Ciao project,
vedi tu dove piazzare questa storia, cioè la mia storia, perché è così pazzesca che potrebbe stare da più parti contemporaneamente.
Il mio nome non è affatto comune e preferisco non dirvelo perché mi riconoscerebbero subito, lo stesso vale per il luogo dove vivo, che è un posto piccolo di gente pettegola che ha già provato in tutti i modi a mettermi in mezzo e non ho capito nemmeno perché dato che io qui sono addirittura famoso come etero e, anzi, prima, su di me avevano fatto fortissimi pettegolezzi dicendo che avevo messo in cinta una ragazza, ma io non ho smentito niente e ho lasciato tutto nel vago... però dopo ci hanno provato pure con la storia del gay perché non ho voluto mettermi con una ragazza di ottima famiglia che si era messa in mente che poteva stare solo con me.
Forse non avete capito niente, ma adesso la storia che voglio raccontarvi non è quella come la vede la gente ma quella che la gente non vede. Adesso ho 23 anni, la storia è cominciata quando ne avevo 19, perché dopo la maturità, per fare l’università sono dovuto andare a Milano. Avevo deciso di iscrivermi a ingegneria e così ho fatto. Il mio sogno sarebbe stato avere un appartamentino in fitto a Milano e starci da solo, ma quattrini non ce n’erano e alla fine mi sono ridotto ad andare in un appartamento di due stanze con altri tre studenti.
Sono arrivato lì alla metà di Ottobre la settimana di inizio delle lezioni. Io, per la cronaca allora ero etero, non solo mi ci sentivo ma ero etero, una ragazza non ce l’avevo perché quelle del paese non mi piacevano però io facevo solo fantasie etero. Premetto che al paese avevo solo due amici, tutti e due maschi, bravi ragazzi, ma bruttarelli forte... con loro mi trovavo bene un po’ come in famiglia, quando è successa la storia della ragazza che era rimasta incinta e la gente pensava che fossi stato io, i miei amici sono rimasti con la mezza idea che fosse vero e si sono un po’ staccati da me, perché pensavano che io con loro non fossi sincero, che nascondessi qualcosa ma non era così e non nascondevo nemmeno il fatto di essere gay perché io allora non lo ero, cioè, almeno non mi ci sentivo proprio.
Al paese poi non c’era proprio modo di vedere nessuno. Ho letto di ragazzi che vanno in palestra, che vanno in piscina ma io non l’ho mai fatto e non mi è nemmeno mai venuto il desiderio di farlo, erano cose lontanissime da me e basta. Quindi, quando sono arrivato all’appartamento io non avevo niente da nascondere, il problema non si poneva proprio, ero un ragazzo etero tra altri ragazzi etero.
Arrivo lì all’ora di pranzo, mi presento, mi mettono un posto a tavola. Claudio e Marco sono compagni di stanza da tre anni, Paolo ha 19 anni come me e per di più è arrivato il giorno prima... quindi sto in stanza con lui. Un bel ragazzo ma allora i bei ragazzi non mi interessavano proprio, non era che fingessi di non essere interessato, non ci pensavo proprio. Insomma, si pranza, le solite cose, tu che cosa studi? ecc. ecc. e scopro che Paolo fa ingegneria meccanica come me e che il suo cognome è quasi identico al mio (differisce solo per una vocale in mezzo!) quindi io Paolo me lo ritroverò sempre, a casa e a lezione. Io penso: meglio di così!
Anche lui è contento ma non lo esprime più di tanto o forse sì, ma non ho ricordi troppo precisi della cose perché al tempo a queste cose non davo molto peso.
Dopo pranzo mi offro di lavare i piatti per dare una mano, Paolo mi segue, gli dico che posso fare da solo perché sono pochi ma lui insiste e in dieci minuti è tutto a posto. Si offre di accompagnarmi all’università perché lui ha già fatto un giro esplorativo il giorno prima.... lo seguo, sa come muoversi, ha un’idea precisa degli esami, degli orari e anche dei professori, resto molto bene impressionato, poi mi dice che forse non c’è nemmeno bisogno che io compri i libri, almeno quelli di teoria, perché ci sono i suoi e che posso prendere al massimo i libri di esercizi, perché tanto si studierà insieme. Parliamo per ore dei nostri ricordi di scuola, della nostre famiglie ma in modo molto generico, mi sembra che venga da un livello sociale grosso modo come il mio.
Torniamo a casa, che per fortuna è vicinissima all’università, mi dice di sistemare la mia roba. L’armadio è unico, la roba sua l’ha messa nei ripiani bassi, mi dice “per lasciare a te quelli più alti”, io sorrido. Allora non ci facevo caso, ma poi ho capito che Paolo per tutta la mattina aveva spento il cellulare, quando stavamo all’università, ma non lo aveva riacceso nemmeno dopo. Voleva parlare con me senza essere disturbato. Gli ho detto che avrei fatto volentieri una doccia, lui mi ha detto di avvisare prima Claudio e Marco, visto che il bagno era in comune, gli dico che non è bisogno perché Claudio e Marco si trattengono all’università, mentre io uscivo dalla stanza lui ha acceso il cellulare. Dopo la doccia pranziamo: pizza e supplì e lui lava i piatti, dico a Paolo che vorrei andare a fare due passi perché il pomeriggio è bellissimo, io intendevo andare da solo, ma lui mi guarda e mi dice: “Vengo?” Gli faccio cenno di sì con la testa.
Passeggiata lunghissima, tantissimi discorsi ma tutti di studio, di ragazze nemmeno una parola e di amici nemmeno. Parlava molto corretto, sicuramente pensava molto prima di parlare, ogni tanto ci infilava delle tirate di carattere generico che servivano come riempimento ma non stava zitto. Non mi guardava quasi mai in faccia, non mi faceva domande, insomma nemmeno quelle più banali che si fanno tra ragazzi... niente! Tutto ragionamento dell’università, del lavoro, del piano di studi, di come fare ad organizzarsi. In un certo senso mi faceva piacere che fosse così perché per gli studi avrei potuto fare conto su di lui, ma io avrei voluto che mi fosse amico.
Ho cominciato a raccontargli del fatto che la gente pensava che avessi messo in cinta una ragazza ma ha glissato e ha proprio cambiato discorso. La sera eravamo di nuovo in quattro e il clima era di scherzi e di distrazione. Claudio raccontava barzellette abbastanza castigate, Marco rideva e pure io, Paolo ascoltava e faceva finta di divertirsi. E’ andata avanti così per un po’ poi ci siamo messi a vedere la televisione. Io ero stanco e alle undici ho detto che sarei andato a letto.
Paolo mi ha seguito a ruota e lì c’è stato veramente un momento di imbarazzo, io non avevo mai dormito in stanza con un’altra persona, con più di una sì, al tempo delle gite scolastiche, ma in due mai. Ho visto che era in imbarazzo serio anche se non voleva farlo vedere, sono uscito con la scusa di andare in bagno e sono rientrato dopo tre minuti, lui era già a letto. Io allora ero etero e non ho avuto in pratica nessuna remora a spogliarmi rapidamente e a infilarmi a letto. Poi gli ho chiesto come si doveva fare l’indomani per la doccia e per il bagno dato che eravamo in quattro. Mi ha risposto che Claudio e Marco cominciano le lezioni tardi... e non si alzano mai prima delle otto, mentre noi alle otto dobbiamo stare all’università. Ci siamo messi d’accordo. Sveglia elle 6.30. prima usa il bagno lui venti minuti e io metto la colazione sul fuoco, poi tocca a me e lui sorveglia il latte finché non bolle... Avete capito l’avvio della storia.
Allora, dopo una prima giornata così, forse no, perché ero stanco morto, ma nei giorni immediatamente successivi, mi sono reso conto che nelle convivenze strette come quella mia e Paolo, anche se non c’è invadenza, comunque, manca la privacy e il problema non è solo teorico perché un ragazzo ha pure bisogno di masturbarsi, però quando hai in camera un altro ragazzo che fai? ... ci provi cercando di non farti beccare quando lui dorme ... e se poi non dorme? I ragazzi poi hanno sviluppato tutti una specie di radar che permette loro di avvertire ogni minimo rumore che sia ricollegabile alla masturbazione. Quindi masturbarsi quando l’altro è in camera è praticamente impossibile. Ci restava solo il momento della doccia al mattino e in effetti io facevo così... ma lui probabilmente no, perché io col mio radar speciale, durante la notte, sentivo un minimo fruscio che poteva essere solo quello di un ragazzo che si masturba. Adesso che mi sento gay una cosa del genere mi eccita molto, ma allora non era così... lo notavo, ci facevo caso, ma la cosa non era per me molto significativa. Come se adesso pensassi che sto in stanza con una ragazza che si masturba, non ne sarei per niente sconvolto, meravigliato sì, ma niente di più. Quindi io penso che lui lo facesse di notte. Io non ho mai fatto il minimo cenno alla cosa e lui tantomeno.
Il momento critico della mia storia si è realizzato una domenica mattina, quindi quando Claudio e Marco non c’erano. Ci alziamo, facciamo colazione, tutto come al solito. Dico a Paolo che vado a fare due passi, mi risponde, come aveva fatto tante altre volte che deve scrivere della mail altrimenti i suoi lo sparano perché i parenti hanno bisogno di attenzioni anche loro, mi chiede a che ora torno, di dico che vado al parco ma che dopo voglio arrivare fino in centro, più o meno tre ore. Accende la radio. Io lo saluto. Esco, faccio una lunga passeggiata, poi mi accorgo di avere dimenticato il portafoglio con l’abbonamento dell’autobus. Torno a casa. Sento la radio ad alto volume. Entro in camera e che cosa ti vedo? Paolo che si stava masturbando sdraiato sul letto. Non ho mai provato un momento di imbarazzo più terribile, lui è diventato rosso come un peperone e si è coperto subito come ha potuto, mi rendevo conto di averlo messo in una situazione difficilissima. Si è rivestito in due secondi, io ho cercato di alleggerire la faccenda dicendo che lo fanno tutti, ecc. ecc. ma più ne parlavo più si faceva rosso. Gli ho detto che io lo facevo a mattina sotto la doccia ma poi ho aggiunto che lui invece lo faceva di notte e che lo avevo sentito. Non lo avessi mai detto! Era agitato, stranito, proprio sconvolto, gli ho chiesto scusa e stavo chiudendo la porta ma mi ha detto: “Ma dove vai? Ormai è fatta... dai...” Anche lui ha cercato di alleggerire... ma non ha parlato di sesso nemmeno in quella situazione, l’unica battuta in tema è stata: “Mi sa che la mattina sotto la doccia è meglio, almeno è più prudente...”.
C’è voluto un bel po’ per superare l’imbarazzo ma poi l’abbiamo superato, almeno i rapporti tra noi sono ripresi più o meno come prima... ma io la scena non me la sono più tolta dalla testa e praticamente da quel giorno quando mi masturbavo pensavo solo a Paolo e a quando l’avevo sorpreso sul letto. A lui non lo potevo dire ma mi sentivo strano... un etero come me che non si toglie dalla testa una scena come quella... Quella scena per me è stata l’inizio della rovina. Piano piano ho finito per desiderare Paolo in modo violento. Volevo che tra noi si creasse un contatto più forte del fatto di essere compagni di stanza. In certi momenti lo vedevo strano, turbato, scontroso e attribuivo questi comportamenti al fatto che stesse lottando con se stesso per reprimere la sua omosessualità.
Avevo notato una marea di cose che lasciavano pensare che si stesse riconoscendo gay. Portava camicie molto colorate, non si ritraeva nemmeno di fonte a quel minimo di contatto fisico che io provavo ad instaurare, ormai si era sciolto in modo deciso. Nudo, dopo quella volta, non l’ho più visto, ma era sciolto, dentro casa portava le ciabatte e non portava le calze e la cosa mi sembrava tremendamente sexy, perché aveva piedi bellissimi. Una volta, mezzi ubriachi, ci siamo addormentati mano nella mano ma non siamo mai andati oltre.
Certo io ne ero preso in modo pazzesco e l’idea di avere qual ragazzo vicino tutta la giornata e di non poterlo abbracciare mi distruggeva. Io piano piano sono arrivato a non avere alcun dubbio sul fatto che fosse gay e ho passato mesi di angoscia perché non sapevo che cosa fare.
Poco prima della pausa estiva mi sono deciso, gli ho fatto i soliti discorsi di fiducia ecc. ecc. e poi gliel’ho detto chiaro: “Io sono gay”, non sapeva che dire, era imbarazzato ma il fatto di essere lui l’oggetto dei miei pensieri non lo ha nemmeno sfiorato, è stato allora che mi sono detto: “Ma che ho fatto! ... a questo non gliene frega niente...” In pratica per lui non è cambiato nulla, era una questione marginale e voleva pure essere ringraziato per questo suo comportamento così generoso nei miei riguardi, in certi momenti mi faceva rabbia, mi dicevo: “Ma come ho fatto a prendere sul serio un cretino simile? Questo sarebbe un amico? ... No!”
Confesso di essermi sentito totalmente cretino, mi ha detto di essere etero e che non vedeva l’ora di tornare a casa sua perché lì aveva la ragazza, ma io lo volevo lo stesso... e ho cominciato a tenere comportamenti stupidi, a ricattarlo a cercare di fargli pesare il fatto che non si curasse di me... ma l’ho fatto pesantemente, lo accusavo, cercavo di farlo sentire in colpa... poi è venuta la pausa estiva e al ritorno Paolo non c’era più, aveva proprio cambiato università. Claudio e Marco mi hanno detto che con me non si era trovato bene (loro non sapevano il perché) e la famiglia lo aveva consigliato di cambiare aria... Io ci sono stato malissimo per diversi mesi, poi ho incontrato Matteo, il ragazzo col quale sto adesso. Gli ho raccontato la storia di Paolo, lui alla fine mi ha passato una mano tra i capelli e mi ha detto “... ma io sono gay!”
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