Ciao Distillato,
ormai lo sai da moltissimo tempo, leggere un tuo commento per me è sempre un’esperienza molto stimolante. In effetti, praticamente sempre, mi riporti a una forma di buon senso che io tendo a mettere da parte spingendomi a categorizzazioni molto schematiche e radicali che più che la realtà oggettiva ritraggono la realtà filtrata attraverso i miei occhi che, onestamente, non sono affatto esenti da pregiudizi. Quindi, dato che quello che scrivo sui gay vuole essere realistico e almeno nelle mie intenzioni onestamente oggettivo, gradisco moltissimo interventi come il tuo che hanno il merito di mettere in evidenza gli errori di prospettiva nei quali incorro spesso. Voglio dire, a mia parziale discolpa, che liberarsi dai pregiudizi non è facile ed io di pregiudizi ne avevo un bagaglio pesantissimo. Quindi... grazie Distillato e lo dico di cuore, però mi preme spiegare meglio il mio pensiero, proprio affinché non sembri che io intenda dividere i ragazzi gay “in santi e porci”, cosa che è proprio agli antipodi del mio pensiero. In primo luogo ho provato a delineare non tre categorie di persone ma tre categorie di comportamenti, rimanendo bene inteso che non mi permetterei mai di formulare alcun giudizio morale sui comportamenti del terzo tipo e meno che mai sui ragazzi che mettono in pratica quei comportamenti. Io cerco di guardare non l’astratto ma il concreto, i comportamenti del terzo tipo, ossia quelli che comportano una divisione netta tra affettività e sessualità (e non quelli che vedono il sesso in modo giocoso nell’ambito di una vita dove i valori ci sono eccome) risultano nella sostanza deludenti per chi li mette in pratica. Cioè non è una questione di morale ma di risultato sul piano concreto del benessere individuale. I comportamenti del terzo tipo, lo ribadisco, non quelli giocosi ma quelli che scindono affettività e sessualità, finiscono per essere deludenti proprio sul piano affettivo profondo. Mi fermo un attimo su questo punto perché, secondo me, è essenziale. Si parla spesso di educazione sessuale ma mai di crescita dell’affettività ed è un errore gravissimo. Ci sono ragazzi che arrivano a 24/25 anni e hanno problemi enormi nel creare rapporti affettivi importanti, mentre vivono una sessualità apparentemente disinvolta. Questi ragazzi si chiudono in se stessi e finiscono per dare un valore iper-sottolineato alla sessualità immediata non perché sono “porci”, categoria del moralismo di peggiore specie, ma perché non sono abituati ad amare e ad essere amati. Si pensa di solito che per un ragazzo gay, in particolare se giovanissimo, la sublimazione sia quasi ovvia, perché in fondo scoprirà col tempo un’affettività anche sessuale. Questo può essere vero, ma teniamo bene conto che esiste anche l’altro estremo, che invece di spostare le tensioni sessuali completamente a livello emotivo, sposta le tensioni emotive irrisolte completamente in dimensione sessuale. Se vogliamo è il meccanismo opposto a quello della sublimazione. Io ho conosciuto tanti ragazzi che attuavano i comportamenti tipici della terza fascia e francamente (lo ripeto non sto parlando del sesso giocoso) li ho trovati insoddisfatti. Provando a parlare con loro di sentimenti, registravo le reazioni più opposte, alcuni, garbatamente, mi ridevano in faccia e mi davano dell’immaturo, altri reagivano in modo opposto e cominciavano a parlare di sé in termini di insoddisfazione, mi chiedevano se mi sentissi soddisfatto e alla mia risposta netta: “sì!”, mostravano perplessità, quasi incredulità, parlando con loro spesso venivano fuori esperienze di rifiuto da parte dei genitori, di isolamento affettivo, diciamolo chiaramente, di disperazione affettiva più o meno cosciente. Anche la distinzione tra questi due ultimi comportamenti è schematica, ovviamente, ma io credo che i ragazzi che attuano comportamenti dei terzo tipo e che ridono dell’affettività e dei sentimenti, di quell’affettività e di quei sentimenti abbiano un fortissimo bisogno. Faccio un esempio concreto. Un ragazzo di 24 anni mi contatta su una chat partendo subito con una proposta sessuale esplicita, senza nemmeno sapere la mia età, il suo comportamento era molto corretto, la proposta era esplicita ma fatta in modo educato (ti va di... ?), dopo la proposta, senza attendere ma mia risposta aggiunge: “Marco 24 anni, Milano”. Gli rispondo che ho quasi 60 anni. Non se ne va, mi dice: “scusa... ”, poi aggiunge, dopo qualche secondo: “ti va di parlare?”. Siamo stati a parlare per due ore. I comportamenti di Marco erano i classici comportamenti della terza categoria e molto esasperati. Non era assolutamente abituato a pensare che si potesse parlare in modo serio di quelle cose ed essere presi seriemente. Gli ho detto come la vedevo io, ed è partita una discussione incredibilmente coinvolgente. Coming out azzardato, rifiuto da parte dei genitori, taglio netto con la famiglia, Marco non ha un ragazzo, lavora, spende tutto quello che guadagna nei locali gay, fa sesso in modo rischiosissimo, però quando sente parlare di sentimenti si commuove e mi dice “sarebbe il mio sogno”. Ecco questi non sono i “porci” ma sono dei ragazzi che vivono situazioni di disagio grave. Per Marco rendersi conto che di queste cose è possibile parlare senza sentirsi giudicati è stata una scoperta. Alla fine mi ha aggiunto fra gli amici, anche se dopo non l’ho più sentito. Io penso che tutti i ragazzi abbiano bisogno d’amore e che in effetti molti ragazzi gay di amore vero per loro, cioè per quello che sono realmente, ne abbiano avuto ben poco, vengono da qui i comportamenti della terza fascia. Un ragazzo, una ventina di giorni fa, mi contatta, parla con me in modo molto legato, poi ci sentiamo una seconda e una terza volta, sempre in modo piuttosto formale. Io non so che pensare. Poi alla quarta volta mi dice: “Ma tu con me perché non ci hai provato?” Gli chiedo se ha letto il blog, mi dice: “pochissimo”, poi mi chiede: “Ma allora perché tu mi stai a sentire?” gli ho dato la mia versione dei fatti ma gli sembrava una cosa falsa, incredibile. Siamo stati più di un’ora su questo punto poi mi ha detto che non lo convincevo. Non si è fidato, è sparito e non si è fatto più sentire e, aggiungo, ha cancellato il mio contatto. Devo dire che la cosa per me è stata una delusione fortissima perché forse ho detto a quel ragazzo cose troppo lontane dalla sua visione del mondo. Spero tantissimo che si faccia risentire ma credo che non succederà. Quanto alla questione della superficialità e del teatrino delle fantasie personali, sono perfettamente d’accordo con Distillato. In fondo se questi ragazzi vedono intorno a sé esclusivamente modelli di vita affettiva di tipo egoistico e consumistico possono non aver la forza di reagire e di costruire una moralità affettiva individuale controcorrente, ma anche in questo caso mi sentirei mille miglia lontano dal pronunciare condanne. Quanto alla questione del sesso giocoso, in effetti il gioco in sé non implica nulla di negativo, nemmeno quello sessuale, e non ho alcuna difficoltà a correggere quello che ho detto e a convenire con Distillato superando ogni accusa di seriosità in materia sessuale. Questo è tanto vero che ho pensato spesso che i primi approcci alla sessualità a due, se vissuti al di fuori di una dimensione di gioco, sono spesso pesantemente condizionati dall’ansia di prestazione o dall’idea di compiere “l’atto fondamentale” della vita gay, il che è tanto assurdo quando falso. Distillato... nessuno è più lontano da me da una visione in bianco e nero che divida nettamente i toni e aggiungo che per me il nero è solo un bianco appannato, sotto il bianco c’è comunque. Con ragazzi che avevano comportamenti tipici della terza fascia ho avuto spessissimo rapporti profondi, tra questi ragazzi ci sono persone che stimo e che amo perché so che sono ottimi ragazzi anche se comportandosi in un altro modo potrebbero avere una possibilità vera di realizzarsi nella loro affettività profonda. Grazie Distillato... al solito... sei grande!!!
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