domenica 18 novembre 2007

CIAO PAOLO

Ricevo sul blog MSN questo commento che ripubblico in prima pagina perché è straordinariamente importante. Aggiungo in coda alcune mie riflessioni sugli argomenti che Paolo mi prospetta.

Ciao gayproject. Ti chiamo così perché non ho ancora capito bene se c’è un altro nome con cui rivolgermi a te o meno. E scrivo ancora perché ormai è qualche giorno che ho scoperto il tuo blog e ogni volta che ho la possibilità mi ci connetto e lo leggo con grande interesse. Devo dire però la verità, che non sono ancora riuscito a leggerlo tutto perché dopo un po’ mi va insieme la vista ma soprattutto perché le occasioni per farlo sono limitate e per me non è possibile farmi “scoprire” mentre navigo fra i tuoi post. Ho letto con grande interesse l’intervento del ragazzo ventisettenne che da 10 anni vive a strettissimo contatto con Marco ma con il quale non è riuscito a esprimere i suoi sentimenti, qualunque essi siano. Mi ci sono un po’ ritrovato nonostante io abbia solo 21 anni: è stato come un ritrovarmi davanti alla visione di un possibile futuro che potrebbe aspettare anche me. E con ancora maggior interesse ho letto la risposta di quel ragazzo e mi ha colpito quando ha “ammesso” di non avere coraggio. Perché nemmeno io ho questo “coraggio” di cui lui parla. Mi spiego: io sto bene con la mia omosessualità, personalmente l’ho accettata da moltissimo. Già all’età di 12/13 anni sapevo di essere attratto dai ragazzi ma non mi sembrava ci fosse nulla di male: era così e punto. Solo crescendo mi sono reso conto che questa tendenza non era “normale” in base agli standard del mondo che mi circonda. La mia infatti è una famiglia cattolica, fin da piccolo sono stato cresciuto in armonia con i principi della religione, ho frequentato sia alle medie sia al liceo un collegio arcivescovile, anche se devo ammettere che proprio questa assidua frequentazione mi ha distolto dalla religione, mi ha fatto scostare da quello che mi ha sempre circondato. E ovviamente ero già consapevole di essere gay. Esperienze di tipo sessuale con altri ragazzi ne ho avute alcune fin dall’età di 14/15 anni, tuttavia nulla più che incontri fugaci e senza coinvolgimento emotivo. Una specie di sfogo occasionale e ulteriore alla masturbazione. Se parliamo di amore diciamo che non ho mai avuto una relazione seria, anche se posso dire di essere innamorato di un ragazzo. Con lui tutto è cominciato quando avevo 19 anni, una festa in discoteca a Milano: avevamo bevuto entrambi e ci siamo intrufolati in un privè avvicinandoci ad un ragazzo che era all’interno. Non ricordo bene come ma ci siamo ritrovati in tre a baciarci e strusciarci. Da lì ci siamo rincontrati qualche volta, c’è stato anche qualcosa di più ravvicinato, anche se poi non abbiamo più continuato a sentirci. Con mio grande dispiacere.
Ora penso ancora a lui ma il mio problema principale è che nessuno sa della mia omosessualità (tranne due amici dai quali però per vari motivi mi sono allontanato definitivamente) e che invece io vorrei vivere pubblicamente questo mio modo di essere. Ho tanti amici, non lo nego, e con loro non ho mai tenuto comportamenti che facessero trapelare la mia eterosessualità. Ma nemmeno comportamenti che facessero comprendere che sono gay! Lo so che è un discorso un po’ complicato, ma non sarebbe la mia vita se non fosse così. Anche se a poco a poco sto cercando di mettere delle mezze verità, dei doppi sensi ambigui in alcune mie frasi, nella speranza che sorgano dei dubbi e qualcuno cominci a riflettere.
Altro paio di maniche è la questione famiglia. Ho già detto che sono cresciuto in un ambiente religioso (non estremamente religioso ma quanto basta) e spesso e volentieri sento parole pesanti sugli omosessuali, in particolare quando in tv vengono mostrate immagini di qualche gay pride o di episodi che coinvolgono dei gay. Non dico quanto sia ovvio che ogni parola è uno schiaffo e quanto la mia indifferenza forzata mi sappia di viscido.
Sta di fatto che ormai sono diviso e combattuto fra, da una parte, questa voglia matta di dirlo a tutti, sospinta anche dalla convinzione che in tal modo potrei forse più facilmente trovare qualcuno con cui instaurare una relazione di cui sento il bisogno, dall’altra il non sapere quale potrebbe essere la reazione di coloro ai quali dovessi confessare (che brutta parola!) tutto ciò, anche se per ora le seppur poche esperienze sono state positive...
Ed ecco qua, in poche righe, quella che è la mia esperienza, anche se in realtà ce n’è ancora molte di cose da dire. Diciamo che sentivo il bisogno di esprimere un po’ quello che provo e per farlo ho scritto questo commento molto incasinato. Deve essere un riflesso del mio stato di questo periodo! Ciao gayproject! E stai certo che tornerò ancora a leggere con interesse questo blog!
ps. scusami se non ti lascio il link dello space ma per ora prevale ancora il timore di espormi troppo. stupida come cosa eh?!!
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Carissimo Paolo,
quando trovo un commento come il tuo metto da parte tutto il resto (non solo il blog ma anche il lavoro) per cercare dire la mia nel modo più onesto e più chiaro possibile.
Innanzitutto come penso tu sappia, i ragazzi gay non dichiarati a livello pubblico sono la grande maggioranza. Quelli che compiono un coming aut nei confronti di uno o di pochissimi amici fidati sono abbastanza numerosi, direi intorno al 60/70%, naturalmente le percentuali di coming out “limitato a poche persone fidate” aumentano con l’età. Tra i ragazzi della tua età in genere circa il 40/50% si sono dichiarati almeno ad una persona fidata. Il genere i ragazzi si dichiarano gay dopo che hanno finito il liceo, quando sono ormai all’università, cioè in un ambiente più polverizzato, in cui il linciaggio è meno probabile. Il coming out pubblico (cioè indiscriminato e rivolto a tutti) è molto raro, direi sotto il 5%, meno di un ragazzo su gay su 20 dice pubblicamente di essere gay e, in genere, queste forme di coming out derivano dal fatto che la notizia della omosessualità si è già comunque diffusa e non è più controllabile, questi sono i cosiddetti coming out difensivi, situazioni in cui dichiararsi pubblicamente appare la situazione migliore. Quanto al fatto che un coming out pubblico possa facilitare la creazione di una relazione affettiva con un altro ragazzo gay sarei molto prudente nell’affermarlo. L’ambiente dei ragazzi gay non etichettati come gay e non frequentatori di locali o di giri specificamente gay è una cosa, l’ambiente dei gay etichettati e frequentatori di locali “gay oriented” è una cosa molto diversa. Dichiarasi in modo pubblico significa mettersi addosso l’etichetta. Tieni ben presente che un ragazzo gay non dichiarato in genere è piuttosto restio a avviare una relazione con un ragazzo gay dichiarato perché teme di essere etichettato e teme anche la promiscuità che negli ambienti “gay oriented” è piuttosto diffusa. E’ vero che puoi trovare l’amore, almeno in teoria, in qualunque ambiente, ma, se cerchi soprattutto sesso allora per te ha senso dichiararti, ma se cerchi un rapporto affettivo serio con un ragazzo gay non etichettato, il coming out pubblico non è certo la strada migliore. Altra questione è quella del rapporto con i genitori. Intanto, nei rarissimi casi in cui un ragazzo gay si dichiara ai genitori per scelta personale, cioè ai genitori che non si siano già resi conto di come stanno le cose, il coming out con i genitori è sempre l’ultimo in ordine di tempo. In genere si dichiarano ai genitori soprattutto i ragazzi che hanno fatto un coming out così allargato che a nulla varrebbe mantenere il segreto. Sui miei blog ho scritto parecchie volte sul coming out ma non ho mai consigliato a un ragazzo di fare una scelta simile a cuor leggero... anzi, ho sempre insistito che un gesto del genere può finire per condizionare pesantemente la vita. Quindi, secondo me, va sempre mantenuto un atteggiamento prudente: a sbagliare c’è sempre tempo. Ho visto diverse volte ragazzi gay che si sono dichiarati pubblicamente o in famiglia che, dopo, si sono pentiti molto amaramente di quello che avevano fatto: non solo non hanno incontrato l’amore che sognavano dopo essersi dichiarati ma hanno visto da parte degli amici atteggiamenti diversi, dal tagliare i ponti, alla finta amicizia, e hanno visto i rapporti con i genitori diventare un gioco di reciproca ipocrisia. Se devo essere sincero, posso solo dirti di pensarci non solo bene ma benissimo, prima di compiere un passo simile, perché dopo non si torna indietro, qualunque cosa succeda. Vedo che non solo non mi hai lasciato il contatto MSN (cosa molto intelligente perché il blog è pubblico) ma nemmeno il link dello space e di questo senti il bisogno di scusarti, ma devo dirti che ti capisco perfettamente. L’idea di non esporsi troppo non è stupida ma prudente. Hai tutto il diritto di capire bene se secondo te vale o no la pena di fare un passo in più, ma devo dire che il tuo commento, che mi sono permesso di riportare in prima pagina perché non contiene elementi che valgano identificarti e nello stesso tempo può essere utile a molti altri ragazzi, è un commento che ha un valore enorme, significa che miri a creare un contatto serio, magari anche solo tramite il blog... e non è il mezzo che conta ma il livello dei contenuti e i tuoi sono degni della massima attenzione. Paolo, vorrei dirti che hai avuto già un coraggio enorme e che il fatto che tu ritorni a leggere i miei blog è per me un motivo serissimo per continuare a seguirli con la più scrupolosa attenzione. Apprezzo moltissimo le cose che hai scritto perché sono vere e serie. Non ti dico altro, mi basta dirti che leggere il tuo commento mi ha dato di nuovo la sensazione di servire a qualcosa. Grazie Paolo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

non mi ci raccapezzo più vedo tanti blog diversi, ma sempre gli stessi post, ce n'è uno principale?