Domani è Natale, il mio venticinquesimo Natale. Che strane sensazioni... Natale e io sto qui da solo ad aspettare, secondo la religione ad aspettare uno che nasce perché vuole morire per me... Dio che nasce per me... sembra vero, fino a qualche anno fa ho fatto finta di crederci ma adesso non riesco nemmeno a fingere. C’è gente contenta a Natale, sono contenti perché si sentono consolati... stanno in famiglia, vivono benissimo... è ovvio che per loro la felicità esiste o almeno fingono di crederci. Ma qui io sono solo non ho nemmeno la disperazione dentro, mi sento totalmente indifferente. Mio padre non si è nemmeno degnato di mandarmi un biglietto di auguri, non dico una telefonata, che per lui sarebbe stato troppo, mamma è una brava moglie e fa quello che dice papà. Strozzatevi stasera col panettone. Mi fate schifo. E voi andate in chiesa... eh sì... ci andate perché è Natale. Vi odio perché siete falsi, perché mi avete imbrogliato... io dovevo avere fiducia perché tutto si sarebbe aggiustato... ma che schifo... certo, avete mio fratello... vi basta, lui è della vostra stessa razza, un altro verme. Io no... e alla fine sono stato così stupido che ho avuto fiducia... in gente come voi ho avuto fiducia... e voi mi avete vomitato in faccia tutti i vostri buoni sentimenti... mamma ha tirato fuori tutta la sua ipocrisia, in certi momenti l’avrei presa a schiaffi ma non sarebbe servito a niente... mi faceva la predica... mi considerava un porco! Sì... un porco... lei queste prole non le dice ma il senso era quello. Per fortuna che ho trovato questo schifo di lavoro perché a casa con voi non ci sarei mai rimasto... meglio crepare barbone per la strada... io ci sarei andato a chiedere l’elemosina pur di non vedervi mai più... io papà l’ho sentito... ti ha detto: “pure un figlio così ci doveva capitare!” e tu hai detto che “però” vi dovevate sforzare per volermi bene come a un figlio... Ti dovevi sforzare! Ma che ne sai tu dell’amore? Sei solo un’ipocrita. Che schifo di vita... a desso a due soldi al mese ma lavoro e non mi vedrete mai più... mai... quando sarete vecchi e dovrete crepare io da voi non ci verrò mai... perché fate schifo. In due anni e mezzo non vi siete degnati una volta di farvi sentire né voi né Mario... voi siete della stessa razza e Mario al matrimonio non mi ci ha voluto... perché avrei rovinato la foto di famiglia... e voi siete la mia famiglia. Oggi pomeriggio sono stato in giro per Milano... ognuno pensa ai cavoli suoi... faceva un freddo cane... e mi è tornato in mente Marcello, anche quello... che schifo, uno che approfitta della tua debolezza, uno che ti vede depresso e ti si mette appresso come una zecca, e io come un deficiente, perché sono un deficiente, penso che Marcello stia bene con me e me lo prendo pure in quel buco di casa e poi gli vedo il braccio che è tutto un buco e mi fa pena... e vuole pure fare sesso... uno così... uno sbandato fuori di testa, quello penso io... ma lui non è solo uno sbandato fuori di testa, è pure un piccolo delinquente, mi frega pure i quattro soldi che ho, quando mi vede in strada fa di tutto per sputtanarmi e mi chiede sempre soldi pure davanti alla gente e adesso è diventato una specie di ossessione e non so come liberarmene anche perché mi fa pena perché è più perso di me... Se mio padre mi vedesse con uno così... Stamattina è uscito e non so quando tornerà e come tornerà. Quando mi sono iscritto all’università mi sentivo un dio... uno che avrebbe fatto cose bellissime nella vita... dovevo fare l’ingegnere come mio padre. Ho fatto il primo anno con tutti gli esami, e pure il secondo con metà degli esami... e poi me ne sono andato via di casa e con i quattro soldi che guadagnavo potevo a stento sopravvivere e l’università è finita così, adesso non ho un centesimo... Marcello si frega tutto quello che mi avanza ed è pochissimo... prospettive zero! Dovrei cacciare a pedate Marcello ma almeno lui c’è... anche se mi fa schifo pure a toccarlo e si beccherà certamente l’aids, perché quelli come lui fanno una brutta fine. Quando stavo dai miei avevo un computer, avevo internet, un gioco, ma qualcosa era... adesso ho solo carta e penna. Carta e penna fregate in contabilità quando nessuno mi vedeva... Ecco, sono passare le dieci, Marcello sarà perso da qualche parte e io sto qui, solo, e aspetto la mezzanotte... no... che l’aspetto a fare, me ne vado a dormire. Non ho nemmeno i soldi per comprare un panettone perché Marcello se li è fregati tutti. Mi restano solo due scatole di lenticchie e due di fagioli e una scatola di rigatoni da un chilo... e devo arrivare a dopo santo Stefano... è andata a finire così e non me ne importa nulla, la vita è uno schifo e a Natale è ancora peggio. Mi sono stufato pure di scrivere cose che nessuno leggerà mai.
[Marcello è morto per overdose nell’84. Il padre di Valerio è morto, dopo una breve malattia, nell’85 all’età di 72 anni, Valerio ha avuto la notizia tramite un sms del fratello e non è andato al funerale. La madre di Valerio ha avuto un ictus nell’86 ed è stata ricoverata come lungodegente in una casa di cura. Valerio non è mai andato a trovarla. Valerio ha ora 30 anni, vive solo, la sua condizione economica, dopo la morte di Marcello, è migliorata, ha ripreso gli studi, dice che vuole prepararsi una vecchia meno terribile. Non vuole mai parlare d’amore, quando provo a introdurre l’argomento nemmeno mi risponde.]
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