Eri uno zombi, con gli occhi acquosi, completamente fuso. Una casa in abbandono totale, muffa e puzza terribile. Non stavi nemmeno sul letto ma proprio buttato per terra, con la barba lunga, con le unghie nere. T’ho rimesso sul letto e mi sono messo a pulire la casa, tu nemmeno te ne sei accorto. Ho raccolto due sacchi enormi di immondizia, ho fatto i piatti, ho pulito il bagno che era uno schifo incredibile. Ci ho messo tre ore ed è una casa di una stanza sola. La biancheria era tutta sporca le lenzuola macchiate di sangue, le ho messe in lavatrice... ho tolto la polvere, ho lavato i pavimenti ma tu eri sempre completamente andato. Ho fatto un tè bello pesante e te l’ho portato, ne hai bevuto un po’ poi hai dato uno trattone e te ne sei buttato addosso metà, ti ho fatto alzare per forza e ti ho fatto bere la tazza di tè che avevo preparato per me... non ti reggevi in piedi... puzzavi proprio, uno come te che si faceva la doccia due volte al girono, ti ho portato nel bagno, ti ho spogliato e ti ho fatto mettere seduto sul fondo del box della doccia, poi mi sono spogliato anch’io... eri ridotto ad essere inguardabile, pelle e ossa... distrutto... ti ho lavato come si fa con un bambino, poi ti ho rivestito con le uniche cose pulite che ho trovato in casa, dei jeans vecchissimi e una magliettina bianca. Eri un po’ meno stordito, ti ho fatto sedere sullo sgabello in bagno, ti ho tagliato le unghie delle mani e dei piedi, ti ho lavato di nuovo le mani con lo spazzolino, ti ho tagliato i capelli con le forbici, ti ho fatto la barba, eri un po’ più guardabile ma eri secco da fare paura, siamo tornati in camera. Ti ho chiesto: “Dov’è?”, tu mi hai detto: “No, ti prego, no...”. Mi sono messo a cercare alla disperata, dopo tutto in una casa di una stanza non è difficilissimo cercare... tu eri certo che non l’avrei trovata... poi mi è venuto in testa che una scarpa non stava vicino all’altra ma stava nel bagno, sono andato a riprenderla quella scarpa... ed era lì. Sei diventato feroce, come non ti avevo mai visto, un ragazzo dolce come te trasformato in una furia, una furia ridotta quasi a uno scheletro ma una furia... ma non ce la potevi fare, non ti reggevi in piedi e hai cominciato a piangere alla disperata, ma io ho buttato tutto nel cesso, poi sono tornato da te. Piangevi disperato. Ho provato ad abbracciarti, mi hai respinto... non lo avevi mai fatto prima... in quei momenti mi hai odiato, lo so. In casa non c’era niente da mangiare ma non potevo lasciarti in quello stato per andare a comprare qualcosa... dovevamo andarci insieme, tu non volevi farti vedere così, ma io non potevo lasciarti a casa, poi ti sei deciso e siamo usciti. Il sole di dava fastidio, avevi mal di testa. Siamo arrivati dal fornaio abbiamo preso il minimo indispensabile... a casa ho preparato due spaghetti, ne avrai mangiati sì e no 30 grammi... però hai bevuto un po’ di succo di frutta, col passare delle ore eri meno stordito, dicevi ancora cose un po’ sconnesse ma meno di prima. Una tazza di te, verso le quattro, l’hai bevuta per intero e hai mangiato anche quattro biscotti, poi hai detto che eri stanco e sei andato a buttarti sul letto, ma io ti ho fatto mettere a letto come si deve. Ho fatto una seconda lavatrice, ti ho lavato le camicie, le mutande, le magliette, i calzini e ho appeso tutto sul balcone ad asciugare. Ho preparato un po’ di cena. Hai dormito fino alle nove e mezza. Mi ero steso vicino a te ti guardavo, quando ti sei svegliato ti sei girato verso di me e mi hai detto: “Grazie Cucciolo!” e io mi sono messo a piangere come un cretino.
Lo so che non è finita e che sarà durissima, però adesso ho di nuovo la sensazione che ci sei. Lo so che non devo illudermi ma un primo passo l’abbiamo fatto e per me è moltissimo, è un passo verso la vita!
Nessun commento:
Posta un commento