venerdì 28 agosto 2009

SODDISFAZIONE SESSUALE GAY E COMPATIBILITA’ SESSUALE DI COPPIA

Questo post è dedicato ad una riflessione su due concetti importantissimi nella vita sessuale sia degli etero che dei gay:

1) La soddisfazione sessuale
2) La compatibilità sessuale di coppia

Ovviamente tratterò gli argomenti in rapporto alla realtà gay sulla base dell’esperienza maturata nelle chat con i ragazzi. Alcune premesse sono indispensabili, dato che si arriva alla sessualità di coppia dopo un percorso di anni in cui la sessualità si definisce e si stabilizza e dopo una fase, più o meno breve, preliminare al contatto sessuale. Molto schematicamente si può parlare di

1) SRTUTTURAZIONE ORIGINARIA DELLA SESSUALITA’ INDIVIDUALE
Quando un ragazzo arriva a vivere una sessualità di coppia la sua sessualità esiste già da molto tempo ed ha una struttura ben definita e ormai consolidata sulla base della masturbazione e delle fantasie connesse.

2) PREFIGURAZIONE DELLA SESSUALITA’ DI COPPIA
Prima gi giungere ad un contatto sessuale col proprio compagno, nella fase dell’innamoramento, ciascun ragazzo si prefigura il rapporto sessuale col suo compagno attraverso la masturbazione o anche attraverso fantasie coerenti con la propria sessualità che possono non sfociare nella masturbazione a causa della cosiddetta sublimazione dell’innamoramento. La prefigurazione del rapporto sessuale di coppia, in altri termini, tende ad interpretare unilateralmente il futuro rapporto sessuale con il partner come completamento ideale delle proprie fantasie masturbatorie.

3) SESSUALITA’ DI COPPIA
Dopo un periodo più o meno lungo di contatti affettivi non esplicitamente sessuali i due ragazzi arrivano alla sessualità di coppia dopo aver vissuto, in genere attraverso la masturbazione, una prefigurazione di quella sessualità di coppia costruita sulla base della sessualità individuale. Tutto ciò che precede questa fase appartiene al mondo della sessualità individuale, dipende dalla storia individuale e prescinde completamente dalla interazione reale con l’altro ragazzo. Tutto ciò che avviene nell’ambito della sessualità di coppia è invece strettamente dipendente dal modo di interagire delle due prefigurazioni della sessualità di coppia e delle due sessualità individuali.

4) LA SODDISFAZIONE SESSUALE
La soddisfazione sessuale in un rapporto di coppia deriva dalla maggiore o minore corrispondenza della sessualità reale di coppia alla prefigurazione che il singolo se ne era data, cioè dalla maggiore o minore realizzazione nella sessualità di coppia delle fantasie masturbatorie del singolo.

5) LA COMPATIBILITA’ SESSUALE DI COPPIA
La compatibilità sessuale di coppia dipende essenzialmente dalla maggiore o minore corrispondenza tra le prefigurazioni di quel rapporto da parte dei due partner. Se i due ragazzi avevano aspettative realmente molto simili o complementari la compatibilità sessuale di coppia sarà buona. Se i due ragazzi si aspettavano dal rapporto sessuale cose sensibilmente diverse, la compatibilità sarà bassa e la vita sessuale di coppia potrà avere una componente di disagio anche molto marcata, al punto da portare alla disgregazione della coppia.
Nella sessualità di coppia possono emergere problematiche tipiche della sessualità dei singoli ma anche problematiche del tutto nuove relative alla incompatibilità di coppia. Prendiamo in esame delle situazioni concrete.

1) A (gay) si innamora di B (etero). È ovvio che manca del tutto la reciprocità: B è nelle fantasie masturbatorie di A ma A non è nelle fantasie di B. Non solo, le fantasie sessuali dei due ragazzi sono del tutto diverse e non hanno contenuti comuni. Le due sessualità sono strutturate originariamente in modo diverso. A si prefigura un rapporto sessuale con B in chiave chiaramente gay, B non pensa minimamente a un contatto sessuale con A. In questo caso l’incompatibilità sessuale di coppia è nettissima. Aggiungo come corollario che in situazioni del genere spesso A tende a proiettare il suo mondo affettivo-sessuale su B e a leggere i comportamenti di B in chiave gay o nella prospettiva di una possibile evoluzione di B in direzione gay, cosa totalmente priva di senso, perché B ha già una sua sessualità che si è strutturata negli anni.

2) A (gay) si innamora di B (bisex con bisessualità intermedia). Qui la situazione è molto delicata. Ricordo prima di tutto che esistono due tipi diversi di bisessualità:

a) Bisessualità a periodi, in cui una persona attraversa, nel corso della vita 2, 3 o anche 4 periodi diversi, della durata di parecchi anni, in cui vive alternatamente una sessualità strettamente etero e una sessualità strettamente gay. Un bisessuale a periodi in fase gay è un gay al 100% e le sue fantasie masturbatorie sono gay al 100%, analogamente, quando è in fase etero è etero al 100% e le sue fantasie masturbatorie sono esclusivamente etero. I veri problemi questi bisex li devono affrontare quando vanno incontro ad un passaggio da una fase all’altra, perché spesso in queste situazioni si distruggono matrimoni che sembravano saldissimi con conflitti interni e familiari molto pesanti.

b) Bisessualità intermedia, in cui una persona è sessualmente attratta da persone dei due sessi ed ha fantasie masturbatorie non elusivamente gay o esclusivamente etero. Fasi transitorie di bisessualità intermedia si verificano talvolta tra i ragazzi gay che dopo un imprinting (primo contatto sessuale) etero in età molto giovane, hanno vissuto una fase etero e si avviano a riconoscersi definitivamente gay. In questi casi non si tratta di una vera bisessualità, ma di una fase evolutiva che accompagna l’emergere della vera identità sessuale gay. In genere in queste situazioni la polarizzazione della sessualità verso la sessualità gay risulta completata intorno ai 20/21 anni. Se questo non accade e la sessualità non si polarizza, cioè se le fantasie masturbatorie non diventano esclusivamente gay o esclusivamente etero ma restano presenti fantasie di entrambi gli orientamenti mantenendo più o meno la stessa proporzione nel tempo, allora ha senso parlare di bisessualità intermedia.

Quindi un bisex intermedio ha fantasie masturbatorie sia etero che gay. Se le sue fantasie sono più marcatamente di tipo etero anche le sue fantasie di tipo omosessuale saranno diverse da quelle tipiche di un gay, proprio perché un bisex intermedio, marcatamente etero, vivrà il rapporto con un ragazzo con categorie condizionate dal suo prevalente orientamento etero. Pur con tutte le riserve del caso, dovute al ridotto (non ridottissimo) numero si distrazioni di questo genere preso in considerazione, rilevo che un bisex intermedio:

A) Tende a considerare fondamentale la penetrazione riservando sempre per sé il ruolo attivo in un rapporto omosessuale.
B) Gradisce che il partner faccia sesso orale su di lui ma tende a non prendere analoghe iniziative verso il suo compagno.
C) Nella masturbazione reciproca tende a farsi masturbare ma non ricambia con convinzione.

Quando un ragazzo gay si innamora di un ragazzo bisessuale intermedio deve sempre capire bene che il suo compagno non è propriamente un gay e che la compatibilità di coppia può essere bassa, anche se un bisex è interessato ad un rapporto sessuale con un gay, la simmetria nei modi di prefigurarsi il rapporto è in genere molto relativa. Un sintomo caratteristico di disagio sessuale è la cosiddetta “forzatura”, ossia l’atteggiamento che tende ad imporre o a pretendere dal proprio compagno comportamenti che lui spontaneamente non desidera, cosa frequente in relazione alla penetrazione. In genere la forzatura si accompagna ad espressioni come: “vedrai che ti piacerà”. Questa frase rivela una tendenza ad imporre la propria visione della sessualità.

Va tenuto presente che spesso le situazioni di disagio sessuale di coppia non emergono in modo consapevole ma si manifestano come vere disfunzioni sessuali, attraverso la perdita dell’erezione o la difficoltà eiaculatoria. Quando accadono queste cose e la compatibilità di coppia è bassa il partner si stupisce, non riesce a darsi una ragione e tende ad attribuire la mancata risposta sessuale del compagno a problemi individuali del partner. Non è raro che ragazzi che nella masturbazione non hanno il minimo deficit erettivo manifestino invece un deficit erettivo evidente durante un rapporto sessuale in condizione di bassa compatibilità di coppia. In questo caso la disfunzione è una disfunzione imputabile al rapporto di coppia che il ragazzo sente come sostanzialmente insoddisfacente. Non è raro il caso di ragazzi gay che tendono a formare coppia con un bisex intermedio sottovalutando del tutto il fatto che ci possa essere una ridotta compatibilità sessuale e che poi, a distanza di tempo, si rendono conto che quel rapporto non è esattamente quello che avrebbero desiderato e che i comportamenti sessuali e le fantasie di un gay e di un bisex intermedio sono solo vagamente simili. In molti casi, a seguito dell’emergere dell’incompatibilità sessuale dopo un po’ la coppia gay-bisex si scioglie.

3) A (gay) si innamora di B (gay). Si tratta indubbiamente della situazione che in linea di massima dovrebbe creare meno problemi di compatibilità sessuale di coppia ma anche qui i problemi, quantunque di minor peso, non sono rari. Molti elementi possono portare a diverse strutturazioni della sessualità dei due partner. In via puramente indicativa, ne cito alcuni:

a) L’imprinting sessuale, ossia il primo contatto consapevole e importante con le sessualità (spesso ma non sempre il primo rapporto sessuale) che può essere stato etero o gay.
b) Eventuali abusi sessuali subiti.
c) La presenza o meno di una fase di eterosessualità di coppia in uno o in entrambi i partner e in caso positivo la presenza o meno di una concomitante masturbazione con fantasie gay.
d) La dipendenza o meno delle fantasie masturbatorie dai modelli della pornografia.
e) L’educazione ricevuta e in particolare l’educazione religiosa.
f) Le esperienze sessuali precedenti.

È chiaro che anche tra ragazzi gay la compatibilità sessuale di coppia non è affatto una cosa scontata, le problematiche possono essere molto varie e da quello che ho osservato si producono spesso forme di incompatibilità non specificamente sessuale che interagiscono in modo vario con le incompatibilità sessuali. Mi riferisco ad incompatibilità connesse al dichiararsi pubblicamente o al non farlo e al tendere a mantenere ciascuno una sua larga autonomia di comportamento sia in campo generalmente affettivo che talvolta anche in campo sessuale, ma spesso le incompatibilità non hanno assolutamente nulla che rinvii alla sessualità, come nel caso di incompatibilità dovute alla radicale disparità di origini sociali o di livello culturale. Una sola cosa mi sembra assolutamente indispensabile sottolineare ed è che all’interno di una coppia, prima di arrivare a un contatto sessuale, è fondamentale parlare molto per capire se la costruzione di un rapporto serio è realmente possibile e ovviamente anche parlare molto e seriemente della propria sessualità. Poi, nell’andare verso la vita di coppia in senso generale, affettivo e sociale, come nell’esercizio concreto della sessualità, si deve sempre tenere presente la logica di coppia. In una coppia gay i ruoli sono di norma paritari e l’iniziativa del rapporto, cioè la scelta dei tempi, non è demandata a uno solo dei partner. Va sempre tenuto presente un concetto fondamentale, che cioè la sessualità gay è una forma d’amore e che quindi in quell’ambito le forzature non sono assolutamente ammissibili perché incrinano il rapporto alla base. La sessualità di coppia va esplorata in coppia e senza correre troppo a livello individuale verso la propria direzione. È utile parlare, confrontarsi e garantire all’altro il totale rispetto dei suoi tempi e della sua sessualità. A questo punto sottolineo che non c’è nulla di più sgradevole per un ragazzo che ricevere un commento negativo, o peggio ironico, sulla propria sessualità da parte del proprio compagno. Un comportamento simile è il segno classico di una seria incompatibilità. Considerare il proprio partner complessato, imbranato, infantile nell’approccio alla sessualità, immaturo, equivale a dichiarare esplicitamente una seria incompatibilità sessuale di coppia.

Ancora un concetto fondamentale: la sessualità in un rapporto tra due ragazzi gay è importante ed è un modo di volersi bene, ma non è sempre e comunque la cosa fondamentale, una relazione si costruisce con una comunità reale di vita, con una progettazione comune del futuro, con una visione di coppia a 360 gradi. Quando la sessualità è perfettamente integrata in una vera vita affettiva di coppia molti problemi di parziale incompatibilità sessuale possono essere superati in vista di un equilibrio profondamente soddisfacente a livello complessivo, e una scelta adottata consapevolmente e in comune in questa direzione non è una rinuncia ma è proprio il segno di una vita di coppia vissuta con senso di responsabilità e con amore.

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UN RAGAZZO GAY INCONTRA UN GAY SPOSATO

Ricevo e pubblico.

Sono un ragazzo di 29 anni, gay da sempre senza tanti problemi. In questi giorni mi sto trovando a lavorare in un piccolo paese. Il tipico paese dove tutti si conoscono, il meccanico e il panettiere li si chiama per soprannome, tutti sanno tutto di tutti. Un classico insomma. Chi mi ha chiamato per il lavoro è un uomo sposato di 46 anni con 2 figli, chiamiamolo Franco, parente alla lontana di un mio amico. Dai primi colloqui in cui si discuteva tra noi del progetto ho avuto una buona impressione di Franco, mi è sembrata una persona onesta e diretta, decisa sulle cose da fare, ma fin da subito ho anche avvertito che c’era qualcosa che lo faceva come inceppare di fronte a me. All’inizio non ci ho fatto più di tanto caso, ero impegnato con tutto il resto, mi sono solo istintivamente messo in una posizione di distacco. Ma le cose non sono tardate a venire fuori. Veniva di continuo in cantiere a gironzolare, si avvicinava a me con qualche scusa e poi dopo poco si allontanava bruscamente. Aveva delle reazioni molto particolari ed esagerate, quelle di chi non si aspetta una certa risposta da se stesso e non sa assolutamente come gestirla, arrossiva, balbettava e distoglieva lo sguardo dopo averlo cercato, ha anche cambiato tipologia di abbigliamento. Non credo certo nell’esistenza del famoso gay radar, so bene a partire da me stesso che se non si vuole far sapere è impossibile capirlo, ma so di essere da sempre un gran osservatore perché come dice il mio migliore amico ho sviluppato “ l’istinto di sopravvivenza della minoranza”, ma giuro che in questo caso non era affatto necessario essere chissà che acuti per notare certe stonature. Mi è stato quasi subito chiaro che Franco è gay ma soprattutto è un gay parecchio represso perché un uomo che la sua sessualità non dico la viva ma almeno la conosca bene non avrebbe mai tali maldestri comportamenti che nel tentativo di mascherare qualcosa la rendono anzi più evidente. Il terzo giorno che stavo là per dire ha iniziato a fare apprezzamenti sulla mia moto e mi ha chiesto se poteva farci un giro. Visto come la guardava affascinato mi è venuto spontaneo dirgli “Ok, dove vuoi che ti porti?”. Ho visto che è stato un attimo in sovrappensiero e poi è diventato troppo rosso e si è girato dandomi quasi le spalle. “Vuoi guidare tu? E io dietro?” ha detto. Poi dopo un sacco ha aggiunto “Comunque ho una enduro, la so guidare una moto”. Allora gli ho detto che se preferiva poteva guidare lui anche se essendo la mia una moto da strada di grossa cilindrata qualche scrupolo per lui lo avevo, ma tanto Franco ha iniziato a fare retromarcia fino a dire che aveva una cosa da fare e non poteva. Se l’è letteralmente svignata. Tutto questo davanti anche ad un manovale. Mi sono sentito in imbarazzo per lui e in una posizione di grande disagio. Essendo un bel ragazzo sinceramente di essere oggetto di attenzione da parte di uomini sposati ci sono anche abituato, ma il tipo di uomini che conosco io sono quelli che cercano il rimorchio senza tanti ma e se, una botta di sesso di quello che si sono privati con il loro matrimonio. Se Franco fosse stato un tipo così non avrei avuto alcun problema anzi mi sarei trovato un diversivo piacevole. So giocare molto bene di attacco, mi ci diverto molto anzi a sedurre, a giocare al classico gatto e topo , e poi a mollare sul più bello. Ma Franco c’entra gran poco con questa tipologia di tizi. Ho avuto modo di osservarlo è un marito affettuoso, un padre molto disponibile e paziente. Insomma mi fa tenerezza e pensare a quanto sia facile per lui potersi sputtanare con tutto un intero un paese mi fa star male. E credo che basti poco, anche solo un sospetto. Ho sentito vari pareri e ho chiesto anche a Project lui mi ha consigliato di fargli capire che la sua presenza non è gradita. Ci ho provato, di più la sera in piazzetta ho iniziato a corteggiare una bella ragazza in sua presenza. Ho visto che ci stava ad osservare e poi se ne è andato via senza salutare nessuno, si stava quasi dimenticando la bambina. Ma in realtà la cosa ha sortito gran poco effetto, a parte trovarmi tra i piedi pure la tipa. Anzi ora in qualche modo Franco pare stare più tranquillo nel suo cercarmi e stare vicino a me. Ho pensato che forse gli ho dato solo una mano in senso contrario. Forse la certezza del non avere nessuna speranza con me gli ha tolto l’ansia che invece avere una possibilità gli dava. Nella certezza che io sia etero non ha più scelte da fare, se non viversi quello che prova almeno per sé. Almeno credo, boh … Ha portato pure la bambina in piscina ieri sera quando sa bene che io vado sempre a quell'ora subito dopo che stacco lavoro ed era così teneramente e pericolosamente imbranato da costringermi ad andarmene a me. Il fatto è che Franco è a rischio ma non so quanto se ne renda conto davvero, non so che cazzo possa passargli per la testa; io mi sento a disagio, non so giocare in difesa e non ho tattiche particolari a parte un educato, freddo e professionale distacco nei suoi confronti che però non mi sembra funzionare chissà che. Vorrei che lui lo capisse che la cosa io la sto vivendo molto male, che mi sento inerme e responsabile se le cose dovessero sfuggire procurandogli grossi problemi . Forse dovrei mettermi nella posizione di creare la confidenza giusta per capirlo meglio, per poter tentare un dialogo. Io per me infondo non ho molto da perderci ad espormi, in questo lavoro non ho colleghi tra i piedi, vivo da tutt’altra parte d’Italia; lui al contrario a giocare col fuoco ha da perdere molto. Project ha detto mentre ne discutevamo una cosa che mi ha colpito molto ossia che a 50 anni non si è più gay, ci si ricorda solo di essere stati gay. Io non sono molto bravo a mettermi nei panni altrui anzi tendenzialmente sono bravo solo a pensare per me stesso, e quindi riesco solo a ragionare con i miei schemi ma credo che ogni persona debba avere sempre la possibilità nella vita di poter intraprendere una scelta consapevole con tutti i rischi del caso annessi, assumendosene in toto le responsabilità. E in fondo non credo che l’ importante sia che il risultato della scelta sia a favore o contro un giro di boa o una rottura totale o parziale con quello che si è stati fino ad un certo punto, l’importante è fermarsi a fare il bilancio della propria vita e sapere con chiarezza cosa davvero scegliamo per noi. E’ per questo che mi fa male la mia posizione perché in fondo io potrei dargliela la possibilità di decidere chi Franco vuole essere veramente.

Sebastiano

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domenica 2 agosto 2009

COPPIE GAY TRA ILLUSIONI E DELUSIONI

Ciao Project,
ti vorrei chiedere una cosa. Ma perché la sezione dedicata agli anziani del tuo forum è rimasta vuota? Io ti seguo dai tempi del primo forum e allora qualcuno della mia età c’era, rari sì ma c’erano, ma adesso niente proprio. Allora se ci vuoi mettere questa e-mail così puoi inaugurare la sezione. Io sono un uomo (volevo scrivere un vecchio) di 61 anni. Project, tu lo sai bene che cosa voleva dire ai tempi nostri essere gay, era un po’ come vivere nelle catacombe, però anche allora e con tutte le complicazioni che ci stavano io la mia vita l’ho fatta. Ho cominciato tardi, praticamente a 40 anni, prima non ho mai avuto il coraggio di avvicinare un ragazzo ma dai 40 anni fino ai 55 le mie esperienze me le sono fatte. Diciamo, Project, che forse tutta la spiritualità e le cose che ci vedi tu io non ce le vedevo, ero più terra terra, non lo so nemmeno se ho mai amato un ragazzo nel senso che dici tu. Col primo ragazzo, a 40 anni, ma non ce li avevo ancora, lui ce ne aveva 30 appena fatti, mi sembrava di aver finalmente raggiunto il mondo dei sogni. Gli ero stato appresso per 5 anni, lui aveva sempre detto di essere etero, parlavamo molto ma sessualmente era del tutto bloccato. Io insistevo perché lo volevo sbloccare e anche perché era un bel ragazzo maledettamente sexy. Alla fine mi sono fatto più audace e lui ha ceduto, diceva che con me era solo sesso e che non mi amava, me lo ripeteva sempre, però quando lo mettevo alla strette ci stava eccome e ha lasciato la ragazza per mettersi con me. La felicità a livello sessuale con lui è durata sì e no un mese e forse sarebbe andata avanti, il nostro problema non era lì, ma nel fatto che continuava a ripetermi ossessivamente che era etero e che non mi amava ma con me faceva solo sesso. Prima pensavo che le cose sarebbero cambiate perché sessualmente lo vedevo coinvolto, ma poi sono cominciate le incomprensioni per ragioni molto stupide in fondo e quando ci vedevamo, invece di fare sesso, erano discussioni di principio all’infinito sul fatto che io non lo capivo e che mi aspettavo da lui un coinvolgimento che non ci sarebbe mai stato. A un certo punto mi ha detto di voler provare con una ragazza, non so se l’ha fatto, ma da quello che ho saputo si è andato a infilare nei peggiori giri gay, Quando l’ho rivisto mi ha solo saputo dire che era tutta colpa mia. Io gli avevo voluto bene ma non l’ha mai voluto capire e penso che se ne sia andato perché ero troppo vecchio per lui. Poi ho avuto due storie con uomini più o meno della mia età ma sono durare pochissimo. Il primo aveva paura di tutto e in fatto di sesso non mi piaceva proprio. Il secondo non sarebbe stato male da quel punto di vista ma dico non sarebbe in astratto perché fisicamente non mi piaceva, piacevo soprattutto io a lui. Adesso è qualche anno che sto solo e non mi dispiace per niente. Le esperienze che ho fatto mi sono servite solo a capire che quando sono finite non ho perso niente. Infatuazioni ne ho avute, ma innamoramenti come quelli che dici tu mai, l’idea di vivere per un ragazzo proprio mai. Mi puoi dire che li strumentalizzavo, questo forse è vero, ma non mi dire che non lo fanno tutti, perché lo fanno anche quelli che dicono il contrario. E poi dove sta il concetto di coppia? Questi ragazzi, erano uomini fatti, non erano ragazzi, eppure mi scaricavano addosso una marea di complessi che non ti puoi immaginare, si sentivano casi patologici, un po’ negavano del tutto quello che erano e un po’ si comportavano in modo infantile, uomini di più di 40 anni che pensavano di averne 20 e di essere al centro del mondo, uomini non cresciuti. Ci saranno pure gli altri, sarà pure possibile, ma dove? I tre che ho conosciuto io erano quanto di meglio ho trovato, ti puoi figurare il resto. Forse vivere in una condizione di repressione continua complica la vita al punto tale che si finisce così, però certo che alla fine ti chiedi se valga proprio la pena non dico di cercare di vivere in coppia ma anche solo di avere una storia seria, magari brave. I compagni che ho avuto erano brave persone, ma a distanza di anni mi sento contentissimo che qui rapporti siano finiti e non perché dovessi sostituirli con chissà che cosa ma perché alla lunga non avevano più senso. Mi metto pure io tra i casi patologici per parecchi versi. Beh, se metti insieme due casi patologici non diventano persone normali solo per il fatto che stanno insieme. Project, una cosa te la devo dire. Leggendo il forum e gli altri siti, ho l’impressione che tu dipingi il mondo gay con colori un po’ falsi, diciamo troppo positivi, i valori ci staranno pure ma francamente ci sono tanti di quei complessi e tanta di quella stupidità che ti chiedi come si possa pensare a una vita di coppia. Ormai io con queste cose ho chiuso, ma se avessi 40 anni di meno e l’esperienza che ho oggi, nella vita penserei a far altro e non a cercarmi un compagno. Adesso sono solo ma onestamente penso che se avessi un compagno starei peggio. Io vorrei dire ai ragazzi che la prima cosa è imparare a stare bene da soli e a non dipendere da nessuno. Non sognate di trovare il ragazzo che vive per voi, che vi rende la vita facile e felice, queste cose non esistono, un ragazzo gay che resta solo vive molto meglio di uno che vive in coppia e che si deve fare carico di risolvere anche i problemi dell’altro, di ascoltarne le lamentazioni, di accettarne i complessi. Non dovete credere che la vita di coppia sia un paradiso, perché non lo è affatto. Adesso i gay vogliono il matrimonio, quando lo avranno vorranno il divorzio perché è la vita di coppia che non ha senso in sé. Gli etero hanno i figli. Senza i figli le coppie etero non resisterebbero molto. I gay non hanno figli e per loro il concetto di coppia è solo un tentativo più o meno assurdo di resistere alla loro depressioni e alle loro incapacità individuali. Pensateci bene prima di sognare cose troppo sublimi. Tenere i piedi bene attaccati al terreno evita cadute rovinose.
Project, mi rendo conto che forse sarebbe meglio mettere questa mail nella parte relativa alle coppie, in effetti è il posto giusto, ma fai tu.
Enrico48

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EMOZIONI DI RAGAZZI GAY

Ciao Project,

ti scrivo questa mail perchè vorrei raccontarti cosa mi è successo la settimana scorsa ed eventualmente chiederti un favore. Innanzitutto volevo complimentarmi con te per il blog: è da circa 2 anni che lo leggo (anche se non ho scritto mai niente!!) e penso che sia un punto di riferimento per tantissimi ragazzi. Sono un ragazzo di 25 anni e provengo da una città del sud ma già da qualche anno vivo al nord per questioni di studio. Più volte ho avuto intezione di scriverti, ma non l'ho fatto, forse perchè stavo aspettando il momento giusto. Ma in questa mail, più che parlarti della mia storia (cosa che mi piacerrebbe comunque fare, ma in secondo momento), vorrei raccontarti cosa mi è accaduto. La scorsa settimana ho preso il treno per ritornare a casa (prenotato il giorno prima beccando l'ultimo posto rimasto!!) e mi ero tranquillamente sistemato nel mio scompartimento dove, poco dopo, sono arrivati un gruppo di stranieri, simpaticissimi ma un po' chiassosi. Dato che si erano messi a parlare nella loro lingua, per me incomprensibile, ho deciso di spostarmi nel corridoio per leggere qualcosa. Ogni tanto alzavo gli occhi per osservare un po' la gente presente in carrozza : eravamo quasi tutti studenti pronti a ritornare a casa ed iniziare la vacanze. Ad un certo punto, dietro ad un gruppetto di amici, vedo un ragazzo fermo in piedi che fissa insistentemente nella mia direzione. Veramente in quel momento ho avuto l'istinto di voltarmi all'indietro per capire chi fissasse, ma non c'era nessuno. Non ho dato tanta importanza alla cosa e mi sono rimesso a leggere il giornale, anche se ero stato abbastanza colpito dai suoi occhi chiarissimi. Dopo qualche pagina alzo di nuovo gli occhi verso il corridoio e noto che il gruppetto era rientrato nello scopartimento e quel ragazzo era in quel momento seduto sulle seggioline apribili del corridoio nella mia direzione e continuava a guardare verso di me, senza distogliere lo sguardo neanche per un attimo. A quel punto il fatto che stesse fissando prioprio me era evidente: eravamo gli unici in corridoio! Devi sapere che era la prima volta che mi succedeva una cosa del genere. Non ho mai ricevuto attenzioni così evidenti da un ragazzo e la cosa mi ha imbarazzato tantissimo. Infatti dopo averlo guardato per qualche secondo dritto negli occhi (allora mi ero accorto che era prioprio un bel ragazzo!!) ho dovuto distogliere lo sguardo perchè non lo reggevo e sono diventato rossissimo (e penso che lui se ne sia accorto!!) e ho avuto anche un principio di erezione. Ho fatto finta allora di rimettermi a leggere, ma in mente oramai avevo tremila pensieri. Ero nella confusione più totale: non sapevo se continare a guardarlo, se avvicinarmi, aspettare che lui facesse o dicesse qualcosa. Ero bloccato!!Ogni tanto alzavo frettolosamente gli occhi e lui era ancora lì a fissarmi. Faceva un caldo tremendo quel giorno e quella situazione aveva ancora di più aumentato la sudorazione. Mi sono alzato in piedi, ho aperto i finestrino e ho messo la faccia controvento: avevo la sensazione che fosse tutto un sogno!! Sì so che magari per un'altra persona potrebbe sembrare una cosa banale, ma ti assicuro che per me era un qualcosa di nuovo e inaspettato (e anche un po' lusingante!). Allo stesso tempo però non sapevo come gestire la situazione e questo è stato il problema più grande. Durante le ore successive siamo andati avanti a sguardi rubati ma nessuno di noi due prendeva l'iniziativa. Io aspettavo che fosse lui a venirmi incontro e presentarsi ma anche lui sembrava abbastanza in difficoltà. Facendomi un po' coraggio ho deciso di passargli davanti sperando che mi dicesse anche un solo "ciao" ma ci siamo solo guardati intensamente negli occhi (era veramente bello!!) e senza dire una parola ho proseguito verso il bagno. Insomma il tempo passava e tutti e due eravamo sempre più nervosi: la situazione era in stallo. Quando ho visto che prendeva il bagaglio e si preparava a scendere mi è venuta un'angoscia. Ogni tanto mi guardava e sembrava abbastanza deluso: forse si aspettava che fossi io a fare il primo passo ma non sapeva quanto fossi imbranato!! Prima che scendessi ero pronto a corrergli incontro e dirgli almeno il mio nome ma non ce l'ho fatta e lui è andato via senza nemmeno guardare verso il finestrino dal quale ero affacciato. Project subito dopo mi sono sentito un cretino, uno smidollato che ha perso forse la possibilità di essere veramente felice!! In questi giorni non faccio altro che pensare a lui e sto perdendo intere giornate su facebook a cercare di trovare una sua foto basandomi sul posto da cui è salito e in cui è sceso. Ho cercato in università, siti di città, gruppi sportivi ma niente: ho troppe poche informazioni e le combinazioni sono tantissime!!Mi piacerebbe veramente poterlo rivedere e parlargli, ma so che questo sarà quasi impossibile. Ora, quindi, volevo chiederti il favore di cui ti avevo accennato all'inizio: se fra le persone che ti contattano c'è qualcuno che ti racconta una storia simile, vorrei solo che tu ricordassi quello che ti ho scritto!!
Spero di riuscire a scriverti una lettera in cui ti racconto tutto ciò che sta prima di questo momento, ossia la mia vita finora!! è una storia come tante altre lette nel forum, con alti e bassi, ma sempre con una convizione di base: mi reputo fortunato per tutto ciò che ho avuto (famiglia, amici, studio ecc.) e sono sicuro che anche se ci saranno momenti difficili (e sicuramente ce ne saranno!!) non saranno mai insormontabili!!
Ti ringrazio in anticipo.

spero ci risentiremo presto.

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STORIA DI UN RAGAZZO GAY

Ciao Project, ti scrivo perché nonostante la mia giovane età, sto perdendo me stesso. Ho 18 anni e mezzo, sono gay e ho sempre saputo di esserlo. Come tutti i miei coetanei ho scoperto la masturbazione (a 12 anni) e facevo ciò con mio cugino di due anni più grande, etero. Sia chiaro, non ci masturbavamo a vicenda (si che mi sarebbe piaciuto) ma guardando film porno in tv. Fu allora che scoprii che ad attrarmi non era il film, ma lui, e aspettavo con ansia quei momenti per poterlo vedere come volevo. Dopo circa un anno smettemmo di fare ciò, e con l’abitudine finì anche l’infatuazione, ma proprio ora inizio la scuola alberghiera ed ecco che le prime fantasie su compagni di classe iniziano a impazzare in me. Sono sessualmente irrefrenabile, ma la mia unica valvola di sfogo è la masturbazione, e in questo periodo al sentimento ci penso poco. Tuttavia, inizio a navigare su Internet e qui mi imbatto su siti gay, i soliti siti gay, e si può dire che ne divento dipendente. Inizio a frequentare le chat – esperienza breve, ma intensa – e conosco Leonardo, un ragazzo che si diceva 3 anni più grande di me (ne avevo 15) . Lui si dimostra timido nel parlare di sesso, ma insisto e così, dopo miei tentennamenti, è lui ad essere voglioso, così mi ricatta : se non mi fossi recato con lui ad un appuntamento di sesso, avrebbe rotto con me. Io, confuso, accetto, e fisso l’incontro di lì a poco. Nel frattempo, un giorno vado a fare una gita in montagna dimenticandomi nella libreria le pagine con le conversazioni chat. Al mio ritorno, noto un atteggiamento cambiato nei miei confronti da parte dei miei, e sospetto qualcosa. In fondo ho capito che hanno capito, e sono preso dal panico. Ti ricordo che tutto ciò avviene pochi giorni prima. Mia madre mi impedisce con varie scuse di accendere il computer, mentre mio padre non mi parla più. Da tutto ciò, io comprendo ciò che è accaduto, ma lo deduco io. Non ti dico come ero in quei giorni; stressato, preoccupato, atterrito al solo pensiero che potessero sapere. Vivo in un paesino della Calabria, e nel paese dove abito, tra 3.000 abitanti più tutti quelli che negli ultimi 50 anni hanno emigrato altrove, nessuno si è mai dichiarato. Non oso pensare cosa accadrebbe. Probabilmente, come minimo lo picchierebbero. Ma torniamo alla nostra storia. E’ un freddo pomeriggio del 2 Febbraio, sono passati 3 giorni dalla gita in montagna e ne mancano 2 per l’incontro con Leonardo, che nel frattempo mi sta passando di mente. Sono a ripetizione di biologia dalla Prof e sono ormai le 9 quando torno a casa in scooter. Appena entro nel portone del mio palazzo, intuitivamente sento che qualcosa è accaduto. Al che, mi dirigo a casa per vedere cos’è successo, ma ho capito. Vado in camera, e ad attendermi ci sono i miei e il computer, ormai spento. Mia madre mi dice di aver letto i miei messaggi, e inoltre di aver scoperto con l’aiuto di sua cugina che ho visitato un sito porno gay, oltre alle conversazioni chat salvate con Leonardo. Quel che è peggio, è che sul pc c’erano anche dei miei filmini che mi masturbavo. Mi dice anche che in seguito ha chiamato il tecnico informatico, Liborio, di avergli fatto vedere il computer con relativo materiale per farlo cancellare definitivamente e di aver fatto mettere la password avanzata al computer. Come se non bastasse, denuncia Leo ai cc. Non è finita, dopo tutto ciò ha contattato uno psicologo dove sarei stato costretto ad andare per non so quanto. Hanno fatto tutto ciò in solo un pomeriggio. Lei mi assicura dicendo di non dare importanza all’essere gay, ma io non le dissi niente. Nei suoi occhi leggevo che era solo un modo per farmi confessare, loro non hanno mai digerito “i froci” e forse lo avrebbero fatto, ma solo a parole, guardandomi con diffidenza ed estraneità. E così dico fortemente che non sono gay e che ho solo avuto un momento di incertezza poi risoltosi con l’eterosessualità. Sta di fatto che sono traumatizzato e shoccato e mi tocca cenare insieme a loro (a tavola regna il silenzio). I giorni seguenti sono di pura umiliazione per me. Non avrei mai voluto fare coming out per nessun motivo al mondo, e ora mi trovo con i miei, mia cugina, un tecnico computer di un paese limitrofo e uno psicologo, che sapevano TUTTO di me. La cosa che più mi ha fatto male è stata quella dei filmati di me che mi masturbavo, con molta probabilità i primi 4 li hanno visionati e credimi, mi ha talmente umiliato e ferito una cosa del genere che ancora ora non gliel’ho perdonata.

La vita va avanti, ho ormai 16 anni, e in me inizia finalmente a sorgere il sentimento. Mi innamoro di un mio compagno di classe, Luca, davvero bello e dolce, ma non c’è alcuna chance che sia gay dato che si è quasi suicidato per riconquistare la sua ex ragazza ! (mia intima amica). Il sentimento resta però vivo ed è bello anche così, semplicemente la condizione di innamorato riempie la vita. Mi disinnamoro di Luca, e mi infatuo a ruota di alcuni ragazzi, visti in istituto qua e là. A più di 17 anni, per la prima volta il sesso non è più determinante come in passato e capisco che sarei fidanzato anche senza possibilità di farlo, purché innamorato. Se ricordi, a 15 anni il computer mi è stato tolto a vita, quindi dai 15 anni ai 17 e mezzo, non ho più alcun tipo di contatto con il mondo gay.

Siamo a Luglio, ho più di 18 anni, ma mi sento vuoto. Le informazioni e i post non mi bastano, così come a Gennaio mi sono stufato del sesso. Per il disinteresse verso quest’ultimo non mi importa, ma se neanche storie come quelle del tuo sito mi danno gioia e speranza per il futuro, allora mi sto spegnendo. Ti ho scritto perché sia tu a riaccendermi, ti ho scritto perché ora, nella mia buia e tetra vita, sei l’unico che riesco a scorgere all’orizzonte pronto a tendermi una mano. Ciao, Andrea.

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MIO PADRE GAY

Ciao Project,
ti scrivo per un motivo molto particolare che mi provoca da diversi giorni un turbamento profondo. Io ho 19 anni e sono etero e di questo non ho dubbi, il problema non riguarda me ma mio padre. Premetto che io stimo tantissimo mio padre che è un padre veramente come si deve. Lui e mia madre si sono sposati perché io stavo per nascere, quando sono nato mio padre aveva 22 anni e adesso ne ha 41. Non ho più mia madre da quando avevo 11 anni e in pratica vivo solo con mio padre che si occupa di tutto. Con lui ho un dialogo vero, quando ho avuto problemi (anche sessuali) ho fatto ricorso a lui e mi ha sempre aiutato. La mia ragazza lo adora perché ha fatto in modo che a casa nostra si sentisse come a casa sua.
Vado al fatto: sono circa sei mesi che mio padre ha un po’ cambiato abitudini, prima non usciva mai, adesso esce in pratica tutte le sere. Esce significa che sta fuori due o tre ore. Le prime volte non ci facevo caso, poi ho cominciato a chiedermi: ma dove va? Ma c’arano anche altre cose strane, qualche volta squillava il suo cellulare e se ne andava a rispondere in camera sua e parlava pianissimo cosa che non fa quando parla con persone che conosco anche io o coi parenti. Avevo la curiosità di spiarlo, ma non l’ho mai fatto perché di fargli una cosa simile vi vergognerei troppo. Ho cominciato a pensare a che motivo ci potesse essere, la prima cosa è stata che potesse avere una donna, ma non ho mai visto mio padre fare complimenti a una donna e dei rapporti che aveva con mia madre non mi ricordo nemmeno. Per mamma e per le cose di mamma ha sempre avuto il massimo rispetto, come per me, ma un rispetto intelligente, senza feticci di nessun genere. In fondo se gli venisse in testa di risposarsi nessuno glielo potrebbe impedire e per me la cosa non sarebbe sconvolgente, cioè potrebbe essere gradita a lui e per questo l’accetterei e lui lo sa. Quindi l’idea che avesse una donna l’ho scartata. C’è stato un fatto che mi ha messo in allarme. Circa un mese fa mi ha fatto conoscere un suo collega di lavoro di 35 anni. In pratica è stato tutto casuale, camminavano io e papà e in crociamo questo ragazzo. Papà si ferma, me lo presenta, però ho avuto l’impressione netta che papà fosse in imbarazzo e si è trattenuto a parlare col suo collega qualche secondo di troppo e in un modo un po’ imbarazzato. È li che mi è scattato il flash. Naturalmente ho fatto finta di niente, ma anche dopo, l’imbarazzo di papà lo percepivo. Nei giorni successivi la lui si è tranquillizzato ma io su quella cosa ci ho ragionato parecchio e più ci penso più mi convinco che papà e il suo collega non siano solo colleghi. Non so che cosa possono essere, ma non sono semplici colleghi. Voglio chiarire che non mi sento sconvolto a pensare che mio padre possa essere gay né a pensare che lui e quel suo collega possano essere un coppia (al limite), quello che non mi piace è che mio padre sia costretto a fingere con me perché magari ha paura di dirmelo. Ho letto sul forum tante storie di coming out di figli verso i genitori ma mai il contrario e penso che se per un ragazzo deve essere imbarazzante lo deve essere ancora di più per un padre che deve confessare al figlio di essere gay. Non ho cercato prove del fatto che mio padre sia gay, non sono andato a frugare nel suo computer perché lui non l’ha mai fatto col mio, ma non so che fare, cioè se dirgli che io l’ho capito o andare avanti così aspettando che sia lui a prendere la decisone. Faccio di tutto perché mio padre si senta a suo agio con me ma credo che su questo punto a suo agio non ci si sentirà mai. Ho letto sul forum di gay sposati, quindi la situazione che vive mio padre non è poi una cosa così eccezionale. Io ne parlo come se avessi la certezza che le cose stanno effettivamente così, in realtà non ne sono certo, ma l’intuizione mi porta lì. Project, da quello che ho capito tu sei molto più grande di mio padre e forse cose del genere ti sono già capitate e potresti dirmi che devo fare, perché voglio bene a mio padre e il fatto che possa essere gay non lo diminuisce per niente davanti ai miei occhi.
Aspetto una tua risposta. Se vuoi, puoi pubblicare questa mail.
Ti allego il mio contatto [omissis]
G.R.

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UN RAGAZZO GAY DEPRESSO

Ciao Project, ti scrivo, superando la ritrosia, perchè ho voglia di parlare con qualcuno, di confidarmi, di dire a qualcun'altro che cosa mi sta succedendo e con i pochissimi amici con cui potrei farlo non ne ho voglia perchè chiederebbero, indagherebbero, s'interesserebbero ed io voglio solo essere lasciato in pace.
Molto tempo fa io e te parlavamo ma poi non l'ho più fatto.
Ho 23 anni ed ho passato gli ultimi due anni della mia vita a lavorare come un matto.
Due mesi fa ho lasciato tutto quanto. Un pò perchè mi avrebbero dato un quarto di tutto quel che mi spettava e mi sono sentito offeso. Un pò perchè ero arrivato allo stremo delle forze ed un pò per il bisogno di "ritrovare il senso delle cose".
Non ho più voglia di fare nulla. Non ho più obbiettivi, sogni, speranze, progetti. Un tempo, anche quando non avevo elementi reali che mi potessero far sperare in qualche buona nuova cosa per il futuro, andavo di immaginazione e vagheggiavo con la mente. Quando mi sentivo troppo solo e cominciavo ad avere le smanie di dolore, prendevo un lenzuolo, lo attorciavo, fingevo fosse il mio ragazzo e convincendomene riuscivo ad addormentarmi.
Adesso invece so che non ho un obbiettivo nè una prospettiva futura e non mi sforzo neppure di immaginarlo e la notte, quando mi sento solo, resto sveglio e mi lascio corroborare da quella sorta di smania che ti da il senso del non aver senso.
Credo d'essere depresso ma non oso dirlo a me stesso figuriamoci agli altri.
In questi ultimi due anni ho lavorato per costruirmi un futuro e magari una famiglia ma è andato tutto a farsi fottere. Il lavoro al quale ho dato tutto me stesso non c'è più e i due ragazzi con i quali ho avuto una sorta di storia sono tornati ciascuno alla propria vita senza ch'io abbia lasciato traccia. L'ultimo di questi, che era il mio capo, mi ha proposto una "relazione aperta". L'ho mandato a fanculo, adesso però penso che forse avrei fatto bene ad accontentarmi di quello perchè tanto non vedo come si possa trovare qualcosa di meglio.
Non ho più alcun impulso sessuale nei confronti di niente e di nessuno. Non ho più voglia di lavorare nè di fare null'altro.
Nella vita credo d'aver sempre convissuto, più o meno bene, con questi stati d'animo ma ho sempre avuto un qualche sogno, un obbiettivo. La depressione per un ragazzo gay è una cosa normale. E' una sorta di compagnia perenne e costante e fino a qualche tempo fa credevo d'essere riuscito a superare il periodo critico; quello in cui te ne stai chiuso nella tua stanza con le finestre chiuse perchè la luce ti da fastidio e piangi per non si sa bene cosa. E invece quel periodo credo non sia tipico solo della fase dell'autoaccettazione. Arriva anche quando ti sei accettato, e sono passati anche un pò di anni da quando lo hai fatto, ma capisci che non t'è servito a un cazzo perchè tanto sei solo lo stesso e al più puoi accontentarti di una "relazione aperta" che non è esattamente il modello di famiglia che avevi in testa.
Adesso non ho più voglia neppure di piangere. Non ne vedo l'utilità.
Ti saluto con una cosa che so essere assurda: mi piacerebbe essere salvato.
ciao project

p.s. se vuoi pubblicala ma tanto non credo possa essere utile a nessuno.

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sabato 1 agosto 2009

SONO UN RAGAZZO GAY E VOGLIO TORNARE ALLA VITA

Ricevo oggi, 19/7/2009, e pubblico qui di seguito la mail di Michele.
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Ciao GayProject!

Non so il motivo esatto che mi spinge a scrivere. Mi sono imbattuto nel GayProject facendo ricerche su Google dal mio cellulare. Ricerche che non avevano niente a che fare con il fatto di essere gay. Ho letto qualche intervento del blog che mi hanno colpito molto in quanto passionali e profondi, seri e tanto semplici. Post carichi di vita e di tanta voglia di vivere.

Forse è questo quello che mi ha attirato: voglia di vivere o meglio di ritornare a vivere.

Però voglio premettere subito una cosa: non sono un ragazzo Grigio e Triste. Questo no. Per quanto la Vita può essere difficile resto ancora del parere che è qualcosa di Meraviglioso. Ecco perché quasi cinque anni fa decisi di smettere di “praticarla” e di restare ad osservarla in attesa di capire in cosa avevo sbagliato e in attesa di una persona diversa dalle altre. Diversa dentro per lo più e capace di credere ancora nella parola Amicizia. Si, perché sono dell’idea che se non si sa cosa vuol dire Amico, non si potrà mai sapere nient’altro sull’Affetto e di conseguenza nulla sui Sentimenti.

Saranno stati i troppi libri che ho letto e i tanti cartoni animati che ho visto o semplicemente quello che ho capito io dalle persone che mi hanno accompagnato crescendo ma alla base di tutto e di tutti c’è sempre un Tenero Affetto che lega la gente e una ossessiva ricerca di Legami. Credo molto nell’Amicizia come terreno fertile di una bella esistenza fra due individui (come minimo) e come potenziale di qualcosa di più bello… l’Amore. Specialmente ed unicamente fra due individui. E questo non necessariamente deve tener conto del sesso di questi.

Dieci anni fa ero convinto che questo modo di pensare doveva essere tipico di tutti perché era un Credo puro e pulito. Ma cinque anni più tardi capii che poche cose della vita sono chiare e pulite e che proprio l’Amicizia e l’Amore sono le più torbide. E forse sono più torbide proprio per Noi. Ma perché in fondo? E’ così difficile seguire il proprio cuore? E’ così difficile mettere da parte l’orgoglio? O è solo così difficile smettere di essere Egoisti?

Volere tutto e non restituire nulla. Consumare il prossimo per poi abbandonarlo. Sono questi i comportamenti tipici dell’ambiente napoletano in cui ho vissuto ma che in genere ho visto in ogni altro ambiente d’Italia. Anche se, in fondo, nutro la speranza di essere stato solo troppo sfortunato e di aver incontrato solo ragazzi/amici/amanti sbagliati.

Mi chiamo Michele. Sono un ragazzo di 27 anni che ama prendersi cura del prossimo. Adoro capire come sono fatte le persone che mi stanno vicino o che incontro tra casa e università. Anche se non ho mai capito per quale motivo un perfetto estraneo (o una perfetta estranea), dopo poche battute di circostanza, mi scarica addosso tutta la sua vita. Bhe! Pazienza non lo saprò mai o forse è naturale che una persona si sfoghi con un’altra meglio se sconosciuta. E per questo, quante volte sono diventato l’Angelo Custode di qualcuno! Onorato di esserlo ma è proprio per essere stato l’Angelo di qualcuno che mi sono consumato, che ho assorbito e mi sono sentito inquinato dentro. Ma la cosa più strana è stata che quando ero io ad aver avuto bisogno di un Angelo… questo non c’era mai. Tutti assenti, tutti svaniti o tutti presi dal loro Egoismo di vivere. E va bene! Mi dicevo, sarà per la prossima volta! Volta che non arrivava mai. Tanto da sentirmi tradito da tutte le persone che amavo o che volevo bene. Famiglia inclusa. Però al tradimento non è mai pervenuto l’odio. Non odiovo queste persone e continuavo a trovarle ancora affascinanti con il loro egoistico modo di trovare la felicità (più presunta che altro). Ma intanto iniziavo ad odiare me stesso e sentivo dentro me una rabbia mai provata. Mi sentivo solo e nessuno che poteva starmi vicino ma non per aiutarmi a vivere ma che VOLEVA solo starmi vicino e condividere la sua crescita mentre anche io crescevo. Non volevo rubare la vita di un altro anche perché non volevo essere egoista. Non volevo essere come gli altri.

Il mio Credo iniziava ad intaccarsi e non volevo perderlo perché non volevo pensare che non esistevano gli Amici Veri e tutto quello che poteva potenzialmente derivarne.

E quindi smisi di praticare la Vita, come ho scritto prima, e mi misi ad osservarla in attesa di un segnale tanto forte da destarmi. Da allora mi sono un po’ imbruttito fuori. Ho smesso di curarmi (ma tranquilli la pulizia personale è sempre esagerata!!!). Sono ingrassato (Anche perché mi sono buttato sullo studio). Ho sfogato quello che dovevo su me stesso. Distruggendo l’immagine esteriore di me che tanto non mi andava più a genio.

Ora mi sto riprendendo. Voglio tornare alla Vita più di quanto non ho mai desiderato e mi piacerebbe iniziare con questo scritto che dedico a tutte quelle Anime in cerca di Verità nelle persone. Anime che mi piacerebbe conoscere anche solo virtualmente. Non so se le mie parole meritano di essere pubblicate sul blog. Ma voglio ringraziare GayProject per il primo Input che ha iniziato a destarmi.

Michele.

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AMORE GAY E CONDIZIONAMENTI SOCIALI

Questo post è dedicato ad una riflessione sui condizionamenti esercitati nel rapporto tra due ragazzi gay dalla diversa educazione e dalla diversa condizione sociale.

In genere, quando un ragazzo gay si innamora di un ragazzo di cui non conosce l’orientamento sessuale, la domanda che immediatamente si pone è: “è gay o non gay?” Se per un verso è vero che si tratta di una questione fondamentale che condiziona automaticamente tutto il resto, è pur vero che non si tratta comunque dell’unico condizionamento. Spesso, un volta che un ragazzo gay abbia accertato che il ragazzo di cui si è innamorato è anch’egli gay, dopo i primi momenti di entusiasmo subentrano le prime perplessità, non però derivanti da una mancanza di reciproca attrattiva sessuale ma dalla difficoltà oggettiva nel costruire una relazione profonda a causa di punti di partenza molto lontani.

Costruire una relazione tra due ragazzi gay non è una questione essenzialmente sessuale, occorre costruire un rapporto tra persone che sia fatto di fiducia reciproca, di affetto e di rispetto. Intervengono a questo punto due variabili che in genere nella fase iniziale sono state trascurate:
1) La differenza di educazione
2) La differenza di condizione sociale

Per costruire un rapporto d’amore serio è indispensabile una condizione di parità che faccia da fondamento al successivo costruire insieme. Quanto maggiori sono le differenze di educazione e di condizione sociale tanto più difficile è partire su un piede di parità. In qualche modo è comunque possibile farlo ma sulla base di una rinuncia al proprio ruolo e alle proprie abitudini da parte di uno dei due ragazzi per non condizionare l’altro, ma queste rinunce nascondono spesso delle riserve mentali che prima o poi tornano a galla con tutto il loro potere dirompente.

Partiamo dalle differenze di educazione tra ragazzi che vivono più o meno la stessa condizione sociale. Tra loro le differenze si manifestano nelle abitudini di vita, nella maggiore o minire libertà nei comportamenti e nei discorsi, nella maggiore o minore inibizione di fonte alla sessualità. Si tratta sì di condizionamenti ma la coscienza della propria omosessualità porta quasi sempre a superare i condizionamenti educativi o a svalutarli dall’interno, in nome della possibilità di vivere una vita affettiva di coppia. Un esempio classico sono i ragazzi che hanno avuto una educazione religiosa che, quando superano il problema del condizionamento religioso o passano oltre in modo radicale o restano in quell’ambiente in modo solo formale.

Le differenze di livello sociale costituiscono invece una vera e potente barriera che si più alzare tra due ragazzi gay e può impedire loro di vivere una vera vita di coppia. Riporto qui di seguito alcuni dei sintomi tipici del disagio sociale attraverso delle frasi molto indicative:
1) Quando esco con i suoi amici non mi trovo bene, è un altro mondo
2) Lui con i miei amici non si trova bene, non so che cosa gli piglia, sembra imbranato
3) Ai miei amici non piace, parla proprio di cose di un altro pianeta
4) Ha un concetto di divertimento che non capisco, per lui è un rito, secondo me recita

Il disagio sociale si manifesta prima nelle cose esterne e poi gradatamente nelle altre:
a) Che bisogno c’era di occhiali da sole da 300 euro?
b) Non ci vediamo per un mese perché deve andare in vacanza con i suoi, ma secondo me lui preferisce così
c) Ma a me che me ne frega di vedere le foto che ha fatto a New York
d) Quando gli propongo di andare a prendere una pizza in qualche posto che piace a me storce sempre la bocca
e) Io a casa sua? Con la madre che parla con erre moscia … ma dai!
f) Mi dice che ho l’accento meridionale
g) Parla troppo di cose che non mi interessano
h) Mi dice che per me sarebbe disposto a fare di tutto, però in vacanza se n’è andato con i suoi
i) È ingegnere, ok, ma perché me lo deve ripetere mille volte?
j) Mi dice che mi dovrei rimettere a studiare ma non lo dice per me, è che si vergogna di me

Molto spesso nella conversazione si presentano fraintendimenti legati al fatto che i due codici comunicativi sono diversi. Valga un esempio per tutti: un ragazzo può dire qualunque cosa dei proprio genitori ma non tollera giudizi da parte del suo compagno:
- Mio padre ha sempre fatto il suo comodo, dice che è ovvio perché è lui che caccia … Non lo sopporto proprio, da quando sa che sono gay è proprio odioso.
- Effettivamente pure lunedì si è comportato proprio da str …
- Però se non facesse così lo metterebbero sotto i piedi!

Il segno vero del disagio sociale è costituito dall’assenza della progettazione di una vita comune, dalla sottolineatura che il rapporto andrà avanti “finché dura”, “finché ne avremo voglia”, ma anche dall’assenza di una sincerità totale reciproca, come se l’altro ragazzo non dovesse essere se non una persona con la quale si condivide, e solo parzialmente, la sessualità. Si tratta della cosiddetta falsa coppia, cioè della coppia che condivide solo alcuni momenti della vita e mantiene separato tutto il resto. Spesso la falsa coppia sul piano sessuale funziona bene, la sua debolezza emerge solo a tempi lunghi quando nei momenti di eclisse dell’interesse sessuale si capisce che non c’è una reale comunità di vita. Una caratteristica delle false coppie e l’idea di mantenere un rapporto aperto e libero, parole dietro le quali si nasconde un vuoto affettivo e una sostanziale volontà di non legarsi.

Spesso, durante le discussioni, i ragazzi che si trovano in una falsa coppia tendono a mantenere il punto e a non cedere, la discussione di fa dura e di principio e non è raro che si arrivi a litigi anche aspri perché manca la stima reciproca che è l’elemento base della vita di coppia. La rottura della falsa coppia è nella grande maggioranza dei casi definitiva e non rimediabile, mentre nelle vere coppie che condividono livelli profondi di affettività la crisi si supera e risulta di fatto un elemento tutt’altro che negativo per la crescita della vita comune.

I ragazzi di livello sociale alto in genere non sono disposti a sacrificare la loro posizione sociale o a metterla tra parentesi in nome della omosessualità. Ci sono eccezioni significative ma nonostante tutto, ciò che conta di più non è come A sente il problema ma come B crede che A lo senta e spesso le incomprensioni sono inevitabili. Il vero problema è essere in due a livello sostanziale, avere le stesse prospettive, essere coscienti che o ci si realizza in coppia o non ci si realizza nemmeno come singoli, lavorare per un “noi” mettendo da parte la dimensione individualistica.

Un’attenzione particolare deve essere rivolta al problema tipico della coppia di costruire un mondo sessuale comune mettendo anche qui da parte le proprie esigenze in funzione dell’altro. Sessualità condivisa significa fantasie sessuali comuni, significa vivere una sessualità costruita insieme, scoperta insieme, in condizioni di assoluta parità. Mi è capitato di vedere ragazzi che vivono in coppia da anni per i quali la sessualità è nel modo più evidente uno scambio affettivo che è finalizzato al manifestare all’altro ragazzo che si vuole condividere la vita con lui nel senso più profondo. Va detto però che quei ragazzi avevano realizzato un vero progetto di vita comune e che le difficoltà legate alle incomprensioni da parte delle famiglie e dell’ambiente sociale non avevano fatto che mettere alla prova il loro rapporto stabilizzandolo in modo sostanziale. La sessualità vissuta in questi termini è realmente un modo di amarsi che ormai ha realizzato una vera comunità di coppia. Arrivare a questi risultati non è facile e quando ci sono problemi di educazione molto diversa o di livello sociale molto diverso superare queste difficoltà richiede sentimenti molto forti e scelte molto determinate.

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