lunedì 19 novembre 2007

CIAO PAOLO 2

Riporto il commento di Paolo al mio ultimo post.

Sai gayproject, oggi appena mi sono connesso a Storie Gay ed ho visto la tua risposta mi sono sentito capito, anche se non avevo la minima idea di quello che mi avessi scritto in risposta. Ho letto e riletto quanto hai scritto e ti voglio ringraziare per avermi dato il tuo punto di vista assai più razionale del mio. Forse perché ho solo 21 anni sono ancora preda di quelle che chiamano “passioni”, intese nel senso più lato del termine. Intendo quelle che ti spingono a compiere azioni con poca razionalità alla base.
Penso di avere ancora del tempo per decidere cosa fare per quanto riguarda il coming out pubblico, hai ragione: ora al massimo cercherò di renderne partecipi quelle persone che sono anni che mi stanno accanto e che so per certo qualche sospetto ce l’hanno già. Almeno con loro non dovrò più sentirmi a disagio: è difficile da spiegare ma ci provo. So che mi vogliono bene, sono quasi certo che un eventuale coming out non cambierebbe la situazione se non di pochissimo ed allo stesso modo sono quasi certo che non saranno questi cari amici a parlare di me in giro. E tuttavia ogni volta mi blocco e non riesco a spiaccicare parola cosicché ogni volta saluto tutti col rimorso di non esserci riuscito neanche questa volta. Ti voglio ringraziare ancora per avermi dato il tuo punto di vista così diverso dal mio che mi ha permesso di aprire lo sguardo a orizzonti che non avevo ancora considerato come praticabili.
Quanto alla mia ricerca di una relazione ti voglio precisare che ciò a cui punto è un rapporto stabile, forse soprattutto perché non ho mai provato a trovarmi in una situazione del genere. Si fa tanto un gran parlare dell’amore, di quanto è bello, di quanto sia l’unica cosa che conta ecc ecc, tanto che da bravo boccalone ora pure io mi sono convinto a cercar di creare qualcosa di simile con un ragazzo come me. Ragazzo che non c’è ancora ovviamente. Mi pare una cosa strana ma mi risulta difficile, per non dire difficilissimo, capire quando un ragazzo potrebbe essere quello giusto per me. Sembra che siamo tutti dei fenomeni a camuffarci fra la gente, noi gay non dichiarati!
Navigando anche in altri spaces e blog ho letto anche delle specie di “consigli” per creare un contatto con persone alle quali siamo magari interessati e cercare di capire se è possibile trovare una corrispondenza con quanto stiamo cercando. Ma ti dico la verità che mi sono sembrate un po’ parole scritte da un pressappochista immerso fino al collo nei luoghi comuni, con consigli che si possono trovare anche sui giornaletti da ragazzine. Ognuno ha il suo stile, no? Oppure non ce l’ha proprio, ma questo non averlo è esattamente lo stile che lo contraddistingue! Ma mi sto addentrando in meandri poco chiari anche per me...
Concludo questo secondo commento incasinato riportando la frase chiave che mi ha aperto un po’ gli occhi: “A sbagliare si fa sempre in tempo”. E la prendo così, come un consiglio dato da chi di certo ne sa molto più di me!
Ci risentiamo gayproject! Ciao!
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Ciao Paolo,
sono rientrato ora da un controllo in ospedale (per fortuna andato in modo soddisfacente). La prima cosa che ho fatto è stata correre ad aprire il blog. Non mi vergogno di dire che ci ho pensato parecchio, anche nell’anticamera del dottore. Per me queste cose hanno un senso importante. Che tu posa vivere in un mondo di “passioni” cioè di sentimenti forti è una cosa bellissima, a patto che queste passioni non turbino la razionalità delle scelte fondamentali. E per un gay, la scelta del coming out e soprattutto della sua portata reale (a chi dichiararsi) è assolutamente fondamentale, proprio in vista di equilibri che condizionano la vita intera. Una forma di coming out limitato, tanto più se rivolto ad amici fidati, che magari possono avere già intuito e non hanno fatto chiacchiere stupide, corrisponde alla strada seguita dalla maggioranza dei ragazzi. Su questo punto avrei molto da dire e, almeno in termini sintetici, ci provo. Innanzitutto il mondo etero, per una ragazzo gay, non solo non è sempre ostile, ma può riservare delle sorprese graditissime ed estremamente serie che non devono essere svalutate solo perché non corrispondono al classico “sogno gay”. Amicizie serie, e anche vere e proprie storie d’amore tra un gay e un etero, non solo sono possibili ma sono realtà piuttosto comuni. Un gay in genere ha molti più amici etero che gay e con i suoi amici etero può avere rapporti bilaterali profondissimi, non simmetrici sotto il profilo sessuale, ma pienamente simmetrici sotto il profilo affettivo. La probabilità che un gay si innamori di un etero è molto alta e, da quello che ho visto, talvolta e non raramente, un ragazzo etero che si sente fare la dichiarazione da un ragazzo gay non scappa, ma mantiene un rapporto personale di alto profilo con il ragazzo gay. Intendo dire che le amicizie serie gay etero esistono eccome ed esistono anche rapporti affettivi gay etero che possono essere cose importantissime da tutti e due i punti di vista. Quindi un coming out limitato ad amici seri ed affidabili non costituisce realmente un grosso rischio e può dare delle soddisfazioni veramente notevoli a livello affettivo. La questione dell’identificazione del momento adatto è molto delicata. Secondo quello che vedo, non ha senso cercare l’occasione o proporsi a priori di parlare chiaro in una o in un’altra situazione, in genere il coming out verso un amico fidato è una cosa che viene da sé, quando se ne crea spontaneamente l’occasione. Tentare di forzare le cose non ha molto significato perché se si tratta di amici con i quali si ha un rapporto importante, l’occasione adatta non mancherà di sicuro. Aggiungo che un coming out fuori luogo sa di cosa fatta per assunto ideologico e non per confidenza spontanea, il che in genere lo fa apprezzare di meno. In buona sostanza non ha molto senso cercare di creare l’occasione e meno ancora sentirsi frustrati quando l’occasione non si presenta. Da quello che vedo, gli amici seri ai quali si rivolge il coming out, nel 99% dei casi non ne parlano a nessuno perché capiscono l’importanza del tipo di confidenza che hanno ricevuto.
Quanto all’amore... beh... non si finirebbe mai di parlarne, e ci tengo a dirti che è veramente l’unica cosa che conta e che l’amore esiste. Ma per volersi bene bisogna essere in due, cosa che non è in tuo potere realizzare. Non sarà mai la tua sola buona volontà a creare un rapporto affettivo importante, amore o amicizia seria che sia, per vivere queste cose bisogna essere in due, cosa che o si realizza da sé o non si realizza affatto. L’amore trova due soli ostacoli che sono l’egoismo e gli schemi prefabbricati, chiamiamoli anche modelli o sogni. Amare significa vivere in funzione di un’altra persona. L’amore non è una scelta ma è una totale accettazione dell’altro com’è, senza nessun tentativo di adattarlo ai nostri fini o ai nostri schemi. Mi piace ripetere una frase tolta da “Another country” di James Baldwin, il più bel libro a tematica gay che io abbia mai letto: “Qui non c’è nulla da decidere ma tutto da accettare”. Quanto agli schemi mi limito a dire che il classico sogno gay: due ragazzi della stessa età, bellissimi e senza problemi che si incontrano, si guardano negli occhi, e si innamorano per la vita... non ha nulla a che vedere con la realtà. Ci sono gay che si innamorano di uomini di età molto diversa dalla loro, ci sono gay che si innamorano di etero, o di gay non dichiarati che non accetterebbero mai un rapporto esplicito, si sono gay sposati e gay che accettano di costruire rapporti affettivi importanti con uomini sposati, sia gay che etero. La felicità di tutte queste persone, per paradossale che possa sembrare, non è legata alla situazione concreta ma eminentemente alla qualità delle persone. I sogni e i modelli spesso precludono una vera apertura incondizionata di fronte ad un’esperienza affettiva profonda. Non porti il problema di capire quando un ragazzo potrebbe essere quello giusto per te. In questi termini la questione è teorica. Quando troverai il ragazzo giusto, che è quello giusto lo capirai dal fatto che sperimenterai una forma nuova di reciprocità, proverai la sensazione nettissima di essere in due, una corrispondenza forte a livello affettivo e per capirlo basterà scambiarsi un sorriso. Quando il tuo entusiasmo troverà dall’altra parte un analogo entusiasmo allora sarete veramente in due. Ci tengo a dire per l’ennesima volta che non potrai essere tu, per quanti sforzi tu faccia, ad attirare verso di te un ragazzo che non sia già spontaneamente interessato a te. L’amore non è il risultato di una partita a scacchi in cui se non si sbagliano le mosse si vice. O si è in due o non c’è nulla da fare per cercare di costruire quello che non esiste per forza propria. Quando dici che i gay non dichiarati sono dei fenomeni nel camuffarsi dici una cosa vera, nel senso che quando un gay non vuole essere riconosciuto non c’è nessun mezzo per riconoscerlo, ma se questo avviene nei confronti della popolazione generale, in molte situazioni particolari, in cui il contatto è limitato a poche persone, si seguono altre logiche. Nei contatti a due o nei gruppi ristretti di amici, i gay non dichiarati, in modo deliberato, inviano messaggi decodificabili, cioè accettano dimensioni di rischio limitato (scoprirsi) perché si aspettano delle risposte. Un ragazzo gay non dichiarato non si dichiarerebbe mai a uno che non conosce, ma nei confronti di un amico serio può essere disposto a forme di apertura imprevedibili, in particolare se trova dall’altra parte una corrispondenza. Questa è la strada tipica che porta all’incontro di due gay non dichiarati e, ti posso garantire che non si tratta affatto di eventualità rare. Non andare alla ricerca di persone che “in teoria” potrebbero corrispondere ai tuoi interessi, o ai tuoi sogni, andare a caccia dell’amore può diventare un’attività compulsiva frustrante. L’amore quando arriva è imprevedibile e stravolge tutte le ipotesi prefabbricate, perché l’amore non si ricerca, si accetta.

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