Tanto premesso, senza prendere in considerazione i contenuti specifici dell’articolo, che evidenziano lo squallore di certi ambienti vorrei sviluppare qui poche riflessioni sull’idea stessa di moralità. Per alcuni, che si ispirano a principi di carattere religioso, la moralità corrisponde al conformarsi ad un insieme di norme alle quali si pretende di dare un valore assoluto, addirittura rivelato, e in questo senso la pronuncia di tipo dogmatico sui contenuti della morale bolla come relativismo qualunque idea di evoluzione della morale. Per altri la morale non è una questione di carattere para-giuridico, non è una forma nobilitata di codice penale che definisce autoritativamente che cosa siano il bene e il male, ma è un principio in base al quale è morale tutto ciò che diminuisce il livello di sofferenza del nostro prossimo ed è immorale tutto ciò che quella sofferenza invece incrementa. Un principio del genere è di sua natura relativistico e non prevede che esistano cose oggettivamente buone e cose oggettivamente sbagliate, secondo questo punto di vista bene e male non si giudicano a priori ma solo a posteriori sulla base di quello che provocano (non può l’albero buono fare frutti cattivi né l’albero cattivo fare frutti buoni). Ora, ciascuno di noi ha una coscienza e, come ho spesso ripetuto, ci sono persone che hanno bisogno di ricevere la loro patente di moralità dall’esterno a partire da una più o meno realistica adesione a codici di comportamento recepiti sulla base di un principio di autorità, abdicando in sostanza alla loro libertà di coscienza in nome dell’obbedienza, e ci sono persone che considerano impensabile accettare norme esterne in contrasto con la loro coscienza. Queste persone possono faticare molto nel trovare i principi della loro moralità e nell’affrancarsi dalla morale esterna, che è sempre la soluzione apparentemente più facile da accettare.
Un blog come questo, visto nella prospettiva di chi valuta l’omosessualità in modo pregiudiziale come moralmente “intrinsecamente disordinata”, non può che essere considerato moralmente riprovevole, non tanto perché parla anche di sesso, quanto perché tenta di sottolineare l’idea di “omosessualità come valore”, tende cioè a sottolineare che l’omosessualità per se stessa, come ogni forma d’amore, può essere vissuta con una moralità profonda, con un totale rispetto dell’altro e in modo da promuovere sempre e comunque il bene dell’altro.
L’affermazione: gay = immoralità, non solo è profondamente falsa ma spessissimo non viene neppure dall’ignoranza, che potrebbe in parte giustificarla, ma da una forma radicale di ipocrisia. Chi legge questo blog, se ha un minimo di coscienza e di onestà mentale, non potrà mai vedere i gay come portatori di una tendenza morale “intrinsecamente disordinata”. Io sono un gay, parlo con ragazzi gay dieci ore al giorno e mi chiedo: ma come possono le persone che conoscono questi ragazzi avere ancora dei pregiudizi circa la moralità dei gay? Tra i ragazzi gay che conosco, che non sono certo pochissimi, ho visto atti di generosità incredibili, fino al sacrificio di sé e delle proprie aspirazioni in funzione del bene dell’altro. Io voglio rivendicare, per puro spirito di verità, la serietà, la dignità e il valore morale di un sito come questo, che offre a me e ai ragazzi una possibilità di confronto e di incontro, che allevia il senso della solitudine e della privazione affettiva che purtroppo ancora oggi caratterizza la vita di tanti ragazzi gay, che favorisce la serenità delle persone e le aiuta a stare bene con sé e con gli altri. Non lo dico per pura presunzione: lo vedo ogni girono, lo vedo dall’affetto che ricevo. Non ho la verità in tasca e attraverso questo blog e le chat con i ragazzi ho cambiato parere più volte e su cose sostanziali. Non sono uno psicologo, non ho alcuna pretesa di cambiare le tendenze di nessuno, cose del genere mi sembrano patologiche. Non ho secondi fini di nessun genere e meno che mai di natura economica, non ho fondato associazioni professionali, non ho pretese di essere uno scienziato, tutte queste cose sono mille miglia lontane da me. Io sono un Gay, lo scrivo con la lettera maiuscola e mi sento felice di esserlo. Se c’è qualcosa di buono da fare per i ragazzi gay, io sento il dovere di farla, a qualunque costo. L’essere gay è la fonte della mia moralità e quando parlo con i ragazzi e li ritrovo esattamente come me, con gli stessi sogni, con le stesse ansie, con la stessa volontà di vivere il loro essere gay in modo alto, dignitoso, morale, allora mi confermo nella mia già radicatissima convinzione che essere gay è un valore.
3 commenti:
Oggi, 27 Marzo 2008 alle ore 2.56, è apparso un commento a questo post del seguente tenore:
“Sono molto triste nel leggere ciò che scrivi, perché vieti alle persone la possibilità di agire su se stesse. Se una persona si rende conto che non è a suo agio con la propria omosessualità, e dato che queste terapie per molti funzionano, ha diritto ad autodeterminarsi ed accedere alle stesse senza che persone politicamente strumentali come te le smontino sul nascere.
Quando ci sarà libertà ci sarà progresso.
Ma tanto cancellerai questo commento.”
Il commento è stato registrato insieme con tutti i dati di accesso.
Il commento, o meglio cioè che aveva l’apparenza di un commento, riportava un link a un sito assolutamente incompatibile con le scelte di questo Blog. Nella sostanza si trattava non di un post di un lettore ma di una forma di propaganda omofoba occulta.
Questo nostro blog è dichiaratamente ed esplicitamente gay. Chi pensa che i gay debbano farsi curare esprima altrove le sue opinioni, che qui non sono gradite.
Tralasciando il commento ridicolo scritto da una povera persona carente di valori di vita e coscienza, vorrei chiedere:
È normale sentirsi femmina per un gay? Ovviamente non guardandosi allo specchio, non so se mi spiego...
Spero riuscirai a darmi qualche chiarimento :-)
Mi riferisco al commento precedente che mi chiede se per un gay sia normale “sentirsi femmina”. Esistono forme di transessualismo a vario livello e in varo grado, ma si tratta di fenomeni distinti dalla omosessualità. Un ragazzo gay si sente un uomo a tutti gli effetti, il suo innamorarsi di un altro ragazzo non ha nulla a che vedere con l’assunzione di un ruolo femminile. Una coppia gay nasce su una base di assoluta parità e comunque senza alcuna assunzione definita di ruoli. La distinzione attivo/passivo, che qualcuno riposta a maschile/femminile, ha ben poco a che vedere con la realtà del mondo gay ed è un archetipo di derivazione etero applicato al mondo gay in modo assolutamente immotivato.
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