mercoledì 12 settembre 2007

GAY MOLESTATO DA UNA DONNA

GAY MOLESTATO DA UNA DONNA
Ho visto il forum ma non ci sta niente, però me lo aspettavo, noi gay siamo fatti così, leggere curiosare sì, tantissimo, scrivere e scoprirci no, nemmeno un pochettino. Io pure prima avevo paura che scrivendo un post da qualche parte, peggio ancora se su un forum o su un blog gay, ti potesse succedere chissà che cosa e invece non è successo mai niente, proprio niente. Chissà perché non ci liberiamo mai, o almeno non me ne libero io, da questa paura atavica di essere scoperti, di essere beccati con le mani nella marmellata. Noi viviamo nella cultura della paura, non lo so, sarà una cosa che deriva dai tempi dell’inquisizione, quando i gay li bruciavano sul rogo, o forse è che alla fine con l’idea che non devi farti beccare ti abitui talmente a conviverci che diventa un po’ una parte della tua personalità. Io un po’ mi ci sento nel popolo della catacombe, mi ci sento da anni, ne ho 36 e quindi di vita o di non vita gay ne ho fatta un bel po’, sempre scappando, sempre nascondendomi, addirittura chiedendo il trasferimento e cambiando ufficio quando le cose si mettevano in modo pericoloso. Una volta stavo a Pavia e avevo il mio lavoretto tranquillo e non troppo esposto, avevo una stanza mia in ufficio e quindi non ero costretto a convivere con nessuno, poi ho cominciato a fare dei passi falsi, in pratica uno solo, siccome non sapevo con chi andare al momento della pausa ho preso l’abitudine di andare alla mensa con una signora un po’ più giovane di me e adesso mi accorgo di quanto sono stato stupido, io facevo la fila e lei restava seduta ad aspettare, se c’era qualcosa da pagare, come il caffè o un dolcetto in più, la pagavo io, lei faceva un po’ di complimenti e sorrideva, a me la cosa sembrava una comunissima forma di gentilezza senza nessun secondo fine, ma evidentemente nel modo etero le cose andavano diversamente e miei gesti erano tranquillamente interpretati come un invito ad andare avanti, cioè come un segno di disponibilità. Io puntavo sul fatto che questa signora era sposata e che quindi, a mio parare, c’era poco da temere, mentre invece in certi ambienti mettere le corna al marito non costituisce nessun problema. Mi ha parlato del marito, un pezzo grossissimo di una banca, un tipo sempre impegnato col lavoro e a casa solo per pochissimo tempo. In sostanza questo marito mi è stato descritto quasi come uno che aveva dovuto prendere moglie “per convenienza sociale” ma a questo marito della moglie non importava gran che, una specie di matrimonio bianco. Io non riuscivo ad afferrare dove potesse portare tutto questo discorso, dentro di me ho pensato: “Ma perché te lo sei preso?” Poi ho pensato che c’era una convenienza sociale anche per la moglie che non aveva certo tutto da perdere da una situazione come quella, ma ancora mi mancavano dei tasselli del mosaico e io, stupidamente, mi credevo in grado di controllare la situazione. Un giorno, per motivi di lavoro, mi sono trovato a fare un viaggio con questa signora e la situazione si è fatta terribilmente imbarazzante, per andare a pranzo io cercavo locali pieni di gente e lei voleva i localini carini dove non c’era nessuno, ma ancora a livello di ristorante ci si poteva stare, anche se certe volte faceva piedino quasi per sbaglio, io stravo friggendo e l’avrei presa a ceffoni perché mi sentivo bollire di rabbia, ma lei non ha capito niente ed è andata avanti per la sua strada. Siamo andati in albergo, chiaramente la ditta aveva prenotato due singole per noi, lei mi ha proposto di cambiarle in una doppia, ma io non ho voluto, dopo una marea di smancerie si è decisa ad andare in camera sua e io sono entrato nella mia stando bene attento a chiudere la porta a chiave, mi sono spogliato e mi sono messo a letto, poi ho sentito bussare... ovviamente era lei: “Non riesco a dormire, nella mia camera si sta male, la tua è più comoda”. Mi sono rivestito di tutto punto, cravatta compresa e ho “dovuto” aprire la porta per evitare di dare troppo spettacolo, lei è entrata e si è sdraiata sul mio letto e mi ha detto: “Stanotte voglio stare qua...”, atteggiamenti da vamp ne aveva spesso ma mai ridicoli e recitati fino a quel punto, forse credeva di essere la Venere di Milo, io di donne non me ne intendo proprio ma in ufficio ce ne sono decine molto meglio di lei a livello fisico e sicuramente non stupide. Insomma, le ho setto: “E allora resta... io me ne vado nella stanza tua...” Detto-fatto. Sono andato nella sua camera e ho chiuso la porta a chiave e lei non ha potuto continuare la commedia, tra l’altro era in succinta camicia da notte e i vestiti suoi erano tutti nella stanza dove stavo io mentre io ero vestito di tutto punto, ma la mattina non sono nemmeno andato a bussare alla sua porta e sono sceso subito a fare colazione. Lei è scesa dopo qualche minuto pure lei vestita di tutto punto. Ho saputo dopo da una cameriera che ha chiamato per farsi aprire la stanza perché aveva dimenticato la chiave dentro, cosa assurda perché le porte non si chiudevano a scatto e poi la chiave dentro non c’era perché ce l’avevo io in tasca. Insomma viene al mio tavolo e comincia a piangere alla disperata, io le volevo rispondere in modo feroce una cosa del tipo: “Ma tu piangi perché volevi mettere le corna a tuo marito e non ci sei riuscita? ... o perché ti sentivi capace di sedurre chiunque e sei rimasta frustrata?” Ma mon ho risposto così, mentre avrei fatto benissimo a farlo e a farla soffrire nel modo più indegno (e dopo capirete pure il perché), io sono stato così cretino da riprendere il discorso con voce calma, come se non fosse successo niente e come se tra noi ci potesse essere un qualche contatto serio. Lei ha ripreso coraggio ed è stata una tortura, che io fossi gay non le passava nemmeno per l’anticamera del cervello e io i fatti mie me li volevo tenere per me. Mi diceva “Ci sono delle cose cattive che tu non mi vuoi dire” e altre frasi del genere, in quei momenti io la sentivo come un vero pericolo pubblico e l’ho odiata profondamente, dovete tenere presente che lei certe volte si vantava di avere amici gay e di andare molto d’accordo con loro, io mi chiedo come potesse essere possibile una cosa del genere, probabilmente era una cosa detta così, perché per certe persone il gay è di moda, è trendy, un’altra parola che le piaceva molto. Finita la tortura del viaggio è cominciata quella delle lettere, me ne mandava due o tre al giorno, non e-mail ma proprio lettere col foglio e la busta e me le veniva a mettere lei stessa nella cassetta della posta. Insomma una vera persecuzione. Io cercavo di mettere in pratica tutti i trucchi del dribling ma non c’era niente da fare, era diventata proprio una storia ossessiva. E qui ho commesso il mio secondo errore, forse più stupido del primo, l’ho chiamata e le ho detto che ero gay. Pensavo che si sarebbe messa l’anima in pace, e invece no! Ha fatto peggio, mi ha detto che a lei del sesso non gliene importava niente e che voleva vivere con me comunque, che senza di me non riusciva a stare e cose del genere, ma ha fatto ancora peggio, è andata dal marito e gli ha detto che voleva divorziare per sposare me anche se io ero gay, quindi adesso i fatti miei li sapeva tutta la città. A me diceva che lei si voleva “sacrificare per amore”, si sentiva una specie di eroina da romanzo. Il marito, ovviamente, l’ha piantata, secondo me non vedeva l’ora di scaricarsela, ma non per i tradimenti, ma perché era insopportabile. In mezzo a una marea di pettegolezzi io sono stato costretto a dare le dimissioni, non costretto dalla ditta ma dalle condizioni invivibili che lei mi aveva creato intorno. Ho chiesto il trasferimento immediato spiegando la situazione e me ne sono andato a Bologna ma mi ha raggiunto pure lì piangendo di disperazione per il suo matrimonio sfasciato “per colpa mia!” E allora ho fatto una cosa che non avrei mai pensato che si potesse fare, l’ho denunciata per molestie. Lo so che è assurdo ma è così, l’hanno diffidata e adesso sono due anni che non la vedo più, dai colleghi della ditta ho saputo che lavora a Milano, che ha divorziato dal marito bancario e si è risposata. Non vorrei essere nei panni del marito per niente al mondo! Prima di concludere voglio dire che questa storia sembra una storia misogina inventata per screditare le donne , ma io contro le donne non ho nulla se non si mettono in testa di rovinarmi la vita, alcune mie amiche qui di Bologna, tra l’altro una città veramente a misura di gay in tutti i sensi, perché qui se la gente sa che sei gay non succede niente, alcune amiche, dicevo, mi hanno detto che quella era un caso patologico e che le donne non sono così e per la verità le amiche che ho adesso sono proprio un altro pianeta.

Nessun commento: