martedì 13 novembre 2007

ANDY ROMANZO GAY 6/2

Dedico a Francesco questa seconda parte del sesto capitolo di Andy (Romanzo Gay), per ringraziarlo di avermi sollecitato a proseguire la pubblicazione che avevo messo da parte perché i contenuti di tipo sessule mi sembravano troppo espliciti. Dopo l'incoraggiamento di Francesco, ecco la prima parte del sesto capitolo, con piccoli omissis. Invito i lettori a tenere presente che questo capitolo ha un senso solo se inserito nella trama generale della storia di Andy e di Marco che è una soria vera.
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- Allora Andy, io di quando ero molto piccolo non mi ricordo molto, solo qualche flash, i primi ricordi sono di quando avevo sei anni, prima non riesco a collocare nessun ricordo preciso. Forse mi è rimasta la sensazione delle ultime volte che venivo allattato ma forse è una sensazione costruita dopo, mi ricordo quando i miei stavano a Napoli, una casa piccola e una folla di parenti, cugini e cuginetti di tutte le età, giocavo volentieri, non eravamo ricchi ma non mi è mai mancato nulla, a scuola le maestre non mi hanno lasciato ricordi particolari, qualche volta picchiavano ma a me non capitava quasi mai, ero un mammone, stavo sempre attaccato alle gonne di mamma, e quando c’era la sfogliatella, quando il gelatino, quando la caramella, andavamo in giro mano a mano a via Caracciolo, io tiravo come fanno i cani e mamma mi dava degli strattoni, ricordo i natali di quando andavo alle elementari, l’attesa dei parenti, le tombolate, le risate acute delle zie, gli sbuffi degli zii e la tendenza alla fuga con i cugini, grandi e piccoli, si faceva parte della categoria dei bambini fino a tredici anni, a tombola si giocava per ridere più che per giocare, poi si giocava a dama e qualche volta mi facevano vincere, specie quando ero tra i più piccoli, di com’era mio padre allora mi sono rimasti pochi ricordi, lo vedevo poco, lavorava dalla mattina alla sera, mamma stava sempre in casa con me, quando papà tornava, mamma mi mandava subito a salutarlo e papà mi prendeva in braccio e mi faceva un sorriso, poi mi chiedeva quello che avevo fatto a scuola, se ero stato chiamato dalla maestra, se avevo fatto arrabbiare mamma, non lo ricordo burbero in nessuna occasione, qualche volta depresso, quando aveva problemi di soldi e non sapeva dove sbattere la testa, quando ero piccolo i miei avevano spesso problemi di soldi e un fratello grande di mamma, che guadagnava più di noi, ci prestava i soldi per arrivare alla fine del mese, io l’ho saputo da mio padre, che me lo ha detto come lo avrebbe detto a un adulto e io ho capito l’importanza della cosa, ma lo zio non ha mai fatto nessun cenno a problemi di soldi, quando doveva parlare di soldi con papà uscivano per prendere un caffè in modo che nessuno potesse sentire. Questo zio era più burbero di papà, almeno a me pareva che fosse così, quando è morto ho visto mio padre piangere alla disperata, come non avevo visto piangere mai nessuno, lo zio ci ha lasciato una casa e le cose per noi sono un po’ migliorate, col fitto della casa si riusciva ad arrivare alla fine del mese, vacanze non se ne facevano o si diceva che si andava al mare ma si andava solo a Posillipo, si andava la mattina e si tornava la sera, io ero felice, a scuola non ero un gran che ma nemmeno un ciuccio, del futuro non avevo nessuna immagine per la testa, seguivo quello che succedeva come una cosa naturale e necessaria, come il passare delle stagioni. Alle scuole medie, o meglio dalla fine della seconda media, ho cominciato a rendermi conto che le mie preferenze sessuali erano diverse da quelle degli altri ragazzi, in terza media poi ho cominciato a pensare ai ragazzi che andavano alla piscina e mi è venuto in mente che se ci fossi andato anch’io avrei potuto vedere come erano fatti, allora del sesso non sapevo nulla di concreto, ma già avevo qualche sentore, già piuttosto chiaro, del fatto che il mio mondo non era come quello degli altri, ho cominciato a chiedere insistentemente ai miei di mandarmi in piscina insieme con gli altri ragazzi e ho insistito tanto che alla fine i miei hanno ceduto, non avevo ancora esperienze sessuali ma la cosa mi ha fatto un effetto notevole, quando andavamo alla piscina c’era sempre Riccardo con noi, l’allenatore, un ragazzo di poco più di vent’anni, si tratteneva con noi negli spogliatoi, entrava liberamente nelle docce, noi eravamo già grandini e qualcuno aveva già l’erezione visibile nello spogliatoio e più ancora nelle docce, anche se non tutti facevano la doccia alla fine dell’allenamento, Riccardo portava dei pantaloncini da bagno di plastica, di quelli a doppio velo, quando erano bagnati erano praticamente trasparenti, lui sembrava non farci caso, per buona parte dei primi corsi non ha fatto la doccia con noi, poi a un certo punto ha deciso che eravamo ormai abbastanza grandicelli per non meravigliarci e ha cominciato a sfottere quelli che non facevano la doccia perché diceva che non volevano fare vedere il pisello, quelli in fondo erano solo tre e ne è venuta fuori una sfida, si sarebbero tolti gli slip per fare la doccia se lo avesse fatto anche Riccardo. Riccardo ha accettato e si sono spogliati tutti e quattro insieme, ma mentre i miei compagni erano ragazzini ancora immaturi, Riccardo era un pezzo di ragazzo [... omissis...], non in erezione ma in uno stadio non proprio tranquillo, insomma ha fatto la doccia nudo con gli altri, è stato ammirato e complimentato da tutti, anche da me, ti puoi figurare con quale imbarazzo, poi si è rivestito nel nostro spogliatoio, per lui quel gesto era solo un mezzo per liberarci delle nostre inibizioni, pensa un po’, Riccardo non era gay, a lui i ragazzi non interessavano e meno che mai i ragazzini della mia età, questo l’ho potuto verificare in diverse altre situazioni, quando, se solo avesse voluto, avrebbe potuto fare tutto quello che voleva, ma non è successo mai nulla. Fuori della piscina gli altri hanno dimenticato la cosa molto rapidamente, a me non è capitato così. Quando sono tornato a casa ho continuato a pensare [...omissis...] e ho cominciato a toccarmi [...omissis...] pensandolo intensissimamente, è stato allora che ho imparato che cosa è la masturbazione, quando ho sborrato per la prima volta non mi sono preoccupato affatto, di quelle cose avevo già sentito parlare tante volte, prima non capivo esattamente di che cosa si trattasse, ora invece lo sapevo e poi avevo ormai un motivo che mi spingeva a frequentare la piscina due volte alla settimana senza mancare nemmeno una volta, ci andavo anche quando avevo la febbre. Riccardo ormai faceva sempre la doccia con noi. Io avevo il problema dell’erezione, non sapevo come fare, cercavo di rimanere sempre per ultimo a uscire dalle docce per non mettere troppo in evidenza la mia erezione e di entrare esattamente quando entrava Riccardo per non perdermi nemmeno un attimo dello spettacolo, col passare del tempo, la presenza di Riccardo nudo nelle docce è diventata una cosa usuale che nessuno notava più, solo per me questo fatto era estremamente importante. E poi, a parte il fatto di fare la doccia nudo con noi, Riccardo mi piaceva proprio come ragazzo, voglio dire come persona, con noi era simpatico, disinvolto, non si dava mai arie, non si sentiva superiore, certe volte giocava come un ragazzino e poi era bello sia di viso che di corpo, mi piaceva soprattutto quando sorrideva, era solare, un suo sorriso era tutto per me, mi metteva la felicità addosso… comunque alla fine della terza media Riccardo se ne è andato via ed è venuto un nuovo allenatore che non solo non faceva la doccia con noi per toglierci i complessi, ma di noi se ne fregava completamente perché filava con una ragazza, che era allenatrice delle ragazze. Alle docce potevo vedere gli altri ragazzi nudi e la cosa non mi dispiaceva affatto ma Riccardo non c’era e per me era in assoluto l’interesse più forte che mi legava alla piscina. Finite le medie non sono andato più alla piscina. L’estate andavo al mare a uno stabilimento non lontano da Napoli, ci si poteva andare anche con l’autobus, ci andavo per conto mio o con un mio compagno che si chiamava Franco. Ci spogliavamo in cabina o sotto l’ombrellone circondato dal telo, Franco si metteva sempre nudo proprio per farsi vedere da me, almeno penso, io perdevo tempo e mi spogliavo quando lui era già uscito, sembrava non notare assolutamente la cosa, per lui non aveva nessuna importanza. Una volta sono rimasto in cabina e ho sentito che nella cabina vicina stava succedendo qualcosa, c’erano un ragazzo e una ragazza, si sentivano parlottare distintamente a bassa voce, io ho cercato in tutti i modi di capire se si poteva vedere quello che succedeva dall’altra parte, nella parte alta della cabina c’era il foro di una canna di aerazione tappato con della carta pressata, se la cabina vicina fosse stata come quella nella quale mi trovavo io, togliendo la carta con molta cura per non farla cadere e torcendo il collo si sarebbe potuto vedere qualche cosa di quello che succedeva nella cabina vicina, ho messo una sedia sul tavolino e mi sono arrampicato, ho tolto la carta con una lentezza esasperante mentre capivo che dall’altra parte stava succedendo qualcosa di interessante, poi ho dovuto storcere il collo per vedere e sono rimasto di stucco, un ragazzo stava [...omissis...] una ragazza, l’aveva sdraiata per terra e le girava intorno con [...omissis...], potevo anche vedere qualche espressione del ragazzo, che stava sotto di me e non poteva accorgersi di nulla, sono rimasto a osservare e a masturbarmi per tutto o quasi il tempo che i due stavano amoreggiando, a un certo punto il mio amico Franco è entrato nella cabina e mi ha sorpreso [...omissis...], stava per parlare ad alta voce ma gli ho fatto cenno di non fare rumore e l’ho fatto avvicinare, lui era incuriosito, mi ha sostituto nel posto di osservazione e mentre guardava ha cominciato a masturbarsi dopo essersi abbassato gli slip, siccome lui continuava a guardare la scena non poteva fare caso a me e io potevo godermi la vista di un ragazzo completamente preso da uno spettacolo sessuale che si masturbava davanti a me, gli stavo vicinissimo e la cosa si poteva giustificare per il fatto che se si fosse voltato verso di me gli avrei fatto cenno di farmi largo e di farmi tornare al posto di osservazione. Quando i due hanno finito Franco ormai aveva già sborrato abbondantemente, poi si è rivolto a me:- Hai visto Marco, fesso fesso ha trovato il palco all’opera, ammappete mi sono fatto una sega memorabile, domani ci dobbiamo tornare.La cosa è andata avanti fino ai primi di agosto, i ragazzi della cabina accanto facevano l’amore in media un giorno sì e un giorno no e io avevo il mio divertimento assicurato e senza complicazioni psicologiche, cioè non lo dovevo nemmeno chiedere. Tra il [...omissis...] di Riccardo, quello del ragazzo della cabina, che si chiamava Lorenzo, perché la ragazza lo chiamava così, e quello di Franco, per me era ormai evidente che io ero gay, la cosa mi sembrava ovvia e naturale, [...omissis] era la sola cosa che mi avesse fatto provare emozioni sessuali, per me il sesso era quello, era solo quello e tutte le fantasie masturbatorie giravano sempre lì intorno. Dopo i primi di agosto Franco non è venuto al mare per un po’, io ho continuato ad andare alla cabina, ma nella cabina vicina sono venute due ragazze che si spogliavano là dentro, ma la cosa per me non aveva un interesse particolare, poi Franco è tornato e gli ho detto subito delle due ragazze come se fossi interessatissimo, lui si è fiondato di nuovo al posto di osservazione a masturbarsi allegramente, io lo guardavo da sotto e non lo distoglievo dallo spettacolo, poi mi lamentavo con lui che non mi aveva fatto guardare nemmeno per un po’, lui diceva che l’indomani mi avrebbe lasciato guardare, ma non succedeva mai.Poi venne il momento della scuola superiore, niente liceo, i professori delle medie me lo avevano sconsigliato, io non so poi perché… comunque alla fine mi hanno mandato ad un Istituto tecnico industriale, credo che per me non potesse esistere in assoluto una scuola più adatta, erano tutti maschi, nella mia classe non c’era nemmeno una ragazza, certo non erano tutti adoni, anzi, più di qualcuno era veramente bruttino, solo tre o quattro si salvavano, ma ce n’era uno di una classe più avanti di un anno che mi piaceva moltissimo, facevo di tutto per capitargli vicino, per sentire la sua voce, era un bel ragazzo, con un bel sorriso e, scommetto, con [...omissis...] bellissimo, io ero diventato specialista diciamo così in radiografie, riuscivo a indovinare forma e dimensioni [...omissis...] di un ragazzo dal gonfiore dei pantaloni, dalla deformazione della patta, dalla maggiore o minore consunzione del tessuto vicino al cavallo, potevo individuare se [...omissis...], quando poi qualcuno andava in erezione, il che non era raro, l’esame clinico era completo e io avevo quasi una foto in testa dell’oggetto dei miei desideri. Ma a parte il ragazzo più grande di me, gli altri mi interessavano poco, a me piacevano i ragazzi più grandi, quelli delle ultime classi, almeno quelli dai sedici anni in su, ma quelli non si sarebbero mai interessati a me, mi sembravano più attraenti perché sessualmente più maturi, non mi piacciono i ragazzini mi piacciono i ragazzi che hanno [...omissis...] e un copro ben definito, che sanno che cosa è il sesso e che sono già pienamente adulti, giovani, ragazzi certo, ma maturi sessualmente. Insomma a scuola tutti maschi per i primi due anni, erano tutti maschi ma non si batteva chiodo, le fantasie erano tutte mie e le masturbazioni pure ma erano masturbazioni solitarie, gli altri cominciavano a mettersi con le ragazzette e si raccontavano delle loro avventure sessuali, tutto questo per me non aveva senso, solo a sedici anni a scuola cominciai a provare qualche interesse sessuale forte, Maurizio, quello che sta alla tabaccheria in piazza, quello stava a scuola con me, insomma… era cambiato molto fisicamente si era fatto veramente un bel ragazzo e mi piaceva moltissimo, me ne ero innamorato follemente, era un po’ più grande di me e aveva quasi 17 anni, quando si andava a fare ginnastica era l’unico che si spogliava nudo con la massima naturalezza, io lo osservavo ma non avevo il coraggio di parlare con lui se non di cose di scuola, un pomeriggio di maggio siamo andati al mare con tutta la classe, Maurizio si è spogliato nudo come al solito nello spogliatoio per mettersi il costume, io ho cercato in tutti i modi di restargli vicino, volevo dirgli che mi ero innamorato di lui ma avevo paura, paura che mi picchiasse, o qualche cosa del genere, che ne so, che reagisse male, alla fine non ce l’ho fatta più e gli ho detto che ero innamorato di lui, mi è stato ad ascoltare, poi mi ha detto che gli dispiaceva di non potere corrispondere ai miei desideri perché lui era etero, ma che sentirmi fare la mia dichiarazione d’amore gli aveva fatto un effetto notevolissimo, mi ha detto che gli avevo detto una cosa bellissima, la più bella che si poteva dire e che in qualche modo mi voleva bene anche lui ma che non era innamorato di me come io ero innamorato di lui, mi ha detto anche che voleva rimanere mio amico a tutti i costi, io al principio credevo quasi che mi stesse sfottendo. Ormai tutti gli altri se ne erano andati, siamo andati a rivestirci allo spogliatoio ed eravamo solo in due, lui si è messo nudo davanti a me come aveva fatto quando eravamo arrivati, non era in erezione nemmeno minima, credo che si sia fatto vedere nudo proprio per togliermi dalla testa qualunque fantasia, ma comunque quando un gay ti dice che si è innamorato di te, farti vedere nudo da lui è una dimostrazione di affetto al limite dell’impossibile. Quando sono tornato a casa ero sconvolto ma anche perplesso, non ero stato cacciato via ma nemmeno avevo ottenuto quello che avevo sognato, pensavo che la mia dichiarazione d’amore mi avrebbe sputtanato davanti a tutti, di questo fatto avevo proprio paura ma non è successo niente di tutto questo, Maurizio non ha raccontato niente a nessuno e dopo qualche giorno mi ha telefonato chiedendomi se volevo andare al mare con lui, di nuovo nudo senza erezione, ormai non c’era bisogno di ulteriori sottolineature, ma il comportamento di Maurizio è stato amichevole, veramente bello, mi ha presentato altri del gruppo, Ciccio, Stefano, Peppe, con loro non ho avuto nessun problema, di me nessuno sapeva nulla, mi ha colpito molto il fatto che Maurizio non avesse detto niente di me, qualche volta, quando mi vedeva depresso, si fermava a chiacchierare con me e io gli raccontavo anche i particolari più piccanti delle mie fantasie, ma quelle cose restavano tra me e lui, poi è andato a lavorare fuori, mi ha invitato e sono andato a trovarlo a Rimini, è lui che mi ha comprato i primi giornali gay, io non avrei mai avuto il coraggio, con lui sono andato a vedere dei film a sfondo omosessuale, dei film seri, ma da solo non ci sarei mai andato, mi trattava un po’ come un fratello, adesso si vorrebbe sposare e beata quella che se lo piglia, ma comunque Maurizio per me ha significato conoscere l’amicizia vera, prima non sapevo che cosa volesse dire, poi è stata una delle cose più importanti per la mia vita, cioè quando qualcuno ti chiama per andare a prendere una pizza, non in cinquanta, ma in tre, qualche volta anche in due, resti veramente colpito, Maurizio qualche volta quando andavamo a prendere la pizza da soli mi parlava della sua ragazza in modo molto diretto, proprio come avrebbe fatto con un fratello capace di capirlo, stava a sentire i miei consigli e mi diceva che io ero il suo maestro d’amore nel senso che quando lui trattava la sua ragazza seguendo i miei consigli riusciva a farla felice anche con nulla, quando faceva diversamente non faceva che creare guai. Io sono rimasto sempre nello stesso gruppo di amici, c’era una caratteristica che mi colpiva molto: non ci conoscevamo solo noi, ma anche le nostre famiglie, tante volte Maurizio è venuto a casa mia, anche con la ragazza, e mia madre l’ha accolto come si accoglie un principe, e quando andavo a casa sua non mi lasciavano solo un istante. Certe cose mi piacevano molto, quando telefonavo a casa di uno degli amici del giro di Maurizio e mi rispondevano i genitori non c’era mai imbarazzo, si sforzavano di dare tutte le spiegazioni e tutti i chiarimenti possibili e immaginabili. E poi i miei amici sono rimasti questi, adesso Stefano s’è sposato o meglio s’è dovuto sposare perché ha fatto “o guaio”, comunque se tutti i guai fossero così il mondo sarebbe pieno di felicità. All’università poi non ho conosciuto nessuno che mi piacesse, era proprio l’ambiente che non mi piaceva, mi sentivo come un pesce fuori dell’acqua, lì amici non ne ho trovati, di quelli che avevo e che avevano in teoria tutti i motivi per disperdersi e non rivedersi più, non ne ho perso nemmeno uno, ma all’università non ne ho trovato nemmeno uno, è vero che gli amici che avevo erano quelli di Maurizio e non ho mai capito lui come abbia fatto a trovarli. In effetti prima di conoscerti io in qualche modo ero felice, non ero mai stato innamorato e ricambiato ma ero felice lo stesso, pensavo che avevo tanto tempo davanti a me e prima o poi l’amore l’avrei trovato comunque, come il libro di Benni: prima o poi l’amore arriva. I miei avevano capito che ero gay e io non avevo cercato di nascondere nulla e nemmeno di fare dichiarazioni formali, lo avevano capito e basta, una volta mia madre ha visto in strada un manifesto con la foto di un ragazzo nudo preso di spalle e mi ha detto: - Ti piace ‘e? - Ho risposto di sì sorridendo e non c’è stato bisogno d’altro, potevo portare a casa qualche giornale tipicamente gay e mi dicevano solo di non lasciarlo in giro, per la gente, io in sostanza mi sentivo accettato. Quando siamo stati fuori insieme per tutta la serata sono tornato a casa dei miei molto tardi, dopo le due di notte, erano svegli ad aspettarmi perché avevano paura che fosse successo qualche cosa, mio padre mi ha detto - Però, almeno, ricordati di telefonare, se no a me e a tua madre ci fai stare in ansia tutta la notte.Mia madre mi ha chiesto: - Dove sei stato?E io ho riposto: - Mamma’ ho trovato nu guaglione ch’è i sette bellezze, e mi sono innamorato.Mio padre ha ripreso il discorso: - Na’ guagliona?Ho risposto: - Nu’, nu’ guaglione, maschio.Mi ha detto solo: - Si te piace a te e tu piaci a lui, noi che possiamo fare? Mo’ vattinne e ricordati il telefono quando torni tardi.Parola più parola meno le cose sono andate proprio così. Poi mi hanno chiesto come ti chiamavi e gliel’ho detto e mi hanno detto di invitarti a casa loro perché ti volevano conoscere, io ti ho presentato come un ragazzo come si deve e ho ripetuto che con te avevo trovato la felicità e loro hanno insistito perché volevano conoscerti, ma io non ti ho forzato, in queste cose devi essere tu a decidere. Ecco, questa è più o meno la mia storia, quella vera, quella profonda, il resto lo sai.

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