mercoledì 30 giugno 2010

FANTASIE GAY DI UN UOMO SPOSATO

Caro Project, solo in questo giorni ho conosciuto il tuo bellissimo e utilissimo sito e vi ho trovato diverse risposte ai miei “turbamenti” e devo dire che, almeno in parte e grazie a te mi sento un po’ meno agitato. Ti scrivo però sia perché penso che la mia esperienza possa essere utile anche ad altri (e quindi ti autorizzo a pubblicare la e-mail, qualora lo ritenessi opportuno), sia soprattutto perché mi piacerebbe avere da te un consiglio su come comportarmi o meglio,  su quale possa essere secondo te il miglior modo per affrontare con meno ansia la mia situazione. E poi mi fa bene anche solo parlarne, perché non ne ho mai parlato con nessuno e sì che sono 30 anni che mi porto appresso questo peso. Pertanto vorrei che fosse palese quale grande passo stia per fare.
Ho 44 anni (e anche per questo scrivo, perché ho letto che ti fa piacere aumentare il numero di “non più ragazzi” come dici tu che portano le loro esperienze), sono felicemente sposato con una donna meravigliosa e ho 2 bambini stupendi. Ci tengo a precisarlo perché amo mia moglie alla follia e lei mi ama ancora di più, se possibile e con lei c’è anche una buona intesa sessuale: mi ritengo appagato da quel lato, anche perché, senza esagerare, ogni tanto sperimentiamo qualcosa di nuovo. Unica pecca è che col passare degli anni (12 di matrimonio) la frequenza dei rapporti si è  ridotta. Anche lei, a quanto mi risulta si ritiene soddisfatta ma vorrebbe certo una maggiore frequenza nei rapporti.
Ma veniamo al punto. Da quando ho iniziato a masturbarmi e cioè a 11 anni, se non ricordo male, le mie fantasie sessuali si sono sempre rivolte, al 95%, a rapporti omosessuali. Nella maggior parte dei casi, a seconda dei periodi, le fantasie mi hanno visto e mi vedono nel ruolo passivo e in effetti sin dagli albori ho provato e provo un grandissimo piacere nella autostimolazione anale. Non ho mai avuto rapporti sessuali di nessun tipo fino ai 28 anni e già questo non mi sembra normale. La mia sessualità si è quindi espressa tramite la masturbazione. Per la verità la mia scoperta di attrazione verso i ragazzi non ha mai comportato particolari sensi di colpa o tentativi di repressione: l’ho accettato da subito, ma ho anche contemporaneamente capito che non sarebbe stato facile vivere liberamente la mia sessualità. Le ragazze per la verità mi sono sempre piaciute e ancora oggi se vedo delle belle donne un pensierino “sessuale” ce lo faccio”. Viceversa, come tanti, se si esclude la fase adolescenziale, ritengo di non poter trovare nessun interesse affettivo verso un uomo / ragazzo: al massimo potrei invaghirmene sessualmente. Sinceramente credo poco, per quanto mi riguarda, all’amore fra uomini; per me l’amore vero avrei potuto trovarlo e l’ho trovato, solo con donne, che da questo punto di vista ritengo superiori agli uomini (so che non sarai d’accordo ma non è questo il punto). Detto questo nell’adolescenza ho avuto problemi a relazionarmi con le ragazze, sia per timidezza sia perché mi sono fatto condizionare dall’ambiente sociale (all’epoca vivevo in provincia) e da mia madre nel senso che non volevo farmi vedere in giro con ragazze non carine perché mia madre mi diceva continuamente che ero un bravo ragazzo (questo è vero) e che le ragazze carine dovevano fare la fila per avermi (ovviamente non era così, anche perché non sono particolarmente attraente). Sarà anche che mancava in me una spinta sessuale forte ad avere rapporti etero, perché mi piacevano forse di più quelli gay. Sicuramente il corpo maschile mi è sempre piaciuto di più. Inoltre sono sempre stato impegnato negli studi e probabilmente in quella fase la masturbazione era sufficiente a calmare i miei appetititi sessuali. Per quanto riguarda la possibilità di rapporti gay, pur non avendo, come già detto, nessuna remora di tipo morale, né di accettazione personale, vivendo in provincia, non essendoci internet, essendoci ovviamente forti condizionamenti sociali, ecc. ecc. non ho mai avuto vere occasioni né per la verità le ho cercate veramente (tranne qualche timido approccio risoltosi in un nulla di fatto). Ho però vissuto abbastanza serenamente la cosa (benedetta masturbazione!) e per la verità dicevo a me stesso che il rapporto sessuale fra uomini era superiore a quello etero perché dà la possibilità di godere con tutte le parti del corpo.  Probabilmente se avessi avuto più occasioni e più esplicite, se ci fosse stato internet con i suoi siti belli (come questo) che mi avrebbero aiutato a superare la mia timidezza e, perché no, siti meno belli (quelli porno) che comunque mi avrebbero fatto capire molte cose del mondo gay, avrei avuto le mie esperienze omosessuali, traumatiche o belle che fossero, ma comunque giuste, perché quella era l’età per fare quelle esperienze! A quell’epoca peraltro avrei anche potuto innamorarmi di ragazzi come peraltro successo per alcuni compagni etero (senza nessuna possibilità). Quando ho lasciato la provincia per andare a fare l’università in una grande città, tu penserai che, liberatomi dai condizionamenti della provincia e della famiglia, avrei potuto sperimentare i miei primi rapporti gay e invece no! Anche in questo caso mi sono fatto sopraffare da altri tipi di  condizionamenti: primo fra tutti e forse era anche giusto, l’impegno nello studio, visto che lo dovevo ai miei genitori che pagavano un sacco di soldi per tenermi in università, ma anche il fatto che vivevo in un appartamento con un mio amico di liceo (ed ecco che la “provincia” tornava a condizionarmi) più altri 2 ragazzi assolutamente etero e chiusi a qualsiasi spiraglio. Pertanto il tempo per cercare ragazzi e ragazze non ce l’avevo e nemmeno avevo una voglia così grande. Ho continuato a masturbarmi pensando a rapporti omo (in questo periodo di tipo sia attivo che passivo – immagino perché, non avendo alcuna esperienza, qualsiasi modo di provare piacere mi attraeva) e a “sbavare” quando vedevo in giro o alla televisione bei ragazzi.
Quando ho finito gli studi e ho iniziato a lavorare, sempre nella grande città, sono andato a vivere da solo. A quel punto mi sono detto: “finalmente ora posso organizzare la mia vita come voglio, poso decidere se avere rapporti gay o no, oppure andare in cerca di ragazze!” Ma non era così facile: non avevo il computer, né m’interessava veramente averlo e i social network e la chat erano ancora agli albori, gli anni di università li avevo vissuti isolato dal contesto sociale e praticamente dovevo ora inserirmi nel tessuto sociale della città, non sapevo come fare per incontrare persone, donne o uomini che fossero ed erano anche i primi mesi del nuovo lavoro con tutto ciò che questo comportava, né ebbi la fortuna di avere qualche collega magari bisex con il quale provare qualcosa! E sì che fisicamente non ero male: non certo bello di viso ma con un fisico muscoloso, alto, spalle larghe, solo con un filino di pancetta e anche un bel sedere. Avevo sì iniziato un primo approccio col porno gay (riviste), ma niente di più. Quando finalmente (all’alba dei 28 anni!) forse perché mi sentivo solo, ho deciso che era il caso di avere rapporti sessuali (etero o gay che fossero), sono dapprima andato con una prostituta e ho perso la mia verginità. Devo dire che non fu traumatico, ma non provai un particolare piacere. Poi iniziai a pensare che non potevo andare avanti così e che dovevo sperimentare dei rapporti gay. A quel punto però e chissà perché (cosa ne pensi, Project?) contemporaneamente mi è sorto un forte bisogno di paternità  e di “normalità”: volevo assolutamente avere una famiglia con una donna che mi amasse e che potessi amare e dei bambini. Ma lo volevo veramente e non per reprimere la mia sessualità! Mi sono pertanto posto la necessità di una scelta che poi ha condizionato la mia vita ed è per questo che ora ti scrivo: dovevo dare retta alla parte “sessuale” di me e quindi dare sfogo al mio desiderio di provare piacere con maschi ogni volta che lo volevo, ma con la prospettiva, per tutto il resto, di vivere una vita non facile (è inutile che ci giriamo intorno) da single bisessuale perché non avrei mai voluto “stare” con un maschio, non era nei miei desideri? Ciò avrebbe comportato rimanere sostanzialmente soli, sia che avessi scelto di rimanere nascosto che di esplicitare la mia natura, con grande dispiacere della mia famiglia. Oppure dovevo rinunciare a una parte, sia pure importante, della mia sessualità, continuando a rifugiarmi nella masturbazione, ma per il resto avere una vita serena, come poi effettivamente sarebbe stato? Decisi che il sesso non era certo la parte più importante della vita e che alla fine non si può avere tutto e pertanto ho fatto la mia scelta. Oggi non me ne pento assolutamente e questa scelta per la verità può riguardare anche un etero che sposandosi e decidendo di essere fedele rinuncia ad avere rapporti sessuali con altre donne. Rimpiango però di non avere avuto rapporti gay nell’adolescenza e nella gioventù. Avrei voluto che oggi potessi dire:”i maschi mi piacciono ancora, ma ho già dato, ho avuto i miei molteplici rapporti, ho sperimentato quello che c’era da sperimentare e poi ho fatto la scelta giusta”. Purtroppo non è così e dopo tanti anni, adesso mi sento un po’ in crisi perché mi sembra che la masturbazione non mi basta più, non mi basta più sentire l’eccitazione a mille quando sui mezzi pubblici vedo dei bei ragazzi; vorrei tanto sentire con tutti i sensi il corpo di un maschio, farmi penetrare, godere di lui. Ma nella mia situazione non è facile. Non avrei inibizioni morali ad andare con escort, ma oltre all’ovvio timore delle malattie, comunque superabile, mi mancherebbe proprio il tempo e la possibilità anche solo di stare al computer a scegliere questo o quello, perché ovviamente ho una famiglia e dal lavoro non è possibile andare su questi siti. Potrei mettere io un annuncio e poi si vedrà, ma anche in questo caso la cosa dovrebbe essere gestita dal computer di casa e avrei delle difficoltà per i motivi suddetti. E poi, vale veramente la pena? Ah, avessi avuto anche io la fortuna di diverse persone che ti hanno scritto, che hanno potuto, per vie “normali”, entrare in contatto con gay o bisex! Potrei in alternativa prendere contatti con uomini che sono nella mia stessa situazione e sperimentare solo storie di sesso, ma probabilmente mia moglie questo non me lo perdonerebbe e io stesso non so se vorrei farglielo. E poi per la verità non so quanto io possa provare piacere andando con uomini della mia età: mi piacciono ancora i ragazzi giovani ma alla mia età è ridicolo pensare di poterne trovare qualcuno disposto a fare sesso con uno di oltre 40 anni, per di più passivo, se non per soldi. Del resto non sono più piacente come prima perché con l’età ho messo su un po’ di pancia. Certo, un uomo dai trent’anni in su teoricamente avrebbe più esperienza e saprebbe come farmi godere.
A mia moglie non ho detto ancora niente, non me la sento ancora, non so se capirebbe. Forse nei prossimi mesi lo farò, se non altro per togliermi un peso e forse chissà potrebbe rendere ancora più bello il nostro rapporto, perché lei capirebbe che sono sincero. Ultimamente qualche segnale gliel’ho dato, perché nei nostri rapporti sessuali le ho chiesto di penetrarmi con oggetti fallici. Dapprima ha titubato, ma poi mi ha detto: “siccome ti amo, se ti piace, te lo faccio” e poi mi ha chiesto se mi piacciono i maschi ma io non ho avuto il coraggio di dirlo e anzi le ho detto che se un uomo vuole provare piacere in quel modo non è indice di omosessualità. Mi ha però detto e questo mi ha fatto piacere, che se andassi, solo sessualmente (e suppongo sporadicamente), con un maschio, le farebbe meno male che se andassi con una donna, per il semplice fatto che andrei a cercare un tipo di piacere che lei non potrebbe darmi. Ma subito dopo si è messa a piangere e la cosa mi ha stretto il cuore!
Caro Project, cosa mi consigli per poter tentare di vivere più serenamente la mia situazione? Ci terrei a una tua risposta.
Da ultimo vorrei lanciare dei messaggi positivi. Ai ragazzi giovani che adesso stanno vivendo le stesse cose che ho vissuto io spero che la mia esperienza serva come spunto di riflessione per non fare i miei stessi errori e di non avere nessuna remora a sperimentare rapporti gay, se sentono di volerlo fare e di fregarsene dei condizionamenti esterni (che, contrariamente a quanto si pensa, ancora oggi ci sono anche fra i ragazzini, anche se variabili in base al contesto). Del resto oggi, anche per chi abita in provincia, grazie a internet ci sono più mezzi per conoscersi e confrontare le proprie ansie.
E poi penso anche ai miei figli, entrambi maschi: credo che quanto ho passato e sto passando non sia stato inutile perché, quando sarà il momento, sarò in grado di educarli correttamente all’affettività e alla sessualità. Per carità, non li invoglierò a essere gay, anzi spiegherò loro che la vita da gay è dura, ma dirò loro che il loro papà non ha nessun problema se avranno voglia di sperimentare rapporti gay, sessuali e sentimentali. E poi decideranno loro cosa è meglio.
Un caro saluto.

P.S.: non sono in grado di usare chat e simili, sono ignorante in materia e del resto nella mia situazione non avrei proprio la possibilità; pertanto ti prego di darmi una risposta via e-mail; se lo ritieni opportuno, puoi pubblicare anche la risposta.
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Ciao,
vado direttamente al punto. Quello che scrivi non ha molto di gay, anzi rappresenta una mentalità decisamente lontana da quella della maggior parte dei gay, mi spiego meglio, per te quello che conta è sperimentare un tipo di sessualità, non costruire una storia d’amore con un ragazzo. Per te esiste solo una delle due componenti della omosessualità, cioè quella tipicamente sessuale e manca del tutto quella affettiva e tendi a leggere la sessualità gay in chiave di pratiche sessuali che non sono neppure maggioritarie nel mondo gay (la penetrazione) e sono  una vaga trasposizione in chiave omosessuale di una sessualità tipicamente etero. La sperimentazione della sessualità non ha niente a che vedere con la sessualità, è un esperimento non un atto d’amore e d’altra parte dici e sottolinei in ogni modo che non credi in un rapporto affettivo tra due uomini, cosa che per un gay è essenziale. Un uomo sposato e gratificato dalla sessualità etero, se ha rapporti  con un ragazzo o desidera avere rapporti con un ragazzo non è un gay ma un etero che va o vorrebbe andare con i ragazzi ma con ogni probabilità trasporrebbe in un rapporto omosessuale cose che col mondo gay c’entrano poco. Nella dimensione eterosessuale la sessualità è inevitabilmente a ruoli fissi, nella dimensione omosessuale l’esistenza dei ruoli non ha neppure senso, nonostante quello che la gente crede, e vige un principio di sostanziale parità, si tratta della sessualità del simile e non del complementare. Un gay si innamora di un altro ragazzo (perfino etero) e non se ne innamora perché desidera sperimentare con lui una qualche pratica sessuale, ma perché per quel ragazzo prova affetto e tenerezza. Vorrei chiarire una cosa, secondo il linguaggio comune un uomo è omosessuale se e solo se ha rapporti sessuali con un altro uomo ma questo non ha senso, anzi spesso accade che dei ragazzi gay non dichiarati si innamorino perdutamente di ragazzi con i quali non potranno mai avere nessun rapporto sessuale. Un gay può rimpiangere una storia d’amore finita male ma non l’occasione perduta di fare sesso con un ragazzo. Un gay si innamora di un ragazzo e quindi lo vede in chiave sessuale, si masturba pensando a quel ragazzo, lo desidera, ma lo desidera come persona, perché deve essere quel ragazzo e non un altro, non lo desidera perché è un ragazzo, ma perché è proprio quel ragazzo. Un gay non penserebbe di andare a cercare un escort per provare un contatto sessuale o di mettere annunci a fini sessuali, potrebbe anche mettere annunci ma sognando si fare quasi miracolosamente in certi ambienti l’incontro che ha sognato tutta la vita, cioè di trovare lì il ragazzo che lo ami veramente e che sia poi il suo ragazzo in modo stabile. Un gay non sogna un rapporto sessuale gay ma una storia d’amore con un ragazzo e quando è innamorato è portato a fare qualsiasi cosa per il suo ragazzo. Ho visto gesti autenticamente eroici, di coraggio incredibile e di abnegazione di ragazzi gay innamorati verso il ragazzo che amano. Un ragazzo gay innamorato, per il ragazzo che ama, è capace di rinunciare a tutto perché si rende conto che il rapporto affettivo che si è creato, se si è creato, è capace di cambiargli la vita al 100%. Ma tu mi dirai: io però sento comunque la forte pulsione a provare una sessualità gay. Dato che con queste premesse non potresti costruire nessun apporto affettivo serio con un ragazzo gay ti troveresti di fonte solo ragazzi o uomini che hanno come te solo desiderio di provare o di continuare a provare esperienze di solo sesso, cosa che, se me lo permetti, è l’anticamera di profonde frustrazioni. Non lo dico per moralismo ma perché queste cose le ho viste. Un quarantenne che cerca seriemente un rapporto affettivo con un uomo può anche trovare delle risposte degne di essere prese in considerazione. Ma quando ho visto uomini sposati andare a cercare “solo” esperienze omosessuali per dire di aver vissuto anche quello, beh, immancabilmente, a distanza di qualche mese, ho visto le conseguenze in termini di frustrazione e talvolta di dipendenza sessuale. Aggiungo un’altra cosa che mi sembra assolutamente fondamentale, ed è il rapporto di un uomo sposato con la moglie, tanto più in famiglie con figli. Se provo a pensare a come può sentirsi una donna a capire di avere un marito che cerca sesso fuori di casa e con un uomo, mi vengono i brividi. La vita di tua moglie in questo modo la distruggi e per di più quando lei ha fatto la sua scelta non era consapevole di quello che ti passava realmente per  la testa. Per non parlare poi dei figli. Ho visto figli grandi che hanno accettato che il padre fosse gay e che convivesse con un altro uomo ma in un rapporto che ai figli appariva comunque (perché era) un autentico rapporto d’amore, ma certo quei ragazzi non avrebbero accettato che il padre volesse provare per provare la sessualità gay.  Quando ti sei sposato non hai parlato chiaro con tua moglie, fino a questo momento anche se non le hai realmente permesso di capire chi sei, comunque, hai considerato che il vostro rapporto non dovesse essere messo in crisi da fantasie sessuali varie (sia etero che gay) ma se tu cercassi sesso da un uomo tua moglie si sentirebbe tradita e non meno che se tu cercassi sesso da una donna.
Mi permetto di dissentire nettamente dal tuo invito ai ragazzi a “sperimentare rapporti gay”. Mi sta bene il “fregarsene dei condizionamenti esterni” se si tratta di costruire storie vere d’amore gay ma spingere le persone a sperimentare la sessualità gay senza una base affettiva significa proprio non avere la più pallida idea di che cosa è realmente la vita di un gay.
Ti chiedo scusa per il modo forse troppo deciso di affrontare la cosa ma devo chiarire e sottolineare che quello che tu consideri gay rappresenta le tipiche fantasie gay di un etero, che di gay hanno solo l’apparenza.
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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay:

domenica 27 giugno 2010

SESSUALITA’ GAY E AFFETTIVITA’ ETERO - DITE LA VOSTRA

Per affrontare l’argomento partendo da una base concreta e per invitare tutti voi a dire la vostra in modo da arricchire e completare il quadro, riporto qui, con il permesso degli interessati, alcuni tratti di e-mail e alcuni tratti di conversazione in chat sull’argomento. Ovviamente i nomi sono fittizi. Subito appresso ripubblico il testo dell’articolo SESSUALITA’ GAY E AFFETTIVITA’ ETERO che avevo eliminato dal forum tempo fa. Penso che possa in qualche modo costituire materiale di discussione, con tutte le riserve del caso. Quanto a una sintesi su questa materia forse è troppo ardua.
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Mail di Alberto

[omissis] Sono cresciuto in una famiglia strana, i miei dell’omosessualità pensano che sia una malattia psichiatrica che ti femminilizza, in pratica non hanno la più pallida idea di queste cose, un gay, diciamo così, normale nei comportamenti esterni, secondo loro, non può esistere, quindi che io possa essere gay non solo non lo hanno mai pensato ma lo ritengono radicalmente impossibile, perché io di effeminato non ho proprio nulla. La cosa assurda della mia famiglia è invece l’idea fissa, di mia madre in particolare, che i ragazzi abbiano sempre e solo fisse sessuali sulle ragazze, sarà pure vero, ma per mia madre il fatto che il figlio faccia sesso con una ragazza prima del matrimonio è proprio inconcepibile. Loro pensano che io abbia una ragazza. Quando parlo di una collega dell’università mia madre sicuramente presuppone che io abbia per quella ragazza chissà quale interesse sessuale. Ancora adesso mi dice che devo stare attento e che “non devo fare fesserie!” ma per lei fare fesserie significa in pratica solo mettere incinta una ragazza. Adesso si comporta ancora così e pensa che io non abbia portato a casa una ragazza per non darle la possibilità di intervenire e di darmi consigli su un aspetto della mia vita che lei considera tanto importante e dà per scontato che possa essere solo etero. Ma quando ero più giovane, 14/15/16 anni, mia madre si impicciava pesantemente delle mie amicizie femminili, invitava a casa mia le mie amiche e le sottoponeva ad una specie di interrogatorio, era una cosa che non sopportavo. Quanto ai ragazzi invece i miei non si sono mai impicciati di nulla, mi hanno solo messo in guardia, ma di rado, verso quelli che parlavano troppo di ragazze, perché, secondo loro, mi potevano portare su una brutta strada. In pratica tra i 14 e i 16 anni tutto quello che riguardava le ragazze doveva passare al vaglio di mia madre mentre dei amici maschi non si impicciavano. A 14 anni mi ero preso una cotta per una mia compagna di scuola, cioè, meglio dovrei dire che stavo molto bene con lei ma non mi sentivo attratto sessualmente. La masturbazione l’ho scoperta a 15 anni, un po’ tardi lo so, ma al tempo della mia prima cotta diciamo che la sentivo soprattutto come una cosa bella, mi piaceva stare con quella ragazza anche se non sapevo darmene un perché. Poi mia madre ha capito quello che, secondo lei, stava succedendo e si è messa in mezzo pesantemente: “Ma chi è? Ma i genitori li conosci? Perché non la inviti qui a casa?” ecc. ecc., in pratica me l’hanno fatta odiare. Lei era una ragazza molto carina ma quando ha capito che la volevo/dovevo portare a casa mia per farla conoscere ai miei non ne ha proprio voluto sapere e mi ha guardato come se il mio modo di fare fosse strano. Allora la cosa mi diede molto fastidio perché io pensavo di avere fatto tutto come va fatto, cioè come mi diceva mia madre. Poi ho capito che in effetti ero forse succube di mai madre e che lei se ne era resa conto. Diciamo che dopo di allora fantasie sulle ragazze non ne ho avute più ed è avvenuta la mia scoperta della omosessualità. È successo nell’estate in cui ho compiuto 15 anni, al mare. Stavo in campeggio con i miei e con mia sorella. Ci fermavano quasi un mese in campeggio e dopo qualche girono potevo familiarizzare con gli altri ragazzi. Avevo conosciuto un altro ragazzo che aveva 16 anni e i miei mi lasciavano molto libero perché stavo con lui e loro di lui si fidavano. Effettivamente era un bravissimo ragazzo che sembrava più grande della sua età. Passavo con lui tutta la giornata, dalla mattina alla sera tardi, stavo bene, mi sentivo a mio agio, mi faceva sentire più grande ma non parlava mai di ragazze. Era pudico fino all’incredibile, un po’ l’opposto mio, che allora non avevo nessun problema a farmi vedere nudo, forse perché nella nudità non ci vedevo niente di sessuale. Per lui credo fosse esattamente il contrario. Penso che sia stato proprio questo a fare scattare la molla che mi ha fatto entrare nel mondo gay. Facevamo il bagno e dopo andavamo cambiarci in un macchione vicino alla spiaggia. Lì ho cominciato a sfotterlo perché non si levava mai il costume, lui faceva finta di non sentire e allora mi sono buttato su di lui e gliel’ho strappato per forza, allora lui ha reagito e mi ha strappato il mio, poi abbiamo fatto i confronti delle nostre dotazioni e lui è andato in erezione, me lo ricordo come fosse adesso, era rosso come un peperone, poi ha cominciato a masturbarsi e io l’ho imitato, in pratica la masturbazione l’ho scoperta così. Poi per qualche giorno la cosa è andata avanti alla grande, insomma ci siamo masturbati l’un l’altro, poi però è successa una cosa che non mi è piaciuta per niente, lui mi voleva baciare e mi ricordo benissimo che gli ho risposto: “ma questo è da finocchi!” Lui ha fatto finta di niente e non ha insistito ma il nostro rapporto è cambiato radicalmente, abbiamo continuato a fare sesso ma lui non era a suo agio. Dopo tre giorni in questo modo abbiamo litigato furiosamente e ci siamo pure picchiati di brutto. Avevo capito che lui era gay, anche se non me l’aveva detto e di essere coccolato da lui non ne volevo proprio sapere, mi faceva quasi schifo, almeno così gli dissi, anche se poi ho continuato a masturbarmi in pratica fino adesso sul ricordo di quello che avevo vissuto con lui quell’estate. Il punto è questo, non mi sono mai innamorato di un ragazzo. Quando vedo un tipo che mi piace non mi verrebbe mai in testa di baciarlo o di farmi coccolare da lui. Ho letto nel forum che a tanti ragazzi queste cose piacciono addirittura più del sesso, ma per me non è così, io a passare la vita a fianco a un ragazzo non mi ci vedo proprio, mi sembra una cosa innaturale e non mia. In tempi proprio recentissimi c’è stata una cosa importante, ho conosciuto una ragazza e per la prima volta penso di provare per lei dei sentimenti, mi piace starle vicino, la inondo di sms e la chiamo al cellulare tre o quattro volte al giorno (di più non posso perché stiamo ore a parlare), per me è proprio una compagnia gradevole ma c’è un fatto, per lei io provo tenerezza e tanta, ma non proprio un desiderio sessuale come quello che provo per i ragazzi. Io anche se dopo quello che è successo alla spiaggia del campeggio non ho più avuto rapporti fisici con nessun ragazzo, la sessualità di un ragazzo la esplorerei eccome, anzi è una specie di fissa, ma per una ragazza non sento le stesse cose, la sessualità di una ragazza non la conosco affatto e mi sentirei in un imbarazzo tremendo e poi ho provato a masturbarmi pensando a quella ragazza ma è proprio una cosa forzata, sono arrivato fino alla fine ma così, meccanicamente, in pratica non provavo nessun trasporto sessuale. Quello che penso è che mi sono fermato a metà del guado, non mi sento gay perché non mi innamoro dei ragazzi e non mi sento etero perché le ragazze sessualmente non mi dicono nulla. Penso che con una ragazza ci potrei anche stare ma passivamente, cioè accetterei ma farei fare tutto a lei, ammesso e non concesso che ci siano poi dei risultati. Mi sento strano, Project, in una grande incertezza, molto instabile. In pratica non so che direzione devo/voglio dare alla mia vita.
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Chat con Nicola

Nicola scrive: vabbe’ adesso vado al sodo, insomma io penso di essere etero, tu mi chiederai allora perché sto qui, se mi dai un po’ di tempo te lo spiego, ma vorrei partire dal fatto che penso di essere etero. Penso significa che in pratica ne sono convinto o quasi convinto. Dunque, ho sempre avuto delle fidanzatine da quando ero piccolissimo, a 16 anni ho avuto il mio primo vero rapporto sessuale con una ragazza, la mia prima ragazza, ne ho avute tre e con tutte e tre ho avuto rapporti sessuali e da quel punto di vista è sempre andato tutto bene, anche l’autoerotismo era tutto dedicato alle ragazze. Adesso è quasi un anno che non ho più una ragazza. Fino a poco tempo fa fare sesso con una ragazza mi mancava, ma adesso le cose sono cambiare. Faccio attività sportiva, di ragazzi nudi ne vedo tanti tutti i giorni ma non mi sono mai passate per la testa fantasie gay, questo fino a un mese fa, poi è successa una cosa stranissima, in palestra è arrivato un ragazzo nuovo che ha 23 anni, uno meno di me e io ho cominciato a fantasticare su questo ragazzo, proprio a livello sessuale, cosa che non mi era mai successa prima. La sera mi metto sul letto e penso a lui, cioè penso a lui e a me in una situazione sessuale e la cosa mi eccita molto. In pratica non mi masturbo più pensando alle ragazze, o pochissimo, mentre sto benissimo anche solo rimanendo in erezione quando penso a lui senza nemmeno bisogno di arrivare all’orgasmo, succede anche quello ma è proprio il pensarlo sessualmente che mi fa stare bene, penso che stiamo in palestra da soli e ci spogliamo a vicenda e poi ci masturbiamo a vicenda, raramente fantasie di sesso orale. Ti dico, Project, non avrei mai creduto di pensare a un ragazzo in questi termini.
Project scrive: ma con questo ragazzo ci hai parlato?
Nicola scrive: parlato nel senso serio del termine no, perché ho paura, anzi ho la quasi certezza che sia etero, mi sembra così strano che sia io a scrivere una cosa del genere, penso che in pratica il mio interesse per lui sia solo sessuale, non lo so, ma ho questa impressione.
Project scrive: se questo ragazzo ti corrispondesse, cioè se fosse interessato a parlare con te, tu come reagiresti?
Nicola scrive: sarei contentissimo ma credo che sia una cosa impossibile e poi guarda, io lo penso in termini sessuali, questo è vero, anche se le fantasie etero non mi sono passate al 100%, però penso anche che mi piacerebbe abbracciarlo, magari addormentarmi vicino a lui, ma per creare un qualcosa di affettivo bisogna essere in due e io sono solo e allora mi accontento di un po’ di sesso. Se immagino un rapporto di copia con lui, lo penso più o meno come quello con una ragazza, il sesso, va bene, è un’altra cosa, ma penso che l’affetto sarebbe più o meno lo stesso, però non lo so perché non ci ho mai provato e poi penso che se mi capitasse una ragazza che si innamora di me alla fine sarei sempre etero, magari etero con qualche fantasia gay ma essenzialmente etero. E poi con un ragazzo come farei? I miei mi ammazzerebbero, loro mi hanno visto sempre e solo etero al 100% e in effetti penso ancora che sia più o meno così. Per loro la parola gay è come dire depravato. Francamente non mi sono mai sentito omofobo come i miei genitori, non mi ero mai sentito gay fino a un mese fa e non mi ci sento nemmeno adesso anche se qualcosa di strano l’avverto però non ho paura di queste cose, se scopro che sono gay va bene così, quello che non mi piace e l’incertezza e ancora gay non mi ci sento proprio.
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Mail di Federico

Ho letto tutto quello che hai scritto sul peso dell’affettività nel rapporto tra due ragazzi, francamente è molto bello anche se non so quanto possa essere realistico. Cioè, capiamoci, io parlo dal mio punto di vista, cioè dal punto di vista di un uomo sposato 33enne che sta andando in crisi perché ha delle fisse sessuali per un 25enne conosciuto al lavoro. Sia ben chiaro, io sono e mi sento etero, amo mia moglie e la desidero anche sessualmente, però adesso è più di un anno che c’è questo fatto nuovo ed è una cosa che mi destabilizza parecchio. Mi faccio le seghe pensando a un ragazzo. È pazzesco che un uomo sposato faccia queste cose eppure succede. All’inizio mi sentivo in colpa verso mia moglie, ma adesso non mi succede più, io vivo due vite parallele o meglio una vita e mezza, perché il mio essere gay è solo a metà, c’è la parte sessuale, il resto non esiste proprio. Il mio 25enne non l’ho mai considerato un ragazzo di cui potrei innamorarmi, è solo che la sessualità femminile non mi basta più, mi piace moltissimo ma nel mio orizzonte non c’è solo quella, in effetti il mio 25enne lo vedo un po’ nella funzione di un attore porno (lui è un ragazzo serissimo! Anzi addirittura troppo serio) cioè mi eccita. È patologico tutto questo? All’inizio l’ho pensato ma adesso piano piano sono arrivato al punto che se mi faccio le seghe pensando a lui non faccio niente di male, lui non lo sa e non lo saprà mai e mia moglie altrettanto. Quindi dove sta il problema? Che sto facendo di male? Niente! D’altra parte non abbandonerei mai mia moglie, non mi passa nemmeno per l’anticamera del cervello che potrei mettermi con un uomo. Non so come possa evolvere una cosa del genere nel tempo, magari da qui a un anno avrò piantato mia moglie e sarò scappato con lui, ma non mi sembra nemmeno pensabile! E poi, uno come me che cosa è? È gay? Ma da quello che dici tu non sembra proprio. È bisex? Francamente non credo e non mi ci sento proprio. Secondo me uno come me è etero anche se ha qualche piccola fissa sessuale gay, e dico solo sessuale, o meglio solo a livello di seghe perché io con un uomo non ci andrei mai a parte il rischio aids, non è proprio una cosa che mi sembra possibile. Che ne pensi Project?
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SESSUALITA’ GAY E AFFETTIVITA’ ETERO (articolo già pubblicato e poi cancellato)

Mi capita piuttosto frequentemente, nei colloqui con i ragazzi, di trovarmi di fronte a vere forme di scissione tra affettività e sessualità. Non è raro che ragazzi che vivono pulsioni sessuali fortemente o addirittura esclusivamente orientate in senso gay, provino invece attrazione affettiva nei confronti di ragazze, per le quali però vivono forme di interesse sessuale attenuato o fortemente sublimato. Questo fenomeno si riscontra più volte anche nei post del forum ed è confermato dalle statistiche sull’orientamento sessuale di Progetto Gay. Il 23,72% dei ragazzi che hanno fatto il test sull’orientamento sessuale di Progetto Gay (campione di diverse centinaia di ragazzi, ma non rappresentativo della popolazione generale e ad alta concentrazione di gay) dichiara di avere una masturbazione orientata esclusivamente in senso gay, mentre solo il 15,22% dichiara di innamorarsi solo di ragazzi, ma ciò che stupisce ancora di più è che a fronte di un 11,68% di ragazzi che dichiarano di avere una masturbazione orientata esclusivamente in senso etero, ben il 27,26% dichiara di innamorarsi solo di ragazze. Dalle statistiche dell’orientamento sessuale per età si deduce che nello stesso campione la percentuale di masturbazione gay varia poco con l’età mentre tende ad aumentare la percentuale di masturbazione etero e, contemporaneamente, diminuisce notevolmente la masturbazione bisex (con fantasie talvolta etero e talvolta gay). La sessualità si polarizza con gli anni e tende a seguire non la tendenza masturbatoria gay ma quella affettiva etero. Voglio dire che una percentuale di ragazzi più giovani tende a provare un’affettività etero nonostante la masturbazione gay, per loro la dimensione omosessuale ha solo contenuti strettamente sessuali mentre quelli affettivi sono riservati del tutto o quasi alle ragazze. La sessualità di questi ragazzi tende ad evolvere nel tempo, la tendenza affettiva eterosessuale piano piano si sessualizza e la tendenza alla masturbazione etero aumenta. Mentre l’affettività etero si arricchisce anche di contenuti esplicitamente sessuali, la tendenza gay sul piano strettamente sessuale tende ad essere recessiva. Questa è la ragione di fondo per cui, per ritenere un ragazzo gay la masturbazione è indicativa ma non risolve il problema in via definitiva ed è necessario per dire che un ragazzo è gay non solo che abbia una sessualità masturbatoria gay, ma che abbia un’affettività gay, cioè che si innamori di ragazzi. Come per parlare di orientamento sessuale gay è necessario che si riscontrino insieme una tendenza pressoché esclusiva alla masturbazione con fantasie gay e anche una tendenza affettiva pressoché esclusiva all’innamoramento verso ragazzi, così per parlare di reale bisessualità occorre che un ragazzo abbia una masturbazione che contempli sia fantasie etero che fantasie gay, anche in proporzione diversa, e che si innamori di fatto a livello affettivo sia di ragazzi che di ragazze. Intendo dire che in un orientamento sessuale definito, cioè stabile, sia esso, gay, etero o bisex in vario grado, le pulsioni strettamente sessuali sono sempre associate alla tendenza ad innamorarsi delle stesse persone per le quali si provano pulsioni sessuali. La bisessualità non è un fenomeno analogo alla dissociazione tra affettività e sessualità. In buona sostanza un etero si innamora affettivamente e sessualmente solo di ragazze, un gay si innamora affettivamente e sessualmente solo di ragazzi, un bisex si innamora affettivamente e sessualmente sia di ragazzi che di ragazze. In queste situazioni affettività e sessualità interagiscono in modo organico e tendono a indirizzare un ragazzo in modo globale, sia a livello affettivo che sessuale, verso altre persone. La dissociazione tra affettività e sessualità non è una forma di bisessualità ma è una realtà completamente diversa. Ci tengo a sottolineare che non si tratta di fenomeni patologici ma di realtà che toccano percentuali significative della popolazione. Come accade anche per l’omosessualità e per la bisessualità, la dissociazione tra effettività e sessualità può portare a stati di sofferenza anche consistenti se l’ambiente sociale è costrittivo e adotta modelli di sessualità rigidi, ma la sofferenza non viene neppure dalla scissione tra affettività e sessualità ma appunto del clima sessualmente repressivo. Statisticamente la dissociazione tra affettività e sessualità è un fenomeno rilevante, come è evidente dalle statistiche di Progetto Gay. La discordanza tra orientamento della masturbazione e orientamento affettivo è notevole ma tende a diminuire con i passare degli anni e parecchi ragazzi che pur innamorandosi di ragazze avevano una masturbazione gay, pino piano tendono a orientasi anche sessualmente in direzione etero. Circa il 5% dei ragazzi tra i 14 e i 18 anni che hanno partecipato al sondaggio di Progetto Gay sull’orientamento sessuale tende a orientasi in direzione definitivamente etero col passare del tempo. Devo sottolineare che i ragazzi considerano in genere la scissione tra affettività e sessualità come una forma di bisessualità e tendono a considerasi gay o almeno bisex soprattutto per effetto della masturbazione gay. Interpretare questi fenomeni non è facile perché si tratta di cose che partono da ragazzi che si considerano sostanzialmente gay e che poi pian piano, non realizzando in dimensione gay il loro mondo affettivo si sentono attratti a livello affettivo dalle ragazze e piano piano scoprono anche una sessualità etero che per loro è appagante.
Nei colloqui con i ragazzi sono emersi elementi che mi inducono a cercare di dare un’interpretazione dei fatti che potrebbe almeno in una buona percentuale dei casi essere realistica, il tutto naturalmente va preso con beneficio di inventario.
In diverse situazioni di dissociazione tra affettività e sessualità, si rileva nello sfondo la presenza di una famiglia di tipo molto rigido in campo sessuale e di figli che si sono sentiti in età adolescenziale ipercontrollati. Le loro amicizie femminili venivano valutate e giudicate dalla famiglia che tendeva e esercitare un controllo sulla sessualità dei figli, presupposta in modo automatico esclusivamente etero. Prediche sul modo di comportarsi con le ragazze, tentativi di sapere come si comporta il figlio con le ragazze, tendenziale invadenza nei rapporti del figlio con l’altro sesso, per contro nessun interesse alle amicizie maschili del figlio fin dalla prima adolescenza. Se esci con gli amici maschi, tutto ok, se esci con una ragazza devi dire ai genitori chi è, dove vai, quando torni, ecc. ecc.. La mancanza di libertà in campo sessuale etero porta talvolta i ragazzi a cercare di realizzare la loro libertà dalla famiglia proprio nell’ambiente delle amicizie maschili. Mentre per un ragazzo che può avere una vita affettiva e sessuale etero tendenzialmente libera dal controllo della famiglia, le amicizie sono solo una parte della vita effettiva, e non quella che polarizza la sessualità, per i ragazzi che non hanno alcuna libertà nei loro comportamenti affettivi e sessuali etero, le amicizie di altri ragazzi costituiscono un ambiente estremamente gratificante proprio perché del tutto estraneo alla famiglia. Accade spesso che, anche in gruppi di ragazzi sostanzialmente etero, si creino forme di affettività speciale e molto stretta non necessariamente sessualizzata, le cosiddette amicizie particolari (il migliore amico). Per un ragazzo che non ha altre valvole di sfogo sessuale le amicizie particolari assumo facilmente una coloritura sessuale. Episodi abbastanza comuni in ambiente di adolescenti etero, come il masturbarsi insieme guardando un porno etero, diventano, per un ragazzo che si sente costretto dalla famiglia nella sua sessualità, un modo per avere un proprio privato in cui la famiglia non può entrare, una sessualità che è finalmente sottratta al controllo familiare. Le fantasie sessuali sugli amici e la masturbazione in chiave omosessuale finiscono per dominare la scena e per un lungo periodo il ragazzo si può considerare realmente gay, tuttavia siccome questa sua tendenza sessuale non può essere dichiarata né tanto meno condivisa, viene vissuta solo a livello di masturbazione, anzi il ragazzo avverte netta la differenza tra il suo modo di vivere le esperienze para-sessuali con gli amici, tipo la nudità nella doccia della palestra, e il modo di vivere quelle stesse esperienze da parte degli amici, e questo tende a confermarlo nell’idea di essere gay. Tuttavia la morale sessuale della famiglia rende praticamente impossibile per il ragazzo accettare l’idea di un rapporto affettivo di coppia con un altro ragazzo che comporterebbe il portare l’omosessualità dal livello masturbatorio al livello di condivisione e di scelta consapevole e coraggiosa. Talvolta si arriva anche a veri esperimenti sessuali con altri ragazzi ma in situazioni che non siano in nessun modo accessibili alla famiglia e con contati solo a fini sessuali. Da questa fase e dalla maggiore consapevolezze che l’omosessualità non affettiva non è realmente gratificante nasce un senso di profonda insoddisfazione o di svalutazione della sessualità che si riduce a sola tecnica. Sono queste le fasi più acute della dissociazione tra affettività e sessualità. In queste situazioni i ragazzi divengono di nuovo (ormai sono pienamente adulti, 22, 23, ma anche 25 anni oltre) particolarmente sensibili ad un contatto affettivo etero. E’ ovvio che dopo essersi abituati attraverso anni di masturbazione gay ad avere fantasie omosessuali, l’approccio con la sessualità etero è vissuto come problematico, ma quell’approccio ha dalla sua una dimensione affettiva profonda e soddisfacente che il ragazzo non aveva conosciuto in ambiente gay. Comincia così un cammino di riunificazione di sessualità e affettività che può durare anche due o tre anni, durante i quali lentamente ma progressivamente le fantasie gay cedono e la sessualità etero, congiunta all’effettività guadagna terreno. Bisogna dire subito che il processo è delicato e, per esempio, un’esperienza traumatica in ambiente etero può interromperlo, come potrebbe interromperlo anche un innamoramento gay vero e profondo. Si tratta di fasi transitorie importanti della definizione della sessualità nelle quali, anche se statisticamente l’evoluzione avviene prevalentemente verso la sessualità etero, non è affatto detto che non avvenga il contrario. Una sola idea va tenuta ben presente e cioè che la sessualità non deve mai essere forzata. La dissociazione tra affettività e sessualità rappresenta una fase evolutiva che, lo ripeto, non ha nulla di patologico e che deve essere vissuta per quello che è assecondando la propria affettività e la propria sessualità spontanea, senza farsi troppi complessi e mettendo da parte ogni visione astratta e preconcetta di sé sia in chiave etero che in chiave gay. L’ansia è la peggiore nemica della sessualità, quindi chi si trova in situazioni del genere non le consideri come un problema da risolvere. Le questioni di orientamento sessuale sono problemi solo nella misura in cui le si considera tali.
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sabato 26 giugno 2010

DA PRETESO ETERO A GAY A 30 ANNI

Ciao Project,
31 anni, quasi sposato, dico quasi perché alla fine non ce l’ho fatta, secondo quanto avevamo programmato con la mia ex ci  mancavano sei mesi al matrimonio. Prima pensavo che l’idea di sposarmi avrebbe messo fine ai miei problemi, ma cominciavo a sentirmi in trappola, alla mia ex non avevo detto nulla. Secondo lei andava tutto benissimo perché con lei riuscivo ad avere dei rapporti soddisfacenti, anche sessuali, ma io immaginavo di stare con un ragazzo e solo così riuscivo ad eccitarmi. In pratica la pensavo del tutto priva della sua femminilità e anche dotata di attributi sessuali maschili. Più mi rendevo conto che non era così e peggio stavo. Lei mi desiderava e faceva di tutto per eccitarmi, la risposta fisica c’era ma io non la desideravo. Non abbiamo mai avuto rapporti penetrativi, non ce l’avrei proprio fatta, insomma provavo quasi un senso di repulsione mi sembrava una violenza su me stesso, e così a sei mesi dalla scelta definitiva ho detto a lei, ma anche alla sua famiglia e alla mia, che non mi sentivo di sposarmi. Apriti cielo quello che è successo! Mia madre ha pensato che io avessi un’altra ragazza e lo ha pensato anche la mia ex, mi hanno tempestato di domande di tutti i tipi, le hanno pensate tutte ma l’idea che io potessi essere gay non li ha neppure sfiorati. Con lei e con la sua famiglia la rottura non poteva essere più traumatica di come è stata, coi miei le cose sono andate diversamente, per mia madre la mia ex aveva ragione a pensare che io la tradissi, per mio padre se non me la sentivo ho fatto bene a troncare prima. Ma al punto in cui sono la situazione è ferma, si aspettano da me che io porti a casa un’altra ragazza, secondo loro la cosa è ovvia e necessaria, ma in realtà non solo non ho nessuna ragazza da portare a casa ma dovrei portare a casa un ragazzo e per di più pure molto più giovane di me, dieci anni meno di me. Se facessi una cosa simile non immagino nemmeno la reazione. Che io sia gay sicuramente non se lo aspettano proprio e che io possa stare con uno che ha dieci anni meno di me meno ancora, anche se tra mio padre e mia madre ci sono 16 anni di differenza, ma loro sono etero e la cosa è considerata normale. Il mio ragazzo l’ho incontrato un anno fa. Ci siamo conosciuti sul treno, abbiamo fatto insieme casualmente un viaggio fino in Ungheria. Buona parte del viaggio è stata di notte, in un treno quasi deserto, sulla carrozza ci saranno state 5/6 persone e avevamo un scompartimento solo per noi. Abbiamo parlato parecchio, poi si è addormentato sui sedili ed era proprio bellissimo stare di fronte a lui, che, tra l’altro, è anche un gran bel ragazzo. Poi si è svegliato e abbiamo ricominciato a parlare, inevitabilmente di ragazze (discorso avviato da lui) e mi ha detto che non era il suo genere. L’ho guardato stupito e lui mi ha chiesto: “e tu?” e a quel punto gli ho detto la verità. L’imbarazzo ma anche l’interesse reciproco è stato enorme, mi ha chiesto delle mie esperienze a livello sessuale e gli ho detto che non ero mai stato con nessuno, salvo un po’ di petting, anche spinto, con la mia ex, e mi ha risposto che anche lui non era mai stato con nessuno ma che voleva che succedesse solo se si fosse innamorato veramente e fosse stato ricambiato. Ci siamo scambiati i numeri di cellulare. Mi ha detto tante cose anche della famiglia, insomma si è creato un bel clima. Abbiamo parlato fino all’arrivo. Lui è sceso prima di me. Qual viaggio mi ha letteralmente sconvolto la vita. Speravo con tutte le mie forze che mi richiamasse e così è successo, poi ci siamo visti spesso quando è tornato in Italia perché abita in una città che sta a 20 minuti di treno dalla mia. Quindi abbiamo passato sempre la domenica insieme. Mi faceva una tenerezza infinita e lo desideravo eccome anche a livello sessuale ma dato quello che mi aveva detto non ho mai fatto un passo che potesse metterlo in difficoltà. All’inizio non gli avevo detto nulla della mia ex, ma poi ho dovuto dirglielo e lì ho capito che si era innamorato di me. Ha reagito proprio con manifestazioni di panico, era preoccupatissimo, mi diceva che non dovevo mettermi nei guai ma parlava sempre di me e mai di sé, alla fine mi ha detto chiaro che il suo sogno sarebbe stato stare con me, proprio perché con lui non ci avevo provato spudoratamente e mi ha baciato per la prima volta. Dopo due giorni ho troncato con la mia ex. Ho desiderato tantissimo fare sesso con lui ma per mesi non l’ho mai fatto perché mi sentivo come se in qualche modo stessi per fare una cosa sbagliata. Ci vedevamo, uscivamo, stavamo benissimo insieme, io ero tentatissimo ma cercavo di evitare, poi alla fine ci siamo arrivati. Ha preso lui l’iniziativa e io l’ho lasciato fare. Non è stata una cosa di sesso, era un’esigenza profonda sia sua che mia. Quando lo abbracciavo provavo un trasporto totale, non ho mai avuto il minimo dubbio che il mio ragazzo potesse essere solo lui. Con me è tenerissimo ma anche molto deciso, ha le sue idee in testa e questo mi piace molto, diciamo che sono anche contento che in pratica le scelte le fa soprattutto lui, perché alla fine fa quello che vorrei fare io anche se magari non avrei il coraggio di dirlo. Con lui sto bene e penso che lui stia bene con me (lui sa di questa mail, gliela ho fatta leggere). Ma arrivati a questo punto che si fa? Io penso che ormai siamo una coppia vera ma lui sta all’università e ne avrà per anni, io ho un lavoro precario e non so mai che succederà da qui a sei mesi. Come possiamo pensare a una vita in due? I suoi di lui non sanno nulla ma non la prenderebbero bene, tanto più perché ho 10 anni più di lui. In pratica abbiamo ancora bisogno dell’appoggio delle nostre famiglie per un bel po’ di anni. Lui non mi sembra preoccupato per questo, dice che quello che conta è che io ci sia e che il fatto che gli altri sappiano può essere solo un problema in più non una libertà in più. Di coming out non ne vuole assolutamente sapere e nemmeno di fare progetti a troppo lunga scadenza. Io lo vorrei sempre con me e invece ci si vede al massimo una volta alla settimana, Non mi lamento, per carità, anzi mi ritengo veramente fortunatissimo ma sogno di poter vivere con lui, in una casetta tutta nostra, di potermi addormentare stringendolo fra le braccia, ma adesso la situazione è di stallo totale e resterà così per anni. Un po’ di malinconia me la sento dentro, perché ho trovato un ragazzo meraviglioso ma non posso vivere con lui la vita che vorrei e che vorrebbe anche lui.  E invece potrebbe essere così facile vivere una felicità totale!
Un abbraccio Project. Se vuoi pubblica la storia, lui è d’accordo.
Ex viaggiatore solitario
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venerdì 25 giugno 2010

RICOSTRUIRE UNA SESSUALITA’ GAY

Ciao Project,
è circa un mese che ho scoperto progetto gay. Ci torno tutti i giorni anche più volte. Avevo pensato di scriverti ma poi non lo avevo fatto. Ma ho letto il tuo post sui condizionamenti inconsci e ho pensato di rompere il ghiaccio. Sono giovane ma non più giovanissimo ho 28 anni e condizionato mi ci sento fino al midollo. Diciamo che sono un ex-etero, nel senso che fino a 24 anni ho fatto di tutto per farmi piacere le ragazze (psicologo che mi aveva detto che era non so che blocco, ma lasciamo perdere), totale isolamento volontario dagli altri ragazzi, li evitavo per non pensare a loro sessualmente, e perfino tentativi di eccitarmi con porno etero. Ho avuto (si fa per dire) anche una ragazza, scelta tra le meno aggressive, ho provato ad accarezzarla, a tenerle la mano, a fare un po’ di petting, io su di lei, ma mi veniva del tutto innaturale. Non ho mai avuto nessuna fantasie etero, proprio mai. La masturbazione al’inizio, 13/14 anni, la vivevo benissimo perché non capivo che cosa fosse e poi era una cosa essenzialmente fisica, quando poi a 15 anni ho realizzato che in effetti potevo essere gay, e anzi masturbarmi sui ragazzi voleva dire proprio quello, è cominciata la repressione totale anche in quel campo. Andavo in chiesa tutti i giorni per cercare di crearmi l’obbligo di non pensare al sesso e qui la cosa ti potrà sembrare strana perché alla fine ci sono riuscito, ho smesso di masturbarmi praticamente fino ai 25 anni. Ho letto le cose che hai scritto sulla masturbazione e adesso comincio a capire, ma fino a tre anni fa ero talmente condizionato, o meglio mi ero talmente auto-condizionato che ero arrivato addirittura a non avere una vita sessuale, e ne ero fiero, mi sembrava di avere realizzato una cosa importantissima, a scuola andavo bene e all’università lo stesso. Capisco col senno di poi che era tutta un ‘assurdità però allora mi sentivo un superuomo. È andata avanti così fino ai 24/25 anni, quando mi sono preso la mia specialistica in una materia scientifica e in modo brillante, adesso lavoro nell’università e le prospettive sono buone, anzi molto buone. Non dico questo per vantarmi ma per sottolineare che, diciamo così, la totale repressione della sessualità mi ha portato anche dei vantaggi che però sto cominciando a pagare a carissimo prezzo. Ti spiego.  Dopo laureato il professore mi ha incaricato di seguire uno studente che faceva la tesi sulla mia materia e si doveva laureare dopo sei mesi, lui aveva 24 anni e io 25, capisci dove sto andando a parare? Lui doveva fare la tesi e io lo seguivo, in un certo senso avevo un potere su di lui, passavamo le giornate insieme in laboratorio per via della tesi e alla fine si è creato un rapporto strano, giocato tutto sul non detto. Io cercavo di mantenermi professionale il più possibile e lui mi trattava con molto rispetto, poi la cosa si è sciolta un po’. Stare vicino a questo ragazzo per me è stato un inferno. Cercavo di incontrarlo solo quando in istituto c’era gente e cercavo di defilarmi in ogni modo possibile, lo avvertivo come un pericolo per la mia stabilità, stava prendendo giorno dopo giorno un certo potere su di me e qualche volta si sono create delle situazioni imbarazzanti, non ti credere chissà che cosa, solo sguardi, occhi negli occhi oppure sorrisi che non ti spieghi. È stato proprio allora che ho provato con la ragazza e l’esperienza è stata deprimente. Finalmente si è laureato e per me è stata proprio come una liberazione, ma è durata poco. Tre giorni dopo la laurea mi ha richiamato e mi ha detto che avrebbe avuto piacere di invitarmi a cena, io prima ho detto di sì, poi ho cercato una scusa e non ci sono andato e la sera stessa lui mi ha mandato un sms: “Dai, non avere paura, non scappare …” Questo sms mi ha messo addosso uno stato di agitazione terribile, pensavo che lui avesse frainteso (capito) quei momenti di imbarazzo e l’idea che lui potesse capire qualcosa della mia sfera sessuale non la sopportavo proprio. Non gli ho risposto e lui l’indomani è tornato alla carica con un altro sms: “Passo domani all’università quando esci. Non scappare via!” Questo messaggio mi innervosiva ma per dire la verità mi metteva addosso anche altri sentimenti che non avevo mai provato. Nessuno si era mai interessato di me prima d’ora per cose che non fossero di lavoro o di studio, ma io sapevo benissimo che lui stava cercando me come persona, cosa bella sì, ma sconvolgente. Insomma, arriva il momento di incontrarlo, mi chiede un passaggio a casa sua, non era mai successo, ma dico di sì, sale in macchina, io temo che mi faccia domande imbarazzanti ma fa tutto lui, in pratica mi dice che è gay e che pensa di essersi innamorato di me. Io reagisco male e lo prego di scendere, di lasciarmi andare e di non chiamarmi mai più, lui sembra non credere alle mie parole ma io alzo la voce e lo faccio scendere, mi guarda alzando le mani e non dice una parola. Ma io ero sconvolto perché ero andato in erezione mentre parlavo con lui. Tornato a casa mi sono buttato sotto la doccia gelata, poi ho ripensato a lui e non sapevo che fare ma l’erezione è tornata e per la prima volta non ho cercato di non pensare a lui, anzi ci pensavo con tenerezza e con tenerezza sessuale. Ho preso il cellulare, volevo mandargli un sms ma l’ho chiamato e abbiamo parlato. Gli ho chiesto scusa e ho cercato di prolungare la conversazione e così siamo stati a parlare per quasi due ore e io ero sempre in erezione. Della mia sessualità non gli avevo detto nulla. Ci siamo lasciati con la promessa che la settimana successiva saremmo andati a prendere una pizza insieme. Chiuso il telefono mi sono masturbato pensando a lui. Sul momento è stato bellissimo, poi ci sono stato malissimo perché avevo interrotto un mio modo di essere che durava da tanti anni e lo avevo fatto pensando a un ragazzo, ma d’altra parte ero anche cosciente che ormai non c’erano più dubbi, ero gay, anche se in fondo lo sapevo benissimo anche prima. Siamo poi andati a prendere quella benedetta pizza e da allora ci vediamo sistematicamente e pranziamo insieme due volte alla settimana, ormai è diventata una tradizione consolidata. Mi ha raccontato della sua vita di ragazzo gay e la sentivo pericolosamente simile alla mia per diversi mesi non gli ho detto nulla di me poi è successa una cosa che in pratica è come dichiarasi, mi ha preso la mano e l’ha stretta tra le sue per un tempo lungo, dopo questo gesto non c’è stato bisogno di altro, secondo lui, quando ormai ci conoscevamo da quasi due anni, era ormai tempo almeno per darsi un bacio. Io lo desideravo, ma temevo di poter perdere il controllo e poi mi venivano in mente altri pensieri che sono veramente assurdi e indegni di una persona che si ritiene intelligente. Mi chiedevo come sarebbe stato state con lui sessualmente, provavo ad immaginare come ce l’avesse e mi dicevo che poi magari in pratica sarebbe stato del tutto diverso da come me lo immaginavo io e pensavo che una cosa del genere avrebbe potuto mettere tutto in crisi. Prima di leggere il tuo forum avevo idee un po’ strane sui gay, pensavo magari che mi sarei sentito costretto da lui a fare cose che non avrei voluto fare. Gli ho detto di no, cioè che non volevo fare sesso con lui e gli ho chiesto di fare il test hiv, lo abbiamo fatto insieme ed era negativo e non sapevo che altro inventarmi e gli ho detto tutto. Mi ha solo abbracciato e mi ha detto che mi voleva bene e che per lui in fondo il sesso non è la cosa più importante. Anche qui, sul momento, ho provato un attimo di sollievo ma subito dopo è subentrata la delusione perché un’insistenza sessuale da parte sua io la desideravo, e gliel’ho detto e adesso siamo a questo punto che mi sento del tutto bloccato, mi masturbo ogni girono pensando a lui ma non credo che riuscirei mai ad avere rapporti sessuali con lui. Gli ho detto che non mi sarebbe piaciuta la penetrazione e mi ha risposto che sono cose alle quali non ha mai pensato. Abbiamo parlato delle nostre fantasie sessuali e sono molto simili ma per lui la possibilità di viverle in coppia evidentemente esiste, per me è come pensare di superare una montagna, mi sento bloccato e non so nemmeno io da che cosa. Mi sento gay, questo sì, un passo avanti l’ho fatto, penso e desidero di fare l’amore con quello che ormai considero il mio ragazzo e che amo perché è un ragazzo veramente meraviglioso, ma ho ancora una maledetta paura del sesso. Diciamo che stiamo facendo piccoli progressi e che lui ha una pazienza infinita e probabilmente riuscirò a sbloccarmi, in effetti adesso penso e faccio cose che anche solo sei mesi fa non avrei mai fatto né pensato. Ma se non avessi trovato lui per me la sessualità sarebbe stata un territorio inesplorato in via definitiva e avverto ancora dentro di me tante resistenze a vivere la sessualità come dici tu. La cosa che mi dispiace di più è fare soffrire il mio ragazzo che qualche volta, secondo me, pensa che io non lo ami abbastanza oppure di non essere capace di coinvolgermi in modo adeguato. È proprio quando lo vedo giù di morale che riesco a fare qualche passo avanti col sesso e sono cose di una dolcezza incredibile.
Project, se avessi trovato progetto gay cinque anni fa probabilmente avrei vissuto in un altro modo, meglio o peggio non lo so, ma in un altro modo, ma ora voglio riconquistare la mia sessualità perché mi si sta aprendo un mondo che non avrei mai immaginato.
Project, ho riletto questa mail ed è sufficientemente generica da salvare la privacy, quindi se pensi che possa servire a qualcosa pubblicala. Grazie per quello che inconsapevolmente hai fatto anche per me.
Un abbraccio
A.D.
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giovedì 24 giugno 2010

GAY E CONDIZIONAMENTI INCONSCI

Questo post è volto ad identificare il peso dei condizionamenti inconsci sulla vita dei ragazzi gay.
Mi capita spesso nel parlare con ragazzi gay di riconoscere nei loro atteggiamenti, come anche nei miei, il risultato di condizionamenti ambientali inconsci fortemente interiorizzati.
Parto da una osservazione apparentemente banale. L’educazione, fin dalla più tenera età, è differenziata per sesso ed è in pratica totalmente orientata verso l’eterosessualità. Le coppie che compaiono tra i personaggi di Disney sono tutte eterosessuali. Nei libri scolastici gli accenni alla omosessualità sono minimi se non del tutto omessi, quando va bene sono di natura formale ma più volte il contesto spinge a considerare l’omosessualità in termini di vizio o di patologia.
Nonostante i ripetuti richiami del Consiglio d’Europa a mettere da parte qualsiasi forma di discriminazione sessuale e a garantire l’equiparazione delle unioni omosessuali al matrimonio, ancora sono fortissime le resistenze in questi campi anche perché queste resistenze, più o meno strumentali, sono elementi importanti per ricercare consenso.
La corte di Cassazione ha ritenuto, per molti aspetti doverosamente, che dare del “gay” a una persona costituisce ingiuria, il che non fa che confermare che l’omosessualità e considerata un disvalore.
La stessa invisibilità della stragrande maggioranza dei gay è segno palese del fatto che quelle persone si sentono a rischio o quantomeno marginalizzate dal contesto sociale.
Per un ragazzo etero che crescendo comincia a provare le prime pulsioni sessuali e le prime forme di innamoramento, la sessualità è una realtà della quale è possibile parlare in modo decisamente libero nel gruppo di pari. Per un ragazzo gay della stessa età la sua sessualità è un tabù assoluto, non solo nel senso che è intesa come cosa della quale bisogna ben guardarsi dal parlare con gli altri, ma addirittura nel senso che è cosa che deve essere repressa per cercare di realizzare un orientamento etero che è visto come l’unico legittimo.
La chiesa e anche di molti altri gruppi religiosi non fanno che condannare l’omosessualità come “grave depravazione”, “funesta conseguenza di un rifiuto di Dio”,“mancanza di evoluzione sessuale normale”, “costituzione patologica”, “comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale”. Queste espressioni sono il segno di una assunzione di tipo dogmatico in materia di omosessualità e quindi il segno di un rifiuto di qualunque confronto serio in materia. Sottolineo che un confronto, per essere serio, deve prevedere anche la possibilità di modificare le proprie posizioni.
Aggiungo ancora che i media, praticamente tutti, con rarissime eccezioni, presentano immagini della omosessualità radicalmente false che servono a fare spettacolo e a gratificare la maggioranza del pubblico confermandola nei suoi pregiudizi.
Esistono anche opere cinematografiche serie in tema di omosessualità ma purtroppo sono di fatto fruite dai soli omosessuali e nel mondo etero sono considerate stranezze e nessuno le prende seriamente.
In un clima del genere, un ragazzo che cresce e si trova di fronte alla propria omosessualità è chiamato a maturare in fretta e a costruire una propria morale, dato che quella comune non è compatibile con la sua omosessualità. Tra i gay è facile trovare ragazzi che hanno forte indipendenza di giudizio e che sono poco condizionabili, ma il cammino che ha portato questi ragazzi a costruire un loro mondo di valori è spesso contorto e molto faticoso.

L’omosessualità non si sceglie ma si accetta. Il verbo accettare in questa frase non significa subire come una condanna, e nemmeno semplicemente subire, accettare significa considerare l’omosessualità come parte essenziale della propria persona, essenziale nel senso di irrinunciabile, il che vuol dire che “io” se non fossi “gay” non sarei più io.
Mi capita abbastanza spesso di incontrare ragazzi che si sentono sbagliati, che vivono la loro omosessualità come una parte di sé da reprimere, da eliminare, ragazzi che per non perdere l’affetto dei loro genitori si dicono disposti addirittura a negare la propria sessualità, ragazzi che, preso atto della netta condanna della omosessualità da parte della loro religione si dicono disposti a negare se stessi in nome dell’adesione è concezioni che come gay li considerano negatori di Dio, privi di evoluzione sessuale normale, casi patologici, persone che possono realizzarsi nella fede solo negando radicalmente la loro sessualità
In alcuni casi questi ragazzi finiscono per aprire gli occhi, ma non è raro che permangano condizionamenti profondi. È quasi incredibile quanto l’idea di stare facendo qualcosa di intrinsecamente cattivo e di non condivisibile possa avvelenare la sessualità con sensi di colpa e possa destabilizzare la vita di un ragazzo.
Che cosa, in fondo porta tanti ragazzi a Progetto Gay? La risposta è semplice: è il fatto che possono confrontarsi con altri ragazzi in modo non pregiudiziale, in un clima non ideologico, in un confronto non di idee ma di esperienze.
È difficile uscire dai condizionamenti inconsci seguendo ragionamenti ai quali si è abituati a rispondere con altri ragionamenti in una serie infinita. Non sono i ragionamenti che permettono di superare i condizionamenti e i pregiudizi, l’ho imparato per esperienza, è necessario vedere come vivono gli altri, che scelte fanno in concreto. Per capire che un gay non è un marziano verde ma un ragazzo come tutti gli altri c’è solo una strada e consiste nel conoscere dei ragazzi gay, prima in chat e poi, perché no, anche di persona. Ma per conoscere un ragazzo gay con cui confrontarsi in modo serio non si può andare a cercarlo in una chat erotica o in un sito di incontri. Quello che la gente in linea di massima associa alla parola gay non ha proprio nulla a che vedere con la realtà della stragrande maggioranza dei ragazzi gay.
Per un ragazzo gay due cose sono fondamentali: 1) trovare una propria strada per mettere da parte pregiudizi e condizionamenti. 2) mantenere una dimensione di sano realismo, ossia tenere ben saldi i piedi per terra, in altri termini: prudenza!
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domenica 20 giugno 2010

FANTASIE GAY E INIBIZIONI IN PALESTRA

Ciao Project,
ho letto qua e là il forum e mi sono pure impegnato a fare qualche ricerca su tutto progetto gay, che è veramente una cosa enorme. Una cosa ho notato, che l’aspetto proprio dell’attrazione sessuale non dico che è trascurato, ma che per te sembra quasi secondario rispetto alla parte affettiva. Non dico che i sentimenti non siano fondamentali, per carità, ma penso che in qualche modo vengano dopo e che se verso un ragazzo non hai un appeal sessuale vero, alla fine, non ci sono sentimenti che possono sostituirlo. Io ho 23 anni, se ti dicessi che penso soprattutto ai sentimenti sarei un ipocrita. Al sesso ci penso eccome, ne sento proprio la necessità. Sarà perché non sono mai stato con un ragazzo, ma una cosa simile me la sogno spessissimo e me la sogno in termini di sesso prima che di sentimenti, dopo verranno anche quelli, magari insieme, ma non prima dell’attrazione sessuale. Non mi sento gay al 100% ma al 200% perché per me i ragazzi, cioè certi ragazzi, hanno un’attrattiva sessuale fortissima e non me li tolgo più dalla testa, sono, penso tutti o quasi tutti etero ma in effetti questo allo stadio al quale sto io è secondario, non me ne innamoro ancora, mi piacerebbe sì, ma tanto non succede, ma non è che per questo li metto da parte, per me diventano delle immagini sessuali importantissime, ci faccio sopra tutti i miei film, lo so benissimo che sono solo film e che con loro non ci sarà mai nulla di concreto, ma perché dovrei rinunciare perfino alla fantasia? Solo per il fatto che tanto resterà fantasia? Ma lo so benissimo e questa fantasia me la voglio godere, diciamo come quando vai a vedere un film, lo sai che non è vero ma ti piace lo stesso, ti trascina lo stesso. Di porno ne sono stufo, ne ho visti troppi e adesso a cercane qualcuno che mi dica qualcosa ci metto una marea di tempo, in pratica me ne potrà piacere meno di uno su 100. Quindi non dico basta coi porno, però il sesso lo voglio cercare in un altro modo. Allora che ho fatto, circa tre mesi fa, mi sono iscritto in palestra a un centro sportivo bellissimo vicino casa mia (e si paga pure poco). Ci vado tre volte alla settimana, dalle quattro in poi e ci posso restare fino alle 21.00. Quello è per me una specie di paradiso. Ci sono persone di tutte le età , ma di ragazzi che ci vanno ce ne sono un’infinità e cambiano a seconda degli orari e dei turni. Di brutti in pratica non ce ne sono, ma circa un quarto sono proprio belli. Se fossero gay me ne innamorerei eccome, ma da quello che vedo qui la popolazione è (o sembra) praticamente tutta etero. In genere i ragazzi della mia età vengono in piccoli gruppi e se ne rivanno in piccoli gruppi, tre o quattro insieme, quelli li lascio perdere perché hanno già un loro mondo, poi ci sono quelli che vengono da soli e quelli mi interessano di più perché la probabilità che siano gay penso che sia parecchio più alta e poi, siccome anche io sto da solo, è possibile che con un altro ragazzo che sta da solo si possano scambiare due chiacchiere in modo più diretto. La stragrande maggioranza è fatta di ragazzi piuttosto disinibiti, qualcuno pure al limite dell’esibizionismo, poi ci sono quelli che si vergognano di farsi vedere nudi e sono quelli che mi interessano di più. Stesso ragionamento di prima, penso che sia molto più probabile che siano gay, forse sbaglio ma istintivamente penso che sia così. Project, sarò un maniaco, ma stare nello spogliatoio con quell’atmosfera tutta maschile che c’è per me è proprio meraviglioso, cioè è eccitante e molto e poi, quando punto un ragazzo solo e timidone me la studio tutta la tattica per arrivare a fare due cose (non mi vergogno a dirlo perché è vero): per vederlo completamente nudo e poi anche per cercare di attaccare discorso e di capire se è gay oppure no. Ma in genere parto dalla fase uno. Mi studio i tempi più adatti, cerco di capitare nel momento giusto, ovviamente senza dare minimamente a vedere che non sto lì per caso. Diciamo che questo pedinamento prima o poi porta ad un risultato e alla fine il ragazzo riseco a vederlo come mamma lo ha fatto. Ho il cervello bacato? Devo andare dallo psicanalista? Ma perché? Io penso che tutti i ragazzi etero facciano lo stesso con le ragazze. Poi viene la fase due, che in genere mi mette molto in imbarazzo perché se il ghiaccio si rompe da sé va tutto bene, ma se devo essere io a romperlo … diciamo che mi sento molto inibito, ma molto, perché bisogna passare dalla fantasia sessuale a un contatto con un ragazzo vero. Diciamo che qui sta il mio limite. Se è lui a cominciare il discorso, mi ci butto a pesce ma se devo essere io scappo e non concludo nulla. A parte il fatto che ho sempre paura, anche e soprattutto nella fase uno di essere identificato come gay. Non so perché ma la cosa mi fa veramente paura. Non credo che succederebbe niente, ma qui con tantissimi ragazzi in giro non vedi l’ombra di un gay, il che significa non che non ce ne sono ma che non vogliono farsi riconoscere. Sono più di due mesi che c’è un ragazzo nuovo, tra l’altro sempre da solo e molto riservato. Gli ho fatto la punta per 5 settimane e alla fine sono riuscito a beccarlo nudo per un attimo, è stato un momento proprio bellissimo, un flash, ma un flash indimenticabile. Finita la fase uno (non ho nemmeno provato a cercare altre occasioni) sono passato alla fase due e qui fallimento totale. Non ho il coraggio di avvicinarlo. Ha una voce bellissima ma l’ho sentito parlare solo una volta e con un altro ragazzo. Ha una ragazza? Non ne so nulla. Non so se è gay, io lo spero con tutta l’anima. Certo è sempre solo e non lega con gli altri. Io sono tentatissimo di provare a parlarci ma mi sento tremendamente imbranato. In pratica tutte le mie fantasie sessuali sono su questo ragazzo e sto in palestra tutto il tempo che posso anche se lui ci viene solo 4 ore a settimana, che ovviamente non mi perdo mai. Adesso non lo spio neppure più nello spogliatoio perché mi sembra di approfittare di lui, cosa stranissima perché non ho mai ragionato così. So che si chiama [omissis] perché una volta uno lo ha chiamato così, ma non so altro. Che faccio Project? Mi butto e provo a rompere il ghiaccio? Ma se poi è etero mi si demolisce un sogno. Vabbe’, lo so che sono fuori di testa e che è assurdo fissarsi così con un ragazzo che non conosci per niente ma a me succede proprio così.
Project, questo è il mio contatto msn [omissis], così ne parliamo direttamente. La mail se vuoi pubblicala, tanto non ci sono nomi e poi mi piacerebbe vederla sul forum. Tra poco vado via per 15 giorni, poi quando torno mi registro.
Un abbraccio
Un ragazzo malato di sesso
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sabato 19 giugno 2010

RIMPIANTI E MORALISMI GAY

Ciao Project,
credo di avere più o meno la tua età, io ne ho 61. È un po’ che leggo il forum e mi ci sono affezionato ma mi fa pure una malinconia enorme. La mia storia è semplice perché in pratica, prima in modo meno consapevole, ma poi dai 14 anni in modo chiaro non ho più avuto nessun dubbio, 47 anni fa, nel 1963! Quasi mezzo secolo di vita gay, si fa per dire, in pratica mezzo secolo di sogni e di niente. Mi sono sempre chiesto perché non possiamo vivere la nostra vita, perché gli altri hanno paura di noi, ma non sono mai riuscito a capirlo, perché non potevo innamorarmi di un ragazzo? Che cosa avrei fatto di male? Di ignoranza si può anche morire, a me è capitato semplicemente di non vivere la mia vita ma di viverne un’altra. A 23 anni avevo trovato anche una ragazza seria che mi voleva bene e sono stato sul punto di fare il passo del matrimonio. Oggi non saprei dire se sarebbe stato un bene o un male, forse avrei figli grandi adesso, avrei figli di 36/37 anni e forse anche nipoti ma avrei dovuto vivere una vita non mia, forse adesso non avrei davanti una vita di solitudine ma avrei avuto una vita falsa, appunto, non mia. Non che ne abbia avuta una mia, ma almeno non sono stato costretto ad accettare un ruolo che non mi appartiene. Adesso sono solo. Ho dei parenti ma non li vedo se non nelle occasioni, a qualche matrimonio o funerale, a pasqua e a natale. Se guardo indietro non so che cosa pensare, avrei potuto fare un’altra vita? Ma quale? Allora era praticamente impossibile e adesso sono quasi arrivato al traguardo. Se mi faccio due conti è stato tutto un fallimento, un po’ da tutti i punti di vista. Anche adesso in effetti sopravvivo tra mille acciacchi e con pochi soldi, mi bastano per carità ma insomma sono arrivato al tramonto e non ho concluso niente. Non ho mai avuto una storia, solo una volta mi è capitato di andarci vicino, avevo poco più di 50 anni e un ragazzo di 20 si è innamorato di me (e io di lui) ma ho avuto paura e mi sono chiuso in me stesso ma dovrei dire che l’ho fatto per scelta, per non fare a lui del male, perché era un ragazzo veramente come si deve e mi voleva bene in modo incredibile. La storia non è mai cominciata ed è questo l’unico scrupolo serio della mia vita. Mi sono chiesto mille volte se ho fatto bene e francamente non so darmi una risposta, così, razionalmente, in astratto dovrei dire di sì ed essere fiero di quello che ho fatto o meglio che non ho fatto ma francamente ho pensato tante volte (anche se sono passati ormai 10 anni) di aver commesso un errore gravissimo, sia per lui che per me. Ho rivisto questo ragazzo l’anno scorso, ormai trentenne, abbiamo parlato pochi minuti alla stazione e mi è presa una stretta al cuore, non voleva parlare di sé ma si vedeva che non era felice. Con me è stato affettuosissimo, stava quasi sul punto di mettersi a piangere. Gli ho chiesto il numero di cellulare ma non ha voluto darmelo e mi ha detto che non voleva mettermi nei guai poi mi ha abbracciato in modo quasi violento, intensissimo ed è salito sul treno. Siamo rimasti a salutarci finché il treno non è partito. Sono tornato a casa con una malinconia terribile addosso. Torno alla stazione ogni volta che posso, alla stessa ora per vedere se c’è, se riprende lo stesso treno, ma non l’ho mai visto. Credo di aver fatto con lui il più grosso errore della mia vita perché non ho agito di istinto ma mi sono fatto portare dal moralismo. Certo, la differenza di età tra noi sarebbe stata enorme ma penso che gli avrei voluto bene e del fatto che lui me ne avrebbe voluto non ho alcun dubbio. Certe scelte che sembrano in astratto quelle giuste possono essere non solo sbagliate per noi ma possono fare malissimo anche agli altri. Sono arrivato alla conclusione che ho imposto a quel ragazzo il mio moralismo e che gli ho rovinato la vita, ed è un ragazzo che mi ha abbracciato come nessuno aveva mai fatto prima. Penso che se potessi tornare indietro mi comporterei in un altro modo. Vorrei comunque dirgli che gli voglio bene! Anche se non ha più senso perché la vita ormai gliel’ho rovinata. Project, questa mail pubblicala, se puoi. Mi piacerebbe che lui la leggesse. So che ai ragazzi del forum questa mail potrebbe non piacere ma quello che dico è assolutamente vero e l’ho provato e lo provo sulla mia pelle, l’amore vero non è conciliabile con i moralismi, è proprio un’altra cosa.
Grazie Project e auguri per il tuo Progetto!
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