- Forse è meglio, anche se non so se ci riusciremo, adesso c’è un’atmosfera bellissima. Una cosa emotivamente carica…
- Lo so Cucciolo ma bisogna rimettersi a lavorare…
- Credo di sì, ci dobbiamo riuscire. Ok, come vuoi tu.
Si misero al lavoro, dopo qualche minuto Andy notò che Marco era distratto.
- Che fai, Cucciolo? A che stai pensando?
- Sto ripensando alla canzone… era proprio bella…
- Dai Cucciolo, torniamo a lavorare…
Andarono avanti fino alla dieci di sera senza interruzioni e con buoni risultati. Solo di tanto in tanto si fermavano, si guardavano negli occhi e dopo un breve sorriso riprendevano la lettura. Alle dieci Andy chiuse il libro e fece cenno a Marco che lo studio era finito.
- Cucciolo, che c’è per cena?
- Abbiamo una marea di cose, ce ne stanno per tutta la settimana.
- Ci sono ancora due fettuccine di quelle di oggi?
- Sì, poi c’è l’insalata che va mangiata il più fresca possibile, due cotolette, e una mela per uno.
Prepararono i piatti e si misero a tavola.
- Cucciolo, facciamo così, io ci vado domani, tu tieni il cellulare acceso, io cercherò di farti sapere e soprattutto pensami.
- Lo sai che non c’è bisogno di dirlo.
La cena fu rapida, Andy era visibilmente teso ma anche determinato, Marco mise a bagno i piatti sporchi, poi andarono a dormire scambiando poche parole, a letto Andy strinse la mano di Marco che rispose alla stretta in modo deciso.
- Cucciolo, quando mi stringi la mano così mi dai un senso di sicurezza che mi piace tanto, dà conforto.
- Birillo, com’è bello stare con te!
- Ma io non ho fatto niente per te, fai tutto tu!
- Ma io adesso chi è Andy lo so veramente, prima lo immaginavo ma adesso lo so, io lo so che non mi lascerai mai, lo sento.
- Io onestamente non lo so però so che adesso non vorrei stare in nessun altro posto e che stare qui vicino a te mi fa stare bene, forse è poco ma prima non mi succedeva, prima non stavo mai veramente bene, adesso mi sento pacificato dentro, probabilmente passerò tanti guai, a cominciare da domani, ma adesso non sono solo, io lo sento che non sono solo…
- Birillo ti voglio bene!
- Anch’io, Cucciolo, adesso ci comincio a crederci in un altro modo.
- Notte Birillo!
- Notte Cucciolo!
L’indomani Andy si svegliò per primo, era piuttosto agitato dall’idea di dover tornare a casa sua ma non si fece prendere dal panico, andò a farsi la doccia da solo, poi si fece la barba e si vestì, preparò la colazione e la portò a letto a Marco.
- Cucciolo, la colazione!
- Grazie, Birillo, un giorno o l’altro dovrò cercare di svegliami prima io… come va?
- Bene sotto certi punti di vista… se penso che devo tornare a casa… mah! Comunque si deve andare avanti.
- A che ora ci vuoi andare?
- Forse è meglio sul presto, può darsi che li becco tutti e due a casa…
- Allora facciamo colazione e mi vesto subito…
- Non c’è bisogno di correre, facciamo tutto con calma, basta non perdere tempo.
- Ok, Birillo.
Marco si alzò in fretta, andò a fare la doccia senza dire una parola, si rese conto che Andy aveva fatto la doccia per conto suo ma non ne fece alcun cenno. Si vestì come tutti i giorni.
- Andy, io sono pronto.
- L’hai preso il telefonino?
- Sì ce l’ho appresso, non ti preoccupare.
La conversazione era piuttosto ridotta.
- Birillo, cerca di chiamarmi tutte le volte che puoi…
- Non c’è bisogno di dirlo, tanto ti chiamerò parecchie volte…
Prima che Andy scendesse dalla macchina si diedero una fortissima stretta di mano.
- Io vado, tu non scendere.
- Io scendo eccome e ti saluto come pare a me!
Marco scese dalla macchina e abbracciò Andy in modo caloroso. Andy gradì molto quel gesto, amava essere contraddetto quando cercava di schivare le attenzioni di Marco, poi Andy si avviò verso il cancello, aprì con la chiave e entrò, nel passare oltre in cancello fece ancora una volta un cenno di saluto a Marco, quando Marco non lo vide più decise di aspettare venti minuti prima di ripartire, controllò il telefonino che funzionava perfettamente, poi si mise a sedere comodamente, dopo i venti minuti trascorsi senza chiamate di Andy e senza vederlo tornare indietro Marco si decise a rientrare alla piccionaia. Tornare da solo gli faceva un’impressione terribile, appena entrato sentì nell’aria il profumo di Andy, evitò di aprire le finestre perché quel profumo durasse il più a lungo possibile, poi andò a buttarsi sul letto dalla parte di Andy, col viso sprofondato nel cuscino per annusare profondamente ogni minima traccia della sua presenza. Marco si sentiva proprio solo e sperduto, la casa che pochi minuti prima era viva ormai sembrava piena di ricordi, si fermò a pensare alla morte e alla canzone di Andy, ebbe un attimo di brivido, poi pensò con enorme sollievo che il suo Andy era vivo e sarebbe tornato da lui, l’idea della morte gli sembrò lontanissima… cominciò a pensare un modo di occupare il tempo, ma un modo che fosse utile a Andy quando fosse tornato a casa, a Marco non passò nemmeno per la mente l’idea che potesse non tornare, Andy la sua scelta l’aveva fatta. Gli venne in mente che il modo migliore per continuare a pensare a Andy fosse continuare a studiare come avevano fatto insieme fino alla sera prima ma Marco non voleva nemmeno andare avanti da solo lasciando indietro il suo Birillo, decise che avrebbe ripreso il libro da capo e avrebbe cercato di capire meglio quello che avevano già studiato insieme, si sarebbe preparato degli schemi in modo da considerare quella parte del libro effettivamente superata. Cominciò a lavorare, non incontrò grosse difficoltà, in fondo era già una terza lettura, verso mezzogiorno era a buon punto, pensò di chiamare i suoi e magari di andare a pranzo da loro.
- Ciao mamma, come stai?
- Noi stiamo bene e voi?
- Noi pure, oggi Andy doveva tornare a casa sua e io sto solo…
- E allora vieni da noi, vieni subito, mo’ cerco di fare qualche cosa che ti piace, papà viene alle due e mezza ma tu vieni subito lo stesso …
- Va be’, mi preparo e vengo.
Marco era già pronto, ma non si voleva allontanare da casa per non perdere i segni della presenza di Andy, notò qualche capello di Andy nel pettine e lo riconobbe subito, la cosa gli fece tenerezza, pensò di chiamare Andy o almeno di mandargli un messaggio, si decise.
- “Ti penso in continuazione!”
Pochi secondi dopo arrivò la risposta.
- “Anch’io penso solo a te ma non mi chiamare, ti chiamo io appena posso. Marco! T.V.B.”.
Andy si forzò a non rispondere, uscì di casa e se ne andò dai suoi, Rosa lo accolse sorridendo a braccia aperte.
- Come stai? Stai bene?
- Sì, sto bene…
- Vieni, vieni che ti faccio un caffè.
Marco andò a sedersi in cucina mentre Rosa stirava e controllava i fornelli di tanto in tanto.
- Allora… com’è che Andy è andato a casa sua?
- Non lo so esattamente, con me parla di tutto ma della famiglia non ne vuole parlare, io credo che debba in qualche modo rendere conto ai suoi di quello che fa… ma non lo so.
- Ma tu i genitori li hai mai sentiti?
- No.
- Ma Andy li ha mai chiamati al telefono?
- No, a quanto ne so io no.
- Mi sa che Andy a casa sua non sta bene per niente…
- Questo lo penso anch’io ma non ne so molto di più.
- E’ un ragazzo buono, si vede, mah, chi lo sa, ci possono essere tanti motivi d’incomprensione.
- Mamma, ma tu di Andy che pensi?
- Io penso che è un bravo ragazzo, proprio come si deve, qui a casa è stato un po’ a disagio, forse, ma forse neanche, alla fine mi sembrava che ci stesse pure bene, forse siamo stati un po’ invadenti, ma noi abbiamo cercato di metterlo a suo agio… Marco, ma c’è rimasto male?
- No, non c’è rimasto male per niente, forse gli è un po’ difficile capirvi perché non è abituato a queste cose ma credo che sia stato contento.
Arrivò il segnale di un messaggio, Marco istintivamente se ne andò nella sua camera e lo lesse.
- “Qui c’è solo Mariuccia (la domestica), sto in camera mia sul letto, hanno cambiato tutto e perfino ridipinto le pareti… Marco, se puoi chiamami subito”.
Marco richiamò.
- Ciao Andy, come va?
- Non c’è nessuno, dovrebbero tornare all’ora di pranzo, nella mia stanza hanno cambiato un sacco di cose, forse davano per scontato che io non sarei più tornato, il letto c’è ancora ma la libreria non c’è più e hanno tinteggiato le pareti, aspetta un attimo…. Anzi hanno proprio portato via tutto, pure i mobili sono vuoti, aspetta, nel mobile ci sono vestiti da donna ma non sono di mia madre… mah? Chissà di chi sono, adesso provo a chiedere a Mariuccia, ti richiamo tra un minuto”.
Andy andò a chiedere alla domestica, che gli disse che non doveva entrare nella camera degli ospiti perché adesso c’era la signora Bertolotti che era venuta da Milano.
Andy si sentì quasi un invasore in casa sua, chiese notizia dei suoi libri e dei dischi ma era stato tutto buttato via, probabilmente, dopo l’ultima sfuriata tra lui e suo padre, nessuno si sarebbe aspettato di vedere ricomparire Andy.
Chiese a Mariuccia se avevano parlato di lui ma Mariuccia rispose che almeno lei non aveva mai sentito parlare di Andy, le bambine erano all’asilo e la signora (la mamma di Andy) sarebbe tornata per il pranzo, probabilmente con la signora Bertolotti perché erano uscite insieme. Andy chiese del padre sforzandosi di chiamarlo papà, ma Mariuccia non lo aveva visto e pensava che fosse in giro per lavoro, comunque non lo aspettavano per pranzo. Andy si ritirò in salotto e richiamò Marco.
- Ciao, qui mi hanno dato per perso, ormai credo che non si ricordino nemmeno che esisto, mio padre è fuori per lavoro e mia madre sta in giro con un’amica che ha alloggiato nella mia stanza, che è diventata stanza degli ospiti, ma lo era anche prima, e hanno buttato via tutti i miei libri e i miei dischi…
Marco non sapeva che cosa rispondere, poi fece la sua proposta.
- Vengo a prenderti subito e ce ne torniamo a casa!
- No, devo aspettare mia madre, tornerà per pranzo”
- Ma perché non molli tutto? Birillo, vengo?
- No, adesso no, prima ci voglio parlare, voglio capire quello che hanno in mente… ti richiamo stasera, dopo la cena… Cucciolo, ti penso continuamente”.
Marco rimase un po’ stranito dalla telefonata, non capiva i comportamenti di Andy, lui, forse, se ne sarebbe già andato, in ogni caso Andy aveva la sua libertà e Marco l’avrebbe rispettata a qualunque costo.
Andy a casa sua non sapeva che cosa fare, accese il televisore ma lo spense dopo qualche minuto, vide il suo computer appoggiato sul tavolo dello studio, lo accese ma non riuscì ad andare oltre, era stata cambiata la password e probabilmente il computer era stato destinato ad altre funzioni, questo fatto contribuì a fare sentire ad Andy un senso ancora più forte di estraneità rispetto a quella casa. Tornò da Mariuccia e le chiese delle bambine, Mariuccia gli rispose che sarebbero rimaste al nido fino alle sei del pomeriggio e che poi lei sarebbe andata a prenderle. Andy fece qualche altra domanda esplorativa.
- Come vanno qui le cose adesso?
- Bene, adesso è tutto tranquillo.
- Perché adesso?
- Quando c’era lei ogni tanto alzavano la voce ma adesso è tutto tranquillo.
- Ma a che ora è previsto il pranzo?
- All’una e mezza, a quell’ora sono sempre a casa, sua madre, almeno.
- Grazie.
Andy tornò a sedersi davanti alla televisione e l’accese, passarono le ore, vide la messa del Papa dall’isola d’Ischia, poi girò un po’ di canali e spense di nuovo il televisore, non erano nemmeno le undici, aveva ancora due ore e mezza di attesa, pensò di uscire per fare una passeggiata ma rientrare dopo sarebbe stato ancora più difficile, uscì sul terrazzo, era tutto verde e ben tenuto, il glicine era fiorito e grossi vasi di margherite erano collocati agli angoli, si mise sul dondolo, all’ombra, e chiese a Mariuccia di portargli una spremuta di arancia, Mariuccia gliela portò subito, almeno da quel punto di vista quella era ancora casa sua, si affacciò alla ringhiera e gli venne in mente quando aveva pensato di buttarsi di sotto proprio da quel punto, pensieri vaghi certo, ma spia di uno stato d’animo inquieto, si immaginò spiaccicato sul pavimento del cortile in un lago di sangue, ma l’immagine gli parve paradossale e fuori luogo, non provava più sentimenti di depressione di quel genere, ripensò a Marco e gli mandò un messaggio.
- “Sto pensando a te… è bellissimo sapere che ci sei”.
Marco lo lesse, si sentì orgoglioso e si trattenne un attimo a pensare la risposta.
- “Sto dai miei e stiamo parlando di te… ti vogliamo bene! Quando vuoi fammi un fischio e volo da te!”.
Andy non proseguì con i messaggi, si sdraiò lungo sul dondolo e si lasciò dondolare, la sensazione era gradevole, ma Andy mescolava mentalmente il suo terrazzo e la presenza di Marco, due contenuti incompatibili, cominciò a prepararsi il discorso da fare alla madre, poi lasciò il proposito a metà perché non riusciva a fare ipotesi su quello che sarebbe successo, prese qualche giornale di pettegolezzi dal portariviste e si mise a leggere, erano tutti pettegolezzi ma tutti etero, i gay sembravano non esistere proprio secondo quei giornali, ed erano quelli che leggeva sua madre, era ovvio che un ragazzo dovesse cadere ai piedi di una ragazza e che dovesse fare la gara con gli altri per il possesso della sua bella… queste cose a Andy sembravano così strane che smise di leggere, ogni tanto lo colpiva qualche foto di qualche ragazzo piuttosto bello e sorridente, ne trovò una che gli richiamò il sorriso di Marco e gli sfuggì un sorriso di tenerezza.
A casa di Andy squillò il telefono, Mariuccia rispose e venne a riferire a Marco.
- Ha chiamato la signora e ha detto che sarà qui a mezzogiorno perché nel pomeriggio deve andare dal parrucchiere con la sua amica.
- Le ha detto di me?
- No, veramente non le ho detto nulla…
- Va benissimo così, grazie.
L’attesa era ormai ridotta a meno di mezz’ora, Andy se ne andò in cucina a prendersi un bicchiere d’acqua.
- Se me l’avesse detto gliel’avrei portata io…
- Non si preoccupi signora, non ce n’è proprio nessun bisogno… a proposito, che cosa ha fatto per pranzo?
- Ho fatto dei cannelloni, poi un roast beaf con piselli e il dessert.
- Tutte cose buonissime e poi lei è così brava!
- Ma che dice, io in cucina me la cavo appena, la signora dice che la Bertolotti è bravissima e mi mette tanta soggezione perché mi giudica sempre, almeno sua madre non dice nulla.
- E mio padre?
- Be’ il signore non c’è quasi mai, certe volte passa proprio tanto tempo prima che si faccia vedere… e poi lei lo sa benissimo.
- Sì, sì, lo so… me lo dà un ciuffetto d’insalata?
- Certo, ecco!
- Mh!
- Ma lo sa che fa ancora come quando era un ragazzino?
- Sì lo so ma a me piace così.
Andy passava il tempo chiacchierando con Mariuccia ma poco prima dell’ora prevista per il rientro della madre Mariuccia lanciò un rapido sguardo dalla finestra e rimandò Andy in salotto.
- Forse è bene che lei adesso vada in salotto, se la signora la trovasse qui poi se la prenderebbe con me, vada ché è meglio.
- Vado… e grazie dell’insalata.
- Prego, prego!
Andy si accomodò in salotto e senti la chiave girare nella serratura, la madre di Andy rientrava con la signora Bertolotti, Andy si alzò per salutare secondo il cerimoniale stabilito.
La madre vide Andy e non fece una piega.
- Ciao Andy, come va? Ti presento la signora Bertolotti è una mia carissima amica che sta con noi per un po’.
Andy valutò l’età della signora Bertolotti in oltre sessant’anni e si inchinò per baciarle la mano, la signora ne fu lusingata.
- Ma com’è cavaliere questo ragazzo!
- Dovere, signora, dovere!
La madre di Andy riportò il colloquio all’ordinaria amministrazione.
- Andy, se vuoi puoi stare a pranzo con noi, ci vediamo così poco!
- Sì, grazie, se non vi disturbo resto volentieri.
- Allora possiamo andare a tavola…
Il tavolo era tondo, Mariuccia aggiunse un coperto, Andy spostò la sedia della signora Bertolotti e quando la signora si sedette poté gettare un’occhiata al cartellino che usciva dal suo abito e vi lesse il nome di un sarto famoso, poi Mariuccia portò i cannelloni, servì prima la signora Bertolotti, poi la mamma di Andy e quindi Andy, poi versò il vino, la signora Bertolotti assaggiò mentre Mariuccia era ancora presente.
- Sono buoni, brava Mariuccia, ma con un pizzico di noce moscata in meno sarebbero ancora più delicati, però sono cotti al punto giusto, non ti pare cara?
- Sì, sono buoni, sono buoni… scusa Mariuccia mi puoi portare un po’ di pepe.
- Subito signora.
La conversazione fu molto rituale.
- Sai Andy, la signora ha delle boutique qui e anche a Milano, quando viene a Roma andiamo insieme a visitarle e io posso prendere qualche abitino che mi piace.
- Che la signora è una vera intenditrice si vede benissimo dall’abito che porta, è un abito di…
E Andy citò il nome che aveva letto sul cartellino, la signora ne fu lusingatissima.
- Non solo cavaliere ma anche intenditore di moda, lo sa che le mie vedeuses non sarebbero state in grado di capirlo.
- Per carità, signora, sono piccolezze.
- Cara, ma tu avevi un figlio così e non me l’avevi mai detto… ma lo dobbiamo portare qualche volta con noi, ci potrebbe dare qualche buon consiglio.
- Sì, veramente Andy è un ragazzo molto gradevole.
- Tutto la mamma, tutto la mamma!
Andy rimase a sentire la conversazione a due tra la madre e la signora Bertolotti, chiaramente una conversazione d’affari, stavano costituendo una società per allargare il giro delle boutiques, Andy si allontanò con una scusa.
- Scusate, se voi permettete, vi vado a preparare io un caffè speciale.
- Sì, grazie, caro!
Andy tornò in cucina, attese che Mariuccia facesse il caffè e ci aggiunse qualche goccia di Cognac, poi tornò nella sala da pranzo.
- Ecco!
La signora Bertolotti assaggiò per prima.
- E’ di una finezza squisita, è proprio buonissimo, come la posso ringraziare?
- E’ un piacere signora, è un piacere.
- Andy, adesso io e la signora dobbiamo andare in giro per affari, ti ritrovo per cena?
- Sì, credo di sì, mamma io avrei bisogno di scambiare con te quattro parole, quando hai tempo…
- Sì caro, però facciamo più tardi, stasera, adesso devo proprio andare.
- Quando vuoi tu, non ti preoccupare… e papà sai se passa a casa?
- Guarda forse stasera o al massimo domani sera, domani dovrebbe venire perché il martedì vede gli amici e in genere non manca mai.
- Grazie mamma. Signora, è stato un piacere conoscerla!
E le baciò la mano un’altra volta. La signora, lusingata, lo salutò.
- Grazie caro, grazie, e sono contenta di averti conosciuto, un ragazzo così fine… .
- Ancora grazie signora e a rivederla.
- Arrivederci, caro, arrivederci!
La madre di Andy uscì con la signora Bertolotti e Andy si trovò di nuovo solo, e se ne tornò in cucina a parlare con Mariuccia.
- Ha visto che alla fine qualche cosa da ridire ce l’hanno trovata comunque!
- Loro sì, ma io no! Era tutto buonissimo!
- Grazie…
- E adesso che faccio fino a stasera? Non è nemmeno l’una e mezza.
- Se ne vada e ritorni stasera per le otto, ci mancano quasi sei ore mica vuole aspettare qui in una casa vuota!
- Mi sa che ha ragione.
Andy chiamò Marco.
- Ciao, puoi passare a prendermi il più presto possibile? Stasera devo tornare qui ma adesso ho qualche ora libera.
- Volo, Andy, sto da te il più presto possibile.
Andy stava aspettando le due e mezza per pranzare con Rocco, ma volò da Andy, il fatto che Andy avrebbe dovuto tornate a casa sua la sera non gli piaceva molto ma almeno lo avrebbe avuto con sé per qualche ora. Quando lo vide uscire dal cancello lo abbracciò così forte che lo sollevò da terra, Andy si aspettava di andare subito alla piccionaia ma Marco gli disse che stava a casa dei suoi e che ci doveva tornare, sul momento Andy rimase un po’ disturbato da questo fatto, poi si riebbe.
- Va be’, andiamo dai tuoi!
E aggiunse un sorriso. Marco gli carezzò la mano prima di mettere in moto.
- Come sono andate le cose?
- A mezzogiorno è arrivata mia madre con una sua amica che ha delle boutiques qui e a Milano e abbiamo pranzato insieme, dato che c’era l’amica mia madre si è comportata come se tutto fosse filato sempre liscio, abbiamo parlato di moda e dei cannelloni ma solo di questo, la naturalezza di mia madre era addirittura incredibile, proprio come se niente fosse mai successo.
- E tu?
- Pure io, che dovevo fare? Dovevo recitare e basta.
- E perché ci devi tornare stasera?
- Perché mia madre viene a casa per la cena e forse riusciremo a parlare un po’ e forse viene anche mio padre, se non viene oggi potrebbe venire domani sera perché martedì ha un appuntamento fisso con i suoi amici e non ci rinuncia mai, tra stasera e domani dovrei riuscire a parlare anche con mio padre, credo che non concluderò molto ma dovrei riuscire a parlarci. La mia stanza l’hanno smantellata e adesso se dovessi restare a casa mia non saprei nemmeno dove andare a dormire, perché in quella che era la mia stanza adesso c’è l’amica di mamma, questo è il segno che mi hanno proprio cancellato dall’organico di casa, adesso a casa mia ci sono tante stanze senza letto: studio, salotto, biblioteca, anticamera dello studio, ma c’è una sola camera da letto, quella dei miei, a parte la stanza delle bambine, le mie sorelline, la mia stanza è diventata camera degli ospiti e in effetti io sono stato sempre un ospite… Comunque, il primo passo l’ho fatto, mia madre non mi ha aggredito, ma data la situazione non vuol dire molto, vedremo stasera e poi se c’è pure mio padre chissà come andrà a finire.
- Andy, ma ti dispiace se andiamo dai miei? Se vuoi li chiamo e dico che restiamo per conto nostro.
- Forse sarebbe meglio,… ma aspetta, no, va bene così, andiamo dai tuoi.
- Andy se non vuoi si fa subito a cambiare programma.
- No, no, andiamo dai tuoi, va bene così senz’altro.
Quando scesero dalla macchina Andy andò a suonare al citofono come se la cosa fosse ovvia. Rosa gli rispose in modo entusiastico.
- Andy, Bello, vieni a casa, come sono contenta che ci sei pure tu! Vieni, vieni!
- Saliamo, Rosa, saliamo subito.
Nell’androne delle scale Andy abbracciò Marco e lo strinse fortissimo, poi gli scarmigliò i capelli, a casa Rosa abbracciò Andy col massimo calore. Un po’ Andy se lo aspettava.
- Vieni Bello! E chi me lo doveva dire a me che ci dovevamo rivedere così presto… ci hai fatto il regalo più bello… che ti posso dare? Un po’ di frutta?
- No, grazie, Rosa, non mi serve niente.
- Aspetta va!
Rosa si precipitò in cucina e preparò una limonata fresca spremendo quattro limoni, due per Andy e due per Marco, poi tornò dai ragazzi con i bicchieri.
- Come è buona! Ma che cosa è?
- Solo una spremuta di limone con pochissimo zucchero e tanta acqua fresca, è una cosa come quelle che si facevano cento anni fa… Andy… resti a pranzo con noi?
- Io ho già pranzato ma resto con voi lo stesso, magari spizzico qualche cosetta di quelle sfiziose di Rocco.
- Allora sai che ti faccio? Ti faccio un sorbetto con lo sciroppo di ciliegie.
- Magari!
- Mo’ te lo faccio subito. Andy seguì Rosa in cucina e Marco si accodò, quando il sorbetto fu pronto Rosa ne mise un po’ in un bicchiere anche per Marco e diede il bicchiere più grosso a Andy.
- Perché a lui così grosso?
- Perché ha già mangiato, Marco, se lo vuoi dopo mangiato ne do uno grosso anche a te.
Tornarono tutti e tre in salotto, Andy e Marco si trovarono seduti uno a fianco all’altro sul divano.
- Come vai Andy?
- Bene, Marco, bene!
Marco notò che in presenza di Rosa Andy non lo chiamava Cucciolo.
- Andy, perché mi chiami Marco? In genere mi chiami Cucciolo e mi piace tanto. Ti vergogni di mamma?
- No… be’ un po’…
- Andy tu qui ti devi comportare come ti viene, che ti credi che mi dispiace se a Marco lo chiami Cucciolo, Rocco quando siamo soli a me mi chiama Rosellina, mo’ quando ci stavi tu non l’ha fatto ma io mica mi vergognerei se mi chiamasse così davanti a te, se ci si vuole bene che problema c’è?
- Ok! Però mannaggia, dire Cucciolo in questa situazione ancora non mi viene spontaneo.
- E va bene, verrà piano piano… e pure io ti chiamo Andy e allora ti dovrei chiamare Andrea ma mo’ mi so’ abituata e Andy è più bello.
- Mamma, io in privato lo chiamo Birillo!
Rosa accennò a un piccolo sorriso. Andy aprì le braccia come per dire che non ci poteva fare nulla, poi Rosa continuò.
- Io è meglio che continuo a chiamarti Andy!
Sorrisero tutti e tre. Quando Rosa tornò un attimo in cucina Andy riprese il discorso.
- Cucciolo, lo so che qua si sta bene, mi sento coccolato… però poi torno a pensare a stasera.
Rosa rientrò.
- Marco mi ha detto che stasera devi tornare a casa tua…
- Sì, dovrei stare fuori solo stasera e al massimo domani, devo parlare coi miei.
Rosa avviò un discorso più pericoloso.
- Andy, scusa se mi permetto, ma i tuoi lo sanno chi sei?
- Nel senso se sanno che sono gay?
- No, nel senso che ti conoscono veramente o no.
- Mah, credo che a loro in fondo di me non importi poi molto, hanno la loro vita e vanno avanti per la loro strada.
- Pensa, mamma, hanno già smantellato la sua stanza, hanno buttato via tutte le sue cose e ci hanno fatto la stanza degli ospiti.
- Ma veramente?
- Sì veramente… se dovessi tornare a casa mia non saprei dove andare a dormire.
- E tu non ci ritornare, stattene con noi!
- Non mi dispiacerebbe affatto ma coi miei ci sono tante cose da chiarire.
- Però, se ti vogliono bene, alla fine le difficoltà si superano tutte.
- Già, se mi vogliono bene… ma questo io non lo so… anzi…
- Sì, ma in fondo sono sempre tuo padre e tua madre…
- Rosa, scusami, ti dispiace se cambiamo discorso?
- No, scusami tu, Andy, certe volte mi faccio trasportare.
Andy sentì che Rocco stava rientrando a casa e si alzò per salutarlo, quando lo vide Rocco non trattenne dei veri segni di entusiasmo.
- Andy, Bello, che bella cosa che ci hai fatto! Come stai? Stai bene? Vieni, vieni… e com’è che stai qua?
- Niente, avevo il pomeriggio libero e sapevo che Marco stava qua.
- E allora dobbiamo festeggiare…
- Ma abbiamo festeggiato ieri!
- E allora? Festeggiamo pure oggi, mettiti a tavola che ti faccio sentire un po’ di olive mie, sono andato a prenderle in campagna, ma queste sono proprio quelle buone.
La conversazione procedeva tranquilla, Rocco non sapeva che Andy era stato a casa sua e continuava a parlare di campagna e di cucina, a tavola Andy spizzicò un po’ di tutto, quando si sedettero in salotto per il caffè Andy avviò un discorso che Marco non si aspettava.
- Rocco, ti posso fare una domanda?
- Tutto quello che vuoi!
- Però mi devi rispondere con la massima sincerità.
- Sì, va bene, dimmi!
- Ma voi di me che pensate?
Rocco rimase in silenzio per qualche attimo.
- Ma perché mi fai questa domanda?
- Non tergiversare, rispondi!
- Be’, noi abbiamo parlato tanto di te, prima di ieri sera sapevamo solo che Marco ti voleva bene, da ieri sera ti volgiamo bene anche noi, ieri notte io e Rosa abbiamo parlato tanto di te, proprio fino a notte alta, noi siamo contenti, è così, bisogna dare tempo al tempo ma adesso anche noi ti vogliamo bene, mo’ io mi impiccio un po’ e non so parlare di queste cose ma tu hai capito lo stesso, ma adesso mi devi dire tu perché mi hai fatto questa domanda.
- Io vi conosco solo da ieri… però… insomma non so se è vero al cento per cento, ma anch’io comincio a volervi bene e non solo perché siete i genitori di Marco ma perché siete brave persone, per me dire brave persone non è una cosa banale, non vi capisco sempre ma un po’ comincio a capire il vostro modo di essere e mi piace, forse non durerà ma adesso mi piace e poi sono convinto di avere molte cose da imparare da voi.
- Da noi?
- Sì, da voi, io credo che voi siate felici veramente e vorrei imparare il segreto…
- Andy l’unico segreto è volersi bene, tu la vedi questa Rosellina mia, sono ventisei anni che stiamo insieme e lei ne ha avuta di pazienza con me…
Andy notò il diminutivo applicato a Rosa e ne fu contento.
- Rocco, ma tu di me e Marco che cosa pensi?
- E che devo pensare? Se sta bene a voi… la vita è la vostra, io posso fare il papà e Rosa la mamma, se sta bene a voi noi che dobbiamo dire? Che vi volgiamo vedere felici… e basta! E che vuoi dire? Quando Mario, il fratello di Rosa, ha visto che noi ci volevamo bene che ha detto? Ha detto che ci voleva vedere felici… e basta!
- Ma non è la stessa cosa, noi siamo due ragazzi!
- E allora? Guarda Andy io ce ne ho messo di tempo per capire e non è stato facile, se questa è la felicità di Marco e pure la tua io non potrei mai pensare di rovinare la vostra felicità, non lo deve fare nessuno ma un papà non lo deve nemmeno pensare, io avrei qualche cosa da dire se vedessi Marco stranito, preoccupato… o se pensassi che tu sei un poco di buono… e ce ne stanno tanti… ma tu stai qui con noi… e che possiamo sperare di più?
- Rocco, ma tu tutte queste cose le pensi veramente?
- E che pensi che stiamo facendo la commedia davanti a te? E per quale motivo? Se non mi stessi bene te lo direi in faccia! Di questo devi stare sicuro.
- Ma non vi dà fastidio nemmeno un po’?
- Andy, figlio mio, ma come fai a pensare una cosa simile? Tu sei un ragazzo e noi siamo vecchi, ci deve dare fastidio che tu e Marco abbiate la vostra vita? Pure io e Rosa ci volevamo bene e Mario l’ha capito che era una cosa seria e ci ha sempre aiutati, sempre… vedi Andy quando noi possiamo vedere Marco e Andy contenti noi abbiamo raggiunto tutto quello che potevamo desiderare.
- Rocco, scusa se mi permetto, ma voi nella vostra famiglia ci calcolate anche me?
- Sì, se sta bene a te a noi sta benissimo, certo che ci calcoliamo anche te!
- Mi ci vorrà un po’ di tempo per ambientarmi ma credo che ci starò bene.
Rocco non rispose ma gli si leggeva in faccia un serio compiacimento.
- Andy lo vuoi un po’ di sorbetto al limone?
- Magari, Rosa, grazie.
Rosa tornò con due bei sorbetti al limone e con due porzioni minori per sé e per Rocco, poi fece lei una domanda a Andy.
- Ma tu, Andy, di noi che pensi?
- Prima mi sembravate due marziani, poi ieri all’inizio sarei scappato via di corsa, mi sembravate invadenti, un po’ prevaricatori, poi piano piano ho visto anche altre cose, già ieri sera avevo le idee più chiare, oggi sto qui di nuovo, credo che voglia dire qualche cosa, se non mi stesse bene non ci verrei.
- Nemmeno per fare un piacere a Marco?
- No, nemmeno, sarebbe un adattamento, o mi vuole bene come sono o la cosa non funzionerebbe proprio.
Marco intervenne.
- Senti, Birillo, mi sa che noi dovremmo tornare alla piccionaia, fare una doccia e cominciare a prepararci per andare di nuovo a casa tua.
Al Birillo Rocco non fece una grinza. Andy continuò come se fosse la cosa più ovvia del mondo
- Ok, Cucciolo, andiamo, forse è meglio… però io qui ci resterei eccome…
- Andy, Bello, grazie che ci sei venuto, ci hai fatto felici e più ti conosco più capisco perché Marco sta bene con te… adesso andatevene e per qualunque cosa noi stiamo qua.
Si salutarono con un abbraccio deciso, anche Rocco non si limitò alla stretta di mano, a Andy fece un certo effetto essere abbracciato da un uomo tanto più grande di lui, l’abbraccio di un papà era una sensazione che in vita sua non aveva mai provato.
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