Dopo il coming out spesso le situazioni familiari cambiano in modo subdolo, all’eterno tutto resta come prima, ma la diffidenza aumenta e in sostanza si sta peggio di prima, Con gli amici poi, se si tratta di persone affidabilissime il coming out ridotto a pochissime persone è forse pensabile, ma di ragazzi che si sono trovati in grossi problemi per la sbadataggine, neppure per la cattiveria di un amico che sapeva ne ho visti parecchi. Il coming out sul posto di lavoro e quello generale, poi, sono cose delle quali si capisce la pericolosità solo quando ormai il danno è fatto e non si può tornare indietro. Quindi ci andrei molto ma molto coi piedi di piombo.

- omissis -

Un abbraccio e a presto.

Project

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Se volete, potete partecipare alla discussione di quetso post aperta sul Forum di Progetto Gay:

http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=23&t=1372

martedì 8 marzo 2011

RAGAZZI GAY IN PISCINA TRA TENEREZZA E SESSUALITA'

Ciao Project,
sono capitato per caso su “progetto gay” e mi sono messo a leggere, è veramente stupendo perché mi ci ritrovo, non c’è niente di troppo né di troppo poco, è proprio la vita dei ragazzi gay come la vivo io. Non avrei mai pesato di scrivere a qualcuno per parlare di me in modo così intimo ma siccome c’è l’anonimato ho aperto una nuova mail e mi sono deciso. Ho pensato di scriverti per chiederti un parere, o semplicemente per dire la mia, su una questione che ormai mi ronza in testa da parecchio e cioè sul rapporto tra sesso e tenerezza, cioè sul senso che ha il sesso nel fatto di innamorarsi di un ragazzo.
Comincio dell’inizio. Ho 21 anni, studio all’università, non ho mai avuto una vera vita sociale, amici o cose del genere, a scuola stavo al gioco degli altri, mi fingevo etero, come penso sia quasi obbligatorio fare, ho avuto le mie cottarelle per un mio compagno, regolarmente etero, all’inizio ci ho sofferto, poi me ne sono fatto una ragione. All’università di bei ragazzi ne vedi quanti ne vuoi ma è come a scuola, tutti etero. Si studia e in pratica non si fa altro, durante gli intervalli nemmeno esco dall’aula e passo il tempo a riordinare appunti. A casa poi recita totale, sono figlio unico, vergognosamente coccolato da mia mamma e da due zie conviventi, meno da mio padre che almeno non mi asfissia. A casa non ho un libro né un film gay. Non parlo di ragazze, questo è ovvio, ma nemmeno di ragazzi, solo di studio e di esami. A quanto pare nessuno si fa troppe domande. Il classico discorso: “ce l’hai la ragazza?”, a casa mia non l’ho mai sento. In un ambiente così, in pratica sorvegliato a vista e senza occasioni di nessun genere, per me, la sessualità è stata sempre un problema. Non ne posso parlare con nessuno a nessun livello e devo stare pure attento a non trovarmi davanti ai miei quando la tv trasmette qualche notizia sui gay. Non sono omofobi, semplicemente ritengono che i gay vivano su altri pianeti e che “noi persone normali, non abbiamo niente a che vedere con quelli”, parole testuali di mia zia. Ho scoperto la masturbazione piuttosto tardi, verso i 15 anni, proprio perché fin dai tempi della suola media questi argomenti sono stati regolarmente messi da parte come se l’ignoranza totale potesse prevenire chissà che cosa. Ero talmente lontano dalle cose del sesso che quando mi sono masturbato per la prima volta e sono arrivato all’eiaculazione mi sono preoccupato tantissimo perché non avevo proprio capito di che cosa si trattasse e pensavo che ci fosse qualcosa che non andava e che quella roba bianca fosse magari dovuta al fatto che ci avevo dato giù troppo e che mi si era rotto qualcosa dentro, magari nei reni. E poi non ne potevo parlare con nessuno, ho avuto proprio paura di stare male, quel girono mi sono misurato la febbre tante volte perché pensavo che mi sarebbe successo qualcosa ma non è successo niente. All’epoca non potevo nemmeno cercare su internet perché non avevo un computer mio e cercare su quello di mio padre lasciando tracce del genere non mi sembrava proprio il caso. Poi i miei sono cattolici e, almeno fino a un certo punto, pure io, e quindi la domenica si andava in chiesa, mamma e le zie facevano sempre la comunione e la facevo pure io. In pratica dai 15 anni mi confessavo ogni domenica di essermi masturbato, mi ripromettevo assolutamente di smettere ma poi, inevitabilmente ci ricadevo, in pratica era ogni settimana la stessa storia. Non dicevo mai al prete che ero gay perché non è quello il peccato, almeno io avevo capito così. In sostanza una cosa deprimente, una lotta con me stesso che si ripeteva tutte le settimane. Poi quando ho fatto 16 anni mi hanno regalato il primo computer tutto mio e lì mi si è aguzzato l’ingegno, mi sono studiato con la massima cura come si mettono le password perché nessuno potesse accedere al mio computer, penso che mio padre non lo avrebbe mai fatto per ragioni di principio (e lo rispetto perché lui rispetta me) ma mia madre lo zampino ce l’avrebbe messo eccome, ne sono certo, secondo lei è dovere di una buona madre impicciarsi degli affari del figlio, ma comunque messa la password potevo stare tranquillo. Non potevo chiudermi in camera, questo i miei non lo avrebbero tollerato, ma avevo il mio computer dove nessuno si poteva impicciare degli affari miei. Ho risistemato i mobili della mia stanza in modo che la mia scrivania guardasse verso la porta, così nessuno sarebbe potuto entrare senza che ne me accorgessi e ho sistemato la postazione del computer in modo da avere il tempo per cambiare pagina se qualcuno fosse entrato. Internet per me significava soprattutto pornografia. I primi tempi era proprio una fissazione, non vedevo l’ora, la sera, di mettermi davanti al computer anche se dovevo aspettare che se ne fossero andati tutti a dormire. All’inizio è stata proprio una caccia frenetica ai siti porno gratuiti, ma ero e sono ancora molto selettivo, porno sì ma ci deve essere qualcosa di tenero, di affettuoso, altrimenti cambio. Mi sono fatto una collezione enorme di foto, meno di video, cercavo il mio modello fisico di ragazzo ideale e poi ci lavoravo sopra di fantasia cercando di costruirmi il film di una storia con un ragazzo, una specie di storia d’amore tenero e anche di sesso, tutto mescolato insieme. Tutta la mia sessualità si è ridotta alla masturbazione e a queste fantasie, che però mi piacevano tantissimo. Non mi sentivo frustrato né pensavo che mi mancasse realmente qualcosa o, almeno, non lo pensavo fino a poco tempo fa. E qui comincia la seconda parte della storia. Sono piuttosto alto e molto magro e, dopo una fastidiosa influenza, il dottore di famiglia ha insistito con i miei perché io facessi un po’ di sport. All’inizio proprio non ne volevo sapere perché non lo avevo mai fatto, nemmeno da piccolo, poi i miei hanno insistito e io ho cominciato a pensare che in effetti la cosa avrebbe potuto avere anche una finalità in un certo senso sessuale e allora ho accettato: tre volte alla settimana in una piscina vicinissima a casa (ci vado a piedi in 20 minuti). Ci vado il pomeriggio alle 18.00 in modo da avere un po’ di tempo libero da dedicare anche ad altre cose. La prima volta che ci sono entrato per l’iscrizione e per pagare la quota sono rimasto scombussolato: un bel posto, molto pulito e molto ben attrezzato, mi mettono al corso principianti e mi fanno conoscere l’allenatore, un ragazzo di 25/30 anni massimo, ma proprio bello, con un sorriso bellissimo e una stretta di mano diciamo atletica. Comunque è stato un colloquio brevissimo. Il pomeriggio ho comprato costume, accappatoio, asciugamani e borsa, ho cercato il costume meno compromettente cioè quello che mi difendesse di più in caso di erezione e poi mi è venuta proprio la paranoia dell’erezione: se mi succede che faccio? E ho cominciato a fare avanti e indietro: ci vado o non ci vado? E poi mi chiedevo se le docce avessero i divisori e tante altre cose del genere, comunque prendo la decisione di andare in piscina già col costume addosso per superare almeno il primo imbarazzo, poi, se del caso, avrei potuto allontanarmi 10 minuti prima degli altri e andare nello spogliatoio quando non c’era nessuno. Le incertezze sul da farsi erano tante, comunque avevo pagato e poi i miei se lo aspettavano, insomma alle 17.45 in punto del giorno dopo faccio il mio ingresso in piscina, c’è l’allenatore, mi presenta agli altri, i ragazzi più o meno della mia età sono parecchi, in tutto circa una decina sui 15 del corso. L’allenatore ci fa mettere seduti sulle panche a bordo vasca in attesa che si rivestano “quelle” del corso precedente, un corso per ragazze, quindi non si può entrare nello spogliatoio finché non hanno finito, nel dirlo l’allenatore fa un sorrisetto malizioso molto spontaneo, diciamo tipicamente etero, il che me lo fa escludere dal numero dei ragazzi interessanti. Nel frattempo adocchio tre ragazzi niente male e in particolare uno dei tre che alla battuta dell’allenatore aveva reagito in un modo un po’ imbarazzato. Entriamo e faccio in modo da prendere posto sulla panca dello spogliatoio proprio vicino a lui, non so se lui se ne sia reso conto ma era imbarazzatissimo. Io avevo il costume sotto e mi sentivo piuttosto tranquillo, lui invece si è messo il costume lì ma in un modo tutto particolare. Aveva una camicia molto lunga (penso che l’avesse scelta proprio per quel motivo), prima ha tirato fuori gli orli della camicia che in pratica coprivano tutta la “zona x” poi si è abbassato i pantaloni tirandoli dalla parte bassa, senza alzare i lembi della camicia, poi si è sfilato gli slip con una manovra del tutto simile e si è infilato il costume e per tirarlo su lo ha preso da sopra la camicia, in pratica il tutto è durato non più di 10 secondi e, ovviamente, non si è visto nulla, poi si è tolto la camicia e la maglietta e l’ho visto col solo costume addosso. Era proprio bellissimo, cento volte meglio di me! Nel frattempo io mi ero tolto i pantaloni e la maglietta ed ero in costume anche io. Ho scrutato il suo pacco e in pratica non si vedeva nulla evidentemente era così in imbarazzo che la situazione non gli provocava nessuna reazione sessuale, per me invece non era esattamente così ma il mio costume era piuttosto rigido e mi conteneva bene, comunque ho cercato di distrarmi per fare passare quel principio di erezione. Durante la lezione c’erano altre persone, c’era l’allenatore e quindi mi sono distratto. Comunque lanciavo al ragazzo ogni tanto occhiate furtive e qualche volta l’ho beccato che anche lui mi guardava. In pratica mi chiedevo che cosa avrebbe fatto alla fine della lezione, se sarei riuscito a vederlo nudo e che cosa avrei dovuto fare io con le docce. Poi il momento è arrivato. Entriamo nello spogliatoio e lui ripete la stessa manovra che aveva fatto quando si era messo il costume ma al contrario, in pratica si asciuga il torace, si rimette maglietta e camicia “a tendina” poi si sfila il costume, si asciuga e si infila mutande e pantaloni sempre sotto il lembo della camicia, anche questa volta il tutto è rapidissimo e non si vede nulla. Io mi metto l’accappatoio mi asciugo e mi rivesto tenendo l’accappatoio ma diciamo proprio sul più bello l’accappatoio mi si apre e lo becco che ci sta buttando l’occhio, si gira dall’altra parte e mi chiede scusa! Una cosa molto anomala in uno spogliatoio di una piscina. Io finisco di rivestirmi in pochi secondi, rosso in faccia per l’imbarazzo, ma non voglio perdere il contatto con lui, anche se invece di avere visto io lui era stato lui che aveva visto me. Mente stava mettendo le cose nella borsa pensavo di chiedergli perché mi aveva chiesto scusa ma lo avrei messo in imbarazzo e allora gli ho solo chiesto se era la prima volta che veniva in piscina (domanda stupida) e da lì abbiamo cominciato a parlare un po’, era sollevato del fatto che non avessi dato peso all’episodio dell’accappatoio. Siamo andati al bar, abbiamo preso una bibita poi gli ho chiesto se aveva la macchina, mi ha detto di no e mi sono offerto di accompagnarlo perché, stranamente per le mie abitudini da camminatore, ero venuto in macchia. L’ho accompagnato a casa, piuttosto lontano, circa 20 minuti in macchina, abbiamo parlato solo di sport e di allenamenti, quando è andato via mi ha salutato con una bella stretta di mano, molto decisa. Lo chiamerò Marco, ma in realtà ha un nome poco comune che mi ispira molta dolcezza. I miei a casa hanno notato che avevo preso bene l’esperienza in piscina e ne sono stati contenti. Conoscere Marco mi ha completamente cambiato la vita, non quella apparente, ovviamente, ma quella sessuale sì. In pratica è tramontata quasi del tutto l’era della pornografia ed è cominciata l’era di Marco. Mi fa una tenerezza immensa e questo è il punto, si tratta di una tenerezza sessuale, in pratica tutta la mia sessualità è dedicata solo a lui e tutti i miei film mentali hanno un solo protagonista. Lo amo perché è un bravo ragazzo, se possibile anche più imbranato di me, ma lo desidero anche sessualmente e non mi vergogno a dirlo. Ci sono state nei primi tempi delle situazioni imbarazzanti in cui mi sentivo in colpa perché non avevo parlato con lui in modo chiaro, per esempio certe volte mi chiamava la sera al cellulare, gli avevo detto che non posso parlare troppo perché ci sono i miei a casa e non ho la privacy che vorrei, ma lui mi chiamava lo stesso e stavamo anche mezz’ora e per me quelle telefonate avevano un valore erotico fortissimo, quando sapevo che stava per chiamarmi me ne vado a letto e mi masturbavo sotto le coperte quando mi parlava al telefono. Di questo mi sentivo un po’ in colpa, perché lui non lo sapeva, ma io avrei tanto voluto che lui facesse lo stesso. Col passare del tempo, in piscina, le cose sono un po’ cambiate, e siamo diventati proprio amici, lo andavo a prendere a casa e lo riaccompagnavo a casa tre volte alla settimana e parlavamo parecchio anche se mai di cose legate al sesso. Negli spogliatoi l’imbarazzo dei primi tempi piano piano lo avevamo superato, lui non usava più la camicia “a tendina” e si cambiava a fianco a me restando nudo per un secondo e io facevo altrettanto, era cosa brevissima ma ogni tanto mi dava uno sguardo in quel momento e io a lui ma facevamo finta di niente. In fondo tra noi era una specie di contatto sessuale accettato. Avevo notato che, come direbbero gli americani, è proprio ben dotato in that department e non posso negare che quando ci pensavo mi ribolliva il sangue. Poi è successo un fatto che ha cambiato completamente le cose. Una sera, dopo averlo riaccompagno a casa, siamo rimasti a lungo parlare in macchina e in pratica ci siamo dichiarati reciprocamente. Prima lui ha fatto un lungo preambolo che poteva voler dire una sola cosa, poi gli ho chiesto se potevo stringergli la mano e mi ha detto di sì, è stata una stretta intensissima che non finiva mai, gli ho detto: “Ti metto in imbarazzo se ti dico che sono sessualmente eccitato?” Mi ha risposto: “Succede pure a me”. Erano passati più di cinque mesi dal nostro primo incontro. Abbracciare Marco, poterlo finalmente baciare, poterlo finalmente toccare anche intimamente sapendo che la cosa a lui stava bene e vedere che tra noi c’era proprio un vivere la sessualità all’unisono, con in pratica reazioni identiche, vedere un ragazzo che “vuole” stare con me, potere pensare che siamo una coppia che questo probabilmente non crollerà, mi fa stare benissimo. Orami stiamo insieme da tre mesi e la mia vita è cambiata. La mia sessualità appartiene a Marco. Purtroppo non possiamo vivere i nostri sentimenti alla luce del sole, ma non c’è cosa al mondo che cambierei con la felicità di stare vicino a lui, perché è un ragazzo dolcissimo, un po’ come penso di essere io, ma è anche tanto sensuale. Quando stiamo in intimità mi pare di sognare. Purtroppo facciamo studi diversi e probabilmente faremo anche lavori molto diversi, viviamo la nostra storia in segreto, ci vediamo una volta alla settimana e passiamo insieme sabato pomeriggio e domenica in una casetta in Appennino fuori città, gli ultimi mesi faceva un freddo cane e starsene abbracciati sotto le coperte era proprio una cosa tenerissima. È bellissimo vivere insieme sesso e tenerezza. Certe volte ho paura che sia solo un sogno e che possa finire da un momento all’altro, quando va in giro in macchina mi faccio mandare un sms ogni volta che arriva a destinazione e faccio lo stesso io con lui. La nostra felicità la devo salvare ad ogni costo. Ecco questo volevo dire ai ragazzi di progetto gay, sesso e tenerezza sono una cosa sola e la felicità è possibile! Quindi coraggio!! Un saluto affettuoso a te, Project, che hai messo su tutto questo progetto. Ovviamente la mail puoi pubblicarla. Un abbraccio carissimo a tutti.
Michael
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