sono io che ho chiesto di andare a lavorare a Milano, sono io che ti ho chiesto di non vederci più, è vero ma ci sto male. Negli ultimi tempi, insieme non stavamo bene, tu lo sai, ma io a stare senza di te non ci riesco. Ecco, questa è la verità. Marco
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Ciao Marco,
le tue erano solo due righe ma per me hanno un valore enorme. Ho provato anch’io ad adattarmi a una vita senza di te, ma non ci riesco proprio. Ho pensato tantissimo alle nostre ultime discussioni, ho cercato di capire perché tu volessi chiudere. Sì, è vero, non è più come era all’inizio, però con te mi sento a mio agio e poi tutta la discussione che abbiamo fatto, secondo me, sia da parte tua che da parte mia, non era altro che una richiesta d’affetto. Marco, te li ricordi i primi tempi? Io me li ricordo come una cosa meravigliosa, una cosa travolgente, io ti desideravo, sognavo di stare con te, ne sentivo l’urgenza in ogni momento della giornata, mi sembrava di ascoltare la tua voce, di abbracciarti, di baciarti, di fare l’amore con te in ogni momento, io dipendevo dalle tue carezze, non vedevo l’ora d intrecciare le mie mani con le tue, di sentire il calore e il contatto della tua pelle... come è possibile che tutte queste cose si siano perdute? E perché poi? Che cosa si può essere rovinato? E poi io mi chiedo una cosa, pure se ne abbiamo parlato tanto, ma siamo proprio sicuri che queste cose siano tramontate? Forse quelle esigenze così radicali non le sentiamo più, da quando ci siamo conosciuti sono passati undici anni e da quando ci siamo lasciati sono passati solo sei giorni, ma io il bisogno di vederti lo sento ancora. Starei qui a scriverti per tutta la sera, ma adesso sono le quattro e, se imbuco l’espresso alla posta della stazione, lo puoi avere al più tardi dopodomani e fra quattro o cinque giorni potrei avere la risposta. Lorenzo, mi manchi in un modo pauroso, dai, ripensiamoci. Se vuoi vengo a prenderti io a Milano o dove vuoi tu e ce ne torniamo a casa nostra, ti giuro che non ti darò fastidio e potrai fare tutto quello che vorrai ma io senza la tua presenza sto male. Dimmi di sì, ti prego. Lorenzo
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Ciao Lorenzo,
aspettando la tua risposta sono stato in ansia tremenda, avevo paura che mi dicessi di no, e me lo sarei meritato e poi non mi aspettavo una lettera come la tua, così dolce, così tipicamente tua. Per capire il valore di una cosa bisogna avere la sensazione di poterla perdere. Ricevere la tua lettera mi ha dato una profonda emozione, prima la paura di aprirla e poi la gioia di leggerla e dopo l’ho riletta tante volte, per spremere dalla parole anche l’ultimo significato. E poi avevo il piacere ti tenere in mano quel foglio che tu avevi scritto, di annusarlo nella speranza che ci fosse rimasto qualcosa di te. Ormai sono otto giorni che non ti vedo e mi manchi, non ce la faccio più a stare senza di te... e perché poi? Lo vuoi sapere? Perché io sono uno stupido che non capisce che cose meravigliose ha avuto dalla vita, certo che ci penso ai nostri primi tempi, erano meravigliosi, ma anche gli ultimi giorni in fondo sono stati belli. Non era una resa dei conti, era un confronto serio tra noi, era un modo di dire la verità, e adesso, con la scienza del poi, devo ammettere che avevi ragione su tutta la linea. Quando ho chiesto di lavorare a Milano pensavo di fare una cosa giusta, giusta per te e per me, perché mi sembrava che non si potesse andare più avanti. Adesso qui ci devo stare per tre mesi e farmi rimandare a Bologna non sarà facile. Ti dico una cosa. i miei non ci sono, sono andati a San Pellegrino, e io a casa non ci sono tornato e poi non ci potrei nemmeno tornare perché non ho le chiavi di casa e non avrei mai il coraggio di ripresentarmi ai miei a 36 anni dicendo che il mio rapporto con te è finito, ma non è per questo che voglio tornare con te. Passo due volte al giorno a casa dei miei per vedere se c’è posta, praticamente ho vissuto in albergo per questi giorni, non voglio cercarmi un appartamento qui, non ci voglio stare, mi costerà una fortuna ma non voglio prendere una casa a Milano, voglio tornare a Bologna, voglio tornare con te, a casa nostra, ti giuro, non riesco a stare senza di te. Ho fatto una enorme stupidaggine e dovrò fare in modo di rimediare il più presto possibile. Ho già scritto la domanda per chiedere che al termine dei tre mesi mi rimandino a Bologna, farò una figuraccia, ma senza di te non riesco proprio a vivere, mi manca tanto la casetta nostra, il raggio di sole che la mattina ci entra in camera... mi manca la colazione insieme al bar sotto casa e poi mi manchi tu e lo sai benissimo. Qui c’è tanta gente, sto sempre in azienda per stordirmi il più possibile col lavoro, per non pensare che io ti ho lasciato solo e mi sono condannato a vivere in una situazione assurda... L’ho fatto io, non l’hai fatto tu, l’ho voluto io, l’ho voluto perché non capivo più nulla... ma come posso essere stato così stupido! Marco, io adesso questa te la mando subito, prima che chiuda l’ufficio postale... ma sto facendo il conto alla rovescia... domani è venerdì, finisco alle 18.00, il treno parte alle 20.00, faccio giusto a tempo a fare un salto in albergo, a farmi una doccia e a correre alla stazione, te l’ho detto per telefono di non venire a prendermi alla stazione ma lo so che ci verrai lo stesso. Avrei voluto provare a richiamarti ma questi telefoni sono un disastro, ieri per chiamarti ho aspettato quasi un’ora, per fortuna che c’è la posta! Non vedo l’ora di vederti e di abbracciarti!
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