venerdì 28 dicembre 2007

GAY A SCUOLA E IN FABBRICA

[Registrato il 15/3/2006]
Beh, certo, ottimista, sempre ottimista, che a questi ragazzi gli dobbiamo lasciare qualcosa di buono, che le malinconie ci stanno... e poi passano, che pure per noi sono passate o no? Un poco perché sono passate, un poco perché sono passati gli anni... Ma pure noi la vita nostra ce la siamo fatta... perché tu mo’ non sei vecchio come a me ma tu pure gli annetti tuoi li tieni... insomma pure noi la parte nostra l’abbiamo fatta, mo’ se ti dico una cosa tu te le pigli pure... ma tutta questa storia che ai tempi nostri stavamo così male... manco è tanto vera. Certo non era come adesso... o no? Allora che facevi tu? ... il comung out come lo chiamano mo’? E quando mai! ... niente, queste cose non c’erano... mo’ in Spagna si sposano pure e noi che potevamo fare? Zitto e basta! ... però... non era manco così terribile, non ci stavano manco le pretese... che ce ne ho messo io a capire quello che andavo cercando... e chi me ne parlava a me? Come si chiama quella cosa che tieni tu? ... il blog... e che ci stava il blog allora? Allora non ci stava proprio niente ma eravamo ragazzi. Quelli della generazione prima della nostra stavano male, ma non perché erano gay... allora ci stava la guerra e stavano male perché ci stava la guerra, ma io sono nato nel ’40, la guerra è finita quando tenevo cinque anni, quella mio padre se l’è vista io no, io ho fatto 20 anni nel ’60, che già era una cosa, diciamo così, moderna... mo’ che ti devo dire... il 57/58, così... insomma, io più o meno quelli sono gli anni che ho capito come stavano le cose, insomma... e come l’ho capito dici tu... quella è una cosa che si capisce in un modo solo, mo’ non so se qua si può dire perché io poi non è che parlo troppo ricercato... insomma, mo’ lo dico, poi, se non lo vuoi mettere, lo togli... allora andavamo a scuola, era un Istituto Tecnico, ma una cosa colossale, cosa che l’avevano costruito ai tempi del fascismo, io manco mi ricordo che classe facevo mi pare la quarta, tenevo 17/18 anni... insomma allora ci stava una cosa che quando a qualcuno gli volevano fare uno scherzo gli zompavano tutti quanti addosso e gli calavano i pantaloni, dicevano che gli facevano la stira, così si diceva allora, ma non ti credere che era una cosa di sesso, a quelli non gli passava manco per la testa era uno scherzo, una cosa così... io sapevo che queste cose le facevano ma non l’avevo mai vista direttamente, però non era una cosa che qualcuno si offendeva... insomma la pigliavano a ridere, va’... Alla classe mia stava un ragazzo di quelli tutti sistemati, sempre a posto che portava pure la cravatta... insomma uno che gli piaceva andare sistemato... va bene... che poi quelli sono quelli che li mettono in mezzo... Insomma... Il professore di Meccanica non ci stava e noi stavamo soli nel laboratorio. A uno così gli viene in testa “Facciamo la stira a Bianchi!” mo’ non mi ricordo se si chiamava proprio così, ma una cosa come quella... allora uno si mette alla porta per vedere se arriva il professore e gli altri a Bianchi lo mettono in mezzo... quello si difendeva... ma quegli altri erano una ventina... lo buttano a terra, lo tengono fermo lo gli abbassano i pantaloni... lo scherzo doveva finire lì... e invece no, ma non perché quelli volevano... ma è successo... nel togliergli i pantaloni se ne sono venute pure le mutande e Bianchi è rimasto proprio nudo e stava a un metro da me e l’ho visto benissimo, ma è stata una cosa di pochissimi secondi, quello che stava di guardia alla porta ha fatto segno che stava arrivando il preside, allora l’hanno lasciato e se ne sono tonati tutti ai posti loro facendo finta di lavorare. Bianchi s’è salvato all’ultimo momento perché per rimettersi a posto c’ha messo qualche secondo in più... Mo’ tutta questa storia per farti capire... dopo, alle ore successive, quello scherzava con gli altri come niente fosse e gli altri della cosa non ne hanno parlato più. Loro avevano giocato è basta... e io mi dicevo... ma com’è che questi una cosa del genere se la sono dimenticata... io non me la potevo proprio dimenticare, ogni volta che mi dovevo fare una sega io a quello pensavo... solo a quello... e quelli parlavano di ragazze... Pure Bianchi, io l’avevo visto con la ragazza... Insomma io mi dicevo... ma com’è possibile che qua questa cosa m’è rimasta in testa solo a me e non mi sapevo capacitare... mo’ ai ragazzi di oggi può sembrare pure una cosa stupida... però io un ragazzo nudo non l’avevo mai visto, voglio dire un ragazzo della mia età. Noi facevamo ginnastica per modo di dire, palestra non ce n’era e non ci cambiavamo nemmeno, l’unica cosa che facevamo, giocavamo a pallone nel cortile e spaccavamo le scarpe... e quello era tutto. Insomma io la storia di quando hanno fatto la stira a Bianchi non me la sono più levata dalla testa... ma manco mo’... e poi a noi chi ce le diceva certe cose? ... Io occasioni per potere stare con altri ragazzi non ne avevo. Però qualche cosa è successo quando sono andato in fabbrica... io sono entrato che avevo 19/20 anni e sono entrato come perito, allora sai, il 1959... perito non era una cosa da poco... io ero giovane, un ragazzo ma sotto a me ci stavano tanti operai, certi erano padri di famiglia di 40/50 anni e non mi potevo mica mettere con loro, ma ci stavano pure gli operai giovani. Allora c’era molto classismo... io andavo a lavorare vestito col vestito mio, gli operai andavano con la tuta... e siccome erano cose di meccanica si ingrassavano e alla fine del turno si facevano la doccia prima di uscire. Per i tecnici come me c’era un ambiente con degli armadietti chiusi dove potevi lasciare quello che volevi, ma non ci stava la doccia, noi lavoravamo col tecnigrafo, facevamo disegni, misure, calcoli, più era il tempo che si passava nella sala tecnica di quello che si passava nei reparti, ma gli operai no, quelli alla fine del turno la doccia la facevano... e mo’ viene il bello, ma dovrei dire il brutto. Ce ne stava uno, ma che ti dico, bello come il sole è poco. Quello c’aveva si e no 18/19 anni, quanti ne tenevo io, pure meno, era un ragazzo del nord, di Lecco, mi pare... dove sta il lago... sai... alto biondo, occhi chiari, poi un sorriso... vabbe’, che te lo dico a fare... si chiamava Marco... tu non sai quello che ho fatto appresso a quel ragazzo. Gli operai entravano prima di noi e io entravo con loro per non perderlo nemmeno per un minuto, ogni volta che potevo scappavo al reparto per vedere se c’era, però non è che mi potevo avvicinare e quando finiva il turno lo vedevo andare allo spogliatoio degli operai dove ci stavano pure le docce... e quando usciva aveva tutti i capelli bagnati e appiccicati alla fonte. Io allora ho maledetto il fatto che avevo studiato, se fossi stato un operaio pure io sarei andato con lui alle docce, ma un tecnico come me non poteva andare negli spogliatoi degli operai... tutte le fantasie che c’ho fatto... tu manco te le immagini... beh, no... mi sa che te le immagini... gli avevo parlato qualche volta ma di me aveva paura perché ero un tecnico e lui era proprio del reparto che dovevo controllare io, abbiamo scambiato pochissime parole, poi col tempo qualcuna in più... ma non siamo diventati amici... poi un giorno mi chiede di parlare con me e mi chiede di cambiargli un turno di lavoro del sabato pomeriggio perché vuole andare a trovare la sua ragazza che sta a 50 km. Io gli ho detto di sì e lui si è sciolto un po’... per me era stata una doccia fredda, ma poi il rapporto con lui è cambiato, ha cominciato a fidarsi si me... insomma siamo diventati pure amici, l’ho invitato a casa mia, cioè a casa dei miei genitori, e lui c’è venuto con la ragazza, cosa che è stata utilissima per togliere definitivamente dalla testa di mio padre che in me ci fosse qualcosa che non andava in rapporto alle donne. A 22 anni s’è sposato e io gli ho fatto da testimone... Tu mi dirai: Ma quando gliel’hai detto che eri gay e che ti eri innamorato di lui? La risposta è semplice... non gliel’ho detto mai... e siamo ancora amici... ma scusa, ma perché avrei dovuto dirglielo, per metterlo in difficoltà, era tutto pappa e ciccia con la Chiesa... no! Per lui io ero un ottimo amico, come lui lo è per me... a che serve essere chiari? Come lo chiamano adesso? Coming out... sì... adesso mi ricordo. Insomma questa è la storia di Marco, tu puoi dire che è una stupidaggine e invece è stata una cosa importantissima, che i ragazzi di oggi, che pensano solo al sesso, manco lo capiscono... che io dico dico ma dei ragazzi di oggi non ne so proprio niente e magari sono tali e quali a noi... Abbiamo finito o no?

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