venerdì 9 novembre 2007
UNA CHAT GAY PER VOLERSI BENE
Ringrazio Javier per il suo commento che merita una riflessione molto attenta che cercherò di sviluppare in serata ma, per il momento, vorrei focalizzare un altro aspetto, direi molto diverso, dell’incontrarsi in chat, che prescinde totalmente da finalità sessuali più o meno esplicite, o almeno, per essere onesti fino in fondo, ne prescinde in termini di prospettive concrete, al punto che si chatta con persone che non si conoscono e non si conosceranno mai e delle quali non si è mai vista nemmeno la foto del viso. Questo tipo di chat è un’altra cosa... e lo dico perché ne ho esperienza diretta, ci si entra quasi casualmente, a me è capitato così, pensando che possa trattarsi di cosa facile, un po’ di bei discorsi di apologia dell’essere gay, un po’ di incoraggiamento generico e via così... poi, dopo un po’ di tempo, ci si accorge che chi sta dall’altra parte non cerca una chiacchierata per passare un po’ di tempo, si capisce che chi sta dall’altra parte non è affatto il ragazzo innamorato della luna... si capisce che chi sta dall’altra parte è una persona vera, complessa, con un suo modo di essere che all’inizio puoi non capire per nulla, che quella persona per un verso vuole parlare con te e per un altro non lo vuole fare o almeno è titubante, ti accorgi che chi ti sta di fronte ti sta studiando per capire se si può fidare veramente di te, che ti mette alla prova, lanciandoti messaggi subliminali che non devi lasciare cadere nel nulla, che il dialogo c’è, ma è fragile, può interrompersi per motivi che non riesci bene a capire. In altri termini ti accorgi di quanto sia difficile costruire un dialogo vero alla cui base non può che esserci il rispetto totale, senza nessuna richiesta di parità o di simmetria nei livelli di reciproca fiducia. Un dialogo tra gay che non si conoscono parte in salita, parte con l’incognita del che cosa si sta cercando dall’altra parte e già superare questo livello e difficile, poi c’è la riservatezza che non è un problema ma una cosa assolutamente naturale. Ci tengo a sottolineare che la riservatezza non consiste nel non parlare della propria sessualità, che, bene o male, trattandosi di una chat avviata attraverso un sito gay, è sostanzialmente dichiarata, la vera riservatezza riguarda il pudore dei sentimenti, la difficoltà nell’ammettere i propri fallimenti e le proprie angosce, nel parlare dei propri sogni più profondi e delle proprie disillusioni e, forse, la dimensione può profonda della riservatezza è quella che concerne il proprio atteggiamento depresso di fonte alle difficoltà della vita. Devo sottolineare che le motivazioni che accompagnano la depressione possono essere serissime, e di fronte a queste cose ogni atteggiamento di generico incoraggiamento sarebbe solo una manifestazione della totale incomprensione di quello che l’interlocutore si porta dentro. Ho incontrato ieri notte in chat un ragazzo con cui avevo avuto modo di parlare più volte, all’inizio sembrava una chiacchierata qualunque, ma era depresso, giù di corda nel senso profondo, a terra. Ho provato in tutti i modi a tirarlo su, con modi gentili e anche con modi molto bruschi ma mi ha risposto che i miei discorsi non gli davano consolazione, ma abbiamo continuato a parlare. Lo sentivo moralmente stanco, rinunciatario, quasi subissato dalle difficoltà, lo avrei abbracciato per dargli una scossa fortissima, ma la sua reazione è stata silenziosa, mi rispondeva spesso senza parole inviando solo tre puntini sospensivi, per dire che c’era e che mi ascoltava... Questo ragazzo suona il piano... ha parlato un po’ di musica poi mi ha mandato un file MP3 con una sua improvvisazione... il file conteneva 20 minuti di musica e per scaricarlo attraverso una connessine lenta c’è voluto un tempo lunghissimo. Ricevere quel file è stato per me un momento di felicità profonda, un modo speciale di comunicare, ho aperto il file: una musica dolcissima, triste ma dolcissima, ho chiuso gli occhi e l’ho ascoltata al buio... era una musica che mi pervadeva completamente, immaginavo quel ragazzo al piano, io non l’ho mai visto ma l’immaginavo ugualmente. La chat precedente e quella musica venivano dalla stessa persona ed erano cose meravigliose ma legate ad un mondo in cui la tristezza domina. Poi s’è fatto molto tardi e ci siamo salutati. Vorrei dire a quel ragazzo, se mi leggerà, che mi ha fatto un regalo bellissimo: 20 minuti della sua musica e un discorso senza recite nel quale mi ha detto in modo non filtrato anche cose che un atteggiamento più ipocrita avrebbe taciuto... In alcuni momenti ho provato la sensazione della più assoluta impotenza di fonte alla sua malinconia... eppure non è andato via, non ha chiuso la chat, sentivo che c’era che ascoltava, rispondeva in modo molto vero, in qualche momento svalutandosi e parlando della sua solitudine. Sono uscito profondamente turbato da quella chat, ho continuato a pensarci restando sveglio per buona parte della notte. Il valore di quel colloquio e di quel brano di musica per me è enorme, mi aiuta a trovare un senso alla vita e a uscire dai miei momenti depressivi. Per quel ragazzo, che non conosco, provo rispetto e affetto profondo, adesso so che ci sono modi imprevedibili di volersi bene. Una chat può essere anche questo.
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