mercoledì 12 settembre 2007

GAY VERAMENTE REALIZZATI

Questa è una storia strana, paradossale ma sostanzialmente vera. La racconto perché io stesso prima non ne capivo il significato ma adesso l’ho capito. Ho 37 anni, quando ne avevo 17 mi sono preso una cotta tremenda per un uomo di 35 anni, come possano capitare certe cose non lo so, però capitano, Diamogli un nome, chiamiamolo Marco, il nome più comune che c’è o uno dei più comuni. L’avevo conosciuto per caso, ero lo zio di un mio compagno di scuola e questo complicava maledettamente le cose, ma non credo che andasse gran che d’accordo col nipote. Era un bell’uomo, proprio bello, un trentacinquenne che poteva figurare pure 25 anni, magro alto, dritto, e poi simpaticissimo, mai musone, gli anni che aveva non li dimostrava proprio. Adesso lo so che i rapporti tra persone di età molto diversa possono fare storcere la bocca a qualcuno ma le cose sono andate proprio così come ve le dirò. Suo nipote non mi piaceva da nessun punto di vista, per me non era proprio nessuno, eppure ho fatto di tutto per diventare suo amico perché quando andavo a casa sua sapevo che avrei visto Marco. Marco faceva cose che uno zio diciamo così normale non avrebbe mai fatto, quando andavo a casa sua ci preparava la merenda e ce la portava, ci portava l’aranciata fatta proprio con le arance, quando me ne andavo via mi accompagnava a casa in macchina e in macchina facevamo pure quattro chiacchiere, il nipote lo trattava a pesci in faccia, ma io a quelle attenzioni ero molto sensibile perché cose del genere per me non le aveva mai fatte nessuno. Quando Marco parlava con me in macchina stava attentissimo a lasciare parlare soprattutto me e a non interrompermi. Non ci siamo mai sfiorati con un dito ma nemmeno ci davamo la mano per circi ciao. Niente. Ma io lo sentivo che c’era qualche cosa di strano, di strano ma di gradevole, con lui stavo bene, che fosse gay l’avevo pensato, certo che l’avevo pensato però ero gay anch’io e l’unico problema era la differenza d’era ma era un problema che mi metteva l’angoscia addosso perché pensavo che prima o poi Marco ci avrebbe provato e io mi sarei sentito un po’ sporco, come se mi avesse violentato, una cosa del genere, io così mi immaginavo che sarebbe successo, però avvertivo anche nell’aria la tensione che Marco si portava dentro per non fare una mossa falsa, all’inizio pensavo che non volesse sbagliare mossa per non perdere l’occasione di portarmi a letto, ma dopo ho pensato che queste cose non c’entravano per niente e che volesse solo non mettere me in difficoltà. Nei nostri discorsi Marco si teneva mille miglia lontano da qualunque cosa potesse avere anche la più vaga allusione di tipo sessuale. Ogni volte che ci vedevamo io pensavo che ci avrebbe provato e invece non succedeva mai niente, eppure il suo non era il comportamento di un etero, Marco la mia presenza la sentiva fortissima. Tutta questa storia è durata così per quasi due anni, due anni in cui io sono stato molto vicino a Marco anche perché per non perderlo mi sono iscritto a Economia, la stessa facoltà che faceva il nipote, lo so che non si dovrebbe scegliere la facoltà in questo modo ma l’amore ha le sue priorità. Insomma siamo andati avanti così per due anni, alla fine io non ce l’ho fatta più, ormai ero maggiorenne e una sera, quando mi ha riaccompagnato in macchina, ho affrontato il discorso in modo diretto. Gli ho detto: “Marco, sono due anni che mi sono innamorato di te” e lui mi ha risposto. “Anch’io”. Sul momento mi sembrava la cosa più bella del mondo, mi aspettavo che finalmente mi abbracciasse ma non è successo niente, però mi ha raccontato tante cose di lui che io non sapevo e mi ha detto che “avrebbe tanto voluto avere un figlio come me”. La cosa per un verso era gradevole ma per l’altro non mi piaceva proprio. Gli ho risposto: “Ma quale figlio! Io mi sono innamorato di te come si innamora un gay” e lui mi ha risposto: “Anch’io”. Non sapevo che dire e ho detto solo: “E allora?” Invece di rispondere ha acceso il motore e mi ha portato sotto casa mia, io non capivo più niente, pensavo che fosse successo qualcosa di terribile, penavo di avere detto io qualcosa di terribile, gli ho chiesto: “Ma ci rivedremo?” e lui ha detto: “Certo, passo domani pomeriggio, come al solito”, gli ho chiesto: “Allora non sei arrabbiato?” e lui mi ha risposto che mi voleva bene. A casa mi sentivo sconvolto, mi sono chiuso in camera e mi sono messo a pensare a Marco, poi mi ha chiamato sul cellulare e mi ha detto: “Grazie! Oggi mi hai fatto felice.” Io pensavo che nei giorni successivi sarebbe cambiato qualcosa ma non è cambiato nulla, si parlava di più, c’era più intimità ma solo verbale, a un certo punto gliel’ho detto: “Voglio fare l’amore con te”, lui m’ha risposto: “Anch’io” ma poi ha aggiunto che anche se lo desiderava moltissimo non avrebbe fatto l’amore con me perché tra noi c’era una differenza di età troppo grande e io avrei dovuto trovarmi un ragazzo della mia età per cercare di costruire una vita insieme, ha detto che lui non se ne sarebbe mai andato e che avrebbe fatto per me qualunque cosa ma non voleva che mi rimanesse nemmeno la minima impressione di essere stato usato da uno più grande di me. Io lo amavo alla follia perché oltre che bello, con me era sempre stato onesto fino all’incredibile e tutto il suo discorso mi sembrava stranissimo, non capivo proprio perché un uomo gay della sua età che era vissuto sempre solo non volesse fare l’amore con me. Non sapevo che dire. Marco mi ha guardato negli occhi e mi ha detto, non te l’ho detta tutta la storia, ma adesso te la dico, poi ha spirato e ha cominciato a parlare. Quando era ragazzo, a sedici anni, Marco è stato violentato da un uomo che aveva vent’anni più di lui. Non è stato sedotto con le promesse ma violentato con la forza, nel raccontarlo si stava mettendo a piangere, io volevo prendergli la mano ma l’ha ritirata e non ha voluto, ha detto che se io avessi avuto anche la minima sensazione che lui stesse approfittando di me si sarebbe sentito come quell’uomo che lo aveva violentato. Ha detto che lui quello non lo odia perché uno così dalla vita non avrà mai niente di buono. Marco c’ha messo tantissimo per riprendersi dopo quello che gli è successo e l’ha dovuto fare da solo perché i genitori non sapevano nulla. Mi ha detto che io ero la prima persona alla quale aveva parlato di quel fatto e mi sono sentito felice che lo avesse fatto e proprio con me. Dopo che mi ha raccontato tutta la storia, se possibile, l’ho amato ancora più di prima e ho cominciato a capire che per me sarebbe stato una persona importantissima, ma non come pensavo io. Piano piano gli anni sono passati e siamo diventati amici in un modo strettissimo, secondo me, quello che c’è in me di buono l’ho preso da lui. Sette anni fa ho incontrato il ragazzo col quale vivo adesso e la prima cosa che ho fatto l’ho presentato a Marco e lui è stato così dolce col mio ragazzo che quello è rimasto incantato. Adesso io ho la mia vita e Marco non ne ha una sua e il senso del non voler andare a letto con me tanti anni fa lo capisco solo adesso. Adesso io e il mio ragazzo invitiamo Marco a cena un paio di volte alla settimana e lo stiamo a sentire mentre ci racconta un sacco di cose, adesso ha 55 anni e gli anni si cominciano a vedere, in fondo noi siamo felici perché lui non lo è o non lo è stato, sembra assurdo ma è così. A me prima certe cose sembravano una pazzia ma non sono una pazzia, sono una forma d’amore che sul momento non capisci. Io adesso a Marco voglio un bene folle! Non credo che potrei volergli bene più di così ormai siamo uomini adulti e lui è un po’ anzianotto ma le felicità, quella vera, quella di dentro, l’abbiamo trovata e io l’ho trovata perché anche lui è felice. Ragazzi, per un gay la vita può essere meravigliosa!

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