lunedì 26 novembre 2007
VITTIMISMO GAY
Questo post mi serve per dire la mia su una questione che è riemersa più volte in questi ultimi giorni ed è il vittimismo. Se per un verso non posso che concordare con il fatto che un atteggiamento vittimistico da parte dei gay è deleterio, per l’altro vorrei mettere in guardia dall’applicare a livello di singole persone un ragionamento che è valido (e non senza riserve) a livello generale. Vorrei sottolineare che le persone gay singole non si possono in nessun caso ridurre alla loro dimensione gay, che è una costituente della loro identità, importante quanto volete, ma non determinante in senso assoluto. Un gay è prima di tutto un individuo, cioè una persona umana dotata di una intrinseca ricchezza e complessità spesso contraddittoria e poi è un gay. L’essere gay si innesta su una struttura affettiva che si è formata ben prima del riconoscimento della propria identità gay da parte di un individuo. Sento dire ripetutamente e in modo sottolineato dagli amici gay dichiarati che loro hanno avuto coraggio, questo è indubbiamente vero ma mi viene il sospetto che queste sottolineature coprano un giudizio velatamente negativo dell’operato di quelli che non si sono dichiarati. Ma c’è dell’altro, dichiarati o meno, molti ragazzi sottolineano come nota estremamente positiva il loro “reagire” davanti alle difficoltà, senza abbandonarsi al “vittimismo” (eccola la parola incriminata!). Ma anche in questo caso, alla affermazione della indubbia positività degli atteggiamenti non vittimistici è sottesa una valutazione non positiva di quanti si lasciando andare o assumono atteggiamenti che appaiono “vittimistici”. Nella sostanza i gay dichiarati e almeno i non vittimisti appartengono alla categoria dei forti, i non dichiarati e i “”vittimisti” alla categoria dei deboli e tra deboli e forti non c’è mai stato troppo dialogo, nemmeno tra gay. Però, se posso dire la mia, vorrei sottolineare che si tratta di categorie tutte legate a malcelate forme di moralismo, essere forti o deboli non è una scelta, esattamente come non lo è essere gay o non esserlo. Spessissimo, guardando che cosa c’è dietro gli atteggiamenti deboli si comprendono tante cose. Ho avuto modo, nella vita, di incontrare tante persone gay e non gay, quando il rapporto era tale che si arrivava ad andare alla radice del cosiddetto “vittimismo” o della cosiddetta “debolezza”, finivo per rendermi conto che non si trattava affatto di vittimismo e di debolezza e finivo per non potere aggiungere nulla alle parole del mio interlocutore, in sostanza, mi rendevo conto che in situazioni analoghe anch’io sarei stato vittimista o debole. I vittimisti non sono vittime solo o principalmente di se stessi ma di tante cose delle quali neppure parlano ma che li condizionano pesantemente, spessissimo si tratta di cose reali e oggettivamente condizionanti. Vorrei dire che troppo spesso si usano categorie riduttive e radicalmente semplificatorie, quasi degli schemi mentali dati per scontato, ma si tratta di schemi la cui applicazione rischia di distorcere la realtà. Vi siete mai domandati perché queste categorie le usano sempre i forti e mai i deboli? ... Per i forti sono gratificanti e per i deboli non hanno senso... Chiedo scusa di questa mia tirata un po’ moralistica (non lo nego) ma me la sentivo tutta dentro. Massimo rispetto (e affetto) per quelli che non la pensano come me... e a quello che ho avuto modo di vedere negli ultimi giorni sono in molti! Grazie carissimi per avete avuto la pazienza di leggere le elucubrazioni di un vecchio... (anche questo sembra vittimismo).
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