mercoledì 5 settembre 2007

GAY ETERO PER AMORE

GAY ETERO PER AMORE

Scusate se mi intrometto, ma io vorrei parlare di una cosa diversa cioè delle storie di amicizia tra un gay e un etero, ma in un modo un po’ particolare, non quello che pensate voi, cioè vorrei parlare dell’amicizia tra un gay e un presunto etero, ma anche detto così non si capisce niente. Nel seguito capirete esattamente quello che voglio dire... il presunto etero sono io. Lo so che in questo tipo di blog è un argomento anomalo perché certe cose possono sembrare un surrogato di una storia d’amore gay nel senso pieno del termine, però queste cose per me sono fondamentali, non a livello teorico ma proprio per me come individuo, cioè è quello che io adesso sto vivendo in modo più intenso. Io sono un ragazzo gay di 38 anni, e dire ragazzo è giocare con le parole, non sono malaccio ma in sostanza non sono il tipico principe azzurro gay, di gay ne ho conosciuti pochissimi, in pratica due, uno della mia età e uno giovanissimo, con quello della mia età, un discotecaro fuori tempo massimo, non ci siamo mai presi, io so che lui è gay perché l’ha detto, io con lui mi sono sempre comportato da etero perché con lui non vorrei mai avere nulla a che vedere, attacca certe storie sull’orgoglio gay che sono addirittura un po’ patetiche, insomma non mi piace sotto nessun punto di vista né fisicamente né a livello psicologico, l’altro, Marco, è una ragazzo giovane che ha vent’anni, non dico che mi sento il papà ma quasi, almeno un fratello maggiore, Marco mi piace, indubbiamente mi piace sotto tutti gli aspetti perché è carino e poi perché uno a vent’anni è comunque meglio di uno della mia età, anche lui ha fatto il coming out e pure in famiglia e quindi di certe cose parla liberamente perfino in famiglia, una cosa che, se ci penso, gli invidio molto anche se io il suo coraggio non ce l’ho mai avuto, siamo pure mezzi parenti e anche a casa mia sanno che è gay ma non è un problema, io come al solito, di me non ho detto nulla nemmeno a Marco, però ho dimostrato parecchie volte una certa attenzione nei sui confronti, cioè l’ho trattato molto bene, diciamo pure, l’ho coccolato un po’, gli ho detto cose gentili, l’ho apprezzato molto, lo sono stato a sentire e a Marco parlare con me piace, insomma, secondo me lui ha capito, eh sì, perché certe volte mi dice delle cose di tipo privatissimo in modo molto diretto come se fossi il suo fratello maggiore e si cerano dei momenti di intimità, almeno a livello verbale, che se io fossi etero non potrei accettare, e invece a me stanno benissimo. Che Marco si confidi con me mi gratifica e non poco ma mi mette pure in crisi profonda perché, se io fossi onesto, gli dovrei dire esplicitamente come stanno le cose e invece non lo faccio e quindi io gioco al coperto e lui no e questo non è giusto. Io mi giustifico davanti alla mia coscienza dicendomi che in fondo lui non può non avere capito ma forse, anzi ne sono praticamente certo, potrebbe veramente non avere capito e fidarsi nonostante tutto di me. Quando mi parla delle sue cose più intime io non ho mai l’impressione che lo faccia per provocare e cerco di rispondere tenendomi alla larga, perché se provassi a stringere un po’ il discorso probabilmente Marco non lo accetterebbe e ci resterebbe malissimo, e io non lo devo mettere in crisi per nessuna ragione. Cioè per mantenere un rapporto affettivo forte con Marco io devo fare l’etero. E’ paradossale ma è così. Certe volte mi mette proprio in imbarazzo perché di me si fida ciecamente. Io, diciamolo chiaro, ne sono innamorato e lo desidero in tutti i sensi ma una cosa del genere non gliela posso dire perché rischierei di distruggere il rapporto di fiducia che ha con me. E’ un rapporto che poggia su un inganno di base che io non dovrei portare avanti, ma non ho la faccia di mettere le carte in tavola. Mi parla proprio dei suoi desideri e dei ragazzi che conosce e io gli devo sempre consigliare di stare attento e di usare il preservativo. Quando glielo dico mi risponde dicendomi: “Non ti preoccupare, non mi metto nei guai! Me l’hai detto mille volte”. Una vota mi ha detto che aveva conosciuto un ragazzo di Firenze e se ne era innamorato, lo chiamava al cellulare dieci volte al giorno, quando me ne parlava gli brillavano gli occhi e mi diceva: “Io ne posso parlare solo con te” e io mi limitavo a sorridere per rassicurarlo. Col ragazzo di Firenze Marco passava interi pomeriggi in chat, quel ragazzo si chiamava Federico e praticamente io e Marco parlavano solo di Federico. Un sabato pomeriggio Marco mi chiama alle due e mi dice: “Oggi Fede ha casa libera a Firenze e mi ha detto se ci vado e io ci vorrei andare”. Io l’ho incoraggiato, ma mi ha risposto che non era proprio a Firenze ma in un posto a 25 chilometri dove non si può arrivare con il treno né con i mezzi, poi mi ha detto: “Fede non c’ha la macchina e nemmeno il motorino perché i suoi non vogliono... che dici? Mi ci puoi accompagnare?” In una situazione del genere a Marco io posso dire solo sì, perché quando un ragazzo ti chiede una cosa del genere vuol dire che tu per lui sei un punto di riferimento. Ovviamente sono passato a casa sua e siamo andati a Firenze. In macchina ho cercato di dirgli tante cose serie sull’amore, le cose più belle che so dire, che non può essere solo sesso, che voler bene a qualcuno un ragazzo o una ragazza (che io dica una cosa del genere per passare per etero è addirittura assurdo ma è quello che succede regolarmente) significa mettere da parte gli egoismi e vivere per lui o per lei, significa trovare un senso nel cercare di realizzare la felicità di un’altra persona. In macchina Marco mi stava a sentire con attenzione e apprezzava molto quello che io dicevo, gli brillavano gli occhi. Non potevo distruggere la felicità di Marco e per che cosa poi? Per metterlo in crisi mettendogli magari in mente che io volessi da lui chissà che cosa? No, non lo potevo fare. Insomma io non sapevo che cosa avrei dovuto aspettarmi né quello che avrei dovuto fare, non sapevo se Marco sarebbe rimasto anche la domenica a Firenze o se sarebbe partito il sabato in serata ma mi sembrava improbabile, comunque non ho fatto domande, siamo arrivati al paese e poi mi ha guidato lui per strade e stradette fino a destinazione, una casa persa in mezzo alla campagna. Lui non aveva detto nulla di quello che io avrei dovuto fare e allora gli ho detto che l’avrei lasciato al cancello e che lo sarei tornato a riprendere l’indomani all’ora che voleva lui, è rimasto un po’ contrariato e mi ha detto: “Ma perché? Io a Fede ho parlato di te tante volte, lui non si mette in imbarazzo... dai non fare l’orso!” Io non sapevo che dire e mi sono limitato ad aprire le braccia. Mentre stavamo parlando un ragazzo, ovviamente Federico, è venuto correndo ad aprire il cancello, era sorridente, bello come il sole e con due occhi dolcissimi, mi ha salutato baciandomi sulle guance come se mi conoscesse da sempre, Marco mi ha presentato come zio Andrea, io l’ho lasciato fare e non ho detto nulla. Volevo dire: “Io tolgo il disturbo” e rifare il discorso che avevo fatto già a Marco ma a tavola Federico aveva preparato tre posti, quindi dovevo rimanere lì. Ci siamo messi a cucinare e a scherzare tutti e tre, io mi sentivo in uno strano paradiso e mi sentivo straordinariamente a mio agio come non mi capita praticamente mai, abbiamo raccontato un sacco scemenze e dopo pranzo io pensavo che fosse ora di andarmene, e invece loro si sono seduti sul divano e io mi sono messo sulla poltrona di fronte a loro, hanno cominciato a scambiarsi qualche tenerezza, ma proprio a livello di coccole da bambini, io non sapevo che fare, poi Marco si è sdraiato e ha poggiato la testa sulle gambe di Federico e Federico mi ha detto: “Se ti dà fastidio lasciamo perdere, magari tu non sei abituato ai gay”. La battuta è venuta in modo così naturale che era ovvio che per Federico io ero etero. Ho risposto che non mi formalizzavo per questo, ma Marco si è immediatamente rimesso seduto e questo gesto mi ha fatto una tenerezza enorme, era una forma di rispetto per me. Rinunciavano a una loro libertà di comportamento gay per non offendere un “etero” come me! Veramente pazzesco! Insomma il pomeriggio è passato così, si stava benissimo i due ragazzi piano piano si sono presi qualche piccola libertà in più, mano nella mano appoggiandosi spalla a spalla. La sera ho detto che sarei andato a dormire a Firenze perché non volevo dare proprio fastidio e volevo che si sentissero liberi. Federico mi ha detto: “Senti zio (ero diventato lo zio anche di Federico), io la stanza te l’ho preparata se stai qua a noi ci fa piacere, tanto noi ce ne andiamo dall’altra parte così noi non disturbiamo te e ti lasciamo dormire, dopo qualche piccola insistenza di complimento ho accettato, dopo cena, verso le undici si sono guardati negli occhi e Fede a detto: “Noi andiamo”. Mi hanno fatto vedere la mia stanza e Fede mi ha detto che i suoi sarebbero tornati nel primo pomeriggio e quindi domenica non avremmo potuto pranzare insieme e bisogna partire prima dell’una per stare tranquilli al 100%. Per darmi la buonanotte sia Marco che Federico mi sono venuti a baciare sulla guance e Federico ha detto. “Grazie zio, non sai come mi hai fatto felice oggi”. Io ho risposto cercando di tenere un basso profilo: “Notte Federico, notte Marco!”. Quando sono stato nella mia stanza mi sono reso conto che tutta la faccenda aveva preso per me un sapore così tipicamente familiare che la dimensione erotica era praticamente sbollita da sé. Ero stato promosso a zio sul campo e dovevo comportarmi come uno zio vero. Ho pensato tantissimo a quello che avrei dovuto fare: io quei due ragazzi li amavo, per me erano cuccioli da difendere, non sentivo nessuna forma di gelosia ma una forma di pace profonda, di soddisfazione totale, mi sentivo amato come persona ed è una sensazione bellissima. Capisco che la cosa possa sembrare strana ma è esattamente così. Ero felice, mi sentivo realizzato. Avevo sempre in sottofondo l’idea che in fondo li stavo ingannando ma lo stavo facendo per loro, non per me, o forse anche per me perché una soddisfazione come quella che ho provato in quei momenti è una cosa che non ha prezzo. Ti senti appagato affettivamente a livello totale. L’indomani mattina abbiamo fatto colazione e poi siamo andati in un bosco bellissimo sopra una collina alta, poi Federico mi ha detto che era ora di rientrare, abbiamo continuato a parlare fino la cancello, quando siamo scesi Marco e Federico si sono abbracciati in un abbraccio strettissimo, erano felici anche se staccarsi da un abbraccio così non deve essere stato facile. Poi Fede mi ha baciato sulle guance e mi ha detto: “Zio, è stato un piacere conoscere uno come te, ti voglio bene!” e lo diceva seriamente, poi ce ne siamo andati. Dopo pochi minuti di silenzio Marco mi ha detto: “Non ti preoccupare, i preservativi li abbiamo usati...”, io ho detto solo: “Avete fatto bene” ma il discorso era in sostanza un modo di farmi capire che per me non c’erano segreti.

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