mercoledì 23 gennaio 2008

UN GAY CHE NON AMMETTE DI ESSERLO

Racconto la mia storia che non è emblematica di niente e forse è molto più comune di quanto si possa immaginare. So di non avere esperienza ancora di niente e probabilmente dei gay meno ancora. Ho solo 19 anni, quasi 20, e non mi posso atteggiare certo a maestro però, io che sono gay, una liberta me la voglio prendere e lo devo dire chiaramente a tutti i ragazzi, in particolare della mia età: non fidatevi dei ragazzi gay giovani! E’ strano che lo dica io, ma l’ho pagata cara personalmente. Ho fatto la maturità l’anno scorso. Come mi sembra ovvio, mi guardano intorno per vedere se c’erano ragazzi passabili e soprattutto ragazzi gay, anche se è più facile vincere al lotto che trovarne uno. C’era un ragazzo, Paolo, non male, niente di strepitoso, però non male, molto disinvolto, molto simpatico, attaccava subito discorso. Quando l’ho visto, se devo dire la verità non mi è sembrato un gran che, cioè niente per cui valesse la pena di perdere la testa. Lui stava nella quinta E e io nella B (le sezioni non erano quelle, ma insomma diciamo E e B). Mi era simpatico e io a lui. Con le ragazze era molto disinvolto e all’inizio io pensavo che fosse etero, anche se a guardare bene era una disinvoltura un po’ sospetta, ma io all’inizio non me n’ero accorto. Io non andavo cercando etero e quindi non gli ho dato corda più di tanto, parlavamo durante la ricreazione, parlavamo degli esami, parlavamo male dei professori, ma sempre con molto fair play e piuttosto in modo accademico. Anche le risate erano un po’ troppo standard. Poi, piano piano, ha cominciato a piacermi, aveva una voce cupa, bassa, e una risata un po’ teatrale, era un po’ troppo colto per i miei gusti, io a scuola ci andavo perché non se ne poteva fare a meno, lui ci andava perché era interessato, almeno così sembrava, leggeva moltissimo, tanto che dopo, quando siamo diventati proprio amici mi ha regalato solo libri, ma libri assurdi che io non ho nemmeno aperto ma che a lui sembravano cose sublimi. Insomma un’amicizia un po’ accademica con un etero (o presunto tale) non era certo la mia massima aspirazione. Un giorno comincia a chiedermi delle cose, insomma voleva sapere con chi stavo e anche lui era convinto che io fossi etero, io ho glissato dicendo che del privato non si parla perché coinvolge altre persone. Lui ha detto solo ok. Nel mese di marzo siamo andati due settimane negli USA a Cleveland nell’Ohio in una grande scuola americana. Avevamo ospitato dei ragazzi americani a novembre e dovevamo andare ospiti a casa loro a Cleveland, se non che la famiglia di quello che avevo ospitato io si era trasferita perché il padre era andato a lavorare in un’ambasciata USA in non so quale paese dell’Africa, io sono rimasto senza casa e mi ha preso la famiglia che ospitava Paolo e per di più, siccome non avevano due stanze, ci hanno messo nella stessa stanza chiedendoci pure scusa. Paolo per me, all’epoca era etero ma trovarmi in camera con lui per 15 giorni era comunque una cosa che gradivo molto. Io mi ero sognato chissà che cosa di vederlo uscire nudo dalla doccia e magari di masturbarmi con lui guardando un film porno ma Paolo era peggio di una monaca. La nostra camera aveva un bagno privato ma lui si chiudeva lo stesso a chiave nel bagno. Non c’è bisogno di dire che io cercavo di capire dai rumori che cosa stesse facendo ma non ho mai sentito nulla di sospetto. Usciva completamente vestito. Quando andavamo a dormire spegneva tutte le luci prima di spogliarsi e io, che in qualche modo mi sentivo comunque inibito, sarei stato certo molto più disinvolto di lui. I primi giorni li ho passati con una certa tensione. Stavo sempre con Paolo, parlavamo solo di cose accademiche e la cosa mi dava fastidio, volevo sapere qualcosa di più di lui e – adesso mi vergogno pure a dirlo – ho fatto una cosa che non avrei mai dovuto fare. Paolo usava un portatile, vabbe’... avete capito... quando lui non c’era perché aveva delle lezioni io sono andato in camera e ho acceso il suo computer e apriti cielo! Quello che ci ho trovato! C’aveva una collezione di centinaia di foto porno che io avevo visto in giro per i siti gay, sesso poco, quasi niente, ma nudo quanto ne volevi. Tra i preferiti la maggioranza erano quelli che ho messo pure io tra i preferiti... c’era pure una chat di quelle molto diffuse, con un suo profilo, e il profilo era proprio il suo, non c’era foto ma il nick, era il suo perché aprendo la chat ci si collegava direttamente... ho dato un’occhiata alla posta. C’erano tante lettere ma quasi tutte rivolte a ragazze, di lettere a ragazzi ce n’erano poche e banali. Deduzione logica: Paolo e gay e non ha un ragazzo. Ho risistemato ogni cosa con la massima attenzione e sono sceso nel giardino. Quando è arrivato, mi ha salutato ignaro di tutto... ma io sapevo... però non sapevo che cosa farne di quello che avevo saputo. Ho cercato di fare il punto della situazione e la cosa sembrava logica. Lui non si è dichiarato... però io o posso fare, vado sul sicuro. Mi era pure venuto in mente che il computer non fosse suo e magari di suo fratello ma il fratello non gli avrebbe mai dato un computer lasciandoci migliaia io foto tipicamente gay. In sostanza ero sicuro delle mie deduzioni. La sera, quando siamo stati soli, ho fatto un po’ di scena, quella tipica che precede il coming out, lui apparentemente era distratto e la cosa mi dava molto fastidio, ma io gli ho detto proprio così: “Per chiarezza te lo devo dire... io sono gay...” In effetti se non avessi saputo quello che aveva nel computer non glielo avrei mai detto. Non dico che mi aspettavo che mi buttasse la braccia al collo, o che mi dicesse che era gay anche lui, ma almeno che mi stesse a sentire con un po’ di attenzione. Mi ha risposto soltanto: “Ah... beh, vabbe’, per me non cambia niente...” Io gli avrei detto: “Non cambia niente? Bello! Ma tu sei gay come me e pure peggio!” Però che fai? fai finta di niente e metti il muso... tutto come da copione. Insomma voi non ci crederete, ha continuato a recitare la parte dell’etero e mi ha pure tenuto a distanza molto più di prima. Siamo stati ancora otto giorni insieme in camera ma di essere gay non lo ha mai ammesso. Risultato: io mi sentivo sputtanato alla grande e lui poteva continuare a fare l’etero. Ma io la mia vendetta me la sono presa, perché sapevo il suo nick sulla chat gay. Mi sono registrato con il nick Yag (Gay a rovescio) e l’ho chiamato in chat, gli ho detto che il suo profilo mi aveva incuriosito, abbiamo parlato un po’ e lui si è sciolto e mi ha detto che un suo amico a Cleveland gli aveva detto di essere gay e che questo amico era probabilmente innamorato di lui. Io ho insistito e mi ha detto che quell’amico gli piaceva molto, anche fisicamente tanto che c’aveva fatto sopra tanti pensierini e non solo. Gli ho chiesto: “Ma se lui ti baciasse, tu che faresti?” Mi ha risposto: “Magari! Ma quello è un imbranato e non lo farà mai”. Gli ho detto: “Secondo me domattina lo farà!” Lui era perplesso ma io no! L’indomani ci siamo visti e gli ho detto: “Se non hai nulla in contrario ti vorrei baciare...” Lui m’ha preso per matto, io gli ho citato il suo nick, la paura gli si leggeva in faccia, allora gi ho detto: “No... lasciamo perdere, tanto tu neghi pure l’evidenza. Dal giorno successivo mi ha evitato come la peste.

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